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lunedì 18 marzo 2013
domenica 17 marzo 2013
Per un degno addio. Passo a PRO OMNIA
Adesso dico la cazzata del secolo. . Ma, sarà mica che una volta le rivoluzioni accadevano quando il popolo tutto, era saturo di oppressioni che lo costringevano alla fame mentre oggi, il popolo e' frammentato da persone che stanno bene e persone che stanno male quindi, non unito in effetti ? Unito solo in parole trite e ritrite che danno luogo a lungaggini politiche che, senza fretta, e con finto atteggiamento diplomatico, propinano ai più deboli l'illusione di una rapida ascesa? Oh mio dio Scusatemi tanto..
- A 5 persone piace questo elemento.
- Fabio Privitera occorre aver fame... e... a dispetto di quanto si possa dire e circolare... il popolo ha ancora troppo stomaco pieno.
- Calogero Taverna No! Solo dici cose improprie, luoghi comuni. Tu sai che ti voglio bene anzi molto di più e che è soo per paura di venore frainteso che faccio l'arido, l'arido di cuore. Se parlo con i salesiani è un< cosa. Mi diverto e faccio male. Siccome non credo in Dio me ne fotto. Se parlo con una bella donna come tè, insorge in meil terrore della donnache è innato in noi della >
- Calogero Taverna Magna Grecia approdati su certe coste del mare Africano (Mediterraneo). Sono greco, di DNA speciale come scrissi aliunde. POLITICA è termine tutto nostro (Aristotele, Platon etc.) e voi siate troppo nordici per capire. Credo che tu sia longobarda. Certo Bisanzio dimorò e influenzo la tua terra. Ma tese al bizantinismo; insomma a ciarlaremenre Bisanzio bruciava. Dovresti essere manco emiliana, addirittura romagnola. Romagna terra mia, cantate allegramene, mi pare. Fai tanto la misteriosa e quindi posso prendere degi abbagli.
- Calogero Taverna Sai bene che non sono modesto. Fingo. Metto tutti alla prova e dopo due o tre colpi mortali pochissimi sopravvivono. Alla faccia della modestia, dirai. Alla faccia della modestia, dico. La modestia o come piace dire ad una mia interlocutrice romana laureata, l'umiltà sono entrambe, comuqnue le si intendono ilchiedere misericordia da perte dei mediocri.Io sarò tutto, giammai mediocre. E tu che sei tutt'altro che mediocre ( sei tra l'altro anche una grande gn.. nome la sento di dire la parola giusta, ma hai capito) tela ridi con me della modetia (che dovevano averle bambine dalle monache, non dovevano mostrare le bambette .. al massimo pronube di quelle carezze che a tuo avviso si possono fare se si sanno carezzare le calze. Volevo scriverti che le carezze devono andare ben oltre, verso altri lidi ed i maschi se imparano imparano quando è troppo tardi).
- Calogero Taverna Torniamo alla politica. La politica è l'arte del buon governo, Il buon governo non si predica si realizza.Ogni empo esprime i politici giusti, adeguati alla bisogna. Non ci sono politici bravi e politici cattivi. C'è l'intellettuale collettivo che demo...Altro
- Calogero Taverna Noi italiani da quelche secolo di filosofi veri ce ne abbiamo pochini. Togli Vconel Settecento e Rosmini (chi lo conose?ed è grandissimo) e ti trovi con cacciari o certi logofoni in nero delle televisioni berlusconiani.Da un po' di tempo si atteggia a filosofo persino sgarbi. ma vada a chiavare e na mettere incinte troppe donne.
- Calogero Taverna Due capisaldi: Marx sostanzialmente ci insegna che il cpitalismo nn mette su tappeto alcun problema se non ha in tasca la soluzione. Certo la soluzione che fa comodo al capitalismo, ma sempre soluzione è. Io odio, per prevenzione ideologica, il capital...Altro
- Calogero Taverna Altro capisaldo: Vico, napoletano, pensa ad una storia fatta di corsi e ricorsi, Sì, vero. Ma sono corsi e ricorsi non rietitivi, avvengono luna una sorta di spirale elicoidale ed è certo che il punto più basso ella nuovo giro di boa è più alto del pun...Altro
iL CICOLANO
Occupavano
l'estensione superiori delle valli del fiume Anio (Aniene), affluente
del Tevere, Tolenus
(Turano), Himella
(Imele) e Saltus
(Salto),
che scorrono verso nord e confluiscono nel fiume Nera.
Il loro centro principale sarebbe stato conquistato una prima volta dai Romani
verso il 484
a.C. [1] e di nuovo circa novanta anni più
tardi [2], ma non furono sottomessi
definitivamente che alla fine della Seconda guerra sannitica [3], quando sembra che
abbiano ricevuto una forma limitata di libertà [4].
Tutto ciò
che sappiamo della loro successiva situazione politica è che dopo la guerra
sociale le popolazioni di Nersae (quest'ultima oggi nel comune di Pescorocchiano)
sembrano unite in una res publica Aequiculorum, che era un municipium
di tipo ordinario [5] insieme a Cliternia
(probabilmente oggi Petrella Salto). Le colonie latine di Alba Fucens
(304 a.C.)
e Carsoli
(298 a.C.)
dovevano aver diffuso l'uso del Latino
(o di una variante di esso) per tutto il distretto. Il territorio era
attraversato dall'itinerario verso Lucera e
l'Italia meridionale (via Valeria). Sicuro insediamento di questo popolo fu
anche un villaggio dove oggi sorge Marano Equo,
situato nella valle
dell'Aniene, nel cui territorio sono presenti, delle sorgenti di acque
minerali di 7 tipi diversi, di eccezionale qualità; altra città ricondotta agli
Equi è Tora.
Il sito archeologico della colonia
latina di Alba Fucens in territorio equo.
Della lingua
parlata dagli Equi prima della conquista romana non abbiamo notizie: poiché le
popolazioni confinanti dei Marsi, che vivevano subito ad est, e degli Ernici, loro vicini
a sud-ovest, erano di sicura etnia osco-umbra,
si può ipotizzare che anche gli Equi facesso parte dello stesso ceppo.
Alla loro lingua
originaria doveva appartenere il nome stesso della popolazione, ricordato come Aequi
o Aequiculi (con la "i" lunga)[6]. In particolare la forma più
lunga del loro nome sembrerebbe collegata ad un locativo
derivante dal termine aequum (con il significato di
"pianura"), indicando quindi gli "abitanti della pianura":
in epoca storica tuttavia furono stanziati in un territorio prevalentemente
collinoso.
La presenza
della "q" nel nome potrebbe derivare da una "q" indoeuropea: in questo caso si confermerebbe l'appartenenza
al gruppo latino, che conserva infatti la "q" indoeuropea originaria,
mentre questa diviene una "p" nei dialetti volsci umbri e sanniti (il
latino quis corrisponde all'umbro-volsco pis). La "q"
del nome potrebbe tuttavia derivare anche da un originario termine indoeuropeo
con "k" + "u" (come nel latino equus, corrispondente
all'umbro-volsco ekvo). L'aggettivo derivativo Aequicus potrebbe
indicare una parentela con i Volsci o i Sabini, ma il
termine non sembra essere mai stato usato come un reale etnico.
Per approfondire, vedi la voce Res publica Aequiculorum.
|
Panoramica del Cicolano
Alla fine
del periodo repubblicano gli Equi appaiono, sotto il nome di Aequiculi o
di Aequicoli, organizzati come un municipium, il cui territorio
sembra che abbia compreso la parte superiore della valle del Salto,
ancora conosciuta come Cicolano. È probabile, tuttavia, che abbiano continuato a
vivere nei loro villaggi come prima. Di questi Nersae presso
Nesce, una frazione di Pescorocchiano, era il più considerevole. Le mura
poligonali che esistono in considerevole quantità nel distretto,
rappresentano una notevole testimonianza della loro cultura.
- ^ Diodoro
Siculo XI 40
- ^ Diodoro
Siculo XIV 106
- ^ Livio IX 45 e Diodoro
Siculo XX 101
- ^ Cicerone Off.
I, 35
- ^ CIL IX p. 388
- ^ Virgilio, Aen. VII. 744
- Il Cicolano, gli
Equicoli ed il tumulo di Corvaro Il Tumulo monumentale di Corvaro.
- Il Tumulo degli Equicoli rinvenimenti
località Montariolo nella piana di Corvaro.
- Acheologia
Lazio: gli Equicoli insediamenti umani nel Cicolano.
- Rivista
trimestrale di studi, ricerche ed indagini storico - culturali sul
territorio degli Equi Con diversi articoli su questo popolo.
ARCHEOLOGIA:
GLI EQUICOLI I GUERRIERI DELLA MONTAGNA
sul sito WWW.RISERVADUCHESSA.IT
·
L'opera
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Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta
senza consenso scritto della SBAL
© 2004 Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
A cura di
Progetto e coordinamento
scientifico
Giovanna Alvino
Testi
Giovanna Alvino, Alessandro De Luigi, Francesca Marzilli
Documentazione Fotografica
Archivio Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Giovanna Alvino, Quirino Berti
Archivio Museo Preistorico e Etnografico "L. Pigorini"
Giorgio Bronchi
Alessandro De Luigi, Mario Letizia, Francesca Marzilli,
Fabio Sebasti, Federico Tron
Documentazione Grafica
Archivio Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Giulio Carconi, Francesco Graziani
Elisabetta Borgia, Enzo Di Marco, Giuseppe Grossi
Ricostruzione Grafica del Tumulo
Ruggero Morichi, Rosario Paone
Si ringraziano per la preziosa collaborazione prestata
Pietro Di Croce (SBAL), Il personale della Settima Comunità Montana,
Il personale della Riserva Naturale Parziale "Montagne della Duchessa"
Realizzazione Pannelli
Quirino Berti (SBAL)
Stampa Pannelli
M.E.C.A.P.
La pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo
dell'Amministrazione Comunale di Borgorose
Foto e testi
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta senza consenso
scritto della SBAL
Giovanna Alvino
Testi
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Il personale della Riserva Naturale Parziale "Montagne della Duchessa"
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© 2004 Ministero per i Beni e le
Attività Culturali
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Presentazione
Nel presentare questa iniziativa editoriale - culturale, devo
sottolineare che la nuova amministrazione comunale fin dal momento in cui si è
insediata, ha indirizzato la sua attenzione ai beni culturali e ambientali che
sono, e diverranno sempre di più, una risorsa per i cittadini ed una ricchezza
per il territorio.
Proprio il fatto che l'Amministrazione Comunale si sia fatta promotrice,
in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Culturali, della mostra sugli
Equicoli, del finanziamento per la realizzazione del "Parco
Archeologico" e con altre opere di riqualifìcazione dei centri storici -
percorso già iniziato dalla precedente amminitrazione - riguardanti Borgo
Collefegato, il centro storico ed il percorso dei vecchi mulini di S. Stefano
ed il recupero della Rocca di Corvaro, è testimonianza concreta della nostra
volontà di far crescere e sviluppare questo territorio e dargli nuova vita.
Con così tanta storia, cultura e tradizione non potevamo esimerci dal
non considerare questo aspetto così importante e al tempo stesso così trainante
per il nostro comune e per l'intero Cicolano.
Questa terra è, e può esserlo maggiormente in un futuro molto prossimo,
meta preferita per il viaggiatore sempre più esigente ed attratto dalle antiche
civiltà, dalle tradizioni popolari, dalla natura rigogliosa, dalla Riserva
Naturale Montagne della Duchessa e da una gastronomia legata da sapori antichi e
genuini.
L'obiettivo è quello di creare un sistema integrato di recupero e
valorizzazione ambientale e culturale garantendo contemporaneamente uno
sviluppo delle attività economiche ecocompatibili.
In questo quadro, credo che vada evidenziata anche la proposta del
progetto riguardante la realizzazione di un museo che raccolga le testimonianze
storiche della vita degli Equicoli e dei Romani insediati in questo territorio.
Nella valorizzazione dei beni culturali e ambientali c'è il passato ed
il futuro in mezzo tante scelte.
Il passato è la materia stessa e cioè i beni culturali e ambientali il
futuro l'indicazione di metodi di valorizzazione efficaci in mezzo,
"l'oggi", la creazione degli strumenti più opportuni per
salvaguardare e valorizzare tali ricchezze e in questo modo creare cultura,
reddito e occupazione.
E' importante per noi, vincere sfide complesse della modernità e
costruire equilibri culturali, economici e sociali senza perdere il valore del
nostro passato della nostra tradizione.
Al mio insediamento dissi "proviamo a cambiare" e facciamolo
partendo anche dalle tradizioni con metodi di elaborazione e gestione che
esaltino vocazioni, storia, cultura, ambiente, avendo una visione non solo
locale ma anche europea.
"Per andare avanti bene, bisogna qualche volta voltarsi indietro e
vedere dove affondano le nostre radici".
Oltre ad avere un amore per il mio territorio, sono convinto che con le
proposte culturali già finanziate e che stiamo realizzando, possiamo guardare
con maggiore fiducia e serenità al futuro.
Dott. Michele Pasquale Nicolai
Sindaco del Comune di Borgorose
Sindaco del Comune di Borgorose
Introduzione
Con la mostra "Gli Equicoli. I guerrieri delle montagne ",
realizzata in collaborazione con il Comune di Borgorose, la Settima Comunità
Montana Salto Cicolano e la Riserva Naturale Parziale "Montagne della
Duchessa ", la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio vuol
portare a conoscenza dei non addetti ai lavori, i risultati delle indagini
archeologiche e delle ricerche territoriali, che da anni sta portando avanti
nell'area cicolana
La zona, di suggestiva bellezza paesaggistica ed ambientale, è ricca di
presenze archeologiche e storiche che testimoniano l'occupazione del territorio
fin dall'età più antica, quando questa terra era abitata dagli Equicoli, fiero
popolo delle montagne.
Nella mostra vengono illustrati solo alcuni dei maggiori siti del
cospicuo patrimonio archeologico del Cicolano: la Grotta di VaI de' Varri
(Pescorocchiano), che conserva testimonianze riferibili al Bronzo Medio
(XVII-XIV) le eccezionali necropoli di tombe a tumulo come il Montariolo di
Corvaro ( Borgorose) e quella di Cartore (Borgorose), che permettono di
conoscere i rituali e la cultura di questo antico popolo. Vengono, poi, presi
in esame i luoghi di culto, che si riferiscono ad un periodo di poco successivo
alla conquista romana, con particolare attenzione al santuario di S. Angelo di
Civitella (Pescorocchiano), l'unico, fino ad ora, ad essere stato parzialmente
investigato, che ha restituito una grande quantità di materiali votivi il vicus
di Nersae, in piccola parte scavato, ma ricco di documentazione archeologica
comprovante la sua importanza come centro principale della Res Publica
Aequicolanorum per la prima volta vengono esposti i risultati dello scavo
realizzato a Capradosso (Petrella Salto) in località Vicenne, che ha portato
all'individuazione di un impianto termale.
La realtà archeologica della Valle del Salto, sebbene sia scarsamente
conosciuta, riveste una notevole importanza e meriterebbe maggiore attenzione
ed una valorizzazione adeguata. Questa mostra, benché solo fotografica, intende
porre l'accento sul potenziale culturale di questa zona, con la speranza che
possa, in tempi brevi, veder realizzata una sede museale, dove sia possibile
esporre i preziosi materiali rinvenuti in tempi recenti e provenienti da tutto
il territorio.
Si auspica inoltre anche la realizzazione di un parco archeologico che
metta in evidenza questa importante eredità storica e monumentale che, a nostra
volta, dobbiamo trasmettere alle generazioni future.
Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Il Cicolano
1. I
monti del Cicolano con il Lago del Salto
Il Cicolano, che costituisce l'appendice sudorientale della provincia di
Rieti, rappresenta il cuore del territorio degli antichi Equi. Corrisponde
all'alta e media valle del Salto e viene identificato con il territorio
ricadente nell'ambito dei comuni di Petrella Salto, Fiamignano, Pescorocchiano
e Borgorose.
La regione è caratterizzata dalla larga presenza di aree in quota, con
terreni in parte calcarei ed in parte arenari pedologicamente differenziati,
coperte in prevalenza da un fitto manto boschivo.
Nel fondo valle si aprono invece alcune piane di origini e di dimensioni
diverse, delle quali la più estesa è la piana di Corvaro.Il Cicolano trae la
sua denominazione dagli Equicoli, termine riferito alle popolazioni stanziate
nella valle del Salto a conclusione delle lotte sostenute contro Roma, entrato
in uso nella tarda età repubblicana nelle fonti letterarie greche e latine. La
denominazione di Ecyculanus ager, riferita al territorio degli Equicoli,
compare per la prima volta nel Liber Coloniarum.
2.
La piana di Corvaro e la catena del Velino
La zona, ricca di presenze archeologiche, fu nel XIX secolo oggetto di
attenzione da parte di studiosi particolarmente interessati ai numerosi terrazzamenti
in opera poligonale esistenti nell'area. Solo nella seconda metà degli anni
Ottanta del Novecento sono stati intrapresi studi e ricerche sistematiche,
soprattutto in seguito al rinvenimento del tumulo di Corvaro di Borgorose, ma
il quadro conoscitivo della zona è ancora incompleto e lacunoso, e solo il
prosieguo delle indagini archeologiche e territoriali potrà fornire dati utili
per delineare un quadro complessivo dello sviluppo diacronico del territorio.
La romanizzazione della valle del Salto ebbe luogo definitivamente
intorno al 290 a.c., quando M'. Curio Dentato occupò la vicina Sabina, anche se
la fondazione delle colonie di Alba Fucens e di Carsioli aveva già eroso le
posizioni eque lungo la valle dell'Aniene. Gli abitanti vennero ascritti alla
tribù Claudia ed ottennero la civitas sine suffragio (cittadinanza senza
diritto di voto). La situazione insediativa dell'alta valle del Salto,
condizionata dall'orografia della zona, è caratterizzata da insediamenti di
tipo paganico-vicano, tipici di tutta l'area sabellica, che avevano il loro
punto d'incontro e di aggregazione nei santuari e nei luoghi di culto della
zona, come ad esempio quello di S. Angelo di Civitella (Pescorocchiano). La
realtà urbana non si sostituì mai al vicus che rimase il centro vitale del
territorio e dell'attività produttiva. Dall'età augustea l'area fu divisa in
due municipi: Cliternia, più vicina all'area sabina, e la Res publica
Aequiculanorum, la cui denominazione etnica indica un municipio territoriale,
non incentrato su di una determinata sede urbana, ma mantenente l'antico
aspetto paganico. La conquista romana provocò indubbiamente, almeno in parte,
la crisi del sistema insediativo di questa zona che venne riutilizzata
organizzando però le strutture precedenti. È indicativo, infatti, che nella
riorganizzazione amministrativa sia documentata epigraficamente, oltre agli
ordinari magistrati municipali, la carica del duovirato (i duoviri erano una
coppia di magistrati supremi), che indicherebbe un rapporto di continuità con
la magistratura preromana del meddicato (il meddix era il magistrato supremo
nelle comunità osche), testimoniando inoltre un adeguamento degli schemi
municipali romani alle condizioni politiche già esistenti nella zona.
3
Paesaggio del Cicolano
4
Paesaggio del cicolano
5
Presenze archeologiche nel Cicolano
Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Gli Equicoli
Con il termine Equicoli (Aequiculi / Aequicoli), entrato in uso nella
letteratura nell'epigrafia soltanto a partire dalla tardA età repubblicana
(II/I sec. a. C.), si definivano le genti distribuite lungo la valle del Salto,
residuo dell'antica nazione degl Equi, il cui territorio, originariamente ben
più vasto, dopo la conquista romana (fine IV-inizi III sec. a.C.) venne
circoscritto in quest'area nel cuore dell'Appennino centrale, probabilmente
corrispondenti alla sua sede primitiva.
1-2.
Roma, Museo Palatino. Cippo con iscrizione di Ferter Resius
La tradizione letteraria ci parla di due re degli Equicoli, Septimus
Modius e Ferter Resius. Al secondo viene attribuita l'introduzione a Roma, al
tempo del re Numa od Anco Marzio, dello ius fetiale (diritto dei feziali),
attraverso il quale venivano nominati dei sacerdoti, i feziali, il cui compito
era quello di regolare i rapporti con le popolazioni confinanti, tanto nei
trattati di pace quanto nelle dichiarazioni d guerra. Questa notizia viene
riporta anche da un'iscrizione rinvenuta su un cippo trovato a Roma sul colle
Palatino (CIL VI 1302), e conservato nell'omonimo museo:
Ferter Resius / rex
Aequeicolus / is preimus / ius fetiale paravit / inde p(opulus), R(omanus)
discipleinam excepit.
(Ferter Resius / re equicolo / egli per primo / predispose il diritto
dei feziali / in seguito il popolo romano (ne) apprese la disciplina.)
In generale gli Equicoli nelle fonti letterarie greche e latine sono
descritti come un fiero popolo bellicoso, che vive d guerre e di saccheggi, ma
anche di caccia praticabile nei rigogliosi boschi della valle del Salto, ed
anche di agricoltura, per quello che l'asperità del territorio consentiva.
Emblematica è la loro descrizione fatta da Virgilio nell'Eneide (Aen. VII
744-749): Et te montosae misere in proelia Nersae / Ufens, insignem fama et
felicibus armis / horrida praecipue cui gens adsuetaque multo / venatu nemorum,
duris Aequicula glaebis: / armati terram exercent semperque recentis /
convectare iuvat praedas et vivere rapto. (Anche te alle battaglie la montuosa
Nerse mandò,\Ufente, bello di fama e d'armi invincibili: \aspro su tutti il tuo
popolo, avvezzo alle lunghe \cacce nei boschi: gli Equicoli, che zolla han
durissima. \ Armati lavoran la terra, e sempre ogni giorno \amano radunar nuove
prede e viver di furto) (Trad. R. Calzecchi Onesti).
In seguito alla sconfitta patita dai Romani nel 304 a.C., la popolazione
degli Equi venne in gran parte sterminata, e quello che ne rimase venne
concentrato proprio nel territorio della valle del Salto, che assunse appunto
il nome di ager Aequiculanus.
Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
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Il Tumulo di Corvaro
Il monumentale tumulo, conosciuto localmente con il nome di
"Montariolo", si trova al centro della conca di Corvaro, misura 50
metri di diametro ed è alto, alla propria sommità, 3,70 metri dal piano di
campagna. Prima dello scavo appariva come un imponente cumulo di terra, pietre
e ciottoli caratterizzato dalla presenza di dodici costolature radiali,
realizzate in pietre di grandi dimensioni e disposte ad intervalli abbastanza
regolari, con un perimetro, parzialmente conservato, in lastroni squadrati di
calcare locale.
1 Il
Tumulo lavori di scavo
Si tratta di una struttura unica, certo ricca di significati non
facilmente interpretabili, la cui architettura non sembra avere confronti in
ambito peninsulare. Il monumento, individuato in seguito all'intervento di
scavatori clandestini, è stato indagato, a più riprese, a partire dal 1984, nel
corso di diverse campagne di scavo durante le quali sono state rinvenute, fino
ad oggi, 254 tombe.Queste sono riferibili a cronologie diverse, sono poste a
quote differenti e secondo andamenti e disposizioni variabili.
In seguito agli scavi è stato possibile individuare al centro della
struttura un tumulo di dimensioni minori, avente un diametro di circa 11 metri
e cronologicamente inquadrabile nel corso della prima età del Ferro (fine
IX-VIII sec. a.C.). Il tumulo minore,molto probabilmente, riferibile ad un
personaggio socialmente eminente, fu inglobato nel tumulo maggiore, tramite una
grandiosa opera di monumentalizzazione, avvenuta presumibilmente durante la
prima metà del VI sec. a.C. La prima fase di vita del monumento, collocata tra
la fine del IX e l'inizio dell'VIII sec. a.c., è testimoniata dalla tomba 8,
che ha restituito un vaso in impasto ed una fibula ad arco serpeggiante, da un
vaso monoansato e da una ciotola entrambi in impasto, rinvenuti in prossimità
del tumulo minore.
2 Il
Tumulo lavori di scavo
La fase successiva (VI- V sec. a.C.) è attestata da deposizioni entro
fosse delimitate da pietre di grandi dimensioni, collocate a quote diverse, in
senso rotatorio rispetto al centro del monumento ed attribuibili quasi
esclusivamente ad individui di sesso maschile armati. Le deposizioni più tarde,
e riferibili ad età medio-tardo repubblicana (fine IV II/I sec. a.C.), sono
entro fosse, spesso piuttosto profonde, scavate nel banco ghiaioso
limitatamente alla fascia anulare circostante il tumulo e disposte spesso
ortogonalmente al diametro dello stesso.
In queste tombe sono frequenti gli individui di sesso femminile, vi sono
alcuni infanti ed i corredi presentano, tra l'altro, strigili, specchi ed
ornamenti personali testimoniando un cambiamento nella sfera funeraria e
l'introduzione di una ideologia atletica in cui rilevante è la cura del corpo.
Lo studio dei resti scheletrici ha permesso di definire, oltre al sesso ed
all'età di morte dei deposti, anche alcuni dati relativi all'alimentazione la
quale, in età più antica, sembra essere a carattere misto (carne, formaggio
etc.) mentre in età repubblicana sembra peggiorare, diminuendo il consumo di
carne ed aumentando quello di zuccheri, contenuti in alimenti diversi, come
testimonia l'incremento della carie dentaria.
Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Il Tumulo di Corvaro - I materiali
Numerosi sono i reperti provenienti dal tumulo, concernenti i corredi
funerari dei deposti. La diversità di questi corredi nel corso del tempo
caratterizza le varie fasi del tumulo.
Alla prima fase (IX-VIII a.C.) è riconducibile solo una sepoltura, nella
quale spiccano il rinvenimento di un vaso biconico d'impasto monoansato ed una
fibula in bronzo ad arco serpeggiante.
La seconda fase del tumulo (VI-V sec. a.C.), caratterizzata da corredi
costituiti prevalentemente da armi da offesa in ferro con il rinvenimento di
pugnali o spade associate ad una o più lance e più raramente anche con
giavellotti. Le sepolture prive di armi sono molto rare, in tutte le tombe di
questo periodo, manca il vasellame ceramico, e gli ornamenti sono costituiti
prevalentemente da fibule, presenti comunque in numero limitato.
La terza fase (fine IV/II-I sec. a.C.) segna un notevole cambiamento nel
costume funerario, le armi non vengono più deposte nella tomba ed al loro posto
subentra lo strigile in ferro, uno strumento usato dagli atleti per rimuovere
il miscuglio di olio e polvere di pomice utilizzato come detergente, e viene
meno il costume arcaico di non deporre materiale ceramico nelle tombe,
comunque, rappresentato solo dal balsamario presente sia nelle inumazioni
maschili che in quelle femminili in queste ultime può comparire anche lo
specchio in bronzo con o senza manico, con o senza incisioni.
Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
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I Luoghi di Culto
L'area cicolana è caratterizzata dalla presenza di numerosi santuari
pagani che spesso sembrano assumere, oltre alla funzione religiosa, anche un
ruolo aggregativo a livello politico-sociale e costituire importanti nodi di
scambio commerciale.
Borgorose,
chiesa S.Giovanni in Leopardis
Questi santuari, per lo più di natura rurale, hanno goduto di
particolare vitalità anche grazie al permanere della loro funzione di fiere e
mercati in occasione di eventi religiosi ed al loro collocarsi in
corrispondenza delle tappe dei percorsi di transumanza. Frequentemente i
santuari in questione si trovano su terrazzamenti i cui imponenti resti in
opera poligonale sono ancora oggi visibili spesso su questi stessi
terrazzamenti, in epoche posteriori, si sono impiantati luoghi di culto
cristiani, come nel caso della chiesa di S. Mauro in Fano, nel Comune di
Borgorose, che si erge su alcuni blocchi in pietra parallelepipedi riferibili
ad una struttura anteriore relativa ad un luogo di culto. Anche la chiesa di S.
Giovanni in Leopardis risulta costruita su strutture in opera poligonale, così
come quella di S. Maria delle Grazie, sorta probabilmente sui ruderi di una villa
romana.
Borgorose
S.Giovanni in Leopardis(2)
Nel comune di Fiamignano, nel cui territorio si è supposto si trovasse
l'antica Vesbula menzionata da Dionigi di Alicarnasso, presso, il monte
Aquilente si trovano alcune strutture in opera poligonale, identificabili come
luogo di culto. In particolare si conservano due muri laterali e parte di un
muro frontale. La cella del tempio venne inglobata dalla costruzione della
chiesa di S. Angelo in Cacumine Montis. Sempre nel comune di Fiamignano, a
Marmosedio, si trovano i resti di un muro di terrazzamento in opera poligonale,
identificato come santuario, sul quale oggi sorge la chiesa di S. Lorenzo in
Fano.
Nel Comune di Pescorocchiano, alle pendici del monte Fratta, in località
Alzano si trovano i resti di un ampio complesso caratterizzato da quattro
terrazzamenti in opera poligonale nel secondo dei quali è inserita una cella
circolare sotterranea denominata Grotta del Cavaliere. Questa imponente
struttura fu identificata in passato come la sede dell'antico tempio di Marte,
sito da Dionigi di Alicarnasso nel territorio di Suna. Il rinvenimento nel 1983
di una piccola base votiva con iscrizione di dedica ad una divinità non
facilmente definibile, databile al I sec. a.C., ha permesso la sua certa
identificazione in quanto luogo di culto. Il manufatto si conserva oggi nel
piccolo museo annesso al Monastero delle Clarisse di Borgo S. Pietro.
Si ricorda, infine, sempre nel Comune di Pescorocchiano, il Santuario di
Civitella, unico ad essere stato recentemente oggetto di indagini archeologiche
ad opera della Soprintendenza. Sulla cella del tempio, costituita da un
basamento di blocchi accostati largo 6 metri, si è impostata in epoca
posteriore la chiesetta di S. Angelo.
Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
L'area sacra di S. Erasno (Corvaro di Borgorose)
Nella piana di Corvaro, in località S. Erasmo, furono individuati due
basamenti attribuiti ad altrettanti edifici templari. Questa zona, in
prossimità della quale era una sorgente, per la presenza di un culto cristiano
venne denominata S. Erasto, come ricordano l'archeologo Edward Dodwell e
dall'architetto Virginio Vespignani, che nel 1830 effettuarono sul posto delle
ricognizioni. Oltre un secolo dopo, nel 1956, a seguito di lavori agricoli, si
rinvenne un deposito votivo, databile tra il III e la metà del I sec. a.C., i
cui materiali si conservano oggigiorno a Roma, nei magazzini del Museo
Nazionale Romano.
Il
podio dell'edificio (vista da nord-ovest)
Ma soprattutto compaiono le maschere votive quadrangolari, di tipo
analogo a quelle rinvenute a Pescorocchiano. Si tratta di un tipo di offerta
votiva diffuso in un'area che finora sembra limitarsi, oltre al Cicolano,
soprattutto al bacino fucense ed alla contigua alta valle del Liri. Tra i
materiali figurano anche alcune armi in ferro (punte di lancia, sauroteres).
Nel 1995 a causa di danneggiamenti, subiti da uno dei due basamenti già
noti, dovuti ai lavori relativi alla realizzazione del nuovo percorso della
strada Salto Cicolana, è stata riportata in luce, a seguito di un intervento di
scavo richiesto dalla Soprintendenza, la pianta dell'edificio, inquadrabile in
età romana. Sul basamento (10 x 10 m), realizzato in grossi blocchi squadrati,
successivamente si è addossata un'ulteriore struttura edificata anche con
l'impiego di materiali antichi che presenta una pianta rettangolare: i lati
lunghi sono stati messi in luce per un tratto esteso di ca. 8 m, mentre uno dei
lati corti, completamente riportato in luce, presenta una lunghezza di ca. 7 m.
Sono state, inoltre, rinvenute anche alcune sepolture a cappuccina (a
fossa terragna con copertura di tegole), addossatesi all'edificio a pianta
quadrata, la cui identificazione a seguito di tali rinvenimenti, dovrà
probabilmente essere riconsiderata.
Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
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Altre presenze archeologiche
Tutto il Cicolano è fortemente interessato da presenze archeologiche
disseminate nel vasto territorio. Le indagini di superficie, in corso da
diverso tempo, hanno permesso l'individuazione di numerosi siti inquadrabili in
un lungo arco cronologico. Ad esempio nella piana di Corvaro, che costituisce
fin dalla più remota antichità un fondamentale tramite tra la conca reatina e
l'area del Fucino, l'indagine archeologica e territoriale ha consentito di
individuare, oltre al grande tumulo ed all'area sacra di S. Erasmo, anche
tracce di insediamenti riferibili a varie epoche storiche
Santa
Maria delle Grazie Muro di sostruzione in opera poligonale
Infatti presenze relative al Bronzo antico (ca. 2200-1700 a.c.) e medio
(ca. 1700-1300 a.C.) sono state individuate nel corso dei lavori per la costruzione
della superstrada Salto- Cicolana: sembrerebbe comunque trattarsi di
un'occupazione temporanea e non permanente del sito.Sul monte Frontino, che
sovrasta l'attuale centro di Corvaro, sono stati rinvenuti i resti di una cinta
muraria in opera poligonale, nei cui pressi è stato possibile recuperare, tra
gli altri frammenti, una fibula in bronzo con arco a losanga (VIII sec. a. C.)
e numerosi frammenti ceramici di impasto.
In un'area posta a nord-nord/est del tumulo è stata messa in evidenza
una serie di strutture murarie realizzate in più fasi tra i materiali,
rinvenuti al di sotto di un crollo di tegole, va segnalata la presenza di
ceramica a vernice nera della forma Morel2787 inquadrabile nella media età
repubblicana (fine IV-inizi III sec. a.c.). In prossimità di queste strutture,
non lontano dal tumulo, è stata individuata un'ampia area di frammenti fittili
fortemente addensati inquadrabile principalmente tra l'età repubblicana e la
prima età imperiale, anche se con sporadiche attestazioni di materiale in
impasto ascrivibile verosimilmente all'età arcaica. A giudicare dall'estensione
dell'area, e sulla base della tipologia e della concentrazione dei materiali si
può avanzare, anche se con cautela, l'ipotesi che possa trattarsi di un vicus
(villaggio).
Tracce di un altro vicus, noto dall'epigrafia e fiorente in età
repubblicana, sono venute in luce in località Colle Pezzuto lungo una presunta
strada romana che si dirigeva verso Cartore. Strutture pertinenti ad una villa
romana, caratterizzate da un muro di sostruzione in opera poligonale ed opera
incerta, e da una struttura ipogea (criptoportico o cisterna) in opera
cementizia, sono state individuate in località Madonna delle Grazie. Va inoltre
ricordata la presenza di blocchi in opera poligonale, di incerta provenienza,
reimpiegati in alcuni muri a secco nei pressi della rocca rinascimentale di
Corvaro. Nella vicina Torano nella seconda metà del Novecento furono
individuate delle sepolture, oggetto di scavi non scientifici, contenenti
oggetti databili ad età arcaica (VI - V sec. a.C.). Vale la pena ricordare che
diversi materiali provenienti dalla valle del Salto si conservano in differenti
musei, come ad esempio i numerosi manufatti di epoca protostorica provenienti
dalla grotta di VaI de' Varri, che attualmente si conservano a Roma nel Museo
Nazionale Preistorico e Etnografico "L. Pigorini" gli ex-voto
rinvenuti a S. Erasmo, che si trovano a Roma nei locali del Museo Nazionale
Romano, insieme al rilievo con la raffigurazione di Mitra proveniente da Nersae
la piccola base con iscrizione rinvenuta ad Alzano, nel santuario della Grotta
del Cavaliere, custodita a Borgo S. Pietro (Petrella Salto) nel piccolo museo
annesso al Monastero delle Clarisse.
Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
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Foto e testi
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© 2004 Ministero per i Beni e le Attività Culturali
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ARCHEOLOGIA:
GLI EQUICOLI I GUERRIERI DELLA MONTAGNA
sul sito WWW.RISERVADUCHESSA.IT
Il Tumulo di Corvaro
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L'opera
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A cura di
Progetto e coordinamento
scientifico
Giovanna Alvino
Testi
Giovanna Alvino, Alessandro De Luigi, Francesca Marzilli
Documentazione Fotografica
Archivio Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Giovanna Alvino, Quirino Berti
Archivio Museo Preistorico e Etnografico "L. Pigorini"
Giorgio Bronchi
Alessandro De Luigi, Mario Letizia, Francesca Marzilli,
Fabio Sebasti, Federico Tron
Documentazione Grafica
Archivio Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Giulio Carconi, Francesco Graziani
Elisabetta Borgia, Enzo Di Marco, Giuseppe Grossi
Ricostruzione Grafica del Tumulo
Ruggero Morichi, Rosario Paone
Si ringraziano per la preziosa collaborazione prestata
Pietro Di Croce (SBAL), Il personale della Settima Comunità Montana,
Il personale della Riserva Naturale Parziale "Montagne della Duchessa"
Realizzazione Pannelli
Quirino Berti (SBAL)
Stampa Pannelli
M.E.C.A.P.
La pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo
dell'Amministrazione Comunale di Borgorose
Foto e testi
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta senza consenso
scritto della SBAL
Giovanna Alvino
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Attività Culturali
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Presentazione
Nel presentare questa iniziativa editoriale - culturale, devo
sottolineare che la nuova amministrazione comunale fin dal momento in cui si è
insediata, ha indirizzato la sua attenzione ai beni culturali e ambientali che
sono, e diverranno sempre di più, una risorsa per i cittadini ed una ricchezza
per il territorio.
Proprio il fatto che l'Amministrazione Comunale si sia fatta promotrice,
in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Culturali, della mostra sugli
Equicoli, del finanziamento per la realizzazione del "Parco
Archeologico" e con altre opere di riqualifìcazione dei centri storici -
percorso già iniziato dalla precedente amminitrazione - riguardanti Borgo
Collefegato, il centro storico ed il percorso dei vecchi mulini di S. Stefano ed
il recupero della Rocca di Corvaro, è testimonianza concreta della nostra
volontà di far crescere e sviluppare questo territorio e dargli nuova vita.
Con così tanta storia, cultura e tradizione non potevamo esimerci dal
non considerare questo aspetto così importante e al tempo stesso così trainante
per il nostro comune e per l'intero Cicolano.
Questa terra è, e può esserlo maggiormente in un futuro molto prossimo,
meta preferita per il viaggiatore sempre più esigente ed attratto dalle antiche
civiltà, dalle tradizioni popolari, dalla natura rigogliosa, dalla Riserva
Naturale Montagne della Duchessa e da una gastronomia legata da sapori antichi
e genuini.
L'obiettivo è quello di creare un sistema integrato di recupero e
valorizzazione ambientale e culturale garantendo contemporaneamente uno
sviluppo delle attività economiche ecocompatibili.
In questo quadro, credo che vada evidenziata anche la proposta del
progetto riguardante la realizzazione di un museo che raccolga le testimonianze
storiche della vita degli Equicoli e dei Romani insediati in questo territorio.
Nella valorizzazione dei beni culturali e ambientali c'è il passato ed
il futuro in mezzo tante scelte.
Il passato è la materia stessa e cioè i beni culturali e ambientali il
futuro l'indicazione di metodi di valorizzazione efficaci in mezzo,
"l'oggi", la creazione degli strumenti più opportuni per
salvaguardare e valorizzare tali ricchezze e in questo modo creare cultura,
reddito e occupazione.
E' importante per noi, vincere sfide complesse della modernità e
costruire equilibri culturali, economici e sociali senza perdere il valore del
nostro passato della nostra tradizione.
Al mio insediamento dissi "proviamo a cambiare" e facciamolo
partendo anche dalle tradizioni con metodi di elaborazione e gestione che
esaltino vocazioni, storia, cultura, ambiente, avendo una visione non solo
locale ma anche europea.
"Per andare avanti bene, bisogna qualche volta voltarsi indietro e
vedere dove affondano le nostre radici".
Oltre ad avere un amore per il mio territorio, sono convinto che con le
proposte culturali già finanziate e che stiamo realizzando, possiamo guardare
con maggiore fiducia e serenità al futuro.
Dott. Michele Pasquale Nicolai
Sindaco del Comune di Borgorose
Sindaco del Comune di Borgorose
Introduzione
Con la mostra "Gli Equicoli. I guerrieri delle montagne ",
realizzata in collaborazione con il Comune di Borgorose, la Settima Comunità
Montana Salto Cicolano e la Riserva Naturale Parziale "Montagne della
Duchessa ", la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio vuol portare
a conoscenza dei non addetti ai lavori, i risultati delle indagini
archeologiche e delle ricerche territoriali, che da anni sta portando avanti
nell'area cicolana
La zona, di suggestiva bellezza paesaggistica ed ambientale, è ricca di
presenze archeologiche e storiche che testimoniano l'occupazione del territorio
fin dall'età più antica, quando questa terra era abitata dagli Equicoli, fiero
popolo delle montagne.
Nella mostra vengono illustrati solo alcuni dei maggiori siti del
cospicuo patrimonio archeologico del Cicolano: la Grotta di VaI de' Varri
(Pescorocchiano), che conserva testimonianze riferibili al Bronzo Medio
(XVII-XIV) le eccezionali necropoli di tombe a tumulo come il Montariolo di
Corvaro ( Borgorose) e quella di Cartore (Borgorose), che permettono di
conoscere i rituali e la cultura di questo antico popolo. Vengono, poi, presi
in esame i luoghi di culto, che si riferiscono ad un periodo di poco successivo
alla conquista romana, con particolare attenzione al santuario di S. Angelo di
Civitella (Pescorocchiano), l'unico, fino ad ora, ad essere stato parzialmente
investigato, che ha restituito una grande quantità di materiali votivi il vicus
di Nersae, in piccola parte scavato, ma ricco di documentazione archeologica
comprovante la sua importanza come centro principale della Res Publica
Aequicolanorum per la prima volta vengono esposti i risultati dello scavo
realizzato a Capradosso (Petrella Salto) in località Vicenne, che ha portato
all'individuazione di un impianto termale.
La realtà archeologica della Valle del Salto, sebbene sia scarsamente
conosciuta, riveste una notevole importanza e meriterebbe maggiore attenzione
ed una valorizzazione adeguata. Questa mostra, benché solo fotografica, intende
porre l'accento sul potenziale culturale di questa zona, con la speranza che
possa, in tempi brevi, veder realizzata una sede museale, dove sia possibile
esporre i preziosi materiali rinvenuti in tempi recenti e provenienti da tutto
il territorio.
Si auspica inoltre anche la realizzazione di un parco archeologico che
metta in evidenza questa importante eredità storica e monumentale che, a nostra
volta, dobbiamo trasmettere alle generazioni future.
Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Il Cicolano
1. I
monti del Cicolano con il Lago del Salto
Il Cicolano, che costituisce l'appendice sudorientale della provincia di
Rieti, rappresenta il cuore del territorio degli antichi Equi. Corrisponde
all'alta e media valle del Salto e viene identificato con il territorio
ricadente nell'ambito dei comuni di Petrella Salto, Fiamignano, Pescorocchiano
e Borgorose.
La regione è caratterizzata dalla larga presenza di aree in quota, con
terreni in parte calcarei ed in parte arenari pedologicamente differenziati,
coperte in prevalenza da un fitto manto boschivo.
Nel fondo valle si aprono invece alcune piane di origini e di dimensioni
diverse, delle quali la più estesa è la piana di Corvaro.Il Cicolano trae la
sua denominazione dagli Equicoli, termine riferito alle popolazioni stanziate
nella valle del Salto a conclusione delle lotte sostenute contro Roma, entrato
in uso nella tarda età repubblicana nelle fonti letterarie greche e latine. La
denominazione di Ecyculanus ager, riferita al territorio degli Equicoli,
compare per la prima volta nel Liber Coloniarum.
2.
La piana di Corvaro e la catena del Velino
La zona, ricca di presenze archeologiche, fu nel XIX secolo oggetto di
attenzione da parte di studiosi particolarmente interessati ai numerosi
terrazzamenti in opera poligonale esistenti nell'area. Solo nella seconda metà
degli anni Ottanta del Novecento sono stati intrapresi studi e ricerche
sistematiche, soprattutto in seguito al rinvenimento del tumulo di Corvaro di
Borgorose, ma il quadro conoscitivo della zona è ancora incompleto e lacunoso,
e solo il prosieguo delle indagini archeologiche e territoriali potrà fornire
dati utili per delineare un quadro complessivo dello sviluppo diacronico del
territorio.
La romanizzazione della valle del Salto ebbe luogo definitivamente
intorno al 290 a.c., quando M'. Curio Dentato occupò la vicina Sabina, anche se
la fondazione delle colonie di Alba Fucens e di Carsioli aveva già eroso le
posizioni eque lungo la valle dell'Aniene. Gli abitanti vennero ascritti alla
tribù Claudia ed ottennero la civitas sine suffragio (cittadinanza senza
diritto di voto). La situazione insediativa dell'alta valle del Salto,
condizionata dall'orografia della zona, è caratterizzata da insediamenti di
tipo paganico-vicano, tipici di tutta l'area sabellica, che avevano il loro
punto d'incontro e di aggregazione nei santuari e nei luoghi di culto della
zona, come ad esempio quello di S. Angelo di Civitella (Pescorocchiano). La
realtà urbana non si sostituì mai al vicus che rimase il centro vitale del
territorio e dell'attività produttiva. Dall'età augustea l'area fu divisa in
due municipi: Cliternia, più vicina all'area sabina, e la Res publica
Aequiculanorum, la cui denominazione etnica indica un municipio territoriale,
non incentrato su di una determinata sede urbana, ma mantenente l'antico
aspetto paganico. La conquista romana provocò indubbiamente, almeno in parte,
la crisi del sistema insediativo di questa zona che venne riutilizzata
organizzando però le strutture precedenti. È indicativo, infatti, che nella
riorganizzazione amministrativa sia documentata epigraficamente, oltre agli
ordinari magistrati municipali, la carica del duovirato (i duoviri erano una
coppia di magistrati supremi), che indicherebbe un rapporto di continuità con
la magistratura preromana del meddicato (il meddix era il magistrato supremo
nelle comunità osche), testimoniando inoltre un adeguamento degli schemi
municipali romani alle condizioni politiche già esistenti nella zona.
3
Paesaggio del Cicolano
4
Paesaggio del cicolano
5
Presenze archeologiche nel Cicolano
Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
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Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Gli Equicoli
Con il termine Equicoli (Aequiculi / Aequicoli), entrato in uso nella
letteratura nell'epigrafia soltanto a partire dalla tardA età repubblicana
(II/I sec. a. C.), si definivano le genti distribuite lungo la valle del Salto,
residuo dell'antica nazione degl Equi, il cui territorio, originariamente ben
più vasto, dopo la conquista romana (fine IV-inizi III sec. a.C.) venne
circoscritto in quest'area nel cuore dell'Appennino centrale, probabilmente
corrispondenti alla sua sede primitiva.
1-2.
Roma, Museo Palatino. Cippo con iscrizione di Ferter Resius
La tradizione letteraria ci parla di due re degli Equicoli, Septimus
Modius e Ferter Resius. Al secondo viene attribuita l'introduzione a Roma, al
tempo del re Numa od Anco Marzio, dello ius fetiale (diritto dei feziali),
attraverso il quale venivano nominati dei sacerdoti, i feziali, il cui compito
era quello di regolare i rapporti con le popolazioni confinanti, tanto nei
trattati di pace quanto nelle dichiarazioni d guerra. Questa notizia viene
riporta anche da un'iscrizione rinvenuta su un cippo trovato a Roma sul colle
Palatino (CIL VI 1302), e conservato nell'omonimo museo:
Ferter Resius / rex
Aequeicolus / is preimus / ius fetiale paravit / inde p(opulus), R(omanus)
discipleinam excepit.
(Ferter Resius / re equicolo / egli per primo / predispose il diritto
dei feziali / in seguito il popolo romano (ne) apprese la disciplina.)
In generale gli Equicoli nelle fonti letterarie greche e latine sono
descritti come un fiero popolo bellicoso, che vive d guerre e di saccheggi, ma
anche di caccia praticabile nei rigogliosi boschi della valle del Salto, ed
anche di agricoltura, per quello che l'asperità del territorio consentiva.
Emblematica è la loro descrizione fatta da Virgilio nell'Eneide (Aen. VII
744-749): Et te montosae misere in proelia Nersae / Ufens, insignem fama et
felicibus armis / horrida praecipue cui gens adsuetaque multo / venatu nemorum,
duris Aequicula glaebis: / armati terram exercent semperque recentis /
convectare iuvat praedas et vivere rapto. (Anche te alle battaglie la montuosa
Nerse mandò,\Ufente, bello di fama e d'armi invincibili: \aspro su tutti il tuo
popolo, avvezzo alle lunghe \cacce nei boschi: gli Equicoli, che zolla han
durissima. \ Armati lavoran la terra, e sempre ogni giorno \amano radunar nuove
prede e viver di furto) (Trad. R. Calzecchi Onesti).
In seguito alla sconfitta patita dai Romani nel 304 a.C., la popolazione
degli Equi venne in gran parte sterminata, e quello che ne rimase venne
concentrato proprio nel territorio della valle del Salto, che assunse appunto
il nome di ager Aequiculanus.
Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
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Il Tumulo di Corvaro
Il monumentale tumulo, conosciuto localmente con il nome di
"Montariolo", si trova al centro della conca di Corvaro, misura 50
metri di diametro ed è alto, alla propria sommità, 3,70 metri dal piano di
campagna. Prima dello scavo appariva come un imponente cumulo di terra, pietre
e ciottoli caratterizzato dalla presenza di dodici costolature radiali,
realizzate in pietre di grandi dimensioni e disposte ad intervalli abbastanza
regolari, con un perimetro, parzialmente conservato, in lastroni squadrati di
calcare locale.
1 Il
Tumulo lavori di scavo
Si tratta di una struttura unica, certo ricca di significati non
facilmente interpretabili, la cui architettura non sembra avere confronti in
ambito peninsulare. Il monumento, individuato in seguito all'intervento di
scavatori clandestini, è stato indagato, a più riprese, a partire dal 1984, nel
corso di diverse campagne di scavo durante le quali sono state rinvenute, fino
ad oggi, 254 tombe.Queste sono riferibili a cronologie diverse, sono poste a
quote differenti e secondo andamenti e disposizioni variabili.
In seguito agli scavi è stato possibile individuare al centro della
struttura un tumulo di dimensioni minori, avente un diametro di circa 11 metri
e cronologicamente inquadrabile nel corso della prima età del Ferro (fine
IX-VIII sec. a.C.). Il tumulo minore,molto probabilmente, riferibile ad un
personaggio socialmente eminente, fu inglobato nel tumulo maggiore, tramite una
grandiosa opera di monumentalizzazione, avvenuta presumibilmente durante la
prima metà del VI sec. a.C. La prima fase di vita del monumento, collocata tra
la fine del IX e l'inizio dell'VIII sec. a.c., è testimoniata dalla tomba 8,
che ha restituito un vaso in impasto ed una fibula ad arco serpeggiante, da un
vaso monoansato e da una ciotola entrambi in impasto, rinvenuti in prossimità
del tumulo minore.
2 Il
Tumulo lavori di scavo
La fase successiva (VI- V sec. a.C.) è attestata da deposizioni entro
fosse delimitate da pietre di grandi dimensioni, collocate a quote diverse, in
senso rotatorio rispetto al centro del monumento ed attribuibili quasi
esclusivamente ad individui di sesso maschile armati. Le deposizioni più tarde,
e riferibili ad età medio-tardo repubblicana (fine IV II/I sec. a.C.), sono
entro fosse, spesso piuttosto profonde, scavate nel banco ghiaioso
limitatamente alla fascia anulare circostante il tumulo e disposte spesso
ortogonalmente al diametro dello stesso.
In queste tombe sono frequenti gli individui di sesso femminile, vi sono
alcuni infanti ed i corredi presentano, tra l'altro, strigili, specchi ed
ornamenti personali testimoniando un cambiamento nella sfera funeraria e
l'introduzione di una ideologia atletica in cui rilevante è la cura del corpo.
Lo studio dei resti scheletrici ha permesso di definire, oltre al sesso ed
all'età di morte dei deposti, anche alcuni dati relativi all'alimentazione la
quale, in età più antica, sembra essere a carattere misto (carne, formaggio
etc.) mentre in età repubblicana sembra peggiorare, diminuendo il consumo di
carne ed aumentando quello di zuccheri, contenuti in alimenti diversi, come
testimonia l'incremento della carie dentaria.
Dott.ssa Giovanna Alvino
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Il Tumulo di Corvaro - I materiali
Numerosi sono i reperti provenienti dal tumulo, concernenti i corredi
funerari dei deposti. La diversità di questi corredi nel corso del tempo
caratterizza le varie fasi del tumulo.
Alla prima fase (IX-VIII a.C.) è riconducibile solo una sepoltura, nella
quale spiccano il rinvenimento di un vaso biconico d'impasto monoansato ed una
fibula in bronzo ad arco serpeggiante.
La seconda fase del tumulo (VI-V sec. a.C.), caratterizzata da corredi
costituiti prevalentemente da armi da offesa in ferro con il rinvenimento di
pugnali o spade associate ad una o più lance e più raramente anche con
giavellotti. Le sepolture prive di armi sono molto rare, in tutte le tombe di
questo periodo, manca il vasellame ceramico, e gli ornamenti sono costituiti
prevalentemente da fibule, presenti comunque in numero limitato.
La terza fase (fine IV/II-I sec. a.C.) segna un notevole cambiamento nel
costume funerario, le armi non vengono più deposte nella tomba ed al loro posto
subentra lo strigile in ferro, uno strumento usato dagli atleti per rimuovere
il miscuglio di olio e polvere di pomice utilizzato come detergente, e viene meno
il costume arcaico di non deporre materiale ceramico nelle tombe, comunque,
rappresentato solo dal balsamario presente sia nelle inumazioni maschili che in
quelle femminili in queste ultime può comparire anche lo specchio in bronzo con
o senza manico, con o senza incisioni.
Dott.ssa Giovanna Alvino
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I Luoghi di Culto
L'area cicolana è caratterizzata dalla presenza di numerosi santuari
pagani che spesso sembrano assumere, oltre alla funzione religiosa, anche un
ruolo aggregativo a livello politico-sociale e costituire importanti nodi di
scambio commerciale.
Borgorose,
chiesa S.Giovanni in Leopardis
Questi santuari, per lo più di natura rurale, hanno goduto di
particolare vitalità anche grazie al permanere della loro funzione di fiere e
mercati in occasione di eventi religiosi ed al loro collocarsi in
corrispondenza delle tappe dei percorsi di transumanza. Frequentemente i
santuari in questione si trovano su terrazzamenti i cui imponenti resti in
opera poligonale sono ancora oggi visibili spesso su questi stessi
terrazzamenti, in epoche posteriori, si sono impiantati luoghi di culto
cristiani, come nel caso della chiesa di S. Mauro in Fano, nel Comune di
Borgorose, che si erge su alcuni blocchi in pietra parallelepipedi riferibili
ad una struttura anteriore relativa ad un luogo di culto. Anche la chiesa di S.
Giovanni in Leopardis risulta costruita su strutture in opera poligonale, così
come quella di S. Maria delle Grazie, sorta probabilmente sui ruderi di una
villa romana.
Borgorose
S.Giovanni in Leopardis(2)
Nel comune di Fiamignano, nel cui territorio si è supposto si trovasse
l'antica Vesbula menzionata da Dionigi di Alicarnasso, presso, il monte
Aquilente si trovano alcune strutture in opera poligonale, identificabili come
luogo di culto. In particolare si conservano due muri laterali e parte di un
muro frontale. La cella del tempio venne inglobata dalla costruzione della
chiesa di S. Angelo in Cacumine Montis. Sempre nel comune di Fiamignano, a
Marmosedio, si trovano i resti di un muro di terrazzamento in opera poligonale,
identificato come santuario, sul quale oggi sorge la chiesa di S. Lorenzo in
Fano.
Nel Comune di Pescorocchiano, alle pendici del monte Fratta, in località
Alzano si trovano i resti di un ampio complesso caratterizzato da quattro
terrazzamenti in opera poligonale nel secondo dei quali è inserita una cella
circolare sotterranea denominata Grotta del Cavaliere. Questa imponente
struttura fu identificata in passato come la sede dell'antico tempio di Marte,
sito da Dionigi di Alicarnasso nel territorio di Suna. Il rinvenimento nel 1983
di una piccola base votiva con iscrizione di dedica ad una divinità non
facilmente definibile, databile al I sec. a.C., ha permesso la sua certa
identificazione in quanto luogo di culto. Il manufatto si conserva oggi nel
piccolo museo annesso al Monastero delle Clarisse di Borgo S. Pietro.
Si ricorda, infine, sempre nel Comune di Pescorocchiano, il Santuario di
Civitella, unico ad essere stato recentemente oggetto di indagini archeologiche
ad opera della Soprintendenza. Sulla cella del tempio, costituita da un
basamento di blocchi accostati largo 6 metri, si è impostata in epoca
posteriore la chiesetta di S. Angelo.
Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
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L'area sacra di S. Erasno (Corvaro di Borgorose)
Nella piana di Corvaro, in località S. Erasmo, furono individuati due
basamenti attribuiti ad altrettanti edifici templari. Questa zona, in
prossimità della quale era una sorgente, per la presenza di un culto cristiano
venne denominata S. Erasto, come ricordano l'archeologo Edward Dodwell e
dall'architetto Virginio Vespignani, che nel 1830 effettuarono sul posto delle
ricognizioni. Oltre un secolo dopo, nel 1956, a seguito di lavori agricoli, si
rinvenne un deposito votivo, databile tra il III e la metà del I sec. a.C., i
cui materiali si conservano oggigiorno a Roma, nei magazzini del Museo
Nazionale Romano.
Il
podio dell'edificio (vista da nord-ovest)
Ma soprattutto compaiono le maschere votive quadrangolari, di tipo
analogo a quelle rinvenute a Pescorocchiano. Si tratta di un tipo di offerta
votiva diffuso in un'area che finora sembra limitarsi, oltre al Cicolano,
soprattutto al bacino fucense ed alla contigua alta valle del Liri. Tra i
materiali figurano anche alcune armi in ferro (punte di lancia, sauroteres).
Nel 1995 a causa di danneggiamenti, subiti da uno dei due basamenti già
noti, dovuti ai lavori relativi alla realizzazione del nuovo percorso della
strada Salto Cicolana, è stata riportata in luce, a seguito di un intervento di
scavo richiesto dalla Soprintendenza, la pianta dell'edificio, inquadrabile in
età romana. Sul basamento (10 x 10 m), realizzato in grossi blocchi squadrati,
successivamente si è addossata un'ulteriore struttura edificata anche con
l'impiego di materiali antichi che presenta una pianta rettangolare: i lati
lunghi sono stati messi in luce per un tratto esteso di ca. 8 m, mentre uno dei
lati corti, completamente riportato in luce, presenta una lunghezza di ca. 7 m.
Sono state, inoltre, rinvenute anche alcune sepolture a cappuccina (a
fossa terragna con copertura di tegole), addossatesi all'edificio a pianta
quadrata, la cui identificazione a seguito di tali rinvenimenti, dovrà
probabilmente essere riconsiderata.
Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
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Altre presenze archeologiche
Tutto il Cicolano è fortemente interessato da presenze archeologiche
disseminate nel vasto territorio. Le indagini di superficie, in corso da
diverso tempo, hanno permesso l'individuazione di numerosi siti inquadrabili in
un lungo arco cronologico. Ad esempio nella piana di Corvaro, che costituisce
fin dalla più remota antichità un fondamentale tramite tra la conca reatina e
l'area del Fucino, l'indagine archeologica e territoriale ha consentito di
individuare, oltre al grande tumulo ed all'area sacra di S. Erasmo, anche
tracce di insediamenti riferibili a varie epoche storiche
Santa
Maria delle Grazie Muro di sostruzione in opera poligonale
Infatti presenze relative al Bronzo antico (ca. 2200-1700 a.c.) e medio
(ca. 1700-1300 a.C.) sono state individuate nel corso dei lavori per la
costruzione della superstrada Salto- Cicolana: sembrerebbe comunque trattarsi
di un'occupazione temporanea e non permanente del sito.Sul monte Frontino, che
sovrasta l'attuale centro di Corvaro, sono stati rinvenuti i resti di una cinta
muraria in opera poligonale, nei cui pressi è stato possibile recuperare, tra
gli altri frammenti, una fibula in bronzo con arco a losanga (VIII sec. a. C.)
e numerosi frammenti ceramici di impasto.
In un'area posta a nord-nord/est del tumulo è stata messa in evidenza
una serie di strutture murarie realizzate in più fasi tra i materiali,
rinvenuti al di sotto di un crollo di tegole, va segnalata la presenza di
ceramica a vernice nera della forma Morel2787 inquadrabile nella media età
repubblicana (fine IV-inizi III sec. a.c.). In prossimità di queste strutture,
non lontano dal tumulo, è stata individuata un'ampia area di frammenti fittili
fortemente addensati inquadrabile principalmente tra l'età repubblicana e la
prima età imperiale, anche se con sporadiche attestazioni di materiale in
impasto ascrivibile verosimilmente all'età arcaica. A giudicare dall'estensione
dell'area, e sulla base della tipologia e della concentrazione dei materiali si
può avanzare, anche se con cautela, l'ipotesi che possa trattarsi di un vicus
(villaggio).
Tracce di un altro vicus, noto dall'epigrafia e fiorente in età
repubblicana, sono venute in luce in località Colle Pezzuto lungo una presunta
strada romana che si dirigeva verso Cartore. Strutture pertinenti ad una villa
romana, caratterizzate da un muro di sostruzione in opera poligonale ed opera
incerta, e da una struttura ipogea (criptoportico o cisterna) in opera
cementizia, sono state individuate in località Madonna delle Grazie. Va inoltre
ricordata la presenza di blocchi in opera poligonale, di incerta provenienza,
reimpiegati in alcuni muri a secco nei pressi della rocca rinascimentale di
Corvaro. Nella vicina Torano nella seconda metà del Novecento furono
individuate delle sepolture, oggetto di scavi non scientifici, contenenti
oggetti databili ad età arcaica (VI - V sec. a.C.). Vale la pena ricordare che
diversi materiali provenienti dalla valle del Salto si conservano in differenti
musei, come ad esempio i numerosi manufatti di epoca protostorica provenienti
dalla grotta di VaI de' Varri, che attualmente si conservano a Roma nel Museo
Nazionale Preistorico e Etnografico "L. Pigorini" gli ex-voto
rinvenuti a S. Erasmo, che si trovano a Roma nei locali del Museo Nazionale
Romano, insieme al rilievo con la raffigurazione di Mitra proveniente da Nersae
la piccola base con iscrizione rinvenuta ad Alzano, nel santuario della Grotta
del Cavaliere, custodita a Borgo S. Pietro (Petrella Salto) nel piccolo museo
annesso al Monastero delle Clarisse.
Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
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Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta
senza consenso scritto della SBAL
© 2004 Ministero per i Beni e le Attività Culturali
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