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venerdì 28 marzo 2014

Lettera ad Alfredo

 UNA MIA VECCHIA LETTERA AL MIO AMICO ERGASTOLANAO ALFREDO SOLE DI RACALMUTO
Carissimo Alfredo
Torno a scriverti col computer così non devi cimentarti con la mia pessima calligrafia. Peraltro sono decenni che non prendo la penna in mano.
Venerdì mi dici che dovevi sostenere un esame. Come è andato? Mi commuovi perché mi sembri un ragazzino che deve fare gli esami di ammissione. Meglio così: vuol dire che il carcere non ha distrutto la tua infantilità. Quel bene di cui parla Pascoli.
Ti dilunghi su Hegel. Che devo dirti? A scuola si fa e si faceva storia della filosofia non filosofia. Specie dai preti. Così c’era modo di farti credere che i filosofi o erano in linea  con le panzane di santa romana chiesa, o dicevano minchiate. Si capisce che non essendo nessun filosofo in linea con  santa romana chiesa erano tutti minchioni. Ed il massimo era Hegel.
Ora che son vecchio sto in mente mia rivalutando Hegel specie in cose di stato. Naturalmente questo mi porta ben lontano dai patetismi anti ergastolo. Mi porta invece molto vicino a tipi come te, che essendo ora di tutt’altro convincimento ed uomini di cultura si ha l’obbligo di farli produrre idee in piena libertà.
Per certi assassini che dopo imbestialiscono di più, non so che dire. Sono con Heghel e arrivo a dire che lo Stato ha delle ragioni he l’umana ragione non comprende ed ha una morale (meglio etica) che la morale comune non approva.
Spero che possa rispondermi con il computer. Mi dici che si sono cacati sotto per l’attenzione di gente come Adragna, Sofri, Veronesi etc. Speriamo bene. Speriamo che non ricorrano alle sornionerie poliziesche. Che non facciano contenti e gabbati quelli che tanto si aspettano. Di solito ho sempre ragione. Mai come in questo caso mi auguro di avere torto.
Ti abbraccio paternamente
Calogero Taverna

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