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martedì 24 febbraio 2015

Lettera semiaperta al diletto mio nipotino Christian Giacomo Taverna

Lettera semiaperta al diletto mio nipotino Christian Giacomo Taverna
Carissimo Christian
vedi questi scarabocchi qui sotto? parlano del fratello del nonno del nonno del nonno etc, di un nostro antenato da cui discendiamo.
Questo qui si chiamava GERLANDO DE AVERNA. Se tu ci fai caso, al primo rigo ci sta scritto "dilecto filio GIURLANDO DE AVERNA". Certo se sei bravo (e tu sei bravissimo) diresti: ma zio sta scritto Giurlado": Si, ti rispondo, ma c'è una sbarra sopra / , il che significa che è stata elisa una lettera, in questo caso la "n"- Era una sorta di stenografia antica: si chiama brachigrafia.
Qui siamo "nell'anno del Signore 1561, il giorno 13 novembre". Quando sarai grande e son sicuro sarai bravo anche nelle lingue morte, leggerai le ultime due righe in latino e mi darai ragione.
Se poi mi obietti: zio ma questo si chiama Gerlando de Averna e noi ci chiamiamo Taverna, ti rispondo subito, questo è successo perché il prete che trascriveva nella nostra matrice gli atti di battesimo, ad un certo punto, sentendo male, cambiò il cognome da D'Averna in Taverna. Io ho fotografato quei registri antichi che stanno nella Sagrestia di padre Martorana e ho potuto riscontrare questa banalissima modifica.
Tutte le quattro facciate del documento io l'ho trovate in Vaticano e precisamene nell'Archivio segreto vaticano. Se guardi il timbro ovale forse riuscirai a leggere "Archivium Segretum Apostolicum Vaticanum".
E tu credi che sia facile già trovare in un mare enorme di documenti questo documento che riguarda la nostra famiglia. Ci vuole studio e frequentazione di questo immenso archivio che è a lato della grande Basilica di san Pietro a Roma, dietro la finestra da cui la domenica a mezzogiorno il papa dà la benedizione che impartisce Urbi et Orbi (alla città e al mondo).
E poi bisogna decifrare quello che ci è scritto. E' tutto in latino; ma un latino cosiddetto dell'alto medioevo. Non è quello classico in cui scrivevano i grandissimi poeti e scrittori romani quali Cicerone, Orazio, Tibullo, Ovidio, Virgilio etc. o sublimi storici quali Tito Livio, Tacito. etc.
Come ho fatto a leggere, a capire, trascrivere e quindi tradurre in italiano come vedrai nelle veline dattiloscritte che ti riporto anche qui sotto? Perché ho studiato son da fanciulletto il latino e il greco e ho studiato in scuole serie, dai preti e soprattutto nel Liceo Classico di Agrigento.
Mi dirai, ma a che ti è servito? Cavolo se mi è servito: ho imparato a scrivere in un italiano "colto". Entrato in Banca d'Italia, invece di mettermi a far di conti, sono stato capace di andare in Biblioteca e scrivere delle belle relazioni storiche al Direttore che doveva fare bella figura al Rotary. Così, finii molto apprezzato ed ho fatto veloce carriera mentre i miei amici coetanei restarono al palo per tanti altri anni ancora. E poi siccome sapevo scrivere in modo molto intelligente quando c'erano da fare relazioni in cui bisognava essere diplomatici, dire e non dire, io eccellevo e mi promuovevano e correttamente guadagnavo tanti soldi che mi hanno permesso di vivere una vita onesta, dignitosa ma anche facoltosa, senza rubare, senza imbrogliare.
E ti sembra poco?
E allora ti dico, appena puoi fatti mandare dai tuoi genitori da qualche professoressa - mettiamo la prof. Lina Greco - per cominciare subito ad apprendere latino e greco, a fare l'analisi logica e grammaticale  che ormai nessuno fa e quando dovranno fare un concorso non sanno come fare, sono partati a scrivere anziché "perché" "Xche" come fanno tutti i giorni con quelle diavolerie e i cellulari
e i/pad e simili.
Ascoltami caro Christian: segui le vie di tuo zio Rino. Ti troverai bene.  

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