Il professor Di Grado buttando quel suo grosso macigno in uno
stagno della cultura economico-politica mi ha costretto a pensare ed a
ripensare. Con un certo sconcerto. S’intende come può riaffiorare ad ottant’anni quando inevitabilmente si è cinici per
ragioni di sopravvivenza. Sciascia diede del cinico ad Andreotti ma finirono
con l’apprezzarsi vicendevolmente appena furono in consuetudine parlamentare,
quando si ritrovarono entrambi a modo
loro in veste di manager.
Capitani di industria …. Banchieri di stato, vediamo un po’.
Si piccano di essere al top del management Rammento quando questo bruttissimo
termine sbaragliò il tetro parterre di palazzo Kock a Roma con la mania del “privato è bello” e solo e soltanto,
le banche, dovevano operare con i parametri aziendalistici. Risultato? Ecco
oggi MPS.
Gianni Agnelli, da una parte … Carli dall’altra abbandonarono
gli arcigni frak di un tempo, la primavera francese faceva la seconda
rivoluzione culturale, Marcuse spalleggiava movimenti di sfrenata
irrequietezza. Non più padroni, non più capitani, da una parte; non più
parsimoniosi governatori della moneta alla Einaudi, alla Menichella dall’altra …
ma manager dall’una e dall’altra parte. Poi non più I Valletta di turno, semmai
gli scialbi Romiti ed anche Elkan; ma
ecco Sergio Marchionne: grande manager. Sconsiglierei il Prof. Di Grado di
tentare di dargli un pugno sul viso … non foss’altro per stazza fisica. L’altro
versante, quello di via Nazionale 91 (ai miei tempi strillavo nelle adunate
sindacali: ricordatevi che il capitale – quello di Karl Marx - ha in Italia la
sua sede sociale in via Nazionale 91), dopo, l’illuminato Principe , il manager
Carli, l’impallinamento da parte di Andreotti del futuro grande manager
Sarcinelli e quindi il declino dei tempi dei mediocri manager di Stato Baffi,
Ciampi, Fazio e l’americanino Draghi. Glieli darei a questi il pugno in viso
del prof. Di Grado? Francamente, sì ( se ne avessi però la stazza fisica). Oggi
però comincio a ben sperare con il compagno Ignazio Visco.
In questa accolta di alti ingegni mi piacerebbe che il dibattito fosse meno
epidermico. Si pensi – tanto per continuare nella celia – che per un biennio (1966-1958)
frequentai lo spagnoleggiante caffè Hirrera in quel di Messina, dovevo ancora
vigilare sui fondi per la ricostruzione del Terremoto del 1908 e mi pare che
ancor oggi si continua; dovevo trimestralmente relazionare a Roma sulla
costruzione del ponte di Messina (e mi pare che ancor oggi si continua); dovevo
vigilare su una banca, una delle due banche con sede sociale in Messina, la Banca di
Messina, ma oggi nessuno più la vigila perché non c’è più, e neanche l’altra.
Difetto di manager e di management, forse il tiaso di dieci preti intelligenti
(Sciascia disse che nella sua vita aveva incontrato solo un prete intelligente,
Mons. Ficarra che guarda caso fu defenestrato da Patti) ed una ex colf del
Nord, non è bastevole. Forse necessitano manager.
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