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martedì 11 novembre 2014

Poggio Poponesco papalina

Appunti sul Cicolano di Calogero Taverna
 
 
Contra Omnia Racalmuto
...per mestiere spiego bene agli altri quello che per me non comprendo.
domenica 19 maggio 2013
32 pagine di appunti sul CICOLANO (Rieti)
 
POGGIO POPONESCO VARIE

A QUELLI DEL CICOLANO

Signori miei, è inutile che ci giriamo attorno. Di fronte ad una pagina del Lugini, l'ottocentesco medico Domenico Lugini c'è da rimanere esterrefatti.
C'è forse una lapide commemorativa a Santa Lucia di Fiamignano? No! Perché? per campanilismo.
Prima non era di Petrella e a Romanin non interessava; ora non è del Corvaro e non dico a chi non interessa, ma il nome ce l'ho sulla punta della lingua.

Una epigrafe di sconvolgente sapienza storica, dove sta? nel museo dell'Aquila? Ci sta ancora dopo il terremoto?

E' quella sotto? corrisponde al vero che trattasi di "un frammento di epigrafe in lingua OSCA che trovasi nel pavimento della vasca della fontana della villetta di Collemaggiore.
 
Ricorda un 'Meddixtuticus' di NERSE"

Sempre colpa degli altri? Non è colpa anche nostra? Anche mia, che frequentando da quarant'anni Baccarecce e Santa Lucia di Fiamignano non ho attivato i canali cui potevo accedere per il debito recupero?

Questa estate ho parlato con il signor sindaco di Pescorocchiano: una grandissima e degnissima persona, credo che abbia detto: "ma questo è un marziano, cosa viene mai a rompere gli zebedei a me".

Perché gli ho rotto gli zebedei?

a) perché deve recuperare la tassa sull'occupazione del suolo pubblico da parte di imprendibili privati, che si sono  arraffati il fascista ma giuspubblicistico LAGO DEL SALTO;

b) perché Nerse non è PROPRIETA' della CURIA VESCOVILE ed io che sono comunista: me ne frego dei vescovi tanto amici dei democristiani tanto potenti anche bancariamente a Pescorocchiano. E perché la Curia non è proprietaria? Andate a guardare il catasto. Già, ed allora salta tutta la proprietà immobiliare del Cicolano vittima del geometra CAVALLARI. Ed a me che me ne frega! E tu PUBBLICO UFFICIALE sei condannato ad agire altrimenti incappi in omissioni di atti d'ufficio, in omissione di rapporto SENZA INDUGIO. Già e così non mi eleggono più! Già: e non ti eleggono più. E chi se ne frega.

c) Guardi che dice qui: che si tratta di lingua OSCA. Sa che significa che qui in questo paradisiaco lembo di terra ma in capo al mondo fioriva una civiltà, OSCA, ancor prima che i romani riuscissero ad imparare ad usare l'aratro a chiodo per quella nota storia di Romolo e Remo. E allora? Allora occorre che questo che è un PATRIMONIO DELL'UMANITA' diventi tutto un museo per la salvaguardia di beni irripetibili. Dunque sfrattiamo, per iniziare, la Curia per possesso abusivo di ciò che è inalienabile, imprescrittibile, inusucapibile. – “Sì e così non mi eleggono più ancor più che pria!!!”
d) Ma basta? no. Bisogna indagare sull'origine del legittimo acquisto di quello che è il museo personale dei MORELLI.

Dove? a Nesce.

Etc. Etc. Calogero Taverna
 
 
 

E’ il 5 marzo 1574. A Poggio Poponesco arriva il terribile visitatore Pietro Camaiano, noto anche nei testi di storia nazionale e della chiesa di quella scombussolante metà secolo del risorgente umanesimo. La sua visita in tutta l’intera diocesi reatina è bene inquadrata, trascritta ed annotata dal prof. Vincenzo di Flavio - una miniera che andrebbe socializzata nell’intera provincia, comune per comune, mettendo mani anche al portafoglio degli enti autarchici coinvolti.

Da lì sono scaturiti appunti già resi noti ad illustrazione del collegato centro abitativo di S. Elpidio, quello della varie volte illustrata  lapide.
 
Non è tanto una digressione quanto un completamento dell'indilazionabile richiamo alla doverosità di interventi pubblici razionali e coordinati per una impellente salvaguardia del patrimonio archeologico, storico e di risalto ben oltre i limiti di un qualsivoglia e comunque giudicabile angolo visuale localistico.
 
Qui è in gioco un patrimonio dell’umanità negletto e reso sempre più fatiscente. Ogni richiamo è dunque oltre che doveroso improcrastinabile.

Pietro Camaiano salito sul l'altura del Castrum fa annoatre ai suoi amanuensi che sotto vi era un importante oratorio "oratorium S.Tomae. Rector D. Marius Antonii" Chi era questo don Mario Antoni?

Pievano ancora non affermato, ma appartenente ad una famiglia di preti molto radicati nella ripartizione delle parrocchie e delle rettorie del Cicolano, per il momento detiene solo codesta rettoria ai piedi del Castrum di Poggio Poponesco.
 
Ampia, potente e ramificata è la schiera degli ecclesiastici di quella famiglia di Antoni, che per vari indizi ci pare quella che poi diede la spinta alla conquista del feudo della Baronia, gli Antonini appunto.
Da qui già emerge l'opportunità che con i debiti doverosi finanziamenti pubblici si redigano i quadri prosopografici del Cicolano, secondo ormai la già consolidata scuola prosopografica.

A Corvaro, infatti, dominava il canonico don Angelo Antoni; don Cesareo Antoni è rettore ben remunerato; come beneficiario risulta Domenico Antoni ; emerge pure Francesco Antoni; Giacomo Antoni è canonico; tante prebende per don Giovanni Antoni; spiccano pure don Giovanni e don GiovanniFrancesco; semplice chierico è invece Giovanni Paolo di Cabbia; ragguardevoli canonici sono Luca e Marco Antoni; impotante frate conventuale è Marco Antoni da Roccarandisi; spicca don Mario Antoni come rettore di Poggio Poponesco, come si è detto; e in ultimo abbiamo il canonico Sante Antonini.

Il Camaiano fa annotare burocraticamente: "l'oratorio di San Tommaso sorge entro il “Castrum Podii Poponischi" su cui si estende la giurisdizione dell'illustrissimo don Pompeo Colonna: La fabbrica è discreta ma vanno rifatte le coperture di alcune parti del tetto. Come di consueto, aggiunge che l'intonaco va riparato e quindi imbiancato. Si mettano vetrate nelle finestre del lato destro, quel particolare tipo di finestre volgarmente chiamate "impannate". Sia dotata la porta di una buona chiave e che resti chiusa nei tempi morti. Certo per esiguità delle rendite l'altare è malconcio e pertanto si eviti di celebrarvi messa. Si provveda comunque a dotare la chiesa di portantina, pallio, e di un calice sacro, delle suppellettili insomma necessarie al sacrificio della santa messa. Necessita anche una croce con due buoni candelabri e in fondo all'altare si faccia dipingere una sacra immagine. Al rettore, don Mario Antoni, vanno appena 5 Giulii annuali. Ad ogni modo deve esibire le lettere della sua officiatura.

E subito il Camaiano scende giù nel molto più importante centro abitato, Fiamignano.

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