Fondazione Sciascia, le idee di Felice Cavallaro: “Operazione porte aperte”
di Felice Cavallaro | 19 febbraio 2015
CULTURA. Felice Cavallaro, eletto componente del Cda, anticipa su Malgrado tutto le linee-guida del suo progetto per il rilancio e il rinnovamento della Fondazione Leonardo Sciascia. “Tutti dovremmo essere pronti a scuotere una struttura spesso meno attiva rispetto alle attese. Con un obiettivo prioritario: avvicinare sempre di più la Fondazione alla città di Racalmuto e viceversa”.
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Felice Cavallaro
Adesso che il Consiglio comunale ha fatto la sua scelta davanti alla terna proposta dal consiglio di amministrazione della Fondazione Sciascia, il pensiero va al poeta Nino De Vita e al critico letterario Giuseppe Traina indicati insieme con me per subentrare al professore Salvatore Restivo, colonna portante di quel gruppo di sinceri amici dallo scrittore apprezzati sin dalla loro infanzia.
Quando appresi della “terna”, cosciente delle grandi qualità del poeta e del critico, sperai nella saggezza dei grandi elettori che in consiglio comunale avrebbero potuto rafforzare la componente letteraria della Fondazione. Ma, leggendo le indicazioni venute dal documento dei consiglieri comunali di minoranza, in tanti punti vicini alle pressanti richieste di rilancio emerse nella maggioranza, capisco che un po’ tutti hanno preferito orientarsi sull’ingaggio di un artigiano chiamato altre volte ad accendere i riflettori su Racalmuto.
Ed è con questo spirito di servizio che penso, che spero di potere accettare la nomina al termine del primo consiglio di amministrazione al quale sarò invitato a partecipare.
Pur preoccupato dalle attese che sembrano concentrarsi con questo voto sull’“artigiano” scelto, ringrazio tutti i consiglieri comunali, la presidente Ivana Mantione, il sindaco Emilio Messana che ricopre per statuto la carica di presidente pro tempore della Fondazione, gli assessori, a cominciare da Totò Picone, cresciuto all’interno di una squadra come quella di Malgrado Tutto, coscienza critica di una comunità che vorrei si identificasse sempre di più con il meglio da offrire all’esterno: dalla stessa Fondazione al Teatro, dal Castello alle nostre Parrocchie, dalle miniere alle cantine, ai taralli, alle attività produttive che resistono nella bufera di tempi ostili.
Fondazione Leonardo Sciascia
La sala lettura della Fondazione Sciascia
Ringrazio tutti i componenti di un Consiglio di amministrazione che vede in prima linea amici fraterni di Sciascia come Aldo Scimè, memoria storica di una Istituzione che ha saputo proteggere, insieme con i generi dello scrittore, anche loro consiglieri, con protagonisti della vita culturale come il direttore letterario Antonio Di Grado, con volenterosi collaboratori come Giovanni Bufalino o come la bibliotecaria Linda Graci.
Ma, pur non conoscendone bene le dinamiche, so che lo stesso Consiglio ha registrato in passato reiterate assenze. Spero che si possa ritrovare l’entusiasmo di riaccendere tutti insieme quei riflettori. Ovviamente cominciando con chi dentro è chiamato ad operare sempre di più, primi fra tutti le figlie di Sciascia, Annamaria e Laura, con i mariti che, appunto, figurano in Consiglio, l’ingegnere Nino Catalano e il professore Salvatore Fodale.
A loro vorrei chiedere se possibile di rispondere a quelle pressanti richieste con i fatti, con una presenza costante, con la disponibilità ad aggiornare assetto e statuto della Fondazione. Pronti come tutti dovremmo essere a scuotere una struttura spesso meno attiva rispetto alle attese descritte anche nel documento di minoranza che ho citato perché, prima degli encomi, preferisco fare tesoro degli stimoli critici. Con un obiettivo prioritario che vorrei indicare allo stesso Consiglio: avvicinare sempre di più la Fondazione alla città di Racalmuto e viceversa.
Una sorta di “operazione porte aperte”. Una linea di marcia già intrapresa talvolta in passato. Ma da rafforzare, credo, unendo le forze (poche, pochissime) a disposizione.
So per esempio che l’asfissia dei sostegni economici sempre più ridotti crea problemi alla sopravvivenza stessa del bene più prezioso della Fondazione, la biblioteca con i volumi donati da Sciascia, una miniera in gran parte inesplorata, con migliaia di libri e di documenti ancora non catalogati. Anche per rendere omaggio alla memoria di Maria Andronico Sciascia, la signora che avviò il riordino delle carte del marito, spero sia possibile affiancare o unificare questi servizi a quelli della biblioteca comunale, facendo lavorare insieme funzionari e impiegati, coinvolgendo anche istituzioni come il Circolo Unione con la sua dotazione libraria.
Vedrei nella Fondazione il motore unificante di questo settore che dovrebbe consentirci di avere biblioteche sempre aperte a scuole, studiosi, altri enti culturali, turisti, visitatori occasionali offrendo loro, sia nella sede della Fondazione che al Circolo Unione o al Castello Chiaramontano, una accattivante attrattiva con l’offerta di testi, video e film tratti dai libri di Sciascia, occasioni di incontri teatrali e musicali, il tutto in aree Wi-Fi capaci di conquistare l’attenzione, la presenza dei giovani. Prevedendo anche degli angoli in cui potere comprare i libri. Senza aspettare che un attore come Pino Caruso si lamenti di non avere trovato una libreria nel paese di Sciascia. Come sanno bene i tanti scrittori che maturano in questa area, a cominciare da Gaetano Savatteri, fiore all’occhiello di una comunità che sa esprimere spesso al meglio un certo genio racalmutese.
La sede della Fondazione Sciascia
La Fondazine Leonardo Sciascia
Lo stesso che ritrovo in tanti campi. Prendi la fotografia ed ecco Alessandro Giudice Jyoti e Andrea Sardo, o nell’area Franco Carlisi e Angelo Pitrone. Prendi la musica ed ecco il tenore Salvatore Salvaggio, ovvero il grande Joe Castellano, il cuore a forma di jazz, le radici in Contrada Noce, nel buen retiro di Sciascia che vedeva da bambino.
E poi gli artisti racalmutesi, docenti all’Accademia di Belle Arti, da poco nominati dal sindaco componenti della Commissione scientifica per le nuove attività culturali del Castello Chiaramontano: Giuseppe Agnello, Sergio Amato, Giuseppe Cipolla, Piero Baiamonte, Nicolò Rizzo. Le “porte aperte” vanno spalancate nel progetto di rilancio. Anche ai ragazzi di “Tenace concetto”, il blog dei più giovani, anticipati da un blogger di lungo corso come Sergio Scimè, animatore di “Regalpetra Libera”. Ed ancora la redazione della TV con lo zoom sempre puntato su Racalmuto, Studio 98. E la Pro loco, con l’albo delle associazioni in via di costituzione con il tocco del vice sindaco Carmela Matteliano. Grande risorsa i tanti giovani che animano compagnie teatrali, gruppi folk, movimenti sportivi, musicali e sociali. Di qui l’importanza del coinvolgimento degli insegnanti delle scuole di Racalmuto, Grotte e centri vicini.
Maestri in questo campo, direi protagonisti da coinvolgere in pieno, sono certamente animatori culturali come il versatile Piero Carbone o Angelo Cutaia, l’ingegnere del Castelluccio. E ancora storici come Calogero Taverna, caustico ed ironico censore pronto a proporre la mia nomina a conte e ad alloggiarmi al Castello Chiaramontano. Lo cito divertito assicurandogli l’assoluto distacco dalla corsa che considero in questo momento una possibile prova, pronto ad interromperla se non ci saranno le condizioni del rilancio.
Per me Fondazione significa Racalmuto. E Racalmuto non può essere solo un luogo che comincia e finisce nella piazza del paese perché per esistere e resistere deve necessariamente collegarsi a quanto di produttivo c’è tutt’intorno. Di qui la mia adesione all’unificazione almeno di tanti servizi con Grotte. Ma bisogna andare oltre creando un cartello unico di interesse culturale, artistico, eno-gastronomico su un’area che coincide con quella che ho chiamato la Strada degli scrittori.
Si tratta di eliminare le distanze e i confini che a volte disegniamo nella nostra testa senza renderci conto che Tv, Internet, social ormai li annullano.
Se a Grotte c’è il Racalmare di Savatteri, da Racalmuto non posso considerarlo il premio di un altro paese. Se a Favara riescono a metter su la Cultural Farm, da Racalmuto debbo cercare di costruire un’intesa per un’offerta comune. E così con il Centro Russello di Favara, con il costituendo Centro per Tomasi Lampedusa a Palma di Montechiaro, con le Fabbriche Chiaramontane di Agrigento, con il Parco archelogico della Valle dei Templi, con la Kolimbetra del Fai, con le Ferrovie per il treno storico che da Racalmuto può portarci alla Porto Empedocle di Pirandello e Camilleri.
Da sx: Felice Cavallaro, Giuseppe Traina, Nino De Vita
Da sx: Felice Cavallaro, Giuseppe Traina, Nino De Vita
Siamo al tema della Strada degli scrittori che oggi ha un suo comitato all’interno del quale c’è la Fondazione Sciascia, animato dal Distretto turistico Valle dei Templi, già in contatto con l’Istituto del dramma antico di Siracusa, l’Inda presieduto da Gioacchino Lanza Tomasi, grande recente opportunità che ci riporta con il figlio adottivo del grande scrittore ai percorsi del Gattopardo, a Palma di Montechiaro, partendo da Palermo dove ha sede il Parco culturale del Gattopardo presieduto da Michele Anselmi, proseguendo per Santa Margherita Belice.
Ecco il percorso sul quale abbiamo incrociato la piene disponibilità della Scuola di cinematografia sperimentale presieduta da Roberto Andò e diretta da Ivan Scinardo per documentari già proiettati a settembre a Racalmuto, in piazza e in teatro per l’esordio della “Strada”.
Siamo al tema prospettato a ministri, assessori regionali, presidente dell’Assemblea regionale spesso venuti a Racalmuto, il paese che considero il cuore delle iniziative, come ripeto ai rettori delle università siciliane, a cominciare dal rettore di Palermo Roberto La Galla. E vedo crescere una attenzione che, con l’arrivo del presidente del Senato Pietro Grasso, ha coinvolto gli assessori al Turismo e ai Beni culturali Cleo Li Calzi e Antonio Purpura.
Il tema prioritario resta quello di coniugare tutto ciò che rappresenta cultura e turismo per produrre una miscela capace di far scattare nuove occasioni di sano onesto business, quindi opportunità di lavoro. E tutti sanno quanto ce n’è bisogno, pensando ai precari e ai tanti giovani che lo cercano senza trovarlo.
Per fare questo occorrono tanti “artigiani” disposti ad accendere i riflettori. E io farei appello a tutte le forze fresche, ai ragazzi, ma senza dimenticare come ci potrebbe aiutare chi conosce la storia di Racalmuto, segnata dall’infamia (forse sovradimensionata rispetto ai guasti reali) dello scioglimento del consiglio comunale, ma anche dalle speranze di una ricostruzione alla quale hanno partecipato funzionari generosi dello Stato, come Enrico Galeani.
Anche se va di moda, rottamare è verbo che preferisco sostituire con ricostruire. E quando ricostruisci lavori su qualcosa di forte che c’è sotto. Come io penso ci sia stato nella storia recente di questo paese dove le (piccole) cose migliori che mi capitò di fare le feci in una stagione popolata da “grandi vecchi” come Lillo Sardo, oggi imprenditore, Enzo Sardo, anche lui ex sindaco, Vincenzo Milioto, Lillo Bongiorno, tanti, tanti altri fra i quali Federico Martorana, Salvatore Sardo, Pippo Di Falco, Carmelo Mulé, Carmelo Collura, tutti protagonisti che possono raccontare sogni, errori, utopie di epoche policrome. Ecco perché faccio tesoro, ringraziandolo ancora, delle parole del professore Restivo quando richiama Sciascia: “Guardando al futuro, bisogna sempre essere un po’ conservatori”. Conservando il meglio.
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8 Responses to Fondazione Sciascia, le idee di Felice Cavallaro: “Operazione porte aperte”
20 febbraio 2015 a 8:50
Signor Cavallaro apprezzo la sua genorisita e l’impegno di coinvolgere tutti per valorizzare Racalmuto,pero coinvolgere Carbone e Taverna persone che contestano lapiu piccola decisione mi sembra fuori luogo.
Giuseppe Guagliano Rispondi
20 febbraio 2015 a 17:06
Vorrei chiedere all’Anonimo delle ore 8,50:
-se dovesse scegliere tra chi (a suo dire) eccede nella critica e chi non comunica assolutamente nulla anche quando avrebbe il dovere morale e materiale di farlo cosa deciderebbe?
E’ gradita una risposta.
-Sulla gestione della fondazione Sciascia sin dal momento della sua costituzione, ci sarebbe stato molto da dire,ridire e da criticare.
Pochi, anzi pochissimi, ne hanno avuto il coraggio; e per di più, molte volte, la critica si è rivelata interessata.
-Su un certo atteggiamento invasivo e pervasivo di alcuni esponenti della famiglia dello scrittore ci sarebbe molto da riflettere.
-Sul palese deficit di trasparenza ci sarebbe molto da parlare.
La sensazione in questi anni è stata quella che la Fondazione da simbolo di rappresentanza di un messaggio illuminista universale, quale doveva essere, sia diventata una sorta di “mausoleo” dove tale messaggio è stato di fatto imprigionato e sepolto.
La speranza oggi è quella che l’ingresso in Amministrazione del dott. Cavallaro unitamente ad una nuova compagine politica di recente eletta, possa finalmente iniziare a colmare quel deficit di trasparenza che irrita la sensibilità dei Racalmutesi e contrasta con gli insegnamenti e il pensiero del nostro compaesano.
Staremo a vedere.
G. Guagliano V.P.Consiglio Comunale.
Calogero Taverna Rispondi
20 febbraio 2015 a 23:31
Anonimo perché non si firma? Vuol nascondere il sasso? Quanto è misero il suo gesto! Per quel che ne so Cavallaro mentre associa Piero Carbome all’ing. Cutia, giustamente si dissocia da me. Sa bene che non sono servo né leccapalle quale Ella mi appare. Si immagina lei il sottoscritto alle dipendenze di Cavallaro l’uomo della piangente Cancelieri che ci ha affossato con un triennio di mala gestio commissarile; o di un tal Di Grado tutto preso dal cuore cavo della figlia, o del centenario Scimè quello che si accingeva a querelarmi pretendendo 500 milioni di vecchie lire per via della bagascia del nisseno, o dei due non si sa più chi sono se ancora generi o altro, e neppure non si offendano dei due pallidi virgulti di questa sciagurata amministrazione che credo lei con la sua scarsa saggezza e senza lungimiranza si è affrettato a votare. Se si rivelasse le fare la sfottente stratigrafia genealogica sino al 1554. Non sia vile, si sveli così la ragguaglio. E sappia che Piero Carbone mi è amico, l’apprezzo per la sua grande valentia scrittoria, moralmente mi sopravanza. Io amo essere cinico e malvagio. Se mi capita lei sotto e posso farle del male glielo faccio e con gusto così impara a rispettarmi per quel che merito.
Calogero Taverna Rispondi
21 febbraio 2015 a 12:28
Lillo Taverna Caro Piero noi sprechiamo tempo ed inchiostro. Strano che quell’anonimo (o anonima?) apoditticamente nello scomunicarci in quanto vacui punzecchiatori del grande operato altrui poi non obietta alcunché sulla opzione cavalleresca dell’ing. Cutaia, oddio persona degnissima ma di questi tempi autoappartatasi.
Lillo Taverna Ma l’Anonimo (o anonima)) nell’accoppiarci poi ci dissocia in mente sua. Ho la vaga impressione che di te teme la tua alacre inarrestabilità culturale già dispiegata quando per quasi un anno hai cercato in Viale della Vittoria di resuscitare i morti. Chi per due o tre sedute consiliari non è qui presente (a Racalmuto non a Palermo o in coincidenza con gli adempimenti di altre fondazioni del tipo Mozia), giustamente decade – volevi. Ti hanno subito sbattuto fuori e addirittura da chi oggi vorrebbe vestire i panni del Savonarola versione monnezzara. Patetico questo anonimo (o anonima?) prono dinanzi alla “generosità” del nostro affossatore politico al seguito della ingloriosa MINISTRA piangente.
CARBONENon la penso così: è una guerra immane, lo, ma c’è chi con le parole vorrebbe cassare o offuscare qualcun altro con tutti i suoi fatti, specialmente se positivi, anzi, proprio per questo.
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Lillo Taverna L’anonimo (o anonima?) finge poi di non sapere che tra te e me c’è l’abisso umorale, caratteriale, professionale e persino umanitario: s’intende doti in cui tu eccelli mentre io amo prendere il largo nel gran mare dell’aridità progettuale, economicistica, tributaria, manageriale.: cose, credo. tu disdegni.
Lillo Taverna A me la FONDAZIONE interessa in quanto sana gestione: e in questi vent’anni è stata un disastro. Già il querulo giornalista allora in bicicletta ciò lo cantò e in un giornale persino parruccone.
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Lillo Taverna A me la Fondazione interessa in quanto centro propulsore della cultura attiva racalmutese, quella cultura che satura di iniziative sul piano della ricerca storica, archivistica, archeologica, politica e socio-politica sollevi l’economia locale con esaltazioni delle vocazioni turistiche, tutto l’opposto insomma di quanto predicava un tal Di Grado che disse che mai avrebbe consentito a quel sacrario della memoria di abbassarsi al livello delle vili iniziative turistico-culturali. E il sacrario della memoria divenne un avello mefitico anche per certi trafugamenti di carte, per l’affossamento di ogni spinta vitale, di ogni iniziativa effervescente. De mortuis nisi bonum e con quella terna oscena il de profundis lo si è cantato alla grande. Patetica la Minoranza che si mette a tripudiare per il valore umano, scientifico, mirabolante di una terna di cui due illustri signori sono assolutamente arabe fenicie, nomi messi lì a detta del tronfio Tano per far numero, secondo lui come d’uso nelle migliori famiglie.
Lillo Taverna A me la Fondazione interessa perché al centro di una potenziale progettualità di crescita dell’economia e quindi del lavoro dignitoso e adeguatamente retribuito dei giovani. Interessa in termini di razionalità aziendale come appreso in decenni di specialistica professionalità bancaria e tributaria. A me quindi la Fondazione interessa secondo quanto cercammo di concertare in una Pizza da Jeck a Castrofilippo “racalmutesi doc” e per giunta stanziali (Cazzo se esistono caro Tano!) come dire installarvi un antiquarium in cui collocare anche il celeberrimo tesoretto bizantino ed in relazione attivare tutta una scuola a rilevanza internazionale che partendo dalla presenza di Bisanzio nelle lande della nostra Montagna approfondisca il grande tema della civiltà bizantina pre-araba da noi. A noi quindi interessa la Fondazione per farne una dipendenza universitaria per l’approfondimento della storia siciliana nel periodo dell’immediato dopoguerra del 1940 sfruttando la tanta documentazione inedita sul caso Ettore Messana ma soprattutto alla luce dell’archivio Casarrubea e soprattuto dell’approccio a tutta la documentazione della NARA direttamente negli USA come sta facendo meritevolmente il candidato sindaco mancato del M5S Luigi Falletti. A noi la fondazione interessa in quanto ente culturale pubblico che possa far luce sulla civiltà pre-sicana di 7 mila anni fa che sappiamo albergare anche sotto la Grotta di Fra Diego in atto sito di eccellenza archeologica ma negletto, abbandonato alla famelicità di tombaroli stante l’accidia dei nostri comunali vigilanti mal pagati ma per nulla produttivi. E di questo e di altro è partita prima ancor che nascesse l’oscenità di una terna dichiaratamente fasulla per riempire un vuoto dovuto solo a decrepitezza senile, mentre altre decrepitezze senili permangono imperiture a vicepresenziare il nulla ma sovrabbondantemente finanziato dal Comune, non foss’altro che per il regalo di una bella sede per accogliervi solo le pubblicità librarie ed ora persino cinematografari del buon Enzo Sardo, noi facemmo dunque protocollare una istanza equilibrata, propositiva al Sindaco che ovviamente manco se ne cura. Anzi se da un lato caccia via dalla porta Baiamonte dall’altra .. storia quale il Cannone, poi lo recupera come consulente accanto a Gaspare (?) Agnello. E così il mio amico Accursio tornerà a restare solo perché tanto Baiamonte tornerà alle sue eterne telefonate là a quel castello che da svevo ora non possono fare a meno di dire Chiramontano.
Mi fermo qua ma non la finirei mai. Comunque chi è che non vede che io non faccio microcritiche dispersive ma sardoniche stroncature. Solo che al contempo tendo ad una progettualità che voli alto, altissimo. Non mi meraviglia che la notoria accidia racalmutese e la imbecillità dell’anonimo possano pensare ad una senile follia. mentre io penso che Giove rende folli quelli che vuol perdere e follia è stata quella della Minoranza che vota Cavallaro dopo averlo sconfessato come Amministratore tesoriere, follia quella della maggioranza che pur avendo un vice presidente del consiglio che stavolta ha dimostrato di avere le idee chiare poi si accovaccia umile e remissiva sotto la infame terna sfornata da Emilio e Totò. Dichiaro che non sono un delatore (ho letto Tacito), non sono né scrittore né poeta né storico ma sono vissuto facendo di mestiere l’ISPETTORE e tale mi sento e continuo. Signor Anomimo (o anonima?) vergognati.
Calogero Taverna Rispondi
21 febbraio 2015 a 13:35
Con noi due assolutamente no! Trozzanu duro e comu!! L’anonimo (o anonima?) si può permettere addirittura su Malgrado Tutto di associarci come due quivis de populo: così, insolentemente, ci dice: Carbone-Taverna dopo essersi profuso a elogiare la “generosità del dottore Cavallaro” (ma sto titolo accademico esisìe davvero? da che mondo è mondo i giornalisti non sono mai laureati, salvo che ricattando non ne acchiappino qualcuna di laurea ma ad honorem come Berlusconi. Tu ed io caro Piero la laurea ce la siamo presa e con onore e nel tempo giusto, non sarà certo l’anonimo di Malgrado Tutto a delaurearci. Debbo però contrastarti in questo: proprio testé ho dovuto ammettere la signorilità superiorità, professionalità di Malgrado Tutto: pubblica – e perchè no? – il programma politico post-elettorale di Cavallaro ad ampie tinte. Accoglie le due righe maldestre dell’Anonimo. Dà briglia sciolta ad un bell’articolo (mi dispiace riconoscerlo) del vice presidente del Consiglio Dottore Giuseppe Guagliano. Quindi pubblica la mia oscena irruente contestazione (col cazzo che io l’avrei pubblicata) e mi aspetto che mi pubblichino questo nostro lungo odierno chiarimento. Cavolo se non è giornalismo questo e grande giornalismo vuol dire che non capisco nulla di sagace informazione super partes. Grazie Malgrado Tutto, almeno da parte mia.
Calogero Morgante Rispondi
21 febbraio 2015 a 18:12
Ispettore Taverna, il “Non ti curar di lor, ma guarda e passa” non Le ricorda nulla? Perchè, mi chiedo, Lei perde del tempo a stuzzicare l’anonimo/ma? Se è anonimo/ma non si svelerà mai, altrimenti non sarebbe tale.
Per quanto riguarda la Fondazione Sciascia, il sottoscritto, ha curato le “Giornate Sciasciane” degli ultimi cinque anni. Forse Lei non ne ha saputo nulla, ma molti di quanti si difiniscono comunicatori sanno del grande interesse suscitato tra gli studenti di molti Licei della nostra provincia e non ne hanno mai scritto o parlato. Anche se questa mia esperienza non sarà mai più ripetuta, Le assicuro che mi sento lusingato dell’opportunità che il consiglio di amministrazione della Fondazione Sciascia mi ha offerto.
A volte ci si riduce al silenzio perchè non si intravedono altre alternative.
Giuseppe Guagliano Rispondi
22 febbraio 2015 a 11:39
Contrariamente a quanto sostenuto dall’Ispettore Dott. Tavera non ho nessuna difficoltà ne dispiacere ad affermare che buona parte dei concetti ( al netto di alcune intemperanze “giovanili” ) da Questo espressi, nella nota precedente, sono del tutto condivisibili;
E che, anzi, meriterebbero di essere tenuti in seria considerazione da chi di dovere.
Voglio aggiungere, sempre in linea con quanto detto dal nostro super Ispettore, che la Fondazione dovrebbe anche assumersi l’onere
(e l’onore) di organizzare, incoraggiare e governare un dibattito sul tema dell’imperante ingiustizia sociale che pervade la società ad ogni livello e in ogni campo sia pubblico che privato e che rende sempre più invivibile questa nostra Terra.
Dibattito finalizzato alla ricerca del giusto cambiamento.
Sarebbe una sorpresa (e vero cambiamento) se il Dott. Cavallaro così come gli altri illustri e potenti personaggi del “cerchio magico” della Fondazione (familiari compresi) tra le tante cose di cui si occupano decidessero di dedicare un po d’attenzione al tema della giustizia/ingiustizia.(Argomento su cui Sciascia a speso gran parte della sua esistenza e attività civile e letteraria)
Sarebbe importante (irrituale e per tanto quasi “rivoluzzionario”) se il “cerchio magico” nell’affrontare i problemi dei comuni cittadini, cominciasse a mettere a disposizione la propria influenza mediatica, sociale e politica, unitamente a quella dei tantissimi uomini dei vertici delle Istituzioni, attratti dall’irresistibile fascino del pensiero Sciasciano, fonte insostituibile di “energia”, non sempre disinteressata, per tutti costoro.
G. Guagliano V.P.C. Comunale.
Calogero Taverna Rispondi
23 febbraio 2015 a 15:14
Vedo che avete censurato la mia replica a Morgante e all’ultimo Guagliano. Pazienza, seguirò altre vie. Credo comunque che se fate il mio nome (non sono né personalità pubblica né inquisito dall’antimafia, vostra amica) mi dovreste concedere il diritto di replica. Ma io non bado al capello. Mi pubblicate allora questa mia risposta a Giovanni salvo che criticava il fatto che mi sono messo a mandare lettere aperte al signor Giuseppe Guagliano, V. Presidente. C.C. :
No, copie sono partite per ogni singolo amministratore, per il sindaco, per ogni singolo assessore, per il SEGRETARIO GENERALE (strapagato per non apparire mai). Caro Giovanni manco tu mi conosci? Oggi c’è la posta elettronica. Agevolissima. Manco si paga. E sono caselle postali pubbliche. Debbono ricevere e abbozzare. Testè ho rimesso altre copie di altro bordello e non finisce qui. A Racalmuto mi hanno eletto senza voto capo occulto della opposizione a 360 gradi. Mi arrivano segnalazioni, documenti scottanti, lamentele, doglianze, e anche accuse e anche rilievi personali al sottoscritto. E tutto gratis!
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