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lunedì 1 settembre 2014

Confesso che non ci ho capito un cazzo! Attendo spiegazioni socialproletarie.

domenica 31 agosto 2014

MI ASSOCIO A CHI SI DISSOCIA

Ripubblico con un po' di noia (ma devo farlo, c'è una condanna in corso), con lievi modifiche e qualche integrazione la nota fb pubblicata giovedì 28 agosto quando ancora non si conosceva quale esito avrebbe avuto il Premio di cui si va a concionare.



Sicuramente con grandissimo dispiacere, Gaspare Agnello si dissocia dal Premio Racalmare-Leonardo Sciascia 2014 che pur nel lontano 1980 ha contribuito a fondare.  Se è arrivato al punto di dissociarsi dalla"sua" creatura, egli che la conosce molto bene nelle remote pieghe e non da ora, ne avrà avuto fondatissime e inconciliabili ragioni che ha esposto in un post del suo blog di cui si riporta il link:


http://www.gaspareagnello.it/2014/08/il-premio-letterario-racalmare-l-sciascia-malerba-il-libro-di-sardo-e-grassonelli/




Mi associo alla dissociazione: ne condivido le ragioni; ma è da qualche anno che il Premio è stato fatto diventare quello che Sciascia non voleva, Sciascia infatti voleva un Premio in provincia, non provinciale ma diverso, non agganciandolo ad ogni costo a nomi di scrittori o di giornalisti o di giornalisti-scrittori o di scrittori-giornalisti tanto meno a conclamati mafiosi scrittori pi fari scrusciu o a sigle che tirano, da cosa nasce cosa, si sa: ma questa è politica culturale che insegue altro, non selezione di buona letteratura fine a se stessa. Si dovrebbe dimettere il Presidente del Premio e non chi si dissocia dagli scantonamenti.

Strane coincidenze: viene dato ricetto alle parole di un killer di mafia a quanto pare "tecnicamente" non pentito e in altri spazi giornalistici avallati dallo stesso Presidente si commina l'ostracismo mediatico in effigie e "in verbis" ad onesti (fino a prova contraria) cittadini rei semplicemente di esercitare il diritto alla critica, al ragionamento. Un diritto rivendicato dallo scrittore Sciascia, se non erro, l'autore di  Morte dell'Inquisitore e del Giorno della civetta. Ma non è lo stesso a cui è intestato il Premio da cui Agnello si dissocia?
Insomma, per avere diritto alla parola, si può essere non mafiosi o non parlare e scrivere per forza di mafia (anche se il successo è assicurato)?

N.B.
Non si cita di proposito il libro finalista che ha causato la decisione di Gaspare Agnello perché il problema in questione non è il libro (ciascuno è libero di scrivere ciò che gli pare e con chi gli pare)  ma il Premio che i libri sceglie, o dovrebbe scegliere, secondo certi criteri che lo caratterizzano e lo rendono o dovrebbero renderlo unico e quindi diverso dagli altri.  

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