Una gentile signora reputa e scrive che io me ne stia da mane a sera davanti ad uno specchio in autocontemplazione della mia superna superiorità in astio con i mediocri della pittura. Invero non amo che è intento a propinarci sgorbi letterari poetici musicali pittorici e scultorei: non amo la mediocrità e per me è anche mediocre chi si cimenta con la natura nel copiare vezzosi fiorellin del prato. Esalto me, tento di sminuire gli altri e finisco per sminuire me? Simpatica girandola di una logica di un'alta sentimentalità femminea. Non sono scrittore (questa mia lingua l'ho rabberciata per far carriera in Banca d'Italia: non potevo certo usare la lingua gesticolare della mia terra d'origine. Di poesie non ho mai scritte (meno una sola a 17 anni alle prese con un platonico sentimento verso una quasi bimba dagli occhi cerulei e dalla chioma dorata, uno sgorbio vulgo sciocco archiviato senza appello); in musica sono stonato ma non amo le canzonette; in pittura sono daltonico e non risco a tracciare neppure un'asta decente. Mi sono autorimpicciolito sino all'estremo dunque.
Ma per fortuna a qualcosa di nobile e degno talora mi dedico come a questa dissennata ma umanissima amicizia con un ergastolano che non ho visto in faccia neppure una volta nella mia lunga vita.
Io non ho abbandonato Alfredo Sole, scrivevo un paio di setimane fa. A modo mio - qualche poco gentile signora mi dà del vanesio dispregiatore della grandezza (supposta) altrui, ma ad ottant'anni francamente me ne fotto - cercavo di spronare gli immemori Camilleri Adragna Tanu Savatteri Scimè ed altri a darsi da fare dopo il pirotecnico ma effimero interessamento per questo ergastalonao ostativo di nome Alfredo Sole da Racalmuto,
Se il silenzio si addice ad Elettra, figuriamoci a loro.
Segnalavo le mie rampogne ad Alfredo ed ecco la sua risposta.
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La risposta
Sì, caro Lillo, non hai mollato l’ergastolano, anzi, la nostra amicizia diventa sempre più solida.
Quanto al computer, a quel “stiamo provvedendo”, nel tuo scritto lo hai ritmato così bene da rendere palpabile la loro volontà, ormai non più così latente di non attivare mai la saletta per i computer. Facciamo il punto: a dicembre portarono nella saletta due armadietti di metallo. Dopo cinque mesi appesero al muro un armadietto di legno (10 giorni fa). Significa che per attaccarne un altro passeranno almeno altri cinque mesi. Per completarla con so se basteranno i dieci anni di cui tu parli. La verità è che non c’è nessuna intenzione costruttiva per noi. Se si trattasse di togliere lo farebbero in giornata, ma la filosofia del dare trova molti ostacoli, specie in chi trova soddisfazione solo nel togliere.
Riuscirò mai a scrivere la mia tesi? Non lo so, intanto penso a dare quest’altra materia avvicinandomi sempre di più alla fine degli studi, magari sperando che nel frattempo chissà, un colpo di fortuna mi porti in un altro carcere dove le sorti di uno studente siano migliori. Nel frattempo continuiamo a ridere (non tanto) di questo seguito kafkiano.
Ciao un abbraccio.
Alfredo
Quanto al computer, a quel “stiamo provvedendo”, nel tuo scritto lo hai ritmato così bene da rendere palpabile la loro volontà, ormai non più così latente di non attivare mai la saletta per i computer. Facciamo il punto: a dicembre portarono nella saletta due armadietti di metallo. Dopo cinque mesi appesero al muro un armadietto di legno (10 giorni fa). Significa che per attaccarne un altro passeranno almeno altri cinque mesi. Per completarla con so se basteranno i dieci anni di cui tu parli. La verità è che non c’è nessuna intenzione costruttiva per noi. Se si trattasse di togliere lo farebbero in giornata, ma la filosofia del dare trova molti ostacoli, specie in chi trova soddisfazione solo nel togliere.
Riuscirò mai a scrivere la mia tesi? Non lo so, intanto penso a dare quest’altra materia avvicinandomi sempre di più alla fine degli studi, magari sperando che nel frattempo chissà, un colpo di fortuna mi porti in un altro carcere dove le sorti di uno studente siano migliori. Nel frattempo continuiamo a ridere (non tanto) di questo seguito kafkiano.
Ciao un abbraccio.
Alfredo
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