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sabato 25 ottobre 2014

Io e il signor Licata: diverbio su Racalmare, Grassonelli, malerba e premi vari



Calogero Taverna Rispondi
21 ottobre 2014 a 20:35

Questa è una storiellina, comica comica comica. Certo se sono le casse del comune che vengono gravate direttamente quanto improvvidamente, apriti cielo!
 Ma si tratta di una iniziativa che non rende soldi anzi davvero propaga il gusto della poesia dialettale!
 A Spillo questo è indifferente. Non gli è simpatico il simpaticissimo (almeno a me) Aristotile Cuffaro.
Invece se è l’Italkali che sborsa soldi non pagando magari le tasse comunali a Racalmuto, come peraltro pare che faccia una sgangherata cantina vinaria, beh! i grottesi non sarebbero incisi; senonché noi sospiriamo: ma siamo noi racalmutesi che paghiamo.
E c’è di più, l’Italkali cosa è? E’ davvero privata? E allora quel contributo là, ove lo scarica? Sul bilancio, cioè lo fa apparire come “costo deducibile”. E cioè gira e rigira paghiamo tutti noi anche quelli che stiam lontano le mille miglia, a cui non ce ne cale nulla di Tanu Presidente, di Asparinu prima approva e poi contesta etc. etc. Anche perché nella voglia di impreziosirsi dicono che quel romanzetto ove si parla dei coiti grassonelliani un grande affare sarebbe. E cioè dicono che la Mondadori prima di farne un film che la Rai come per Pinto strapagherà avrebbe pubblicato ben 50.000 copie con la fascetta PREMIO RACALMARE. Il calcolo è presto fatto. 50.000 per 18 (tanto è il prezzo di copertina di Malerba) fa 900.000 euro come dire un miliardo e ottocento mila di vecchie lire. Purtroppo per lor signori, io mi sono qui informato, a Roma. Il libro non sta in nessuna vetrina di libreria importante figuriamoci in quelle meno importanti. Io per averne due copie, una per me e l’altra da mandare ad Alfredo Sole (gratis signora moglie dell’avvocato) ho dovuto aspettare che la distribuzione Mondadori le prendesse dal suo neghittoso magazzino e senza fascetta alcuna le mandasse nel Viale dei Colli Portuensi.
 Con il libraio che ben conosco abbiamo cercato di chiarire. “Ma quali 50 mila copie? Sì e no 5 mila. Quel libro non lo conosce nessuno. Non figura tra i piazzati del mese da sempre.”
Bufale insomma. A che fine? E a me questo dispiace perché sono intenzionato, dopo le gravissime accuse di Alfredo Sole, di chiedere al Ministro Alfano se è lecito a un comune della Repubblica quale ancora è l’eretico Grotte permettersi di dare un premio che si abbina a Sciascia ad un testo di istigazione a delinquere, che fa apparire che essere mafioso, è bello: si fotte, si fuma e si finisce tutto sommato in villeggiatura in carceri ariosi da dove si può uscire anche fuori per farsi riprendere dalla televisione nazionale, vestiti da Armani. E nello stesso tempo dichiararsi “non pentito”. Già perché chi nasce “malerba” è bene che muoia Malerba.
 E io allora direi sì, ma sotto il più rigido 4bis come ostativo alla stregua di Alfredo Sole che peraltro è evidentissimamente PENTITO.
Discorso analogo per MCM; solo che lì è anche certo che MCM significa Anas e quindi significa STATO. Oddio che MCM non
 paghi né tasse locali a Racalmuto essendo, ovvio, una stabile organizzazione sul territorio racalmutese e che per giunta si metta a favorire questo e quello, questa madonna e quel grassonelli e quindi finisca con lo scaricarsi sul suo bilancio come COSTI DEDUCIBILI siffatti evidentissimi costi NON INERENTI è un’altra faccenda ancor più grossa che pare sfugga al noto moralismo della già Spillo divenuta ora signor SPILLO!!

 



Licata Rispondi
22 ottobre 2014 a 11:27

Leggendo l’articolo mi da l’impressione di campanilismo ferito.Se il comune di Grotte senza gravare le sue casse riesce a portare avanti il prestigioso Premio Racalmare, credo che bisogna riconoscerlo come un punto a suo favore. Se anche riesce a trovare i soldi per sostenere un altro premio non vedo cosa faccia di male. Se vi sentite feriti che pagate Voi perchè qualcuno o qualche Ente non vi paga le tasse, prendetevela con loro non c’è bisogno di quei dispregiativi ” Grotte eretico” O “Gasparino prima approva e poi contesta.

 



calogero taverna1 Rispondi
23 ottobre 2014 a 14:56

Grotte eretico e’ un mio osanna allo Scisma di Grotte. Se il mio critico non sa ha solo la mia compassione. Gasparino prima propone poi indispone se la deve vedere con SPILLO di Malgrado tutto (che stavolta ha il mio pieno plauso). Se il signor Licata non capisce di costi deducibili e di oneri non inerenti e se non sa che i costi non inerenti di enti pubblici quali anas e italakali e mi pare che pure ignori la faccenda delle stabili organizzazioni, mi trovo dinanzi al buio oscuro, faccio un sogghigno e passo oltre. Se Racalmare premia la malerba (come ben dice Alfredo Sole.) quasi una istigazione a delinquere questo a me non garba e se questo e’ campanilismo mi sento il piu’ campanilista del mondo. I soldi pubblici non si possono erogare (qualunque sia la forma) per istigare ad associarsi agli stiddrara non pentiti-.Altro che campanilismo signor Licata. QUESTIONE ALTAMENTE ETICA SIGNOR LICATA, VERA LOTTA ALLA MAFIA

 



Licata Rispondi
23 ottobre 2014 a 21:10

Sono io il primo a dirle che non conosco di costi deducibili e di oneri inerenti; ma posso garantirle che so dello Scisma di Grotte dello Sciarratta e del Turano:Si quello che faceva la voce grossa, perchè non è che ognuno che fa la voce grossa ha sempre ragione. A suo tempo con un messaggio privato avevo comunicato al Signor Gaspare Agnello che condividevo la sua condotta,
 non credeva che quel libro dovesse partecipare al Premio Racalmare ed era stato coerente dimettendosi.A questo punto abbiamo espresso la nostra opinione lei si mantiene la sua ed io la mia.

 



calogero taverna1 Rispondi
24 ottobre 2014 a 2:46

Basta che si ammetta che la mia non e’ stata una sparata campanilistica. Mi pare che si ammetta anche che dire Grotte eretico non e’ lesivo dell’onore di Grotte. Anzi! Non sapere di costi non inerenti vanifica la critica nei miei confronti quanto all’indifferenza del fatto che i soldi del premio e chi se ne fregherebbe! L’amico Gaspare ha poi cambiato tre o quattro volte versione delle ragioni delle sue dimissioni fino a farsene un merito per il premio Carnevale. Per me, dopo quelo che mi ha scritto Alfredo Sole, malerba divien un libro indecente non degno di Racalmare se Sciascia ha li’ ancora un senso. SIndaco e Comune quindi debbono prendere provvedimenti. Mandare tuti i responsabili a casa. E spero che Spillo non accusi anche me di pandimissionarismo. Io non chiedo dimissioni ma destituzioni. Le mie quindi sono accuse non opinioni. Le accuse si possono accettare o respingere. QUELLE del signor Licata, per sue stesse ammissioni, sono opinioni. Quindi affari suoi personali, non mi riguardano, se le puo’ tenere

mercoledì 22 ottobre 2014

Inchiniamoci dinnanzi alla somma arte

mercoledì 8 maggio 2013

Tiziano Marsia e Guttuso

Ve l'immaginate una mostra di Tiziano senza queste grandi evasioni erotiche:
Eppure a Roma riescono ad allestirla una mostra simile persino puritana suTiziano. Tolti un paio di quadri di codesto genere per pruriginosi spettatori il resto investe cifre pittoriche del grande Vecellio. Comincio ad amarlo - in effetti per me siculo è troppo veneto - specie dacché apprendo che vecchio ma non decrepito  si vanta addirittura di avere 95 anni (io mi sono da un decennio limitato ad ottanta).
Chi ha però allestito la mostra sa il fatto suo. D'interesse sommo un piano con tanti crocifissi e taluni immersi non tanto nel buio della notte ma nell'acromatismo notturno con una faccia di un Cristo senza luce rabbuiato quasi a precorrere la faccia del Cristo di Guttuso nel suo capolavoro fascista della Crocifissione. E l'itinerario della mostra tizioanesca si chiude infatti con la tavola del sacrificio di Marsia, che a me sembra avere ispirato il Guttuso concorrente per Bottai, ed apprezzato dal regime sino al secondo premio.
Mi piace quindi questo accostamento. Chissà se qualche competente mi saprà spiegare o meglio correggere; un daltonico come me, intuisce, prcepisce ma lì attonito si ferma.
 

martedì 21 ottobre 2014

L'altra faccia della mia rissa con la Cernigoi


06/10/2014

From: nuovaalabarda@gmail.com
To: calogerotaverna@live.it

lei si limita a che? ma se è lei che mi riempie di mail di insulti, minacce di denunce e prese in giro! ma lei ha il senso della misura o no? e non ha neppure capito quello che le ho scritto. le ripeto, la smetta di stalkarmi con le sue mail, domani ho già appuntamento col mio di avvocato, poi vediamo. le ripeto, mi stia bene, ma cancelli il mio indirizzo dal suo account, che è meglio.

 

Il giorno 05 ottobre 2014 21:46, Calogero taverna <calogerotaverna@live.it>ha scritto:

Dunque sarei un "bambino capriccioso e volgare" e per giunta reputa di insolentirmi per la mia vecchia età. Si consulti con i suoi avvocati. E guardi che mi sto limitando a rispondere alla sua MAIL

  




Date: Sun, 5 Oct 2014 21:26:12 +0200


Taverna, ci dia un taglio. alla sua età potrebbe evitare di comportarsi come un bambino capriccioso e volgare. mi stia bene ma la smetta di stalkarmi

 

 

Il giorno 05 ottobre 2014 20:53, Calogero taverna <calogerotaverna@live.it>ha scritto:

Si affretti così poi io chiederò conto e ragione di tutte le sue gratuite offese e insolenze e ironie  sui suoi blog a grandissima tiratura. pregni a suo dire di milioni di visitatori senza darmi la possibilità di replica e di rettifica (ai sensi di legge che  quella italiana non quella titina).  Se le mando cose di Alfredo è per mostrarle che non sono quel Lillo "diffuso diminutivo siciliano" che lei osa in blog milionari irridere. Quanto a Ettore Messana, ve la vedrà con la signora Giovanna e non certo presso l'estranea polizia postale-  Ha voglia di insolentirmi presso il mio sindaco? Cosa dirà alla polizia postale quando questa inevitabilmente mi farà verbale consentendomi diritto di replica?  Perché ho iniziato? A fin di bene per permetterle di rettificare accuseinfondate ecalunniose contro un rispettatoe mai condannato ISPETTORE GENERALE DI PS? Cosa ha lei di più e di meglio del professore Casarrubea he ha accettato signorilmente e compostamente il dibattito?
 Già ma io sarei un fascistacriminale? In originae ce li ho tutte le sue "verbosià"
PUBBLICATE  anche e in parte nel suo milionario (per vsitatori) blog

 




Date: Sat, 4 Oct 2014 15:16:37 +0200
Subject: Re:
From:
nuovaalabarda@gmail.com
To:
calogerotaverna@live.it

 

signorino taverna, non sono alfredo e non me ne importa niente delle sue elucubrazioni e delle sue manie persecutorie, per cui, per l'ultima volta (dopo passo alla polizia postale) la invito a togliermi dalla sua mailing list e lasciarmi in pace.

 

vecchie confessioni


Il CONFITEOR di un banchiere incallito

 

Qual è il confiteor di un grande banchiere incallito, ormai però giunto all’occaso se non della vita - Cesare Geronzi a 77 anni avrà ancora decine e decine di anni per imperversare - certo degli affari?

E’ lui stesso a sentirsi peccatore. E le sue confessioni dovrebbero dissimulare quelle di Sant’Agostino o filosofeggiare come un moderno Rousseau.

Diciamo che noi ci attendiamo questo suo esplosivo libro da sei o sette mesi. Ora è uscito e ci troviamo a dovere centellinare ben 362 pagine di feltrinelliane confessioni, estorte a dire il vero da un non troppo benevolo Mucchetti.

E noi che per vecchia professione siamo portati a diffidare di tutti e di tutto, pensiamo che un danno enorme quel sapido testo l’ha già provocato. Uscito a ridosso di una importante seduta della Cassazione crediamo che abbia dato aire a giudici sgomenti dinanzi a tante protervie giuridiche per una “esemplare” condanna del pio Fazio, un tempo governatore a palazzo Koch. Non si poteva aspettare un paio di giorni? Perché tanta incontinenza?

Fuge rumores sospirava Baffi. Ma un pensiero pascaliano ebbe a soffiare nel cuore e nella mente del banchiere Geronzi: Sempre in balia dell'incertezza, spinto da un estremo all'altro, l'uomo sente la sua nullità, la sua disperazione, la sua insufficienza, la sua dipendenza, la sua debolezza e salgono immediatamente dal profondo del suo cuore la noia, la melanconia, la tristezza, il cattivo umore, l'irritazione, la disperazione. (B. Pascal)

E volendo parodiare anche Rousseau soggiungiamo noi: Pur muovendo da impulsi disparati e con ragioni e scopi differenti, la maggior parte degli interpreti o seguaci di Rousseau hanno individuato nell’interesse per la politica la nota saliente della sua personalità: è lui [cioè Rousseau] stesso ad ammettere nelle sue Confessions che «tutto dipende radicalmente dalla politica» 11, in quanto un’organizzazione politica equa risolve il problema della teodicea, ridando così moralità alle azioni umane.

Bombardati dai giornali con i loro effetti annunci, ci siamo subito domandati a che tende il dottor Cesare Geronzi? Quale il suo obiettivo? Mughetti, pur nordico, è criptico: dopo si vedrà se vi sarà assonanza con il suo obiettivo: Non vi sarà mai, perché un giornalista è sempre colui che spiega bene agli altri quello che lui non sa, non comprende e spesso non vuol capire. Già, far luce su “trent’anni di potere, banche ed affari”. Ma è lui stesso a dirci che quella sua specifica (o speciosa) luce l’ha già irradiata con tre decenni di lavoro di giornalista.

Noi ci domandiamo: siffatti opposti obiettivi (Geronzi tenterà solo di assolversi o di condannare) stridono con le modeste nostre indagini? Le abbiamo fatte per incarico pubblico, le abbiamo sofferte per dissidenze etiche e politiche, le abbiamo propinate con la dissacrazione icastica che ci riviene dal piccolo borgo del sale e dello zolfo in cui siamo nati.

Sin d’ora noi lo sappiamo: giammai!

Abbiamo sbirciato il grosso volume. Ci colpisce innanzi tutto l’assenza di nomi eccellenti, di protagonisti sotto traccia, di citazioni giudiziarie, di risultanze ispettive, di provvedimenti amministrativi, di sentenze esemplari, di esiti giudiziari.

Qualche esempio: non troviamo Lucio Veneziani, non troviamo il dottor Somma, non troviamo esuli dalla consulenza legale della Banca d’Italia. La vicenda Sarcinelli viene sfiorata secondo le più consunte vulgatae. La storia del Banco di Sicilia, dell’Irfis, dell’Interfinanza sindoniana, tutto nelle brume di chi forse a ragione può dire: non ricordo, perché in effetti non protagonista. Il dottor Desario (scritto senza d minuscolo e senza aristocratica separazione) citato una sola vola. Dini non riusciamo a pescarlo neppure con la più dilatante lente di ingrandimento. E Gnudi? La Moscow Narodny London pare vi sia, ma sepolta chissà dove. Pare solo in una domanda dell’intervistatore.

In compenso, dilatate vicende forse più personali che emblematiche.

Divagazioni su pontefici, cardinali e in un punto su un papa in pectore, lasciano in ombra personalità quali il ministro Colombo.

Avrò di che pensare; avrò di che cercare di spiegarmi.

Quello che mi accora di più è che con questi rumores Fazio forse è definitivamente perduto alla cosa pubblica (ed è una grossa iattura). Geronzi che bene starebbe come ministro dell’economia subirà l’onta dileggiante che mi pare Repubblica anticipa. I reietti resteranno reietti ma i “correi” dell’odierno sbaraglio mediatico non avranno giustizia. Solo ulteriore motivo di gogna.

Calogero Taverna



11 Confessions, IX, in Opere, p. 977.

Questa è una storiellina, comica comica comica. Certo se sono le casse del comune che vengono gravate direttamente quanto improvvidamente, apriti cielo!

Questa è una storiellina, comica comica comica. Certo se sono le casse del comune che vengono gravate direttamente quanto improvvidamente, apriti cielo!
Ma si tratta di una iniziativa che non rende soldi anzi davvero propaga il gusto della poesia dialettale!
A Spillo questo è indifferente. Non gli è simpatico il simpaticissimo (almeno a me) Aristotile Cuffaro.
Invece  se è l'Italkali che sborsa soldi non pagando magari le tasse comunali a Racalmuto, come peraltro pare che faccia una sgangherata cantina vinaria, beh! i grottesi non sarebbero incisi; senonché noi sospiriamo: ma siamo noi racalmutesi che paghiamo.
E c'è di più, l'Italkali cosa è? E' davvero privata? E allora quel contributo là, ove lo scarica? Sul bilancio, cioè lo fa apparire come "costo deducibile". E cioè gira e rigira paghiamo tutti noi anche quelli che stiam lontano le mille miglia, a cui non ce ne cale nulla di Tanu Presidente, di Asparinu prima approva e poi contesta  etc. etc. Anche perché nella voglia di impreziosirsi dicono che quel romanzetto ove si parla dei coiti grassonelliani un grande affare sarebbe. E cioè dicono che la Mondadori  prima di farne un film che la Rai come per Pinto strapagherà avrebbe pubblicato ben 50.000 copie con la fascetta PREMIO RACALMARE. Il calcolo è presto fatto. 50.000 per 18 (tanto è il prezzo di copertina di Malerba) fa 900.000 euro come dire un miliardo e ottocento mila di vecchie lire. Purtroppo per lor signori, io mi sono qui informato, a Roma. Il libro non sta in nessuna vetrina di libreria importante figuriamoci in quelle meno importanti. Io per averne due copie, una per me e l'altra da mandare ad Alfredo Sole (gratis signora moglie dell'avvocato) ho dovuto aspettare che la distribuzione Mondadori le prendesse dal suo neghittoso magazzino e senza fascetta alcuna  le mandasse nel Viale dei Colli Portuensi.
Con il libraio che ben conosco abbiamo cercato di chiarire. "Ma quali 50 mila copie? Sì e no 5 mila. Quel libro non lo conosce nessuno. Non figura tra i piazzati del mese da  sempre."
Bufale insomma. A che fine? E a me questo dispiace perché sono intenzionato, dopo le gravissime accuse di Alfredo Sole, di chiedere al Ministro Alfano se è lecito a un comune della Repubblica quale ancora è l'eretico Grotte permettersi di dare un premio che si abbina a Sciascia ad un testo di istigazione a delinquere, che fa apparire che essere mafioso, è bello: si fotte, si fuma e si finisce tutto sommato in villeggiatura in carceri ariosi da dove si può uscire anche fuori per farsi riprendere dalla televisione nazionale, vestiti da Armani. E nello stesso tempo dichiararsi "non pentito". Già perché chi nasce "malerba" è bene che muoia Malerba.
E io allora direi sì, ma sotto il più rigido 4bis come ostativo alla stregua di Alfredo Sole che peraltro è evidentissimamente PENTITO.

Discorso analogo per MCM; solo che lì è anche certo che MCM significa Anas e quindi significa STATO. Oddio che MCM non paghi 
tasse locali a Racalmuto essendo, ovvio, una stabile organizzazione sul territorio racalmutese e che per giunta si metta a favorire questo e quello, questa madonna e quel grassonelli e quindi finisca con lo scaricarsi sul  suo bilanci come COSTI DEDUCIBILI siffatti evidentissimi costi NON INERENTI è un'altra faccenda ancor più grossa che pare sfugga al noto moralismo della già Spillo divenuta ora signor SPILLO!!

L'ira funesta della Cernigoi e la mia presa per i fondelli.


Data invio:
giovedì 16 ottobre 2014 21:30:27
A:
calogerotaverna@live.it
Lillo Taverna
2 min • Roma •
MI SCRIVONO e reitero anonimamente qui quanto sotto, a dimostrazione di quale calunniosa campagna di stampa e cinematografica è stato vittima il gr.uff. comm. Dell’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, l’Ispettore Generale di PS, dottore Ettore Messana da Racalmuto. Non credo che dopo la gran mole di documenti e ricerche che con qualche merito credo di avere acquisito e pubblicato possano più avere diritto di asilo tante calunniose insinuazioni. Credo che il prof. Casarrubea ...
Venerdì 14:57
signorina Cornigoi risponda a queste note
Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato suo superiore e che certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese  irpino si fu di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Abbiamo un tempo riportato locandine  manifesti e dicerie elogiative ma non c'era molto da addurre a lode omaggiante.
Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto singolare per uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto di un reparto politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti  di sospetti e dispetti a base di "corre voce", "si dice", "non poteva non sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e niente  più. Ma proprio niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana.
E quando le scrive queste cose? Quando ancora modesto funzionarietto di questura, relegato ad una insignificante periferia. Nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di Stato, nientemeno l'on. Alcide De Gasperi.
E quel insignificante rapportino finisce obliato e trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è tanto vero che Roma repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca.
 lunedì 12 settembre 2011

L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal titolo: “Servire la Patria. L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo Giusto: dott. Feliciano Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre alle ore 18:00 presso l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano.
Ma ecco cosa scriveva ancora il Ricciardelli:
“Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro.”

 Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui aveva ricavato lauti profitti.”

Qui siamo nell’esilarante: il Mesana arriva in esordio a metà del 1941 a Lubiana. Incontra subito difficoltà inaudite. Come scrive in una lettera riportata dal grande studioso Sala, viene subito esautorato di fatto dall’esercito. Mussolini voleva una “guerra parallela” ma solo per dimostrare ai tedeschi come può esserci una “occupazione umanitaria”. Del resto a Lubiana vi esano molti coloni italiani e questi Mussolini voleva anche proteggere dalle barbarie teutoniche che erano ben note. In un primo momento, dicono gli stocici seri, si cercò a Lubiana di impiantare industrie e attività economiche secondo le concezioni coloniali fasciste. Forse qualche apporto vi fu da parte del Messana. Ma è da escludere. Ove si eccettui forse l’avere comprato del legnami per farsi fare una “camera” per la quale nella famiglia Messana si vagheggia ancora, di quello che insinua il Ricciardelli non resta altro che il sospetto di una malevolenza di bassa cucina burocratica. E la Cernigoi vi corre dietro:
“Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo.”

Insomma qui la colpa del Messana è solo quella di essere “amico” del commendatore Gueli ma il Messana “non riuscì ad effettuare operazioni di polizia degne di particolre rielievo”. Onore al merito ma no!? Ecco invece come pasticcia il Ricciardelli, se l’anomalo rapporto è suo:
“Ma anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici, responsabili di attività antifascista molto limitata. In proposito”
Quali elementi ha il Ricciardelli per stabilire “la mancanza  assoluta di ogni senso di umanità ” del Messana’?  Nessuno.  Un ppoliziotto che misura la latitudine del “senso di umanità” è singolare. Siamo dunque a quelle infanganti veline che riempiono i dossier  degli archivi di Uffici di polizia, più o meno segreti.
Mi si dirà: vuoi dei fatti? Eccoteli!
“Si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la sua malvagità d’animo una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente, per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista, con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione della città ai primi di maggio u. s.)
Che possiamo obiettare? Come fa il R icciardelli  ad affermare che “non c’era addebito specifico” e che tutto avvenne all’insaputa  dello stesso ufficio politico della Questura (ove pare che militasse proprio il Ricciardelli e quell’ufficio fascista, deleterio e terrificante,  era appunto ”politico”).  Lui stesso aggiunge che per “più dettagliati particolari e per i precedenti” occorreva esaminare gli atti del Ministero. Quindi lui non ce l’ha. Noi ancora al ministero non abbiamo trovato nulla, ovviamente tra le carte riversate all’ACS.  E furbacchione soggiunge che “gli atti dell’Ufficio Politico della Questura furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione ,, ai primi di maggio u.s. Peccato! chissà quanti malefizi della politica ove dimorava il Ricciardelli avremmo trovato. E tutto ci fa pensare che fosse alquanto pressato da quelle “truppe jugoslave” per scrivere sotto ricatto quelle amenità da bassa cucina poliziesca di forte olezzo fascista.
Ma il fatto si riduce ad un denegato internamento di ebrei. Il ministero non avrebbe sicuramente avuto tanta indulgenza in epoca di forte persecuzione razziale se il Messana nel rappresentare la faccenda non si fosse sapientemente, come sapeva fare, adoperato per propiziare il provvedimento assolutorio.
Ma giratela come volete, li Ricciardelli nulla prova di di censurabile  contro il Messana e tutto sa di meschineria diffamatoria, la classica ripicca del subordinato. Da qui a fare del Messana un Criminale di guerra dedito ai crimini contro l’umanità ce ne corre. Nessun tribunale straniero o italico osò tanto. 

Procediamo nelle accuse del Ricciardelli.
“Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente la locale commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in modo particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve entità per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini, presidente della commissione stessa.[3]”

Il Messana era certo un duro, ma ciò costituisce  colpa? Colpa grave? Vogliamo metterci allora ad osannare il Prefetto fascista Tullio Tamburini?
E per chiusura il denigratore subalterno, a forca di volere diffamare, finisce con testimoniare a favore proprio del Messana.
“Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce. Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato dimissionario d’ufficio”. [4]
Che un forsennato poliziotto s’induca a tale sortita che lo copre di  ridicolo, si può tollerate ma che la Cernigoi vi si accodi  è faccenda incomprensibile. Dunque, quanto sopra che vuol dire? Il Messana, dopo l’8 settembre, si guarda bene dall’aderire alla RSI, si rende irreperibile a Trieste, ci rimette anche lo stipendio, e certi suoi colleghi e subordinati quali il Ricciardelli si affrettano a dichiararlo “dimissionario di ufficio” incappando in un abuso in atti pubblici che a guerra finita doveva essere perseguito. Ed è certo che per Trieste il periodo repubblichino fu il più tragico: in quel biennio Messana non c’era alla questura di Trieste,  Ricciardelli, invece, sì. E addirittura  nel criminale ufficio fascista della “politica”. E’ l’accusatore che a questo punto è oggetto di censura non il Messana che se ne torna a Roma pur di non collaborare con fascisti repubblichini e tedeschi dalla doppia esse. Ammirevole!

Ecco perché tempo fa avevamo scritto: 
 Di tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO. Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo documento che per di più potrebbe risultare persino apocrifo si macchia a mio avviso di diffamazione calunniatrice. Certamente non fa storia.
  
Domenica 18:26
Io non so se potrò correttamente continuare a sentirmi vetero comunista dopo che mesi di ricerche sul commissario Messana mi stanno stravolgendo tantissimi giudizi e tantissime condanne. Su tutti questi personaggi avrei da dire la mia che è capovolta anche rispetto ad assiomi che per il meritevole storico Casarrubea sono verità di fede.  Scelba, ricordiamocelo, fu quello delle leggi Scelba che stroncarono il fascismo che stava risuscitando. Sulla faccenda Giuliano quando andremo a studiare le carte della NARA in America ne scopriremo delle belle. Il dottor Navarra non fu dei migliori ma neanche dei peggiori di un certo nostro mondo. Se penso a Guarino Amella, le mie certezze rosse schricchiolano. Se penso all'on. Montalbano, da rabbrividire. E lo stesso Licausi dove voleva andare a parare? Perché se la prese tanto con Messana, quando credo che sia stato lo stesso Scelba a liquidarlo come ispettore generale di PS?  Perché non si dà peso a quanto andava relazionando a Roma sui finanziamenti americani alla EVIS il questore Ettore Messana? Non è tempo di mandare al macero tutti i luoghi comuni sul comunismo siciliano del dopo guerra? Revisionismo? Quando c'è di mezzo la verità, non 'è revisionismo che tenga! Chi uccise il sindaco socialista di Favara nella prima metà degli anni 'Quaranta? Ce lo vogliamo fare raccontare dal dottore Calogero Castronovo che mi pare adesso consigliere comunale di questa meravigliosa ma chiacchierata cittadina propinqua a Racalmuto?

Lunedì 17:43
22 ore fa
SCRIVEVO
Io non so se potrò correttamente continuare a sentirmi vetero comunista dopo che mesi di ricerche sul commissario Messana mi stanno stravolgendo tantissimi giudizi e tantissime condanne. Su tutti questi personaggi avrei da dire la mia che è capovolta anche rispetto ad assiomi che per il meritevole storico Casarrubea sono verità di fede.  Scelba, ricordiamocelo, fu quello delle leggi Scelba che stroncarono il fascismo che stava risuscitando. Sulla faccenda Giuliano quando andremo a studiare le carte della NARA in America ne scopriremo delle belle. Il dottor Navarra non fu dei migliori ma neanche dei peggiori di un certo nostro mondo. Se penso a Guarino Amella, le mie certezze rosse scricchiolano. Se penso all'on. Montalbano, da rabbrividire. E lo stesso Licausi dove voleva andare a parare? Perché se la prese tanto con Messana, quando credo che sia stato lo stesso Scelba a liquidarlo come ispettore generale di PS?  Perché non si dà peso a quanto andava relazionando a Roma sui finanziamenti americani alla EVIS il questore Ettore Messana? Non è tempo di mandare al macero tutti i luoghi comuni sul comunismo siciliano del dopo guerra? Revisionismo? Quando c'è di mezzo la verità, non 'è revisionismo che tenga! Chi uccise il sindaco socialista di Favara nella prima metà degli anni 'Quaranta? Ce lo vogliamo fare raccontare dal dottore Calogero Castronovo che mi pare adesso consigliere comunale di questa meravigliosa ma chiacchierata cittadina propinqua a Racalmuto?
Mi risponde il prof. Casarrubea:
E' proprio così, caro dottore. Bisogna mettere in discussione verità date e cercare con altri strumenti, quelli della ricerca e della fatica personale, come fa lei, le verità che ci servono per il futuro.
Mia riposta:
La ringrazio proprio per queste Sue graditissime parole. Mi è rincresciuto che la Cernigoi mi abbia frainteso e sia partita alquanto, mi consenta, istericamente. Avendo tutta la vita fatte ispezioni bancarie e tributarie la mia propensione è solo quella di cercare di intessere un dialogo col dio - di solito il demone - ascoso nel profluvio di carte e documenti e contabilità e pezze d'appoggio e contraffatte dichiarazioni. Proprio oggi mi sono recato alla Biblioteca Nazionale qui a Roma e ho consultato il 1919 del Giornale di Sicilia. Ho trovato le corrispondenze sul celebre caso di Riesi. Sfido chiunque a dirmi che vi si parla di un certo commissario Messana. Se penso ai film, ai convegni, all'ANPI di Palermo mi disoriento. Sono sincero: Lei cade nel trabocchetto teso da Li Causi. Per ragioni che non so e in tempi molto sospetti, quando forse voleva far carriera nel PCI (e il carrierismo là fu feroce; ne so qualcosa per confidenze avute) volle fare apparire il giubilato Ispettore Generale di P.S. gr.uff. comm. dell'Ordine di S. Maurizio e Lazzaro dottore Ettore Messana la reincarnazione di Bava Beccaris per la faccenda di Riesi, il negriero di Lubiana per l'istruttoria al processo Tomsic  e il "compare" di Ferreri alias fra Diavolo. In base alla mole di documenti e di ricostruzioni storiche che ho potuto trovare o condurre soprattutto per l'ausilio (magari non voluto) che Ella con i suoi tre preziosi testi pubblicati da Bompiani, sono giunto alla conclusione che a Riesi Messana non c'era o se c'era il suo ruolo fu marginale e nessun tribunale ebbe mai ad inquisirlo; che la faccenda di Lubiana è uno dei tanti aspetti dell'insana guerra che volle Mussolini e che il Messana, quale subalterno del Ministero degli Interni, non durò a Lubiana più di un anno per non essere in grado di quelle ferocie che i fascisti militanti esigevano. Ne ebbe conseguenze che rasentano la retrocessione finendo come in subordine a Trieste dove ad avviso degli stessi suoi denigratori  non commise azioni di rilievo. Quindi non aderì alla RSI, fu destituito dai fascisti tra i quali non escludo quel Ricciardelli che poi diventa il malevolo Torquemada del Messana, fu privato dello stipendio; scappò a Roma nascondendosi sino alla liberazione degli Americani quando poté tornare al Viminale e per la sua fede monarchica e forse per le sue protezioni massoniche ritornò in auge, destinazione Palermo. Qui visse i suoi brutti momenti. Lei diligentemente scrive che ebbe a denunciare i criminali finanziamenti degli Americani all'EVIS. Fatto questo, che con più ampiezza e con maggiore efficacia emerge dalle relazioni autografe del Messana al suo Ministro, quali ho rinvenuto in ACS (e mi pare che si tratti di rivelatrici relazioni non pubblicate da alcuno).  Il collegamento con Ferreri fu un atto imposto. Lei stesso parla dell'incontro a Roma tra il padre del Ferreri, Aldisio e in subordine il Messana. Su quale fu lo snodo di tale collegamento, io non ho dubbi di sorta ed accedo alla verità processuale di Viterbo e cioè alla deposizione esaustiva del Messana la cui prima interpretazione è quella letterale  e le superfetazioni analogiche e dietristiche io le ripudierei anche per l'obbligo della "avalutatività" che bisogna seguire nelle scienze sociale. Per questo dissento dalla sua tesi dello Stato connivente, quasi prefigurazione dell'attuale processo di Palermo.
Un lungo discorso per insinuare una mia proposta. Racalmuto è la patria di Sciascia, una Fondazione si erge a suo nome. Mi piacerebbe che Lei potesse presiedere un incontro  per la chiarificazione del ruolo e. se vi sono, delle colpe del compaesano racalmutese Ettore Messana, magari per stabilire se gli si deve dedicare una strada in commemorazione oppure no, per comprovata indegnità. E mi piacerebbe che nella Fondazione  SI ISTITUISSE UNA SORTA DI SEMINARIO PER RICERCHE STORICHE NON PRECONCETTE DA LEI PRESIEDUTO. PENSO A GIOVANI CHE POTREBBERO ANDARE A STUDIARE LE CARTE DELLA N.A.R.A. quali lei meritevolmente illustra nel suo LUPARA NERA (e credo altrove). E non mi dispiacerebbe che vi partecipasse anche la Cerrigoi, sempreché desista dalle non provate accuse contro il Messana.

Lunedì 21:32
E’ la seconda volta che mi capita nella mia ormai purtroppo lunga vita. La prima volta avvenne nel lontano ultimo quarto degli anni Settanta. Tra il luglio e il settembre del 1974 fui inviato dalla Banca d’Italia a giubilare la Bana Privata Finanziaria che tutti ancora si ostinano a chiamare la banca di Sindona. Falso. La Privata, contro tutti e contro tutto, invocando le  dieci righe l’art. 64 della vecchia legge bancaria, riuscii a giubilarla. Nonostante Andreotti Macchiarella il Banco di Roma tutta la finanza meneghina e mettiamoci per contorno l’arcivescovo Marcinkus, l’orso americano del mio Soldi Truccati. Ma Sindona era ancora in auge nonostante profugo negli USA di Cosa Nostra. Scrisse e tutta la stampa pubblicò: “pare che un certo Calogero Taverna le abbia chiarito le cose”. Si rivolgeva allo scattoso Guido Carli. Il Baffi mi sbeffeggiò in un convivio aziendale quale un quivis de polulo .  Ora è la Cernigoi che fa il bis. Le avevo scritto: 
6 giugno 18.17.40
lei dovrebbe essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana già ispettore generale di pubblica sicurezza. In contatto con la nipote di tanto grande personaggio della storia di Italia ho fatto e continuo a fare ricerche che la smentiscono in pieno Non so se reputa di procedere ad una sorta di resipiscenza operosa. Sappia che la signora Giovanna Messana non è persona da oppiare. Certo non ha avuto tempo per inseguire e perseguire codesti sedicenti storici fabbricanti di calunnie nei confronti del suo grande avo. Ma ora ha deciso.
Le avevo scritto molto riservatamente e a ben vedere in termini molto educati, ad onta del mio caratteraccio. Ma la Cernigoi sfacciatamente, in pubblico, dopo 14 giorni così osa irridermi (e contraddirmi):
La Nuova Alabarda 20 giugno •
APPUNTI SU ETTORE MESSANA.
Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia.
 In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa persona.
Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di comando dei propri funzionari. Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana, che resse l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a giugno 1943.
 Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in data 14/7/45 (Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, škatla 98, pp. 1502-1505), lo accusa (sulla base di documentazione che era stata trovata in possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione) di crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di civili in condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”.
Nello specifico viene addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre che furono condannati a pene minori.
 Messana e gli altri furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”.
Il 21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di Roma inviò una nota al Prefetto di Trieste nella quale era segnalato il nome di Ettore Messana. Il Prefetto richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA (ricordiamo che all’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare Alleato e la polizia era organizzata sul modello anglosassone), il cui risultato è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale Investigativa, dalla quale citiamo alcuni passaggi.
“Il Messana era preceduto da pessima fama per le sue malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città aveva infierito contro i perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni (…) vi era anche (la voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui aveva ricavato lauti profitti.
 Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino al giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo.
 Ma anche qui, così come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia, che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici (…)”. Questa relazione è conservata in Archivio di Stato di Trieste, fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia sotto il passato regime fascista ed era stato internato in Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei confronti di ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare.
 A fronte di tutto ciò ci si aspetterebbe che Messana sia stato, se non condannato per quanto commesso sotto il fascismo, quantomeno “epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un “Ispettorato generale di PS per la Sicilia”, un “organo creato per la repressione della delinquenza associata, e specificamente per la repressione del banditismo che faceva capo a Giuliano (il “bandito” Salvatore Giuliano, n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco D’Agostino, in merito alla strage di Portella della Ginestra del 1/5/47). Per sapere come i due alti funzionari di PS svolsero il compito loro affidatogli, leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in merito alla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano spararono sulla folla che si era radunata per festeggiare il Primo maggio, uccidendo undici persone tra cui donne e bambini e ferendone molte altre.
“L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il capo della mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano, con cui si incontrò nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla mafia, Giuseppe Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo cognato dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si concluse con la raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di essere dei bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il Procuratore Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo madre del capo bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano fosse soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano pervenire una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia segreta della Sicilia”, Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”.
Quanto a Messana leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS Messana negò ed insistette nel negare di avere avuto confidente il Ferreri (Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”, sarebbe stato infiltrato nella “banda” di Giuliano per farlo catturare; Ferreri sembra essere stato tra gli organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti a Partinico del 1947; fu ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro di Portella della Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere di fronte all’affermazione del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale ripetette (sic) in dibattimento che Ferreri fu ferito dai carabinieri presso Alcamo, ove avvenne il conflitto in cui restarono uccise quattro persone; e, ferito, il Ferreri stesso chiese di essere portato a Palermo, spiegando che era un agente segreto al servizio dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col Messana”; Salvatore Ferreri era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma definito come pericoloso pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già condannato in contumacia alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo scopo di rapinare una vettura automobile”.
Verdiani morì a Roma nel 1952, e il suo “decesso fece in modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si dissolvesse sotto i riflettori”.
Per approfondire la questione dei rapporti tra la “banda” Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi segreti statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di personale che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al citato studio di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”.
Non crederete che l’abbia lasciata in pace. L’ho costretta a offendermi e stizzita a chiudermi persino i canali di FB. Diversamente da lei si è invece comportato quel gran signore e profondo studioso del prof. Casarrubea. Come credo avete potuto legge qui da me. Calogero Taverna


Lillo Taverna E’ la seconda volta che mi capita nella mia ormai purtroppo lunga vita. La prima volta avvenne nel lontano ultimo quarto degli anni Settanta. Tra il luglio e il settembre del 1974 fui inviato dalla Banca d’Italia a giubilare la Bana Privata Finanziaria che tutti ancora si ostinano a chiamare la banca di Sindona. Falso. La Privata, contro tutti e contro tutto, invocando le dieci righe l’art. 64 della vecchia legge bancaria, riuscii a giubilarla. Nonostante Andreotti Macchiarella il Banco di Roma tutta la finanza meneghina e mettiamoci per contorno l’arcivescovo Marcinkus, l’orso americano del mio Soldi Truccati. Ma Sindona era ancora in auge nonostante profugo negli USA di Cosa Nostra. Scrisse e tutta la stampa pubblicò: “pare che un certo Calogero Taverna le abbia chiarito le cose”. Si rivolgeva allo scattoso Guido Carli. Il Baffi mi sbeffeggiò in un convivio aziendale quale un quivis de polulo . Ora è la Cernigoi che fa il bis. Le avevo scritto:
6 giugno 18.17.40
Lei dovrebbe essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana già ispettore generale di pubblica sicurezza. In contatto con la nipote di tanto grande personaggio della storia di Italia ho fatto e continuo a fare ricerche che la smentiscono in pieno Non so se reputa di procedere ad una sorta di resipiscenza operosa. Sappia che la signora Giovanna Messana non è persona da oppiare. Certo non ha avuto tempo per inseguire e perseguire codesti sedicenti storici fabbricanti di calunnie nei confronti del suo grande avo. Ma ora ha deciso.
Le avevo scritto molto riservatamente e a ben vedere in termini molto educati, ad onta del mio caratteraccio. Ma la Cernigoi sfacciatamente, in pubblico, dopo 14 giorni così osa irridermi (e contraddirmi):
La Nuova Alabarda 20 giugno
APPUNTI SU ETTORE MESSANA.
Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia.
 In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa persona.
Etc. etc.
Che ne penserebbe la Cernigoi di un preteso storico che un domani prendesse l’insolente e infondato articolo di Melchiorre Gerbino e lo adducesse come prova indubitabile della denigrabilità della Nostra, procurando anche danni d’immagine sulla sua famiglia?
Non crederete che l’abbia lasciata in pace. L’ho costretta a offendermi e stizzita a chiudermi persino i canali di FB. Diversamente da lei si è invece comportato quel gran signore e profondo studioso del prof. Casarrubea. Come credo avete potuto legge qui da me. Calogero Taverna
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Ritorna la Cernigoi. Povero me. Lo stalking non me lo toglie nessuno



 

Inizio conversazione in chat
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6 giugno 18.17.40
lei dovrebbe essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana già ispettore generale di pubblica sicurezza. In contatto con la nipote di tanto grande personaggio della storia di Italia ho fatto e continuo a fare ricerche che la smentiscono in pieno Non so se reputa di procedere ad una sorta di resipiscenza operosa. Sappia che la signora Giovanna Messana non è persona da oppiare. Certo non ha avuto tempo per inseguire e perseguire codesti sedicenti storici fabbricanti di calunnie nei confronti del suo grande avo. Ma ora ha deciso.
13 giugno 17.32.24
Giornata afosissima e davvero torrida qui a Roma. Arrivo proprio adesso dall'Archivio Centrale dello Stato. Ho consultato buste di polverose carte da fare venire la TBC. Ho fatto fare 40 fotocopie che mi sono costate 18 euro per diritti di urgenza. Sono euforico. Sono relazioni originali del nostro grandissimo concittadino, cugino del celeberrimo don Luigi Messana, l'ispettore generale di PS Ettore Messana. Mi dispiace per il Link Sicilia: ha scritto minchiate sul nostro questore. Non rettificherà? E altrettanto dico a Malgrado Tutto, che finge di non leggere quello che scrivo. E che dire al sordo Giuseppe Casarrubea? Mi glissa. Glisserà la nipote Giovanna del questore che è proprio infuriata per le mascalzonate INFAMANTI DEL TUTTO INFONDATE? e che dirà il Vespa che sul suo PORTA A PORTA fa ricicciato vomitevoli e false calunnie storiche sul questore Messana. Proprio lui? Sicuramente male informato. Riparerà con una controtrasmissione?. Alla giornalista triestina non so che dire, come a quel paio di corrispondenti del Giornale di Sicila. All'ANPI d Palermo ho paura di mandare i miei strali. In fin dei conti da vetero comunista non posso buttarmi contro la mia tessa chiesa rossa. Solo che io ho due motti che mi sibilano dentro PLATO AMICUS sed MAGIS VERITAS e l'altro appreso da quei miei padri della chiesa quali Pajetta e C. La verità è sempre rivoluzionaria.
29 giugno 0.15.06
Non ringrazio Malgrado Tutto di quanto segnalatomi. Che smentita è mai codesta? Le minchiate della signorina Cernigoi le ho smantellate tutte e ancor più farò quando commenterò l'altra documentazione in mio possesso. Quanto alla faccenda Lubiana rimando a quanto già scritto sulla base della documentazione richiamata dallo storico di fama mondiale Sala. Sul resto, la Cernigoi si appoggia incautamente su Casarrubea. Anche Gigi stasera sembrava convinto che la storia di Riesi e quella della correità con fra Diavolo sono "cazzate". Mi domando a questo punto Malgrado Tutto con chi sta? Con la Cernigoni e Casarrubea o con la verità che credo di avere rispolverata sul gr.uff. Ettore Messana? La pervicacia della signorina Cernigoni la sottoporrò alla valutazione della nipote del Messana per le sue eventuali azioni giudiziarie.
La sua smentita è solo tautologica, assiomatica, reiterativa. Credo che la nipote e la famiglia che tanto danno hanno subito per le sue affermazioni, i suoi giudizi di valore e incauti richiami a diffamazioni altrui hanno tutti i titoli per procedere giudiziariamente. Io ne sto fuori.
29 giugno 10.05.35
lei persiste nella sua ricostruzione storica rimarcando la sua responsabilità quanto agli infamanti giudizi di valore contro il Messana. Se lei è persona civile perché non dice che fine ha fatto quella congerie di fallaci accuse titine? Non può credere che l'Italia degasperiana abbia conferito l'alta onorificenza al Messana ignara o peggio correa di quella caterva di accuse infamanti titina contro chi avesse avuto dallo Stato Italiano incarichi in quella tragica storia della costituzione della provincia di Lubiana che lei non può antipatriotticamente ridurre ad un crimine di guerra. Storicizzi, si legga letteratura seria quale quella del prof. Sala e poi giudichi. Io l'ho fatto e le dico che lei fa solo indegno scoop giornalistico. Quanto a quello che scrive sulla base del Casarrubea, se la sente di confermarlo?
29 giugno 11.20.38
Carissimo cugino Gigi Restivo

credo che debbo alla tua cortesia se Malgrado Tutto mi ha "passato" i contrappunti avversi di tal Carnigoi triestina, filoslava e con scarso amore patriottico per questa nostra Italia. Ti riporto quanto oggi per il canale riservato di cui dispongo le ho inviato:

"lei persiste nella sua ricostruzione storica rimarcando la sua responsabilità quanto agli infamanti giudizi di valore contro il Messana. Se lei è persona civile perché non dice che fine ha fatto quella congerie di fallaci accuse titine? Non può credere che l'Italia degasperiana abbia conferito l'alta onorificenza al Messana ignara o peggio correa di quella caterva di accuse infamanti titina contro chi avesse avuto dallo Stato Italiano incarichi in quella tragica storia della costituzione della provincia di Lubiana che lei non può antipatriotticamente ridurre ad un crimine di guerra. Storicizzi, si legga letteratura seria quale quella del prof. Sala e poi giudichi. Io l'ho fatto e le dico che lei fa solo indegno scoop giornalistico. Quanto a quello che scrive sulla base del Casarrubea, se la sente di confermarlo?"



Ti faccio presente che la Cernigoi si basa su un fascicolo postumo di gente titina che ha cercato invano di ricattare l'Italia. Non mette in conto neppure che quelle accuse finirono cestinate perché infondate o ininfluenti. L'Italia degasperiana - mica quella fascista o provvisoria o bonomiana - non diede peso alcuno alle infondate accuse titine pur conoscendole. Credo che addirittura esista nell'archivio del Ministero degli Esteri un dossier in proposito. L'ho individuato ma per il momento ho lasciato correre. Tu che sei in cerca spasmodica di documenti potresti sopperire. Ti darei gli estremi.



Uno storico davvero professionale e serio quale il prof. Sala, deceduto, ha pubblicato volumi sulla vicenda della "guerra parallela" che consentì al Duce di istituire questa cosiddetta provincia di Lubiana per insegnare ai tedeschi come occupare un territorio straniero e gestirlo "umanitariamente". Emerge che il Messana cercò nel primo anno della "provincia" di attuare quella politica "umanitaria e civile" ma non potè fare molto perché "esautorato dall'esercito". Questo emerge da una probante corrispondenza che naruralmente la Cernigoi o ignora o intenzionalmente oblitera.



Per il resto la Cernigoi si avvale della "postuma" farneticazione del Ricciardelli, la quale credo di avere disinnescato in miei post che mi pare hai letto (magari - scusami - molto superficialmente). Ad ogni buon conto sto reiterandoli.



Le altre due pagine che il Casarrubea &C si ostinano a martellare per infamare indegnamente il Messana e cioè quelle che attengono alla faccenda di Riesi del 1919 e alla pretesa correità con fra Diavolo nell'ambito della tragica storia del bandito Giuliano, mi dicevi ieri che anche a te apparivano "cazzate". Non so se confermi o hai dei ripensamenti. Io resto maggiormente confermato in favore del Messana-
30 giugno 22.31.18
SUPERIOR STABAT LUPUS INFERIOR AGNUS: CERNIGOI ED ETTORE MESSANA





Malgrado Tutto, in via riservata, ha voglia di farmi sapere che la signorina Cernigoi non è vero che non mi aveva risposto: mi aveva anzi replicato e in malo modo. Ora qualcuna ha voglia di farmi sapere che la poverina è stata vittima di chissà quale aggressione mafiosa. Comincio a temere per me. Porto il tasco torto, infilzo la Cernigoi e il suo pigmalione siciliano Casarrubea. Per me sono artefici di una indegna campagna di stampa infondatamente calunniosa contro il Gr. Uff. dottore Ettore Messana, ispettore generale di PS, da Racalmuto. morto da oltre sessant'anni e quindi assolutamente non in grado di difendersi.





Una concertazione cche reputo indecorosa.


Un esempio: nel celebre processo di Viterbo il Messana, fiero, integro, rispettabile e ripettato, depone come teste e incisivamente, documentatissimo, ripercorre tutta la sua vicenda diciamo della sua meritevole lotta al banditismo siciliano capeggiato dal celeberrimo bandito Giuliano. Nessun'ombra, nessun sospetto macchia questa fulgida figura cui si inchina il Tribunale. Quella deposizione noi l'abbiamo pubblicata nei giorni scorsi: sono atti pubblici consultabili stando persino seduti dietro un comodo computer. Noi la ripubblichiamo qui.


Ed invece no! La signorina Cernigoi devia, si lancia in giudizi di valore gravemente lesivi dell'onore di questo grande servitore dello Stato di diritto e sciorina una serie di valutazioni contro "l’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani".


Noi non sappiamo chi sia questo alto funzionario dello Stato Ciro Verdiani; pensiamo che venga qui anche lui calunniato, ma non ne sappiamo nulla. Sappiamo solo che è perverso diffamare Ettore Messana quasi fosse corresponsabile dell'operato del Verdiani sol perché ne era stato una diecina di anni prima - ma è poi vero? - 'dipendente' .


A noi ad esempio questo non risulta ma anche se vero mi richiama la Cernigoni la favola di Fedro superior stabat lupus ....._- sei mesi fa mi hai lordato l'acqua. - ma se non ero manco nato - e allora è stato tuo padre.



La figura di Messana è scolpita nel testo della sua deposizione al processo Viterbo. Controllate. La Cernigoi se ne fotte ed ecco come dileggia il Messana. Può avere tutta la solidarietà del congrega della carta stampata e di Casarrubea, ma l'indegna denigrazione risulta qui inoppugnabile.

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Malgrado Tutto: Le riportiamo, per sua informazione, la replica di Claudia Cernigoi.APPUNTI SU ETTORE MESSANA.



Claudia Cernigoi: Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia.



In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa persona.



[omissis]













A fronte di tutto ciò ci si aspetterebbe che Messana sia stato, se non condannato per quanto commesso sotto il fascismo, quantomeno "epurato" dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un "Ispettorato generale di PS per la Sicilia", un "organo creato per la repressione della delinquenza associata, e specificamente per la repressione del banditismo che faceva capo a Giuliano (il "bandito" Salvatore Giuliano, n.d.a.)" (questa definizione è tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco D’Agostino, in merito alla strage di Portella della Ginestra del 1/5/47). Per sapere come i due alti funzionari di PS svolsero il compito loro affidatogli, leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in merito alla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano spararono sulla folla che si era radunata per festeggiare il Primo maggio, uccidendo undici persone tra cui donne e bambini e ferendone molte altre.



"L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il capo della mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano, con cui si incontrò nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla mafia, Giuseppe Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo cognato dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si concluse con la raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di essere dei bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il Procuratore Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo madre del capo bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano fosse soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano pervenire una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò l’uccisione di Giuliano in Sicilia", già "uomo di fiducia personale di Mussolini", come scrive Giuseppe Casarrubea in "Storia segreta della Sicilia", Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano".


 



 

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Quanto alle altre infamie ribadite dalla giornalista triestina, filoslava, non certo affetta da fervido patriottismo verso questa nostra patria Italia, ho già proceduto a sbriciolarla e ancora meglio farò quanto pubblicherò gli altri risultati delle mie ricerche archivistiche.

Qui accenno alla mia corrispondenza con Malgrado Tutto.


 



 



 



 



Non ringrazio Malgrado Tutto di quanto segnalatomi. Che smentita è mai codesta? Le minchiate della signorina Cernigoi le ho smantellate tutte e ancor più farò quando commenterò l'altra documentazione in mio possesso. Quanto alla faccenda Lubiana rimando a quanto già scritto sulla base della documentazione richiamata dallo storico di fama mondiale Sala. Sul resto, la Cernigoi si appoggia incautamente su Casarrubea. Anche Gigi stasera sembrava convinto che la storia di Riesi e quella della coerreità con fra Diavolo sono "cazzate". Mi domando a questo punto Malgrado Tutto con chi sta? Con la Cernigoni e Casarrubea o con la verità che credo di avere rispolverata sul gr.uff. Ettore Messana? La pervicacia della signorina Cernigoni la sottoporrò alla valutazione della nipote del Messana per le sue eventuali azioni giudiziarie.



 



 



 



 



 



 



Malgrado Tutto: Le abbiamo girato quanto sopra solo per sua informazione, non deve ringraziare nessuno. Cordiali saluti



 



 



 



 



 



 



Dottore Calogero Taverna, ottuagenario: Bene, meglio così. Ma il problerma resta: obiettivamente Malgradotutto ha diffamato Messana: Poco importa se si è limitato a riportare un testo altrui. Non devo insegnare niente a nessuno. Sia chiaro la diplomatica lettera della signora Giovanna l'ho stilata io. L'ho fatto per farvi prendere le debite iniziative riparatrici. Vi sono amico e spero che non persistiate in questo atteggiamento quasi di scaricabarile. Comunque, la faccenda mi riguarda molto relativamente e così riparo alla mia precedente sparata, vi ringrazio e spero nella vostra stima. Cordialità.



 



 



 



 



 



Domenica 09:11



 


Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo meschinello detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato suo superiore e che certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si fu di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Riportiamo giù locandine manifesti e dicerie elogiative ma non c'era molto da addurre a lode omaggiante. Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto singolare per uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto di un reparto politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti di sospetti e dispetti a base di "corre voce", "si dice", "non poteva non sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana. E quando le scrive queste cose, quando ancora modesto funzionarietto di questura, relegato ad una insignificante periferia, nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di Stato, nientemeno l'on. Alcide De Gasperi. E quel insignificante rapportino finisce obliato e trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è tanto vero che Roma repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca.



lunedì 12 settembre 2011



Ricciardelli, l'amico e collega di Palatucci che finì a Dachau










 

























Ma ecco cosa scriveva ancora il Ricciardelli:



"Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che promettevaloro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro.



Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui aveva ricavato lauti profitti.



Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad affettuare operazionidi polizia politica degne di particolare rilievo.



Ma anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici, responsabili di attività antifascista molto limitata. In proposito, si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la sua malvagità d’animo:



In una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente, per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista, con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione della città ai primi di maggio u. s.)



Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente la locale commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in modo particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve entità per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini, presidente della commissione stessa.[3]



gli italiani uccidono 15 uomini e donne a Brdo presso Lubiana. Le vittimesi trovano al cimitero di Vic



Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce. Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato dimissionario d’ufficio". [4]

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Di tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO. Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo documento che per di più potrebbe risultare persino apocrifo si macchia a mio avviso di diffamazione calunniatrice. Certamente non fa storia















 


Carissimo cugino Gigi Restivo



credo che debbo alla tua cortesia se Malgrado Tutto mi ha "passato" i contrappunti avversi di tal Carnigoi triestina, filoslava e con scarso amore patriottico per questa nostra Italia. Ti riporto quanto oggi per il canale riservato di cui dispongo le ho inviato:



"lei persiste nella sua ricostruzione storica rimarcando la sua responsabilità quanto agli infamanti giudizi di valore contro il Messana. Se lei è persona civile perché non dice che fine ha fatto quella congerie di fallaci accuse titine? Non può credere che l'Italia degasperiana abbia conferito l'alta onorificenza al Messana ignara o peggio correa di quella caterva di accuse infamanti titina contro chi avesse avuto dallo Stato Italiano incarichi in quella tragica storia della costituzione della provincia di Lubiana che lei non può antipatriotticamente ridurre ad un crimine di guerra. Storicizzi, si legga letteratura seria quale quella del prof. Sala e poi giudichi. Io l'ho fatto e le dico che lei fa solo indegno scoop giornalistico. Quanto a quello che scrive sulla base del Casarrubea, se la sente di confermarlo?"



 



 



Ti faccio presente che la Cernigoi si basa su un fascicolo postumo di gente titina che ha cercato invano di ricattare l'Italia. Non mette in conto neppure che quelle accuse finirono cestinate perché infondate o ininfluenti. L'Italia degasperiana - mica quella fascista o provvisoria o bonomiana - non diede peso alcuno alle infondate accuse titine pur conoscendole. Credo che addirittura esista nell'archivio del Ministero degli Esteri un dossier in proposito. L'ho individuato ma per il momento ho lasciato correre. Tu che sei in cerca spasmodica di documenti potresti sopperire. Ti darei gli estremi.



 



 



Uno storico davvero professionale e serio quale il prof. Sala, deceduto, ha pubblicato volumi sulla vicenda della "guerra parallela" che consentì al Duce di istituire questa cosiddetta provincia di Lubiana per insegnare ai tedeschi come occupare un territorio straniero e gestirlo "umanitariamente". Emerge che il Messana cercò nel primo anno della "provincia" di attuare quella politica "umanitaria e civile" ma non potè fare molto perché "esautorato dall'esercito". Questo emerge da una probante corrispondenza che naruralmente la Cernigoi o ignora o intenzionalmente oblitera.



 



 



Per il resto la Cernigoi si avvale della "postuma" farneticazione del Ricciardelli, la quale credo di avere disinnescato in miei post che mi pare hai letto (magari - scusami - molto superficialmente). Ad ogni buon conto sto reiterandoli.



 



 



Le altre due pagine che il Casarrubea &C si ostinano a martellare per infamare indegnamente il Messana e cioè quelle che attengono alla faccenda di Riesi del 1919 e alla pretesa correità con fra Diavolo nell'ambito della tragica storia del bandito Giuliano, mi dicevi ieri che anche a te apparivano "cazzate". Non so se confermi o hai dei ripensamenti. Io resto maggiormente confermato in favore del Messana

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Il bandito Giuliano

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La strage di Portella della Ginestra



Documenti sulla strage


Documento 13


VERBALE INTERROGATORIO



DELL’ISPETTORE VITO MESSANA


Verbale di continuazione di dibattimento del 20 luglio 1951



[cartella 4, vol. V, n. 5]


D’ordine del Presidente, introdotto il testimone Messana Ettore fu Clemente di anni 66, nato a



Racalmuto (Agrigento) e domiciliato in Roma, Ispettore di Ps.



Interrogato in merito ai fatti della causa, risponde:


«Fui mandato in Sicilia a capo dell’Ispettorato Generale di P.S. per la Sicilia nel maggio 1945 e vi



rimasi fino a tutto luglio 1947. Il decreto che istituì l’Ispettorato è dell’aprile 1945 e funzione di tale



organo fu quella di integrare l’opera repressiva e preventiva nell’eliminazione del banditismo ed in



genere della delinquenza associata in Sicilia».



D. R. «Io ebbi a mia disposizione 750 carabinieri, 350 agenti e 14 funzionari, che distribuii in tutte le



province della Sicilia da Messina a Trapani. Fui io che istituii i nuclei di carabinieri e polizia nei



centri dove a me sembrò che dovessero essere istituiti. Le mie prime operazioni feci nelle province



di Agrigento e di Catania. Verso la fine del 1945 incominciò ad affiorare l’attività della banda



Giuliano. Tale fatto fece aumentare la mia attività tanto più che la banda Giuliano e quella di Avila



si erano poste al servizio dell’Evis».



D. R. «Ebbi notizia dei fatti di Portella nelle ore pomeridiane del 1° maggio 1947. Mi recai ad una



riunione indetta dal prefetto Vittorelli, dove si stabilì una certa azione da svolgersi. L’indomani mi



recai a Piana degli Albanesi ed a San Giuseppe Jato, ove già si era proceduto all’arresto di quattro



persone ad opera di un nucleo dipendente dall’Ispettorato e dove si era proceduto a largo



rastrellamento arrestando centinaia di persone sospette, le quali però furono quasi tutte rimesse in



libertà. Non essendo emersa a loro carico alcuna responsabilità».



D. R. «Tutto ciò venne fatto ad opera della questura che si limitò poi a denunciare solo i quattro



arrestati».



D. R. «In una riunione tenuta anche alla presenza dell’Ispettore Generale di P. S. Rosselli, inviato a



Palermo dal Ministero, fu deciso da quest’ultimo che la direzione delle indagini dovesse essere



affidata al questore Giammorcaro e fu così che io passai alle dipendenze di costui».



D. R. «Si venne frattanto a conoscenza che il 1° maggio era stato sequestrato, dopo la sparatoria, un



campiere, certo Busellini, del quale non si seppe nulla per tanti giorni e che poi fu trovato ucciso in



un fossato da un nucleo alle mie dipendenze».



D. R. «Non so se il ritrovamento del cadavere del Busellini avvenne a mezzo di cani poliziotti od a



mezzo solo di ricerche».



D. R. «Mi sembra di ricordare che sul petto del cadavere del Busellini fu trovato un cartello con la



scritta «questa è la fine dei traditori», la qualcosa ci convinse che il delitto era stato consumato dalla



banda Giuliano. Tale convinzione ci facemmo anche per il delitto di Portella poiché ci convincemmo



che colui che aveva ucciso Busellini era uno di quelli che aveva sparato a Portella».



D.R. «Noi dell’Ispettorato, fin dal primo momento, pensammo che la strage di Portella era da



attribuirsi alla banda Giuliano, perché il fatto era avvenuto nella zona così detta d’imperio della



banda stessa, mentre l’Angrisani ed il Guarino avevano orientamento diverso».



D. R. «Tale convincimento da parte dell’Ispettorato fu però rafforzato dal rinvenimento del cadavere



del Busellini».


Contestatogli che nel verbale di rinvenimento del cadavere del Busellini non vi è traccia del cartello



rinvenuto sul suo cadavere, risponde:


«Può darsi che io abbia un cattivo ricordo di tale fatto, ma pure mi sembra di ricordare così».



D. R. «Le indagini continuarono e solo nel giugno avvennero i primi fermi effettuati dal nucleo



centrale comandato dal colonnello Paolantonio, il quale mi riferiva lo sviluppo di esse».



D. R. «Il rapporto n. 37 fu redatto quando io non ero più Ispettore Generale in Sicilia, essendo stato



sostituito il 1.8.47 dal questore di Napoli Coglitori».



D. R. «Quasi tutti i fermi avvennero durante la mia permanenza in Sicilia ed io, giorno per giorno,



venivo informato di quanto si riusciva a sapere dai fermati».



D. R. «L’Ispettorato aveva dei confidenti ed inoltre era in contatto con alcuni elementi che ci



ponevano in comunicazione con il bandito Ferreri Salvatore».



D. R. «Io nessun contatto diretto ebbi col Ferreri, solo ebbi rapporti con lui tramite i suddetti



elementi di collegamento».



D. R. «Escludo che Ferreri mi abbia fatto sapere i nomi di coloro che avevano partecipato all’azione



di Portella; può darsi che qualche indicazione l’abbia data al colonnello Paolantonio oppure ad un



altro funzionario di P.S., certo Zappone, che io avevo dislocato nella zona di Partinico e che fu



ucciso a Borgetto in un agguato».



D. R. «Il nostro convincimento che l’azione di Portella era dovuta alla banda Giuliano fu



maggiormente rafforzato dal riconoscimento effettuato da quattro cacciatori sequestrati in quella



mattina del 1° maggio, i quali in una fotografia di persona a cavallo riconobbero proprio colui che



ritenevano fosse il capo del gruppo che li aveva sequestrati».



D. R. «Il colonnello Paolantonio, fin quando io restai in Sicilia, non mi parlò mai del fermo di alcuno



ritenuto partecipe della strage di Portella per confidenze avute dal Ferreri».



D. R. «Escludo di aver avuto mai rapporti con Pisciotta Gaspare, come escludo di avergli rilasciato



un tesserino di riconoscimento sia al suo nome che a quello di Faraci Giuseppe».


Contestatogli che il Pisciotta ha affermato invece di aver avuto rilasciato un tesserino proprio da lui



che glielo fece recapitare tramite Ferreri, risponde:


«Escludo nel modo più reciso che ciò sia avvenuto».


Richiamato l’imputato Gaspare Pisciotta e contestatagli la dichiarazione resa dall’Ispettore



Messana a proposito del tesserino, risponde:


«Il tesserino lo ebbi tramite Ferreri, portava la firma Messana, aveva i timbri dell’Ispettorato, fu



strappato ed io spero che colui che lo ha strappato, se ha coscienza, lo dirà».



D. R. «Luca potrà dire qualcosa in merito, può darsi che il tesserino esista ancora, ma a me risulta



che fu stracciato».


Il teste Messana:


D. R. «Io facevo da organo propulsore nell’attività dei miei funzionari; dissi loro di indagare anche



sulla ragione per cui Giuliano fece l’azione di Portella ma nessuno di essi mi parlò mai su tale fatto».



D. R. «Andai via dalla Sicilia il 31.7.1947 e quindi non mi occupai più della cosa».


A domanda dell’Avv. Sotgiu, risponde:


«Non ricordo di aver rilasciato al Ferreri un tesserino di libera circolazione, ma non escludo che esso



possa essere stato rilasciato da altri sotto il mio nome, essendo io il capo dell’Ispettorato. Devo dire



per altro che la mia firma ufficiale è quasi inintellegibile come Messana, anzi ritengo che sia del



tutto inintellegibile».



D.R. «Non rilasciai tesserini di libera circolazione ai confidenti, non so se ne furono rilasciati a mio



nome dai miei dipendenti che nulla mi riferivano intorno al rilascio di essi poiché ognuno ha i propri



confidenti ed intorno a noi si mantiene il più stretto riserbo anche con i superiori».



D.R. «Io fornivo il danaro che mi richiedevano per i confidenti ai miei dipendenti, i quali mi



rilasciavano ricevuta sulla quale si limitavano a dire. -- per un confidente- senza indicarne le



generalità».



D.R. «Certamente i rapporti col Ferreri iniziarono prima della strage di Portella. Ricordo di aver



saputo, attraverso la fonte Ferreri, che Giuliano voleva attentare alla vita dei dirigenti del Partito



Comunista di Palermo, fra i quali il Li Causi. Informai per la opportuna vigilanza il questore e fu il



colonnello Paolantonio che avvisò direttamente il Li Causi».



D.R. «Al padre del Ferreri feci dare un porto d’armi, ma ciò rientrava nel progetto di venire



all’arresto di Giuliano. Sentii parlare del rinvenimento del predetto porto d’armi sul cadavere del



Ferreri, ma ciò non constatai personalmente».



D.R. «Escludo che il padre del Ferreri facesse parte della banda Giuliano».



D.R. «Non mi risulta che dopo l’amnistia dell’Evis Giuliano abbia mantenuto rapporti con persone



insospettabili».



D.R. «Dopo di me all’Ispettorato ci fu Coglitore, poi Modica, poi Spanò, poi Verdiani»



D.R. «Non ricordo i nominativi dei componenti la banda Giuliano».



D.R. «Esiste un rapporto intorno alle bande armate dell’Evis ed all’attività da esse spiegate, rapporto



redatto dal nucleo centrale alle mie dipendenze».



D.R. «Sono a conoscenza dei nomi in esso compresi, può darsi che l’elenco contenuto in detto



rapporto non sia completo e non comprenda tutta la materia, essendo potuta qualcosa essere sfuggita



e qualcosa sopraggiungere».



D.R. «Non ricordo il nome di Genovesi Giovanni tra i confidenti della polizia, né so se egli sia stato



interrogato dal colonnello Denti».


A domanda dell’avv. Crisafulli, risponde:


«Per il fatto di Portella venne in Sicilia un Ispettore generale del Ministero, come di solito avviene



quando succedono fatti di una certa rilevanza».



D.R. «Detto Ispettore riunì tutti gli organi di polizia in questura e poiché ogni organo comunicò i



risultati delle indagini svolte, l’Ispettore volle che le varie attività fossero coordinate e quindi, senza



esautorare e sostituire alcuno, dette la direzione al questore Giammorcaro al quale doveva essere



comunicata ogni attività degli organi di polizia. Tutto ciò per quanto riguarda i fatti di Portella».



D.R. «Mi fu detto che il Ferreri fu operato di appendicite».


A domanda dell’avv. Sotgiu, risponde:


«Non mi risulta che al Ferreri sia stata rilasciata una tessera intestata a Salvo Rossi, autista del



colonnello Paolantonio».


A domanda dell’avv. Crisafulli, risponde:


«Parlando di un rapporto Coglitore mi riferivo solo al rapporto firmato dal maresciallo Lo Bianco



relativo ai fatti di Portella»


A domanda del Pisciotta Gaspare, risponde:


«Escludo di essere stato io a consegnare i mitra al Ferreri, né mi risulta che ciò sia stato fatto da



qualcuno dell’Ispettorato. A quell’epoca avevamo penuria di armi».


Il Pisciotta aggiunge:


«I cinque mitra servirono per l’azione di Portella, secondo quanto mi disse Ferreri».


Dopo di che il Presidente rinvia la prosecuzione del dibattimento all’udienza del 23.7.1951 ore 9,30.
1 luglio 10.31.45
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Una preziosissima relazione coeva, originale, non pataccata, dell'Ispettore Generale di PS dr.Ettore Messana del 1946. Vi spicca l'ardua lotta alla mafia, al banditismo, ai nuclei armati, alle intese di "esponenti della mafia isolana con Ufficiali Americani qui di stanza".

In proposito Casarrubea e Cernigoi hanno avuto accesso agli archivi americani che so sotto rigidissimo top secret?

C'era una rivolta armata allora in Sicilia e Messana vi rifulge per la sua repressione. E.V.I.S., C.R.I.S. grandi agrari alla Giuseppe Tasca di Lucio, bandito Giuliano che si finanzia con sequestri di persone, rapine, ecc, - Armi automatiche, munizioni cavalli, materiale chimico e sanitario, nascosto in grotte, aabilmente simulate.

E lo scaltro "poliziotto" Messana avvalendosi anche di "notizie fiduciarie" può "affermare che la situazione va, man mano, migliorando".

Ecco perché signorina Cernigoi nel 1946 il suo dispregiato grande ufficiale Messana sta in Sicilia quale ISPETTORE GENERALE a sconfiggere la banda Giuliano , il C.R.I.S. (finanziato dagli americani quelli che con i faziosissimi titini cercarono di fare di ogni erba un fascio dei funzionari italiani operanti nella procincia di Lubiana inventando calunniose accuse che finirono cestinate nei tribunali internazionali).



Siamo nel 1946 e già Aldisio è sotto tiro da parte di comunisti socialisti e movimenti politici di sinistra. Messana è costretto a afere una scelta politica.

Qui scrive che "non trascura di seguire le correnti politiche che possono avere influenza sugli attuali movimenti".

Si attira l'odio dei comunisti Li Causi e Montalbano che cercano di stritolarlo con accuse infamanti, ma finite in un nulla di fatto nei vari tribunali.

Allora si trattò di comprensibile lotta politica.





















































































La riesumazione dei giorni nostri da parte di Cernigoi, Casarrubea, Luparelli ed altri fatta in dispregio di tutte le assoluzioni e in non luogo a procedere giudiziari è solo deprecabilissima diffamazione calunniosa, soprattutto antistorica.
3 luglio 17.06.13
«Fui mandato in Sicilia a capo dell’Ispettorato Generale di P.S. per la Sicilia nel maggio 1945 e vi





rimasi fino a tutto luglio 1947. Il decreto che istituì l’Ispettorato è dell’aprile 1945 e funzione di tale





organo fu quella di integrare l’opera repressiva e preventiva nell’eliminazione del banditismo ed in





genere della delinquenza associata in Sicilia».





D. R. «Io ebbi a mia disposizione 750 carabinieri, 350 agenti e 14 funzionari, che distribuii in tutte le





province della Sicilia da Messina a Trapani. Fui io che istituii i nuclei di carabinieri e polizia nei





centri dove a me sembrò che dovessero essere istituiti. Le mie prime operazioni feci nelle province





di Agrigento e di Catania. Verso la fine del 1945 incominciò ad affiorare l’attività della banda





Giuliano. Tale fatto fece aumentare la mia attività tanto più che la banda Giuliano e quella di Avila





si erano poste al servizio dell’Evis».





D. R. «Ebbi notizia dei fatti di Portella nelle ore pomeridiane del 1° maggio 1947. Mi recai ad una





riunione indetta dal prefetto Vittorelli, dove si stabilì una certa azione da svolgersi. L’indomani mi





recai a Piana degli Albanesi ed a San Giuseppe Jato, ove già si era proceduto all’arresto di quattro





persone ad opera di un nucleo dipendente dall’Ispettorato e dove si era proceduto a largo





rastrellamento arrestando centinaia di persone sospette, le quali però furono quasi tutte rimesse in





libertà. Non essendo emersa a loro carico alcuna responsabilità».





D. R. «Tutto ciò venne fatto ad opera della questura che si limitò poi a denunciare solo i quattro





arrestati».





D. R. «In una riunione tenuta anche alla presenza dell’Ispettore Generale di P. S. Rosselli, inviato a





Palermo dal Ministero, fu deciso da quest’ultimo che la direzione delle indagini dovesse essere





affidata al questore Giammorcaro e fu così che io passai alle dipendenze di costui».





D. R. «Si venne frattanto a conoscenza che il 1° maggio era stato sequestrato, dopo la sparatoria, un





campiere, certo Busellini, del quale non si seppe nulla per tanti giorni e che poi fu trovato ucciso in





un fossato da un nucleo alle mie dipendenze».





D. R. «Non so se il ritrovamento del cadavere del Busellini avvenne a mezzo di cani poliziotti od a





mezzo solo di ricerche».





D. R. «Mi sembra di ricordare che sul petto del cadavere del Busellini fu trovato un cartello con la





scritta «questa è la fine dei traditori», la qualcosa ci convinse che il delitto era stato consumato dalla





banda Giuliano. Tale convinzione ci facemmo anche per il delitto di Portella poiché ci convincemmo





che colui che aveva ucciso Busellini era uno di quelli che aveva sparato a Portella».





D.R. «Noi dell’Ispettorato, fin dal primo momento, pensammo che la strage di Portella era da





attribuirsi alla banda Giuliano, perché il fatto era avvenuto nella zona così detta d’imperio della





banda stessa, mentre l’Angrisani ed il Guarino avevano orientamento diverso».





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Il NOSTRO dunque inizia la sua esperienza quale ispettore generale di PS in Sicilia e subito deve risponderne a Ferruccio Parri che proprio destrorso e filofascista non era.





Se con Bonomi è pur sospettabile una qualche frequentazione massonica (e quale grande commesso dello Stato Italiano non è stato massone?) le insinuazioni di Casarrubea non hanno più fondamento alcuno dal momento che il Messana transita riverito ed ascoltato sotto Parri sino al 9 dicembre del 1945, sotto Romita sino al i° luglio 1946 (DE GASPERI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO), sotto lo stesso DE GASPERI quale ministro degli Interni sino al 1° febbraio 1947. E guarda caso appena Scelba - sì proprio Mario Scelba - sale allo scranno di Ministro degli Interni, quello che doveva essere il suo protettore, il nostro Messana viene invitato ad accomodarsi fuori, ma fuori per modo di dire visto che torna al Ministero a Roma e al Viminale vi resta oltremodo autorevole e rispettato sino al suo pensionamento per raggiunti limiti di età.





MINISTRI DEGLI INTERNI



BONOMI prof. Ivanoe , dal 18 giugno 1944 al 20 giugno 1945




PARRI prof. Ferruccio , dal 21 giugno al 9 dicembre 1945

[ » ]


ROMITA ing. Giuseppe, dal 10 dicembre 1945 al 1° luglio 1946




DE GASPERI dott. Alcide , dal 10 luglio 1946 al 1° febbraio 1947




SCELBA avv. Mario,dal 2 febbraio 1947 al 16 luglio 1953

[ » ]


FANFANI dott. prof. Amintore, dal 16 luglio 1953 al 18 gennaio 1954




ANDREOTTI dott. Giulio , dal 18 gennaio 1954 al 10 febbraio 1954






Gentilissima signorina Cernigoi, se Lei è o si dichiara solerte e coscienziosa Storica crede davvero che un arcigno De Gasperi poteva rendersi compiacente di quel Messana quale il Ricciardelli - che mi pare di nessun prestigio godette e che comunque rimase impalato al suo basso ruolo nonostante volesse accreditarsi, dopo essere stato capo della Politica del fascismo, protettore degli ebrei.?





Se Lei è una ricercatrice seria dovrebbe convenire con me che le insinuazioni del Ricciardelli, con solo tutti quei "si dice" "pare" "qualcuno afferma" " a ben pensare" e via discorrendo e mai uno straccio di fatto documentato e provato, meritavano di finire nel cesso come tutto indecorosamente vi finì.








E De Gasperi poi fu Ministro degli Esteri e dovette occuparsi di quella calunniosa congerie di accuse a TUTTI i nostri funzionari in Slovenia che Titini, pronubi gli Americani, confezionarono senza alcuna prova, obiettività, credibilità. E anche quella falsa congerie di calunnie di una Nazione Estera che cercava vendetta e non giustizia finì nel cesso, archiviata con un non luogo a procedere.





E così il duro grintoso non malleabile De Gasperi si tenne vicino e si affidò e officiò il Messana fregandosene degli strilli di un Li Causi che per giunta avrebbe dovuto alzare un monumento al Messana che informato dal suo confidente Fra Diavolo seppe che Giuliano stava ordendo un agguato alo stesso Li Causi per ucciderlo. E se a Li Causi nulla successe lo deve prorio a Messana che lo protesse e lo avvisò del pericolo. Leggersi gli atti provessuali per darmi ampiamente ragione.





Qualche mio amico e parente vorrebbe chissà quali documenti a comprova di quanto ho riscontrato a discolpa del Messana. Come si fa a documentare che una calunnia è una calunnia se non dimostrando che non vi sono prove documentali ma che vi sono sentenze passate in giudicato di Tribunali persino Militari persino Stranieri che tanto affermano!





Sono forse prove serie quelle che la Cernigoni dice di trovarsi a Lubiana, redatti un paio di anni dopo da parte di inviperiti nemici di questa Italia e scritti per giunta in sloveno e basati solo su postume dichiarazioni tanto vaghe quanto sospette? Se si è antitaliani: subito e si mette anche la mano sul fuoco!!
9 luglio 8.38.29
https://fbcdn-profile-a.akamaihd.net/hprofile-ak-ash2/v/t1.0-1/c5.0.32.32/p32x32/582097_210994469084309_1489528607_n.jpg?oh=a6981145264a09f6f5f268363edd10f0&oe=54B39AC0&__gda__=1420590137_024b69b709ed78981a2bfd273777677e
vorrei diffidare il signorino Taverna (ricambio la qualifica di "signorina" che egli mi ha affibbiato) a continuare a diffamare la sottoscritta e Giuseppe Casarrubea (che legge per conoscenza) di fronte a terze persone. Quanto da noi pubblicato su Messana e Verdiani è quanto risulta da documenti ufficiali (non necessariamente "titini", anzi, di fonte italiana) e da noi correttamente riportato. Accusarci di essere "antitaliani" solo perché facciamo ricerca storica è davvero ridicolo, oltre che offensivo. Inoltre il "canale riservato" che il signorino Taverna dice di avere attivato con me, sarebbe questo sistema di messaggistica sulla mia pagina FB che è accessibile a chiunque. Però vorrei ricordargli che continuare ad inviare messaggi di offese ed insulti costituisce molestia se non stalking, quindi, se non ha nulla di concreto da dire, lo invito a smettere.
9 luglio 13.37.23
pare che la "signorina" insinui che abbia già consumato un bel reato di "stalking". Mi aspetto querele cosicché possa subito fare partire "denuncia" per calunnia. Qui siamo ancora in uno stato di diritto e noi ITALKIANI non abbiamo nulla a che spartire con la "giustizia sommaria e calunniatrice" TITINA (in ispecie contro la fulgida figura del grande servitore dello STATO ITALIANO il gr.uff. Dottore Ettore MESSANA, già Ispettore generale di PS. F.to Dottore Calogero Taverna ottuagenario già grande inquisitore di vigilanza bancaria e delle grandi evasioni fiscali agli ordini di sua eccellenza il Minisrro Reviglio., "signorino" felicemente sposato e tutt'altro che una "persona" qualunque, un "tale lillo" della insolente prosa di tale Claudia Cernigoi.
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signor Taverna, è lei che è entrato nella mia pagina e non io nella sua, quindi può semplicemente uscirne e lasciarmi in pace. e con quale faccia mi dà dell'insolente dopo che è lei a definirmi "calunniatrice titina"? veda di non rendersi ridicolo.
iO NON MI STO ASSOLUTAMENTE INTRODUCENDO IN NESSUNA sua pagina. Che cosa sia il canale "atipico" di "messaggiare"anche fra non AMICI di FB io non so. Noi due non siamo amici .. anzi! Se mando a una mia nemica di FB un messaggio quella può manco leggermi "ufficialmente" se vuole come mi consta nel nostro caso e può fare di più: può chiudere del tutto quel "canale" interpersonale cosa che ovvio lei non ha inteso fare per venire a curiosare nelle cose mie. Lei parte da un messaggio riservato e interpersonale per farne un dileggio del sottoscritto in un suo pubblico blog. Non me ne ero manco accorto. Solo quelli di Malgrado Turro me ne rendono partecipe e lei abbonda in frizzi e lazzi contro di me. Molto signorilmente io ho usato questo canale INTIMO per renderla edotta di quanto emergeva a distruzione delle sue come dire incaute accuse contro l'integerrimo Ispettore Genrale di PS gr. uff. dottore Ettore Messana che io difendo contro diciamo così le sue superficialità- Capolavoro di fasulla astuzia giornalistica quel "non necessariamente titine". Ho citato sue affermazioni altamente lesive dell'onore del Messana. Che cosa ha da dire? Davvero il Casarrubea - giornalista siciliano scaltro e avveduto - che come dice lei ci "legge per conoscenza" (e mi punge vaghezza di sapere come fa il palermitano Casarrubea a leggerci qui in questo canale ultrariservato e solo interpersonale a leggerci per conoscenza?); davvero il Casarrubea vuol seguirla in questa sua testarda strada denigratrice del Messana per le faccende di Lubiana? E quanto a lei, mi creda, cambi musica: con me ci rimette le penne.
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le molestie esistono anche se inviate su un canale INTIMO come dice lei, quindi la invito a smetterla, anche perché si sta incartando attorno alle sue minacce
bene!!!! così cel a vedremo nei tribunali, no??? che pacchia per me. Sono molestie anche quelle che mi sta inviando coinvolgendo persino l'estraneo Casarrubea?
11 luglio 14.59.42
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guardi, lei non ha proprio il senso della misura né del ridicolo, sarei io quella che molesta, adesso, dopo che ha iniziato lei a tempestarmi di messaggi, e io a coinvolgere Casarrubea, dopo che è stato lei ad attaccarlo per i suoi articoli? la lascio perdere solo per rispetto della sua età, mi stia bene ma ci dia un taglio,, ché è davvero penoso.
11 luglio 17.00.40
No1 signora: quando si tratta di difendere la verità, la giustizia, l'onore di chi ha speso una vita al servizio di questo nostro STATO DI DIRITTO ITALIANO non ho il senso della misura e non mi importa un cazzo se vengo giudicato "penoso". Se io fossi in LEI farei quell'atto di resipiscenza operosa che urbanamente Le chiedevo in esordio.
12 luglio 22.13.57
https://fbcdn-profile-a.akamaihd.net/hprofile-ak-ash2/v/t1.0-1/c5.0.32.32/p32x32/582097_210994469084309_1489528607_n.jpg?oh=a6981145264a09f6f5f268363edd10f0&oe=54B39AC0&__gda__=1420590137_024b69b709ed78981a2bfd273777677e
la resipiscenza operosa la lascio a lei, e per l'ultima volta la invito a smetterla con questi messaggi offensivi. e tanto per precisare, Messana la vita di servizio l'ha dedicata molto di più allo stato fascista che non allo stato di diritto, quindi faccia il favore di non sparare fesserie.
Bene: riferirò a chi di dovere queste sue affermazioni sul Messana : le mie saranno fesserie ma di certo non sono calunnie a mezzo stampa
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lo stato di servizio parla chiaro, signore mio, e questo scambio di messaggi tra me e lei non è "mezzo stampa". veda di ridimensionarsi invece di continuare a rendersi ridicolo. ma pensa davvero di fare una bella figura? ma non ha altro da fare nella vita? davvero, lei mi intristisce. dovrò vedere di bloccarla.
Lei stessa nello scrivere quello che scrive - appunto a mezzo stampa - manco si è resa conto che sanciva che il Messana potè essere monarchico e massone ma non fascista e lo stato di servizio del Messana ha ben altre coordinate che rendono criminali affermazioni denigratrici "a mezzo stampa". Non è qui che la sbugiardo. Per sessantennale esperienza e per lauree brillantemente conseguite io so quello che dico. Per età e per pensioni in effetti non sto lì a confezionare calunnie storiche contro intemerati onorati e stimati SERVITORI dello STATO DI DIRITTO ITALIANO. Ho documenti incontestabili.
13 luglio 9.50.59
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si rilegga e valuti se quanto scrive ha un minimo di coerenza. la invito per l'ultima volta a smettere di molestarmi coi suoi messaggi, perché con la sua petulanza sta diventando fastidioso.
ragazza mia non si è manco accorta che voleva non coinvolgerla in certi guai. Ma Giove rende folli quelli che vuol perdere.
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caro il mio plurilaurealuto, ragazza mia lo dirà a sua figlia (ammesso che ne abbia una) e folle a qualcun altro. la sua maleducazione è pari solo alla sua petulanza. si vergogni, all'età che ha, a comportarsi come un ragazzino che fa il bulletto.
Fine della conversazione in chat