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giovedì 1 ottobre 2015

IL CICOLANO Antologia

Insediamenti [modifica]

Tutto ciò che sappiamo della loro successiva situazione politica è che dopo la guerra sociale le popolazioni di Nersae (quest'ultima oggi nel comune di Pescorocchiano) sembrano unite in una res publica Aequiculorum, che era un municipium di tipo ordinario [5] insieme a Cliternia (probabilmente oggi Petrella Salto). Le colonie latine di Alba Fucens (304 a.C.) e Carsoli (298 a.C.) dovevano aver diffuso l'uso del Latino (o di una variante di esso) per tutto il distretto. Il territorio era attraversato dall'itinerario verso Lucera e l'Italia meridionale (via Valeria). Sicuro insediamento di questo popolo fu anche un villaggio dove oggi sorge Marano Equo, situato nella valle dell'Aniene, nel cui territorio sono presenti, delle sorgenti di acque minerali di 7 tipi diversi, di eccezionale qualità; altra città ricondotta agli Equi è Tora.




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Il sito archeologico della colonia latina di Alba Fucens in territorio equo.

Lingua [modifica]

Della lingua parlata dagli Equi prima della conquista romana non abbiamo notizie: poiché le popolazioni confinanti dei Marsi, che vivevano subito ad est, e degli Ernici, loro vicini a sud-ovest, erano di sicura etnia osco-umbra, si può ipotizzare che anche gli Equi facesso parte dello stesso ceppo.

Alla loro lingua originaria doveva appartenere il nome stesso della popolazione, ricordato come Aequi o Aequiculi (con la "i" lunga)[6]. In particolare la forma più lunga del loro nome sembrerebbe collegata ad un locativo derivante dal termine aequum (con il significato di "pianura"), indicando quindi gli "abitanti della pianura": in epoca storica tuttavia furono stanziati in un territorio prevalentemente collinoso.

La presenza della "q" nel nome potrebbe derivare da una "q" indoeuropea: in questo caso si confermerebbe l'appartenenza al gruppo latino, che conserva infatti la "q" indoeuropea originaria, mentre questa diviene una "p" nei dialetti volsci umbri e sanniti (il latino quis corrisponde all'umbro-volsco pis). La "q" del nome potrebbe tuttavia derivare anche da un originario termine indoeuropeo con "k" + "u" (come nel latino equus, corrispondente all'umbro-volsco ekvo). L'aggettivo derivativo Aequicus potrebbe indicare una parentela con i Volsci o i Sabini, ma il termine non sembra essere mai stato usato come un reale etnico.

Equicoli [modifica]


Descrizione: http://bits.wikimedia.org/skins-1.19/common/images/magnify-clip.png

Panoramica del Cicolano

Alla fine del periodo repubblicano gli Equi appaiono, sotto il nome di Aequiculi o di Aequicoli, organizzati come un municipium, il cui territorio sembra che abbia compreso la parte superiore della valle del Salto, ancora conosciuta come Cicolano. È probabile, tuttavia, che abbiano continuato a vivere nei loro villaggi come prima. Di questi Nersae presso Nesce, una frazione di Pescorocchiano, era il più considerevole. Le mura poligonali che esistono in considerevole quantità nel distretto, rappresentano una notevole testimonianza della loro cultura.

Note [modifica]

  1. ^ Diodoro Siculo XI 40
  2. ^ Diodoro Siculo XIV 106
  3. ^ Livio IX 45 e Diodoro Siculo XX 101
  4. ^ Cicerone Off. I, 35
  5. ^ CIL IX p. 388
  6. ^ Virgilio, Aen. VII. 744

Voci correlate [modifica]


Collegamenti esterni [modifica]


ARCHEOLOGIA: GLI EQUICOLI I GUERRIERI DELLA MONTAGNA
sul sito
WWW.RISERVADUCHESSA.IT



Nel presentare questa iniziativa editoriale - culturale, devo sottolineare che la nuova amministrazione comunale fin dal momento in cui si è insediata, ha indirizzato la sua attenzione ai beni culturali e ambientali che sono, e diverranno sempre di più, una risorsa per i cittadini ed una ricchezza per il territorio.

Proprio il fatto che l'Amministrazione Comunale si sia fatta promotrice, in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Culturali, della mostra sugli Equicoli, del finanziamento per la realizzazione del "Parco Archeologico" e con altre opere di riqualifìcazione dei centri storici - percorso già iniziato dalla precedente amminitrazione - riguardanti Borgo Collefegato, il centro storico ed il percorso dei vecchi mulini di S. Stefano ed il recupero della Rocca di Corvaro, è testimonianza concreta della nostra volontà di far crescere e sviluppare questo territorio e dargli nuova vita.

Con così tanta storia, cultura e tradizione non potevamo esimerci dal non considerare questo aspetto così importante e al tempo stesso così trainante per il nostro comune e per l'intero Cicolano.

Questa terra è, e può esserlo maggiormente in un futuro molto prossimo, meta preferita per il viaggiatore sempre più esigente ed attratto dalle antiche civiltà, dalle tradizioni popolari, dalla natura rigogliosa, dalla Riserva Naturale Montagne della Duchessa e da una gastronomia legata da sapori antichi e genuini.

L'obiettivo è quello di creare un sistema integrato di recupero e valorizzazione ambientale e culturale garantendo contemporaneamente uno sviluppo delle attività economiche ecocompatibili.

In questo quadro, credo che vada evidenziata anche la proposta del progetto riguardante la realizzazione di un museo che raccolga le testimonianze storiche della vita degli Equicoli e dei Romani insediati in questo territorio.

Nella valorizzazione dei beni culturali e ambientali c'è il passato ed il futuro in mezzo tante scelte.

Il passato è la materia stessa e cioè i beni culturali e ambientali il futuro l'indicazione di metodi di valorizzazione efficaci in mezzo, "l'oggi", la creazione degli strumenti più opportuni per salvaguardare e valorizzare tali ricchezze e in questo modo creare cultura, reddito e occupazione.

E' importante per noi, vincere sfide complesse della modernità e costruire equilibri culturali, economici e sociali senza perdere il valore del nostro passato della nostra tradizione.

Al mio insediamento dissi "proviamo a cambiare" e facciamolo partendo anche dalle tradizioni con metodi di elaborazione e gestione che esaltino vocazioni, storia, cultura, ambiente, avendo una visione non solo locale ma anche europea.

"Per andare avanti bene, bisogna qualche volta voltarsi indietro e vedere dove affondano le nostre radici".

Oltre ad avere un amore per il mio territorio, sono convinto che con le proposte culturali già finanziate e che stiamo realizzando, possiamo guardare con maggiore fiducia e serenità al futuro.

Dott. Michele Pasquale Nicolai
Sindaco del Comune di Borgorose




Introduzione


Con la mostra "Gli Equicoli. I guerrieri delle montagne ", realizzata in collaborazione con il Comune di Borgorose, la Settima Comunità Montana Salto Cicolano e la Riserva Naturale Parziale "Montagne della Duchessa ", la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio vuol portare a conoscenza dei non addetti ai lavori, i risultati delle indagini archeologiche e delle ricerche territoriali, che da anni sta portando avanti nell'area cicolana

La zona, di suggestiva bellezza paesaggistica ed ambientale, è ricca di presenze archeologiche e storiche che testimoniano l'occupazione del territorio fin dall'età più antica, quando questa terra era abitata dagli Equicoli, fiero popolo delle montagne.

Nella mostra vengono illustrati solo alcuni dei maggiori siti del cospicuo patrimonio archeologico del Cicolano: la Grotta di VaI de' Varri (Pescorocchiano), che conserva testimonianze riferibili al Bronzo Medio (XVII-XIV) le eccezionali necropoli di tombe a tumulo come il Montariolo di Corvaro ( Borgorose) e quella di Cartore (Borgorose), che permettono di conoscere i rituali e la cultura di questo antico popolo. Vengono, poi, presi in esame i luoghi di culto, che si riferiscono ad un periodo di poco successivo alla conquista romana, con particolare attenzione al santuario di S. Angelo di Civitella (Pescorocchiano), l'unico, fino ad ora, ad essere stato parzialmente investigato, che ha restituito una grande quantità di materiali votivi il vicus di Nersae, in piccola parte scavato, ma ricco di documentazione archeologica comprovante la sua importanza come centro principale della Res Publica Aequicolanorum per la prima volta vengono esposti i risultati dello scavo realizzato a Capradosso (Petrella Salto) in località Vicenne, che ha portato all'individuazione di un impianto termale.

La realtà archeologica della Valle del Salto, sebbene sia scarsamente conosciuta, riveste una notevole importanza e meriterebbe maggiore attenzione ed una valorizzazione adeguata. Questa mostra, benché solo fotografica, intende porre l'accento sul potenziale culturale di questa zona, con la speranza che possa, in tempi brevi, veder realizzata una sede museale, dove sia possibile esporre i preziosi materiali rinvenuti in tempi recenti e provenienti da tutto il territorio.

Si auspica inoltre anche la realizzazione di un parco archeologico che metta in evidenza questa importante eredità storica e monumentale che, a nostra volta, dobbiamo trasmettere alle generazioni future.

Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL

Il Cicolano


Il Lago del Salto

1. I monti del Cicolano con il Lago del Salto


Il Cicolano, che costituisce l'appendice sudorientale della provincia di Rieti, rappresenta il cuore del territorio degli antichi Equi. Corrisponde all'alta e media valle del Salto e viene identificato con il territorio ricadente nell'ambito dei comuni di Petrella Salto, Fiamignano, Pescorocchiano e Borgorose.

La regione è caratterizzata dalla larga presenza di aree in quota, con terreni in parte calcarei ed in parte arenari pedologicamente differenziati, coperte in prevalenza da un fitto manto boschivo.

Nel fondo valle si aprono invece alcune piane di origini e di dimensioni diverse, delle quali la più estesa è la piana di Corvaro.Il Cicolano trae la sua denominazione dagli Equicoli, termine riferito alle popolazioni stanziate nella valle del Salto a conclusione delle lotte sostenute contro Roma, entrato in uso nella tarda età repubblicana nelle fonti letterarie greche e latine. La denominazione di Ecyculanus ager, riferita al territorio degli Equicoli, compare per la prima volta nel Liber Coloniarum.

La piana di Corvaro

2. La piana di Corvaro e la catena del Velino

La zona, ricca di presenze archeologiche, fu nel XIX secolo oggetto di attenzione da parte di studiosi particolarmente interessati ai numerosi terrazzamenti in opera poligonale esistenti nell'area. Solo nella seconda metà degli anni Ottanta del Novecento sono stati intrapresi studi e ricerche sistematiche, soprattutto in seguito al rinvenimento del tumulo di Corvaro di Borgorose, ma il quadro conoscitivo della zona è ancora incompleto e lacunoso, e solo il prosieguo delle indagini archeologiche e territoriali potrà fornire dati utili per delineare un quadro complessivo dello sviluppo diacronico del territorio.

La romanizzazione della valle del Salto ebbe luogo definitivamente intorno al 290 a.c., quando M'. Curio Dentato occupò la vicina Sabina, anche se la fondazione delle colonie di Alba Fucens e di Carsioli aveva già eroso le posizioni eque lungo la valle dell'Aniene. Gli abitanti vennero ascritti alla tribù Claudia ed ottennero la civitas sine suffragio (cittadinanza senza diritto di voto). La situazione insediativa dell'alta valle del Salto, condizionata dall'orografia della zona, è caratterizzata da insediamenti di tipo paganico-vicano, tipici di tutta l'area sabellica, che avevano il loro punto d'incontro e di aggregazione nei santuari e nei luoghi di culto della zona, come ad esempio quello di S. Angelo di Civitella (Pescorocchiano). La realtà urbana non si sostituì mai al vicus che rimase il centro vitale del territorio e dell'attività produttiva. Dall'età augustea l'area fu divisa in due municipi: Cliternia, più vicina all'area sabina, e la Res publica Aequiculanorum, la cui denominazione etnica indica un municipio territoriale, non incentrato su di una determinata sede urbana, ma mantenente l'antico aspetto paganico. La conquista romana provocò indubbiamente, almeno in parte, la crisi del sistema insediativo di questa zona che venne riutilizzata organizzando però le strutture precedenti. È indicativo, infatti, che nella riorganizzazione amministrativa sia documentata epigraficamente, oltre agli ordinari magistrati municipali, la carica del duovirato (i duoviri erano una coppia di magistrati supremi), che indicherebbe un rapporto di continuità con la magistratura preromana del meddicato (il meddix era il magistrato supremo nelle comunità osche), testimoniando inoltre un adeguamento degli schemi municipali romani alle condizioni politiche già esistenti nella zona.

3 Paesaggio del Cicolano

3 Paesaggio del Cicolano

4 Paesaggio del cicolano

4 Paesaggio del cicolano



5 Presenze archeologiche nel Cicolano

Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio




Gli Equicoli


Con il termine Equicoli (Aequiculi / Aequicoli), entrato in uso nella letteratura nell'epigrafia soltanto a partire dalla tardA età repubblicana (II/I sec. a. C.), si definivano le genti distribuite lungo la valle del Salto, residuo dell'antica nazione degl Equi, il cui territorio, originariamente ben più vasto, dopo la conquista romana (fine IV-inizi III sec. a.C.) venne circoscritto in quest'area nel cuore dell'Appennino centrale, probabilmente corrispondenti alla sua sede primitiva.

Cippo1

Cippo2

1-2. Roma, Museo Palatino. Cippo con iscrizione di Ferter Resius

La tradizione letteraria ci parla di due re degli Equicoli, Septimus Modius e Ferter Resius. Al secondo viene attribuita l'introduzione a Roma, al tempo del re Numa od Anco Marzio, dello ius fetiale (diritto dei feziali), attraverso il quale venivano nominati dei sacerdoti, i feziali, il cui compito era quello di regolare i rapporti con le popolazioni confinanti, tanto nei trattati di pace quanto nelle dichiarazioni d guerra. Questa notizia viene riporta anche da un'iscrizione rinvenuta su un cippo trovato a Roma sul colle Palatino (CIL VI 1302), e conservato nell'omonimo museo:

Ferter Resius / rex Aequeicolus / is preimus / ius fetiale paravit / inde p(opulus), R(omanus) discipleinam excepit.

(Ferter Resius / re equicolo / egli per primo / predispose il diritto dei feziali / in seguito il popolo romano (ne) apprese la disciplina.)

In generale gli Equicoli nelle fonti letterarie greche e latine sono descritti come un fiero popolo bellicoso, che vive d guerre e di saccheggi, ma anche di caccia praticabile nei rigogliosi boschi della valle del Salto, ed anche di agricoltura, per quello che l'asperità del territorio consentiva. Emblematica è la loro descrizione fatta da Virgilio nell'Eneide (Aen. VII 744-749): Et te montosae misere in proelia Nersae / Ufens, insignem fama et felicibus armis / horrida praecipue cui gens adsuetaque multo / venatu nemorum, duris Aequicula glaebis: / armati terram exercent semperque recentis / convectare iuvat praedas et vivere rapto. (Anche te alle battaglie la montuosa Nerse mandò,\Ufente, bello di fama e d'armi invincibili: \aspro su tutti il tuo popolo, avvezzo alle lunghe \cacce nei boschi: gli Equicoli, che zolla han durissima. \ Armati lavoran la terra, e sempre ogni giorno \amano radunar nuove prede e viver di furto) (Trad. R. Calzecchi Onesti).

In seguito alla sconfitta patita dai Romani nel 304 a.C., la popolazione degli Equi venne in gran parte sterminata, e quello che ne rimase venne concentrato proprio nel territorio della valle del Salto, che assunse appunto il nome di ager Aequiculanus.

Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio

Il Tumulo di Corvaro


Il monumentale tumulo, conosciuto localmente con il nome di "Montariolo", si trova al centro della conca di Corvaro, misura 50 metri di diametro ed è alto, alla propria sommità, 3,70 metri dal piano di campagna. Prima dello scavo appariva come un imponente cumulo di terra, pietre e ciottoli caratterizzato dalla presenza di dodici costolature radiali, realizzate in pietre di grandi dimensioni e disposte ad intervalli abbastanza regolari, con un perimetro, parzialmente conservato, in lastroni squadrati di calcare locale.

Il Tumolo in corso di scavo

1 Il Tumulo lavori di scavo

Si tratta di una struttura unica, certo ricca di significati non facilmente interpretabili, la cui architettura non sembra avere confronti in ambito peninsulare. Il monumento, individuato in seguito all'intervento di scavatori clandestini, è stato indagato, a più riprese, a partire dal 1984, nel corso di diverse campagne di scavo durante le quali sono state rinvenute, fino ad oggi, 254 tombe.Queste sono riferibili a cronologie diverse, sono poste a quote differenti e secondo andamenti e disposizioni variabili.

In seguito agli scavi è stato possibile individuare al centro della struttura un tumulo di dimensioni minori, avente un diametro di circa 11 metri e cronologicamente inquadrabile nel corso della prima età del Ferro (fine IX-VIII sec. a.C.). Il tumulo minore,molto probabilmente, riferibile ad un personaggio socialmente eminente, fu inglobato nel tumulo maggiore, tramite una grandiosa opera di monumentalizzazione, avvenuta presumibilmente durante la prima metà del VI sec. a.C. La prima fase di vita del monumento, collocata tra la fine del IX e l'inizio dell'VIII sec. a.c., è testimoniata dalla tomba 8, che ha restituito un vaso in impasto ed una fibula ad arco serpeggiante, da un vaso monoansato e da una ciotola entrambi in impasto, rinvenuti in prossimità del tumulo minore.

Il Tunolo: lavori di scavo

2 Il Tumulo lavori di scavo


La fase successiva (VI- V sec. a.C.) è attestata da deposizioni entro fosse delimitate da pietre di grandi dimensioni, collocate a quote diverse, in senso rotatorio rispetto al centro del monumento ed attribuibili quasi esclusivamente ad individui di sesso maschile armati. Le deposizioni più tarde, e riferibili ad età medio-tardo repubblicana (fine IV II/I sec. a.C.), sono entro fosse, spesso piuttosto profonde, scavate nel banco ghiaioso limitatamente alla fascia anulare circostante il tumulo e disposte spesso ortogonalmente al diametro dello stesso.

In queste tombe sono frequenti gli individui di sesso femminile, vi sono alcuni infanti ed i corredi presentano, tra l'altro, strigili, specchi ed ornamenti personali testimoniando un cambiamento nella sfera funeraria e l'introduzione di una ideologia atletica in cui rilevante è la cura del corpo. Lo studio dei resti scheletrici ha permesso di definire, oltre al sesso ed all'età di morte dei deposti, anche alcuni dati relativi all'alimentazione la quale, in età più antica, sembra essere a carattere misto (carne, formaggio etc.) mentre in età repubblicana sembra peggiorare, diminuendo il consumo di carne ed aumentando quello di zuccheri, contenuti in alimenti diversi, come testimonia l'incremento della carie dentaria.

Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio

Il Tumulo di Corvaro - I materiali


Numerosi sono i reperti provenienti dal tumulo, concernenti i corredi funerari dei deposti. La diversità di questi corredi nel corso del tempo caratterizza le varie fasi del tumulo.

Alla prima fase (IX-VIII a.C.) è riconducibile solo una sepoltura, nella quale spiccano il rinvenimento di un vaso biconico d'impasto monoansato ed una fibula in bronzo ad arco serpeggiante.

La seconda fase del tumulo (VI-V sec. a.C.), caratterizzata da corredi costituiti prevalentemente da armi da offesa in ferro con il rinvenimento di pugnali o spade associate ad una o più lance e più raramente anche con giavellotti. Le sepolture prive di armi sono molto rare, in tutte le tombe di questo periodo, manca il vasellame ceramico, e gli ornamenti sono costituiti prevalentemente da fibule, presenti comunque in numero limitato.

La terza fase (fine IV/II-I sec. a.C.) segna un notevole cambiamento nel costume funerario, le armi non vengono più deposte nella tomba ed al loro posto subentra lo strigile in ferro, uno strumento usato dagli atleti per rimuovere il miscuglio di olio e polvere di pomice utilizzato come detergente, e viene meno il costume arcaico di non deporre materiale ceramico nelle tombe, comunque, rappresentato solo dal balsamario presente sia nelle inumazioni maschili che in quelle femminili in queste ultime può comparire anche lo specchio in bronzo con o senza manico, con o senza incisioni.

Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio

I Luoghi di Culto


L'area cicolana è caratterizzata dalla presenza di numerosi santuari pagani che spesso sembrano assumere, oltre alla funzione religiosa, anche un ruolo aggregativo a livello politico-sociale e costituire importanti nodi di scambio commerciale.

Luoghi di culto

Borgorose, chiesa S.Giovanni in Leopardis

Questi santuari, per lo più di natura rurale, hanno goduto di particolare vitalità anche grazie al permanere della loro funzione di fiere e mercati in occasione di eventi religiosi ed al loro collocarsi in corrispondenza delle tappe dei percorsi di transumanza. Frequentemente i santuari in questione si trovano su terrazzamenti i cui imponenti resti in opera poligonale sono ancora oggi visibili spesso su questi stessi terrazzamenti, in epoche posteriori, si sono impiantati luoghi di culto cristiani, come nel caso della chiesa di S. Mauro in Fano, nel Comune di Borgorose, che si erge su alcuni blocchi in pietra parallelepipedi riferibili ad una struttura anteriore relativa ad un luogo di culto. Anche la chiesa di S. Giovanni in Leopardis risulta costruita su strutture in opera poligonale, così come quella di S. Maria delle Grazie, sorta probabilmente sui ruderi di una villa romana.

San Giovanni in Leopardis

Borgorose S.Giovanni in Leopardis(2)

Nel comune di Fiamignano, nel cui territorio si è supposto si trovasse l'antica Vesbula menzionata da Dionigi di Alicarnasso, presso, il monte Aquilente si trovano alcune strutture in opera poligonale, identificabili come luogo di culto. In particolare si conservano due muri laterali e parte di un muro frontale. La cella del tempio venne inglobata dalla costruzione della chiesa di S. Angelo in Cacumine Montis. Sempre nel comune di Fiamignano, a Marmosedio, si trovano i resti di un muro di terrazzamento in opera poligonale, identificato come santuario, sul quale oggi sorge la chiesa di S. Lorenzo in Fano.

Nel Comune di Pescorocchiano, alle pendici del monte Fratta, in località Alzano si trovano i resti di un ampio complesso caratterizzato da quattro terrazzamenti in opera poligonale nel secondo dei quali è inserita una cella circolare sotterranea denominata Grotta del Cavaliere. Questa imponente struttura fu identificata in passato come la sede dell'antico tempio di Marte, sito da Dionigi di Alicarnasso nel territorio di Suna. Il rinvenimento nel 1983 di una piccola base votiva con iscrizione di dedica ad una divinità non facilmente definibile, databile al I sec. a.C., ha permesso la sua certa identificazione in quanto luogo di culto. Il manufatto si conserva oggi nel piccolo museo annesso al Monastero delle Clarisse di Borgo S. Pietro.

Si ricorda, infine, sempre nel Comune di Pescorocchiano, il Santuario di Civitella, unico ad essere stato recentemente oggetto di indagini archeologiche ad opera della Soprintendenza. Sulla cella del tempio, costituita da un basamento di blocchi accostati largo 6 metri, si è impostata in epoca posteriore la chiesetta di S. Angelo.

Dott.ssa Giovanna Alvino
Direttore Archeologo Coordinatore della SBAL
Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio

L'area sacra di S. Erasno (Corvaro di Borgorose)


Nella piana di Corvaro, in località S. Erasmo, furono individuati due basamenti attribuiti ad altrettanti edifici templari. Questa zona, in prossimità della quale era una sorgente, per la presenza di un culto cristiano venne denominata S. Erasto, come ricordano l'archeologo Edward Dodwell e dall'architetto Virginio Vespignani, che nel 1830 effettuarono sul posto delle ricognizioni. Oltre un secolo dopo, nel 1956, a seguito di lavori agricoli, si rinvenne un deposito votivo, databile tra il III e la metà del I sec. a.C., i cui materiali si conservano oggigiorno a Roma, nei magazzini del Museo Nazionale Romano.

Il podio dell'edificio a pianta quadrangolare

Il podio dell'edificio (vista da nord-ovest)


Ma soprattutto compaiono le maschere votive quadrangolari, di tipo analogo a quelle rinvenute a Pescorocchiano. Si tratta di un tipo di offerta votiva diffuso in un'area che finora sembra limitarsi, oltre al Cicolano, soprattutto al bacino fucense ed alla contigua alta valle del Liri. Tra i materiali figurano anche alcune armi in ferro (punte di lancia, sauroteres).

Nel 1995 a causa di danneggiamenti, subiti da uno dei due basamenti già noti, dovuti ai lavori relativi alla realizzazione del nuovo percorso della strada Salto Cicolana, è stata riportata in luce, a seguito di un intervento di scavo richiesto dalla Soprintendenza, la pianta dell'edificio, inquadrabile in età romana. Sul basamento (10 x 10 m), realizzato in grossi blocchi squadrati, successivamente si è addossata un'ulteriore struttura edificata anche con l'impiego di materiali antichi che presenta una pianta rettangolare: i lati lunghi sono stati messi in luce per un tratto esteso di ca. 8 m, mentre uno dei lati corti, completamente riportato in luce, presenta una lunghezza di ca. 7 m.
Sono state, inoltre, rinvenute anche alcune sepolture a cappuccina (a fossa terragna con copertura di tegole), addossatesi all'edificio a pianta quadrata, la cui identificazione a seguito di tali rinvenimen­ti, dovrà probabilmente essere riconsiderata.

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