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giovedì 3 aprile 2014

Mi scrive l'avvocato Carmelo Brucculeri del PD

L'amico e parente avvocato Carmelo Brucculeri, già vicesegretario del PD di Racalmuto, comunista di lungo corso, sagace consigliere niente affatto chiassoso, solo accorto lungimirante composto artefice di buona parte della parte buona dell'amministrazione del Comune protesa a portare la derelitta Racalmuto del 1948 (quale traspare dal mio documentario Le Parrocchie di Girgenti) ai fasti di tre anni fa, mi scrive quasi per un risevatissimo sfogo personale, quel che segue. Dovevo tenerlo nascosto. Disubbidisco e prima riferisco, quindi approfondisco.
 
 
Caro Lillo, sotto un articolo, dal titolo "Tutt solisti, nessun accordatore"  pubblicato ieri da Malgradotutto, ho letto il tuo commento in cui Tu sostieni che sono stato estromesso ignominiosamente. Sono d'accordo con Te sull'estromissione, sul resto lascio giudicare gli altri. In politica non conta tanto quello che fai ma piuttosto quello che riesci a pubblicizzare e comunicare. In questo non sono eccellente.
Scrivo queste quattro righe non solo per distrarmi un pò (sono ancora a Palermo, ancora non conosco la data delle dimissione dall'ospedale) ma sopratutto perchè mi piace condividere con Te quello che mi sembra il manifesto della vanagloria. Mi riferisco alla vicenda di Jo della Canapa il personaggio nato dalla penna erudita di Umberto Eco nel suo libro "Il pendolo di Foucault". Nella politica Racalmutese mi sento un pò come Jo della Canapa, naturalmente solo per il fatto che non condivido alcune idee e non per la cultura di Jo. Anzichè riassumerti la vicenda, con uno scontato risultato finale di rovinare l'armonia del testo, trascrivo di qui seguito il passaggio del libro di Eco.

Variante. tu sei un autore, non sai ancora quanto grande, colei che amavi ti ha tradito, la vita per te non ha più senso, e un giorno per dimenticare, fai un viaggio sul Titanic e naufraghi nei mari del sud, ti raccoglie (unico superstite) una piroga di indigeni e passi lunghi anni ignorato da tutti, su di un’isola abitata solo da papuasi, con le ragazze che ti cantano canzoni di intenso languore, agitando i seni appena coperti dalla collana di fiori di pua. Cominci ad abituarti, ti chiamano Jim, come fanno coi bianchi, una ragazza dalla pelle ambrata ti si introduce una sera nella capanna e ti dice:” Io tua, io con te.” in fondo è bello, la sera, stare sdraiato sulla veranda a guardare la Croce del Sud mentre lei ti accarezza la fronte.
Vivi secondo il ciclo delle albe e dei tramonti, e non sai d’altro. Un giorno arriva una barca a motore con degli olandesi, apprendi che sono passati dieci anni, potresti andare via con loro, ma esiti, preferisci scambiare noci di cocco con derrate, prometti che potresti occuparti della raccolta della canapa, gli indigeni lavorano per te, tu cominci a navigare da isolotto a isolotto, sei diventato per tutti Jim della Canapa
Ormai sei famoso in tutto l’arcipelago tra Sumatra e Port-au-Prince, tratti con gli inglesi, alla capitaneria del porto di Darwin, sei registrato come Kurtz orami sei Kurtz per tutti – Jim della Canapa per gli indigeni. Ma una sera mentre la ragazza ti accarezza sulla veranda e la Croce del sud sfavilla come non mai, ahi quanto diversa dall’Orsa, tu capisci: vorresti tornare. Solo per poco, per vedere che cosa sia rimasto di te, laggiù.
Prendi la barca a motore, raggiungi Manila, di là un aereo a elica ti porta a Bali. Poi Samoa, Isole dell’Ammiragliato, Singapore, Tanarive, Timbuctu, Aleppo, Samarcanda, Bassora, Malta e sei a casa.  Sono passati diciott’anni, la vita ti ha segnato, il viso è abbronzato dagli alisei, sei più vecchio, forse più bello, Ed ecco che appena arrivato scopri che le librerie ostentano

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