domenica 20 settembre 2015
Silvi Alzano Grotta del Cavaliere Lugini ed io
Detto fra noi: non è che tra me e il prof. Silvi di Alzano corra buon angue. Ostilità. no, verbigr<zia. Indifferenza tanta. Ci siamo doppiati una sola volta in quel di Corvaro e quindi ognuno per la propria strada. Leggo comunque le sue pubblicazioni, mi piacciono tanto i suoi quattro quaderni. Non accetto il suo campanilismo- Reputo che tra Lugini e un qualsiasi cavaliere errante della Terra di Albione vada preferito il Lugini anche se nato nella da loro non amata Santa Lucia di Fiamignano. Trovo in Wikipedia un luno discorso su Fiamignano. Vi vedo un profilo della cosiddetta Grotta del Cavaliere che Lugini si guarda bene dal chiamarla così- Mi interessa molto l'attacco alle ignave autorità di settore e quindi procedo ad una transumanza letteraria. Non cito l'autore perché la lunga nota informatica mi risulta anonima- Chiaritane la fonte procedo a reiterare una lunga mia nota al prof. Silvi datata molti anni fa e rimasta inevasa per ovvia sottovalutazione che il destinatario ebbe a riservarmi. Questa comunque la mia vecchia lettera:
Gentilissimo dottor Cesare Silvi,
innanzitutto e soprattutto rallegramenti e complimenti per il magnifico incontro dell'altra sera a Corvaro sulla ricchezza, sullo splendore, sull'avvenenza del Cicolano. Anche se a me le attrattive escursionistiche interessano fino ad un certo punto, viva il faraonico progetto comunitario di un percorso selvaggio che da lassù nel nord Europa sprofonda sino a Capo Passero della mia terra natale.
Già io non sono cicolano né laziale: sono siciliano, della terra che dette i natali e qualche ispirazione a Leonardo Sciascia, Racalmuto, ma per vincoli matrimoniali sono finito a Santa Lucia di Fiamignano, innamoratissimo dell'ambiente, della storia, dell'archeologia, delle vicende religiose di questa splendida terra.
Credo per di più di avere trascorsi professionali ed entrature istituzionali per cui forse qualche apporto potrei darlo allo sviluppo delle conoscenze scientifiche e al miglioramento delle vocazioni turistiche di questi luoghi che amichevolmente mi accolgono salvandomi dalle arsure estive di una Roma in caldo umido.
E' con spirito veramente collaborativo, con rispetto massimo e soprattutto con profonda ammirazione che mi permetto alcune chiose forse critiche, e taluni dissensi culturali.
Mi sta bene che alberghi, associazioni escursionistiche, progetti europei troppo pretenziosi vogliano trarre spunto propagandistico dai tesori archeologici e storici del Cicolano; non mi sta bene che si sovverta il corretto rapporto serietà storico-culturale/indotto economico e si creda di asservire il rigore scientifico all'interesse finanziario.
Non mi piace peraltro un vizietto che credo particolarmente duro a morire in queste parti: quello del campanilismo. Tempo fa sembrava che il Cicolano fosse la memoria storica di Petrella in versione Romanin, ora alle volte mi pare che sia il Corvaro a volerla fare da epicentro – se non realtà esclusiva - della grande memoria storica romana, per un tumulo che per quanto avvincente sia non può competere con la gloria di un Val di Varri, di una Nersae, della teoria dei negletti 36 castelli, di un abbandonato Castello di Macchiatimone, della stessa ricchezza sommersa quale la modernissima archeologia medievale potrebbe sfruttare nella fiancata di Poggiopoponesco. E potrei continuare, ma ovvio che privilegio quello che è stato oggetto del mio specifico interesse in questo quarantennio di frequentazione estiva del nostro Cicolano.
Santa Lucia di Fiamignano ha una gloria perenne: la coltissima ed molto erudita penna del medico Domenico Lugini. Da quel vetusto testo si può dissentire, ma non se ne può prescindere; lo si può (e lo si deve) migliorare, integrare e correggere come ha fatto il vostro espertissimo Marco Buonocore nei vostri pregevolissimi quaderni; eppure costui specifica: “Lugini …. [riconsidera] la raccolta epigrafica berlinese portando a conoscenza quei documenti iscritti che solo la sua conoscenza capillare di quella zona era in grado di compiere”. Io, l'altra sera, Lugini non l'ho sentito citare neppure per sbaglio, Che vi sia preclusione campanilistica?
Fulcro del vostro interesse, gira e rigira, è la Grotta c.d. del Cavaliere. Meritevolissimo e apprezzabile interesse. Solo però che se diventa mania monotematica, perde di pregio. E Lugini e Grotta c.d. del Cavaliere alla fine sono inscindibili. Apprendo da Lugini (pag. 43) “ gli avanzi delle mura pelasgiche …. fra Alzano e Monte Maggiore [sarebbero] gli avanzi del tempio di Marte ricordato da Dionisio”. Tra codesto tempio e la Grotta c.d. del Cavaliere vi sono attinenze, contiguità, collegamenti?
La grotta del Cavaliere – mi pare – ha tre date importanti: 1830, data della sua scoperta (?) da parte di codesto archeologo inglese per nascita ma romano di adozione, collegato col sommo Vespignani, marito tranquillo di una splendida romanina di trent'anni più giovane ; 1981, sua riscoperta e specie dopo il rinvenimento di una malcerta epigrafe votiva, suo magnificato accreditamento a ipogeo cultuale; quest'ultimo ventennio, oggetto di accuratissimi studi e ricerche da parte del dottore Cesare Silvi.
Mi permetto di osservare: il nome è equivoco e mi sembra congettura simpatica quella di associare il toponimo Cavaliere all'archeologo inglese, appunto perché inglese; se ipogeo dedito al culto dei morti, occorre scientifica investigazione per saperne di più su tale presenza religiosa ad Alzano, trattandosi in definitiva di ipostatizzazione di una delle tante discese agli inferi, vuoi come quelle omeriche vuoi come quella sfumata virgiliana (meglio collegabile con tale manufatto d'epoca romana). Potrebbe anche trattarsi di devianze esoteriche non rare in epoca tardo impero. Sia chiaro una semplice pietra votiva non ci dice molto. Ma allora perché non fare scavi stratigrafici e appuramenti archeologici non dilettantistici? Non sono per il momento fattibili? La progettazione e lo studio propedeutico è sempre possibile.
Resta l'arcano del collegamento tra il tempio di Marte del Lugini e questa grotta dall'equivoco nome. La scienza progredisce per espansioni, non certo per preclusioni campanilistiche.
Nella letteratura – e non parlo solo di Lugini – queste misteriose mura del Cicolano si sono sempre chiamate Pelasgiche o Ciclopiche, termine forse improprio ma sempre inequivocabile. Se oggi giapponesi (estremamente curiosi, si sa) e cinesi (i turisti dell'avvenire, secondo me) vengono da 'ste parti abbacinati da letture sull'arcano delle mura pelasgiche o ciclopiche e si avventurano tra questi affascinanti Monti Cicolani, chissà quale loro delusione vedendole volatizzare per dar posto a incolori, inespressive, insignificanti MURA POLIGONALI. Perché si sono cambiati nomi e toponimi consolidati? Per pignoleria scientifica? Per far dispetto al vicino ma non amato Lugini? Solo se unite le diverse scuole di pensiero, solo se fra loro si accende un rispettoso dialogo, si fanno salti di qualità. Diversamente si cade in un mercantilismo che fa presto ad esaurirsi, specie se incombono epocali crisi involutive in campo economico.
Si vuol portare alla Grotta c.d. del Cavaliere lo sbocco di un'importante arteria stradale d'epoca romana? Se si fanno congetture, perché no? Ma congettura per congettura, resto legato all'ipotesi del Lugini (cfr. pag. 58). Ho sbirciato il lavoro della Migliario pubblicato sempre nei vostri pregevoli quaderni. Mi riservo di approfondirne lo studio. Spero che il Geometra Mario Balduzzi ripercorra le investigazioni del nonno – anche lui ha conoscenza unica del territorio - e magari filmando dimostri quanta ragione aveva il Lugini. Forse Virzì se ne dispiacerà, ma, via!, ha da ricavarne spunti anche lui, più avvincenti di quelli a dire il vero molto avvincenti che ci ha illustrato l'altra sera.
Occorre dialogo. Ho sentito che la struttura ecclesiale del Cicolano è poco nota. Falso: specie dopo la pubblicazione dell'immane lavoro di Vincenzo di Flavio (anno 2010); ce n'è materia per puntualizzazioni. Ad esempio tanto vi ho appreso sulla chiesa di Santa Lucia tanto cara al vostro socio Antonio Marrucci, che tanta, troppa materia ha su questa fabbrica cultuale, a presidio di un'antica statio romana, nonché di un crocevia di diversa ma continua importanza nell'evolversi delle realtà storiche. Mi chiedo perché, in occasione delle prossime celebrazioni di Santa Lucia, don Maceroni, il dott. Di Flavio, il dottor Cesare Silvi, il dottor Antonio Marrucci, il prof. Buonventre, l'architetto Filippo Balduzzi e la sua collega che hanno studiato quella chiesa, e, se è permesso, un forestiero quale io sono (che pure qualche fruttuosa ricerca anche negli archivi segreti vaticani li ha fatti, forse demolendo taluni idola teatri), tutti costoro o taluni o anche tal'altri non vengono adunati nelle scuole di Santa Lucia da codesta meritevole rivista per una tavola rotonda coordinata da don Maceroni o magari da Lei stesso su questo capisaldo della locale storia (romana a mio avviso), forse bizantina, credo non longobarda, borbonica, con grave dispetto del vescovo reatino, e delle stranezze dell'Acotral di un tempo o della Cotral d'oggidì? Che paradigma dell'intera storia del Cicolano e quindi di Petrella, Pescorocchiano, Borgorose e Fiamignano, così tanto per mia spocchia geografica!
Grazie e chiedo scusa per qualche mia stecca fuori le righe del bene educato colloquiare. Ma da buon dadaista non riesco a correggermi, facendo disperare mia moglie, cicolana di ferro della non molto celebrata Baccarecce
Dottor Calogero Taverna
Gentilissimo dottor Cesare Silvi,
innanzitutto e soprattutto rallegramenti e complimenti per il magnifico incontro dell'altra sera a Corvaro sulla ricchezza, sullo splendore, sull'avvenenza del Cicolano. Anche se a me le attrattive escursionistiche interessano fino ad un certo punto, viva il faraonico progetto comunitario di un percorso selvaggio che da lassù nel nord Europa sprofonda sino a Capo Passero della mia terra natale.
Già io non sono cicolano né laziale: sono siciliano, della terra che dette i natali e qualche ispirazione a Leonardo Sciascia, Racalmuto, ma per vincoli matrimoniali sono finito a Santa Lucia di Fiamignano, innamoratissimo dell'ambiente, della storia, dell'archeologia, delle vicende religiose di questa splendida terra.
Credo per di più di avere trascorsi professionali ed entrature istituzionali per cui forse qualche apporto potrei darlo allo sviluppo delle conoscenze scientifiche e al miglioramento delle vocazioni turistiche di questi luoghi che amichevolmente mi accolgono salvandomi dalle arsure estive di una Roma in caldo umido.
E' con spirito veramente collaborativo, con rispetto massimo e soprattutto con profonda ammirazione che mi permetto alcune chiose forse critiche, e taluni dissensi culturali.
Mi sta bene che alberghi, associazioni escursionistiche, progetti europei troppo pretenziosi vogliano trarre spunto propagandistico dai tesori archeologici e storici del Cicolano; non mi sta bene che si sovverta il corretto rapporto serietà storico-culturale/indotto economico e si creda di asservire il rigore scientifico all'interesse finanziario.
Non mi piace peraltro un vizietto che credo particolarmente duro a morire in queste parti: quello del campanilismo. Tempo fa sembrava che il Cicolano fosse la memoria storica di Petrella in versione Romanin, ora alle volte mi pare che sia il Corvaro a volerla fare da epicentro – se non realtà esclusiva - della grande memoria storica romana, per un tumulo che per quanto avvincente sia non può competere con la gloria di un Val di Varri, di una Nersae, della teoria dei negletti 36 castelli, di un abbandonato Castello di Macchiatimone, della stessa ricchezza sommersa quale la modernissima archeologia medievale potrebbe sfruttare nella fiancata di Poggiopoponesco. E potrei continuare, ma ovvio che privilegio quello che è stato oggetto del mio specifico interesse in questo quarantennio di frequentazione estiva del nostro Cicolano.
Santa Lucia di Fiamignano ha una gloria perenne: la coltissima ed molto erudita penna del medico Domenico Lugini. Da quel vetusto testo si può dissentire, ma non se ne può prescindere; lo si può (e lo si deve) migliorare, integrare e correggere come ha fatto il vostro espertissimo Marco Buonocore nei vostri pregevolissimi quaderni; eppure costui specifica: “Lugini …. [riconsidera] la raccolta epigrafica berlinese portando a conoscenza quei documenti iscritti che solo la sua conoscenza capillare di quella zona era in grado di compiere”. Io, l'altra sera, Lugini non l'ho sentito citare neppure per sbaglio, Che vi sia preclusione campanilistica?
Fulcro del vostro interesse, gira e rigira, è la Grotta c.d. del Cavaliere. Meritevolissimo e apprezzabile interesse. Solo però che se diventa mania monotematica, perde di pregio. E Lugini e Grotta c.d. del Cavaliere alla fine sono inscindibili. Apprendo da Lugini (pag. 43) “ gli avanzi delle mura pelasgiche …. fra Alzano e Monte Maggiore [sarebbero] gli avanzi del tempio di Marte ricordato da Dionisio”. Tra codesto tempio e la Grotta c.d. del Cavaliere vi sono attinenze, contiguità, collegamenti?
La grotta del Cavaliere – mi pare – ha tre date importanti: 1830, data della sua scoperta (?) da parte di codesto archeologo inglese per nascita ma romano di adozione, collegato col sommo Vespignani, marito tranquillo di una splendida romanina di trent'anni più giovane ; 1981, sua riscoperta e specie dopo il rinvenimento di una malcerta epigrafe votiva, suo magnificato accreditamento a ipogeo cultuale; quest'ultimo ventennio, oggetto di accuratissimi studi e ricerche da parte del dottore Cesare Silvi.
Mi permetto di osservare: il nome è equivoco e mi sembra congettura simpatica quella di associare il toponimo Cavaliere all'archeologo inglese, appunto perché inglese; se ipogeo dedito al culto dei morti, occorre scientifica investigazione per saperne di più su tale presenza religiosa ad Alzano, trattandosi in definitiva di ipostatizzazione di una delle tante discese agli inferi, vuoi come quelle omeriche vuoi come quella sfumata virgiliana (meglio collegabile con tale manufatto d'epoca romana). Potrebbe anche trattarsi di devianze esoteriche non rare in epoca tardo impero. Sia chiaro una semplice pietra votiva non ci dice molto. Ma allora perché non fare scavi stratigrafici e appuramenti archeologici non dilettantistici? Non sono per il momento fattibili? La progettazione e lo studio propedeutico è sempre possibile.
Resta l'arcano del collegamento tra il tempio di Marte del Lugini e questa grotta dall'equivoco nome. La scienza progredisce per espansioni, non certo per preclusioni campanilistiche.
Nella letteratura – e non parlo solo di Lugini – queste misteriose mura del Cicolano si sono sempre chiamate Pelasgiche o Ciclopiche, termine forse improprio ma sempre inequivocabile. Se oggi giapponesi (estremamente curiosi, si sa) e cinesi (i turisti dell'avvenire, secondo me) vengono da 'ste parti abbacinati da letture sull'arcano delle mura pelasgiche o ciclopiche e si avventurano tra questi affascinanti Monti Cicolani, chissà quale loro delusione vedendole volatizzare per dar posto a incolori, inespressive, insignificanti MURA POLIGONALI. Perché si sono cambiati nomi e toponimi consolidati? Per pignoleria scientifica? Per far dispetto al vicino ma non amato Lugini? Solo se unite le diverse scuole di pensiero, solo se fra loro si accende un rispettoso dialogo, si fanno salti di qualità. Diversamente si cade in un mercantilismo che fa presto ad esaurirsi, specie se incombono epocali crisi involutive in campo economico.
Si vuol portare alla Grotta c.d. del Cavaliere lo sbocco di un'importante arteria stradale d'epoca romana? Se si fanno congetture, perché no? Ma congettura per congettura, resto legato all'ipotesi del Lugini (cfr. pag. 58). Ho sbirciato il lavoro della Migliario pubblicato sempre nei vostri pregevoli quaderni. Mi riservo di approfondirne lo studio. Spero che il Geometra Mario Balduzzi ripercorra le investigazioni del nonno – anche lui ha conoscenza unica del territorio - e magari filmando dimostri quanta ragione aveva il Lugini. Forse Virzì se ne dispiacerà, ma, via!, ha da ricavarne spunti anche lui, più avvincenti di quelli a dire il vero molto avvincenti che ci ha illustrato l'altra sera.
Occorre dialogo. Ho sentito che la struttura ecclesiale del Cicolano è poco nota. Falso: specie dopo la pubblicazione dell'immane lavoro di Vincenzo di Flavio (anno 2010); ce n'è materia per puntualizzazioni. Ad esempio tanto vi ho appreso sulla chiesa di Santa Lucia tanto cara al vostro socio Antonio Marrucci, che tanta, troppa materia ha su questa fabbrica cultuale, a presidio di un'antica statio romana, nonché di un crocevia di diversa ma continua importanza nell'evolversi delle realtà storiche. Mi chiedo perché, in occasione delle prossime celebrazioni di Santa Lucia, don Maceroni, il dott. Di Flavio, il dottor Cesare Silvi, il dottor Antonio Marrucci, il prof. Buonventre, l'architetto Filippo Balduzzi e la sua collega che hanno studiato quella chiesa, e, se è permesso, un forestiero quale io sono (che pure qualche fruttuosa ricerca anche negli archivi segreti vaticani li ha fatti, forse demolendo taluni idola teatri), tutti costoro o taluni o anche tal'altri non vengono adunati nelle scuole di Santa Lucia da codesta meritevole rivista per una tavola rotonda coordinata da don Maceroni o magari da Lei stesso su questo capisaldo della locale storia (romana a mio avviso), forse bizantina, credo non longobarda, borbonica, con grave dispetto del vescovo reatino, e delle stranezze dell'Acotral di un tempo o della Cotral d'oggidì? Che paradigma dell'intera storia del Cicolano e quindi di Petrella, Pescorocchiano, Borgorose e Fiamignano, così tanto per mia spocchia geografica!
Grazie e chiedo scusa per qualche mia stecca fuori le righe del bene educato colloquiare. Ma da buon dadaista non riesco a correggermi, facendo disperare mia moglie, cicolana di ferro della non molto celebrata Baccarecce
Dottor Calogero Taverna
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