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sabato 3 maggio 2014

Signor Johnny io non conosco Umberto santino e dei libri che scrisse trrnt'anni fa me ne impipo- Mentre locupletava vendendo ciarle scritte il sottoscritto rischiò la vita per certi rapporti ispettivi bancari. Io non conosco lei lei non conosce me, io non ho voglia di conoscere santino. Lei non conosce Racalmuto. Non sa ad esempio che il ministero di 'ngilino è stato condannato alle spese per avere calunniato un paio di probi racalmutesi che mi creda siamo l'opposto degli infiltrati mafiosi o antimafiosi che è la stessa identica cosa. Signor mio sutor ne ultra crepidam- E non voglio che il castello trecentesco del Domicellus Chiaramonte dia ricettacolo agli infiltrati antimafiosi manco se piacciono a certi illustri pennivendoli del mio paese.

Signor Johnny io non conosco Umberto santino e dei libri che scrisse trrnt'anni fa me ne impipo- Mentre locupletava vendendo ciarle scritte il sottoscritto rischiò la vita per certi rapporti ispettivi bancari. Io non conosco lei lei non conosce me, io non ho voglia di conoscere santino. Lei non conosce Racalmuto. Non sa ad esempio che il ministero di 'ngilino è stato condannato alle spese per avere calunniato un paio di probi racalmutesi che mi creda siamo l'opposto degli infiltrati mafiosi o antimafiosi che è la stessa identica cosa. Signor mio sutor ne ultra crepidam- E non voglio che il castello trecentesco del Domicellus Chiaramonte dia ricettacolo agli infiltrati antimafiosi manco se piacciono a certi illustri pennivendoli del mio paese.

venerdì 2 maggio 2014

Uno come me che pensa abbia tanta ragione Sciascia quando ammoniva due sono i mali della Sicilia, la mafia e l'antimafia, si irrita a vedere il trecentesco castello chiaramontano di Racalmuto ridotto a palestra dei grandi imbrogli dei c-d. mass-media. Aggiungo per di più che magari a rettifica dello stesso Sciascia, in Sicilia e specie a Racalmuto la mafia è finita con Mori ed è rimasta invece l'antimafia

Uno come me che pensa abbia tanta ragione Sciascia quando ammoniva due sono i mali della Sicilia, la mafia e l'antimafia, si irrita a vedere il trecentesco castello chiaramontano di Racalmuto ridotto a palestra dei grandi imbrogli dei c-d. mass-media. Aggiungo per di più che magari a rettifica dello stesso Sciascia, in Sicilia e specie a Racalmuto la mafia è finita con Mori ed è rimasta invece l'antimafia

giovedì 1 maggio 2014

Non è agevole apprendere il linguaggio zarathustreo: occorre superiore ardire, superiore pensare superiore amare superiore odiare. Necessita irridere a preti monaci e diaconi. Deridere sacristi e i nuovi etici della politica meschina. S'impone il SUPERUOMO, eguagliare il superuomo.

 
 
 
Dopo una notte buia, triste, insensa, politicamente truffaldina, vociante, misera, infame ecco già un raggio, tanti raggi, il primo spicchio di un sempre un più esplodente, coinvolgente, illuminante SOLE:  esplode il nuovo giorno, oggi è già esploso il primo maggio, ilare e laico, assordante e pieno di beffe per ladri e preti, per monaci e prefiche, per cenciosi francescani in albis.  Also sprach Zarathustra, così parlò Zaratustra, superuomo, sopra le paludi delle idiozie paesane, le lagne delle donne divise, i sospiri dei trombati di un tempo, gli oranti beceri ed evirati, gli adoratori di un folle nazzareno giustiziato mille e mille anni fa. Il sole che esplode laico umano terrestre per cantare a suo modo, "un   amore così grande" forse troppo fremente, agitato concitato quando anche eros si attenua, la libido si sublima, il senso si appanna ma lo spirito risorge impetuoso, super al di là del bene e del male. ALSO SPRACH ZARATHUSTRA. Ebeti e pie donne poco capiranno, Non è agevole apprendere il linguaggio zarathustreo: occorre superiore ardire, superiore pensare superiore amare superiore odiare. Necessita irridere a preti  monaci e diaconi. Deridere sacristi e i nuovi etici della politica meschina. S'impone il SUPERUOMO, eguagliare il superuomo.

martedì 29 aprile 2014

Atti eroici a Racalmuto in tempo fascista

Siamo in epoca fascista A Racalmuto. Siamo al Serrone ed è il nove agosto del 1938. Sono passati sedici anni  dall'avvento del Fascismo. Nato il Fascismo a Racalmuto nientemeno che con don Calogero Vizzini coadiuvato dai figli del medico Burruano  e da Agostino Puma, sotto la protezione del Federale Galatioto, aveva  subìto contrasti feroci tra i tradizionalisti sotto l'egida di don Enrico Macaluso e lo squadrismo dell'avvocato Carmelo Burruano, caporione della MVSN. In posizione intermedia il maestro elementare Farrauto, sposo dì una zia di Leonardo Sciascia. Ora, passata la bufera della quota Novanta il fascismo locale ha il suo ruggente e per tanti versi fanatico capo in Giugiu Agrò come dire domina ora il clan dei puri. Luigi Di Marco segue fedelmente Giugiu Agrò e tutti lo chiamano il cadetto che non credo titolo canonico-
Siamo al Serrone in una estate torrida. Torna la colonia elioterapica-  Potete vedere giù nomi cariche e qualifiche. La tromba ora è l'avanguardista MESSINA CALOGERO. Si segnala un atto eroico: il fascismo deve essere eroismo. Capraro Carmelo e Sardo Alfonso sono encomiabili per lo "spirito d'altruismo e lo slancio generoso: Si erano distinti in un incendio di via Roma, ironicamente pensiamo ad una stalla. 

lunedì 28 aprile 2014

Quello la politica la sa fare, voi no!!.

A stasera io la vedo così: in pool position Carmelo Borsellino seguito a ruota da Enzo Sardo. Emilio Messana che crede Racalmuto un feudo di capi clientes per cui la nipote del medico può raccogliere i voti dello zio o il capo partito può delegare il fratello o il leader degli inesistenti renziani la cognata e al contempo giubila il dottor Taverna manda al macero il biondo o il mio amico Totò bancario, per  non parlare di Giovanni A o dello stesso Carmelo B  e via discorrendo, è davvero in caduta libera. Ironicamente dico che canterà "io fui sesto fra cotanto senno", Sesto no, ma quarto sì. Giove rende folli quelli che vuol perdere cara Nicoletta. Anche a casa tua manco  si scherza: non dico altro; con tutte quella balconate abusive e qualche attico manco accatastato secondo te dove si va? Del resto si sono aggiunte due liste di disturbo che proprio a casa tua disturberanno. E guarda che il maliardo Enzo ha in serbo un colpo micidiale. Quello la politica la sa fare, voi no!!.

domenica 27 aprile 2014

Canicattì e l'uva Italia

Cara Adele, il tuo amaro pessimismo mi striscia la pelle come nerbate sanguinolenti.  Ma per mia consolazione, come sempre,. mi chiedo: la medaglia ha un suo rovescio? Io credo di sì! Da storico quale mi sono ridotto in quest'ultimo trentennio del mio esistere mi vado dicendo, ma davvero una terra libera e fiera quale la Sicilia si è fatta abbindolare da un Nord che tanto acume in testa non ha? Penso allo  Statuto Regionale carpito ante costitutionem con il ricatto di passare pronubo Fiorello La Guardia come una ennesima stella del Nuovo Mondo. Atto furbo certo ma molto redditizio. Fiumi di soldi quale fondo di solidarietà nazionale ed anche le fasulle statistiche dell'Istat hanno  registrato una palingenesi economica, sociale e civile che sa di miracolo- Lascio stare gli avvocaticchi di Crispi e molto indietro, se voglio, posso arrivare allo Stupor Mundi, o al Regno delle Due Sicilia, quando Napoli dovette accontentarsi di essere la seconda Sicilia- O magari vado ai giorni nostri e penso ad una Canicattì piena di banche che inventa la grande truffa alimentare dell'uva Italia. Se dopo non ha retto Canicattì pianga se stessa e la sua ribalderia autolesionista.

al chiaro di luna

http://www.youtube.com/watch?v=W2N5iyQuFWI&sns=fb



Mi sfagiola.   non è certo una sinfonia, opposta la mia patetica del russo Tchaikovsky  tripudiante lugubre lasciva impetuosa triste sommessa irata disperata. Quasi un arpeggio scolastico ma c'è la luna il chiaro di luna l'albero triste la dilatata spalla di appetibile donna, e c'è il lago e il ponte sul lago alleggiano le paturnie le mie paturnie di un  tempo. E il buio laggiù: l'occaso esausto è divenuto sibilo notturno, cupo; sparite le malinconie maschie, le mie vibratili malinconie, nella notte rabbuiata da boschi tra i cui alberi è assente il chiarore lunare. Non gioia non tripudio e neppure sogno, solo il tepore dell'anima di un uomo sereno che attende la salvifica fine per il ritorno nel suo nulla d'origine. Ma nulla di questo trovo più in questo paradisiaco lembo siciliano. Me ne diparto: le querule stupide voci di politicanti senz'anima né mente mi tediano. Là sotto il Gran Sasso, in quella flebile Santa Lucia di Fiamignano, su quel Lago dell'artificio mussoliniano, di quel fiume, il Salto, sbarrato quasi sopra Rieti  troverò l'arcano di questo beethoviano cantare al chiaro di luna. Da questa chiassosa solitudine di Sicilia alla dimessa solitudine che là alberga nel mio conventino sul fiume sbarrato ed ora lago; su cui un tempo si affacciava in quel di Petrella il truce castello ove peccò pressoché fanciulla la fedifraga Beatrice dei Cenci romani.