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domenica 15 marzo 2015

Racalmuto solo paese dei Vivi, vivace, vitale, scoppiettante di salute. Niente PAESE MORTO, con buona pace per SCIASCIA

Nell'Ottocento l'avvocato oriundo Racalmutese, scrivendo di Agrigento fa un excursus e ormai forte dei suoi tardivi studi della lingua araba appioppa a noi poveri racalmutesi il lugubre fardello di abitatori in un Paese dei Morti, essendo per lui cero che Racalmuto fosse detto dagli arabi (non ci dice in che secolo) Rahal Mauth.

Consultando i registri avignonesi  e i resoconti dell'arcidiacono Du Mazel del 1375, in Vaticano, scopro che appena un secolo dopo l'introduzione di questo nome nel nostro Altipiano, Racalmuto non va mai oltre il toponimo di Rachalmutu o Rachalmuto.
 
Quel Mauth là è proprio una falsificazione, una mistificazione, una forzatura insomma per suffragare lo sgradevole significato mortuario.
Leonardo Sciascia nel chiosare   - e a me pare con perplessità - la mostra su Pietro D'Asaro nel novembre del 1984, in piena maturità, ormai ben lontano dall'uso acritico delle dicerie del Tinebra Martorana, annota (pag. 20):" ... siamo nella microstoria di Racalmuto: antico paese che esisteva già, un po' più a valle, quando gli arabi vi arrivarono e, trovandolo desolato da una pestilenza lo chiamarono Rahal-maut, paese morto".

Poveri noi modesti microstorici: abbiamo ,mille elementi dalla nostra parte per coniderare quanto sopra una "cervellotica congettura" ma IPSE DIXIT e come potremmo noi far valere la nostra meno fantasiosa verità a fronte dell'autorevolezza di cotanto Maestro?
 
Ma il Vaticano ecco come ha sempre scritto Racalmuto: Rahal-maut? Non liquet.   
 
 
 
 
 
 
 

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