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Affrontare, spiegare.
Fare il proprio lavoro oggi è estremamente difficile.
Strano ed umano tutto questo
E’ questa sempre una ricerca di se stessi attraverso stilemi
o anche simboli del nostro tempo; quasi fossero sempre ideogrammi posti in proposito
di essere emblemi che ognuno crea per sua immagine, a sua similitudine. Questo,
forse per capirsi o, per farsi capire di più, anche se in fondo questo è UN SUO
“ gergo “ inteso per essere, esplicazione di ciò che si ha dentro. E’ quello
che si vuole esporre per proporre in maniera di rendere proprio ad ognuno il
suo pensiero.
Pensiero e forma come conseguenza di qualche cosa di
personale che stia al di la di concetti che, diciamo un po’ bene fra noi, sono
ormai consunti, triti, tristi. Questo modo di essere che muove entro
concettuazioni attuali fatte da oscuri letterati angolati su impossibili
ricerche non litoranee e, in fondo in fondo, inavvicinabili per i loro
“concettiformi” pensieri elucubrati in momenti tristi odi sole acceso
perpendicolare – pur di essere fuori da consuetudini, ma entro a norme ormai
ben precise di onanismo in biaanco iride, acceso da cupidigia di pensiero per
il possesso di “ beni “ che fuggono.
Il rincorrersi in fondo è un modo ela pittura ne è in
conseguenza la eterna palestra in cui le vittime, da sempre, sono gli autori,
inconsapevoli, essi si affannano entro lì astratto giro dei non impegnati, nel
vuoto di parole che è sempre il non senso del “vuoto ombra” o del –sole rosa- spazio e azione in un contesto assurdo e quanto mai sporadico
fatto di individui che partecipano solidali solo con se stessi entro uno spazio
imbecille carico di sofismi (ohimé) non più letterali ne polemici, ma solo
rinunciatari.
Ne consegue che chi con il suo lavoro non sa inserirsi in
tutto ciò, occiamente, si pone fuori dal suo tempo. Però, dai tanti esclusi
contro i pochi eletti, cercheremo di ricavarne quel tanto, che in parte ci
appartiene non fosse altro che per la fiducia riposta su un serio lavoro di
chi, seguendo nel suo essere logico, il tempo e le mode che ne conseguono si
propone in soluzioni più ovvie e fa parte di esse. In questa linea di vita nel
suo modo di percorrerla facendo pittura, BRUNO AGATO ci propone le sue ultime
cose. E’ pittura che non muove da empirismi critici o letterari, ma invita alla
contemplazione, indicando al pensiero di chi guarda remote forme che per forza
di colore si identificano in oggetti; essi formani il quadro in quella sola
calma atmosfera di chi persegue in un
linguaggio comune agli altri, l’unica
linea chiara per una ampia comprensione.
Anche uscendo da un linguaggio comune, farsi capire dai più
come oltre a che far pittura fosse un
messaggio interiore per un suo preciso scopo: queste sue ultime cose denunciano
chiaramente questa sua volontà e i suoi non pochi punti raggiunti
Venezia, settembre 1976
Mario ABIS
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