* * *
QUADRI PROSOPOGRAFICI:
LA FAMIGLIA SAVATTERI DI
RACALMUTO.
* * *
QUADRI PROSOPOGRAFICI:
LA FAMIGLIA SAVATTERI
DI RACALMUTO.
Introduzione
Dalle brume dell’archeologia locale affiora, flebile
ma con contorni alquanto netti, l’insediamento sicano di quattromila anni fa
lungo l’intero arco collinare sud est e sud ovest racalmutese.
Verso il 13° secolo a.C., quella civiltà sembra
eclissarsi, forse per l’esodo, dovuto a paura per i naviganti micenei, verso le
più protettive montagne di Milena, Bompensiere e Montedoro. Arrivano quindi i
greci, ma Racalmuto è ancora deserta ed impervia per attirare i coloni
agragantini. Solo verso il VII secolo la moneta con il granchio di Agragas
sembra far capolino nelle fertili plaghe del nostro altipiano. Poi, si diventa
meri subalterni della potente polis, così come per tutta l’epoca romana. Tra il
II ed il IV secolo d.C., da Commodo in poi, le risorse solfifere vengono
apprezzate e sfruttate, come stanno a documentare le tegulae o tabulae
sulfuris, che l’avv. Giuseppe Picone ebbe la ventura di scoprire per primo
verso la fine del secolo scorso.
Allo spirare dell’Impero romano, la feracità del suolo
racalmutese sembra avere attirato sia pure fugacemente le brame espoliatrici di
Genserico e dei suoi Vandali; ma tocca ai Bizantini stabilire insediamenti
significativi in località Grotticelle e dintorni. Monete di Tiberio II e di
Heracleone saranno poi rinvenute, nel 1940, in contrada Montagna, ma per caso
ed in luogo che all’epoca era sicuramente disabitato: un nascondiglio, dunque,
sicuro e lontano da occhi indiscreti.
Giungono gli Arabi: sono guerrieri, disdegnosi di sede
fissa, violenti e ladroni. A Racalmuto trovano ben poco e subito si dileguano.
Subentrano i Berberi, contadini e pacifici: ebbero forse a convivere con i
mansueti bizantini del luogo.
I Normanni del Conte Ruggero, 600 cavalleggeri - pare,
depredarono il territorio dell’altipiano ove sembra sorgesse un imprecisato Racel... a dire del Malaterra. Nell’XI
secolo, il gaito saraceno Chamuth, signore della vicino Naro, con molta
probabilità aveva il dominio del nostro Altipiano e forse vi eresse un
fortilizio, un Rahal: da qui il
toponimo Rahal Chamuth, a seguire
l’acuta congettura del Garufi. I Saraceni furuoo, specie sotto Federico II,
ribelli e violenti: imprigionarono persino il vescovo agrigentino Ursone.
Federico II non fu tenero verso di loro, deportò a Lucera i caporioni; gli
altri - i più pavidi ed i meno appariscenti - si dispersero assumendo nomi
latineggianti o fingendo antica professione di fede cattolica. Per uno o due
decenni Racalmuto rimase comunque deserta. Un tale della famiglia Musca - forse
Federico Musca - poté appropriarsi del territorio, portarvi fuggiaschi,
verosimilmente ex saraceni, dotarli di terra e mezzi di lavoro e far sorgere un
nuovo casale. Il suddetto Federico Musca finì però con l’osteggiare il
vincitore Carlo d’Angiò e costui lo spoglio di quel casale ed assegnarlo nel
1271 a tal Pietro Negrello di Belmonte: un diploma degli archivi angioini ne specifivaca - prima di esser distrutto dai
nazisti nel 1943 - termini, modalità e dettagli. Finiva, per altro verso,
quella che possiamo considerare la preistoria racalmutese: un periodo buio ed
incerrto che ebbe a protrarsi per 3271 anni. Quel che per tal periodo si è
scritto - ed è tanto ed anche dalla penna più illustre del luogo - è solo
cervellotica congettura. Possiamo solo credere a quei radi reperti archeologici
di cui si ha conoscenza ed a quel poco, spesso nulla, che riescono a svelarci
di tanto defluire umano degli antichi racalmutesi.
Con i Vespri Siciliani, il casale di Racalmuto
acquisisce importanza e ruolo perché può fornire tasse e balzelli alla famelica
pirateria di un Pietro d’Aragona. Il centro abitato non contava più di 75
fuochi (circa 265 abitanti). Nel 1376 i fuochi erano aumentati a 136 (circa 480
abitanti). Frattanto da Pietro Negrello di Belmonte, Racalmuto - a dire del
Fazello - era stato requisito da Federico di Chiaramonte che pare vi abbia
costruito le torri del castello nella prima decade del 1300. Si sa che Costanza
Chiaramonte, unica figlia di Federico, fu l’erede universale. Che abbia sposato
prima il girovago ligure Antonio del Carretto e poi, divenuta vedova,
l’avventuriero Brancaleone Doria - forse quello dannato all’inferno da Dante -
si dice e qualche documento degli archivi di Stato palermitani sembra
confermarlo. Rsta comunque certo che sino al 1396 Racalmuto è dominio dei
Chiaramonte, in particolare del celebre figlio illegittimo Manfredi Chiaramonte
- lo attestano le carte dell’Archivio Segreto Vaticano.
Tocca a Matteo del Carretto rimpossessarsi del feudo,
farne una baronia e farsene riconoscere titolare dal re Martino, naturalmente
previo esborso di sonanti once. Il figlio Giovanni primo del Carretto è ancor
più rapace del padre: commercia in grano, compra porzioni di feudi a Mussomeli,
sfrutto il caricatoio di Siculiana per le sue speculazioni e i suoi commerci
con l’estero. Ha un bel da dire Bresc che nel 1422 - anno in cui Giovanni era
già morto - il rampante barone racalmutese era ... caduta in miseria. Una
miseria post mortem per uno storico che si reputa ineguagliabile
è davvero una davvero una fastidiosissima topica.
Nel 1404, Racalmuto è ancora fermo a 150 fuochi (540
abitanti). Un secolo dopo nel 1505, al tempo della “venuta” della Madonna del
Monte, la sua popolazione sale a 473 fuochi (1670 abitanti). Ora domina il
barone di Racalmuto Ercole del Carretto. Il figlio Giovanni II esordisce con un
delitto: commissiona a tal Giacchetto di Naro la strage dei Barresi di
Castronovo per vendicare l’uccisione del fratello Paolo, antenato di Vincenzo
di Giovanni che nei primi decenni del 1600 scriverà una complessa trattazione
su Palermo Restaurato, ove rammenterà
quei truci e letali eventi. Dopo, rimorsi e crisi religiose spingeranno quel
del Carretto a costruire chiese e conventi ed a chiamare a Racalmuto
carmelitani e francescani per una redenzione spirituale sua e del suo popolo.
Certo, mero e misto impero, terraggio e terraggiolo ed una pletora d’imposte e
tasse feudali fioccarono sui racalmutesi. Un notaio venne chiamato da Agrigento
per i tanti atti del barone (e dei suoi vassalli): era quel tale Jacopo Damiano
che alla morte di Giovanni II del Carretto finì sotto l’Inquisizione.
A metà del secolo, nel 1548, la popolazione sale a n.°
896 fuochi (3163 abitanti), segno che la politica del barone non era poi così
devastante come sembra voler far credere Leonardo Sciascia.
Quello che non
fa il barone, lo fa invece la peste del 1576: la popolazione racalmutese viene
decimata. Se crediamo ad un documento del fondo Palagonia, dai 5279 abitanti
del 1570 si sarebbe passati ad appena n.° 2400 abitanti nel 1577. Ciò non è
credibile e si deve alla voglia tutta fiscale di impietosire il viceré per una
contrazione delle “tande” in mora e di quelle in atto. Di sfuggita, va detto
che la tentata evasione fiscale del 1577 non ebbe effetto. Le “tande” si
basavano sulla tassa del macinato: la drastica contrazione della popolazione
non consentiva un gettito bastevole a fronteggiare la soffocante tassazione del
governo spagnolo. Questo non ebbe pietà e la Universitas fu costretta ad indebitarsi con gli stessi esattori, al
contempo strozzini.
Sia come sia, nel 1593 Racalmuto sembra risorta: gli
abitanti ora sono in numero di 4448: ovviamente molti fuggiaschi erano
rientrati e, soprattutto, si doveva trovare conveniente emigrare dai centri
viciniori per sistemarsi nella neo-contea di Racalmuto, le cui condizioni
sociali, economiche e giuridiche in definitiva tornavano appetibili.
I Savatteri da
Mussomeli a Racalmuto.
Dovette essere in tale frangente che alcuni membri
della famiglia Savatteri emigrarono da Mussomeli a Racalmuto. Il Sorge, valente
storico di quel centro, dispone di scarne notizie su quell’importante famiglia
mussomelese: a pag. 131 del secondo volume della sua opera ([1]) annota:
«350. Savetteri (1582), di cui un
ramo prese più tardi il soprannome di Lo
Muto (1738).» Per converso, l’Archivio parrocchiale di Racalmuto supplisce con non poche notizie.
In Matrice si conserva un patrimonio archivistico di
capitale importanza anche per la storia dello sviluppo demografico del paese
... e non andrebbe disperso come, purtroppo, va profilandosi.
Gli atti di battesimo - i primi a venire raccolti in libri (liber baptizorum) - partono dal 1554, se crediamo ad un’apocrifa
annotazione e, saltuariamente all’inizio, arrivano fino ai nostri giorni. La
raccolta sembra dunque precedere la stessa riforma tridentina. Seguono poi le
raccolte degli atti di matrimonio e quindi quelli di morte (viepiù descrittivi).
La pretesa nobiltà dei Savatteri.
Il primo Savatteri che sono riuscito a rintracciare è
del 1580: il 14 febbraio 1580 Antonella Savatteri di Jo: (Giovanni) di
Mussomeli e di Joanna sposa a Racalmuto tal Scarlata Paolo di Favara. Quel
Giovanni resta vedovo ed il primo novembre del 1580 convola a seconde nozze
con Juannella Castrinovo.
Nel fondo Palagonia di Palermo, che raccoglie anche le
carte relative ai del Carretto di Racalmuto, ci si imbatte in uno dei
capostipiti dei Savatteri: Geronimo Savatteri. Trattasi della “Transactio
pro Ill.mo don Hieronimo del Carretto Comite huius terrae Racalmuti cum Universitate dictae terrae Racalmuti.”
[2] Il 15 gennaio 1580, a seguito di una istanza
dei naturali di Racalmuto, il viceré dà particolari disposizioni per la
risoluzione di un’annosa controversia tra vassalli e di locali feudatari. Si
esordisce:
Philippus etc. Vicerex in hoc Siciliae regno
Magnifico Eustachio Protopapa U.J.D. sindacatori degenti in civitate Agrigenti
fideli reg: salutem: Imperoche ad istanza di Bartolo Curto et altri
infrascritti personi della terra di Racalmuto è stato supplicato, e per noi
provisto del tenor che siegue videlicet:
e si prosegue richiamdo il testo dell’istanza che era
stata stilata in questi termini:
Illustrissimo et eccellentissimo Signore, Bartolo
Curto, Pietro Barberi, Giacomo Capobianco, Angelo Jannuzzo, Antonuzio Morreale,
Cola Macaluso, Pietro Macaluso, Antonio Lo Brutto, Vito Bucculeri, Pietro
d’Alaymo, Joan Vito d’Amella, Antonio Gulpi e Giacomo Morreale, li quali furo
deputati eletti per consiglio congregato circa la questione e lite vertenti tra
l’altri, e l’illustris.mo Conte di Racalmuto in la R.G.C. esponino a Vostra
Eccellenza che sono più anni che in detta R.G.C. ha vertuto lite fra detto
conte e suoi antecessori in detto contato ex una, e li Sindaci di detta terra
ex altera sopra diversi pretenzioni, particularmente addutti nel libello, e
processo fra loro compilato per li quali intendiano detti Sindaci essere
esenti, e liberi di certi raggioni e pagamenti, come in detto processo si
contiene, e poichè s’have trattato certo accordio fra esso conte ed essi
esponenti come deputati eletti per detta università circa le pretentioni
predetti, e circa il detto accordio s’hanno da publicare per mano di publico
notaro per comuni cautela dell’uno, e l’altro, e stante che è notorio che detti
capitoli s’habbiano da publicare con vocarsi per consiglio onde habbiano da
intervenire li genti di detta università, e la maggior parte di quella per ciò
supplicano a V. E. si degni restar servita provedere che s’abbia a destinare
uno delegato dottore degente degente in la città di Girgenti per manco
dispendio (o di spesa) dell’esponenti, e benvista a V.E. il quale s’abbia da
conferire in detta università di Racalmuto,, ed in quella abbia da congregare
consiglio si la detta università è contenta si o no di pubblicare il detto atto
d’accordio, li quali si abbiano di fari leggiri per il detto delegato a tutte
le persone che interverrano in detto consiglio per potersi stipulare il detto
atto con lo consenso di tutta l’università, o maggior parte di quella - e
restando l’esponenti d’accordio V.E. sia servita al detto delegato concederli
autorità, e potestà di tutto quello e quanto sarrà concluso per detto accordio
che possa interponere l’authorità, potestà, e decreto di V.E. e sopra questo
possa interponere perpetuo silenzio, e decreto con tutte le clausole, e
condizioni solite, e necessarie farsi in detti atti ut Altissimus.
La cittadinanza è, quindi, initati a radunarsi per le
deliberazioni del caso: è il 15 gennaio 1581, come si evince dal resto del
documento:
Die decimo quinto januarij nonae ind. 1581- Consilium
congregatum et eximium dominum Ascanium de Barone U.J.D. delegatum E. Suae
virtute literarum datarum Panormi die tertio Junij octavae Ind. 1580 et aliarum
literarum, ad sonum campanae in maiori Ecclesia terrae Racalmuti die dominicae,
vocatis et congregatis duabus tertijs partibus populi invenire [a.v.: intervenire] solitis in consilio pro ut cum juramento retulerunt
mihi: Laurentius Justinianus, Jacobus Monteleone et Antonius de Alaymo Jurati
dictae terrae esse duas tertias partes populi solitas intervenire in consilio
super accordio facto infra universitatem dictae terrae et illustrem D.
Hieronymum de Carrectis comitem dictae terrae, per quem dominum de barone
delegatum fuit expositum in dicto consilio tenoris sequentis videlicet:
Magnifici Nobili, et persone decorate [a.v.: honorati] et altri populani, siti
congregati in questo loco; sapiti ch’avendosi
tanto tempo ed anni litigato
infra l’università di questa terra con li spettabili illustri ed illustrissimi
signori Baroni e Conti di questa terra sopra alcuni pretenzioni ed esenzioni di
tirraggi di fora [a.v.: supra alcuni pretenzioni et exemptioni di alcuni
soluptioni di dupli terragi di fora] et altri esenzioni come più largamente si
contiene per lo libello e processocontenti nella R.G.C. con detti spettabili ed
illustri signori Baroni e Conti di questa sudetta terra, ed avendosi tant’anni
litigato non s’have mai finito per tanto si congregao consiglio, e si elessero
deputati lo magnifico Gio: Vito d’Amella, Bartolo Curto, Pietro Barberi, Cola
Capobianco, Angelo Jannuzzo, Antonuzio Morreale, Cola Macaluso, Pietro
Macaluso, Antonino lo Brutto, Pietro d’Alaymo, Antonino Gulpi e Giacomo
Morreale, li quali deputati esposiro a S.E. e R.G.C. che avendo più anni
litigato in detta R.G.C. con li predecessori dell’illustre signor Conte di
questa terra di Racalmuto ed anche con detto signor conte sopra diversi
pretenzioni d’essere esenti e liberi di diversi raggioni e pagamenti in detto
processo e libello addutti, e contenti, e che s’ave trattato accordio fra
l’università e detto signor conte, e sopra ciò fatti certi capitoli li quali
s’hanno da publicare per notaro publico per commune cautela ed era di
publicarsi con la volontà della maggior parte del Popolo congregato per
consiglio supplicando S.E. resti servita provedere e comandare che si
destinasse un delegato in questa terra per congregare detto consiglio, ed
essendo la maggior parte contenta dell’ accordio, farrà leggere li capitoli ed
essendo contenti quelli detto delegato farrà publicare, e stipulare ed
interponere l’authorità di S.E. e R.G.C. per ciò S.E. mi ha destinato delegato
in questa terra, undechè personalmente mi conferisca a congregare detto
consiglio, ed intendere la vostra volontà se volete accordio per questo siti
convocati in questa maggior chiesa acciò ognuno di voi dasse il suo parere [a.
v.: siti convocati in questa maggior
Ecclesia a tal che ogn’uno di voi dugna lo suo pariri e vuci si vuliti accordio],
se volete accordio con detto signor conte, perché volendo accordio si
leggiranno li capitoli che mi sono stati presentati per detti deputati e notar
publico, ed essendo contenti di detti capitoli per voi s’eligeranno dui Sindaci
e procuratori per potere quelli publicare e fare instrumento pubblico con li
soliti obligazioni, renunciationi,
stipulazioni giuramento firmato in forma, alli quali Io come delegato di S.E. e
R.G.C. interponissi l’autorità e decreto acciò omni futuro tempore s’habbiano
inviolabilmente osservare siché ogn’uno venga, e dona la sua vuci, e pariri, lo
magnifico Gio: Vito d’Amella capo di detta terra di Racalmuto dice che è di
voto, e parere, e si contenta che si faccia accordio stante li lite e questioni
che sono stati et su infiniti e sono immortali e non hanno mai diffinizioni e
sono dubbij ed incerti e per evitarsi tante spese che s’hanno fatto e si
potranno fare tanto più che s’ha visto la buona volontà dell’illustrissimo
signor conte lo quale per li capituli ni ha fatto molte grazie ed esenzioni in
favore di quest’Università di Racalmuto e non facendosi accordio interim
esigirà come per il passato s’have fatto e perché in l’accordio e in mancari
quelle raggioni che siamo obligati paghari per questo è contente come è detto
di sopra che si faccia detto accordio e si leggano li capitoli e doppo si
contratta in forma; lo magnifico Lorenzo Justiniano giurato contiene [a.v.: concurri] con il detto magnifico Gio:
Vito d’Amella.
Abbiamo, anche, l’elenco dei votanti ed al n.° 303
c’imbattiamo con il nostro Girolamo Savatteri:
303
|
SAVATTERI GERONIMO
|
ut proximus
|
Il Sorge [3] crede di
poter denominare quel particolare consesso come “Consiglio civico”. «Il Consiglio civico o Consiglio generale - soggiunge - era un’assemblea numerosa di buoni
uomini, probiviri come oggi si direbbero, che deliberava intorno agl’interessi
più gravi e più fondamentali del Comune. Composto di persone di vari ceti, atte
a comprendere l’importanza della funzione, dal civile all’ecclesiastico,
dall’artigiano al borgese, non esclusi gli ufficiali tutti dell’università, si
occupava dell’imposizione delle gabelle, della trasformazione del patrimonio,
della concessione di terre e di acque, del pagamento delle spese straordinarie,
quelle ordinarie essendo riservate ai giurati; e poi dei provvedimenti di più
alta importanza relativi all’annona, alla sanità, alla sicurezza, alle opere
pubbliche e perfino alla polizia locale. [4] Il numero
dei consiglieri non poteva essere minore di dieci; per la loro convocazione non
era stabilita alcun’epoca speciale dell’anno.»
Girolamo Savatteri fu dunque in quell’adunanza del
1581 un consigliere della specie. Non doveva essere di grande risalto, visto
che viene elencato al n.° 303 ( i
presenti furono n.° 374); non era sicuramente un maggiorante dato che nessun
orpello di magnifico lo contraddistingue e neppure sembra essere stato un
appartenente alle maestranze, che venivano registrati con la denominazione di
“mastro” (quell’assemblea contava n.° 3 nobili, pari allo 0,8%; n° 14
magnifici, pari al 3,74% e n.° 35 mastri, pari al 9,36%. Il resto erano
vassalli di una qualche dignità, presumibilmente piccoli enfiteuti di terre, ed
erano la grande ossatura della struttura sociale del paese - oltre l’86% dell’aggregato
considerato.)
Quale l’etimologia di Savatteri?: sicuramente
spagnola. Eugenio Napoleone Messana si libra nelle più alte sfere dell’araldica
e parla di nobiltà francese. [5] Egli ha
voglia di farci credere che : «... In
quell’occasione Giovanni IV [del Carretto] promise le figlie in moglie a quei
cavalieri che gliele avessero ricondotte al castello sane e salve. La sorte
arrise al milite Scipione Savatteri che sposò Maria ed ebbe in dote il feudo di
Gibillini. Questo matrimonio diede inizio alla famiglia dei Savatteri di
Racalmuto, che risulta essere la più nobile di tutte le altre. I Savatteri
infatti discendono da Pable Zavatier, nobile francese al seguito del conte
Ruggero [...]»
Tranchant, invece, Francesco Renda che
in suo recente studio [6] bistratta
un po’ troppo i Savatteri facendone dei modesti calzolai, divenuti marrani nel
1492. «Cognomi - precisa a pag. 194 - indicativi di arte e mestiere esercitati.
Quantità e - tra parentesi - comuni di appartenenza: Zapateri, Zabateri,
Zavatteri, calzolaio, 8 (Paternò 4, Palermo3, Bivona) ....».
Mettiamo la verità nel bel mezzo e forse ci andiamo
vicini.
Il milite (?) Scipione Savatteri.
Il 7 settembre 1586, una Margaritella Savatteri di
Mussomeli, figlia di Paolino e di Belladonna si sposa con Mariano Terranova,
senza altre indicazioni, evidentemente un vedovo. Appena un mese dopo, il 12 ottobre 1586, il
fratello Scipioni Savatteri (inequivocabilmente oriundo da Mussomeli) si sposa
con Petrina Saguna, figlia di Antonino e di Marchisa. Marchisa è nome comune di
donna in quel tempo: forse si deve anche a questo equivoco se Eugenio Napoleone
Messana, riesumando un’epopea di famiglia, fa del modesto ma dignitoso Scipione
Savatteri un “milite” che convola a nozze un po’ forzate con una figlia dei del
Carretto (eventualità impossibile, per questioni di divario nobiliare). E’
certo invece che Scipione Savatteri è il capostipite racalmutese di una
famiglia che ha cifrato la storia locale nel Seicento, nel Settecento e
marcatamente nell’Ottocento, e non manca neppur oggi di cifrarla con il
maggiorente politico prof. Calogero Savatteri e con il suo figliolo Gaetano, un
giovane giornalista destinato a segnare un’impronta di ampio risalto nel
giornalismo televisivo.
I matrimoni dei componenti maschili della famiglia
sono stati a fine del ‘500:
12
|
10
|
1586
|
Savateri
|
Scipioni
|
Paolino e
Belladonna
|
con
|
Saguna
|
Petrina di
Antonino e Marchisa
|
26
|
4
|
1587
|
Savateri
|
Mateo
|
|
con
|
Agro' (d')
|
Margaritella
|
6
|
2
|
1594
|
Savatteri
|
Paolino
|
|
con
|
Cuscacino di
Mussumeli
|
Lauria di
Mattheo
|
5
|
6
|
1594
|
Savatteri
|
Paolo
|
|
con
|
Vuseto
|
Margarita
|
Quanto al ramo femminile, risulta questo solo
matrimonio:
7
|
9
|
1586
|
Carlino
Vincenzo di Vito e Angila
|
con
|
Savateri di
Mussumeli
|
Margaritella
di Paolino e Belladonna
|
Sacerdote:
Nicastro Francisco Testi: Montiliuni Gasparo notaro; Montiliuni Cola notaro e
D'Amella Jo: Vito notaro.
|
I battezzati dell’intero nucleo familiare risultano:
12
|
8
|
1580
|
Savateri
|
Frabicio
|
Jo:
|
Joanna
|
1
|
8
|
1581
|
Savatteri
|
Petro
|
Jo:
|
Joanna
|
27
|
11
|
1588
|
Savateri
|
Antonino
|
Sapiyuni
|
Pitruzza
|
6
|
2
|
1590
|
Savateri
|
Agata
|
Sipiuni
|
Pina
|
26
|
9
|
1591
|
Savatteri
|
Paulino
|
Scipiuni
|
Pina
|
11
|
6
|
1593
|
Savateri
|
Barnaba
|
Nardo
|
Francesca
|
13
|
7
|
1593
|
Savateri
|
Deca
|
Paulo
|
Anna
|
25
|
9
|
1593
|
Savateri
|
Vichensa
|
Mateo
|
Margarita
|
4
|
1
|
1594
|
Savatteri
|
Antonedda
|
Sapiuni
|
Pina
|
|
|
1595
|
Savatteri
|
Nofria
|
Mariano
|
Calogera
|
24
|
8
|
1596
|
Savatteri
|
Bartholomeo
|
Mattheo
|
Margherita
|
5
|
10
|
1596
|
Savatteri
|
Francesco
|
Scipiuni
|
Pina
|
5
|
2
|
1599
|
Savatteri
|
Agatha
|
Mattheo
|
Margarita
|
19
|
9
|
1599
|
Savatteri
|
Gioanna
|
Sipiuni
|
Pina
|
22
|
11
|
1599
|
Savatteri
|
Francesco
|
Paulino
|
Lauria
|
Al matrimonio di Scipione Savatteri fanno da teste i
due fratelli notai Monteleone (Gasparo e Cola), appartenenti, per parte di
madre, al ramo cadetto dei del Carretto. Paolino Savatteri resta vedova e sposa
nel 1594 (vedi sopra) una di
Mussomeli, Lauria Cuscacino di Matteo: benedice le nozze l’arciprete di
Racalmuto in persona, don Michele Romano. Sono indizi della rilevanza sociale
dei Savatteri, che pur tuttavia non assurgono a livelli di nobiltà feudale.
Nel rivelo del 1593 questi sono i nuclei familiari
(fuochi) dei Savatteri racalmutesi:
3
|
165
|
SAVATTERI MARINELLA
|
DONNA VIDUA
|
3
|
193
|
SAVATTERI MATTHEO
|
25 - MARGARITA M. - FRANCESCO F. 2
|
2
|
6
|
SAVATTERI NARDO
|
ANNI 23; CAPO DI CASO; FRANCESCHELLA
SUA MUGLIERA; BERNARDINO DI ANNI 1
|
2
|
68
|
SAVATTERI PAOLO
|
40; DIANA SUA MOGLIE; ONOFRIO FIGLIO
DI ANNI 5;
|
2
|
123
|
SAVATTERI SAPIUNI
|
CAPO DI CASA DI ANNI 35 - ANTONINA SUA
MOGLERI
|
2
|
124
|
SAVATTERI BELLADONNA
|
DONNA VIDUA CAPO DI CASA - JOSEPPA SUA
NIPOTE
|
[legenda: 2 sub
I^ casella = contrada S. Giuliano; 3 sub I^ casella = contrada Fontana. II^
casella: n.° progressivo della contrada].
Se e quando gli eredi dei Savatteri avranno voglia di
conoscere la consistenza patrimoniale dei loro lontani antenati, potranno
soddisfare la loro curiosità consultando gli archivi di Stato di Palermo ([7]); noi, purtroppo, stando lontano a Roma non
abbiamo potuto sinora completare questa specifica ricerca archivistica. Nel successivo capitolo
suppliremo con i dati dei rolli delle confraternite racalmutesi.
I Savatteri nel XVII
secolo.
All’inizio del Seicento sono presenti sulla scena
racalmutese due capifamiglia che ora vengono chiamati Zavatteri: Paolo e
Matteo. Sposatisi a fine del ’500, come abbiamo visto sopra, non sembrano
neppure parenti con Scipione Savatteri. Questi ha ora conquistato
un’invidiabile posizione sociale. Ha un ingente patrimonio: tutto il versante
che dall’attuale casello ferroviario delle Anime Sante porta sino alla cima del
Serrone, da dove discende la trazzera del Rovetto, gli appartiene, naturalmente
sotto il vincolo del jus proprietatis del conte del Carretto. Come sia potuto
arrivare ad una siffatta immensa possidenza immobiliare, resta oggi un mistero.
Qualche malaccorto passo dei rogiti notarili può destare maligni sospetti, ma
di certo non vi è nulla.
Matteo Savatteri
Matteo Savatteri fa capolino nei Rolli della
confraternita di S. Maria di Gesù: siamo nel 1607 ed i diligenti “rettori” di
quella antica consorteria laico-religiosa racalmutese ecco come annotano il
contratto enfiteutico:
Die nono octobris sestae ind. 1607
Note:
emphiteus.
contra Matteo Savatteri.
Nota che li
rettori cangiaro questa casa con m° Pasquale di Napoli appare a f. 263.
Nota che questa
casa è la casa sopra la quale la confraternita haveva onze 1.1 di rendita
assegnata da Paula d’Agrò contra Giuseppe Suttasanti et perché fu abbandonata
li retturi la concessero a detto Matteo Savatteri.
Il dispositivo dell’atto notarile, in latino, recita:
Notum facimus et testamur quod m. Petrus Bayeri et
Franciscus Lo Guasto .. tamquam rectores
ven. confr. S. Mariae Jesus emphitecaverunt ad rationem unc. unius Mattheo
Savatteri ... unam domum terraneam existentem .. in quarterio S. Nicolai secus
domum heredum Vincentii d’Agrò in frontispiciis domorum don Joseph
Santophilippo ex una et secus locum Petri Lo Sardo cum janua in levante...
.. et pro maiori cautela ... unam domum terraneam in
quarterio Sancti Nicolai secus domum Isabellae relictae condam magistri Petri
Daydone et secus domum Orlandi Moscato
et unam clausuram in contrata S. Mariae Jesus secus
clausuram magistri Matthei Milazzo et secus vineam Michaelis La Lattuca...
Testes don Joseph Santo Philippo, Antonius Alberto et
magister Marcus de Gueli.
Ex actis quondam not. Simonis Arnone presens copia
per me not. Michaelem Angelum Morreale.
La confraternita aveva quasi un monopolio delle case
d’abitazione di Racalmuto: s’intende nei limiti del diritto feudale dell’epoca
che riconosceva lo jus proprietatis al
conte. Conte di Racalmuto era nel 1607 Giovanni IV del Carretto, (Eugenio
Napoleone Messana accenna, come si è visto, ad un Giovanni IV, ma gli
attribuisce paternità che codesto del Carretto non ebbe). Eclatante il mortale
attentato in cui perse la vita codesto Giovanni IV del Carretto la sera del
lunedì del 5 maggio 1608. Ce lo descrive un anonimo diarista palermitano. ([8])
A 5 di maggio 1608, Lunedì sera, a ora una di notte.
In questa città di Palermo, nella strada Macheda, alla calata a mano dritta
dove si va alli Ferrari, successi uno orrendo caso, che venendo in cocchio lu
ill.e conte di Racalmuto, chiamato D. Ioanni del Carretto, insemi con un altro
gentilomo nominato D. Ioanni Bonaiuto (quali sempre era solito di andare con
lui), come fu alla detta strata, ci accostorno dui omini, li quali non si
conoscêro,
allo palafango [parafango]di detto; e ci tirarono dui scopettonate nel petto a
detto conti, chi a mala pena potti invocare il nome di Jesù, con gran spavento
di quello che era con detto conti, e con gran maraviglia di tutti li agenti; e
finìo.
« A 7 detto, mercori, ad uri 22.
Si gittao un bando arduissimo della morti del ditto conti di Racalmuto: chi cui
sapissi o rivilassi cui avissi occiso a detto conti, S.E. li donava scuti
cincocento, dudici spatati, quattro testi, sei destinati [nota del di Marzo: ..
non è agevole intendere il significato di spatati e testi, che
davansi in premio a chi rivelasse.
«De’ sei destinati però
(qual voce in siciliano vale esuli, relegati) intendo facilmente,
che accordavasi facoltà al denunziante di ottenere per sei di loro la grazia
del ritorno], purché non sia lu principali ci avissi fatto detto delitto, et anco la grazia di S. M.».
Ci dispiace per il nostro Tinebra Martorana: è del
tutto destituita di fondamento la notizia che riporta a pag. 123 e cioè: «..il
conte di Racalmuto tornava al suo castello, seguendo con la sua carrozza la via
che attraversa la contrada Ferraro, sita nel nostro territorio ed a quattro
chilometri dal Comune.»
Nello stesso Diario,
pubblicato dal di Marzo (pag. 30-31),
leggesi che successivamente:
«A 20 ottobre 1608. Fu martoriato il sig. Baruni dello Summatino. Lo
primo iorno happi quattro tratti di corda, e lo secundo tre, ed il terzo dui, e
li sùccari [Sùccari in sic. canape o fune, con cui si collava, ed era
proprio per uso della tortura. Colla ] soliti; e tinni [intendi che
tenne forte a non confessare]: avendo stato carcerato del mese di agusto
passato.
«E fu perché il giorno che sindi
andâli
galeri di Franza, andando Scagliuni a vidiri cui era supra detti galeri, trovao
uno calabrisi quali era di Paula, e travovauci certi faldetti che avia arrubati
allo Casali.
«E pigliandolo, ci disse, che
non ci facissero nenti, ché isso volìa mettiri in chiaro uno grandissimo caso.
«E cussì Scagliuni ci lo
promisi; et isso dissi, che isso con il sig. D. Petro Migliazzo aviano tirato
li scupittunati al conti di Racalmuto, essendoci ancora in loro compagnia alli cantoneri il sig. D. Petro e il sig. D.
Vincenzo Settimo; e che il detto di Migliazzo avia tirato il primo; e che il
baroni del Summatino ci avea promesso onzi cento per fari detto caso. E chiamao
ancora diversi personi».
In una pubblicazione dell’ARCHIVIO STATO
PALERMO: L'ARCHIVIO DEI VISITATORI
GENERALI DI SICILIA - ROMA 1977 pp.. 191 vengono fornite notizie sulla
dovizia di documenti relativi al processo del presunto mandante dell’omicidio
del conte Giovanni del Carretto.
Sono documenti che si trovano nell’ «Archivo General» di Simancas e
precisamente:
-
nel legajo n.° 254 è contenuta la copia del "PROCESSO CAUSADO EN LA
GRAN CORTE SOB RE LA MUERTE DEL CONTE DE RECALMUTO" CC. 123 - ANNO 1608 - VISITAS DE ITALIA 1) SICILIA.
Riportiamo integralmente quanto si legge
nella pubblicazione dell’A.S.P.:
«Si
tratta degli accertamenti disposti dal visitatore ad istanza di don BLASCO
ISFAR e CRUILLAS, barone di Siculiana, e don GASPARE LO PORTO, barone di
SOMMATINO, suo nipote, nel processo subito da quest'ultimo, come presunto
mandante dell'assassinio di Giovanni DEL CARRETTO, conte di Racalmuto. I due
baroni sostengono che il processo fu messo su in base a false testimonianze dal
procuratore fiscale della Corte capitanale di Palermo, GIACOMO SCAGLIONE, con
la complicità del Presidente della Gran Corte RAO.
Il successivo Leg. 255.1. 1579-1611 contiene
i discarichi di Giacomo Scaglione e vi sono le difese del funzionario in ordine
alle accuse mossegli a proposito del processo contro i presunti mandanti
dell'omicidio del conte Giovanni del Carretto.»
Ritornando al nostro Matteo Savatteri, ebbe dunque
costui una casa in enfiteusi dalla predetta confraternita, cioè a dire una casa
in affitto perpetuo per un’oncia all’anno (un affitto piuttosto salato per quel
tempo, segno peraltro di cospicuità dell’immobile). La casa la deteneva Paula
d’Agrò dopo lo sfratto per morosità avverso Giuseppe Suttasanti. L’Agrò ebbe ad
abbandonarla per evidente esosità del canone di onze 1.1 annuo e lo stabile
venne quindi concesso nel 1607 al nostro Savatteri. A concedergliela erano
stati i rettori pro tempore mastro
Pietro Baeri e Francesco Lo Guasto. Era una casa terranea sita nel quartiere di
S. Nicola, confinante con l’abitazione degli eredi di Vincenzo d’Agrò e di
fronte al corpo di case del sacerdote don Giuseppe Sanfilippo, nonché adiecente
ad un locale di Pietro lo Sardo.
Per maggior cautela, la confraternita esige una specie
di ipoteca sull’altra casa di Matteo Savatteri, sempre ubicata a S. Nicola,
vicino alla abitazione di Isabella vedova del fu mastro Pietro Daydone ed a
quella di Orlando Moscato; per di più pretende (ed ottiene) ipoteca su una
chiusa in contrada Santa Maria nei pressi della chiusa di mastro Matteo Milazzo
e della vigna di Michele La Lattuca. Fanno da testimoni all’atto, il sacerdote
don Giuseppe Sanfilippo, Antonio Alberto e mastro Marco de Gueli. Redige il
rogito un celebre notaio dell’epoca: Simone Arnone. Ne trae poi la copia il
notaio Michelangelo Morreale. Entrambi sono racalmutesi.
Matteo Savatteri può dunque permettersi due vaste
case, terranee sì ma molto dignitose, in un quartiere non proprio esclusivo
come quello di S. Nicola, ma pur sempre
di spicco dato che vi abita un sacerdote di tutto rispetto come don
Sanfilippo. Ha anche terre di proprietà (sia pure subordinate allo jus del conte) e, seppure non venga gratificato
di titoli nobiliari, appartiene alla rispettabile categoria dei burgisi abbienti. Ma certo non può
competere con Scipione Savatteri.
Scipione Savatteri, ricco proprietario a ridosso della peste del 1624.
Ci imbattiamo nel dominio di Scipione Savatteri in un
preziosissimo Rollo custodito in Matrice relativo alla tenuta della contabilità
della confraternita di Santa Maria di Gesù. La confraternita, attorno al 1634,
s’insinua in una serie di atti giudiziari contro i tre eredi di Scipione
Savatteri. Ritornerà alla carica nel 1651. In appendice, riportiamo i
documenti. Qui scandiamo le fasi ed i tempi che c’illuminano sull’ascesa,
sull’apice e sul declino del paradigmatico affermarsi economico di un burgisi nella società contadina della
Racalmuto della prima metà del Seicento.
Già nel 1613, Scipione Savatteri è in grando di
approntare della liquidità ai coniugi Francesco La Lumia e Margarita. Di
conseguenza costoro, il 1° agosto del 1613, si accollano di corrispondere
perpetuamente al Savatteri, un’oncia di reddito annuale, censuale e rendale. A
garanzia offrono quattro case terranee con un cortile nel quartiere di S.
Margherita vicino le case del sacerdote don Angelo Dardo, nonché una vigna di
duemila e settecento viti, con sua chiusa, alberi, grotte, confini e mannare a Culmitella, nei pressi della
vigna di Matteo d’Alfano e della vigna degli eredi di Vito Gulpi. L’atto - a
rogito del notaio Simone de Arnone, e poi trascritto dal notaio Angelo Morreale
- ha per testi Girolamo Martorana e Simone Bocculeri.
Il 18 agosto del 1618, Pietro La Licata di Leonardo
vende, a rogito del notaio Simone Arnone, - sempre al Savatteri - una vigna de aratro con sua chiusa, alberi e
confini, sita in contrada Casa Murata, vicino alla vigna di Gerlando di Gueli e
ad un’altra vigna dello stesso Scipione Savatteri. Purtroppo quella proprietà è
gravata di un censo di oce tre annuali nei confronti della venerabile
confraternita di Santa Maria di Gesù. L’atto del Rollo - vedasi l’allegato
apposito - fa la cronistoria della provenienza di quel reddito della
confraternita. Il Savatteri è piuttosto malaccorto e si accolla quel greve
censo: sarà la cagione degli affanni finanziari dei suoi eredi.
E’ così che il 22 gennaio 1634 (cfr. Allegato n.2) i
tre fratelli Savatteri, Francesco, Giacomo e Sebastiano, vengono chiamati a
rispondere alla venerabile confraternita di S. Maria di Gesù per l’ingente
cifra di 43 once e 15 tarì a titolo di coobbligati dei censi morosi dovuti per
15 anni e mesi sei dagli inadempienti debitori principali.
Nel 1624, peraltro, era scoppiata la famigerata pesteed in quel tempo
era deceduto il nostro Scipione Savatteri. Lasciava, appunto, come eredi i tre figli Francesco, Giacomo e Sebastiano.
Ma seguiamo lo svolgimento del citato atto notarile. Tali eredi vengono
chiamati dunque ad onorare i debiti per i quali risultano coobbligati. Il 22
gennaio 1634 non hanno modo né proventi per assolvere il debito che con
l’annata in corso si porta a 45 onze. Pregano - per usare l’eufemismo del
rogito - Francesco La Mendola, Antonino Pitroccella, Giacomo Borzellino e
Francesco d’Acquista, rettori pro tempore
della venerabile confraternita, affiché accontenao ad una rateazione del
dovuto. Si ridefinisce la sorte capitale in questi termini:
onze
43.15 c.d. decorsi cioè a dire arretrati dei censi annuali;
onze 30.00 capitalizzazione al 10% del reddito
annuale di onze 3;
Totale 73.15.=
I pii rettori erano già comparsi dinanzi al rev.mo don
Filippo de Marino, visitatore generale dell’ill.mo rev.mo vescovo di Agrigento
e l’avevano “supplicato” affinché volesse loro concedere la licenza di potere
accedere a siffatta transazione, licenza invero prontamente ottenuta. Pertanto
erano in grado di èotere stilare il seguente contratto.
«Oggi, nel giorno pretitolato, i prefati Francesco, Giacomo e
Sebastiano Savatteri del fu Scipione Savatteri, diedero ed assegnarono agli
anzidetti Francesco La Mendola, Antonino Pitroccella, Giacomo Borzellino e
Francesco d’Acquista, rettori della predetta venerabile confraternita di Santa
Maria di Gesù, stante la licenza loro concessa per il tramite di don Filippo
Marino, visitatore generale, in corso di visita, in forma debita e a cadenza
annuale, quanto segue:
·
onze due, come
cessione di quanto dovuto annualmente da Gerlando Gulpi in forza del contratto
celebrato con mio atto del 15 ottobre 1619;
·
onze 2 come
sopra dovute, annualmente, da Michele, Giuseppe e Vincenzo di Giglia, fratelli,
sopra una certa vigna in contrada Culmitella e sopra certe case nel quartiere di
Santa Rosalia. (Le due once di rendita risalivano alla vendita fatta da Martino
Curto, a nome ereditario di Leonora Curto, sua madre, a Scipione Savatteri con
atto del notaio Angelo Castrogiovanni in data 19 dicembre 1616);
·
onza una di
reddito dovuta, annualmente, da Francesco Manuele come detentore e possessore
di una vigna in contrada Serrone;
·
onza una di
reddito dovuta annualmente da Santo La Lumia;
·
tarì 21 di
rendita annuale dovuti da Francesco Macaluso di Nuzzo.
«In tutto: onze 6.21.
«E per maggior cautela, si accorda ipoteca sopra le
vigne, le chiuse, gli alberi con case e palmenti e quant’altro esistente, sito
e posto in contrada Serrone vicino alle chiuse di Pietro Sferrazza, alla chiusa
ed alle vigne di gerlando Gueli, alle chiuse di Giuseppe Lo Brutto ed alle
vigne di Francesco Salvaggio Minore ed alle chiuse del venerabile convento di
Santa Maria del Carmelo, nonché nel confino con la via pubblica.
«Testi: Vincenzo Capilli, don Mario Promontorio,
mastro Francesco Bayeri e Salvatore Carlino.
«Dagli atti di Simone de Arnone.»
Nel Rollo viene altresì riportato un atto del 15
ottobre del 1619 tra i coniugi Gerlando e Caterina Gulpi, Antonino Gulpi fu
Antonino ed il sullodato Scipione Savatteri. Questi aveva approntato ai Gulpi
liquidità per 50 onze. I beneficiari furono presto morosi, irritando
visibilmente il Savatteri che stava procedendo giudizialmente. Comuni - ed
autorevoli amici - si erano intromessi e si era potuti addivenire ad una
transazione, per cui parte del debito era stato rateizzato con i censi che ora
si rigiravano alla confraternita. Si trattava delle predette due onze di
reddito annuale garantite da due case terranee con cortile site nel quartiere
di San Leonardo Lo Vecchio (nei pressi dell’odierna piazza Barona), contigua
all’abitazione di Ercole de Franco, nonché da una vigna di 5 miglirara di
piante in contrada Culmitella, a confine della vigna di Pietro Rizzo e della
vigna di Pietro Gulpi, prospiciente la via pubblica e contigue alle terre
dell’ill.mo conte. Erano stati testi: Lorenzo de Poma e Giovanni Scavuni. Dagli
atti sempre del notaio Simone de Arnone.
Ma le controversie non finiscono qui: il 6 marzo del
1651, la questione si riapre. Nel frattempo è norto Sebastiano Savatteri ed al
suo posto subentrano gli eredi - minori d’età - sotto tutela di Francesco Curto
Cirami e Francesco Salvaggio. L’altro figlio di Scipione, Giuseppe, è
sacerdote: morirà da lì a poco, il 23 novembre del 1654 a 35 anni.
Il Rollo ci tramanda un atto di straordinaria
rilevanza storica che va seguito passo passo, sia pure attraverso una libera
traduzione dal latino (l’originale è sub allegato 3):
«F. 204 - 6 marzo 1651: onze 5 contro D: Giuseppe
Savatterio, Giacomo Savatterio ed eredi di Sebastiano Savatterio. In questo
contratto si obbligano a pagare onze 3 cioè onze due per Gerlando Gulpi, onze
due per Francesco Manuele e onze 2 per aver fatto atto soggigatorio per aver
fatto onze 40 di decursi e vennero
queste rendite dal contratto che soggiogò Gerlando Sferrazza (Cfr. f. 36) e del
contratto obbligatorio ed assignatorio dei Savatteri (cfr. f. 184).
«.... per atti del notaio Simone de Arnone, Giacomo
Savatteri, nonché il fu Francesco e Sebastiano Savatteri, fratelli, figli ed
eredi di fu Scipione Savatteri ... assegnarono alla venerabile confraternita di
Santa Maria di Gesù once sei e tarì venti di reddito .. [v. atto di f. 184].
«... fatta l’assegnazione dei detti redditi, dopo sono
decorsi molti anni in cui la predetta contraternita non potè esigere i
sopradetti redditi assegnati a tal fine a carico di Gulpi, giacchè la vigna
sulla quale furono assegnati redditi per due once si distrusse e nello scorrere
del tempo divenne terra vacua, di tal fatta che non possono sopra di essa
percepirsi i frutti come prima si percepivano. Per di più il Convento di San
Francesco è anteriore nella esazione di altre once tre soggiogate dal detto
Gulpi prima della soggiogazione delle predette once due, in forza del
contrattoin atti del notaio Simone de Arnone del 29 aprile 1615.
«Del pari, analoghe more si sono accumulate con i de
Giglia e proprio a motivo della distruzione della vigna su cui gravava il censo
di onze due annuali, vigna divenuta anch’esa terra vacua.
«Quanto ai de La Lumia, ai Manuele e ai Macaluso -
anche loro debitori ad analogo titolo - è emerso che costoro non furono
assegnati dai Savatteri alla detta confraternita con regolare contratto in
forza del quale dovevano traslare i redditi, e ciò non ostante che varie volte
i Savatteri ne erano stati richiesti, come appare ai miei atti, datati etc. ...
«Ciò premesso, risulta che i de Gulpi ebbero a pagare
della 40.15 onze maturate sino a tutta la decorsa terza indizione, a ragione di
onze due annuali, soltanto onze 10 e tarì 25 a discarico del Savatteri,
rimanendo pertanto debitori di onze 29 e tarì 20.
«Il Manuele doveva onze 17 per l’identico periodo, ma
ebbe a corrispondere solo once 6 e tarì 20, rimanendo debitore per altre onze
10 e tarì 10.
«Pertanto la sopradetta confraternita si ritrova
creditrice dei predetti Gulpi e Manuele, e di riflesso dei predetti fratelli
Savatteri - i quali non consegnarono i contratti predetto avverso il Manuele. I
quali Savatteri hanno obbligato i loro beni per una più agevole esecuzione dei
predetti redditi assegnati, ascendenti a 40 onze ponderis generalis.
«E non volendo la predetta confraternita aggredire i
beni di Gulpi e di Manuele per le ragioni e le cause sopradette, tanto più che
i beni di Gulpi furono aggiudicati e liberati per cedola del primo e del
secondo decreto ad istanza del predetto Convento di S. Francesco per gli
interessi delle cennate onze 3 annuali allo stesso dovute come sopra per causa
anteriore, fu pertanto ad istanza della predetta confraternita causata
esecuzione in conto interessi di mora contro gli eredi ed i beni ereditari del
cennato fu Sebastiano Savatteri, e fu interoposto il primo decreto sopra la
vigna con due salme di terra dei predetti eredi, sita nel feudo di
Racalmuto ed in contrada dello Sirruni, come beni in special modo obbligati dal
predetto fu Sebastiano per una più agevole esazione ed annua corresponsione dei
predetti redditi siccome risulta negli atti della Curia capitolare di questa
terra di Racalmuto in data 6 e 7 febbraio prossimo passato; sopra le predette due salme di terra e sopra
la vigna fu fatta oblazione da Carlo Torretta per once 30 e spese al fine di
fare nuova soggiogazione giusta la forma della Bolla a ragione del 5% e
conforme a quanto è contenuto ed appare
in margine del detto primo decreto in data 13 febbraio prossimo passato.
«Assolto ciò, Francesco Curto Cirami e Francesco
Salvaggio, tutori dei predetti figli ed eredi del detto fu Sebastiano
Savatterio, figlio ed erede del detto fu Scipione Savatterio, il sopradetto
Giacomo Savatterio e don Giuseppe Savatterio, figli ed eredi del detto fu
Scipione Savattario, considerando che la detta confraternita è nel pieno
diritto e le si deve quanto maturato in linea interessi in ordine alla
soggiogazione e considerando anche che non è più possibile differire il
pagamento del dovuto, si dichiarano disponibili ad una transazione con la detta
confraternità invece di esporsi ai rischi di una controversia giudiziaria;
quanto alle 40 once in questione dovute in solido con Gulpi e Manuele s’intende
fare un’unica soggiogazione in favore della confraternita sopra l’intero asse
dei beni in ragione del 5%. Più espressamente si intendono obbligare ad
un’annua soluzione delle onze due
annuali dovute dal Gulpi e dell’onza 1 dovuta dal Manuele con le clausole e le
condizioni infrascritte. Pregano pertanto i rettori ed i deputati della detta venerabile
confraternità affinché si contentino della sopra detta obbligazione come più
proficua ed utile per la medesima confraternita rispetto all’oblazione fatta
dal predetto de Torretta.
«Ciò premessofurono prodotti in detta Curia i testi ad
istanza dei sullodati de Cirami e Salvaggio, tutori per mandato del giudice ...
e fu ottenuta la debita licenza.
«Di conseguenza, oggi i prefati Francesco Curto
Cirami, Francesco Salvaggio junior, Giacomo Savatterio e don Giuseppe
Savatterio ... vendettero e soggiogarono ... a Giuseppe La mendola e Francesco
de Acquista, quali rettori ... della detta
confraternita di Santa Maria di Gesù ... once 2 ponderis generalis annuali, rendali ...
«Le quali once due i detti de Savatterio imposero,
onerarono e sottomisero ...
«in e sopra una vigna consistente in 3 migliara circa
con salme 2 di terre vacue incirca del detto Giacomo Savatterio, site e poste
nel territorio della detta terra di Racalmuto e in contrada Serrone, confinanti
con la vigna degli eredi del fu Vito Lo Brutto e con la vigna di don Francesco
Sferrazza, allo Judio, e con le
chiuse denominate delli Mendoli Amari,
al presente possedute da Antonino Tagliarino e con la chiusa di mastro Pasquale
de Napoli, e con la chiusa degli eredi del fu Paolino Spatazza - venduta al
detto Paolino dallo stesso Giacomo Savatterio, e con la vigna e le terre degli
eredi della fu Beatrice de Arnone, che primariamente erano del detto Francesco
Salvaggio junior, e con la chiesa di Santa Maria di Monserrato, e con la carcara, la via pubblica e con le chiuse
dei detti eredi del detto fu Sebastiano Savatterio ed altri confini.
«Del pari in e sopra una vigna con terre scapole
ammontanti a salme 2 e tumoli 4 incirca di terre dei detti eredi del fu
Sebastiano Savatterio, site e poste nella detta contrada del Serrone e dello Judio, confinanti con le chiuse del
detto Giacomo Savatterio, da una parte, e con la chiusa ed il sommacco di
mastro Pasquale de Napolie con la trazzera denominata dello Rovetto e con le
terre del sopradetto don Giuseppe Savatterio, per le altre parti, nonché con
altri confini.
«Del pari in e sopra una salma e tumoli 11 incirca di
terre vacue del detto don Giuseppe Savatterio, site e poste nella detta
contrada dello Judio, confinanto con la vigna e le chiuse denominate delli Mendoli Amari del detto Antonino
Tagliarino e con la chiusura di Gerlando di Gueli [f. 208] sopra la via e con
la vigna del sopradetto mastro Pasquale de Napoli e con la chiusa degli eredi
del fu Matteo Morreale, venduta al detto de Morreale dal detto fu Francesco
Savatterio e con la fontana e la trazzera denominata dello Rovetto e con le
sopradette chiuse dei detti eredi del detto fu Sebastiano Savatterio ed altri
confini.
«Testi: Girolamo Mulé;
Angelo Martorana; Jo: Domenico Sferrazza e Giuliano Sferrazza.
«Dagli atti del notaio Michelangelo Morreale.
«Dagli atti della curia dei giurati .... Francesco
Ugo»
Da quello che emerge da quanto sopra riportato e da
quanto appare in altri Rolli della Matrice, Scipione Savatteri era divenuto, in
breve tempo, un latifondista, disponeva di case date in affitto in varie parti
del paese, mostrava uno spirito d’intrapresa come un moderno capitalista. Non
fu però provvido nella scelta degli affari e mostra una qualche insipienza
nell’accollarsi coobbligazioni di terzi nei riguardi del famelico convento di
S. Francesco. I figli - lasciati in tenera età alla sua morte precoce nel
terrificante sterminio della peste del 1624 - non ebbero certamente l’acume del
padre e finiscono con il dilapidare quell’immenso patrimonio. Giuseppe
Savatteri si fa prete ed a 35 anni cessa di vivere. Sebastiano[9] muore
anch’egli giovane lasciando dei figlioletti in mano a due tutori - Francesco
Curto Cirami e Francesco Salvaggio - pessimi amministratori. Si salva appena
Giacomo Savatteri che perpetuerà la stirpe con figli migliori di lui e che
riusciranno ad imporsi nella difficile società feudale racalmutese della dine
del Seicento.
Quello che ancor oggi desta sorpresa è comunque il
fatto che un modesto immigrato da Mussomeli sia riuscito ad accaparrarsi
l’intera fiancata nord-est del Serrone e cioè la fertilissima landa che dalle
Anime Sante sale lungo le Grotticelle, lo Judio,
sino a portarsi al passo tra il
Serrone e la discendente trazzera del Rovetto. Ai primi del Seicento, la
proprietà di Scipione Savatteri confina con la chiesetta rustica di Santa
Maria, a quel tempo chiamata di Monserrato e poi divenuta la tradizione chiesa
del Serrone, una chiesetta che alcuni ora fanno coincidere con quella esistente
nel versante opposto degli Sferrazza. Noi, in base ai dati dei documenti dei
Rolli, stentiamo ad avvalorare una simile congettura.
Dai registri della Matrici si traggono molti elementi
anagrafici su Scipione Savatteri, ma non tali da renderci estesamente sulla sua
biografia. Nel rivelo del 1593, viene segnato come “capo di casa di 35 anni”.
Sarebbe dunque nato - crediamo a Mussomeli - nel 1558; figura anche nei
registri matrimoniali per il suo matrimonio con Pietrina Saguna; gli atti di
battesimo dei figli recano però un nome diverso per la madre: forse un
diminutivo; forse il nome della moglie presa in seconde nozze. Come si è visto
sopra, Scipione ha nel 1588 un bambino di nome Antonino da “Pitruzza” (bambino,
sicuramente deceduto molto presto); ma altri quattro bambini - Agata, Paolino, Francesco e Giovanna, avuti nel
1590, nel 1591, nel 1596 e nel 1599 - figurano figli di “Pina” (diminutivo o
persona diversa?). Petra Savatteri è di certo deceduto al tempo del matrimonio
del proprio figlio Giacomo (30 aprile 1623): a questa data Scipione è ancora
vivo. Dopo, quando nel 1630 ebbe a sposarsi l’altro figlio Sebastiano, anche
Scipione risulta già defunto.
Ritorniamo alla già citata pagina del Messana su
Scipione Savatteri. Il Messana trasse lo spunto da un episodio del 1625 per la
sua epopea familiare. L’episodio è narrato dal Cascini, un padre gesuita del
‘600 incaricato dal cardinale Giannettino Doria per un’inchiesta sulla santa,
incarico che si risolse in un libro non spregevole ai fini delle ricostruzioni
storiche dell’epoca. Il gesuita [10] narra che: "Ne si mostrò poco divota verso S. Rosalia la terra di Rahalmuto, la
quale come si è detto nel primo libro, fin dal suo principio, nacque sotto la
protettione di questa Santa e vi dedicò
la sua prima chiesa, havendola hora rifatta di nuovo; è incredibile la
divotione, con che viene visitata a piè scalzo ogni sera non da pochi, ma d'una
moltitudine grande. Però con molto maggior mostra di pietà, e humiltà ciò
fecero il giorno quando accompagnarono
la sua Santa reliquia, che fù l'ultimo di Agosto 1625, erano andati a portarla
da Palermo, ben 80. a cavallo, e quella mattina, che fù Domenica, si cantò
prima [pag. 375] la Messa nella
Chiesa dei Padri Minori Osservanti colla solennità solita; e si liberò una
spiritata; dopo il Vespro pur solenne si
fece la processione, nella quale, benché vi fosse molta pompa d'apparato con
tre archi trionfali, di luminarie per
tre giorni, di concerto di Musiche, e salve di schioppi, nondimeno superava
ogni cosa la devotione, che s'udia delle voci, e sospiri, e pianti, e si vedea
della moltitudine tutta a piè scalzo.
Accettò la
Santa la pietà loro, e gli mostrò a chiari segni, che la sua protettione
l'havea liberati dalla pestilenza; imperoché havendo la terra delle Grotte
presso à due miglia molto mal menata da quel morbo, colla quale così infetta
per un buon pezzo, prima che fosse dichiarata, vi fù pratica stretta, per
essere in buona parte parenti fra loro e haver molta communicatione, non si
attaccò però male veruno; anzi entrandoci dentro appestati diversi, si di questa
terra, come d'altre, i medesimi che la portavano poi in altri luoghi, quivi non
vi lasciarono vestigio alcuno.»
Ed ecco, di rincalzo il nostro Eugenio Napoleone
Messana, rifare quella storia, ampliarla, manipolarla, modificarla ed elevare
il peana ai suoi parenti Savatteri:
«Giovanni IV
del Carretto, marito di donna Beatrice Ventimiglia, figlia unica del principe
di Castelbuono, quando ascese alla contea [di Racalmuto] aveva tre figli,
Girolamo Aldonza e Porzia. Girolamo per la legge del maggiorasco vigente era
destinato alla successione della contea.
«Le figlie
erano entrambi ospiti della zia Marzia del Carretto, figlia di Giovanni III,
abbatessa di Santa Caterina in Palermo fino al
1598, data della sua morte e vi sarebbero forse rimaste se non fossero
state riportate in paese nel 1600, per volontà del padre, allarmato
dell'insurrezione contro il nuovo pretore. In quell'occasione Giovanni IV
promise le figlie in moglie a quei cavalieri che gliele avessero ricondotte al
castello sane e salve.
«La sorte
arrise al milite Scipione Savatteri che sposò Maria ed ebbe in dote il feudo di
Gibillini. Questo matrimonio diede inizio alla famiglia dei Savatteri di
Racalmuto, che risulta essere la più nobile di tutte le altre.
«I Savatteri
infatti discendono da Pable Zavatier, nobile francese al seguito del conte
Ruggero [...]
«Non si hanno
notizie dei motivi per cui Aldonza non contrasse mai nozze, si sa soltanto che
lei nel 1605 a proprie spese fece costruire l'Abbazia di Santa Chiara ...».
Stando al Villabianca (Sicilia Nobile), l’abbadessa
si chiamava Maria e non Marzia. Lo stesso marchese riporta le lapidi funeree
delle due sorelle nei seguenti termini, dopo aver premesso che:
«Di esso [Giovanni, il padre del primo conte di
Racalmuto] fu nobile prole GIROLAMO ,
che fu lo stipite della presente investitura,
..., e le due femmine MARIA e
PORZIA; la prima delle quali si vede
sepolta nella Chiesa del Monastero di Santa Caterina di Palermo dentro un
tumolo marmoreo adorno della seguente iscrizione:
MARIAE de
CARRETTO Joannis Domini RAHALMUTI filiae antiquissima, et
praeclarissima
SAXONIAE Ducum stirpe, et quadam animi probitate
excellenti
foeminae, quae annum aetatis agens septimum se ad Divae
Catharinae
Coenobium religiosissimum aggregavit vixitque singu-
lari
probitatis exemplo itaque anno 1566 Coenobii Antistita dele-
cta
familiam meliore vitae ratione informandam curavit, eiusdem
deinde
Coenobii Templo, quod condere inceperat absoluto, vitam omni
laude
cumulatam explevit D. PORTIA de CARRETO uxor D. Gasparis
de Barresio
illustris vir carissimae sorori hoc amoris, et doloris
monumentum
posuit. Vixit annos 70. Antistita annos 30. Obiit
anno 1598.
«Scorgendosi la seconda cioè PORZIA testè avvisata dentro un altro tumolo, eretto nella Cappella
di Nostra Signora della Grazia della Chiesa de' Padri di S. Cita di Palermo col
seguente epitaffio:
Conditur
hoc tumulo BARRESIS PORTIA, paris
CARRETTI
illustris, candida progenies.
Vivit
nobilitas, vivit post funera virtus.
Sic moriens
Coeli gaudia laeta subit.
Obiit anno
1607 mense Julii die 25.
«Accanto di questo tumolo se ne vede un altro
appartanente ad essa casa CARRETTO, ove si legge:
CARRECTI
genere et claro jacet orta Beatrix
virtutum
ardenti lumine splendior.
Vixit cara
viro moriens, coeloque recepta est,
Inde
Beatricis nomen, et homen[sic, ma forse honorem n.d.r.] habet.
D. ARDENTIA
ARCAN D. Betricis CARRETTOS PHILADELPHI olim Baro-
nissae
matri suae suavissemae tumulum propriis expolitum la-
I Savatteri a metà del secolo XVII.
Il ricco archivio della Matrice di Racalmuto ci ha conservato
due “numerazioni delle anime” - cioè a dire due censimenti religiosi - che sono
databili, rispettivamente, intorno al 1660 ed al 1666. La compagine racalmutese
risulta a quell’epoca arricchita di vari nuclei familiari dei Savatteri, e
cioè:
|
|
NUMERAZIONE D'ANIME del 1660
|
|
329
|
SAVATTERI
|
GIACUMU C.TO CARLU F.
C. FRANCISCU F. C.TO
|
|
466
|
SAVATTERI
|
MINICU MASTRO C.
ANGELA M. C.TA
|
MASTRO
|
879
|
SAVATTERI
|
SEBASTIANU MASTRO
C.TO
|
MASTRO
|
882
|
SAVATTERI
|
FILIPPU C.TO FILIPPA
M. C.TA BARTHOLA F. MARIA LA BOSCA SORO SCHETTA C.TA
|
|
944
|
SAVATTERI
|
SIPIUNI C.TO CARLA M.
C.TA
|
|
1414
|
SAVATTERI
|
MICHELI MASTRO C.
MARGARITA M. C. FRANCISCU F. GIOSEPPA ANTONINA DI SALVU FAMULA SCHETTA
|
MASTRO
|
Censimento
del 1666 ca.
256
|
SAVATTERI
|
SIPIUNI
|
|
C.
|
3
|
1
|
4
|
NIPOTE DI SCIPIONE SAVATTERI DI CUI PARLA MESSANA
|
|
SAVATTERI
|
CARLA
|
M.
|
C.
|
|
|
|
|
|
SAVATTERI
|
STEFANU
|
|
|
|
|
|
|
|
SAVATTERI
|
JACUPU
|
F.
|
|
|
|
|
|
257
|
SAVATTERI
|
FRANCESCO DI IACUPU
|
C.
|
2
|
1
|
3
|
|
|
|
SAVATTERI
|
LISABETTA
|
M.
|
C.
|
|
|
|
|
|
SAVATTERI
|
MARIANU
|
F.
|
|
|
|
|
|
258
|
SAVATTERI
|
CARLO DI IACUPU
|
|
C.
|
1
|
|
1
|
|
389
|
SAVATTERI
|
DOMINICU
|
|
C.
|
1
|
2
|
3
|
MASTRO
|
|
SAVATTERI
|
ANGELA
|
M.
|
|
|
|
|
44
|
|
SAVATTERI
|
URSULA
|
F.
|
|
|
|
|
|
734
|
SAVATTERI
|
BASTIANO
|
|
C.
|
2
|
2
|
4
|
|
|
SAVATTERI
|
ANGELICA
|
M.
|
C.
|
|
|
|
|
|
SAVATTERI
|
ANTONINO
|
F.
|
|
|
|
|
|
|
SAVATTERI
|
GIOVANNA
|
|
C.
|
|
|
|
SORU SCHETTA
|
736
|
SAVATTERI
|
FILIPPO
|
|
C.
|
1
|
3
|
4
|
|
|
SAVATTERI
|
FILIPPA
|
M.
|
C.
|
|
|
|
|
|
SAVATTERI
|
BARTOLA
|
|
|
|
|
|
|
|
SAVATTERI
|
URSULA
|
F.
|
|
|
|
|
|
777
|
SAVATTERI
|
GIUSEPPA
|
|
C.
|
|
1
|
1
|
VID.
|
Ci risultano, dunque, sei nuclei per il 1660 e sette per il
1666. Nuovi nati e nuovi matrimoni spiegano le variazioni dei nuclei familiari
che il lettore avrà avuto voglia di riscontrare. Presso Filippo Savatteri,
alloggiava nel 1660 Maria la Bosca. Un personaggio - Isabella la Bosca - è
venuto alla ribalta di recente in studi sulle “magare” inquisite dal
Sant’Ufficio. Parente o mera omonimia?
Il padre Girolamo M. Morreale vorrebbe un Gaetano Savatteri
donante nel 1627 per devozione verso Maria SS. Del Monte; [12] pensiamo
che il dotto gesuita sia incorso in un duplice errore: quello di considerare
donazione un mero obbligo di soggiogazione e quello di leggere in Gaetano un
nome diverso, forse Giacomo. A quell’epoca non risultano Savatteri con il nome
di Gaetano (ben diversamente da ciò che avverrà nel XIX e XX secolo).
Altri dati anagrafici dei Savatteri del ‘600 - in base alle
nostre risultanze, basate tutte sulla elaborazione dei registri della Matrice -
vengono qui di seguito riepilogati:
DATI
GENERICI:
Comunicate del 1643: Antonina la Savattera.
ELENCO DEI MORTI DI RACALMUTO A PARTIRE DAL 1652
28-10-1652 Savatteri Giovanni di mesi 2,
figlio di Filippo e Filippa, tumulato nella chiesa di S. Maria del Carmelo,
accompgnato dal sacerdote d.Michele Prato.
MORTI NELLA PESTE DEL 1672
|
INCIPIT INDICTIO X:a AMARISSIMA
|
|
|
|
|||
20
|
2
|
1672
|
Giacomo
|
Scipiuni Carla q.
|
Savatteri
|
1
|
Or. S. Sacr.to
|
20
|
3
|
1672
|
Giacomo
|
f. di Sapiuni
|
Savatteri
|
1
|
Matrice
|
PRETI E MONACI IN CASA SAVATTERI
Può
tracciarsi questo quadro sinottico sui sacerdoti, chieri e religiosi che si
sono avuti lungo quattro secoli nell’ambito dei diversi ceppi dei Savatteri:
17
|
1608
|
FRANCISCUS
|
SAVATTERI
|
CHIERICO
|
3
|
1615
|
FRANCESCO
|
SAVATTERI
|
CHIERICO
|
16
|
1654
|
GIUSEPPE
|
SAVATTERI
|
|
1
|
1677
|
FRANCESCO
|
SAVATTERI
|
DIACONO a
23
|
19
|
1731
|
MICHALANGELO
|
SAVATTERI
|
|
16
|
1731
|
FRANCESO
|
SAVATTERI
|
CHIERICO TONSURATO
|
14
|
1736
|
MICHELANGELO
|
SAVATTERI
|
ANNI 4O CONFES.DEP.MONASTERO
|
24
|
1736
|
GIOVANNI
|
SAVATTERI
|
|
14
|
1736
|
VINCENZO
|
SAVATTERI
|
ANNI 23 CHIERICO
|
14
|
1736
|
STEFANO
|
SAVATTERI
|
CHIERICO LICENZIATO
|
11
|
1748
|
MICHELANGELO
|
SAVATTERI
|
ANNI 54 MANSIONARIO
|
11
|
1758
|
MICHELANGELO
|
SAVATTERI
|
|
12
|
1758
|
GIOVANNI
|
SAVATTERI
|
|
41
|
1758
|
NICOLO'
|
SAVATTERI
|
|
3
|
1758
|
GASPARE
|
SAVATTERI
|
CHIERICO LICENZIATO
|
4
|
1758
|
VINCENZO
|
SAVATTERI
|
CHIERICO LICENZIATO
|
36
|
1797
|
GIUSEPPE
|
SAVATTERI E BRUTTO
|
A.42
|
46
|
1797
|
NICOLO'
|
SAVATTERI
|
A.35 IN CASTROFILIPPO
|
25
|
1801
|
NICOLO'
|
SAVATTERI
|
|
30
|
1807
|
NICOLO'
|
SAVATTERI
|
A.46 CONFESSORE PRO UTROQUE
|
51
|
1807
|
CARMELO
|
SAVATTERI
|
A.42 PRIORE CONVENTO CARMELO
|
54
|
1807
|
ELISEO
|
SAVATTERI
|
A.38 CONVENTUALE CARMELO
|
5
|
1807
|
GAETANO
|
SAVATTERI
|
SUDDIACONO
|
6
|
1830
|
NICOLO'
|
SAVATTERI
|
A.68 MANS.CONF.UTROQUE ORDINARIO
|
44
|
1830
|
CARMELO
|
SAVATTERI
|
A.60 CARMELITANO PRIORE
|
4
|
1839
|
NICOLO'
|
SAVATTERI
|
BENEF. CONFES.PRO UTROQUE
|
34
|
1839
|
ELISEO
|
SAVATTERI
|
CARMELITANO,PRIORE.CONF.UTROQUE
|
38
|
1847
|
ELISEO
|
SAVATTERI
|
A.70 CARMELITANO CONF.UTROQUE
|
36
|
1851
|
ELISEO
|
SAVATTERI
|
A.72 CARMELITANO
|
chierico Francesco Savattero (1608)
Il primo
religioso è dunque un chierico che rimarrà tale sino alla morte. Nella visita
dell’ordinario diocesano del 1608 Francesco Savatteri è appena annotato come
chierico:
Clerici
Cle. Marcantonio di Alaimo - Cle. Jacomo Amella -
Cle. Gasparo Lo Brutto - Cle. Gioseppi Lo Brutto - Cle. Bartolo lo Ciciro -
Cle. Francesco Fimia - Cle. Francesco Lattuca - Cle. Antoni Baruni (?) - Cle.
Francesco Lauricella - Cle. Gerlando di Gueli - Cle. Francesco di Alessi - Cle.
Zaccaria Rizo - Cle. Domenico di Salvo - Angelo di Alfano - Francesco Lo Sardo
- Francesco Savatteri -
Vincenzo Macaluso - Antonino di Salvo - Vincenzo di Gueli - Vincenzo Bellomo -
Vincenzo Ragusa - Mariano Sferrazza - Francesco Buffalino (?) - Francesco
Sciangula - Giseppi d'Ugo - Grispino Capilli - Bastiano Macaluso - Antonio
Capobianco.
Come si è
visto, nell’elenco del vescovo Bonincontro, figura nel mezzo di una folta
schiera, capeggiata dal futuro celebre medico Marcantonio Alaimo. Negli atti
della Matrice del 1615, appare sempre come semplice chierico. Crediamo
trattarsi del primo figlio maschio di Scipione Savatteri, quello che abbiamo
sopra riportato conn questi dati:
5
|
10
|
1596
|
Savatteri
|
Francesco
|
Scipiuni
|
Pina
|
Sac. Giuseppe Savatteri (1619-1654)
L’altro
figlio di Scipione Savatteri, Giuseppe raggiunge inceve gli ordini sacerdotali,
come si è detto prima. Nato nel 1619 ca., muore giovane nel 1654. Non può dirsi
che abbia lasciato tracce profonde, ove si eccetuino gli episodi che lo
coinvolgono nella sistemazione della pesante situazione finanziaria ereditata
dal padre (vedasi sopra).
Sac. Francesco Savatteri (1654-1712)
Appena
diacono nel 1677, svolge poi un ruolo di un qualche rilievo il sacerdote
Giuseppe Savatteri. Lo incontriamo per la prima volta così contrassegnato:
1
|
1677
|
FRANCESCO
|
SAVATTERI
|
DIACONO a
23
|
Nel
registro della Matrice “in quo adonata
reperiuntur nomina plurorum sacerdotum”
vi sono queste altre scarne notizie:
n.° 170
della c. 8: D. Francesco Savatteri, collegiale obiit 8 7bris 1712 di anni 58.
Nasce
dunque nel 1654 e dopo il marzo del 1676 dovette venire consacrato sacerdote
come risulta da un libro della Matrice intestato: "Liber
Denunciationum in hac Matrici Eccl.a Racalmuti XII. ind. 1673 - S.T. D.re D.
Vincentio Lo Brutto Archipresbitero" . Nel marzo del 1676 vi è annotato:
s'havi da ordinare in sacris nella
prossima ordinazione di marzo cl. Francesco Savatteri; cl. Vincenzo
Castrogiovanni; cl. Davide Corso; cl. Antonino d'Amico; cl. Vincenzo Casuccia.
Nel 1686 è
di sicuro confessore “adprobatus”; per
lo meno dal 1693 è uno dei cappellani della matrice. Quando, nel 1690,
l’arciprete d. Vincenzo Lo Brutto riesce ad organizzare l’istituto delle
celebrazione delle messe per i morti, la cosiddetta “communia”, il nono dei
dodici “mansionari” è appunto don Francesco Savatteri: la sua famiglia, nel
contesto della società contadina, esce dall’opaco burgisato per cominciare ad aspirare al ruole eminente dei
“galantuomini”.
I documenti
della istituzione della “communia” li abbiamo rinvenuti nell’archivio vescovile
di Agrigento e sono riportati nell’allegato n. 6. Il padre Morreale nel suo
libro sulla Madonna del Monte s’imbatte per due volte - pag. 43 e pag. 44 - nel
nostro padre Francesco Savatteri: come “dirigente” della confraternita della
Madonna del Monte (bolla vescovile del 1679) e come coadiutore del sac. Lo
Sardo nella rettoria della chiesa sacramentale di Maria SS. Del Monte.
In un atto datato: A 29 ottobre
X^ Indizione 1687 [rectius 1686], il sac. Francesco Savatteri risulta
proprietario di vigne in contrada Bovo, giusta il passo seguente:
Vendizione di una vignia con
sue alberi ed altri existente nello fego di questa Terra di Racalmuto e nella
contrata di Bovo confinante con la vignia di d: Francesco Savatteri e
con la vignia dell'infrascritto d. Gio:Battista Baeri che fà mastro Pietro
Facciponti di Racalmuto al su detto di Baera di Racalmuto: Suggetta in tt.
quattro per raggione di proprietà dovuta all'Ill.mo Conte di Racalmuto. La
possessione della quale ci la diede lo stesso giorno, per lo prezzo di -/ novi
giusta la stima fatta per Isidoro Pitrozzella e Marco Ristivo presente etc. il
prezzo della quale il detto di Facciponti lo confessò de contanti.
Ch. Stefano Savatteri (+1742)
Un fugace accenno nel Liber
in quo ... di tal chierico Stefano Savatteri, qui obiit primo februarii
1742. Disponiamo anche dei seguenti
altri dati:
1736
|
STEFANO
|
SAVATTERI
|
CHIERICO LICENZIATO
|
Sac. Michele Savatteri ( +1756)
Nel
liber prima citato troviamo (n.° 255 c. 13) D. Michele Savatteri, obiit 24
7bris 1756.
Sac. Michelangelo Savatteri (nato: 1696 + 1765).
E’ personaggio di spicco. Ecco come viene anotato nel Liber n.° 274 - c. 14: D. Michelangelo
Savatteri, collegiale, obiit die 28 7bris 1765 - d’anni 65. Nel rivelo del 1763
non è indifferente la rispondenza patrimoniale del Savatteri che dispone di ben
11 salme di frumento come dalla seguente specifica:
Savatteri sac. d. Michel'Angelo, rivela s. 21 ff. raccolto XI ind. 1763, delli
quali mi bisognano s. 2.8 ff. per simenza, s. 5 per soccorso di detto sem.° e
sem.° di legumi ed orzo, s. 4 dati in
accordo e s. 10 per mangia e commodo di casa.
Su 125 dichiaranti è il 29° anche se è ben lontano da quello
che rivela il sac. Don Benedetto Nalbone (360 salme): è ancora lontana la
competizione tra le due grandi famiglie, competizione che toccherà l’acme alla
fine dell’Ottocento. Ma è già un sintomo il fatto che rispetto a Giovanni
Nalbone (salme 10) il sac. Michelangelo Savatteri appaia facoltoso più del
doppio.
Risulta altresì che nel 1736 il Savatteri fosse
confessore approvato per il monastero:
1736
|
MICHELANGELO
|
SAVATTERI
|
ANNI 4O CONFES.DEP.MONASTERO
|
Nei riveli del 1754, don Michelangelo Savatteri figura come
un magistrato locale:
Die 13 Maij 1754 Presentat. deci. que. d. Michael. Savatteri Mag. ...
Un paio d’anni prima v’era stato l’ordine di denunciare tutti gli atti
di compravendita aventi per protagonisti i religiosi locali, preti secolari
compresi. Tanto doveva avvenire:
nell'Officio
di questa Deputazione locale per ordine dell'Ill.mo Monsignor Vescovo di
Girgenti per sua significat.a sotto li setti Maggio. In virtù di bando di S.E.
promulgato in questa sotto li 10 dicembre 1752..
In un inciso, c’imbattiamo nel sac. Michelangelo Savatteri,
definito “magister notariorum”:
Presentatione de ordine quo supra D. Michel. i Savatteri Mag. Not.
Nel corpo di
quegli atti, affiorano, incidentalmente, alcune proprietà del Savatteri come
una bottega in piazza:
E più tarì 6 da don Giuseppe
Bellavia sopra la speziaria nella piazza confinante colla bottega di d.
Michelangelo Savatteri, e case del d.o Bellavia
............................ -/ 4
terre in
contrada Bovo:
Esigo di più da Soro Angela
La Matina tt. tre e gr. 6 e piccioli tre sopra terre contrada Bovo
confinanti con terre del Rev. Sac. don Michelangelo Savatteri d'ogni parti
che ragionati al 5% il capitale importa -/ due e tarì se e grana tre, d.o
................................................................ -/2.6.3
D. Giovanni Savatteri (1713-1778)
Il Liber annota: n.° 289 c. 15 D. Giovanni Savatteri - predicatore, morì a
Palermo il giorno 1° maggio 1778 - anni 65. In un registro delle pubblicazioni
parrocchiali, l’ascesa agli ordini sacri è seguita passo passo con i seguenti
bandi:
2 FEBBRAIO
1732
Il Cl.
Giovanni SAVATTERI di questa terra di Racalmuto desiderando ascendere
all'Ordini Sacri si ha costituito il suo patrimonio, pertanto se alcuno
sapesse che il d.to patrimonio sia simulato, fiduciario o che non sia
bastante o di realta' dal detto Cl. o che il sud.to di SAVATTERI sia di mali
costumi, inquisito, querelato,processato, o che habbia altro
impedimento canonico per non potere ascendere
all' ordine del Suddiaconato, come se fosse irregolare,
illegitimo o simile impedimento lo venghi a rivelare.
2 FEBBRAIO
1732
Il Cl.
Giovanni SAVATTERI di questa terra di Racalmuto desiderando ascendere
all'Ordini Sacri si ha costituito il suo patrimoniouna Cappella di onze
10 annuali con l'onere di Messi dieci fondata nell'altare di. S. Leonardo in
Serra di Falco come appare per contratto di fundat.e ed elettione
stipulato per l'atti di N.o Simone BONI' sotto li 14 Gennaro 1732
ed in Supplimento una Vigna consistente in migliara cinque con Tumuli due
e Mondelli due di terre vacue confinata con la Vigna di N.o
Michael Vaccaro, e altri confini nella contrada di BOVO e
numero cinque case conlaterali confinati con le casi di d. Vincenzo La
Matina nel quarteri del Monte in virtu' di donatione stipulata per
l'atti di N.o Nicolo' Pumo. pertanto se alcuno sapesse che il d.to
patrimonio sia simulato fiduciario o che non sia bastante o
di realta' dal detto Cl. o che il sud.to di SAVATTERI
sia di mali costumi, inquisito, querelato, processato, o che
habbia altro impedimento canonico per non potere ascendere
all' ordini sacri, come se fosse irregolare,
illegitimo o simile impedimento lo venghi a rivelare.
24 31
AGOSTO, 4 SETTEMBRE 1732
Il
Sudiacono Giovanni SAVATTERI di questa terra di
Racalmuto desiderando ascendere all' ordine Diaconale si ha
costituito il suo patrimonio, pertanto se alcuno sapesse che il d.to
patrimonio non essere bastante o di realta'dal detto Suddiacono o
che il sud.to di SAVATTERI sia di mali costumi,
inquisito, querelato, processato, o che habbia
altro impedimento canonico per non potere ascendere al
Diaconato, come se fosse irregolare, illegitimo o simile impedimento lo
venghi a rivelare.
30
NOVEMBRE, 7 DICEMBRE XI Ind. 1732
Il Diacono
Giovanni SAVATTERI di questa terra di Racalmuto desiderando ascendere
all' ordine Sacerdotale si ha costituito il suo patrimonio, pertanto se alcuno
sapesse che il d.to patrimonio non essere bastante o di realta' del detto
Diacono o che il sud.to di SAVATTERI sia di mali costumi, inquisito, querelato,
processato, o che habbia altro impedimento canonico per non potere
ascendere al d.o Ordine Sacerdotale, come se fosse irregolare, illegitimo
o simile impedimento lo venghi a rivelare.
Sac. Francesco Savatteri (operante dal 1731 a dopo il 1763)
Il Liber lo ignora,
ma di lui si hanno notizie sin dal 1731 allorché era un chierico tonsurato:
16
|
1731
|
FRANCESO
|
SAVATTERI
|
CHIERICO TONSURATO
|
E’ però presente nel rivelo frumentario del 1763 ove, con le
sue 8 salme di frumento dichiarate, è alla pari con il celebre sacerdote d.
Elia Lauricella:
Savatteri don Francesco, rivela s. 4 per raccolto f.f per
1763, quali f.f. li bisognano s. 3 per simenza, s. 2 per soccorso di d.° sem.°
e s. 3 a comp. di dette s. 8 per mangia
Il servo di Dio p. Lauricella aveva infatti dichiarato:
Lauricella sac. d. Elia, rivela s. 8.8 ff. raccolto XI ind.
1763, delle quali mi bisognano s. 7 per simenza e mi bisognano salme 10 per
mangia almeno di dieci persone
Sac. Giuseppe Savatteri e Brutto (1755-1802)
Bello, elegante, colto, raffinato, ricco, sprezzante - quanto
casto non è dato sapere - questo prete svetta sia nelle vicende della famiglia
sia in quelle della locale storia. Leonardo Sciascia, avvalendosi di dati di
seconda mano, tenta di infilzarlo, ma commette una delle sue solite
manipolazioni storiche per prevenzioni ideologiche. Il sac. Giuseppe Savatteri
ha coraggio, cultura e intraprendenza tali da osare un’impari contrapposizione
con il suo potente (e dispotico) vescovo agrigentino. Entra nell’intricata
storia del beneficio del Crocifisso, su cui ci diffonderemo altrove.
Quando, il Tinebra Martorana - un famiglio della discutibile
consorteria dei Tulumello - si accinge, nel 1897, a scrivere la storia del
paese, non gli sembra vero di dilatare il senso di un documento giudiziario -
che invece di venire custodito negli archivi del Comune, sta fra le carte
private del barone Tulumello - per dileggiare un Savatteri, la famiglia ostile
ai suoi protettori, che fra l’altro lo facevano studiare da medico a spese
dell’Amministrazione comunale.
Quello su
cu il Tinebra trama è un carteggio del Caracciolo su cui abbiamo avuto modo di
effettuare nostre personali ricerche. Iniziano dal 16/2/1785 gli appunti del
Caracciolo sulla questione[13]:
«17. La Gran Corte dia le pronte provvidenze di giustizia, onde li
cittadini non soffrano aggravij - A febbraio p.p. in die 16 - Li naturali della
terra di Racalmuto, sentendosi molto gravati di questo esattore ed
amministratore Prete d. Giuseppe Savatteri nell’esigenza del terragiolo
dentro e fuori di questo stato, quanto nell’avere agumentato la Baglìa a tutti
li poveri giornalieri, formando una Cascia o Statica come anche esatte a forza
di prepotenze pignorando sin anco gli utensili delle loro moglie e pratticando
molte estorsioni.
«Pregano l’E.V. di ordinare il conveniente per non vedersi pur troppo
soverchiati.»
E, quindi, in data
12.3.1785:
«32. [14]L’avvocato fiscale Vagginelli proceda quel che convenga ed avendo di
riferirlo, dica- A 12 Marzo detto - Li singoli di Racalmuto: V. E. rimise le
pendenze loro col barone all’avv.to sig.re Vagginelli. Innanti a costui
facendosi dui contraddittorij vi interviene il Cav.e fratello del principe di
Pantelleria, che ha procura. E poiché per rispetto che vuole esigere molte
cose bisognano trovarsi e li professori concepiscono qualche timore, prega V.E. di
ordinare che tal Cav.e non intervenga
più nei contraddittori ma con i singoli e il Barone.»
«12 - L’avv.to fiscale barone Vagginelli informi col parere - 22 marzo -
Li singoli di Racalmuto. Il suggello della verità lo tiene in potere il governatore
baronale, ed occorrendo di suggellarsi l’investitura questa si deve suggellare
dal Barone e si suggella quando a costui piaccia. Ciò essendo un inconveniente
molto più quando occorre a singoli di suggellare scritture contrarie al
ripetuto Barone.
«Pregano l’E.V. di ordinare che il suggello si riformi con il ricorso
al Re, e che debba riservarsi al mastro notaro della Corte Giuratoria.»
«4. L’avvocato fiscale Barone Vaggianelli disponga perché urgendo le provvidenze
che siano convenienti per la superiore, che riferisca col parere - 29 marzo
1785 - Don Stefano Campanella arciprete
di Racalmuto - Dietro un raccolto sterilissimo ed una tirannica esazione fatta
dall’arrendatario di questa terra don Giuseppe Savatteri ... trovasi in
oggi questa Popolazione in somma necessità a segno che non si può riparare, e
si teme di qualche tumultuazione per la fame, e dal ricorrente e da altri preti
si à soccorso per quanto debolmente si è potuto, ma si prevede maggior necessità
in questi mesi che sono li più poveri.
«E’ perciò da credere opportuno che dovendo dal amministrare pagare per
maggio onze 1000 al Principe della Pantelleria gliene paghi medietà, e l’altra
medietà distribuirsi per aiuto a poveri, che si obbligano in agosto pagare;
prega V.E. di ordinare l’esecuzione di tale distribuzione a quattro persone
elette da chi invochi, dapoiché quei Giurati son poveri e senza veruna abilità.»
Il dato di maggior risalto è
quello contenuto nel biglietto datato 11 aprile 1785:[17] abbiamo questo richiamo
storico:
«13 - L’avvocato faccia quel che convenga per l’accertamento della giustizia
e della legalità. - 11 aprile 1785
- Li singoli di Racalmuto. - Nel 1559
don Giovanni del Carretto ebbe venduto il mero, e misto impero dal viceré don
Giovanni della Cerda sopra la Baronia di Regalmuto per il prezzo di onze
seicento, cioè cinquecento l’ebbe allora il Governante, e le onze 100 le dovea
dare qualora veniva continuata la vendizione da S. M. fra il termine di un
anno.
«Sino al presente giorno non è stato possibile dimostrarsi detta
rattifica, o confirma; ed è segno evidente che la M.S. non l’abbia concessa.
Che perciò li ricorrenti .. pregano l’E.V. di ordinare che il Barone di
Ragalmuto che è oggi il Principe di Pantellaria, che per esercitare il mero, e
misto dimostri all’E.V. il titolo.»
Al Tinebra Martorana mancano competenza e penna per
fronteggiare la complessa vicenda della lotta al baronaggio siciliano da parte
del discutibile Caracciolo (l’agiografica visione dei laici del Settecento e
del postumo Sciascia lascia oggi il tempo che trova). Il Tinebra, dunque,
compatta scarne e disparate “notizie storiche” in un capitoletto sul Settecento
e velenosamente rubrica (pag. 184): «1785 - Soprusi praticati dal sac. Giuseppe
Savatteri, arrendatore di Racalmuto, verso i poverelli.» Non parve vero a
Leonardo Sciascia di rigonfiare quell’appunto per una delle sue solite tiritere
anticlericali. Nessuna ricerca storica,
da parte sua; nessun approfondimento; nessuno spunto critico. Scrive dunque lo
Sciascia[18]:
«Ecco il rapporto di un altro funzionario al Tribunale della
Real Corte sui “soprusi praticati dal sacerdote Giuseppe Savatteri, verso i
poverelli”» e giù, senza analisi critica, il testo di un’evidente lettera
anonima, che crediamo essere dovuta alla penna del malevolo arciprete
Campanella, o peggio del sac. Busuito, contro cui il Savatteri aveva affilato
le armi per l’usurpazione del beneficio del Crocifisso. Per una di quelle
strane coincidenze storiche, il Busuito era parente stretto della moglie del
notaio Nalbone.
Prosegue Sciascia: «Il bello è che dopo questo rapporto il
Tribunale della Real Corte ordinava al giudice criminale di Regalpetra [alias Racalmuto] “di far restituire ai
borgesi tutti gli oggettiche il sacerdote Savatteri aveva ad essi pignorati”,
forse i lettori non lo crederanno ma la cosa è andata davvero così”.» Con buona
pace di Sciascia, a noi pare che le cose erano molto più complesse e
coinvolgono la poltica dei re Borboni di Napoli, che è quanto dire.
D. Giuseppe Savatteri e Brutto morì nella peste del
1802; il Liber annota: n.° 312, c.
19, D. Giusppe Savatteri e Brutto, 27 februarii 1802 d’anni 47. Il vescovo non
lo aveva voluto come beneficiale della Communia. Il Savatteri faceva però parte
della neo-confraternita della Mastranza. Non pare molto diligente nell’annotare
le messe che era tenuto a celebrare per i confrati defunti: subisce delle
sanzioni. Vediamole:
GIUSEPPE
SAC. D.
|
SAVATTERI
|
n.
undeci messe cioè n. 9 per l' ... e n. 2 per pena d'essere stato negligente
in scrivere le d. messe.
|
Così risulta annotato in registri della confraternita.
Dopo di lui, i religiosi della famiglia Savatteri appaiono come scialbe figure.
Eccole.
Diacono Gaetano Savatteri (+ 1809)
Viene così annotato nel liber: n.° 323 c. 20 D. Gaetano Savatteri, Diacono - obiit 21 7bris
1809 - d’anni 23.
Sac. Nicolò Savatteri (+ 1842)
Viene così annotato nel liber: n.° 374 c. 22 D. Nicolò Savatteri - obiit 16 7bris 1842 -
d’anni 80, mesi 8. E’ varie volte citato nei registri della Mastranza come
sacerdote celebrante. Aliunde,
apprendiamo che:
30
|
1807
|
NICOLO'
|
SAVATTERI
|
A.46 CONFESSORE PRO UTROQUE
|
6
|
1830
|
NICOLO'
|
SAVATTERI
|
A.68 MANS.CONF.UTROQUE ORDINARIO
|
Padre Carmelo Savatteri, carmelitano.
Il Liber non accenna ai religiosi carmelitani della
famiglia Savatteri. Il primo è appunto il padre Carmelo che fu priore del
locale convento, come si apprende dalle seguenti annotazioni:
51
|
1807
|
CARMELO
|
SAVATTERI
|
A.42 PRIORE CONVENTO CARMELO
|
44
|
1830
|
CARMELO
|
SAVATTERI
|
A.60 CARMELITANO PRIORE
|
4
|
1839
|
NICOLO'
|
SAVATTERI
|
BENEF. CONFES.PRO UTROQUE
|
Padre Elisio Savatteri, carmelitano.
Valgano anche
per lui le precedenti note. Sappiamo, inoltre:
54
|
1807
|
ELISEO
|
SAVATTERI
|
A.38 CONVENTUALE CARMELO
|
34
|
1839
|
ELISEO
|
SAVATTERI
|
CARMELITANO,PRIORE.CONF.UTROQUE
|
38
|
1847
|
ELISEO
|
SAVATTERI
|
A.70 CARMELITANO CONF.UTROQUE
|
36
|
1851
|
ELISEO
|
SAVATTERI
|
A.72 CARMELITANO
|
La controversa questione del beneficio del Crocifisso.
Nell’intricata controversia giudiziaria del beneficio del
Crocifisso di Racalmuto, i Savatteri vi entrano prepotentemente per due volte:
nella prima, è attore il sac. Giuseppe Savatteri e Brutto, a ridosso
dell’Ottocento; nella seconda un patetico personaggio: Giuseppe Savatteri,
sposato con una Matrona. Siamo nell’ultimo quarto del secolo scorso. In entrabi
i casi i Savatteri finirono soccombenti e gabbati. Ma procediamo con ordine.
La vicenda del beneficio del Crocifisso è lunga, tortuosa ed intrigante ed ha dato
adito ad almeno un paio di complicate vertenze giudiziarie. Leggiamo nella
bolla che si tratta dei seguenti beni:
in oppido praedicto reperiatur Ecclesia Sancti Antonij
jam diruta cum Immagine SS.mi Crucifixi quae detinet salmas tres et tumulos
quatuor terrarum in pheudo Mentae Status Racalmuti cum onere proprietatis
unciae 1.6. aliam clausuram terrarum salmae unius tumulorum quatuordecem et
quarti unius cum dimidio in dicto Statu et pheudo Racalmuti et contrata di
Garozza cum onere proprietatis unciae 1.6.7.3. et tarinorum viginti quatuor
Conventui Sancti Francisci de Assisia dictae Terrae.
Negli atti giudiziari dell’arciprete Tirone avverso i coniugi
Giuseppe Savatteri e Concetta Matrona abbiamo la ricostruzione della provenienza di
tali beni. Come risulta da un atto del 3 settembre 1659, la Confraternita del
SS. Crocifisso di Racalmuto aveva diritto ad un canone di proprietà
«primitivo veluti jus pheudi et
proprietatis su terre della Menta e Culmitella». Trattavasi, in base a quel che
si desume da altri atti, di un fondo di quattro salme e tumoli sei di terre
ubicate nel feudo Menta, contrada Fico Amara, detta - secondo l’arc. Tirone -
«in quei tempi Mercanti». Del resto
aggiunge l’arciprete che «il nome di contrada fico amara e Mercanti andiede in
disuso. Questa contrada prese nome di SS. Crocifisso.»
Non essendo stato pagato tale canone per più di un triennio,
ed essendo state le suddette terre abbandonate, la confraternita del SS. Crocifisso esperì il diritto domenicale di avocazione del
fondo per distruzione di migliorie, mancata corresponsione del canone ed
abbandono delle terre dell’enfiteuta che era tal Giaimo Lo Brutto. Essa, pertanto, fu immessa
nel pieno possesso delle cennate terre della Menta secondo il rito del tempo con atto notarile
del 3 settembre 1659, redatto innanzi a
quattro testimoni.
Gli atti giudiziari tacciono sulle vicende che
intercorsero tra il 1659 ed il 1767, un intervallo di tempo in cui si colloca
la dotazione dell’Oratorio Filippino. Intanto non so su che cosa basi l’arc.
Tirone il ruolo sostenuto dalla Confraternita del SS. Crocifisso. Di questa conosco il vago
accenno contenuto nell’elenco della Giuliana della Curia Vescovile - voce
Racalmuto, pag. 205 - che riguarda la
«conferma della Conf.ta del SS. Crocifisso - reg.tro 1669-70, pag. 488». Ma qualche chiarimento lo troviamo in
quest’atto del 10 ottobre 1648 del notaio Michelangelo Morreale. Trattasi della «recognitio
pro Archiconfraternitate SS.mi Crucifixi contra Donnam Vittoriam del Carretto e Morreale». In esso la Del Carretto (del ramo
collaterale dei locali conti) si obbliga di corrispondere al «Rev. D. Joseph Thodaro .. uti procuratori
venerabilis Archiconfraternitatis SS.mi Crucifixi fundatae in Ecclesia Sancti
Antonii huius terrae Racalmuti .. uncias quinque red. ann. cens. et red.bus
dictae Archiconfraternitatis cession. nomine Petri Piamontesio et alijs
nominibus in scripturis debitas, et anno quolibet solvendas supra loco qui olim
erat dicti quondam de Monteleone vigore contractus emphiteuci celebrati in
actis notarij Nicolai Monteleone die XXIIIJ Maij XII ind. 1584 et contractus
solutionis donationis et assignationis
in actis not. Simonis de Arnone die 31 aug. 1605 et aliorum
contractum in eis calendatorum.» inoltre
«supradicta Donna Victoria .. solvere promisit .. seque sollemniter obligavit
et obligat eidem de Thodaro dicto nomine pro se et pro successoribus in dicta
Archiconfraternitate in perpetuum uncias centum quatraginta una p.g. tempore
annorum decem in decem equalibus solutionibus et partitis anno quolibet facere
numerando et cursuro a die date literarum Civitatis Agrigenti ... Et sunt
uncias 141 in totalem complimentum omnium censuum decursorum annorum
retropreteritorum enumerandorum ab anno 1608 usque et per annum presentem inclusive
, ratione d. unc. quinque anno dictae Archiconfraternitate debitae super dicta
vinea.»
Quell’arcicofraternita era dunque operante dentro la
chiesa di S. Antonio e siamo nel 1648. Ne è procuratore il sac. d.
Giuseppe Todaro che muore il 7 maggio 1650.[19]Successivamente
alla morte del sacerdote Todaro, si rinviene l’atto del 3 settembre 1659 di cui
sopra; dopo dell’arciconfraternita si perdono le tracce e tutto fa pensare che
si sia estinta: si spiega forse così perché in un primo tempo i benefici di
quel sodalizio finirono all’Oratorio di S. Filippo Neri, per volere del Vescovo
Rini.
Nel 1767 il vescovo Lucchesi Palli si ritrova vacanti
quei beni dell’Arciconfraternita del SS. Crocifisso e con bolla dell’8 luglio 1767 li assegna al sac. D.
Francesco Busuito. La ricostruzione di un successivo beneficiario, il sac. Don
Calogero Matrona, fatta il 15 giugno 1870, è
particolarmente vivace ed intrigante.
«Con Bolla di erezione in titolo dell’8 luglio 1767 -
vi si legge fra l’altro - da Monsignor Lucchesi fu eretto nella Cappella del
SS.mo Crocifisso dentro la Chiesa Madre di Racalmuto un beneficio semplice in adjutorium Parochi di libera collazione da conferirsi a
concorso ai naturali di Racalmuto con le obbligazioni di coadiuvare il Parroco
nell’esercizio della sua cura, di celebrare in diverse solennità dell’anno
nell’anzidetta Cappella numero trenta Messe, costituendosi in dote del
beneficio taluni beni, che esistevano nella Chiesa senza alcuna destinazione,
dandosene anche l’amministrazione allo stesso Beneficiale. Riserbavasi però il
Vescovo fondatore il diritto di conferire la prima volta il beneficio, di cui
si tratta, senza la legge e forma del concorso in persona di un soggetto a di
lui piacimento.
«In seguito di che con bolla di elezione del 10 luglio 1767 dallo stesso
Monsignor Lucchesi fu eletto per primo Beneficiale il Sac. Don Francesco
Busuito di Racalmuto, allora Rettore del Seminario di Girgenti dispensandolo dall’obbligo del concorso, e
dalla residenza, e facoltandolo ad un tempo a sostituire a di lui arbitrio un
Ecclesiastico, per adempire in di lui vece le obbligazioni e pesi tutti al
beneficio inerenti.
«Appena verificatasi tale elezione, come risulta da un
avviso dato dal Parroco locale di quel tempo, dal Sac. Don Giuseppe Savatteri
qual uno degli eredi e successori di D. Giaimo Lo Brutto di Racalmuto impugnavasi la fondazione e ricorrendo al
Tribunale della Reggia Gran Corte Civile, otteneva lettere citatoriali contro
il detto Reverendo Busuito, affine di rivendicare i
fondi constituiti come sopra in dote al beneficio come appartenenti al suddetto
Lo Brutto. Sostenevasi dal Savatteri che la Confraternita del SS.mo Crocifisso dentro la suaccennata Chiesa Madre percepiva
onze cinque annue per ragion di canone enfiteutico sopra quattro salme di terre
esistenti nello Stato di Racalmuto contrada Menta dotate alla moglie del suddetto D. Giaimo Lo
Brutto dalla di lei zia D. Vittoria del Carretto, annuo canone destinato per
legato di maritaggio di un orfana. Nel 1659 i Rettori della cennata
Confraternita per attrarsi di pagamento del canone anzidetto e per
deterioramenti avvenuti nei suddivisati fondi, unitamente all’Arciprete e
Deputati dei Luoghi Pii senza figura di giudizio e senza le debite formalità
giudiziarie s’impossessavano di quei fondi e melioramenti in essi fatti dal
predetto Lo Brutto. Si credettero autorizzati a far ciò senza ricorrere alle
procedure giudiziarie da un patto enfiteuco solito apporsi in simili contratti,
in cui espressavasi, che venendo meno il pagamento o deteriorandosi il fondo
fosse lecito all’Enfiteuta di propria autorità ripigliarsi il fondo enfiteuco,
come tutto rilevasi dagli atti di possesso presso Notar Michelangelo Morreale di Racalmuto sotto il 3 settembre 13 Ind.
1659. Così postasi la Chiesa in possesso dei fondi, conosciutosi che pagate le
onze cinque per legato di maritaggio ed i pesi efficienti, il resto delle
fruttificazioni rimaneva senza destinazione, pensavasi dal Vescovo Monsignor
Lucchesi per di esse fondare il beneficio anzidetto, che indi conferivasi al
sopra indicato Sac. Busuito. Impugnavasi questo fatto dal sac. Savatteri e
facevalo come sopra citare a fin di chiarirsi nulla la suddivisata fondazione.
Ma il beneficiale frapposti buoni amici persuase il Savatteri a rimettere tutto
al saggio arbitrio di S.E. Rev.ma Monsignor Vescovo di Girgenti, il quale tutto riponendo
sotto lo esame dell’Assessore Canonico d. Nicolò A. Longe, fattesi varie
sessioni inanzi a lui con l’intervento dell’arciprete di Racalmuto per parte
del Beneficiale e di altra persona per parte del contendente Savatteri, dichiaravasi
dall’Assessore nullo l’impossessamento dei fondi e riconosciuta evidentemente
la usurpazione dei fondi fatta dalla Chiesa. Ma protrattosi a lungo l’affare,
pria di definirsi pubblicavasi la prammatica della prescrizione del 22
settembre 1798, quindi il Beneficiale avvalendosi di tal legge non volle più
fare ulteriori trattamenti della causa, né arrendersi alle pretensioni del
Savatteri.
«Morto però il Beneficiale, il cennato Savatteri fece
ricorso al Re e dalla Segreteria Reale abbassavasi biglietto alla Giunta dei
Presidenti e Consultori per informare. Moriva intanto il Savatteri ed il di
costui erede Don Pietro Cavallaro e Savatteri agendo con più di moderazione
pensava di mettere l’affare in mano del Vescovo Monsignor Granata, e
desiderandosi dal ricorrente che il beneficio rimanesse, si contentava soltanto
che divenisse patrimoniale e proprio della di lui famiglia e suoi discendenti.
«Il Vescovo conosciuta la validità delle ragioni e la
pienezza del diritto del ricorrente, perché fondato il beneficio sopra beni
proprii di D. Giaimo Lo Brutto di lui autore, a vista della patente
usurpazione fattasi dalla Chiesa, della non ecclesiasticità del beneficio,
perché fondato senza la volontà del padrone dei fondi, pensò accordarne la
prelazione ai discendenti della famiglia Brutto. Quindi perché conobbe la
verità delle cose per conscienzioso temperamento pensò conferire anche in
minore età quel beneficio ad un chierico erede dei beni, che è l’attuale
investito Cavallaro. Ed infatti il conferì con
decisione del 16 giugno 1804. [...] Ottenne per ciò pria dispensa della Santa
Sede, perché al detto chierico avesse potuto conferire il beneficio nella
minore età di anni 14, lo dispensò dalla legge del concorso e dell’obbligo
della coadiuvazione del Parroco nello adempimento degli offici parrocchiali
sino all’età del sacerdozio e gli diede l’amministrazione dei beni dotalizii
[...]»
Al beneficiale don Ignazio Cavallaro succede il nipote (figlio della sorella) don
Calogero Matrona, con bolla di Monsignor Domenico Turano del 1° marzo
1875. Ma non fu una successione pacifica. Vi si rivoltò contro Giuseppe
Savatteri, unitamente alla moglie donna Concetta Matrona, con cause, ricorsi,
appelli che durarono decenni. Eugenio Messana, nello scrivere le sue
memorie su Racalmuto, risente ancora di quel
clima infuocato che in proposito si respirava ancora nella sua famiglia.
Il beneficio del Crocifisso è quindi oggetto di una bolla di collazione nel 1902 (cfr. reg. Vescovi 1902
pag. 703). Viene poi assegnato al padre Farrauto, per passare nelle mani di
padre Arrigo. Attualmente è accentrato presso la Curia vescovile di Agrigento.
I Savatteri nel corso dei secoli.
Dati sui Savatteri del ‘700
Le numerazioni delle anime della Matrice di Racalmuto
riprendono a metà del settecento. Spigoliamo questi dati sui Savatteri di quel
secolo.
Elenco dei capifamiglia nel censimento del 1753
1) Giuseppe
Savatteri di Giacomo, di anni 32; Rosa, sua madue di anni 70.
2) Vincenzo
Savatteri di Giacomo di anni 48; Giovanna, moglie di anni 38; Domenica, figlia
di anni 20; Nicola figlia di anni 18; Giuseppa figlia di anni 15; Calogera
figlia di anni 12; Stefana figlia di anni 10; Giacomo figlio di anni 2.
3) Francesco
Savatteri di Giacomo di anni 32; Angela moglie di anni 24; Maddalena figlia di
anni 3; Calogero figlio di anni 5.
4) Vincenzo
Savatteri di Ignazio di anni 44; Rosa moglie di anni 33; Giovanna figlia di
anni 13; Carmela figlia di anni 11; Grazia figlia di anni 9; Mariano figlio di
anni 8.
5) Antonia
Savatteri vedova d’Ignazio di anni 66.
6) Mastro
Antonino Savatteri di anni 59; Maria moglie di anni 56; Sr. Angela Maria figlia
di anni 27; chierico Giuseppe figlio di anni 22.
7) Giuliano
Savatteri d’Ignazio di anni 34; Antonia moglie di anni 21; Sebastiana figlia di
anni 1.
8) Francesco
Savatteri di anni 39; Dorotea moglie di anni 28; Giuseppa figlia di anni 15;
Filippa figlia di anni 11; Vincenzo figlio di anni 9; Gaspare figlio di anni 6;
Stefano figlio di anni 2.
9) Don Sac.
Michel’angelo Savatteri di anni 55; Francesca Maria sorella di anni 41; Cruci
serva di anni 52.
Dalla Numerazione delle anime del 1762.
1.
Francesco
Savatteri di Giacomo di anni 28; Angela moglie di anni 22; Maddalena figlia di
anni 8; Giuseppa figlia di anni 1; Calogero figlio di anni 4.
2.
Vincenzo
Savatteri di Giacomo di anni 52; Giovanna moglie di anni 42; Giuseppa figlia di
anni 19; Calogera figlia di anni 16; Stefana figlia di anni 14; Giacomo figlio
di anni 6; Angela figlia di anni 4.
3.
Giuseppe
Savatteri di anni 36; Maria moglie di anni 30; Antonia figlia di anni 4;
Calogera figlia di anni 1.
4.
Antonino
Savatteri di anni 44; Rosa moglie di anni 43; Carmela figlia di anni 17; Grazia
figlia di anni 13; Mariano figlio di anni 12.
5.
Giuliano
Savatteri di anni 38; Antonina moglie di anni 30; Raffaele figlio di anni 3;
Carmela figlia di anni 1.
6.
mastro Antonino
Savatteri di anni 63; Maria moglie di anni 50; don Giuseppe figlio di anni 28.
7.
Don Francesco
Savatteri di anni 43; donna Dorotea moglie di anni 39; Giuseppa figlia di anni
20; Vincenzo figlio di anni 13; Gaspare figlio di anni 10; Stefano figlio di
anni 6; Calogero figlio di anni 4; Giuseppe figlio di anni 2; Leonardo figlio
di anni 1; Antonia serva di anni 39.
8.
Reverendo don
Michelangelo Savatteri di anni 65; Mita sorella di anni 50; Apollonia serva di
anni 40.
9.
Nicolò
Savatteri [parte del foglio abrasa]; Grazia moglie; Vita figlia; Calogero
figlio.
Dalla Numerazione delle anime del 1795
1.
Don Stefano Savatteri; donna Catarina moglie.
2.
Don Gaspare Savatteri; Donna Angelica moglie; Concetta
figlia di anni 16; Gaetano figlio di anni 12; Leonardo figlio di anni 5;
Antonia di anni 10.
3.
Calogero Savatteri libero; Giuseppa sorella libera.
4.
Mariano Savatteri; Vincenza moglie; Domenica figlia di
anni 8; Santa figlia di anni 14; Rosa figlia di anni 6; Santo figlio di anni
19; Antonio figlio di anni 17.
5.
Giuseppe
Savatteri; Antonia moglie; Biaggio (sic) figlio di anni ...
6.
Don Giuseppe Savatteri; Giuseppa; Rev. Don Nicolò
figlio; Raffaela figlia di anni 23; Fidela figlia di anni 21; Luiggi (sic) di
anni 17.
7.
Don Vincenzo Savatteri.
8.
Rev. Don Giuseppe Savatteri; donna Dorotea madre; D.
Giachino Brutto; donna Giuseppa di anni 46; Rosa nipote di anni ...; Pasquala
serva.
Censimento del 1809-1810
512
|
SAVATTERI
|
VINCENZA
|
|
60
|
VID.
|
|
SAVATTERI
|
ROSA
|
F
|
18
|
|
|
SAVATTERI
|
ANTONINO
|
|
20
|
|
521
|
SAVATTERI
|
SANTO
|
|
25
|
|
|
SAVATTERI
|
ROSALIA
|
M
|
20
|
|
655
|
SAVATTERI
|
RAFFAELE
|
|
40
|
DON S.
|
|
SAVATTERI
|
NICOLO' SAC. DON
|
|
47
|
SACERDOTE DON
FRATELLO
|
|
c/o SAVATTERI
|
ANTONIA
|
|
60
|
SERVA
|
|
c/o SAVATTERI
|
LUCIA
|
|
9
|
SERVA
|
1211
|
SAVATTERI
|
STEFANO D:
|
|
58
|
DON
|
|
SAVATTERI
|
CATERINA D:
|
|
42
|
DONNA
|
|
C/o Savatteri
|
GERLANDA
|
|
18
|
SERVA
|
1213
|
SAVATTERI
|
GASPARE D:
|
|
58
|
DON
|
|
SAVATTERI
|
GIUSEPPA D:
|
M
|
42
|
DONNA
|
|
SAVATTERI
|
GAETANO D:
|
F
|
21
|
DIACONO
|
|
SAVATTERI
|
LEONARDO D:
|
F
|
18
|
|
1
|
SAVATTERI
|
CARMELO
|
|
42
|
PRIORE (CARMELO?)
|
4
|
SAVATTERI
|
ELISEO
|
|
36
|
PADRE
|
37
|
SAVATTERI
|
Sr. MARIA FRANCESCA
|
|
SUORA
|
Censimento del 1822
|
G.M.G. 1822
|
|
|
|
|
2768
|
SAVATTERI
|
VINCENZA
|
VEDOVA
|
|
|
2817
|
SAVATTERI
|
SANTO
|
|
|
|
2818
|
SAVATTERI
|
ROSALIA
|
MOGLIE
|
|
|
2819
|
SAVATTERI
|
GIUSEPPE
|
F.O
|
12
|
|
2820
|
SAVATTERI
|
SALVADRICE
|
F.A
|
9
|
|
2821
|
SAVATTERI
|
GIOVANNI
|
F.O
|
8
|
|
2822
|
SAVATTERI
|
GIUSEPPA
|
F.A
|
6
|
|
2823
|
SAVATTERI
|
ROSA
|
F.A
|
1
|
|
3407
|
SAVATTERI
|
NICOLO' SAC.
|
|
|
R. D.
|
3408
|
SAVATTERI
|
RAFFAELE
|
|
|
DON
|
3409
|
SAVATTERI
|
ANGELA
|
MOGLIE
|
|
DONNA
|
4274
|
SAVATTERI
|
GASPARE
|
|
|
D.
|
4275
|
SAVATTERI
|
M. ANNA
|
MOGLIE
|
|
DONNA
|
4946
|
SAVATTERI
|
BIAGIO
|
|
|
|
4947
|
SAVATTERI
|
GIUSEPPA
|
MOGLIE
|
|
|
4948
|
SAVATTERI
|
FRANCESCO
|
F.O
|
8
|
|
4949
|
SAVATTERI
|
FRANCESCO MIN.
|
F.O
|
5
|
|
4950
|
SAVATTERI
|
SALVADORE
|
F.O
|
2
|
|
5240
|
SAVATTERI
|
GAETANO
|
NIPOTE
|
10
|
|
Da quel censimento si rileva
che i Savatteri abitano nei seguenti quartieri:
1.
Vincenza Savatteri nel QUARTIERE DIETRO LA ROCCA, STRADA DELLA GUARDIA:
2.
Santo Savatteri nel QUARTIERE PANILUPO, STRADA DI LAURICELLA;
3.
il sac. Nicoò Savatteri e don Raffaele Savatteri nel QUARTIERE DI CERRI LONGHI;
4.
don Gaspare Savatteri nel QUARTIERE S. GIOVANNI DI DIO, E S. ANNA;
5.
Biagio Savatteri nel QUARTIERE E STRADA SOTTO IL CALVARIO COLLATERALE.
I fratelli Savatteri, dopo l’Unità d’Italia.
Con i due carmelitani, Carmelo ed Eliseo, si esaurisce
l’apporto dei Savatteri alle schiere di preti e religiosi. Sino ai nostri
giorni, non v’è ombra di preti in quella famiglia, passata armi e bagagli alla
massoneria dopo l’unità d’Italia. Nell’immediato dopoguerra, la famiglia
ritorna all’antico prestigio con il prof. Calogero Savatteri, che giovanissimo
entra in politica, dapprima in movimenti nazionalistici, ma subito dirotta
verso il mondo cattolico militando in partiti fiancheggiatori della chiesa e
dando vita ad associazioni collaterali cristiani a sfondo sociale. Lungi però
da lui ogni bigottismo ed i suoi figli, uno dei quali è brillante giornalista,
hanno ampie aperture culturali, non avverse alla chiesa, ma neppure
fideistiche.
Due fratelli s’impongono nella società racalmutese,
appena Giuseppe Garibaldi, nel 1860, ebbe la ventura di passare come
conquistatore per Racalmuto: Gioacchino e Calogero Savatteri. Eugenio Napoleone
Messana - loro parente - ne fa la consueta esaltazione nel libro di storia
locale qui più volte citato. [20] Noi ci
limitiamo ad alcuni contrappunti.
Calogero Savatteri, notaio
Calogero Savatteri muore giovane il 5 giugno 1878
“alle ore 10,45 colpito da eresipola” - scrivo di lui i suoi amici in un
opuscolo pubblicato a Favara nel 1879 (pag. XX). Nato il 17 giugno 1833 da
Gaetano Savatteri e Maria Antonia Grillo Cavallaro, non aveva ancora compiuto i
45 anni. A nove anni fu mandato in seminario, ove vi rimase sino a sedici anni,
per sette lunghi anni, dunque, assorbendone tutta la cultura clericale di cui
ne rimase irrimediabilmente intriso, anche quando ritenne di essere un massone.
Vi apprese molto bene il latino e ciò gli fu utile quando notaio - spesso al
servizio dell’arciprete Tirone, suo parente - ebbe a decifrare, mirabilmente,
gli antichi rogiti in latino dei vari Rolli delle locali confraternite
secentesche.
I giovanili ardori nella Sicilia del dopo Quarantotto
gli procurano qualche guaio con la polizia borbonica ma la forze persuasiva dei
Savatteri racalmutesi era allora già cospicua e dopo 15 giorni di carcere,
Calogero Savatteri può tornare libero e tranquillo in paese. I meriti
“partigiani” furono preziosi con l’avvento di Garibaldi. “Il Savatteri -
scrivono gli amici (pag. XV) - ritorna in paese nel 1863 laureato Notaro”, ma
qualcosa era cambiato. Non riusciamo a ben comprendere il senso di queste
parole: « vide che di governo era cambiata la sola forma ed il solo nome,
stante le sorti del comune essere affidate a quelle stesse persone che non
avevano idea d’innovazione». Si dà il caso che le “sorti del comune” erano
tenute dai neo-convertiti Matrona, dopo essere passati dalle file dei Borboni
alle patrie galere per le vicende controrivoluzionarie dei briganti del 1862.
Calogero Savatteri «per conseguire lo scopo nel 1864
si affiliò alla Loggia Massonica col titolo di Roma e Venezia. I Massoni
facevano progressi giganteschi giorno per giorno. Essi prevennero la
popolazione con ispettacoli pubblici, tra i quali rappresentarono il dramma
stupendo di Agesilao Milano con tale naturalezza e forze, che si attirarono la
simpatia del popolo.» Sarà, ma noi abbiamo rinvenuto questa informativa della
polizia del tempo[21]:
«Racalmuto 5
agosto 1868 - Associazioni politico-miste.
«Riservata - Al sig. Ispettore di P.S. Girgenti.
«Dalle avute informazioni, esistono soltanto due
loggie (sic) Massoniche, una in Racalmuto diretta dal signor Gioacchino
Savatteri ed altra in Grotte diretta dal signor Vincenzo Simone, aventi scopo
morale e umanitaria, per come si ha mantenendosi nei limiti del proprio
statuto, di cui tuttora chi scrive non è potuto averne copia; come pure ignora
i mezzi di cui dispongono non che il numero dei soci e quindi di conseguenza la
loro condotta politica e morale, mentre poi l’Ufficio Scrivente non à nulla da
osservare in contrario sulla condotta politica e morale dei due detti
Presidenti Savattieri e Simone che la P.S. e il Pese ritiene onesti .... Il
Delegato Mingo (?)»
«Racalmuto - Ufficio di P.S. - Dicembre 1870 -
Relazione politica riservata per i mandamenti di Racalmuto e Grotte ...
«Racalmuto: Non esistono nello stretto senso
della parola partiti politici, ma invece dei gruppi più o meno numerosi di
varie opinioni. Il primo è composto di uomini amanti delle attualità; il
secondo, retrivo, con a capo il clero, ed è il più numeroso; il terzo di
principi spinti non è ristrettissimo: tutti però mancanti di individualità
positive alla testa, non esercitano forte influenza sulla generalità dei
cittadini, i quali sono alieni dalla politica, tanto più che la Gioventù
Civile, generalmente parlando, sanno appena leggere e scrivere, e tranne
qualche mese all’anno in cui accudiscono ai propri affari di campagna, il
rimanente lo passano nei giochi, e nell’ozio per cui il paese non ha avvenire.
«Il partito che esiste realmente è tutto Municipale,
ed è diviso in due campi: il primo dominante composto dal Sindaco sig. Alaimo,
dei sig. Matrona, Picataggi, Abbate Chiarenza, Sferrazza, Savattieri, ed altri
di minor conto, il quale in verità ha dato una spinta di miglioramento al
Comune nelle Opere Pubbliche, ma non gode alcuna fiducia negli amministrati:
«Il secondo capitanato dai Signori Grillo, Farrauto,
Cavallaro ed altri, i quali riunito (?) quasi alla generalità dei Comunisti
accusano l’attuale Amministrazione Comunale di arbitri, rubberie (sic) ed
intrighi negli appalti; e ciò specialmente pei maneggi dei Matrona e Chiarenza
per cui si agogna lo scioglimento del Consiglio composto per lo più da uomini
inetti e deboli, come si asserisce.
«Si lagna pure politicamente il pubblico delle
deferenze e ruberie del Ispettore dell’Annona Cavallaro Calogero desiderandosi
perciò che gli venga tolto l’incarico.
«La popolazione nella generalità è docile, ed ha di
che comodamente vivere coi lavori agricoli, e più specialmente l’industria
delle zolfare, però è proclive piuttosto all’ozio, e la massa ha una certa
tendenza ai reati di sangue ed alle grassazioni, ma si è sommamente modificata dal 1860 in
qua, colla leva, con la penale e specialmente coll’attività, ed impegno delle
autorità preposte al mantenimento dell’ordine pubblico. [...]»
In altro fascicolo (n.° 24) rinveniamo:
«Racalmuto 14 aprile 1872 - Mene repubblicane - Dal
delegato di Sicurezza pubblica di Racalmuto.
«Qui sono pochi che sentono una devozione alla memoria
dell’estinto Giuseppe Mazzini, e questi pochi sono troppo onesti da non
lasciarsi convincere dalle voci sovversive che potrebbero far correre talune
vecchie masserizie borboniche-clericali.
«Trovo al contrario che il pretume ed i borbonici, che
sino ad ieri tenevano la via dell’indifferentismo, pare che abbiano levato il
capo dopo l’arrivo in Girgenti di Mons. Turano, e sperano nel prossimo trionfo
della religione e della Chiesa.
«Il Turano è qui aspettato, e sarei d’avviso che sia
impedita ogni manifestazione di piazza, giacché reputo che se non non represse
possono produrre tristi conseguenze.»
«Racalmuto 20 giugno 1868 - “Loggie Massoniche”.
«La loggia Massonica di Racalmuto come pure quella di
Grotte, fino dai primi di ottobre decorso, fu per ordine del Grande Oriente di Palermo fatta sciogliere.
«Tanto le significo in riscontro al contrassegnato di
Lei foglio. - Il Delegato di Sicurezza pubblica all’Ispettore di P.S. di
Girgenti.»
«Racalmuto 9
dicembre 1871 - Mene Mazziniane.
«In questo mandamento, e molto più in Racalmuto, non
ci sono uomini che s’ispirano a massime Mazziniane, e le opere dello stesso
Giuseppe Mazzini vengono osservate più dal lato letterario, che dal lato
politico. Né qui le dottrine dell’internazionale allignano, giacché la parte
Signorile occupasi del miglioramento della sua proprietà, ed il popolo minuto,
composto di picconieri e contadini, vive di non iscarsa fortuna, e si mantiene
alieno a qualunque idea politica; che d’altronde non sarebbe compresa, in
qualunque senso gli si volesse presentare, attesa la crassa ignoranza in cui
vive.
«Delegato di Sicurezza Pubblica di Racalmuto - al
Prefetto di Girgenti - Il delegato Salonico (?)».
Chi avrà avuto pazienza e seguito questa sfilza di
citazioni, avrà chiaro che i fratelli Savatteri bazzicarono sì la
massoneria, ma con tanta accortezza e
tanta deferenza verso le autorità da averne il plauso alla fin fine non troppo
scoperto. Le rappresentazioni teatrali - nei locali di loro proprietà, se non
andiamo errati - avevano più valore prossenetico, alla stregua di quanto
avverrà negli anni 50 di questo secolo nel teatrino della Matrice, che vero
peso propandastico di chissà quali idee rivoluzionarie, o mene mazziniane, per
usare il linguaggio del delegato di Sicurezza Pubblica.
I Savatteri avevano una concessione mineraria a
Gibillini, che nel 1886 risultava inattiva (cfr. Rivista del Servizio Minerario
- anno 1886).
Avv. Gioacchino Savatteri, sindaco di Racalmuto
Gioacchino Savatteri, ufficiale in congedo.
«
ALLEGATO N.° 1
[f. 321]
1° augusti 1613
Viene da f. 186 assegnato dalli Savatteri
Notum facimus et testamur quod Franciscus La Lomia et
Margarita jugales vendiderunt Scipioni Savatteri un. unam redditus annualem
censualem et rendalem
in et super quatuor domibus terraneis cum eius
cortile in quarterio S. Margaritelle secus domos don Angeli Dardo et alios
confines
Item in et super una vinea in miliarijs duobus et
vitibus septemgentis cum eius clausura arboribus tugurijs limitibus mandris in
contrata vocata di Culmitella secus vineam Matthei de Alfano et vineam heredum
quondam Viti Gulpi
Testes Hieronimus Martorana et Simon Bocculeri
Ex actis not. Simonis de Arnone extracta est presens
copia per me not. Michalem Angelum Morreale
Ex actis not. Michaelis Angeli Morreale
ALLEGATO N.° 2
[f. 184]
Die XXIJ januarii 2 ind. 1634.
viene da 37 f. - vedi 204
Quia Franciscus Jacobus et Sebastianus Savatterio uti
filii et heredes universales quondam Sipionis Savatterio eorum patris
reperiuntur debitores ven. confraternitatis Sanctae Mariae Jesus .. in unciis quatraginta tribus et tarenis
quindecim debitis, ex resto et ad computum censuum decursorum annorum quindecim
et mensium sex numerandorum ab anno ind. 1618 usque et per totum presentem
annum computatis unciis tribus solutis don Conrado Bonincontro vi. ge.
inclusive ex causa illorum reddituum unc. trium per dictum quondam Sipionem
Savatteri accollatorum solvere super quadam vineam de aratro cum eius clausura
arboribus limitibus et aliis in ea existentibus sita et posita in feudo ditte
terrae et in contrata vocata di Casa Murata secus vineam Gerlandi di Gueli et
vineam ditti Sipionis ... venditam et alienatam
per Petrum La Licata Leonardi ditto quondam Sipioni virtute contractus
huiusmodi venditionis cum accollatione dictarum unc. trium redditus solvendarum
ven. confraternitati Sanctae Mariae Jesus
celebrati in actis meis die xviii augusti p. ind. 1618 et pro causa in
eo contenta ad quem relatio habetur et me refero dittaeque ven. confraternitati
Sanctae Mariae Jesus dictae unc. tres redditus solvantur specialiter venditae
et subiugatae per quondam Gerlandum Sferrazza et consortes ex causa illarum unc.
4.1 redditus venditarum et subjugatarum per dittum de Sferrazza dittae ven.
confraternitati S. Mariae maioris super omnibus eius bonis et precise
specialiter et expresse super dittis unc. tribus redditus super quamdam vineam
in feudo Gibillinorum et in contrata de li Zubii seu di Logiato venditis et
subjugatis per Antoninum Curto quondam Francisco Bucculeri virtute contractus
celebrati in actis quondam Jo Viti de Amella die viiij januarii XIJ ind. 1568
et deinde venditi et alienati dictae unc. 3 reditus per Joannem Bucculerio et
consortes heredis universalis ditti quondam Francisci Bucculerio Enrico
Garlisio tutori cle: Joseph de Girgenti filii et heredis universalis quondam
Juliani di Girgenti virtute contractus celebrati in attis quondam not. Nicolai
Monteleone die viiii septembris viii ind. 1572 et deinde dictus redditus
prefatarum unc. 3 fuerunt venditi et alienati per dittum Joseph de Girgenti
Alfonsinae Baldoni uxori Francisci Baldone virtute contractus celebrati in
actis ditti quondam de Amella die XXXI ottobris p. ind. 1582 et per dittam Alfonsinam
ditte redditus in solutum dati et assignati per dittam Alfonsinam dicto de
Sferrazza tutori Francisci Sferrazza eius fratris virtute contrattus celebrati
in attis not. Michaelis de Avanzato Panormi die xiiii aprilis viij ind. 1595 et
rathificati per dittam Alfonsinam in attis quondam not. Joseph Sauro et Grillo
die xxiiij ditti mensis aprilis viii ind. predicta 1595 et pro causa in eis
contenta ad quos relatio habeatur et me refero et quia ditti de Savatterio non
habent modum neque vim unde dittis unc. 45 solvere possunt rogaverunt
Franciscum La Mendola, Antoninum Pitroccella Jacobum Borzellino et Franciscum
de Acquista rectores ditte ven. confraternitatis Sante Marie Jesus ut
dignaretntur tam pro dittis censibus decursis prefatarum unc. 45 quam etiam pro
capitale dittarum unc. trium redditus quod est unc. 30 in tantum quod summam
capiunt unc. 73.15 capere et habere infrascriptos redditus solvendos per
infrascriptas personas pro summis et rathis inferius expressandis qui rectores
comparuerunt coram rev.mum don Philippo de Marino visitatori generali ill.mi et
rev.mi Episcopi Agrigentini et supplicaverunt ut voluisset licentiam eis
concedere ut potuissent dittam assegnationem dittarum reddituum capere et ab eo
dittam licentiam habuerunt quibus stantibus ad presentem contractum devenire
decreverunt modo et forma quibus infra.
Ideo hodie presenti die pretitulato prefati
Franciscus Jacobus et Sebastianus Savatteri
... quondam Sipionis Savatterio
.. dederunt et assignaverunt ... dittis Francisco La Mendola, Antonino
Pitroccella Jacobo Borzellino et Francisco de Acquista rectoribus ditte ven. confraternitatis Sante Marie Jesus
... stante licentia eis concessa per don Philippum Marino visitatorem generalem ... in discursu visitae ..
.. debitis et anno quolibet solvendis videlicet
unc. duas per Gerlandum Gulpi virtute contractus
celebrati in attis meis die XV° octobris iij ind. 1619 una cum unc. 6.25 .. pro
causa dittarum unc. duarum redditus ..
solvendas per Michaelem Joseph et Vincentium de Giglia fratres super quadam
vineam in contrata di Culmitella et super certis domibus in quarterio Sanctae
Rosaliae specialiter subiugatis per
magistrum Pasqualem et Petram de Giglia jugales et Julianum de Giglia eorum
filium quondam Alionorae Curto (in virtù di atto soggiogatorio a rogito del notaio Giovan Battista
Monteleone del 9 dicembre 1575 e dopo tale rendita di due once fu venduta per
Martino Curto ereditario nomine ditte Leonorae Curto eius matris a detto
Scipione con atto del notaio Angelo Castrogiovanni del 19 dicembre 1616).
Item unci. una redditus solvenda per Franciscum
Manueli come possessore e detentore di una vigna in contrada Serrone.
Item unc. una solvenda per Santo la Lumia
Item tt. 21 per Francesco Macaluso di Nuzzo.
Totas unc. 6.21
Et pro maiori cautela
.. super eorum vineas clausuras arbores cum domibus torcularibus et
aliis in eis existentibus sitas et positas in contrata Serronis secus clausuras
Petri Sferrazza clausuram et vineas Gerlandi di Gueli et clausuras Joseph Lo
Brutto et vineas Francisci Salvaggio minoris et clausuras ven. conventus
Sanctae Mariae Carmeli, via publicam et alios confines ..
...
testes Vincentius Capilli, don Marius Promontorio m.
Franciscus Bayeri et Salvator Carlino.
ex actis Simonis de Arnone.
[f. 190]
In relazione al precedente contratto è riportato
quest’atto del 15 10 1619 tra i coniugi Gerlando e Caterina Gulpi nonché Vito
Gulpi fu Antonino e Scipione Savatteri a tacitazione in un prestito di onze 50.
Due onze di reddito annuale sopra duabus domibus
terraneis cum suo cortile in quarterio Sancti Leonardi lo Vecchio secus domos
Hercolis de Franco ..
in et super quadam vinea in miliaribus quinque in contrata Culmitella secus vineam Petri
Rizzo et vienam Petri Gulpi viam publicam et terras ill. comitis
Testes Laurentius de Poma et Joannes Scavuni.
Ex actis Simonis de Arnone.
ALLEGATO N.° 3
[f. 204]
6 marzo 1651
onz. 5 contra D: Joseph Savatterio, Jacobum
Savatterio et her: Sebastiani Savatterio.
In questo contratto si obligano a pagare onz. 3 cioè
onz. 2 per Gerlando Gulpi onz. 2 per Francesco Manuele e onz. 2 per avere fatto
atto sugiogatorio per havere fatto onze 40 di decursi et vinnero queste rendite
del contratto che sogiogao Gerlando Sferrazza cf: 36 et del contratto
obligatorio et assignatorio delli Savatteri cfr. f. 184.
-Quia per acta not Simonis de Arnone Jacubus
Savatterio nec non et quondam Franciscus et Sebastianus Savatterio fratres
filii et heredes quondam Scipionis Savatterio
... assignaverunt Ven. Confraternitati Sanctae Mariae Jesus unc. sex et
tt. viginti redditus ... [v. atto di f. 184]
Et post factam assignationem dictorum reddituum
postea plures anni sunt decursi in quibus dicta confraternitas non potuit
exigere supradictos redditus assignatos ex eo quo videlicet a dicto de Gulpi
quoniam vinea super qua fundatae fuerunt s.dite onc. 2 redditus destructa fuit
et in progresso temporis devenit terra vacua et non possunt super ea percipi
fructus sicut antea percipiebantur et tanto magis quo Conventus Sancti
Francisci est anterior in exatione aliarum onc. trium subiugatarum per dictum
de Gulpi ante subiugationem dictarum unc. duarum vigore contractus in attis
notarii Simonis de Arnone die 29 aprilis xiij ind. 1615. Item a dictis de Giglia quoniam vinea super
qua fuit fundatum censum onc. 2 annualium quoque destructa fuit et est terra
vacua et a dictis de La Lomia Manueli et de Macalusio annuis debitoribus
predictis ex eo quo non fuerunt assignati per dictos de Savatterio dictae
confraternitati contractus vigore quorum dicti redditus debeantur non obstante
quod pluries dicti de Savatterio requisiti fuerunt et pro ut patet vigore
contractorum in actis meis diebus etc.
adeo quod s.d. de Gulpi de onc. 40.15 maturatis per totum annum 3 ind.
prox. pret. ratione d. onc. 2 annualium solummodo fuerunt solutae onc. decem et
tt. viginti quinque per dictum de Savatterio pro eorum ratis et summis in
tantum quod remanet debitor in unc. viginti novem et tt. viginti dictus de
Manueli de onc. decem et septem per totum annum 3 ind. prox. pret. debitis ex
causa interusuriorum dictae unc. unius annualis non solvit nisi tantum unc. sex
et tt. viginti in tantum quod sup.dic. de Manueli quoque remanens debitor in
alijs unc. decem et tt. decem.
Et ob id supradicta confraternitas reperitur
creditrix dictorum de Gulpi et Manueli et per consequens dictorum fratruum de
Savatterio qui non consignaverunt contractos predictos pro dicto de Manueli et
obligaverunt eorum bona pro faciliori excutione dictorum reddituum assignatorum
in unc. quadraginta po: ge:
Et non volens dicta confraternitas se dirigere contra
bona dicti de Gulpi dictique de Manueli rationibus et causis supradictis et
tanto magis quia bona dicti de Gulpi
fuerunt adiudicata et liberata per cedulam primi et secundi decreti ad istantiam
s.dicti Ven: Conventus Santi Francisci pro interusurijs dictarum onc. 3
annualium sibi debitarum ut supra pro causa anteriori fuit propterea ad
instantiam dictae confraternitatis causata executio in computum interusuriorum
decursorum contra heredos et bona heredia dicti quondam Sebastiani Savatterio
et interpositum primum decretum super vinea eius salm. duabus terrarum dictorum
heredum in feudo Racalmuti et in contrata dello Sirruni tamquam de bonis
specialiter obligatis per dictum quondam Sebastianum pro faciliori executione
et annua consecutione dictorum reddituum pro ut patet in actis Curiae
capitularis huius terrae Racalmuti die VI et VII februarii prox. pret. super
quibus salm. 2 terrarum et vinea fuit facta oblatio per Carlum Torretta pro
unc. triginta et expensis ad effettum faciendi novam subiugationem juxta formam
Bullae ad rationem de quinque pro centenario et pro ut in margine dicti primi
decreti sub die 13 februarij prox. pret. continetur et apparet.
Quibus peractis Franciscus Curto Cirami et Franciscus
Salvaggio tutores dictorum filiorum et heredum dicti quondam Sebastiani
Savatterio filius et heres dicti quondam Scipionis Savatterio, s. Jacobus Savatterio et don Joseph
Savatterio filii et heredes dicti condam Scipionis Savatterio consederantes
dictam confraternitatem maximum fovere jus et se omnino teneri ad subiugationem
dictorum decursorum et non posse diffugere executionem eorum contenti fuerunt
potius cum dicta confraternitate se commodare quam litigare et de s. onc. 40
debitis per eos in solidum cum dictis de Gulpi et Manueli facere unam
subjugationem dictae Confraternitati super omnibus eorum bonis ad rationem de
quinque pro centenario et expressius se
obligare ad annuam soluptionem dictorum onc. duarum annualium assignatarum contra
dictum de Gulpi et dictae unc. unius assignate contra dictum Manueli cum
clausulis et conditionibus infrascriptis
et rogaverunt propterea Rectores et deputatos dictae ven. confraternitatis
quatenus de s. oblatione se contentarent tamquam magis profiqua et utiliori pro
ditta confraternitate quam non est oblatio fatta per dittum de Torretta quibus
premissis fuerunt quoque in dicta Curia producti testes ad instantiam dictorum
de Cirami et Salvaggio tutorum de mandato judicis ... et fuit obtenta licentia...
Id circo hodie prefati Franciscus Curto Cirami,
Franciscus Salvaggio junior Jacobus Savatterio et don Joseph Savatterio .. vendiderunt et subiugaverunt ...
... Joseph La Mendula et Francisco de Acquista veluti rectoribus ... dictae ven.
Confraternitatis Sante Marie Jesus ...
uncias duas po: ge: annuales rendales ..
Quas quidem unc. duas dicti de Savatterio imposuerunt
oneraverunt submiserunt ..
in et super una vinea consistente in miliaris tribus
in circa cum salmis duabus terrarum vacuarum in circa dicti Jacobi Savatterio
sitis et positis in territorio dictae terre Racalmuti et in contrata Serronis
confinante cum vinea heredum quondam
Viti Lo Brutto et cum vinea don Francisci Sferrazza a lo Judio et cum clausuris
nominatis delli Mendoli Amari ad presens possessis per Antoninum Tagliarino et
cum clausura magistri Pasqualis de Neapoli et cum clausura heredum quondam
Paulini Spatazza vendita dicto quondam Paulino per dictum Jacobum Savatterio et
cum vinea et terris heredum quondam Beatricis de Arnone que primitus erant
dicti Francisci Salvaggio iunioris et cum Ecclesia Sanctae Mariae Montis
Serrati et cum calcaria et via publica et cum clausuris dictorum heredum dicti
quondam Sebastiani Savatterio et aliis confinibus.
Item in et super vinea cum terris scapulis ad summam
salmarum duarum et tt.lum quatuor in circa terrarum dictorum heredum quondam
Sebastiani Savatterio sitis et positis in dicta contrata Serronis et dello
Judio confinantibus cum s. clausuris dicti Jacobi Savatterio parte ex una et
cum clausura et sommacco magistri Pasqualis de Neapoli et cum trazzeria
nominata dello Rovetto et cum terris s. Don Joseph Savatterio partibus ex aliis
et alijs confinibus.
Item super salma una et tt.lis undecim in circa
terrarum vacuarum dicti don Joseph Savatterio sitis et positis in dicta
contrata dello Judio confinantibus cum vinea et clausuris nominata delli
mendoli Amari dicti Antonini Tagliarino et cum clausura Gerlandi de Gueli [f. 208] supra via et cum vinea s. m.ri
Pasqualis de neapoli et cum clausura heredum quondam Matthei Morreale dicto de
Morreale vendita per dictum quondam Franciscum Savatterio et cum fontana et
trazzeria nominata dello Rovetto et cum s. clausuris dictorum heredum dicti
quondam Sebastiani Savatterio et alijs confinibus. ..
....
Testes Hyeronimus Mulè et angelus Martorana
Jo: Domenicus Sferrazza et Julianus Sferrazza
Ex actis not. Michaelis Angeli Morreale.
Ex actis curiae iuratorum ... Franciscus Ugus
ALLEGATO N.° 4
[229v]
8 marzo 1651
tt. 21
Francesco Macaluso Nuzzo alias Potighella
Contro il detto vi è contratto bullale di tt. 6.12 a
f. 214
Joseph Gentile veluti procurator ven. confr. S. Marie
.. dixit habuisse a Francisco Macaluso quondam Nuttii ...
jus et causam a filis et heredibus quondam Scipionis
Savatterio super quadam domo terranea in quarterio S. Margaritellae confinante
ex parte retro cum domo not. Hieronimi Castrojoanne et a latere cum domo
heredum Cosimi Lo Rè et ex alio latere in cantoneria cum viis publicis et in
frontespitio domus Francisci Lo Ciciro ..
Testes Damianus Sferrazza et Antoninus Morreale
Ex actis not. Michaelis Angeli Morreale
ALLEGATO N.° 5
8 ottobre 1657
Hoggi paga don Franc. Savatteri
Testamur quod Franciscus Grillo concedit Gerlando Lo
Sardo et Vito Gagliano uti rectoribus
ven. confr. s. Marie tt.5.10
in et super una vinea in 3 miliaribus cim suis terris
in contrata Bovi confinante cum vinea Joseph La Matina alias Calello et cum
clausura Antonij de Marchisia et cum via
publica et cum planta Joseph Bordonaro
Item in et super duobus domibus terraneis simul
coniunctis et collateralibus in quarterio Montis seu Matricis Ecclesiae
confinantibus cum domo Petri La Mendula que olim erat quondam Gregorij La
Matina alias Calello et in frontispitio cortilis domorum Sebastiani de Amico
Testes Joseph Gentile Gerlando La Mendola
Ex actis not. M.A. Morreale
ALLEGATO N.° 6
MANSIONARI 1690
[DALL’ARCHIVIO VESCOVILE DI AGRIGENTO - REGISTRI
VESCOVI 1689-1690 - F. 898 E SS.]
“Racalmuto - Concessione di insegne corali pei 12
mansionarii”
Nos frater don Xaverius Maria Rhini ex ord. min.
reg. observantiae Sancti Principis nostri Francisci Dei et Sanctae Apostolicae
sedis gratia Agrigentinus Regiusque Comitus etc:
Dilecto in Cristo filio Ill.ri Domino nostro D. Hieronimo del Carretto principi
comiti terrae Racalmuti huius nostrae agrigentinae dioecesis et salutem in
Domino et nostram episcopalem benedictionem.
Perillustres hae imperialis familiae, et
antiquissimae nobilitatis genus, multiplica servitia, quae ad suorum
perillustrium Antenatorum imitationem, invictissimo nostro Catholico Hispaniarum
Regi in muneribus militaris campi ad bellum in revolutionibus Civitatis
Messanae, et in bello regio Galliae evidenti cum tuae vitae periculo in fonte
inimicorum tuis maximis dispensiis manutendo societates militum siculorum,
alemannorum et calabriensium, et vicarij generalis prius in civitate neti, et
postea in hac Civitate Agrigenti, eamque repartimentis toto d. belli et
revolutionum tempore contra Gallos ad singularem benefitium, et huius regni hi
tamen prestiti, et in diem prestare non curans (?), quorum intuitu à predicto
invictissimo Rege pias (?) ceteras mercedes habuisti munus Pretoris predictae
Siciliae regni et clavem auream uti illius eques; aliaque innumera
laudabilia merita nobis satis superque
cognita nos inducunt, ut te specialibus favoribus, et gratiis prosequamur.
Praemissa igitur prae oculis habentes in exequtione provisionis de ordine
nostro factae in domo tuae suppicationis, tenore pretium Bullarum perpetuo
valiturum concedimus facultatem, Reverendissimum Archipresbyterum et duodecim
Mansionarios, et Chorales distributionarios à nobis eligendos, et qui pro
tempore erunt in Sacra distributione de numero duodecim iam ex nostra facultate
erecta et fundata pro divini cultus incremento, et Sanctissimi Purgatorii
anumarum suffragio, per alias nostras Bullas expeditas sub die 12 Januarii
currentis posse deferre capuccium sive Almutium sericum, quò ad rev.m
Archipresyiterum et Vicarium nigri, et subtus rubri colorum, et quò ad alios
nigri, et subtus violacii colorum..
Mandantes etc. ....
die 13 januarii 1690
Officiati
1. Santo d’Acquista terrae Racalmuti (ex 12 coristi);
2. don Antonio de Amico;
3. don David Corso;
4. don Vincentio Casuccio Racalmuti;
5. don Francesco Pistone;
6. don Nicolao Carnazza;
7. don Filippo Cino;
8. don Giovanni Sferrazza;
9. don Francesco Savatteri;
10. don Pietro Casuccio;
11. don Vincenzo Castrogiovanni;
12. don Santo la Matina.
1. don Caetanus Cirami (un casu vacationis mansionarium);
2. don Fabritio Signorino (de suprannumerariis);
·
don Sthefanus Faija
(soprannumerario della sacra distribuzione);
·
don Calogero Cavallaro
( ‘’ ‘’ ‘’
‘’ );
·
don Pietro d’Agrò ( ‘’ ‘’ ‘’
‘’ ).
SOMMARIO
QUADRI PROSOPOGRAFICI:...................................................................................................................................
LA FAMIGLIA SAVATTERI DI...................................................................................................................................
RACALMUTO...............................................................................................................................................................
QUADRI PROSOPOGRAFICI:...................................................................................................................................
LA FAMIGLIA SAVATTERI DI RACALMUTO.....................................................................................................
Introduzione.................................................................................................................................................................
I Savatteri da Mussomeli a
Racalmuto.....................................................................................................................
La pretesa nobiltà dei
Savatteri............................................................................................................................
Il milite (?) Scipione
Savatteri..............................................................................................................................
I Savatteri nel XVII secolo.......................................................................................................................................
Matteo Savatteri........................................................................................................................................................
Scipione Savatteri, ricco
proprietario a ridosso della peste del 1624..............................................................
I Savatteri a metà del secolo
XVII......................................................................................................................
PRETI E MONACI IN CASA
SAVATTERI........................................................................................................
chierico Francesco Savattero
(1608).............................................................................................................
Sac. Giuseppe Savatteri
(1619-1654)............................................................................................................
Sac. Francesco Savatteri
(1654-1712)...........................................................................................................
Ch. Stefano Savatteri (+1742)........................................................................................................................
Sac. Michele Savatteri ( +1756).....................................................................................................................
Sac. Michelangelo Savatteri
(nato: 1696 + 1765).......................................................................................
D. Giovanni Savatteri
(1713-1778)...............................................................................................................
Sac. Francesco Savatteri
(operante dal 1731 a dopo il 1763)....................................................................
Sac. Giuseppe Savatteri e
Brutto (1755-1802).............................................................................................
Diacono Gaetano Savatteri (+
1809).............................................................................................................
Sac. Nicolò Savatteri (+ 1842)........................................................................................................................
Padre Carmelo Savatteri,
carmelitano...........................................................................................................
Padre Elisio Savatteri,
carmelitano................................................................................................................
La controversa questione del
beneficio del Crocifisso..............................................................................
I Savatteri nel corso dei
secoli................................................................................................................................
Dati sui Savatteri del ‘700...................................................................................................................................
Elenco dei capifamiglia nel
censimento del 1753.......................................................................................
Dalla Numerazione delle anime
del 1762.....................................................................................................
Dalla Numerazione delle anime
del 1795.....................................................................................................
Censimento del 1809-1810.............................................................................................................................
Censimento del 1822........................................................................................................................................
I fratelli Savatteri, dopo
l’Unità d’Italia............................................................................................................
Calogero Savatteri, notaio...............................................................................................................................
Avv. Gioacchino Savatteri,
sindaco di Racalmuto......................................................................................
Gioacchino Savatteri, ufficiale
in congedo..................................................................................................
ALLEGATO N.° 1.....................................................................................................................................................
ALLEGATO N.° 2.....................................................................................................................................................
ALLEGATO N.° 3.....................................................................................................................................................
ALLEGATO N.° 4.....................................................................................................................................................
ALLEGATO N.° 5.....................................................................................................................................................
ALLEGATO N.° 6.....................................................................................................................................................
[1] ) Giuseppe Sorge: Mussomeli - dall’origine all’abolizione della
feudalità - Volume II - Edizioni Ristampe Siciliane, 1982 - pag.
[4] )
Luigi Siciliano-Villanueva. Raccolta delle Consuetudini siciliane (Documenti
per servire alla storia di Sicilia, Serie 2a, Vol. IV, Fasc. I)
[6] ) Francesco Renda: La fine
del giudaismo siciliano - Sellerio editore Plaermo 1993 - pag. 194.
[7] ) ibidem - Real Segreteria
- Incartamenti - B. 3605. N.° 131
[8]) Aggiunte al diario di Filippo Paruta e di Nicolò Palmerino, da un
manoscritto miscellanio segn. Qq C 28 in Diari
della città di Palermo dal secolo XVI al XIX, per cura di Gioacchino Di
Marzo, Vol. II - Palermo 1869, pag. 24 e ss.
[9] )
Riscontriamo negli atti di morte della matrice questa registrazione che ci
illumina sulla figura di Sebastiano - sposato con una certa Bartola - cui tocca
la sciagura di vedere morire un suo figliolo appena diciottenne: i funerali
sono di riguardo: tariffa piena (tt. 5.10); è presente l'i’tero clero:
27
|
11
|
1653
|
Savatteri
|
Santo
|
18
|
Sebastiano e Bartola
|
S. Maria del Carmelo
|
5.10
|
Morreale Antonino presente clero
|
[12] ) Girolamo M. Morreale,
S.J. - Maria SS. Del Monte di Racalmuto - Racalmuto 1986, pag. 41.
[13]) ibidem - Real segreteria
- Incartamenti - B. 3604.
[14]) ibidem - Real Segreteria
- Incartamenti - B. 3605.
[15]) ibidem - Real Segreteria
- Incartamenti - B. 3605.
[16]) ibidem - Real Segreteria
- Incartamenti - B. 3605.
[17]) ibidem - Real Segreteria
- Incartamenti - B. 3606
[19]) Secondo l’elenco della
Matrice sarebbe invero deceduto il 7 aprile 1650 a 52
anni (cfr. col. 3 n.° 62). Si rilevano però due inesattezze. Nessun dubbio
sulla data di morte può sorgere stante il seguente atto della Matrice:
7
|
5
|
1650
|
Todaro
|
Giuseppe
Sacerdote
|
sepolto
nella chiesa di S. Maria del Monte
|
gratis
|
Sull’età del
Sacerdote Todaro è da precisare che era già chierico nel 1598 come
risulta del tuo elenco:
4
|
1598
|
GIUSEPPE
|
TODARO
|
CHIERICO
|
12
|
1600
|
GIUSEPPE
|
TODARO
|
CHIERICO
|
9
|
1632
|
GIUSEPPE
|
TODARO
|
|
4
|
1634
|
GIUSEPPE
|
TODARO
|
|
e nella visita del 1608 è già sacerdote abilitato alle
confessioni. Sono portato a pensare che il sacerdote sia morto settantenne e
questo potrebbe essere il suo atto di battesimo:
26
|
12
|
1580
|
Todaro
|
Joseppi
|
Vincenzo
Mastro
|
Violanti
|
[20] )
E.N. Messana Racalmuto .. op. cit. p. 220 e segg.; p. 222 e per Calogero
Savatteri p. 224 e segg.. Inoltre p. 242; p. 245; p. 264; p. 266; p. 271; p.
273; p. 280 e segg. per la sindacatura di Gioacchino Savatteri; p. 316.
[21] ) Archivio di Stato di
Agrigento - Inventario n. 18 - fasc. 23 (1869-70)
Nessun commento:
Posta un commento