Tu sei persona soave e le tue rabbie che sanno essere feroci riesci a comprimerli nel chiuso del tuo intimo esistenziale. Estroverso, sì ma in eccellente lingua italiana o in raffinatissimo eloquio della tua terra d’origine, che è poi anche la mia. Nel DNA siamo simili, nel folklore, no: diversi diversissimi. Tu sei persona educata, ammodo , tanto cortese: io l’opposto.
Se ti scrivono a spiovere fingi di ossequiarli, arrivi persino a scusarti, là dove nulla c’è da scusarsi. Rimembri con toni di deliziosa ironia una pagina antica, un ricordo tanto sincero di una Racalmuto neghittosa a fronte di una Montedoro comunista (già, comunista!) effervescente, colta, musicalmente aperta, teatralmente calamitante, musealmente esplosiva, con biblioteca che attira l’eredità di uno scorbutico ma geniale racalmutese Raffaele Grillo che lì deposita i suoi cimeli avendo in gran dispitto l’insulsa e miope Racalmuto (almeno nei suoi confronti, certa aggettivazione di E.N. Messana del tipo del cucurbitaceo irritano anche me, ancora).Ovvio che io ho apprezzato, applaudito al tuo scritto. E più che guardare una stella (quale?) vorrei che fossero le stelle a guardarci (ed a Racalmuto hanno poco da guardare).

Non mi lascerò giammai fuorviare da inventate frotte di giapponesine plaudenti, o di cinesine ridenti, o di fiorentine che d’incanto perdono il loro salace dire per osannare. Penso allo sperpero di miliardi di vecchie lire per un castello medievale ripitturato al ducotone, per una fondazione regalata a signori già generi per qualche apertura annuale a maggior gloria di chi non si sa chi.

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