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martedì 9 giugno 2015

Nesce risorgimentale

 
Lettera aperta a Benedetto Di Matteo, autore di un magistrale studio antropologico della Nesce risorgimentale.  
 




11 ore fa

Ciao Rino a proposito del dubbio che mi hai fatto venire circa i bisogni al femminile negli anni 60 quando ancora non esistevano i bagni nel mio paese, ho proprio oggi sentito mia mamma, 87enne, la quale mi conferma che la regola di fare bisogni fuori casa nelle immediate vicinanze del paese riguardava anche le donne con una piccola variante, quando vi èra il marito in casa, usciva insieme e faceva da palo per evitare incontri. Considera che la cosa èra fattibile anche per le donne perchè parliamo di piccoli centri abitati. a presto
Bella nota che potresti aggiungere nel tuo interessante testo. Ciao.
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ciao grazie


 
Carissimo Benedetto, il Buoventre ebbe a scrivere una postilla sul periodo dei Napoleonidi nel Cicolano. Di quel periodo ho una lunga e bella tesi universitaria di un RAGAZZO (ALLORA) DI CUI PURTROPPO NON SO IL NOME , tesi pervenuta a me tramite mio cognato che però è priva di intestazione. Di quella tesi ti riporto qui due riproduzioni; la pagina dell'intestazione di un allegato che riguarda Pescorocchiano e dintorni dell'allegato e la pag. 230 che come dopo ti dirò riguarda Nesce-

Ti sottolineo questo passo di pag. 230 (tratto dal foglio 6 dell'originale che trovasi all'archivio di Stato di Napoli e che copiato potresti farne una avvincente pubblicazione): " In questo circondario non va che il solo Nesce sprovveduto di fonte, e che fa uso di acqua piovana, la quale conserva dentro i pozzi. Questa popolazione potrebbe raddolcire le sue acque nel modo sopra indicato, havendo cura nel tempo medesimo di tenere lontana dalli pozzi ridetti l'acqua delle prime piogge".
A scrivere nel 1811 è il medico Angelo Santori. Mi risulta che a Pescorocchiano vi era nella ex casa Benedetti una cisterna forse pozzo. Potresti rinvenirlo, fotocopiarlo e magari pubblicarlo per farne un confronto con quelli di Nesce da te encomiabilmente descritti.
Mi domando: come poteva davvero verificarsi che in tutto quel vasto territorio di Nesce non vi era una fonte di acqua limpida fresca e montana? Responsabiltà dei proprietari Morelli che impedivano l'utilizzo di fonti che sia pure con qualche lavoro edile non potevano mancare? Erano così despoti e vessatori questi Morelli che facevano figli superflui preti per non disperdere il patrimonio e figlie monache per analoga mania (La Monaca di Monza di manzoniana memoria ci ragguaglia). .

Pensa un po'? nell'antica Nersae romana vi era invece persino un aquedotto. Lo rilevo da una pagina del libro pubblicato al Comune di Pesconorocchiano, la pag.134. Mi riferisco a questo passo_ "è da congetturare da un piccolo acquedotto foderato di lamina di piombo, immettentesi in una latrina alta quattro palmi circa e larga due, che si estende per gran tratto lungo su quei campi" Ne scriveva il BORBONICO Intendente Niccolò DOMMARCO il 20 febbraio1859 (v. pag. 133 di quel volume comunale, presentato in pompa magna proprio nelle stalle dei Morelli, qualche settimana fa.
Fine della conversazione in chat

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