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venerdì 11 gennaio 2013

Ecco un commento che ho cercato di inviare a Regalpetra Libera, ma non so se ci sono riuscito.


Dal succedersi dei precedenti pregevoli interventi mi pare però che non sia ancora molto chiaro questo disastro tassaiolo per l’INDEBITO recupero di un’imposta che impropriamente si chiama TARSU. Quando il Comune trasla – perché sotto minaccia di commissariamento – il SERVIZIO ad un’azionaria cui  potrà partecipare magari come socio con prospettive di incarichi remunerati, esce dalle strette regole dell’ordinamento tributario della finanza locale per potere operare con le ampie libertà di una normale società di capitale di natura PRIVATISTICA. Quando l’avvenente signora concedeva un’intervista ad un valido giornalista locale poteva far scattare il suo cache  a tanti zeri, per le godurie accordate nel 2002 dalla riforma del diritto societario regalataci dal duo Berlusconi- Castelli; già, era bello potere avere scranni nel CdA con le modifiche del 2389 c.c. e dato un calcio al culo ad un comma del 2630 c.c. Se ero io ad intervistarla, quell’avvenente signora, le avrei chiesto a quanto ascendeva il suo EMOLUMENTO e perché mai dovevo sostenerlo io che avevo magari ereditato un bagliu a li Pantaeddi e a richiesta (potrei provarlo) di chiarimenti con l’ufficio tributi di Racalmuto – ammesso che riuscivo a farmi ricevere in alto loco – mi si rassicurava che case di campagna e piani  terra non erano soggetti a tassa sulla monnezza (per ovvie ragioni oltre che per pronunciamenti unanimi dei nostri baldi amministratori comunali) così come le ubertose terre della Menta o della Noce erano esenti da imposte per avere carpito una certa estensione di un provvedimento voluto da un tale Bonomi della Coldiretti  a solo vantaggio delle terre montane.

Io tranquillo me ne tornavo a Roma. Povero me! Oggi vengo dichiarato EVASORE dal Dirigente dell’Ufficio Tributi di Racalmuto; non avrei diritto alle decurtazioni pur previste dal regolamento del 1995 (che soggiungo non c’entra più un cavolo) e attesa la mia malafede debbo sopportare anche le penalità di legge (quale legge, bohh!: ma, intanto paga). Per giunta sarei un evasore dal 1995 secondo questo loro dire, ma l’ufficio dormiva; si sveglia il 31 dicembre del 2012 e non avendo più tempo non fa alcun contraddittorio di legge, semplicemente afferma di avere operato un ACCERTAMENTO (quando, come con chi?  Omissione di atti di ufficio? Abuso di potere? Boh!) e scarica sull’ufficio postale per farsi timbrare in fretta e furia  sotto la data del 31 dicembre del 2012 pare tremila cartelle esattoriali. Ora quell’ufficio ha un anno di tempo per ripetere l’operazione per il 2007, due per il 2008, tre per il 2009, quattro per il 2010, cinque per il 2011 e sei per il 2012.

Qui non si tratta di cercare un avvocato – in questo campo non li trovi manco se li cerchi con il lanternino. Parola di Calogero Taverna, già super ispettore del SECIT di Franco Reviglio, quello buono!

Qui si tratta di fare una valida ed efficace DIFESA CIVICA. I partiti? buoni quelli!: in questo momento tremano per paura che i loro eletti al Comune possano subire le mannaie della Corte dei Conti; noi poveri blogger non abbiamo né competenza, né autorevolezza; quelli del Web debbono tenersi buone le fonti governative: diversamente non avrebbero più interviste autorevoli in esclusiva. Allora? Di proposte ne faccio in un mio blog. Potremmo una volta tanto stare uniti, senza baruffe chiazzotte?

 Calogero Taverna

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