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lunedì 1 dicembre 2014

Io antisciasciano

Cambia forse il senso di quello che dissi? Del resto questo passo è un rifacimento di quello che aveva scritto  addirittura  prima delle Parrocchie di Regalpetra. Sciascia non aveva molto coraggio. Spesso tirava il sasso e subito nascondeva la mano. Lo fece con Pasolini, lo fece con Falcone e Borsellino, non poté farlo con Guttuso perché quello aveva le palle. Con Vittorini successe quel che successe. Aveva attaccato il Gattopardo e poi si mise ad elogiarlo.  Non ci fece capire nulla per quello che disse a proposito del processo alle BR di Torino. Con la Maraini fu una comica. Con Pannella c'è da ridere. Persino col circolo unione prima una satira di gran gusto e poi sull'Illustrazione Italiana una retromarcia che stilata sul pentagramma dell'ironia molto intelligente è oggi esposta come un trofeo nelle deserte sale del Circolo di Racalmuto. Qualche odierno autore di morale cattolica ci ha persino dispensato una cacata di marmo sotto la Centrale ove senza misericordia si dice che per Sciascia la vita a Racalmuto era una lontananza "dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione" ed io a pag. 195 del mio Racalmuto  nei millenni chioso: e cioè "una Racalmuto né libera né giusta, nel grembo della follia, dunque". Ovvio dissentendo con un pistolotto che tutti possono andare a vedere. Naturalmente passo per nemico di Sciascia (che pur considero il più grande calligrafo terzo ultimo quarto dell'ultimo secolo del millennio scorso) e guardate se qualche volta Malgrado Tutto si azzarda a citarmi con qualche apprezzamento. Regalpetra libera non  fa mai ma in questo caso  per dissidi familiari.

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