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mercoledì 20 maggio 2015

Scianna falsò l'anima racalmutese (sempre tragica, mai festaiola).


Racalmuto diviene persino pedante quando deve registrare la sua anagrafe evenienziale, come se non si trattasse di storia (chiamala pure microstoria) ma di aridi affastellamenti di vicende aliene.

 

Seduto ad un bar con un amico, vi era occasionalmente un distinto signore che credo sia stato sindaco proprio in quel tempo della giuliva foto dello Scianna oleografico. Purtroppo per me,  a Racalmuto ci sono nato ma non ci sono vissuto, quindi non ho memoria per puntuali e pedanti datazioni degli eventi locali.

 Però quello che era stato un sindaco della Racalmuto biancofiore  raccontava, magari con un certo sussiego. che in occasione di una Festa del Monte erano scoppiati casi di tifo forse anche per certi intrugli commestibili di cose palermitane che si dicono mi pare "meusa".

L'ufficiale sanitario aveva tenuto riservatissime quelle insorgenze di tifo pitoccale per non turbare la Festa, se non questa esaltata da Scianna, qualcuna analoga o coeva. Una Racalmuto dunque già omertosa persino nei massimi livelli della vigilanza sanitaria.

Mi pare di ricordare che mi raccontavano i miei che vi erano già stati periodi di quarantena, di una Racalmuto infetta tenuta isolata dal resto del mondo. E se non erro Sciascia all'occaso ebbe e scriverne. Del resto Racalmuto era piombata in anni  di piombo, in un ritorno da una feroce mafia stragista anni prima del 1982 (avevo letto 1992 e quindi commentavo in conseguenza, un peccato naturalmente gravissimo he IERI E OGGI non mi perdona). A mia maldestra giustificazione soggiungo che la precisione temporale non mi esalta, la lascio tutta a questi simpatici miei critici di IERI ed OGGI.

 La Racalmuto stragista nasce con quella efferata esecuzione di un Pagliavagnata in piena piazza (la precisione vorrebbe in pieno Corso Garibaldi, ma sono dettagli che lascio ai pedanti). Ero a Milano in quel tempo  alle prese di un imbroglio miliardario della finanza-bene e ricordo che persino i miei dovettero subire angherie da parte di una sorta di un’antimafia ante litteram che cercava il killer o i killer calabresi in quel di Racalmuto e aveva già qualificato tutto il paese – quello onesto e laborioso - colluso e connivente, soprattutto omertoso.

Scandali negli appalti, sindaci amanti del signorotto con note tendenze, geometri mal diplomati fatti dirigenti dell'ufficio tecnico e trucidati, se trucidati, con modalità tutt'ora ignote. (Sparì un momento prima che un prete e un sindaco si stavano recando a trovarlo in campana). La vecchia mafia - dei culi vasci dice Tanu Savatteri - contestata e persino colpita a morte nel suo capo, o sedicente tale;  un clima di terrore, una pace perduta, un accasciamento collettivo.

Ben prima di questa foto, la Racalmuto dello zolfo e del sale aveva preso l'avvio verso il decino, lo spopolamento, l'indebitamento criminale della Casa Municipale e tante cose il cui de profundis, ultimo in ordine di tempo, l’ha piagnucolato il sindaco proprio ieri.  

Ma nulla di tutto questo in quella festa della madonna del 1982 secondo Scianna. Un popolo giulivo, magari mangereccio (ivi compresa la "meusa" dei furgoncini alimentari della Palermo capitale), tutto luminoso, magari non troppo ben vestito (mio padre tanti anni prima aspettava la festa di lu munti - quando giustamente si celebrava a maggio-  per vendere tante stoffe e bottoni e federe alloché  uomini e donnes dovevano onorare la loro Bella Madre si confezionavano l'unico vestito dell'anno, l'unica elegante veste dell'anno). Qui ora la gente è invece sportivamente casual.

Dove è l'anima di un popolo in ambasce? Dove è una qualunque anima? Solo folklore, solo coreografia, solo immagini ovvie, consuete, insignificanti. Una foto spiritualmente FALSA, uno scatto estemporaneo quale anche il Picipò dell'epoca era in grado di fissare.

 

Scianna qui grande fotografo? Non dilettante certo ma insulso, calligrafico, esteriorizzante. Oggi una foto così la si scatta e meglio con un buon I/IPAD. 

Calogero Taverna

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