(da articolo21.org del 12
settembre 2012)
Interni
Una riflessione a partire dal caso del Cicolano
di Mario
Balduzzi
Questo è un momento centrale per la vita economica, sociale, culturale, per l’avvenire nostro e dei nostri figli, per le scelte democratiche della nostra gente, in una congiuntura come l’attuale in cui riforme affrettate che non tengono conto delle realtà e delle ricchezze del territorio nel tentativo di affrontare problemi sovranazionali, di affermate globalità sconfinate, ogni cittadino legato alla propria terra, specie se con responsabilità pubbliche, ha il dovere, oltre che il diritto, di intervenire.
Questo è un momento centrale per la vita economica, sociale, culturale, per l’avvenire nostro e dei nostri figli, per le scelte democratiche della nostra gente, in una congiuntura come l’attuale in cui riforme affrettate che non tengono conto delle realtà e delle ricchezze del territorio nel tentativo di affrontare problemi sovranazionali, di affermate globalità sconfinate, ogni cittadino legato alla propria terra, specie se con responsabilità pubbliche, ha il dovere, oltre che il diritto, di intervenire.
Da oltre
sessant’anni vivo con varia responsabilità ma con profondo attaccamento a
questa mia terra, il Cicolano. Più che conoscerne librescamente la
storia, i costumi, le vicende sociali, i rivolgimenti economici, in vario grado
posso dire di averli vissuti. Resto esterrefatto se qualcuno a Roma, senza
nulla conoscere di qui, mi viene a dire: non fai più parte di Rieti, ti aggrego
a Viterbo. Con quale motivazione? Con quale aggancio ad affinità
socio-culturali? Con quale collegamento alle lotte della vita democratica per
processi di affrancamento? Per quale altra ragione di qualsivoglia intensità?
Il Cicolano con Viterbo non ha nulla a che fare. Si tratta di realtà diverse,
spesso opposte . Noi non siamo neppure la Sabina. Siamo gli Equi di Tito Livio
e di Virgilio. Al massimo siamo affini ai Marsi. E non mi si venga a dire che
le vicende storiche non hanno senso. La territorialità è un valore persino
costituzionale. Va rispettato, va capito, va assecondato. E’ tanto anche per il
bene della Nazione intera o se si vuole per la stessa armonica convivenza della
scelta europeista.
Se per
risparmiare qualche fondo (ma davvero si risparmierebbe?) si trucidano valori
ancestrali, si massacra la democrazia. Questo dovrebbe essere chiaro e
pacifico.
E sia chiaro, il fatto che il Cicolano venne divelto dall’atavica sua appartenenza all’Abruzzo e più precisamente all’Aquila è stato un errore che solo l’avvedutezza e la lungimiranza della classe politica reatina ha saputo correggere ed anzi servirsene per un bel rilancio economico e culturale, in particolare con le benemerite Comunità Montane – poco saggiamente disciolte per lesine dei fondi pubblici, quanto proficue ce lo dovranno dimostrare.
E sia chiaro, il fatto che il Cicolano venne divelto dall’atavica sua appartenenza all’Abruzzo e più precisamente all’Aquila è stato un errore che solo l’avvedutezza e la lungimiranza della classe politica reatina ha saputo correggere ed anzi servirsene per un bel rilancio economico e culturale, in particolare con le benemerite Comunità Montane – poco saggiamente disciolte per lesine dei fondi pubblici, quanto proficue ce lo dovranno dimostrare.
Se si vuole
riformare, credendo in miracoli economici con il solo fare amputazioni di
gloriose istituzioni pubbliche, bene, potremmo anche essere d’accordo, noi del
Cicolano: si ripari al vecchio errore e si faccia ritornare la nostra terra nel
suo alveo naturale; si ritorni sotto l’egida dell’affine Aquila. Proprio oggi
andavo all’Archivio di Stato dell’Aquila e mi sono commosso a ritrovare i
catasti onciali della mia zona, della mia famiglia, delle famiglie del mio
circondario, catasti onciali persino istoriati, persino agghindati con disegni
garbatamente allusivi. Se mi costringono ad andare a Viterbo, cosa più trovo
negli archivi storici che mi riguardano, che riguardano i cicolani, questi
meravigliosi Equi di cui tanto discettano gli storici locali, eruditi in lingua
latina e che tutto sanno delle Mura Pelasgiche?
Senza radici
storiche non c’è sana gestione pubblica: manca la cultura. Senza cultura seppure lo sviluppo
economico ha vere chance positive; senza cultura un popolo muore.
Se poi mi
debbo recare al Capoluogo per il disbrigo di una pratica, per raffigurare
un’esigenza, per acquisire un diritto e questo Capoluogo si chiama Viterbo –
con tutto il rispetto che questa splendida città merita – i miei disagi di
trasferimento sono tanti, superabili solo con l’uso del mezzo proprio (e con il
costo sempre più stratosferico della benzina, l’onere è davvero pesante)…
qualcuno dirà: banalità! Rispondo: lo Stato per risparmiare qualche euro (e non
si accorge che così fa flettere il suo PIL) chiude una provincia; il cittadino
ha il sacrosanto diritto di non vedersi ulteriormente alleggerire il suo
portafoglio. Se i miei compaesani del Cicolano devono raggiungere l’Aquila
hanno le stesse facilità di quando vanno a Rieti.
Ma si vuole
ad ogni costo fare le riforme del risparmio: si consultino i Comuni con
votazioni democratiche: non si decida al vertice, magari sotto il
condizionamento di un politico preminente nella particolare congiuntura,
interessato più al suo elettorato che alla ragionevolezza di una sana gestione
del territorio.
12 settembre
2012
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