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martedì 12 maggio 2015

Sintesi contro il crocifisso nelle scuole pubbliche


Piace a Francesco Carrara, Restivo Calogero, Giovanni Avenia e altri 4.

Lillo Taverna Una scuola non è una chiesa: nella chiesa e in quella che mi è più congeniale ci vado se voglio; a scuola ci vado perché debbo. Perché mi vuoi costringere al raccapriccio nel vedere quel biondo nazareno ignudo e sanguinante? Io non amo il sangue. Hic est calix sanguinis mei, mysterium fidei qui pro vobis et multis effundetur in remissionem peccatorum.Quando in latino chi ne capivo l'obbrobrio ma oggi che ve lo sciorinano in mal tradotto linguaggio volgare come fate a non rabbribìvidire? Scusami se ho turbato il tuo nobile spirito di sincera credente!

 

Lillo Taverna Non so se quelli che mettono il fatidico mi pace sotto il depliant che ho traslato per sprampazzarlo, si rifescono a sopra o a sotto come ire alle mie chiose. Quando si scive "6" per la seconda persona singolare del presente inicativo delverbo essere (SEI) beh! ci troviamo nel mezzo di grave imbecillitas per lo meno grafica. Figuriamoci poi quanto al contenuto social-politico!

Lillo Taverna rectius: "ne capiva"

Roberto Salvo Penso che la questione del crocifisso in aula sia più che un fatto esclusivanente religioso, la rappresentazione di una appartenenza. Come dire, in questa nazione la religione ufficiale è quella cattolica, quindi trovo sbagliato toglierlo. La costituzione, comunque, garantisce a chiunque di professare la fede in cui si crede senza per questo essere discriminato.

 

Lillo Taverna Scusami Roberto, ma credo che ti sbagli sonoramente. la Cattolica non è la "religione ufficiale". Grazie a Dio (e a Marx) non siamo più uno stato teocratico. Recita l'art. 7 della costituzione: "Lo Stato e la Chiesa Cattolica, sono ciascuno nel suo proprio ordine , indipendenti e sovrani" e lì ti fermi. Certo il buon Craxi - nel caso da me molto bene accetto -ci ha meso del suo con quella celeberrima legge 25.3.1985, n. 121 (G.U. 10.4.1985, n. 85, suppl.). Non capisco poi come il crocifisso nelle scuole sarebbe la "rappresentanza di un'appartenenza". Perhé se non valdese, o ebreo, o protestante in quanto sto nel paese Vscio con cui mi stanno obbligando ad inciuciarmi non sono cittadino italiano in piena regola e con tutti i diritti e s'intende i doveri (anche quello che se mi pagano come medico in ospedale pbblico dovrei praticare l'aborto terapeutico strafottendomene delle manie di questo nostro (vostro) papa francescano)? E veramente anche quegli immigrati islamici cui l'Italia ha concesso la cittadinanza sono cittadini italiani magari meglio di me che mi sento solo cittadino racalmutese (direi di Bovo) e per il resto cittadino del mondo. Caro Roberto, quelle fesserie falle dire al Marrano del Corriere. Tu sei molto intelligente ed acuto di mente per far eco a siffatte baggianate. Ai sensi della Costituzione Repubblicana Italiana i crocifissi non possono stare nelle scuole pubbliche aperte a tutte le confessioni religiose non in contrasto con le leggi italiane. Penso che su questo alla fin fine siamo d'accordo.

Roberto Salvo E’ un concetto difficile da spiegare, almeno per me, quello dell’appartenenza. Credo che esso si sviluppa quando si produce una corrispondenza tra il ritenerci appartenenti ad un gruppo che a sua volta ci appartiene. Questo senso di appartenenza è fondamentale nella vita quotidiana perché ci fa capire di avere una medesima matrice culturale, sociale e religiosa. Capisco che questo può essere causa di divisioni, ma la democrazia è la regola.

Lillo Taverna La democrazia obbliga all'uguaglianza non alle segregazioni religiose o peggio alle imposizione di elitari collocamenti in alto, cioè ++siccome son cattolico son migiore di te che sei islamicoe no mangi carne i porco. Io non APPARTENGO a nessuno se non alla mia personalità, alla miacoscienza, alla mia cultra e se vuoial mio essere racalmutese iero arrgante,saronico, dadaista.irregioso,non credente che non sopporta fascisti e fanatici.

Lillo Taverna Questa battaglia retrograda e medievale del crocifisso nelle scuole pubbliche i fanatici del cattolicesimo francescano potevano risparmiarcela.In Italia abbiamo ben altri ssillanti problemi, specie d'indole economica. Già il fatto che scrivano "6" invece di "sei" la dice lunga sul loro livello culturale ed appunto "scolastico". Troppi crocifissi nelle scuole PUBBLICHE italiane e scarsa qualità didattica.

Roberto Salvo Ali voti lu mastru è buonu, li stigli puru, ma li materiali sunnu chiddri ca sunnu.

Lillo Taverna Nella scuola pubblica italiana li "materiali" sunnu bbuoni assà: su li "mastri" ca su pricari: su li stigli ca un ci stannu: vecchiette senza cultura, drogati parcheggiati che sanno solo imbrattare i muri (non i flex) di Racalmuto e non sanno niente di niente. In cambio i crocifissi abbondano per le tante pie donne, intente più a pulire i culetti dei loro nipotini che a tenere a bada rgazzine irrefrenabili che son capaci di mandar per aria i vecchi banchi dell'Aula dedicata chissà perché a Sciascia.

Roberto Salvo In merito all'aula di Sciascia il discorso è serio e complicato. Ci sono tanti modi per esprimersi in questo cazzo di mondo.

 

Lillo Taverna Sull'aula di Sciascia a suo tempo scrissi e scrissi molto. Non è colpa mia se i signori carabinieri hanno voglia solo di inventarsi una inesistente mafia per prendersi i tanti fondi nella lotta dell'antimafia e non hanno indagato sulle culpae in vigilando se non di omisioni di controlli dovuti di insegnanti e di bidelli ammesso che ci siano ancora. Non mi intemdo di scuola italiana. Quante impronte digitali hanno lasciato coloro che mariti giornalisti e scrittori imparentati hanno subito etichettato come "virulente insorgenze mafiose in astio con l' "antimafioso" (ma quando mai?) Sciascia, e ciò proprrio nel momento in cui nel terribile carcere di Opera ove muore ogni giorno il mio caro amico Alfredo Sole il rimbambito Reina si mette a dire che Sciascia sì che era uomo con grandi palle sotto; no quei "professionisti dell'antimafia" che Sciascia avrebbe stroncato.

 

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