sabato 29 dicembre 2012

Posso turnari a farimi allurdari di crita li canzi: basulatu a la chiazza di Racalmuto

Mi chiedo: piazza, piazzetta, in basulatu? Si torna in Racalmuto a quegli schizzi di fanghiglia che arrivavano sino al culo (maschile) nelle interminabili passeggiate (tutte al maschile) da San Pasquali a San Grioli!
Mi piace: da incorreggibile conservatore come non posso essere contento di tanta sensibilità commissarile per le anticaglie racalmutesi. Mi chiedo, però, dovendosi sprecare due milioni di euro dell'ANAS, nessuna priorità sopravanza il ritorno all'antico di una Racalmuto contadina? Che so? Non sarebbe PRIORITARIO espropriare le belle terre dal Pizzu di Donn'Alia sino a San Bartolomeo e tracciare là una sorta di circonvallazione per i mezzi pesanti che inquinano, distruggono, infettano specie i Carmelitani? Già? e le democratiche firme dei signori di Regalpetra, Malgrado tutto? Povera Racalmuto. Ma forse parliamo di sogni in paradiso: a me dissero che quei fondi sono stati già belli e stanziati per turare buchi di bilancio, che diversamente potevano imporre azioni di responsabilità alquanto disastrose per le tasche di vecchi e nuovi amministratori. Ovviamente erano male informati e male mi infornarono. E se avevano ragione? Tanto rumore per nulla?

Ci dilettiamo di letteratura greca. Una volta piacque ad Alfredo una mia sortita sul Giaciglio di Saffo




Io Alfredo e Saffo
scrivi a Alfredo Sole  
di Calogero Taverna (da Roma) 
                                                                         
 La lettera 
 Carissimo Alfredo ti sarai certamente reso conto di come stiamo sbandando in questo pubblico scambio di missive: tutte in fondo sincere ma spesso contraddittorie per memoria dimentica. Almeno da parte mia. Ti stizzisci per una mia taccia per un presunto "lapsus". Sai che manco mi ricordo quando lo scrissi, se lo scrissi, perché lo scrissi. Dovrei rileggermi e non mi va. Quello che io scrivo di solito per me è come un defecare (scusa il termine) dell'intelletto mio: ho subito voglia di tirare lo sciacquone e non sentirne più nulla, specie l'odore. Mi accorgo che insieme a tanti difetti hai anche quello della permalosità (più di me che a dire il vero ce ne ho tanta). Questo vuol dire che sei un uomo del tutto normale: né eroe. né demone e pacificamente non un angelo. Se tu la smettessi di irritare i tuoi "superiori", tutto ciò saprei ben spiegarlo al giudice competente per convincerlo che ormai sei "ostativo" a nulla. Credo che dopo ti manderebbero in un carcere normale e dal carcere normale dopo un certo periodo (non lungo) ti riconoscerebbero la "buona condotta" e ti lascerebbero (non libero) semilibero, comunque.A buon intenditore poche parole.Intanto parliamo di Saffo (se ti occorrono libri, scrivimaelo anche in pessima calligrafia che te li faccio avere subito. Peraltro che debbo dirti? Qualcuno mi dice a Racalmuto: se mi chiede di inviare qualcosa io debbo esegure, se mi chiede un atto di generosità, sappia che piango ancora i miei lutti.
Ti abbraccio con tantissimo affetto 
Lillo Taverna 
                       
 La risposta      
                                                                                                                                                         Carissimo Lillo, il mio scritto sul presunto “lapsus” era sulla tua scia, su un tuo scritto dove ti stizzivi con qualcuno perchè aveva, a suo dire, trovato un errore su qualcosa che avevi scritto sulla microstoria e additato me per aver fatto un qualche lapsus non so su che. 
Il “torniamo tutti e due a scuola...” era riferito sulla tua ironia: “e che vuoi che a ottant'anni torni al ginnasio?”. A volte i miei scritti possono dare una impressione di me che non rispecchia la realtà. Se ti ho dato l'impressione di essere permaloso, mi dispiace perchè non è così. Ho tanti difetti e questo fa di me quel “un uomo del tutto normale”, ma non sono permaloso. Lo sono stato in passato e l'ho identificato come difetto perciò, da correggere. Adesso l'opinione su di me da parte di chi mi controlla è che sono un tipo sempre calmo, non alzo mai la voce, non do fastidio (forse a parte quello che scrivo che potrebbe fare incazzare qualcuno), sono sempre sorridente e disponibile. Se qualcosa non mi va a genio, non mi arrabbio, cerco di capire cos'è che non va e se è possibile rimediare. Ma comunque sia, preferisco di gran lunga essere un uomo normale. Un eroe? Non ci penso neanche, lo sai la fine che fanno gli eroi! Un demone? Beh, se inteso nel modo degli antichi greci, un pensierino ce lo farei, ma sarebbe voler volare troppo in alto. Ricordi il discorso di Diodima a un giovane Socrate su Eros? Quello che noi chiamiamo il Dio dell'amore, per loro non era un Dio né un umano, un demone dunque. E lo stesso Socrate, si diceva di lui un demone che lo consigliasse su tutto. Tanto meno vorrei essere un angelo, credo che sarei incazzato con il creatore per aver dato un'anima agli uomini. Non è forse questo il motivo per cui il più potente, il più bell'angelo si ribellò al suo creatore? Quel portatore di luce che la sua ribellione gli costò la cacciata dal Paradiso. Non solo per questo. Si dice che fosse anche geloso degli esseri umani perchè Dio aveva dato a queste “scimmie” il libero arbitrio, cosa che gli angeli non possono avere. Sono l'esercito di Dio, dunque possono solo obbedire a non decidere. Quindi, tutto sommato, preferisco di gran lunga essere un uomo normale, con tutti i suoi difetti e contraddizioni. Ciao ti abbraccio Alfredo 

PS: non farò irritare nessuno... ci proverò!!







Mi sono davvero arrabbiato: anche CAMMILLERI ci si doveva mettere?



Mi scusino i miei amici (pochi) e mi perdonino i miei nemici (tanti)

Sto diluviando con la mia corrispondenza con l'ERGASTOLANO OSTATIVO 4 BIS non per vanità o per supponenza o per sornioneria - tutti difetti che mi riconosco e di cui per giunta meno vanto - ma per far comprendere che la faccenda Sole non è una stupidità statuale per un computer senza pennetta come se si trattasse di una secchia rapita di tassoniana memoria. Se ora vogliono prendere in giro, ad OPERA, prendono quel catorcio là, glielo sfasciano ancor di più, fanno resipiscenza e lo consegnano ad Alfredo. 
Al mio paese si dice cornuto e gabbato.
Alfredo non ha mai smesso di studiare per laurearsi. In filosofia ma gli sarebbe piaciuto in psicologia per scandagliare la psiche dei carcerati ed anche con supponenza narcisistica (che non gli manca) pure la sua. A proposito potete leggere le mie celie. Non l'ha fatto per la semplice ragione che nel carcere dove era non c'era vicina quella facoltà. Gli servirebbe un computer collegato in internet per le sue ricerche bibliografiche e fare così una tesi ESEMPLARE per dimostrare al mondo intero di che cosa è capace un ERGASTOLANO OSTATIVO FINE PENA MAI. Ma come gli scrissi, nel carcere di ostativi in cui si trova ,mai e poi mai potranno dare un siffatto strumento che può baipassare ogni controllo e che sarebbe usufruibile anche di nascosto dai compagni di sventura delle carceri ostative. 
Ben si comprende allora come risibile sia il pianto greco di Cammilleri che ignaro pensa davvero che vogliano bloccare la libertà di pensiero di Sole non dandogli un inservibile portatile. E no vecchio (più di me) Andrea qui non si tratta più di prendere Horozco de Covarrusvias (cinquecentesco) o mons. Trajna (secentesco) e traslarli nel settecento per inghirlandare l’incredibile Re di Giorgenti. Ti hanno male informato e siccome sei uomo di onore bacchetta chi ha osato tanto da farti fuorviare. Quanto ad Adragna, se volete votarlo perché incantati dal quel suo fremente pellegrinaggio tra i più contrapposti schieramenti politici, accomodatevi pure: ma se aveste intenzione di suffragarlo per la sua interrogazione parlamentare sul conto di Sole, statevene buoni. Quella interrogazione rimugina sciatterie letterarie su cudi chiatti e stiddara – nomignoli mai sentiti pronunciare da Alfredo Sole – e forse serve a riesumare vecchie composizioni giornalistiche o magari a lanciare con sotterranea pubblicità qualche evanescente pellicola cinematografica. Solo che di mezzo ci va ancor di più Alfredo: i suoi carcerieri avranno fastidi per queste tardive e dissennate iniziative parlamentari, ma hanno di che giustificarsi. Chi pagherà lo scotto? Alfredo. Abbiamo con tanta umiltà, in silenzio, anche astuzia, ordito una difesa per liberare Alfredo dalla sua vera iattura: l’art. 4 bis. Ed ecco per pruriti elettorali andare tutto in fumo. Ho motivo per arrabbiarmi.

Alfredo SOLE controbatte

 La lettera 

Carissimo Alfredo, ti riporto qui un mio acidulo intervento in un comunicato della meritevole associazione cattolica Giovanni XXIII. Nell'essere tutto dalla vostra parte seppure da sponda religiosa avversa, mi permetto di osservare che non sono d'accordo con Saviano "in odium auctoris". Se un tempo ciò se lo permetteva la saggia santa romana Ecclesia perché non dovrei permettermelo io? Sono molto mio malgrado d'accordo - una tantum - con Travaglio. La vera battaglia dovrebbe essere - e sarebbe vincente - quella dell'abolizione dell'art. 4 bis. Credo di essermi - nel mio insignificante piccolo - spiegato nella fitta corrispondenza che sto avendo con l'ergastolano ostativo Alfredo Sole (cfr. ARTICOLO 21). Per troppo chiedere ed a sproposito i poveri ergastolani "ostativi" nulla stanno stringendo; anzi si stanno loro stringendo anche i radi sprazzi di umanità che si stavano concedendo. 
Oggi girovando per le bancarelle di natale ho comprato a 5 euro l'uno tre libri di Enzo Biagi. Come chiusa del libro IL BOSS E' SOLO: "Vera Girotti, a un giornalista che è riuscito ad avvicinarla, ha detto una sola frase: Buscetta è un uomo che voi non potete capire. Di certo non è facile giudicarlo: "Mi ci romperò la testa" dice il capitano Bellodi, l'ufficiale dei carabinieri inventatio da Sciascia nel Giorno della Civetta, mandato a comandare la compagnia di Corleone. Forse non serve. Il mestiere di uomo per Tommaso Buscetta, è stato ancora più difficile. E ha fatto male soprattutto a se stesso. La solitudine è la sua difesa ed anche la sua cella, dalla quale non uscirà mai." Tanto cinismo, tanta disumanità - sia pure sotto abilissima patina di nobiltà d'animo -non me li sarei aspettati. Questo è il perbenismo borghese imperante. Trascinarci dentro l'incolpevole Sciascia, un'altra birichineria. Ben altro sosteneva Siascia. E' morto Biagi per dirgli ti ci vorrei te nella perenne solitudine di una cella per vedere che uomo resteresti. 
Calogero Taverna

La risposta  

Non ho mai letto un libro di Enzo Biagi, così come non leggerò mai un libro di Vespa e di molti altri come loro che scrivono per servire non certo il popolo, ma il potere (pensiero tratto dalla lettura dei Quaderni di Gramsci che ha saputo ben definire gli intellettuali da Manzoni in poi...). Non sei d'accordo con Saviano, ma, una tantum lo sei con Travaglio. Non so cosa ha detto uno e cosa l'altro e visto che nessuno dei due mi piace, mi tiro fuori nel cercar di comprendere il loro sciatto pensiero. Ripiego nella greca saffo che mi “diletta” le giornate con la sua poesia non avendo accesso a tutte le informazioni che riportano i quotidiani o, principalmente l'on-line. Potrei, per quanto riguarda i quotidiani, ma mi annoiano, ciao un abbraccio Alfredo  

Scrissi qui per non fare sospettare là scrivi a Alfredo Sole La lettera Carissimo Alfredo stavo pensando che tra breve dovrò farti gli auguri di Natale e di Capodanno e certo non mi mancherebbe la retorica per ordire auguri molto letterari. Ma non ne ho nessuna voglia. Voglio rinviare i miei auguri a quando sarai in semilibertà (che se segui senza "astuzia greca" il mio messaggio salvifico) credo avrai presto. Ma non sono la bedda matri di lu munti che fa miracoli cu li junti. Sono andato indietro in questo sito. Ho letto la prima domanda di Musumeci e quindi come carrozza di coda ci sei andato dietro tu. Sai bene che non condivido quella impostazione. Io credo di avere ragione e voi torto. E non mi sento un giustizialista. Ma quello che mi impressiona di più è il fatto che le tante colombelle che ti scrivevano non ci stanno più. Mi sto chiedendo se non è colpa mia. Certo avrei potuto scriverti solo a solo ed evitare tutto questo chiasso. Mi sembra di avere spaventato e disperso le colombelle che a me facevano ridere ma per te era un mantenere ancora un umano colloquio col mondo che sta fuori. Perdonami e fammi perdonare. Volutamente ostentatamente ho seguito questo peripatetico dissertare. Tutti potevano leggere, capire e soprattutto NON SOSPETTARE. Mi è tanto servito per ottenere quel poco che ho ottenuto che tu giudichi poco (ed hai ragione) ma qui fuori credono tanto Ti abbraccio paternamente Calogero Taverna La risposta Carissimo Lillo, con questo sono 22 feste natalizie che trascorro qui dentro e chissà quante altre ancora ne trascorrerò. Hai fatto bene a non farmi gli auguri di Natale e di Capodanno e di conservare gli auguri per una mia eventuale futura “libertà” (ci credo poco...). È vero, abbiamo fatto tanto chiasso attraverso la “posta diretta”, ma non preoccuparti del fatto che molti non mi scrivano più perchè non è così. Sì, lentamente un po' la cosa è scemata nel tempo, ma molti che mi scrivevano attraverso il sito, oggi mi scrivano in forma privata. Ho più amici e amiche da carcerato che quando ero libero. Io non giudico “poco” quello che hai fatto e che hai ottenuto. Ogni tassello per quanto piccolo possa essere fa parte dell'insieme, senza il tutto non sarebbe completo. Per questo non giudico mai poco quello che si fa ma parte importante per poter arrivare a un traguardo, qualunque esso sia. Perciò, al pari di quelli di fuori, anch'io credo che tu abbia fatto tanto. Ti abbraccio e auguro a te e famiglia buone feste e buon anno. Alfredo Alfredo Sole [Vedi le lettere]

PIERO ED IO: DUE AFFINI NELL'ASPRO PANORAMA DEGLI INSOPPORTABILI RACALMUTESI CELIAMO FRA NOI.


Tra me e Piero Carbone .. corre buon sangue. Un miracolo, dato il mio caratteraccio! Il professore Pietro Carbone, da eccelso letterato qual è, è un po’ stitico negli elogi: figuratevi la mia esultanza nel poter leggere apprezzamenti inusuali ed e di raffinatissima grafia come quelli che seguono. Ne faccio subito reiterazioni qui e in CONTRA OMNIA RACALMUTO. Sono botte e risposte in FB. Non posso raccoglierle e riecheggiare dove come e quando mi pare? Riguardano me! Voglio vedere chi osa far censure!
Caro Calogero, nel farti gli auguri di buon Natale ti esprimo apprezzamento per l'opera di dissodamento archivistico e storico della nostra ignorata memoria, e lo rendi noto con libertà di pensiero e stile scalpitante cioè scoppiettante, insomma, a cu acchiappi acchiappi. Solo i pusilli si scandalizzano e scappano, gli invidiosi censori, gli opportunisti prudentissimi, gli stanchi ripetitori dei luoghi comuni, gli psittaci per convenienza. Auguri. Alle prossime scorribande.
Lillo Taverna Mi complimento con te: sei oltre tutto pungentissimo senza magari darlo a vedere. Sai persino di cose pappagallesche che per capirle ho dovuto ricorrere (seduta stante) a queste diavolerie informatiche. Non è vero poi che sono solo io a scavare nelle morie del paese del sale e dello zolfo (e anche del caciummo, per rendere più pesante l'"astrattu" e guadagnarci qualche lira in più). Io non faccio altro che gustare le tue delizie mnemoniche. Io faccio lo schifiltoso con la polvere d'archivio. Tu sai spandere il profumo del dire poetico. E così con te Racalmuto è più olezzante. Lillo Taverna Io sono troppo dadaista e cerco il ridicolo là dove forse non c'è. Ma di questo non sono molto sicuro. Senti, dopo tutta questa orgia di buon natale (e poi anche se davvero nacque Jahaveh di Nazareth non fu certo il 25 dicembre. Poi con tutti quei cambiamenti di calendario, vatti ad orientartici. Allora ricambio dicendoti BUON ANNO NUOVO. Mi è più consono.

A tu per tu con Alfredo Sole


Trascrivo così come viene una botta e risposta epistolare con il mio amico ALFRDO SOLE.
Calogero Taverna (da Roma) La lettera
Mi mandano una MS e forse questo dannato "sogno" domani me lo danno e te lo invio. Mi hanno spiegato perché tante lungaggini. Trattasi di cessioni di case editrici e questo testo o te lomandano da Verona o da Napoli. L'amico di Musumeci è Beppe Morelli. Mi pare brava persona. Non bisogna eccedere. Musumeci si attacca troppo ad una sortita che più che di uno scienziato (e Veronesi lo è) e quella di un uomo di buon cuore. Già Travaglio l'ha redarguito.L'ergastolo per me è ineliminabile. Non è quello il problema: il problema è quello di umanizzarlo. Già i poveri cristi senza 4bis fanno dieci-quindici anni e vanno a casa. Il vero problema è il 4bis. Su questo bisogna insistere. Oltre natutalmente all'umanizzazione della pena con la possibilità di un lavoro disgnitoso e serio e con revisioni periodiche effettive e sagge. A Milano lavora un bravo editore che ho conosciuto domenica. Mi piacerebbe che tu gli scrivessi e lo pregassi di mettersi a contatto con la tua avvocatessa per ottenere lacessione di questa ostativa faccenda del 4bis. Gli sarebbe possibile credo anche un approccio con il giudice competente. E' un dottore della Bocconi e si chiama Calogero Garlisi. E' il nipote del defunto mio caro amico avvcato Totò Garlisi: non so se l'hai conosciuto.Scrivigli parlando di me e rammentandogli che ci siamo incontrati a pranzo domenica scorsa al Fungo di Roma.Eccoti l'indirizzo Dottor Calogero Garlisi c/o Melampo editore - via Cappuccini, 4 MILANO. Scrivi con la tua pessima calligrafia o meglio: fai prima la brutta copia e poi passa tutto in bella copia come ci costringevano a fare a noi alle superiori. Ti abbraccio Calogero Taverna La risposta Carissimo Lillo, sono venuto in possesso del libro “il sogno” di Foucault. Ti ringrazio molto. Diventare psicanalista? Quando mi diplomai in socio-psico-pedagogia il mio intento era quello di iscrivermi alla facoltà di psicologia, ma a Pisa non c'era la facoltà così ripiegai in filosofia e credo che sia stata una scelta azzeccata. Ma a volte penso che la prima scelta non era poi così sbagliata; non solo avrei studiato psicologia sui libri, ma avrei “sperimentato sul campo”, visto la quantità di “materiale” umano che mi ritrovo qui dentro, ma credo che sarebbe bastato studiare me stesso per divenire un illuminare della psicoanalisi (adesso sono io che celio...). Sono d'accordo con te, il vero problema è il 4 bis. Ma eccoti un discorso su cui non sarai d'accordo ma che, allo stesso tempo sarai “costretto” ad ammettere che è logico: L'ergastolo è una pena che va inflitta a “chiunque” commetta un reato di sangue. Il 4 bis è stato introdotto soltanto per i reati di mafia. Se togliessero il 4 bis i “ben pensanti” griderebbero allo scandalo: “ma come! Si fanno regali ai mafiosi?”. Se invece abolissero l'ergastolo, portando la pena, non so... a 30 anni?! I mafiosi rimarrebbero ostativi e sconterebbero la pena fino all'ultimo giorno, di conseguenza, nessun “regalo” per i mafiosi che rimarrebbero ostativi, ma una pena civile, proprio di in popolo che consapevole della propria forza ETICA non ha bisogno di sopprimere i propri detenuti con una condanna disumana. Riassumendo: da una parte il 4 bis per i mafiosi, dall'altra l'abolizione dell'ergastolo che è per tutti. Quale delle due, secondo te, ha più speranza di essere abolito? Mi metterò in contatto con il dott. Calogero Garlisi. Oggi non ce la faccio a imbucare in tempo la lettera e domani non partano perchè è sabato. Salterà tutta la prossima settimana visto che le lettere non partiranno nemmeno lunedì. Martedì è Natale... Bene, avrò tempo per cercare di usare una calligrafia che possa essere leggibile per il Garlisi. Ringrazio te e tua moglie per il pensiero di accompagnare gli auguri di natale con un regalo. La mia misura è la “L” (dovrebbe essere la 48). dovrò chiudere questa lettera se voglio che parta oggi, altrimenti, come le altre, non potrò imbucarla prima del 27. Ciao un abbraccio e auguri a te e alla tua famiglia di Buon Natale e Buon anno. Alfredo . Mi piace · · Non seguire più il post · Condividi · Elimina Scrivi un commento... .

venerdì 28 dicembre 2012

Caro Alfredo Sole


Ho letto furiosamente le tue due lettere e quindi spesso ho capito fischi per fiaschi. Intanto vedo che sbagli anche la tua taglia: se sei L - dice mia moglie - sei per lo meno 50, altro che 48. Le tue risposte mi arrivano solo oggi a Natale passato. Poco male, qualcosa ti arriverà dopo le feste. Non credo che ciò ti possa angosciare più di tanto. Mi rasserena il fatto che se non leggo molte altre lettere in posta diretta, questo significa poco: ti scrivono riservatamente e questo è un bene. Mi ha molto irritato la interrogazione ADRAGNA per ragioni che non ti dico, ma tu capisci bene perché. Piomberanno inchieste e occorreranno giustificazioni. Se tu dopo potrai andare altrove, poco male. Ma non è così. In tante cose la pensiamo diversamente ma non ci bistratteremo. Tu vivi la doppia iattura dell'ergastolo e dell'ergastolo ostativo. Hai profonde motivazioni per imprecare. Ma, in diritto diciamo: nemo judex in causa propria. E quanto ad autopsicanalizzarti sai le papere che prenderesti. Dall'alto(o dal basso) dei miei ottant'anni e completamente dal difuori tendo a valutare le cose con .. umano cinismo. Innanzitutto, saggezza siciliana impone: calati juncu ca passa la china. Io spero (a dire il vero sono certo) che questo è l'ultimo natale che passi ad OPERA. Poi niente art. 4 bis; niente ostatività: tanti troppi anni son passati: sei innocuo. Pertanto semilibertà (attenzione non libertà, semilibertà) e la vita continua (dobbiamo dire in meglo) Dice il vangelo: siate candidi come colombe ma astuti come serpenti (grosso modo: non son credente). Ti abbraccio

Una MOZIONE di otto anni fa: allora come ora a Racalmuto?


Ecco la MOZIONE d’ORDINE che ebbi a dettare otto anni fa. Non tutti i termini di prescrizione sono spirati. Non rispondendone di persona, sono stato necessariamente, criptico, allusivo, ammiccante, sornione. Ma l’atto sta lì, a corredo di un tempestoso verbale di assemblea comunale. Sudò sette camicie la brava segretaria, oggi unica crocifissa. Pare per cento metri di fogna messa in opera dal marito senza alcun cerimoniale appaltante. Né i controllori dell’epoca, né i revisori di ogni tempo, né la Triade di Diomede, né il missus panormitanus vi hanno posato i loro stanchi occhi. Hai voglia di invitare, ammonire, celiare: silenzio assordante. Da ultimo, silenzio assordante anche da Tramonti e soci ed ora dal civis romanus e soci. Ma sorprende che due signori magistrati della Corte dei Conti siciliana, ci abbiano potuto dare dieci anni di miseria coatta senza neppure degnarsi di capire se davvero erano cazzabubbole quelle che dicevamo. Chiaro, non sono pagine di facile lettura. Occorre l’ermeneutica di chi le ha scritte o suggerite che dir si voglia. Qualche chiave di lettura? - Il pur impaurito “organo di controllo” non se l’era sentita di dare il benestare ad una caterva di spese comunali; - Un consigliere avvocato aveva di che ridire in ordine alla “onnicomprensività di debiti residui”; - Sproporzioni tra lo stanziato, l’impegnato, il pagato e il da pagare in una caterva di specifiche poste contabili; - Sospette discontinuità nelle entrate tributarie; - Contributi regionali di improbabile esigibilità; - Proventi sperati in bilancio, proventi certi pretermessi, - “non perspicua la previsione del recupero crediti”; - Non previsto alcunché per il recupero del credito IVA (aggirabile a 250.000 euro annui): - Nulla quanto al recupero della Bucalossi; - Teneri con funzionari quanto “al recupero di diritti comunali quali occupazioni del suolo pubblico, esazione di tasse, percezione di proventi vari; - Avvocati, spesso distratti, diligentemente remunerati (anche a distanza di quinquenni), per cause inopinatamente perse; - Dispendiosi gemellaggi di nessun fondamento storico; - Un parco letterario vinto; i relativi miliardi di finanziamento evaporati. Molto ammiccanti, invero, le rimostranze ma poche prove addotte. Si sperava in inchieste adeguate. I moderni magistrati mettono – pare – un pietra tombale. Solo che le voragini di bilancio ce le hanno spalmate per dieci anni. E nessuno protesta né tampoco contesta. Potrebbero scattare fastidiosi recuperi di danni erariali. Ed a nessuno conviene svegliare il can che dorme. Non parlerei neppure io se non capissi che per dieci anni pagherò salatissime IMU, addizionali , e gravami in diversa forma .. e non avrò il piacere di vedere pubblicata qualche mia ricerca di microstoria a spese del Comune. Ma gli apollinei scultori di alabastrino, non racalmutesi, stiano tranquilli: per loro la beneficenza comunale sarà sempre prodiga.N.B. - La copia della MOZIONE nella mia bacheca di FB

Racalmuto non è mafiosa, parola di Leonardo SCIASCIA

 Signora Ministra
 Ecco cosa disse sulla mafia di RACALMUTO il morente Sciascia. Lei asserisce di essere una devota del grande scrittore Racalmutese. Ha mai letto in FUOCO ALL'ANIMA questa savia pagina di diffidenza contro i teorici dell'antimafia? Giunta ormai all'epilogo della sua carriera governativa perché non compie un atto di resipiscenza e restituisce ai ludi democratici questo meraviglioso incorrotto paese di Racalmuto? Qualche crimine, passate faide non dovrebbero cedere il posto alle innocenze della presente ora?

Alla socia onorario del mio circolo UNIONE, la Ministra Cancellieri affossatrice della libera amministrazione comunale di Racalmuto


Ministra non siamo mafiosi: il Tribunale di Agrigento ha condannato il tuo ministero alle spese. A quando le scuse' pubblicata da Lillo Taverna il giorno Venerdì 28 dicembre 2012 alle ore 20.55 • Lettera alla Cancellieri che l'ha data per non ricevuta. Il Circolo Unione mi ignora e la proclama socia onoraria. Il merito della Cancellieri? Avere giubilato Racalmuto come paese di infiltrati mafiosi. Alla resa dei conti non si arriva a sei racalmutesi quali contigui alla mafia. Per tre di costoro il Tribunale di Agrigento condanna il Ministero della Cancellieri alle spese per manifesta infondatezza delle accuse. La Cancellieri non ci manda neppure le scuse. Al Circolo Unione continuano ad applaudirla- Copia della lettera sul mio FB

da Racalmuto al Cicolano alla ricerca dei comuni reperti arheologici romani


Calogero Taverna Toto corde plaudo al ritorno sulle mura della chiesa di Sant'Elpidio della epigrafe lapidea risalente ad un arco di un paio di secoli dal I a.C al I d. C. a dire dei tecnici. Certo mi sarebbe piaciuto che con gli strumenti scientifici d'oggidì e con le cognizioni altamente sofisticate dei nostri migliori archeologi, quell'arco si restringesse di molto, anche per meglio precisare i dati storici del Cicolano. A questo riguardo non so proprio se affiggere una lastra con incisi caratteri latini in alto su una parete esterna di una chiesa sia stata scelta oculata. Iniziare a conservare e ad esporre acconciamente in un antiquarium i tanti preziosissimi reperti archeologici del Cicolano molto gioverebbe alla ricerca storica. Già quel L. CARCURIN[us?] molto probabilmente edile, per gli specialisti prosopografici potrebbe dir molto specie ai fini della datazione. Noi non sappiamo quel Q e quel TARONIA cui segue TERT ...se siano suscettibili di corrette e illuminanti letture archeologiche. In alto poi non so come si possano misurare le lettere incise (ammesso che non sia stato fatto) che consentono agli specialisti specifiche di importanza non trascurabile. Il Lugini - una volta tanto recuperato - ci avverte che quella lapide, già allora monca, non stava sui meri della chiesa, sibbene "in quel tempietto che sottostà alla stessa dove serve di capitello ad una delle colonne che ne sostengono la volta". Credo che il terremoto abbia fatto tabula rasa ed oggi nulla abbiamo. Magari per un eccesso di pignoleria, segnalo che la epigrafe pubblicata dal Lugini sta a pag. 91 della recente edizione e non a pag. 93 come scrive Mario Buonocore (a meno che non si riferisca ad altra edizione) nella pregevole rivista QUADERNO VALLE DEL SALTO del 1° dicembre 2007; rivista che va propagandata e adeguatamente supportata per il turismo dell’intero Cicolano. &&&&Mi piace • • Non seguire più il post • Mercoledì alle 15.58 A Adriana Giovannelli piace questo elemento. http://www.facebook.com/carolasalvini http://www.facebook.com/carolasalvini Carola Salvini solo una piccola precisazione: la lapide è stata messa sì, su di una parete, ma interna alla chiesa! Mercoledì alle 16.30 • Non mi piace più • 3 http://www.facebook.com/calogero.taverna http://www.facebook.com/calogero.taverna Calogero Taverna Grazie per la precisazione; del resto (commento troppo tra parentesi: orribili zeppe; ma spiego in CONTRA OMNIA RACALMUTO perché scrivo così); cerco di pararmi i colpi non essendo sul luogo né del luogo. Mercoledì alle 16.49 • Non mi piace più • 4 http://www.facebook.com/calogero.taverna http://www.facebook.com/calogero.taverna Calogero Taverna Non per polemica, solo per una discussione che possa dare qualche frutto. La lapide messa in chiesa a S. Elpidio non so cosa possa avere di sacro, almeno per la religione cattolica. Suppongo che il tempietto di cui parla il Lugini possa essere stato un residuo di un tempio romano esistente tra il primo secolo a.C. e i primissimi secoli d. C. Un alto funzionario dell'impero romano poteva benissimo mettervi una epigrafe lapidea a futura memoria. Dobbiamo al Buonocore se sappiamo che ne parla nel CIL il Mommsen al n. 4126. Dovrei andare in biblioteca a consultare tale epigrafe del CIL, non credo che ne avrò tempo. Dovrei anche consultare grossissimi volumi di prosopografia per vedere se trovo qualcosa su un Carcurinus edile. I testi di Mommsen sulla storia romana dovrebbero contenere qualcosa. Mi domando: cosa ci sta a fare materiale simile dentro una chiesa cattolica sia pure di un paesino con nome greco, alla stregua di Sant'Anatolia, Sant'Agapito, S. Ippolito ... Che ci stanno a fare tanti toponimi greci in una limitata enclave? Non pensa che questi ed altri quesiti potrebbero avere allettante risposta in cartigli attorno a tanti bei reperti archeologici. Avete tanti immobili pubblici ormai in disuso e quanta attrattiva per turismo colto avrebbero antiquaria del genere? Ricordo che tempo fa al Museo Pigorini di Roma attraeva molto la tomba ricostruita di un guerriero longobardo che era stata ritrovata in Val di Varri. Ora non c'è più nulla nelle sale d'esposizione. Nel Cicolano quella tomba non sarebbe più confacente? Avete tanta ricchezza archeologica, storica, culturale: valorizzatela. So bene che siete ora in pochi ed è già molto che taluni bei paesini resistono ancora. Ma io per imposizione politica debbo essere ottimista. Giovedì alle 1.00 • Mi piace • 3 http://www.facebook.com/calogero.taverna http://www.facebook.com/calogero.taverna Giovedì alle 1.05 • Mi piace Non per polemica, solo per una discussione che possa dare qualche frutto. La lapide messa in chiesa a S. Elpdio non so cosa possa avere di sacro, almeno per la religione cattolica. Suppongo ce il tempietto di cui parla il Lugini possa essere stato un residuo di un tempio romano esistente tra il primo secolo a.C. e i primissimi secoli d. C. Un alto funzionario dell'impero romano poteva benissimo mettervi una epigrafe lapidea a futura memoria. Dobbiamo al Buonocore se sappiamo che ne parla nei CIL il Mommsen al n. 4126. Dovrei andare in biblioteca a consultare tale epigrafe del CIL, non credo che ne avrò il tempo. Dovrei anche consultare grossissimi volumi prosopografici per vedere se trovo qualcosa su un Carcurinus edile. I testi di Mommsen sulla storia romana dovrebbero contenere qualcosa. Ecco perché mi domando cosa ci stia a fare materiale simile dentro una chiesa cattolica sia pure di un paesino con nome greco, alla stregua di Sant'Anatolia, Sant'Agapito, S. Ippolito ... Che ci stanno a fare tanti toponimi greci in una limitata enclave? Non pensa che questi ed altri quesiti potrebbero avere allettante risposta in cartigli attorno a tanti bei reperti archeologici. Avete tanti immobili pubblici ormai in disuso; quanta attrattiva per turismo colto avrebbero antiquaria del genere? Ricordo che tempo fa al Museo Pigorini di Roma attraeva molto la tomba ricostruita di un guerriero longobardo che era stata ritrovata in Val di Varri. Ora non c'è pù nulla nelle sale d'esposizione. Nel Cicolano quella tomba non sarebbe più confacente? Avete tanta ricchezza archeologica, storica, culturale: valorizzatela. So bene che siete ora in pochi ed è già molto che taluni bei paesini resistono ancora. Ma io per imposizione politica debbo essere ottimista

come eravamo agli esordi del fascismo quando Agrigento si chiamava ancora GIRGENTI


L’anno della grande turbolenza in seno alla Federazione fascista di Agrigento è il 1925 e ciò ben si spiega se si ha presente il quadro politico nazionale. Tutto cambiava in Italia; tutto doveva cambiare ad Agrigento. Come? Si ha voglia di affermare, a posteriore, alla siciliana maniera, gattopardescamente. In definitiva, cambiava tutto per non mutare nulla. Ritroviamo, come al solito, la cronaca fedele nelle carte prefettizie che si custodiscono a Roma ( ). Il quadro è decisamente esaustivo per non doverlo qui riportare piuttosto integralmente. Un telegramma cifrato parte dalla prefettura di Girgenti il 29.1.1925 alle ore 22 della sera. «Incidenti - recita - verificatisi occasione rinnovazione Direttorio questa Federazione provinciale fascista e di cui informai codesto On. Ministero con espresso 19 corrente n.° 31 Gab. Hanno avuto il seguito che si prevedeva.» Il Ministero annota a matita “non è pervenuto a noi”. «I quattro deputati fascisti - scende nel dettaglio il telegramma cifrato - della provincia Onorevoli Abisso, Riolo, Palmisano e Gangitano hanno concordemente aperta una decisa campagna contro il segretario provinciale Cav. Galatioto considerato che dopo atteggiamento da lui assunto di aperto antagonismo in loro confronto confermato dalla condotta tenuta nella predetta circostanza non possa egli rimanere nella carica che ricopre, tanto più che recente rielezione del Galatioto sarebbe illegale, perché riunione non fu preceduta da regolare convocazione. Constami che predetti Deputati ed altri esponenti Direttorio provinciale abbiano chiesto al Direttorio Nazionale provvedimenti a carico del Galatioto e che sarebbe per venire qui On. Starace per compire inchiesta. E’ opinione generale condivisa anche da persone rispettabili al di fuori partiti locali che permanenza Galatioto al posto di segretario provinciale può danneggiare anziché giovare al fascismo della provincia, dato suo temperamento impulsivo, violento, inconciliabile che gli ha procurato larghissime antipatie. «Per questi motivi ritengo bene un eventuale suo allontanamento dalla carica di segretario provinciale ed un probabile conseguente suo dissidentismo non potrebbe pregiudicare molto situazione fascismo locale tenuto anche conto che suo ascendente si limita a pochi elementi più SCALMANATI e irriflessivi. Tutte queste circostanze mi hanno sconsigliato di tentare un amichevole componimento della vertenza ed il Galatioto che prevede quasi certa perdita carica cerca correre ripari. Sembra che egli intenda recarsi costà domani per portare nelle alte sfere sue proteste ed ottenere anche udienza da S.E. il Presidente del Consiglio dei Ministri. Prefetto RIVELLI». Il lavorio sotterraneo diviene febbrile. Contro Galatioto opera, subdolamente il prefetto Rivelli, che frattanto ottiene che venga nominato un Commissario. Si tratta del prof. Paladino che sappiamo essere un siciliano di Floridia, a suo tempo socialista rivoluzionario e quindi interventista e nazionalista, iscrittosi al Fascio nel 1920. Il prefetto si premura di catechizzarlo. Vedremo: senza troppo successo. Il collegamento prefettizio con Roma è puntuale. In data 5 aprile 1925 parte un telegramma cifrato (alle ore 21) dalla prefettura di Girgenti per il Ministero Interno - Gabinetto. Vi si legge: «La crisi che in gennaio erasi aperta in seno Direttorio questa Federazione provinciale fascista e di cui riferii a codesto On. Ministero con espresso 19 detto n.° 31 Gab. E con telegramma successivo giorno 29, ha avuto ora suo epilogo con la nomina da parte della Direzione del Partito fascista di un Commissario nella persona del Prof. Paladino, redattore del giornale “Il Popolo d’Italia” edizione romana, il quale è giunto qui ieri sera con incarico preparare e presiedere Congresso provinciale dei Fasci per nomina nuovo Direttorio Federazione provinciale fascista. «Situazione assume speciale importanza pel fatto che tutti e 4 i deputati fascisti della provincia solidamente e di pieno accordo muovono guerra per ragioni di indole morale al segretario federazione fascista Cav. Galatioto cui figura fu già da me rappresentata nei succitati dispacci. Commissario Prof. Paladino ha oggi avuto meco un colloquio nel quale gli ho fatto comprendere che il dissenso è insanabile e che nell’interesse del fascismo sarebbe bene escludere il Galatioto dalle future combinazioni del Direttorio provinciale.» La fazione di Galatioto è in subbuglio. E’ molto forte nella parte orientale dell’agrigentino. Racalmutesi emergenti ne fanno parte: Puma e Burruano. Un personaggio che diverrà fin troppo celebre nel dopoguerra: Calogero Vizzini, è della congrega. Il prefetto Rivelli è vigile ed ostile. Telegrafa a Roma il 15 maggio 1926 (ore 20,35) in questi termini: «Viene oggi spedito da qui a V.E. nonché a S.E. il Presidente Consiglio e segretario generale Partito a firma Commissari Prefettizi Canicattì, Racalmuto e Grotte e Sindaco Ravanusa [Calogero Vizzini, n.d.r.] telegramma protesta voluta mia azione ostile fascismo. Con espresso odierno onoromi dare dettagliati chiarimenti in merito tale infondata protesta ispirata e promossa da noto esaltato Gerolamo Galatioto già segretario federazione fascista scopo sfogare suo livore per vedersi oramai spogliato ogni autorità e prestigio seguito sua azione deleteria in seno Partito e in conseguenza suo atteggiamento di aperta avversione ai quattro deputati fascisti della provincia per fini personali elettorali. PREFETTO RIVELLI» Il telegramma accusatorio era partito solo poche ore prima (16,20) da Girgenti e ovviamente lo spionaggio prefettizio era vigile e solerte. Era stato indirizzato a S.E. Mussolini; a S.E. Federzoni e a S.E. Suardo; testualmente affermava: «Sottoscritti commissari prefettizi Canicattì, Racalmuto, Grotte e sindaco Racavanusa protestano vivamente contro operato questo Prefetto che calpestando pure idealità fasciste tende sfacciatamente agevolare elementi democratici sociali e principalmente Guarino Amella nel suo vecchio collegio composto nostri paesi. Denunciano costante inspiegabile sabotaggio amministrativo scopo favorire elementi antifascisti che notoriamente invita suoi ricevimenti. Denunciano sue basse persecuzioni contro puri fascisti rei solo di non sottomettersi sue intenzioni ricorrendo anche fornire informazioni false. Denunciano recrudescenza abigeati. Denunciano sua mancanza impegno onore imponendo dimissioni chieste da notissimi democratici sociali. Comunicano loro dimissioni da commissari e sindaco e chiedono energico intervento Governo Partito con rigorosa inchiesta. Sottoscritti segretari politici fasci Grotte, Canicattì, Racalmuto, Ravanusa, fermi loro posto responsabilità perché ripongono fiducia piena commissario straordinario federazione fascista e organi Partito, affermano loro piena solidarietà commissari sindaco ai quali dànno pubblico atto per magnifica opera fascista svolta nonostante palese ostruzionismo Prefetto. «PUMA AVV. AGOSTINO - Commissario prefettizio Canicattì; «VASSALLO ERNESTO - Commissario prefettizio Grotte; «BURRUANO AVV. SALVATORE - Commissario prefettizio Racalmuto; «VIZZINI CALOGERO - Sindaco Ravanusa; «CARAMAZZA GAETANO - Segretario politico Fascio Canicattì; «MONTAGNA NINO - Segretario politico Fascio Grotte: «BURRUANO SALVATORE - Segretario politico Fascio Racalmuto; «VIZZINI CALOGERO - Segretario politico Fascio Ravanusa.» Il corso degli eventi elettorali del primo fascismo post-aventiniano per le cariche del direttorio provinciale sembra che si sia risolto, in un primo momento, in modo avverso al prefetto. Un altro dei soliti telegrammo cifrati, partito da Agrigento il 10 giugno 1925, informa il Ministero che «per Domenica prossima 14 corrente è indetto congresso fasci questa provincia per elezioni Federazione provinciale fascista. Frattanto da Commissario straordinario Prof. Paladino con mal dissimulato accordo con ex segretario provinciale Cav. Galatioto, di cui è nota precedente deprecata azione, sono stati sciolti e ricostituiti vari altri fasci oltre quelli segnalati mio rapporto 23 maggio scorso 344 Gab., parimenti con intonazione contraria ai 4 deputati fascisti, onde prevedesi probabilità che dette elezioni diano vita ad una situazione poco favorevole ai veri interessi del Fascismo ed avente precipuo scopo capovolgere situazioni municipali ai fini esclusivamente particolaristici e personali e preparare ... per combattere nelle prossime elezioni politiche attuali deputati fascisti. Compio dovere informare V. Ecc. In relazione surriferito mio rapporto per eventuali passi presso Direzione del Partito Fascista e convenienti direttive al Prof. Paladino. Ossequi. Prefetto Rivelli». Il 14 giugno al prefetto non restò altro che confermare seccamente di avere previsto lo sgradito risultato elettorale. «Oggi - telegrafa - ha avuto qui luogo elezione direttorio provinciale fascista. Risultò eletta lista presentata da commissario straordinario prof. Paladino. Opposizione si astenne votazione; ordine pubblico tranquillo. Riservomi più dettagliate informazioni. Prefetto Rivelli.» Il giorno dopo (15 giugno 1926, ore 10,50) un altro cifrato redatto nei seguenti termini: «Seguito telegramma ieri, significo che iersera in seno Direttorio Provinciale Fascista, eletti prof. Paladino Raffaele a segretario politico e Cav. Galatioto Girolamo a segretario politico aggiunto.» Il rapporto prefettizio sugli eventi è contenuto in un espresso inviato da Girgenti il 15 giugno 1925 - Div. Gab. N.° 886. «Di seguito ai miei telegrammi di ieri e di oggi pari numero - relaziona il prefetto Giovan Battista Rivelli - pregiomi significare a codesto On. Ministero che ieri, alle ore 10,30 sotto la presidenza dell’On. Cucco, arrivato espressamente da Palermo ebbe luogo, nei locali di questo Municipio, il Congresso per l’elezione del Direttorio della Federazione Provinciale Fascista. «Intervennero tutti i Segretari politici delle Sezioni Fasciste della Provincia, nonché gli On.li Palmisano, Gangitano e Riolo. «La discussione fu lunga ed in qualche punto anche movimentata, avendo gli Onorevoli presenti attaccato di poco lealismo il Commissario Straordinario per la Federazione Prof. Paladino, specie per quanto si riferisce al tesseramento dei nuovi soci delle recenti ricostituite Sezioni Fasciste, mentre questi ed i suoi amici accusavano di poca sincerità fascista i Deputati della Provincia, presenti ed assenti. «Verso le ore 14,30, chiusa la discussione gli Onorevoli presenti con i segretari fascisti loro amici, abbandonavano il Congresso, e procedutosi alla votazione risultavano eletti i Signori: «PLADINO PROF. RAFFAELE - GALATIOTO CAV. GIROLAMO - MARTORANA AVV. SALVATORE - MANGIAVILLANI AVV. NITTO - DAMIANI CRISPO AVV. SALVATORE - BURRUANO AVV. SALVATORE - PUMA AVV. AGOSTINO - BAIAMONTE DOTT. GIACOMO - PONTILLO CAV. AVV. GIUSEPPE - SFERLAZZAS ING. GIOVANNI - CHIARENZA EMILIO. «Iersera poi nei locali della Federazione Provinciale, in seno al Direttorio, vennero eletti il Prof. Blandini Segretario politico e Cav. Galatioto Segretario politico aggiunto. «Tutta la giornata ieri trascorse senza alcun incidente per le rigorose misure di ordine pubblico adottate. L’On. Cucco ieri stesso partì per Palermo - Prefetto (Giov. Battista Rivelli).» Con un successivo espresso (Div. Gab. N.° 886 del 19.6.1925) il prefetto tiene informato il Ministero sugli sviluppi elettorali. «Per doverosa notizia - scrive - pregiomi comunicare a codesto On. Ministero che 14 andante, all’arrivo dell’autobus postale a Raffadali, che portava una ventina di fascisti, reduci da Girgenti, pel Congresso Provinciale fascista, avvenne uno scambio di invettive tra i fascisti di cui sopra e quelli che si trovavano in paese, e che attendevano l’esito del Congresso, gli uni e gli altri, facenti capo rispettivamente alle due tendenze in lotta al Congresso Provinciale stesso. Non si ebbero a deplorare incidenti, degni di nota, anche per il pronto intervento dell’Arma. «Alle ore 20 dello stesso giorno il Corpo musicale di Raffadali, dopo aver terminato pubblico concerto in quell’abitato, richiesto di suonare l’inno “Giovinezza” non vi aderì, adducendo che dato quanto era avvenuto qualche ora prima, tra le due fazioni fasciste, temeva potessero verificarsi serii incidenti. Promise però che giorno dopo avrebbe aderito a quanto si richiedeva. Nessun incidente. Ordine pubblico normale. «Anche a Racalmuto la stessa sera conosciutosi esito Federazione Provinciale Fascista, s’improvvisò manifestazione giubilo, cui presero parte fascisti e circa 300 simpatizzanti, che preceduti musica, percosse via principale suono inni patriottici e al grido Viva Casa Savoia, S.E. Mussolini, Galatioto e Burruano. Dopo poche parole occasione dette Avvocato Burruano Carmelo dimostrazione si sciolse senza incidenti. Ordine pubblico tranquillo. P/Prefetto: Giordano.» Un biglietto urgente del solito Giordano del 22 giugno 1925 informa: «Per doverosa notizia pregiomi comunicare a codesto On.le Ministero che alle ore 19 del 15 andante circa 150 fascisti in Ravanusa con bandiere e banda musicale si recarono allo sbocco dello stradale di Riesi per fare incontro al Segretario Provinciale Politico Aggiunto Cav. Galatioto Girolamo. Alle ore 19,30 egli vi giunse e venne accompagnato alla sede del Fascio ove furono tenuti brevi discorsi di occasione. Alle ore 20,10 la cerimonia ebbe termine senza alcun incidente. Ordine pubblico tranquillo.» Il successivo 16 agosto siamo ancora su questa lunghezza d’onda. «Per doverosa notizia - ed ora è il prefetto Rivelli a firmare di suo pugno - pregiomi comunicare a codesto On. Ministero che ieri nel Teatro Nazionale di Canicattì si riunì l’assemblea di quella Sezione Fascista cui intervennero circa 250 fascisti per decidere due questioni importanti: 1°) Elezioni Amministrative. 2°) Appalto del Dazio. L’assemblea approvò ad unanimità, la relazione letta da Caramazza Imperia Giuseppe componente il Direttorio ed inviata alla Autorità Superiore per indire al più presto le elezioni per la costituzione del nuovo Consiglio Comunale. Alla quasi unanimità approvò l’ordine del giorno presentato da Narbone Salvatore componente del Direttorio per rimandare la discussione e la decisione dell’appalto del Dazio alla nuova Amministrazione Comunale. Nessun incidente.» Il contrasto deputati fascisti-federazione provinciale esplodeva in piena estate. Veniva da Roma per una composizione il segretario nazionale Farinacci. Le note prefettizie ci ragguagliano mano mano sugli avvenimenti. 20 agosto 1925 «Ieri questo segretario federale fascista Prof. Paladino telegrafava Segretario Generale Partito on. Farinacci essersi raggiunto accordo fra deputati e federazione provinciale fascista. Rammento che on. Farinacci venuto qui scorso luglio esaminare crisi fascismo provincia incaricava prof. Paladino e on. Palmisano rivedere situazione alcuni fasci per quali erasi determinato dissidio fra deputati fascisti da un lato e federazione provinciale fascista e sottoporre conclusioni a qust’ultima. «Dopo lunga assenza da qui prof. Paladino durante la quale lavoro revisione appena iniziato era rimasto sospeso riunivansi ieri mio gabinetto deputati on. Palmisano Gangitano e Riolo con prof. Paladino e segretario fed. Fascista Umberto Galatioto per accordo preventivo circa proposte da presentare giorno stesso federazione prov. Fascista. Mancava on. Abisso che trovasi Trentino. Si stabilì soprassedere per fascio Licata non sembrando prudente momento attuale emettere qualsiasi decisione data condizione spirito pubblico locale pei recenti sanguinosi incidenti; rinviare per ulteriore esame situazione Canicattì e Cammarata; ratificare elezioni nuovo direttorio Ribera e Siculiana; ratificare costituzione nuovo fascio Campobello riammettendovi però cessato segretario politico fascio e cessato segretario sindacati che ne erano stati esplulsi; sciogliere fasci Cattolica Eraclea e Cianciana rimandandone ricostituzione ad epoca da stabilire; affidare reggenza triumvirale fascio S. Stefano Quisquina. «Portate subito tali proposte assemblea federale furono approvate. Dopo ciò Prof. Paladino e direttorio provinciale hanno avuto premura spargere subito voce essersi raggiunto accordo con deputati ritenendo che da decisioni prese sia uscita rafforzata la posizione in confronto di questi ultimi. Deputati d’altra parte non intendono affatto che provvedimenti concordati e deliberati possano risolversi diminuzione loro autorità e influenza. Ho impressione perciò che accordo sia più che altro apparente e comunque abbia abbia basi assai deboli e precarie. Basta infatti considerare anzitutto mancato intervento on. Abisso il più autorevole dei deputati interessati che non avendo conferito alcun mandato colleghi può aver voluto con sua assenza riservarsi libertà d’azione. Occorre inoltre notare che per alcune situazioni più importanti e delicate come Licata e Canicattì essendosi rinviate decisioni rimane sempre aperta via a più o meno prossime contese. A rafforzare miei dubbi sulla sincerità e solidità acordi sia poi il fatto che comunicazione telegrafica ad On. Farinacci del raggiunto accordo è stata fatta a firma soltanto Prog. Paladino e non pure on. Palmisano mentre ad entrambi on. Farinacci aveva conferito incarico riesame situazioni. Seguo corso avvenimenti per informare ulteriormente Vostra Eccellenza. Prefetto Rivelli». Il 4 settembre partiva dal Ministero per il Vice Prefetto di Girgenti questo dispaccio telegrafico: «Pregasi comunicare codesto viceprefetto seguente dispaccio del prefetto titolare comm. Rivelli. Stop. “Ieri deciso scioglimento Direttorio Federale et invio commissario straordinario alla Federazione Fascista. Stop. Nella eventualità provvedimento possa fornire occasione agitazioni, manifestazioni, concentramenti squadre, violenze contro persone e beni, occorre prendere d’urgenza tutte necessarie misure perché ciò sia assolutamente impedito agendo energicamente contro chiunque tentasse farlo senza distinzione persone et partito. Stop. Occorre anche vigilare severamente et impedire che persone specie le più turbolente vadano armate senza licenza o che continuino a godere di questa qualora diventate indegne e costituiscano pericolo ordine pubblico. Stop. Vigilanza autorotà P.S. deve principalmente e più efficacemente svolgersi dove più forti e più acri si agitano contese fasciste e dove maggiore influenza esercitano i capi dissidenti. Stop. Prego perciò V.S. prendere subito accordi con Questore e con comandanti divisioni arma anche prima mio ritorno costà predisponendo opportuno piano vigilanza. Stop. All’uopo Ministero su mia richiesta ha disposto invio costà altri cento carabinieri. Stop. Domani Sabato giungeranno Girgenti onorevoli Riolo e Palmisano. Prego disporre servizio vigilanza tutela”.» Una lunga relazione dei carabinieri di Campobello di Licata, che il vice prefetto Giordano manda in copia l’11 settembre 1925, chiarisce il clima turbolento che si era determinato tra le fazioni fasciste agrigentine. «Con riferimento alla nota sopraindicata pregiomi trascrivere qui di seguito quanto mi comunica la locale divisione interna de CC.RR.: «Con riferimento al foglio controdistinto si partecipa che da verifiche praticate in Campobello di Licata dal Capitano Coppaloni Sig. Pietro Comandante la locale Compagnia Esterna è risultato quanto segue: «L’attuale Direttorio fascista di Campobello di Licata si compone di individui taluni dei quali sino al 21 giugno 1924 non erano inscritti al partito fascista, e altri, pur essendo ex combattenti, costituirono e diressero la Società “Per la Patria e per il Re” emanazione legittima dell’ “Italia Libera” che fu sciolta per decreto Prefettizio del 6 gennaio 1925 perché formata da elementi sovvertitori dell’ordine pubblico e di idee strettamente antifasciste. «Il Direttorio stesso è stato creato dal Professore Paladini in seguito allo scioglimento di altro Direttorio contro il volere concorde dei quattro Deputati della Provincia. «Alcuni dei componenti il Direttorio predetto fra cui il segretario politico Dott. Cammarata Costantino perché ritenuti professanti idee antinazionali, e designati dalla voce pubblica quali detentori abusivi di armi da fuoco, subirono il sei gennaio del corrente anno, perquisizioni domiciliari eseguite dai militari dell’Arma e dal Funzionario di P.S.; come risulta dal verbale n.° 3 in data 6 gennaio 1925 della Stazione di Campobello. «Lo stesso Direttorio del Fascio che conta circa 120 nuovi iscritti su una popolazione di oltre 18.000 abitanti cerca con ogni mezzo di potere aumentare il proprio prestigio e la propria autorità e vorrebbe per raggiungere tale scopo, avere dall’Arma locale incondizionato appoggio e completa dedizione mentre al contrario l’Arma di Campobello e per essa il Maresciallo d’Alloggio Maggiore Burati Crescenzo si mantiene molto indipendente ed obiettivo e gode la piena fiducia dei deputati fascisti della Provincia. «Il Burati per la sua opera prestata in Campobello fu encomiato dal Comando Generale dell’Arma. Al Maresciallo Burati si fanno i seguenti addebiti: 1°) Di amicizia intima con l’ex segretario politico al quale il Burati avrebbe fatto apertamente dichiarazione di devozione incondizionata e promesse di ausilio. «Il Maresciallo Burati giunse a Campobello di Licata nel novembre 1924. Reggeva in quell’epoca il fascio il Comm. Dott. Curatolo Medico Condotto uomo superiore ad ogni sospetto. [...] «2°) Di esersi opposto in ogni occasione che i fascisti cantassero inni fascisti e per sino di aver vietato che la musica suonasse detti inni. [...] «I fascisti dissidenti di campobello, secondo dichiarazione del predetto Direttorio, sono due: il Dott. Curatolo suddetto e suo nipote Sammarco, entrambi fatti espellere dal partito per opera dell’attuale Direttorio. «Dopo la loro esplulsione si astennero dal prendere parte attiva alla vita pubblica del paese. Non si comprende quindi in che consista l’atteggiamento tollerante dell’Arma [...] Ma per meglio prospettare il caos che regna nel Direttorio di Campobello, si fa presente che il suddetto Rag. Sammarco sebbene espulso dal partito, è tuttora capo manipolo della M.V.S.N. «3°) Di acquiescenza per fatti verificatisi in Campobello il 23 giugno 1925. «Il 23 giugno 1925 ebbero luogo in Campobello di Licata le elezioni del nuovo Direttorio. L’avvocato Galatioto fratello di un membro dell’attuale Direttorio, simpatizzante fascista designato dal dott. Cammarata come colui il quale avrebbe potuto obiettivamente sul comportamento del Maresciallo Burati così ha raccontato i fatti: «””Il Maresciallo Burati [..] comprese con rara avvedutezza la vera situazione dell’ordine pubblico in Campobello. [..]Verso sera di detto giorno man mano che si veniva a conoscenza dell’esito delle elezioni, gli animi degli appartenenti alle due tendenze in lotta andavano eccitandosi. Ad un certo punto, quattro o cinque individui usciti dalla casa del rag. Sammarco situata nei pressi della sala della votazione, attreversarono in atto spavaldo e di sfida quella piazza XX Settembre gremita di gente [..]”” «Per gli spari avvenuti il giorno seguente il Burati non era presente perché ammalato in Caserma; ma l’autore di tali spari identificato per certo Carneci Carmelo fascista, venne arrestato come risulta dal verbale n.° 71 del 25 giugno della Stazione di Campobello. «Per gli spari verificatisi i giorni successivi (si sparò solo il giorno 28) l’autore, identificato per certo Cassaro Carmelo, datosi alla latitanza, venne denunciato all’Autorità Giudiziaria come risulta dal verbale n.° 72 del 29 giugno della Stazione di Campobello. «4°) Arresto del Maresciallo dei CC.RR. in pensione Sansone Giovanni in seguito ai disordini avvenuti il 6 luglio. « .. verso le ore 21 del 6 luglio […] nella piazza XX Settembre e precisamente davanti la Sezione Fascista si era inscenata una dimostrazione ostile contro quel Commissario Prefettizio, Cav. Crisafulli [..] Certo Sansose Giovanni fu Giuseppe di anni 55 Maresciallo dell’Arma in congedo, con le mani in alto e gesticolando in atto minaccioso [si rivolse in malo modo] al maresciallo Burati ... Ad assembramento sciolto .. Il Sansoni .. venne invitato .. in casermadove fu dichiarato in arresto. [..] Durante la stessa notte l’arrestato venne tradotto al carcere mandamentale di Ravanusa, per evitare che l’indomani si tentasse, come era stato progettato qualche atto incolsulto da parte dei fascisti per liberare il Sansone. [..] «5°) di avere elevato contravvenzione ai fascisti il 4 agosto 1925. «[..] il 4 agosto u.s. verso le ore 24 circa una quarantina di individui con canti e schiamazzi, suonando anche chitarre e mandolini disturbavano in quella Via V. Emanuele la quiete pubblica. [...] Il maresciallo [..] riusci a fermarne sette ed a perquisirli: uno di questi certo Alaimo Cristoforo fascista tesserato, venne trovaro in possesso di una rivoltella senza licenza, per cui fu arrestato [..]» I fatti non sono lievi ma non tali da spiegare il pandemonio che determinarono. C’era, certo, alla base, una strumentalizzazione politica. I deputati facevano fronte comune. Il Paladino è figura opaca per contrastare l’abilità di un Abisso. Il Galatioto non dovette rifulgere per acume tattico. Avere contro il prefetto si dimostrò, per lui e la sua congrega, esiziale. In ogni caso, il fascismo cominciava davvero a mostrare il suo volto duro. E l’ordine pubblico cominciava a guadagnarci. Comunque la si pensi. Il 16 settembre il prefetto Rivelli aveva partita vinta. Era arrivato ad Agrigento nientemeno che Achille Starace. «On. Starace - informa - giunto qui il 13 corrente quale inviato straordinario della Direzione del Partito Fascista presso questa disciolta Federazione provinciale fascista, dopo esaminata situazione, ha, con determinazione odierna, stabilito sciogliere tutti i fasci della provincia, riservandosi incaricare appositi fiduciari ricomposizione a suo tempo fasci medesimi. «Provvedimento improntato opportunissimo senso serenità obiettività ha riscosso applauso generale ed è stato accolto assai favorevolmente da popolazione che da esso trae motivo ritorno desiderata tranquillità intera provincia e nobile sprone rafforzamento locali energie fasciste in guisa da assicurare al Governo Nazionale il più largo consenso e la più incondizionata e disciplinata devozione.» E l’on. Starace è proprio un duro. Gongola il prefetto telegrafando il 18 seguente: «On. Starace commissario straordinario questa federazione provinciale fascista con provvedimento ieri ha sciolto tutti fasci questa provincia ordinando segretari politici sezioni portare presso sede federazione stessa chiavi dei locali. Provveduto tutela ordine pubblico esecuzione ordine suddetto commissario.» Dobbiamo sempre al Rivelli la cronistoria del frenetico operare di Starace ad Agrigento. Il 13 novembre 1925 il prefetto così ragguaglia il ministero: «On. Starace Commissario straordinario questa federazione fascista, ha radunato qui dieci corrente fiduciari da lui nominati per ricostituzione fasci provincia, impartendo loro precise nobilissime istruzioni per tale lavoro destinato ridare lustro decoro e solidità al fascismo provincia che opera insana disciolto direttorio aveva traviato con meschine interessate competizioni. Erano presenti anche 4 deputati fascisti provincia On. Abisso, Gangitano, Palmisano e Riolo. «Iscrizioni nuovi fasci incominciano oggi e termineranno 20 corrente. Congresso Federale per nomina Direttorio provinciale prevedesi possa avere luogo entro primi mesi dicembre. «Avviata così a felice brillante sistemazione mercè opera impareggiabile ferma ed accorta On. Starace politica fascista provinciale si è riconosciuta d’accordo con me possibilità addivenire a breve scadenza ed a gradi, ricostruzione Amm.ni Comunali rette da commissari attualmente in n.° 23 cominciando da questa città e altri centri importanti su cui riservomi a parte relative specifiche proposte.» Il prefetto di Agrigento, a fine novembre 1925 (Telegramma del 29/11/1925) opera ormai in piena sintonia col regime: sono le vicende delle sezioni fasciste ad interessarlo e sono queste ad interessare il Ministero degli Interni. «Oggi hanno avuto luogo - telegrafa il Rivelli - elezioni direttori sezioni fasciste in tutta provincia. Da notizie finora pervenute da parecchi comuni ovunque è riuscita lista propugnata da fiduciari del commissario straordinario federazione provinciale On. Starace.» Il 2 dicembre successivo, il prefetto ritorna sull’argomento con una relazione alquanto più dettagliata. Vi fa capolino anche l’on. La Loggia. Il suo destino politico viene qui marcato come l’ultimo atto. La fine dell’importante uomo politico di Agrigento è inappellabilmente segnata. «Ieri segretari politici dei 42 fasci provincia, riuniti sede Federazione Provinciale Fascista hanno telegrafato On. Farinacci formulando unanime voto sia ritardata convocazione congresso Provinciale per lasciare direzione Fascismo Provincia On.le Starace, fino esaurimento elezioni ricostituzione Consigli Comunali e Provinciali ed esprimendo unanime plauso per rifiuto opposto da Direzione Partito ingresso On.le La Loggia stop Entrambe manifestazioni rispondono alto criterio interesse politico provincia e incontrano perciò mio pieno consenso. Ricostituzione normale rappresentanza provincia e rimanente diciotto comuni retti da Commissari potrebbe infatti aver luogo entro gennaio e febbraio prossimi essendosi oramai mercé validissimo contributo On.le Starace sistemata e chiarita situazione politica provincia ed è quindi opportuno che anche nel periodo conclusivo della situazione amministrativa non manchi prezioso concorso opera sua stop Ostilità poi così vibratamente espressa da tutti Segretari Politici dei Fasci riguardo On.le La Loggia avvalorano segnalazioni fatte a Vostra Eccellenza miei telegrammi 12 e 22 novembre n. 916 e 935 circa discredito cui detto Deputato è caduto questa provincia e conseguenze .... che deriverebbero da eventuale convalidazione sua elezione. Ossequi, prefetto Rivelli.» Il Galatioto che aveva retto il fascismo provinciale per vario tempo è orami alle corde. Ha un sapore patetico questa corrispondenza che il prefetto Rivelli ha col Ministero sulla definitiva scomparsa dalla scena politica del fascista della prima ora di Ravanusa. «Per doverosa notizia - esordisce un telegramma prefettizio del 17 novembre 1925 - pregiomi significare a codesto on. Ministero che ore 21,10 corrente in Ravanusa allo arrivo dell’Avv. Sillitti Alfredo e Cav. Gallo Vito quali designati per la reggenza di quel fascio, venne improvvisata imponente manifestazione da parte dei nuovi fascisti al grido di viva S.E. Mussolini. Il corteo si diresse sede fascio inneggiando agli ospiti suddetti, a S.E. Mussolini, all’on. Gangitano ed a tutti i deputati fascisti. Nella sede pronunciarono brevi discorsi occasione Avv. Stillitti, Cav. Gallo ed il Dott. Attanasio Salvatore, ringraziando i convenuti e innegiando alle glorie del fascismo e del suo Duce. Poco dopo corteo si sciolse senza nessun incidente.» Qualche giorno dopo, il 23 novembre, il prefetto s’interessa per l’ultima volta del Galatioto. «Ore 15,30 ieri - telegrafa - in Ravanusa Galatioto Girolamo ex segretario politico federazione provinciale fascista, Sindaco Vizzini ed altri deridevano aversari. Intervento funzionario sicurezza ivi in missione arma e militi nazionali furono allontanati. Contegno medesimi provocò risentimento popolazione e per subitanea reazione formossi imponente manifestazione che percorse vie principali inneggiando Re e Duce. Dopo brevi parole maggiori esponenti fascismo quel comune, dimostranti si diressero verso Municipio con intendimenti ostili quella amministrazione comunale; per opera però del funzionario sicurezza e della commissione reggenza nuovo fascio, manifestazione si sciolse senza incidenti. Per evitare turbamento ordine pubblico ho inviato colà 20 carabinieri rinforzo, giusta richiesta quel funzionario al quale ho rinnovato tassative energiche disposizioni procedere senza riguardo carico perturbatori ordine pubblico. Giacché poi permanenza a atteggiamento provocatori amministrazione comunale causa principale dell’agitazione che minaccia turbamento ordine pubblico e amministrazione stessa, è oramai divenuta invisa maggioranza popolazione, con decreto odierno ho sospeso per urgenti motivi di ordine pubblico consiglio inviando qual commissario prefettizio il commissario di P.S. Dr. Montalbano Edvige e riservomi proposta scioglimento.»

DICEVAMO IERI ... aggiungiamo oggi: Fazio Sindona ed io - EGO TE ABSOLVO

Se la ridda di sentenze degli austeri tribunali di Milano avverso Bankit e soprattutto ostili al grande governatore Antonio Fazio avevano lasciato perplessi (almeno noi addetti ai lavori); se un briciolo di resipiscenza c’era sembrato di cogliere nella decisione assolutoria della Corte di Appello meneghina, ora dobbiamo versare lagrime amare per una doppia censura della CASSAZIONE, dissolvente ogni fisionomia costituzionale del governatore della Banca d'Italia. Vecchio articolo 1 della legge bancaria del ‘36: "la raccolta del risparmio fra il pubblico sotto ogni forma e l'esercizio del credito sono FUNZIONI DI INTERESSE PUBBLICO .. " E per di pù "tali funzioni sono esercitate da Istituti di credito di diritto pubblico, da Banche di interesse nazionale, da Casse di Risparmio e da Istituti, Banche ed imprese private a tale fine autorizzati." Legge fascista si dirà: sì, certo ma per ermeneutica consolidata nella giurisprudenza e nella dottrina, quella legge è stata acquisita ed immessa nello spirito della nuova Repubblica Italiana democratica con il suggello dell'art.44 della Costituzione: intangibile quindi con ordinaria deregolamentazione. Succede che un D.LGS del 1993 spazza via ogni aspetto di superiore difesa pubblica del risparmio e l'art. 1 diventa una sequela retorica di vacue "definizioni". Che astuzia!! Il Governatore viene espunto da organo tutorio, ma anche di vigilanza attiva, di autorità di indirizzo del credito e del risparmio e resta solo come una sorta di amministratore delegato di comune azionaria a nome Banca d'Italia, salvaguardata ovviamente ogni prerogativa giuspubblicistica. Paradossalmente l'equivoco ex art. 10 in odore di stridore costituzionale viene anteposto di tre numeri e tale e quale risorge come ai tempi del fascismo: si salvaguarda quella specie di tribunale speciale che è l'attribuzione del giudizio di procedibilità penale al Governatore. Per vicende rimaste esemplari nella storia del mondo bancario italiano di questo dopoguerra, pur tuttavia quel potere là - pericoloso ed increscioso - si era ridotto ad un mero varco non ostativo per il passaggio alla giustizia ordinaria delle condotte antidoverose delle banche et similia. Sarà per effetto di queste follie legislative, sarà per altro, fatto sta che a Milano sede della più autorevole dottrina giuspubblicistica dell’ordinamento sezionale del credito a partire dal capo scuola Giovanni Pratis, si derubrica la figura a rilievo costituzionale del Governatore e lo si riduce a “vigile equidistante” della privatistica legge sull’OPA. Le funzioni giuspubblicistiche di vigilanza creditizia e di indirizzo della politica monetaria e creditizia cassate per sentenza pretorile, Speravamo in un ritorno al rigore dell’alta scuola di diritto costituzionale ed amministrativo italiana da parte della Cassazione. Nulla, il teorema Ichino ribadito, rimarcato, adottato. Così si costruisce un “misfatto” e lo si inquadra in un “fatto” onde applicare una “norma”, addirittura di grande dissolvenza penale. Noi speriamo che con la prossima legislatura, esaurita la rottamazione ove mi pare sono finiti tritati anche omonimi della magistratura milanese, si abbiano scienza e coscienza per restituire autonomia costituzionale alla Banca d’Italia e ripristinare la figura sovraordinata del Governatore della Banca d’Italia, specie per le gravosissime responsabilità in seno alla BCE.

FAZIO SINDONA ED IO Tutti e tre a recitare CONFITEOR


Marzo 2012, giorno 15. Ore 16,30 circa, luogo di fronte Palazzo Venezia Roma. Il mio amico dottor Angelo de Mattia mi mostra il n. 11 de “l’Espresso”. Notizie al fulmicotone alle pagine 63 e 64 (vedi a lato). Il titolo? allusivo! “Caro Regan – TUO SINDONA” non ho tempo per leggere, ho colloquio impegnativo. Come difendere Fazio che mai era stato mio governatore per mio prematuro esodo. Non lo amavo. Troppo cattolico per i miei gusti. L’avevo visto di mattina presto entrare nella chiesa d’ingresso a piazza San Silvestro. Quattro giovanotti in jeans, sonnolenti: erano di guardia del corpo. Tutti in chiesa. Il pio Antonio s’inginocchia, prega. Si alza, il suo prete confidente stava già nel confessionale. Il pio Antonio va a confessarsi. I quattro giovanottini in fondo alla chiesa decisamente si annoiano, ed hanno ancora sonno. Ritorno dopo il suo CONFITEOR; ancora in ginocchio a fare penitenza. Quanti Pater, Ave e Gloria? Quindi compuntamente va a farsi la comunione. Esce di chiesa, non ha macchina di servizio; a piedi per le scalinate a scavalco della galleria, quindi il transito di via Nazionale-angolo via Milano, e giù per il gran portone di via Nazionale 91. I militare in jeans sempre dietro. Non teme attentanti il religioso Fazio. Solo che gli attentati glieli stanno preparando spagnoli, francesi, un presidente don i baffi mi dice ora che dietro vi erano olandesi massoni di rito scozzese. Fonte: un tal Cossiga, convertitosi al governatore Fazio dopo una sua veemente rabbia per essere stato posposto ad Amato. Pietoso Fazio- attaccato da Dagospia – “ ma presidente, le pare?. Quello era posto non degno di Lei”. Cossiga si commosse, perdonò e passo in difesa dell’uomo dalle molteplici penne stilografiche nel taschino della sua sgraziata giacca. Cossiga però non c’era più quando una pasticciera di Milano ebbe a sentenziare: colpevole. E perché: “dalle conversazioni telefoniche intercettate e dalla prova logica, inducono a ritenere fondata l'ipotesi accusatoria che vede Fazio perdere il ruolo di vigile equidistanza per assumere consapevolmente quello di 'regista occulto' e di istigatore, determinato a perseguire - con ogni mezzo fraudolento e/o elusivo della normativa in tema di opa e di patti parasociali - il suo fine di mantenere saldo il principio dell'italianità della banca". Mi si accusa di innamorarmi dei perdenti e dei delinquenti. Sì, è vero: i perdenti suscitano in me l’irresistibile pietas inculcatami dalle orsoline della matrice di Racalmuto (brutte ma una era bellissima, mi smarrivo al pensiero che un angelo così bello potesse avere tra le le gambe una ferita tanto oscena); i delinquenti mi piacciono perché non possono non essere intelligenti, mentre tutti gli onesti (specie le oneste) sono di una noiosissima imbecillità. I manigoldi per gran parte della loro vita si riposano, i cretini mai. Quanta ragione aveva Pitigrilli. Una ulteriore prova? Leggete quello che questo pomeriggio scrivo nel mio blog CONTRA OMNIA RACALMUTO. Fu così che decisi di passare tra le fila dei difensori di Fazio; dissi quel che dissi e purtroppo fui facile profeta. Mi misero la museruola in attesa che Gerongi sgranasse il suo CONFITEOR che tutti i cattivi avrebbe dannato ed i buoni fatto assolvere. Il disastro lo si legge tra il 28 novembre ed il 5 dicembre del 2012. Poveri noi! Ma ritorniamo all’Espresso. A casa lessi e sogghignai leggendo l’ultimo stralcio di pag. 64: «Credo sia giunto il momento di dire le cose come stanno. Mio padre non è stato ucciso: si è suicidato: noi in famiglia non abbiamo mai avuto dubbi. Era depresso, fiaccato, senza più speranze. Sapeva come procurarsi il veleno e dove nasconderlo. E’ stato metodico, fino all’ultimo.» PAROLA DI FIGLIO: come dire NINO SINDONA. Se davvero fosse così io dovrei bruciare il mio apologo LA DONNA DEL MOSSAD. Non ci penso neppure. Certo ora è morto anche Enzo Biagi che le confidenze di Sindona le ebbe sino all’ultimo e di presenza. Avrebbe detto: ma va là: Sindona, depresso? Ma se era pronto a svuotare il sacco. Svanito sì, basito, incongruente. Me lo diceva un giornalista di color viola, prima che lo zittissi con un pervicacissimo silenzio per quasi un’ora al laghetto dell’Eur. E per non palesare con la mia lingua gesticolare guardai ostentatamente a sinistra mentre il desso stava a destra. Sono stato antesignano di D’Alema che se vi riceve – miracolo – resta seduto dietro la sua scrivania e picchietta tasti di computer per non guardarvi e non tradirsi in alcun modo: solo che il nervosismo è tanto che di tanto in tanto le gote gli si gonfiano peggio di Armistrong quando suonava la tromba. E sembra che quello che gli dici forse è atto a farlo vomitare. Piacevole questa storiellina del veleno furbissimamente ascoso. Mi pare di aver letto che ebbe a trattarsi di veleno fuori commercio: in dote pare di un solo servizio segreto estero. Non per nulla io titolo: LA DONNA DEL MOSSAD. E “la lettera inedita del banchiere siciliano al presidente USA”? Premetto che si trattava di un nutrito fascicolo. Mi dissero che vi trovavo albergo anch’io ma in termini negativi. Il mio ex compagno di liceo voleva a tutti i costi mostrarmelo e darmelo. Non ci fu verso. Un demone dell’inferno – penso Mammona –ebbe ad ispirarmi. Altrimenti il buon Imposimato chissà che mi avrebbe fatto il 17 marzo 1980. E quell’altra copia che pare davvero sia finita in mano di Sciascia, ad opera di un Mercurio racalmutese di nome Giuseppe finché andava a cercare di liberare il padre dalle carceri di San Francesco a Racalmuto, e divenuto più sinteticamente ed allusivo JOE in America. Falcone è morto per svelarci cosa veramente ebbe a pensare quando mise il Nostro sotto torchio. Ed anche il Nostro è morto. Storie varie volte da me accennate. Qualche volta le racconterò con maggiore puntiglio. Calogero Taverna N.B. Il corredo di oto in FB

giovedì 27 dicembre 2012

FOTO E PERCHE' in FB (a proposito di mons. Ficarra)


1.   Guarda un po' cosa sono riuscito a combinare: mi sono insinuato nel più rigido dei periodici cattolici dell'agrigentino: mi sono ficcato nel foglio del vescovo Ferraro che tanto benevolo non era certo con me, specie se sobillato dal prete ...


Inizio modulo




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Tina Ferlisi Non si legge....


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Carmelo Mulè da me si legge bene, rumutia un po',


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Tina Ferlisi No troppo piccolo, nemmeno zummando si legge


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Lillo Taverna Grazie Carmelo: forse non basta rumutiari. Sapessi quale è davvero la vicenda di Mons. Ficarra! Non ci azzeccano niente né le carte di Sciascia che invero dovrebbero stare alla FONDAZIONE SCIASCIA né le ciarlatanerie di un ex prete che si dilunga in un volume di circa 300 pagine. A Sciascia bastarono un centinaio di paginette per beccarsi addirittura una scomunica ipso facto. Giustamente se ne fregava e ci rideva anche sopra. Solo che se fosse morto qui a Roma i cardinali di Santa Roana Chiesa col c... che avrebbero fatto entrare il feretro all'analoga chiesa del Monte di Racalmuto. Ma padre Puma e ilvescovo di allora fecero finta di non sapere. Non avevano manco letto il libretto di Sciascia (o no?)-


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Lillo Taverna La signora Tina Ferlisi se ha voglia di addottorarsi si può recare ad Agrigento e sfogliare l'Amico del Popolo. Io a dire il vero non ho i dati del settimanale vescovile di allora. Meglio così, così gli ex preti possono continuare a dileggiare Sciascia.


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Tina Ferlisi Non mi sembra il caso di fare dell'ironia,signor Taverna,non posso recarmi ad Agrigento per addottorarmi,vivendo a circa 1500 km di distanza, avrei comunque gradito leggere l'articolo,non è colpa mia se qualcuno non Sa !Usare lo scanner !!!


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Lillo Taverna Non è colpa mia se si sta a millecinquecento chilometri; io sto a mille. Se non faccio ironia crepo specie se si pretende che a ottant'anni mi debba industriare a fare il grafico informatico. Le donne devono capire che se celiano legittimano la celia.


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Tina Ferlisi Ero e sono molto seria , non celio e pertanto non legittimo chi intende celiarmi, con tutto il rispetto per l'età avanzata.


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Lillo Taverna Con nessuno per le imberbe


o  

Lillo Taverna Carissimo Carmelo, non senza cruccio, mi chiedo perché natura (che non è né madre né matrigna) è così parsiminiosa nel fornire il senso del ridicolo alle donne. La questione che sollevo - e che tu sagacissimo politico hai subito colto - trascende le qu...Altro


o  

Carmelo Mulè Mi dispiace aver provocato questo scontro, ma assicuro che la mia amica Tina è persona molto seria e non poteva immaginare di scontrarsi con un tipo come Te. Dotto, ma scontroso all'eccesso, alle volte, persino banale.


o  

Lillo Taverna Sarò banale essendo un funtanaro, ma è certo che ci azzecco sempre quanto a fronte mi si contrappongono risibili osservazioni tipografiche. Perché mi basta un segno e so riconoscere intelligenze o cretinerie. Nota la mia introspezione ispettiva. Vedi Carmè, quel "banale" è ... banale. Te la potevi risparmiare!.


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1.   Guarda un po' cosa sono riuscito a combinare: mi sono insinuato nel più rigido dei periodici cattolici dell'agrigentino: mi sono ficcato nel foglio del vescovo Ferraro che tanto benevolo non era certo con me, specie se sobillato dal prete ...


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Tina Ferlisi Non si legge....


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Carmelo Mulè da me si legge bene, rumutia un po',


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Tina Ferlisi No troppo piccolo, nemmeno zummando si legge


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Lillo Taverna Grazie Carmelo: forse non basta rumutiari. Sapessi quale è davvero la vicenda di Mons. Ficarra! Non ci azzeccano niente né le carte di Sciascia che invero dovrebbero stare alla FONDAZIONE SCIASCIA né le ciarlatanerie di un ex prete che si dilunga in un volume di circa 300 pagine. A Sciascia bastarono un centinaio di paginette per beccarsi addirittura una scomunica ipso facto. Giustamente se ne fregava e ci rideva anche sopra. Solo che se fosse morto qui a Roma i cardinali di Santa Roana Chiesa col c... che avrebbero fatto entrare il feretro all'analoga chiesa del Monte di Racalmuto. Ma padre Puma e ilvescovo di allora fecero finta di non sapere. Non avevano manco letto il libretto di Sciascia (o no?)-


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Lillo Taverna La signora Tina Ferlisi se ha voglia di addottorarsi si può recare ad Agrigento e sfogliare l'Amico del Popolo. Io a dire il vero non ho i dati del settimanale vescovile di allora. Meglio così, così gli ex preti possono continuare a dileggiare Sciascia.


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Tina Ferlisi Non mi sembra il caso di fare dell'ironia,signor Taverna,non posso recarmi ad Agrigento per addottorarmi,vivendo a circa 1500 km di distanza, avrei comunque gradito leggere l'articolo,non è colpa mia se qualcuno non Sa !Usare lo scanner !!!


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Lillo Taverna Non è colpa mia se si sta a millecinquecento chilometri; io sto a mille. Se non faccio ironia crepo specie se si pretende che a ottant'anni mi debba industriare a fare il grafico informatico. Le donne devono capire che se celiano legittimano la celia.


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Tina Ferlisi Ero e sono molto seria , non celio e pertanto non legittimo chi intende celiarmi, con tutto il rispetto per l'età avanzata.


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Lillo Taverna Con nessuno per le imberbe


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Lillo Taverna Carissimo Carmelo, non senza cruccio, mi chiedo perché natura (che non è né madre né matrigna) è così parsiminiosa nel fornire il senso del ridicolo alle donne. La questione che sollevo - e che tu sagacissimo politico hai subito colto - trascende le qu...Altro


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Carmelo Mulè Mi dispiace aver provocato questo scontro, ma assicuro che la mia amica Tina è persona molto seria e non poteva immaginare di scontrarsi con un tipo come Te. Dotto, ma scontroso all'eccesso, alle volte, persino banale.


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Lillo Taverna Sarò banale essendo un funtanaro, ma è certo che ci azzecco sempre quanto a fronte mi si contrappongono risibili osservazioni tipografiche. Perché mi basta un segno e so riconoscere intelligenze o cretinerie. Nota la mia introspezione ispettiva. Vedi Carmè, quel "banale" è ... banale. Te la potevi risparmiare!.