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mercoledì 2 dicembre 2015

L’agone elettorale agrigentino aveva visto come protagononisti i seguenti deputati:
Elezioni del 16 novembre 1919:


 Partito liberale democratico:


Abisso Angelo      (voti di lista 23.516) voti personali 8.825 +  65;


Guarino Giovanni (                    )                 14.267 +  62;


Pancamo Antonino   (                    )                  6.109 + 153.


(Non eletti: Brucculeri Giuseppe, La Lumia Ignazio e Scaduto Francesco)


Partito Popolare Italiano


Fronda Eugenio  (voti di lista 12.206) voti personali 5.115 +  72.


(Non eletti: Arone Pietro, Micciché Giovanni, Montalbano Domenico, Messina Giuseppe, Parlapiano Vella Antonino)


 


Partito Democratico


 


La Loggia Enrico      (voti di lista 19.383) voti personali  5.925 +  0;


Vecchio Verderame Gaetano Arturo.


(Non eletti: Vaccaro Michelangelo, Caramazza Ignazio, Picone Gaspare Ambrogio).


 


Partito Socialista Ufficiale


Voti 6.813: nessun eletto.


(Non eletti: Arancio Antonino, Cammarata Giuseppe,  Friscia Michele, Giuliana Francesco, Sessa Cesare (voti n.° 2.554), Vernocchi Olindo).


 


elezioni del 25 maggio 1921


Partito Democratico Liberale


Verderame Gaetano arturo (voti 12.402)


Alleanza Democratica Sociale


Pasqualino Vassallo Rosario (voti 112.623)


Colajanni Napoleone


Lo Piano Agostino


Abisso Angelo (voti 95.146)


Camerata Salvatore


Guarino Amella Giovanni (voti 93.247)


Sorge Francesco.


(Non eletti Pancamo Antonino e Adonnino G. Battista).


Partito Democratico Riformista


La Loggia Enrico (voti 31.114)


(Non eletto: Ambrosini Gaspare con voti 22.032)


Partito Comunista Italiano


Voti di lista 8.071. Non eletto Sessa Cesare con voti 4.367.


Partito Popolare Italiano


Vassallo Ernesto (voti 46.922)


Cascino Calogero


Aldisio Salvatore.


Partito Socialista Ufficiale


Costa Mariano


Cigna Salvatore Domenico.


Le elezioni del 6 aprile del 1924 si svolsero - come noto - con un listone nazionale cui andava il premio di maggioranza in base alla legge Acerbo. Per la Sicilia, tale premio si risolse  invece in un danno, facendo perdere alla lista nazionale d’ispirazione fascista due deputati. Annota il Renda  ([20]): «Il risultato elettorale, nella sua essenza, fu il risultato di un ampio e indiscutibile consenso politico. Il previsto premio di maggioranza si risolse in danno anziché in vantaggio del listone. In base ai voti ottenuti, infatti, i deputati eletti avrebbero dovuto essere 40, cioè due in più dei 2/3 (38) consentiti dalla legge. Non era dunque retorico parlare di trionfo.»


Elezioni del 16 aprile 1924


Venivano eletti nel


Partito della Democrazia Sociale


Colonna di Cesaro’ Giovanni (voti  25.307);


Guarino Amella Giovanni (voti 9.455);


Lo Monte Giovanni (voti 12.537);


Fulci Luigi (voti 7.779);


Restivo Empedocle.


(Non veniva eletto Giulio Bonfiglio: voti 5.715).


Partito dell’Opposizione Democratica


La Loggia Enrico (voti 5.259).


Partito Comunista


Lo Sardo Francesco (voti 5.057).


Partito Socialista Massimalista


Vella Arturo (voti 2.581)


   Il listone nazionale ebbe, come si è detto, il pieno: i deputati che in qualche modo avessero attinenza con Agrigento furono:


Lista Nazionale (n.° 21)


Cucco Alfredo (voti 52.973)


Abisso Angelo (voti 32.184)


Pasqualino Vassallo Rosario (voti 22.348)


Vassallo Ernesto (voti 21.017)


Palmisano Paolo (voti 18.408)


Riolo Salvatore (voti 21.017)


Gangitano Luigi (voti 5.718).


In quella tornata elettorale i trombati di lusso della provincia di Agrigento furono: Giulio BONFIGLIO (voti 5.715) della Democrazia Sociale del duca di Cesarò e Cesare Sessa (voti 3.004 del Partito Comunista). Riesce a farsi, invece eleggere, sia pure con pochi voti, il Gangitano, una figura di ex conbattente e quindi di fascista di vecchia data (lo troviamo attivo a Racalmuto nel lontano 1919).


 


I successivi plebisciti del 1929 e del 1934 hanno tutt’altra fisionomia e le elezioni al parlamento sono automatiche: basta avere avuto il consenso a Roma, presso le corporazioni, a venire inseriti nel listone, da approvare o respingere in toto con un sì o con un no.


Per quel che qui occorre basta rammentare che nel 1929, il 24 marzo, vanno Montecitario, dalla provincia di Agrigento: Luigi Gangitano, Salvatore Riolo, Vito Palermo e Paolo Palmisano. Luigi Gangitano e Vito Palermo.  Angelo Abisso fu invece mandato al Senato. Nel 1934, nel plebiscito del 25 marzo, salgono al Parlamento Luigi Gangitano, Vito Palermo;  Paolo Palmisano e Salvatore Riolo si perdono per strada.


Per la Sicilia, le statistiche ufficiali parlano di un inarrestabile trionfo del Fascio Littorio:


Proporzioni dei voti ottenuti dalle


liste del Fascio Littorio in rapporto a 100


 


Anno
1924
1929
1934
Percentuale
69,8%
99,9%
100%


([21])


 


*   *  *


Si è già visto quale ruolo ebbe a svolgere il prefetto Reale nella penetrazione del primo fascismo nella provincia di Agrigento. Era da tempo, specie sotto Crispi e Giolitti, che l’istituto prefettizio aveva un peso determinante nell’evoluzione politica nella zona d’influenza. Era un gioco occulto ma penetrantissimo e di risolutiva importanza. Solo lo studio delle carte d’archivio - mirabilmente custodite nell’Archivio Centrale di Stato - consentono di squarciare questi misteri della gestione del potere nell’Italia post-unitaria, almeno sino all’avvento della democrazia di popolo con la riforma ed il ridimensionamento dei prefetti.



Un elenco dei prefetti di Agrigento (limitatamente al primo periodo fascista)  non è quindi qui ozioso:


 
Cognome e nome
 
titoli
 
dati anagrafici
 
data di nomina
data di fine
 
 incarico
nuova destinazione
Pugliese Samuele
Dott. - prefetto a disposizione
n. a  Perano (Chieti) 6.9.1872 + Roma, 14.8.1939
15 febbraio 1922
5 aprile 1922
prefetto di Foggia
Rocco Raffaele
Dott. Prefetto di Grosseto
n. a Napoli il 2.12.1864
18 giugno 1922
16 giugno 1923
collocato a disposizione
Reale Ernesto
Dott. Vice prefetto
n. a Sassari il 30.6.1875 + Roma il 30.12.1947
16 marzo 1923
22 ottobre 1924
prefetto di Potenza
merizzi giovanni antonio
Dott. Prefetto di Lecce
Sondrio 11.7.1861
22 ottobre 1924
10 gennaio 1925
prefetto di Macerata
Rivelli Giovanni Battista
Dott. Vice prefetto
Campagna (Salerno) 24.6.1870 + Roma 10.9.1967
10 gennaio 1925
12 febbraio 1926
Prefetto di Aquila
Salvetti Giacomo
Vice prefetto
Pallanza (Novara) 7.3.1877 + Torino 1°.10.1953
12 febbraio 1926
16 ottobre 1926
Prefetto di  Grosseto
Maggiotto Giovanni
Dott. Prefetto di Grosseto
Venezia 18.2.1857 + Roma 18.12.1938
16 ottobre 1926
16 novembre 1927
collocato a disposizione
Sacchetti Sebastiano
Dott. Vice Prefetto
Teramo 15.8.1880 + Roma 13.2.1952
1° dicembre 1927
16 dicembre 1929
collocato a disposizione
Miglio Federico
Dott. Prefetto a disposizione
Castrovillari (Cosenza) 4.8.1883 + Firenze 27.4.1956
16 dicembre 1929
16 aprile 1932
collocato a disposizione


 


 


 


 


*  *  *


 


 


L’anno della grande turbolenza in seno alla Federazione fascista di Agrigento è il 1925 e ciò ben si spiega se si ha presente il quadro politico nazionale. Tutto cambiava in Italia; tutto doveva cambiare ad Agrigento. Come? Si ha voglia di affermare, a posteriore, alla siciliana maniera, gattopardescamente. In definitiva, cambiava tutto per non mutare nulla.


 Ritroviamo, come al solito, la cronaca fedele nelle carte prefettizie che si custodiscono a Roma ([22]). Il quadro è decisamente esaustivo per non doverlo qui riportare piuttosto integralmente.


Un telegramma cifrato parte dalla prefettura di Girgenti il 29.1.1925 alle ore 22 della sera. «Incidenti - recita - verificatisi occasione rinnovazione Direttorio questa Federazione provinciale fascista e di cui informai codesto On. Ministero con espresso 19 corrente n.°  31 Gab. Hanno avuto il seguito che si prevedeva.» Il Ministero annota a matita “non è pervenuto a noi”.


«I quattro deputati fascisti - scende nel dettaglio il telegramma cifrato - della provincia Onorevoli Abisso, Riolo, Palmisano e Gangitano hanno concordemente aperta una decisa campagna contro il segretario provinciale Cav. Galatioto considerato che dopo atteggiamento da lui assunto di aperto antagonismo in loro confronto confermato dalla condotta tenuta nella predetta circostanza non possa egli rimanere nella carica che ricopre, tanto più che recente rielezione del Galatioto sarebbe illegale, perché riunione non fu preceduta da regolare convocazione. Constami che predetti Deputati ed altri esponenti Direttorio provinciale abbiano chiesto al Direttorio Nazionale provvedimenti a carico del Galatioto e che sarebbe per venire qui On. Starace per compire inchiesta. E’ opinione generale condivisa anche da persone rispettabili al di fuori partiti locali che permanenza Galatioto al posto di segretario provinciale può danneggiare anziché giovare al fascismo della provincia, dato suo temperamento impulsivo, violento, inconciliabile che gli ha procurato larghissime antipatie.


«Per questi motivi ritengo bene un eventuale suo allontanamento dalla carica di segretario provinciale ed un probabile conseguente suo dissidentismo non potrebbe pregiudicare molto situazione fascismo locale  tenuto anche conto che suo ascendente si limita a pochi elementi più SCALMANATI e irriflessivi. Tutte queste circostanze mi hanno sconsigliato di tentare un amichevole componimento della vertenza ed il Galatioto che prevede quasi certa perdita carica cerca correre ripari. Sembra che egli intenda recarsi costà domani per portare nelle alte sfere sue proteste ed ottenere anche udienza da S.E. il Presidente del Consiglio dei Ministri. Prefetto RIVELLI».


Il lavorio sotterraneo diviene febbrile. Contro Galatioto opera, subdolamente il prefetto Rivelli, che frattanto ottiene che venga nominato un Commissario. Si tratta del prof. Paladino che sappiamo essere  un siciliano di Floridia, a suo tempo socialista rivoluzionario e quindi interventista e  nazionalista, iscrittosi al Fascio nel 1920. Il prefetto si premura di catechizzarlo. Vedremo: senza troppo successo. Il collegamento prefettizio con Roma è puntuale. In data 5 aprile 1925 parte un telegramma cifrato (alle ore 21) dalla prefettura di Girgenti per il Ministero Interno - Gabinetto. Vi si legge: «La crisi che in gennaio erasi aperta in seno Direttorio questa Federazione provinciale fascista e di cui riferii a codesto On. Ministero con espresso 19 detto n.° 31 Gab. E con telegramma successivo giorno 29, ha avuto ora suo epilogo con la nomina da parte della Direzione del Partito fascista di un Commissario nella persona del Prof. Paladino, redattore del giornale “Il Popolo d’Italia” edizione romana, il quale è giunto qui ieri sera con incarico preparare e presiedere Congresso provinciale dei Fasci per nomina nuovo Direttorio Federazione provinciale fascista.


«Situazione assume speciale importanza pel fatto che tutti e 4 i deputati fascisti della provincia solidamente e di pieno accordo muovono guerra per ragioni di indole morale al segretario federazione fascista Cav. Galatioto cui figura fu già da me rappresentata nei succitati dispacci. Commissario Prof. Paladino ha oggi avuto meco un colloquio nel quale gli ho fatto comprendere che il dissenso è insanabile e che nell’interesse del fascismo sarebbe bene escludere  il Galatioto dalle future combinazioni del Direttorio provinciale.»


 


La fazione di Galatioto è in subbuglio. E’ molto forte nella parte orientale dell’agrigentino. Racalmutesi emergenti ne fanno parte: Puma e Burruano. Un personaggio che diverrà fin troppo celebre nel dopoguerra: Calogero Vizzini, è della congrega. Il prefetto Rivelli è vigile ed ostile. Telegrafa a Roma il 15 maggio 1926 (ore 20,35) in questi termini: «Viene oggi spedito da qui a V.E. nonché a S.E. il Presidente Consiglio e segretario generale Partito a firma Commissari Prefettizi Canicattì, Racalmuto e Grotte e Sindaco Ravanusa [Calogero Vizzini, n.d.r.] telegramma protesta voluta mia azione ostile fascismo. Con espresso odierno onoromi dare dettagliati chiarimenti in merito tale infondata protesta ispirata e promossa da noto esaltato Gerolamo Galatioto già segretario federazione fascista scopo sfogare suo livore per vedersi oramai spogliato ogni autorità e prestigio seguito sua azione deleteria in seno Partito e in conseguenza suo atteggiamento di aperta avversione ai quattro deputati fascisti della provincia per fini personali elettorali. PREFETTO RIVELLI»


Il telegramma accusatorio era partito solo poche ore prima (16,20) da Girgenti e ovviamente lo spionaggio prefettizio era vigile e solerte. Era stato indirizzato a S.E. Mussolini; a S.E. Federzoni e a S.E. Suardo; testualmente affermava: «Sottoscritti commissari prefettizi Canicattì, Racalmuto, Grotte e sindaco Racavanusa protestano vivamente contro operato questo Prefetto che calpestando pure idealità fasciste tende  sfacciatamente agevolare elementi democratici sociali e principalmente Guarino Amella nel suo vecchio collegio composto nostri paesi. Denunciano costante inspiegabile sabotaggio amministrativo scopo favorire elementi antifascisti che notoriamente invita suoi ricevimenti. Denunciano sue basse persecuzioni contro puri fascisti rei solo di non sottomettersi sue intenzioni ricorrendo anche fornire informazioni false. Denunciano recrudescenza abigeati. Denunciano sua mancanza impegno onore imponendo dimissioni chieste da notissimi democratici sociali. Comunicano loro dimissioni da commissari e sindaco e chiedono energico intervento Governo Partito con rigorosa inchiesta. Sottoscritti segretari politici fasci Grotte, Canicattì, Racalmuto, Ravanusa, fermi loro posto responsabilità perché ripongono fiducia piena commissario straordinario federazione fascista e organi Partito, affermano loro piena solidarietà commissari sindaco ai quali dànno pubblico atto per magnifica opera fascista svolta nonostante palese ostruzionismo Prefetto.


«Puma avv. Agostino - Commissario prefettizio Canicattì;


«Vassallo Ernesto - Commissario prefettizio Grotte;


«Burruano avv. Salvatore - Commissario prefettizio Racalmuto;


«Vizzini Calogero - Sindaco Ravanusa;


«Caramazza Gaetano - Segretario politico Fascio Canicattì;


«Montagna Nino - Segretario politico Fascio Grotte:


«Burruano Salvatore - Segretario politico Fascio Racalmuto;


«Vizzini Calogero - Segretario politico Fascio Ravanusa.»




[1]) 2000 pagine di Gramsci, vol. II: Lettere edite e inedite 1912-1937, a cura di G. Ferrara e N. Gallo, Milano 1964, p. 45.
[2]) Salvatore Lupo, La crisi del monopolio naturale. Dal Consorzio obbligatorio all’Ente Zolfi, in Economia e società nell’area dello zolfo - secoli XIX-XX - Salvatore Sciascia editore, Caltanissetta-Roma, 1989, pag.  354.
[3]) Lettera ad A. Di Nola  in Archivio Carnazza, fasc. 28, III 37, busta “C” ; Industria zolfifera e legge mineraria. Cit. in Lupo, op. cit. pag. 354.
[4]) Eugenio Napoleone Messana - Racalmuto nella storia della Sicilia - Canicattì 1969 - p. 234.
[5]) Editoriale “Il delitto Matteotti” di Storia e Civiltà - gennaio-giugno 1994 - Edizione del Lavoro - Roma - a. X, n. 1-2 - a firma P.F.P. (Pier Fausto Palumbo, direttore responsabile), pag. 7-9.
[6]) Salvatore Leone - Per una storia delle strutture culturali: le Società di storia patria - in Storia d’Italia - Le Regioni: dall’Unità ad oggi - la Sicilia - Einaudi editore 1987 - pagg. 876-877.
[7]) Francesco Renda - Storia della Sicilia - dal 1860 al 1970 - Vol. II - Sellerio Editore Palermo, 1985, pag. 365.
[8]) ibidem pag. 354.
[9]) Vincenzo Agozzino - Cronache della Vigilia rivoluzionaria fascista nella provincia di Agrigento - in Panorami di realizzazioni del Fascismo - Il movimento delle squadre nell’Italia meridionale e insulare - Vol. VI -  Roma, 1942 , pag. 167 e segg.
[10]) Archivio Centrale dello Stato - M.I. - P.S. - 1925 - busta 115 G1
[11]) Archivio Centrale dello Stato - Gabinetto Finzi - 1922-24 - busta 6 fascicolo 53. Anche i successivi passi virgolettati che si riferiscono al prefetto Reale sono tratti dal predetto fascicolo dell’ACS di Roma.
[12]) Mario Missori - Gerarchie e statuti del P.N.F. - Roma 1986 - pag. 91.
[13]) Dalla copertina di Starace - l’uomo che inventò lo stile fascista  di Antonio Spinosa BUR Milano 1988.
[14]) Antonio Spinosa - l’uomo che inventò lo stile fascista  di Antonio Spinosa - BUR Milano 1988, pagg.8-9.
[15]) Archivio Centrale dello Stato - Segreteria particolare del Duce “Carteggio riservato 1922-1943” - buste nn.° 36; 49 e 94.
[16]) Archivio Centrale dello Stato - Segreteria particolare del Duce “Carteggio riservato 1922-1943” - busta n.°  94.
[17]) Archivio Centrale dello Stato - Segreteria particolare del Duce “Carteggio riservato 1922-1943” - busta n.°  78.
[18]) Archivio Centrale dello Stato - M.I. - P.S. - 1926 - busta 88 - C1.
[19]) Archivio Centrale dello Stato - M.I. - P.S. - 1931 - busta 310 - C1.
[20]) Francesco Renda - Storia della Sicilia - dal 1860 al 1970 - Vol. II - Sellerio Editore Palermo, 1985, pag. 372.
[21]) Per i dati statistici cfr.: ISTAT Statistiche Elezioni Politiche - XXV Legislatura, elezioni del 16 novembre 1919 (Roma 1920) - XXVI Legislatura, elezioni del 25 maggio 1921, Collegio di Girgenti pag. 78 - XXVII Legislatura, elezioni del 6 aprile 1924, passim - XXVIII Legislatura, elezioni del 24 marzo 1929 (Roma 1930), passim - XXIX Legislatura, elezioni del  25 marzo 1934, passim (ma in particolare pagg. 39 e 51).
[22]) Archivio Centrale di Stato - M.I. - P.S. 1925 - Busta n.° 121.)

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