Profilo

lunedì 15 luglio 2013

Castronovo vuole la nostra Madonna del Monte

Il sommo genio mio compaesano Leonardo Sciascia, ancora piuttosto giovane e fidandosi di un giovane aspirante medico di fine Ottocento, così continua nel suo chiosare la grande festa paesana della Madonna del  Monte: "Con questa festa rissosa, che certo piacerebbe a Hemingway, i regalpetresi celebrano un miracolo  di cui fanno fede antiche cronache. Correva l'anno 1503, ed era signore di Regalpetra Ercole del Carretto, quando in un pomeriggio pieno di sole e polvere fece sosta davanti alla chiesa di Santa Lucia, dove era una fontana, il nobile catronovese Eugenio Gioeni." Mai tante inesattezze storiche si sono affastellate in così poche righe di uno dei nostri massimi scrittori. Nell'anno 1503 nessun Ercole del Carretto signoreggiava in quel di Racalmuto, che poi sarebbe la Regalpetra vera, e nessuno castronovese Eugenio Gioeni contava fra la sua nobiltà Castronovo. Che in un pomeriggio di sole e di polvere potesse maturare un bel miracolo transeat: la fede spacca le pietre; ma che ci fosse una chiesetta intitolata a Santa Lucia nei pressi dell'attuale chiesa del monte le mie certosine indagini d'archivio lo escludono categoricamente. Manco gli attuali geologi capaci di inventarsi l'acqua là dove manco ci piove potrebbero comprovare che in quel pietroso cocuzzolo vi fosse fontana alcuna; bisogna scendere per centinaia di metri per trovare qualcosa in contrada Fontis.
Sciascia non possedeva poi "antiche cronache": solo un libricino colmo di falsi toscanismi risalente al 20 giugno 1848: un'altra più antica cronaca invero esiste, è del 1764 di un tal padre Catalanotto; ma quella se mi permettete l'ha rivenuta mio fratello una decina di anni fa nella soffitta della vecchia casa della moglie, ca che si fa risalire al celebrato canonico racalmutese Mantione. Sciascia era già morto da una decina di anni. Se falsari del luogo fanno passare la disponibilità della vecchia cronaca da un ingegnere all'altro, ciò la dice lunga su quello che chiamano il paese della ragione.
Lasciamo stare la vicenda del miracolo, ché porta iella: una decina di storici e religiosi che se ne sono occupati sono finiti morti stecchiti o per cancro o per morte repentina. Ci fermiamo sul fatto che Sciascia non ben comprende "perché al Del Carretto, perché tra i regalpetresi la Madonna ha voluto fermarsi, la popolazione di Castronovo essendo in egual  misura fatta di uomini onesti e di delinquenti, di intelligenti e di imbecilli."
Osservazione, diciamolo, più che pertinente. Sarà per questo sarà per altro, fatto sta che quelli di Castronovo ci hanno sempre snobbato: Avran detto: vi siete inventata questa favoletta contro di noi; fate pure noi abbiamo ben altre e più avventi Madonne.
Secondo una mia modesta ipotesi, tutto si lega alla fantasia di un frate agostiniano che collegò un fatto di sangue di un discolo Del Carretto di ramo collaterale in quel di Castronovo. Cosa però che successe un secolo dopo quell'inventato 1503. Per tutto il Cinquecento, come già scrisse, vi fu solo devozione per una "imago miracolosissima."
Di questi tempi noi siciliani ci teniamo a fraternizzare e così l'altra sera venne addirittura il sindaco di Castronovo per dirci che in fondo non se la prendeva tanto, bastava che noi restituissimo la "imago miracolosissima", Mi sembra il fatto narrato da Cicerone a proposito di Verre che di notte andò a papparsi la bella statua di bronzo in quel della Valle dei Templi.
Era celia ovviamente; solo che un erudito del luogo si incazzò e gridò la sua rabbia dicendo che la pace si era già consumata (ma tra arcipreti) non so quante decina di anni fa. Per fortuna i nostri commissari straordinari di straordinario non ne fanno, non mi risultano presenti altrimenti come per Scimè e Guagliano una delibera per denuncia a pagamento contro un disturbatore di pubblica manifestazione addirittura religiosa ci scappava, E così mi sarebbe toccato fare una nota di solidarietà.

Nessun commento:

Posta un commento