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venerdì 19 settembre 2014

sabato 8 giugno 2013

sabato 8 giugno 2013

Come è buffo questo mondo!


Non so se quello che sto facendo è plagio passibile di enormi sanzioni penali. Ma penso di no. Dell’originale qui nulla rimane. Ho fertile fantasia, ho penna fluida, ho senso ironico e so essere beffardo con tutti soprattutto con me stesso. Qualcuno mi dirà: guardone. Qualche altra mi ha detto satiro lussurioso; i il perfido è epiteto costante contro la mia modesta personcina.

Mi difendo: non sono guardone: ad 80 anni la fiamma del mio sesso è talmente al lumicino che la rada luce basta ed avanza nel mio intimo per aver voglia di sbirciare nei talami altrui. Guardone dell’anima, delle anime femminili, dell’anima erotica delle donne, beh! quello sì: è peccato? Me ne fotto; è crimine? Quello lo escludo, ho sostenuto tutto gli esami in Giurisprudenza e la mia vita successiva è stata solcata da codici, testi unici, regolamenti,  circolari e roneate. Perfido? Ditemi voi se è perfidia: mi presento virtualmente per quello che sono con l’età che ho e dichiarandomi fedelissimo a mia moglie. Tante tardone si incantano, arrivano persino a corteggiarmi. Scocco qualche astuta domanda. Ci cascano, cominciano a confessarsi: che guazzabuglio, etico, esistenziale, erotico! Se ne pentono e mi aggrediscono con tutte le contumelie del caso. Non sono io la vittima? Non sono loro le perfide?

 

Mi insinuo in un  blog, luccicante, perlaceo: blog di donne, donne che si dichiarano audaci sol perché pensano che travestire le loro fantasie in impossibili realtà sia essere audaci e credono persino di raccontare e di raccontarsi audacemente.

Ne ho tratto copia. Una miniera. Un paradigmatico mondo femminile, scarno quanto velleitario, l’onirica discesa nel vero, il vero evaporante nella scusa di sé dei peccati agognati e mai consumati, e quell’unico momento d’amore, persino prolifico, ma rivolto all’uomo sbagliato, in modo errato, coi sensi infuocati ma solo quela volta  quando non doveva essere. E quell’uomo sbagliato, quel coito alle dieci del mattino,  il peggior momento copulatorio per ogni esemplare maschile dotato quanto si voglia, diviene il prototipo di tutti gli uomini, il sigillo spermatico di tutta quell’altra metà che sta sotto il cielo. Laido, come laidi tutti, laido il suo copulare senza preservativo, spargente, insozzante fighe e lenzuola, come sarebbe costume generalizzato di tutti gli adulti maschi.

Il maschio è condannato inflessibilmente, senza appello, lurida bestia. Sia vecchio sia giovane, sia adulto, sia paterno, sia amico sia bullo d’angiporto.   Lei si agghinda, forse ha marito, forse ha altri amanti, ma pronuba l’amica, si reca in casa altrui per incontrare lui. E lui ” Entrò frettolosamente, quasi scansando il corpo di Serena; lei gli sorrise cercando i suoi occhi - “Guardami” - urlò muta.
Ma i suoi occhi erano già spenti, le palpebre calate e quelle mani dappertutto, mani ladre, febbrili, che palpano, prendono, spogliano, godono. Velocemente tirò giù la cerniera, abbassò i pantaloni, le allargò le gambe e, dopo aver ricacciato indietro la cravatta, la penetrò.”

Non finisce qui. “L’orologio sulla parete segnava le 11.00. Seduta sul divano, Serena beveva caffè e ingoiava cioccolatini. Anche stavolta non aveva provato niente. Nessun piacere. Nessun orgasmo. Solo finzione. Si chiedeva come fosse possibile che i suoi uomini non si accorgessero mai di niente, andavano via soddisfatti, fieri della loro prestazione, rassicurati e gratificati dai gemiti e dal respiro ansimante di lei.
Forse lei era proprio una brava attrice. D’altra parte recitava da sempre e aveva un ruolo ben definito: lei era la donna perfetta e la donna perfetta non può essere frigida. Lei era l’amante, la donna ideale prodiga di sorrisi e di spensieratezze, ben vestita, curata e profumata, dolce e remissiva, provocante e puttana.
Li faceva sentire al centro del mondo, lei, quegli uomini boriosi ed egoisti. Stupidi bambini capricciosi!
Le mogli a tirar su la prole e loro a reclamare l’attenzione usurpata tra le cosce docili di una femmina carnale!
Serena si alzò di scatto, accese la radio, prese le candele e le posò sui bordi della vasca da bagno. Aprì il rubinetto dell’acqua calda, uscì fuori dal vestito attillato e si guardò nello specchio.
Il suo viso era intatto: le pagliuzze dorate dell’ombretto, il lucido del rossetto, il velo satinato della cipria, i capelli acconciati, nulla era stato sfiorato, neppure con un leggero tocco di dita.
Il suo corpo, invece, era stato insozzato di sperma infedele e indifferente.”
Già mi dico, ma perché codesta dona va in casa altrui per chiavarsi un uomo frettoloso? Non le dà manco piacere. E allora perché gli permette di copulare. Le fa senso lo sperma del maschio? Ma siamo tutti nati da uno sperma maschile anche le donne, soprattutto le donne. Ma a noi maschi perché non devono ripugnare le loro “regole” lunatiche. Perché non ci debbono fare schifo. A me fanno schifo ad esempio. Ma io amo le donne. Mia madre è donna. Non ho sorelle. E lei non sa che il padre era uomo e lei nacque per quello sperma là diffuso nella vagina della madre. Perché solo noi maschi dovremmo essere porci? Perché dovrei essere io un porco? Perché non dovrebbero essere loro le porche. Ma diciamolo: tutti quanti e tutte quante un porcile alla Pasolini. Solo che io nonostante le accuse amo quella donna, ne sono perfidamente attratto. E forse anche lei, dannata forse ad amare ciò che disprezza, con una mente vanesia ed isterica, come avviene a noi maschietti ormai in disuso. Abbiamo combattuto le nostre battaglie come i vecchioni sulle porte Scee, friniamo sugli alberi peggio delle cicale e come sto adesso facendo, discettiamo all’infinito sul nulla  ma anche su donne:  dicano di noi quel che vogliono ma senza noi non saprebbero vivere (ed invero anche noi senza di loro). Che buffo il mondo.  

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