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martedì 12 febbraio 2013

ESTEROFILIA IN REGALPETRA.SIAMO ANCHE BIZANTINI

 
 

Questa è foto che nessun racalmutese ha mai pubblicato.
I cultori dell'oleografica Racalmuto da divulgare in cartilina credo che neanche si sognano di cosa si si tratta e dell'importanza arheologica che ha. Tomba bizantina per me, nessuna ancora l'ha scovata, forse il dottor Giovanni Salvo, che stuzzicato qui potrà meglio riprodurla e chiosarla. Sui Biantini a Racalmuto poco si sa ma qualcosa si sa. Recenti tesi e coinvolgimenti delle accademie francesi stanno dirandando nubi storiche ed anche archeologiche, persino numismatiche.
Tempo fa scrissi quello che qui riporto. Alre ricerche sono seguite, altre pubblicazioni debbo pur farle (ma con quali soldi?).  L'ufficio volpino di Rcalmuto non mi ama, foraggia solo esamgui scultori dell'alabastrino venuti da lontano. Esterofilia in REGALPETRA. 
 
 
 
IL TEMPO DEI BIZANTINI

 

 

Attorno al VI secolo d.C. a Racalmuto si ebbe un discreto diffondersi della civiltà bizantina: ne è probante testimonianza il tesoretto di monete studiato dal Guillou. Aspetto singolare è il luogo del ritrovamento delle monete, dietro la Stazione Ferroviaria, in contrada Montagna. Ciò fa pensare che la zona fosse tutt’altro che disabitata. E dire che il centro abitativo più intenso era piuttosto lontano, ad un paio di chilometri circa, attorno alle Grotticelle.

Per Biagio Pace le Grotticelle erano un ipogeo cristiano. I Bizantini racalmutesi, ormai decisamente convertitisi al cristanesimo e sicuramente grecofoni (il fondo di lucerne del tempo colà rinvenute portano marchi in greco), curavano la loro cristiana sepoltura ed è un peccato che vandali locali abbiano frugato all’interno di quelle tombe, distruggendo un patrimonio archeologico che avrebbe avuto un’incommensurabile portata storica.  Ma la zona resta pur sempre ricca di reperti e saranno gli scavi futuri a fornire materiale esplicativo di quel periodo storico, oggi affidato solo alle fantasie degli eruditi locali. (Invero neppure il Guillou è esaustivo ed il competente Griffo retrocede la datazione delle monete al V secolo: cosa inverosimile se le effigie degli imperatori bizantini sono di Tiberio II ed Eracleone, di oltre un secolo posteriori)

A seguito di una scoperta archeologica del 1990 in contrada Grotticelli le pubbliche autorità si sono per il momento limitate ad imporre un vincolo sul territorio interessato. Nel decreto della Regione Siciliana del 10 luglio 1991 viene sottolineata «la notevole importanza archeologica della zona denominata Grotticelle nel territorio di Racalmuto interessata da stanziamenti umani di epoca ellenistica-romano-imperiale, costituita da ingrottamenti artificiali ad arcosolio e da strutture murarie abitative affioranti». Non viene precisato altro. Tanto comunque è sufficiente a comprovare un più o meno vasto insediamento in quella zona a partire da un’epoca che per quello che abbiamo detto prima può farsi risalire ai tempi della caduta dell’impero romano.

L “ipogeo cristiano” di Biagio Pace si troverebbe in «quell'abitato prearabo che fa postulare il nome di Racalmuto». Nostre personali ricerche  ci fanno pensare che l’abbaglio del grande archeologo poggerebbe su questo passo del Tinebra Martorana: «..alla contrada Grutticeddi esiste un poggetto di masso scavato in una grotta; da molti mi fu assicurato che in quella grotta furono rinvenuti dei sepolcri scavati nel masso con resti di ossa». Da qui - ad esser franchi - all'ipogeo cristiano ce ne corre. Una ipotesi dunque, ma tutt'altro che inattendibile come i recenti ritrovamenti nei dintorni sembrano comprovare. Di certo sappiamo che le Grotticelle erano una plaga abitata anche al tempo dei bizantini. Grotticelle e dintorni poterono dunque essere fattorie o pertinenze di 'massae'  soggette al papa Gregorio nel VI secolo o alla chiesa di Ravenna oppure costituire beni propri della corte di Bisanzio.  Sulla scia di autorevoli storici è pur congetturabile una sorta di continuità tra l'assetto agrario dell'epoca bizantina e quella della Sicilia post-araba. La frattura saracena a Racalmuto, come altrove, fu profonda ma non invalicabile.

L'ultimo reperto relativo a Racalmuto pre-arabo resta, tuttavia, il cennato ripostiglio di aurei imperiali (oltre duecento) rinvenuto casualmente in contrada Montagna. Sul ritrovamento delle monete a Racalmuto,  ho sentito varie versioni pittoresche sin dalla prima infanzia: lavori di scasso per l'impianto di una vigna; scoperta del tesoro da parte di operai, tra i quali un contadino di non eccelse capacità intellettuali; rapacità del padrone del fondo; imprevista denuncia del minorato; intervento dei carabinieri e sequestro delle monete finite al Museo di Agrigento. A quel ripostiglio si riferisce André Guillou, secondo il quale è da collocare nei secoli VII-VIII il «numero notevole di tesori di monete ... dispersi nell'isola», tra i quali le monete di Racalmuto costituite da «205 pezzi, riferentisi a Tiberio  II - Héracleonas». Quelle monete sono oggi custodite in una sala sempre chiusa del  Museo Agrigento,  quasi a simbolo del pubblico oscuramento della nostra antica storia locale. Se non fosse stato per il francese Guillou, le ultime vicende bizantine di Racalmuto sarebbero finite nell'oblio o inficiate da errori di datazione.

 

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