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lunedì 10 febbraio 2014

Scrivevo nella piccola storia del Circolo Unione: "di tanto in tanto arrivano poesie in vernacolo: sono composizioni miserande, cattive, senza gusto: sono intollerabili. I soci però sembrano divertirsi lo stesso". [Cfr. pag. 13 di 166° Genetliaco] . Non era del tutto vero. Di tanto in tanto arrivavano poesie in dialetto molto pepate, talune letterariamente pregevoli sulla scia di quel "Nenti era, nenti torna" universalmente attribuito alla penna intrisa di acido solforico del bitorzoluto dott. Vinci. Tra le mie carte me ne trovo tre di quelle poesie secondo me valide e credo vergate da quel sapido anche se distratto ingegno di Fofò Scimé Eccole:

Scrivevo nella piccola storia del Circolo Unione: "di tanto in tanto arrivano poesie in vernacolo: sono composizioni miserande, cattive, senza gusto: sono intollerabili. I soci però sembrano divertirsi lo stesso". [Cfr. pag. 13 di 166° Genetliaco] . Non era del tutto vero. Di tanto in tanto arrivavano poesie in dialetto molto pepate, talune letterariamente pregevoli sulla scia di quel  "Nenti era, nenti torna" universalmente attribuito alla penna intrisa di acido solforico del bitorzoluto dott. Vinci. Tra le mie carte me ne trovo tre di quelle poesie secondo me valide e credo vergate da quel sapido anche se distratto ingegno di Fofò Scimé  Eccole:
 
 
 

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