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martedì 3 febbraio 2015

Sciascia, scrittore sommo e letterato raffinatissimo, non aveva la tempra del microstorico: coglie l'essenza e blandisce le care topiche della minuta cronaca. Da quarant'anni cerco di ovviarvi. Figurati quindi se posso avere voglia di svendere questo paradigmatico mio borgo natio.

costa settemila anni di sofferenza umana; è fuori commercio. Ti riporto una scintillante frase di Leonardo Sciascia: "Ma è dalle microstorie che bisogna partire per capire le grandi. E qui siamo nella microstoria di Racalmuto: antico paese che esisteva già, un po' più a valle, quando gli arabi vi arrivarono e, trovandolo desolato da una pestilenza, lo chiamarono Rahal- maut, paese morto. Ma non era per nulla morto, se fu riedificato arrampicandolo verso l'altipiano  che dal paese oggi prende nome (l'altipiano di Racalmuto, l'altipiano zolfifero). Ed ebbe poi per secoli ... vita appena descrivibile  nell'avvicendarsi dei feudatari che, come in ogni altra parte della Sicilia, venivano dal nord predace e dalla non meno predace 'avara povertà di Catalogna', col carico delle speranze deluse e delle rinnovate e a  volte accresciute angherie che ogni nuova signoria apportava. Ma la vita  vi era sempre tenace e rigogliosa, si abbarbicava al dolore e alla fame come erba alle rocce." Certo Sciascia, scrittore sommo e letterato raffinatissimo, non aveva la tempra del microstorico: coglie l'essenza e blandisce le care topiche della minuta cronaca. Da quarant'anni cerco di ovviarvi. Figurati quindi se posso avere voglia di svendere  questo paradigmatico mio borgo natio. 

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