Profilo

sabato 25 luglio 2015

Pescorocchiano


Pescorocchiano


Copyright © 2012 Parrocchia Sant'Elpidio






Corbaeius docet per univocam SILVI vocem. Alii


Gentilissimo dottor Cesare Silvi,

innanzitutto e soprattutto rallegramenti e complimenti per il magnifico incontro dell'altra sera a Corvaro sulla ricchezza, sullo splendore, sull'avvenenza del Cicolano. Anche se a me le attrattive escursionistiche interessano fino ad un certo punto, viva il faraonico progetto comunitario di un percorso selvaggio che da lassù nel nord Europa sprofonda sino a Capo Passero della mia terra natale.

Già io non sono cicolano né laziale: sono siciliano, della terra che dette i natali e qualche ispirazione a Leonardo Sciascia, Racalmuto, ma per vincoli matrimoniali sono finito a Santa Lucia di Fiamignano, innamoratissimo dell'ambiente, della storia, dell'archeologia, delle vicende religiose di questa splendida terra.

Credo per di più di avere trascorsi professionali ed entrature istituzionali per cui forse qualche apporto potrei darlo allo sviluppo delle conoscenze scientifiche e al miglioramento delle vocazioni turistiche di questi luoghi che amichevolmente mi accolgono salvandomi dalle arsure estive di una Roma in caldo umido.

E' con spirito veramente collaborativo, con rispetto massimo e soprattutto con profonda ammirazione che mi permetto alcune chiose forse critiche, e taluni dissensi culturali.

Mi sta bene che alberghi, associazioni escursionistiche, progetti europei troppo pretenziosi vogliano trarre spunto propagandistico dai tesori archeologici e storici del Cicolano; non mi sta bene che si sovverta il corretto rapporto serietà storico-culturale/indotto economico e si creda di asservire il rigore scientifico all'interesse finanziario.

Non mi piace peraltro un vizietto che credo particolarmente duro a morire in queste parti: quello del campanilismo. Tempo fa sembrava che il Cicolano fosse la memoria storica di Petrella in versione Romanin, ora alle volte mi pare che sia il Corvaro a volerla fare da epicentro – se non realtà esclusiva - della grande memoria storica romana, per un tumulo che per quanto avvincente sia non può competere con la gloria di un Val di Varri, di una Nersae, della teoria dei negletti 36 castelli, di un abbandonato Castello di Macchiatimone, della stessa ricchezza sommersa quale la modernissima archeologia medievale potrebbe sfruttare nella fiancata di Poggiopoponesco. E potrei continuare, ma ovvio che privilegio quello che è stato oggetto del mio specifico interesse in questo quarantennio di frequentazione estiva del nostro Cicolano.

Santa Lucia di Fiamignano ha una gloria perenne: la coltissima ed molto erudita penna del medico Domenico Lugini. Da quel vetusto testo si può dissentire, ma non se ne può prescindere; lo si può (e lo si deve) migliorare, integrare e correggere come ha fatto il vostro espertissimo Marco Buonocore nei vostri pregevolissimi quaderni; eppure costui specifica: “Lugini …. [riconsidera] la raccolta epigrafica berlinese portando a conoscenza quei documenti iscritti che solo la sua conoscenza capillare di quella zona era in grado di compiere”. Io, l'altra sera, Lugini non l'ho sentito citare neppure per sbaglio, Che vi sia preclusione campanilistica?

Fulcro del vostro interesse, gira e rigira, è la Grotta c.d. del Cavaliere. Meritevolissimo e apprezzabile interesse. Solo però che se diventa mania monotematica, perde di pregio. E Lugini e Grotta c.d. del Cavaliere alla fine sono inscindibili. Apprendo da Lugini (pag. 43) “ gli avanzi delle mura pelasgiche …. fra Alzano e Monte Maggiore [sarebbero] gli avanzi del tempio di Marte ricordato da Dionisio”. Tra codesto tempio e la Grotta c.d. del Cavaliere vi sono attinenze, contiguità, collegamenti?

La grotta del Cavaliere – mi pare – ha tre date importanti: 1830, data della sua scoperta (?) da parte di codesto archeologo inglese per nascita ma romano di adozione, collegato col sommo Vespignani, marito tranquillo di una splendida romanina di trent'anni più giovane ; 1981, sua riscoperta e specie dopo il rinvenimento di una malcerta epigrafe votiva, suo magnificato accreditamento a ipogeo cultuale; quest'ultimo ventennio, oggetto di accuratissimi studi e ricerche da parte del dottore Cesare Silvi.

Mi permetto di osservare: il nome è equivoco e mi sembra congettura simpatica quella di associare il toponimo Cavaliere all'archeologo inglese, appunto perché inglese; se ipogeo dedito al culto dei morti, occorre scientifica investigazione per saperne di più su tale presenza religiosa ad Alzano, trattandosi in definitiva di ipostatizzazione di una delle tante discese agli inferi, vuoi come quelle omeriche vuoi come quella sfumata virgiliana (meglio collegabile con tale manufatto d'epoca romana). Potrebbe anche trattarsi di devianze esoteriche non rare in epoca tardo impero. Sia chiaro una semplice pietra votiva non ci dice molto. Ma allora perché non fare scavi stratigrafici e appuramenti archeologici non dilettantistici? Non sono per il momento fattibili? La progettazione e lo studio propedeutico è sempre possibile.

Resta l'arcano del collegamento tra il tempio di Marte del Lugini e questa grotta dall'equivoco nome. La scienza progredisce per espansioni, non certo per preclusioni campanilistiche.

Nella letteratura – e non parlo solo di Lugini – queste misteriose mura del Cicolano si sono sempre chiamate Pelasgiche o Ciclopiche, termine forse improprio ma sempre inequivocabile. Se oggi giapponesi (estremamente curiosi, si sa) e cinesi (i turisti dell'avvenire, secondo me) vengono da 'ste parti abbacinati da letture sull'arcano delle mura pelasgiche o ciclopiche e si avventurano tra questi affascinanti Monti Cicolani, chissà quale loro delusione vedendole volatizzare per dar posto a incolori, inespressive, insignificanti MURA POLIGONALI. Perché si sono cambiati nomi e toponimi consolidati? Per pignoleria scientifica? Per far dispetto al vicino ma non amato Lugini? Solo se unite le diverse scuole di pensiero, solo se fra loro si accende un rispettoso dialogo, si fanno salti di qualità. Diversamente si cade in un mercantilismo che fa presto ad esaurirsi, specie se incombono epocali crisi involutive in campo economico.

Si vuol portare alla Grotta c.d. del Cavaliere lo sbocco di un'importante arteria stradale d'epoca romana? Se si fanno congetture, perché no? Ma congettura per congettura, resto legato all'ipotesi del Lugini (cfr. pag. 58). Ho sbirciato il lavoro della Migliario pubblicato sempre nei vostri pregevoli quaderni. Mi riservo di approfondirne lo studio. Spero che il Geometra Mario Balduzzi ripercorra le investigazioni del nonno – anche lui ha conoscenza unica del territorio - e magari filmando dimostri quanta ragione aveva il Lugini. Forse Virzì se ne dispiacerà, ma, via!, ha da ricavarne spunti anche lui, più avvincenti di quelli a dire il vero molto avvincenti che ci ha illustrato l'altra sera.

Occorre dialogo. Ho sentito che la struttura ecclesiale del Cicolano è poco nota. Falso: specie dopo la pubblicazione dell'immane lavoro di Vincenzo di Flavio (anno 2010); ce n'è materia per puntualizzazioni. Ad esempio tanto vi ho appreso sulla chiesa di Santa Lucia tanto cara al vostro socio Antonio Marrucci, che tanta, troppa materia ha su questa fabbrica cultuale, a presidio di un'antica statio romana, nonché di un crocevia di diversa ma continua importanza nell'evolversi delle realtà storiche. Mi chiedo perché, in occasione delle prossime celebrazioni di Santa Lucia, don Maceroni, il dott. Di Flavio, il dottor Cesare Silvi, il dottor Antonio Marrucci, il prof. Buonventre, l'architetto Filippo Balduzzi e la sua collega che hanno studiato quella chiesa, e, se è permesso, un forestiero quale io sono (che pure qualche fruttuosa ricerca anche negli archivi segreti vaticani li ha fatti, forse demolendo taluni idola teatri), tutti costoro o taluni o anche tal'altri non vengono adunati nelle scuole di Santa Lucia da codesta meritevole rivista per una tavola rotonda coordinata da don Maceroni o magari da Lei stesso su questo capisaldo della locale storia (romana a mio avviso), forse bizantina, credo non longobarda, borbonica, con grave dispetto del vescovo reatino, e delle stranezze dell'Acotral di un tempo o della Cotral d'oggidì? Che paradigma dell'intera storia del Cicolano e quindi di Petrella, Pescorocchiano, Borgorose e Fiamignano, così tanto per mia spocchia geografica!

Grazie e chiedo scusa per qualche mia stecca fuori le righe del bene educato colloquiare. Ma da buon dadaista non riesco a correggermi, facendo disperare mia moglie, cicolana di ferro della non molto celebrata Baccarecce

Dottor Calogero Taverna

Storia non conformista di Pescorocchiano


Per una storia del Castrum di Pescorocchiano

di CALOGERO TAVERNA

Pescorocchiano

Se noi, venuti da fuori ed incantati da questa aprica “rocca”, siam curiosi di sapere qualcosa sulla storia di Pescorocchiano e consultiamo Internet, poco o nulla riusciamo a sapere: tolta sorse la segnalazione i una interessante saga delle castagne, restiamo a bocca asciutta. Ecco perché questa paginetta di una visita pastorale del 1574 è cosa davvero ghiotta.

Un vescovo, arcigno metodico inflessibile, mons. Pietro Camaiani. Preso disacro furore nei prodromi della riforma tridentina, ecco ad esempio come folgora il prevosto di Pescorochiano: frater Franciscus Antonius de Arce Ranisii [ordinis S. Francisci] imperitus ac ineptus in confessionibus audienis, quare inhibitum sibi fuit. – INEPTUS. Il francescano, dunque, era fin troppo birichino specie quando a confessarsi erano le donne. Giudicato addirittura INETTO lo si interdice dalla somministrazione del sacramento della Penitenza. Per il resto, inesperto e carente, il vescovo Camaiani lo stronca con un aggettivo dequalificante: INEPTUS, come dire INSUFFICIENTE, come nelle pagelline dei miei tempi della scuola elementare.

Ma chi era questo grifagno visitatore apostolico? In fondo una lunga nota su di lui lui per chi abbia ben più di una semplice curiosità storica.

CAMAIANI, Pietro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 17 (1974)

di Gerhard Rill

CAMAIANI, Pietro. - Di famiglia patrizia, nacque ad Arezzo il 1º giugno 1519. Della sua immediata parentela sono noti i fratelli Onofrio e Bernardino, imprigionato nel 1548 nel carcere romano di Tor di Nona. Nulla sappiamo dei suoi anni giovanili e della sua formazione culturale; poiché in seguito gli venne rinfacciata la sua scarsa conoscenza del latino, possiamo assumere che fosse privo di una solida formazione umanistica. Entrato nel 1539 al servizio di Cosimo I de' Medici, divenne nel 1545 segretario del Consiglio di stato col compito precipuo di sottoporre al segretario ducale Cristiano Pagni le relazioni degli ambasciatori.

Già nel maggio 1545 cioè ancor prima dell'inizio della prima fase del concilio, Cosimo aveva inviato a Trento suoi agenti perché gli riferissero gli eventi della sede conciliare. Inviato dal duca, il C. giunse a Trento nel febbraio 1546, inizialmente era stato incaricato di proseguire per Regensburg, ove doveva assistere alle discussioni tra cattolici e protestanti, ma apparentemente questa missione fu revocata, ed egli rimase a Trento quale agente fiorentino, cioè relatore e non rappresentante ufficiale del duca. I rapporti che inviò regolarmente dalla metà di febbraio si distinguono per precisione e sicurezza di giudizio oltre che per l'esattezza delle informazioni, che egli doveva in primo luogo alla sua dimestichezza con Angelo Massarelli, segretario del concilio. Quando questo decise, l'11 marzo 1547, di trasferirsi a Bologna, il C. rimase inizialmente a Trento con la minoranza imperiale, ma ben presto riconobbe l'inutilità di una ulteriore resistenza, per cui Cosimo, alla fine di maggio, lo inviò su sua richiesta a Bologna. Qui conobbe il cardinale Giovanni Maria Del Monte, successivamente papa Giulio III e protettore del Camaiani. La definitiva partenza del C. da Bologna, il 4 giugno 1549, offrì il pretesto al Del Monte per riferire a Roma sull'inutilità di una prosecuzione del concilio. Nel settembre 1549 il C. ritornò ancora a Bologna, ma era solo di passaggio per Venezia, ove fu per breve tempo "secretarius et agens" del duca Cosimo.

Giulio III affidò ripetutamente al C. missioni di rilievo politico, anzitutto in connessione col conflitto parmense. Quando Ottavio Farnese, che aveva riconosciuto la sovranità feudale del papa su Parma, cercò di ottenere in Francia un appoggio contro le minacce sue e dell'imperatore, Giulio III affidò al C. la missione di dissuadere il suo vassallo dal ricercare tale alleanza.

Le istruzioni impartite al C. il 16 febbr. 1551 stabilivano che l'impegno scritto del duca a revocare l'alleanza con la Francia avrebbe dovuto essere controfirmato dai suoi fratelli, i cardinali Alessandro e Ranuccio. Ottavio dichiarò al C. che non poteva revocare gli impegni contratti senza il consenso del re di Francia, e anche tre brevi in data 27 febbraio indirizzati a Ottavio, Paolo Vitelli e Ranuccio Farnese rimasero senza effetto, per cui il C. ritornò a Roma e l'8 marzo fece il suo rapporto.

Dalla fine di marzo ai primi di aprile il C. si recò nuovamente a Siena presso l'oratore imperiale Diego de Mendoza per la questione parmense, e con lui ritornò a Roma per colloqui con il papa. Dalla fine di maggio agli inizi di giugno soggiomò a Bologna nella veste di commissario pontificio, per raccogliere informazioni sulla situazione finanziaria e gli apprestamenti difensivi della città, oltre che sulla situazione militare di Parma. A metà giugno compì un altro viaggio informativo a Urbino, da dove inviò dettagliati rapporti sulle intenzioni dei Farnesi e del duca di Urbino, e sulla disposizione degli animi a Fano, Rimini ed Ancona. Quale plenipotenziario pontificio concluse ai primi di luglio col comandante delle truppe imperiali Ferrante Gonzaga un accordo inteso a coordinare le iniziative degli alleati contro Parma e Mirandola. Il 25 agosto Giulio III nominò il C. - tornato a Roma l'8 agosto - "cubicularius secretus" e "continuus commensalis", dotandolo anche di benefici a Firenze, Fiesole e Arezzo.

Il papa, che aveva inviato ai primi di settembre 1551 il cardinale Verallo a trattare la questione parmense con Enrico II di Francia, decise di inviare presso l'imperatore un nunzio straordinario che lo tenesse al corrente delle trattative, e destinò per questa missione il cardinale Rodolfo Pio da Carpi e infine, quando questi si ammalò, il Camaiani. Dato il modesto rango del C. - non era neppure vescovo - questa designazione attesta la particolare considerazione in cui egli era tenuto dal pontefice.

In base alle istruzioni in data 10 ottobre, il C. doveva addurre le ristrettezze finanziarie e l'amor di pace del papa a giustificazione delle trattative con la Francia, ed assicurare contemporaneamente l'imperatore che Roma non avrebbe concluso una pace separata. Inoltre, nonostante le trattative condotte dal Verallo, egli doveva concordare le ulteriori misure da intraprendere contro Parma.

Il C. passò per Firenze, ove conferì con Cosimo, e giunse ad Augusta il 21 ottobre; il giorno successivo accompagnò Carlo V a Monaco; ritornò a Roma il 5 novembre. La sua missione riuscì solo parzialmente, poiché l'imperatore, mentre acconsentiva a procedere energicamente contro Parma, si dichiarava ora disposto a pagare soltanto la metà dei 100.000 scudi precedentemente promessi. Pur continuando le trattative con Enrico II, Giulio III permaneva scettico nei confronti della Francia e il 21 dicembre inviava di nuovo il C. presso la corte imperiale, con l'ordine di attendere colà i risultati della missione Verallo e, se necessario, concordare un piano di azioni contro Parma. Prima della sua partenza, il C. ottenne l'ulteriore incarico di trattenere a Trento gli elettori di Magonza e di Treviri, che volevano partirne a causa dei disordini in Germania; era anche latore di brevi pontifici che dovevano facilitargli il compito. Assolto con successo questo incarico straordinario il 30 dicembre, giunse ad Innsburck il 1º genn. 1552, accolto amichevolmente dal nunzio ordinario alla corte imperiale, Pietro Bertano, presso il quale fissò la sua dimora. Ma la loro collaborazione, inizialmente buona, diede ben presto luogo a divergenze.

Il C., abituato ad agire autonomamente, vedeva nel cauto e malaticcio Bertano un ostacolo alla sua libertà d'azione; inoltre voleva avere al più presto una propria dimora e domestici (li ebbe solo alla fine di febbraio). Finalmente trattò con l'imperatore e col Granvelle all'insaputa del Bertano - cui tenne celata persino la chiave della cifra - sicché il Bertano era costretto nel corso delle trattative a simulare di fronte agli interlocutori di essere a conoscenza di quanto il C. gli aveva consapevolmente nascosto. Il modesto Bertano ne trasse le conseguenze, e chiese il proprio richiamo.Il 10 febbr. 1552 il C. veniva nominato nunzio ordinario e, contemporaneamente, vescovo di Fiesole; il 26 marzo il Bertano partì da Innsbruck.

Il C. aveva ottenuto così la desiderata autonomia, ma si era suscitato anche molte inimicizie. Persino diplomatici di solito divisi da aspro antagonismo, quali il rappresentante di Cosimo alla corte imperiale Piero Filippo Pandolfini e l'ambasciatore di Ferrara Ercole Rangoni, furono concordi nel giudicarlo: il C. ambiva soprattutto a conquistarsi il maggior prestigio possibile nel minor tempo possibile; epperò era "huomo senza lettere et poco pratico de' negoti"; parlava e scriveva molto, ma in un latino scadente, il che gli era valso il nomignolo derisorio di "il dicevolo". Con questo giudizio concordava il Granvelle, che lo definiva vanitoso, incostante e verboso.

Questi giudizi sono confermati in parte dai rapporti del Camaiani. Il nunzio vi criticava violentemente Carlo V e la sua corte; né dall'uno né dall'altra v'era da aspettarsi aiuto o comprensione perché essi, mancando di discernimento politico, badavano soltanto al vantaggio immediato. L'imperatore desiderava ardentemente la pace universale, perla quale aveva bisogno del papa, e pertanto non era necessario che questi si sforzasse di adempiere ai propri doveri di alleato. Conseguentemente il C. consigliava che la Curia, pur senza rescindere del tutto "il filo dell'amicitia" con l'imperatore, non si impegnasse in iniziative belliche e rimanesse in contatto con la Francia almeno tanto quanto bastasse per non porre in pericolo lo Stato della Chiesa e l'obbedienza della Chiesa francese. A quanto sembra il C. ebbe l'imprudenza di esternare le sue opinioni anche ad altri. Carlo V, quando venne a conoscenza della sua asserzione che l'elettore di Sassonia avrebbe violato i patti qualora si fosse accordato con l'imperatore, biasimò aspramente il nunzio, all'inizio di maggio 1552, e il C. chiese il proprio richiamo. Ma Giulio III rigettò la sua richiesta, e gli espresse nuovamente la propria fiducia.

Il C. pertanto rimase ancora alla corte imperiale, che seguì nella sua fuga dinanzi a Maurizio di Sassonia da Innsbruck, fino a Strasburgo. Qui, come gli altri ambasciatori, si separò da Carlo V che si recava in Lorena, e si stabilì a Spira (settembre 1552). I suoi rapporti avevano corroborato l'opinione del papa che l'imperatore fosse stanco della guerra e fosse perciò facile convincerlo a una azione di pace. Conseguentemente tanto più grande fu la delusione quando il 7 ottobre a Landau l'imperatore oppose un reciso rifiuto al C. che era latore di una proposta in tal senso.

Anche dopo questo insuccesso il C. consigliò di ripetere il tentativo entro due-tre mesi, ché l'imperatore - secondo lui vecchio, malato, avaro e stanco della guerra - e la Francia si ostinavano un contro l'altro come cani intorno ad un osso e tutto ciò avveniva probabilmente per volere di Dio, che così allontanava dalla Chiesa una seria minaccia. Che il papa aspettasse perciò l'ora in cui avrebbe potuto inserirsi, invocato terzo, tra i due esausti contendenti. Questo consiglio del C. peccava contemporaneamente di cinismo e utopia, in quanto non prendeva in considerazione né la missione della Chiesa né la situazione politico militare in Italia che non permetteva al Papato di assumere un ruolo di spettatore.

Dal gennaio ai primi di settembre 1553 il C. rimase a Bruxelles con gli altri ambasciatori accreditati alla corte imperiale. Quando venne a sapere del progettato invio di un cardinal legato, prima cercò di impedirlo, poi sperò che il papa scegliesse il giovane ed inesperto cardinal nepote Innocenzo Del Monte. Finalmente non fu neppure avvisato dell'invio del cardinale Girolamo Dandino, che giunse a Bruxelles nel maggio del 1553. Se ne può dedurre una diminuzione del prestigio del C. in Curia; in effetti egli, offeso, chiese il proprio richiamo.

Il Dandino si lamentava della sua scontrosa riservatezza nei rapporti personali, e della scarsa disposizione del C. alla collaborazione ed alla cortesia. Contrastava con questo e con i precedenti giudizi negativi il parere di Girolamo Seripando, che ebbe frequenti rapporti col C. a Bruxelles nell'estate 1553. Egli, come il duca Cosimo, lo stimava "propter ingenii acumen, fidem, diligentiam ac dexteritatem", e, come i padri conciliari a Trento prima di lui, per la sua intelligenza superiore e per i suoi modi piacevoli. Il contrasto col Dandino si concluse formalmente con una rappacificazione, ma in agosto il C. fu autorizzato a intraprendere il viaggio di ritorno, e il 2 settembre partiva da Bruxelles.

Il 12 ott. 1554 il C. fu nominato alla nunziatura di Napoli, nella quale succedeva al collettore pontificio Fabio Cupellato. Questa designazione ad una nunziatura di scarsa importanza, denotava una nuova diminuzione del prestigio del Camaiani. In realtà la sua attività a Napoli si ridusse alle funzioni di rappresentanza e ad alcuni interventi nei contrasti relativi a questioni di proprietà tra l'abbazia di Passitano e gli abitanti di Rieti e Civita Ducale. Con la morte di Giulio III, il 23 marzo 1555, il C. perdette il suo ultimo sostegno in Curia, come ebbe a riconoscere anche il Seripando, che gli scrisse una lunga lettera consolatoria. Richiamato in agosto, scomparve per alcuni anni dalla scena diplomatica.

Il 6 ott. 1561 il C. giungeva a Trento per partecipare alla terza fase del concilio. Cosimo, pur non conferendogli alcun incarico ufficiale, desiderava ricevere regolarmente rapporti dal C. che questi in effetti gli inviò fino alla fine di marzo 1562. Questo incarico venne poi assolto dall'inviato ufficiale del duca presso il concilio, Giovanni Battista Strozzi, che giunse a Trento in febbraio e fu subito coinvolto in una disputa di precedenze con l'inviato svizzero; il C. sostenne energicamente le pretese fiorentine. Anche ora egli appariva sempre ben informato e intervenne più volte nei dibattiti sull'Indice, sull'eucarestia, sul matrimonio dei preti. In questioni concernenti la Riforma, si espresse in favore della visita episcopale a spese del vescovo, per regolari sinodi diocesani, per l'obbligo ai parroci dell'esegesi biblica nei giorni festivi; sulla questione della residenza si schierò col partito del "ius divinum", ammonì contro decisioni precipitate sulla questione della concessione del calice ai laici e prese in considerazione un regolamento speciale per l'Ungheria e la Boemia.

Quando il cardinale di Lorena assunse la guida dell'opposizione, gli si unì anche un gruppo di vescovi italiani, tra cui il Camaiani. All'invito rivoltogli da Cosimo assieme a Spinello Benci vescovo di Montepulciano, di mutare tale atteggiamento, il C. rispose nel gennaio 1563 con una dichiarazione coraggiosa ma poco diplomatica: egli non ammetteva ingerenze in questioni puramente ecclesiastiche e, poiché si occupava di questioni conciliari da ben diciassette anni, era capace di decidere autonomamente secondo la propria coscienza. Nell'estate 1563 avrebbe dovuto comparire in un processo dinanzi al duca ma rifiutò di assentarsi dal concilio, benché il papa fosse disposto a dispensarlo. Caduto in disgrazia presso il duca, benché il papa avesse dichiarato, nell'ottobre 1563, a lui e agli altri vescovi dell'opposizione che non avrebbe tenuto conto nella loro carriera del loro atteggiamento, il C. non fu più chiamato, durante il pontificato di Pio IV, ad assolvere incarichi diplomatici.Finalmente Pio V gli affidò di nuovo una delicata missione. Richiamato a Roma nel settembre 1566, il C. ripartiva il 4 ottobre nunzio straordinario presso Filippo II. Le sue istruzioni contemplavano tre punti: doveva convincere il re a recarsi personalmente nei Paesi Bassi. doveva ottenere il trasferimento a Roma di Bartolomeo Carranza, l'arcivescovo di Toledo da anni prigioniero dell'Inquisizione spagnola; doveva infine persuadere il re che l'indiscriminato esercizio della monarchia sicula (le prerogative della Corona spagnola a Napoli ed in Sicilia) determinava la condizione di abbandono in cui versava il clero.

Il 7 ott. 1566, mentre viaggiava alla volta della Spagna, il C. fu nominato vescovo di Ascoli Piceno, ma con le entrate della mensa episcopale ridotte a 1.000 ducati annui.

Nel frattempo l'ambasciatore spagnolo a Roma aveva avvertito Filippo II di diffidare del C.; egli dubitava che il re ne sarebbe rimasto contento, comunque Carlo V non lo era stato. Filippo manifestò sdegno per la missione che sembrava mettere in dubbio la sua precedente promessa di comparire personalmente nei Paesi Bassi. Vari colloqui preliminari condotti insieme col nunzio ordinario Giovanni Battista Castagna e alcune argomentazioni presentate per iscritto condussero alla fine a un parziale successo: l'impegno vincolante di consegnare il Carranza (la consegna ebbe effettivamente luogo alla fine di aprile 1567). Sugli altri punti delle istruzioni il C. non riuscì ad ottenere alcun risultato. Egli si adoperò anche per la proibizione delle corride in Spagna. Il 12 febbr. 1567 fu richiamato a Roma.

Al suo arrivo nella sua nuova diocesi il C. trovò un clero prevalentemente simoniaco; non pochi erano coloro che si erano anche macchiati di gravi delitti. Egli si dedicò in primo luogo a mutare questa situazione, e ad attuare i decreti conciliari. Il 28 giugno 1567 annunziava la riforma del clero mediante un decreto affisso alla porta del duomo; seguirono le prime visite pastorali, nel luglio del 1567 e del 1568. I successi ottenuti dal C. nella sua diocesi convinsero Pio V, e poi Gregorio XIII, ad affidargli ripetutamente, nel periodo 1571-74, visite apostoliche, soprattutto in Umbria (1573-74). Il C. ricorse a norme particolarmente severe durante una visita della sua diocesi iniziata il 23 genn. 1575: controlli dettagliati dell'amministrazione e dell'edilizia del duomo; emanazione (25 febbraio) di rigorose disposizioni per la riforma del clero. Contemporaneamente alle visite, il C. aveva dato inizio alla regolare celebrazione dei sinodi. Il primo sinodo diocesano ebbe luogo il 22apr. 1568, e i risultati furono fissati nelle Constitutiones Synodales S. Ecclesiae Asculanae... (Romae 1568).Seguirono altri sinodi nel 1571 e 1572.

Particolarmente meritevole la fondazione, all'inizio del 1571, del seminario, con impiego di benefici vacanti e anche di proprie risorse. Negli ultimi anni il C. tentò anche di influire sull'amministrazione cittadina, ma la morte lo colse prima che egli potesse vedere i risultati di questa come di altre sue iniziative, come per esempio l'introduzione in Ascoli dei cappuccini, perseguita sin dall'anno 1567.

Morì ad Ascoli il 27 luglio 1579, e fu sepolto nella chiesa di S.Biagio, da lui fatta rinnovare, e presso la quale aveva istituito una Confraternita "Corporis Christi".

Fonti e Bibl.: Correspondance de Philippe II sur les affaires des Pays-Bas, a cura di L. Gachard, I, Bruxelles 1848, p. 487; G. Frascarelli, Monumenti lapidarii delle chiese esistenti nella città di Ascoli nel Piceno, Ascoli 1853, p. 24; Briefe und Akten zur Geschichte des sechzehnten Jahrhunderts mit bes. Rücksicht auf Bayerns Fürstrnhaus, a c. di A. v. Druffel, I, München 1873, pp. 582 s., 777; II, ibid. 1880, pp. 44 s., 49, 82, 167, 266, 782; III, 1, ibid. 1875, pp. 238-256; Concilium Tridentinum, ed. Soc. Goerresiana, I, Friburgi Brisgoviae 1901, passim;II, ibid. 1911, passim, III, 1, ibid. 1931, p. 12; V, ibid. 1911, p. XVI; VIII, ibid. 1919, passim;IX, ibid. 1924, passim;X, ibid. 1916, pp. 380, 435, 450, 497;XI, ibid 1937, passim; Nuntiaturberichte aus Deutschland, s. 1, XII, a C. di G. Kupke, Berlin 1901, passim;XIII, a c. di H. Lutz, Ubingen. 1959, passim;XIV, a cura di H. Lutz, ibid. 1971, p. XVII, 7; Die röm. Kurie und das Konzil von Trient unter Pius IV. Aktenstücke zur Gesch. des Konzils von Trient, a C. di J. Šusta, III, Wien 1911, pp. 156 s.; IV, ibid. 1914, pp. 96, 98, 340; Corresp. diplom. entro España y la S. Sede durante el pontif. de S. Pio V, a C. di L. Serrano, I, Madrid 1914, passim;II, ibid. 1914, pp. XLV, 7 s., 37 s., 81, 88; Hieronymi Seripandi "Diarium de vita sua", a C. di D. Gutiérrez, in Analecta Augustiniana, XXVI (1963), pp. 96, 98, 100, 107 ss.; Il carteggio degli ambasciatori e degli informatori medicei da Trento nella terza fase del Concilio, a C. di A. d'Addario, in Arch. stor. ital., CXXII (1964), pp. 14, 17-70, 74-81, 83-88, 91-97, F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, I, Venetiis 1717, col. 472; III, ibid. 1718, col. 264;G. I. Ciannavei, Compendio di memorie istoriche spett. alle chiese parrocchiali della città di Ascoli, Ascoli 1797, pp. 11 s.; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, VII, 2, Venezia 1848, pp. 773 s.; L. Gachard, Don Carlos et Philippo II, II, Bruxelles 1863, p. 372;Id., Les archives du Vatican, Bruxelles 1873, pp. 55 s.; Ch. Ruelens, Notes sur les bibliothèques de Milan, Rome, Florence, in Bull. de la Comm. [belge] royale d'histoire, s. 3, IX (1866-67), pp. 245 s.; G. de Leva, La guerra di Papa Giulio III contro Ottavio Farnese, in Riv. stor. ital., I (1884), pp. 663 s.; Id., Storia documentata di Carlo V in correlazione all'Italia, V, Bologna 1894, pp. 197s., 214 ss.; G. Zippel, Una questione di precedenza al concilio di Trento , Firenze 1890;A. Pieper, Die päpstlichen Legaten und Nuntien in Deutschland, Frankreich und Spanien seit der Mitte des sechzehnten Jakhunderts, I, Münster W. 1897, passim;L. v. Pastor, Geschichte der Päpste, VI, Freiburg i.B. 1913, pp. 71 s., 101 s., 104;VIII, ibid. 1920, pp. 152, 286-89, 345 ss.; IX, ibid. 1923, p. 59; G. v. Gulik-C. Eubel, Hierarchia catholica..., III, Monasterii 1923, pp. 119, 196;B. de Meester, Le Saint-Siège et les troubles des Pays-Bas, 1566-1579, in Recueil de travaux publ. par les membres des conférences d'histoire et philologie. Louvain, s. 2, XXVIII (1934), pp. 29-34;H. Jedin, Girolamo Seripando. Sein Leben und Denken imGeisteskampf des 16. Jahrunderts, Würzburg 1937, I, pp. 477, 483; II, pp. 33, 36 ss., 41 ss., 304, 595-602;Id., La politica conciliare di Cosimo I, in Rivista storica italiana, LXII (1950), pp. 345-48, 350-52, 354-57, 484 s.; Id., Geschichte des Konzils von Trient, II, Freiburg 1957, pp. 75, 415, 440, 461, 518, 529; III, Freiburg-Basel-Wien 1950, passim;Id., in Lexikon für Theologie und Kirche, II, Freiburg i.B. 1958, col. 898; C. Tihon, in Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., XI, Paris 1949, coll. 504-509; M. Marseletto, in Enc. Catt., III, Città del Vaticano 1949, col. 420; G. Fabiani, Sinodi e visite pastorali ad Ascoli dopo il concilio di Trento, in Riv. di storia della Chiesa in Italia, VI (1952), pp. 265-279; Id., Ascolinel Cinquecento, I, AscoliPiceno 1957, ad Ind.;P. Villani, Origine e carattere della nunziatura di Napoli (1523-1569), in Annuario dell'Ist. stor. ital. per l'età moderna e contemporanea, IX-X (1958), pp. 315 s., 411-422; H. Lutz, Christianitas afflicta. Europa, das Reich und die päpstliche Politik im Niedergang der Hegemonie Kaiser Karls V. (1552-1556), Göttingen 1964, ad Ind.;D. Gutiérrez, Testi e note su l'ultimo quadriennio del generalato di Seripando, in Analecta Augustiniana, XXVIII (1965), pp. 361, 379-82.




Il sullodato vescovo visitatore, appena giunto “a lu Pescu”, viene subito attratto da un rudere: sono i resti della chiesuola dedicata a S. Massimo e S. Pietro. In tempi remotissimi chissà chi (ma certo un facoltoso) aveva eretto quel piccolo tempio per farmi recitare un paio di messe all’anno per la salvezza dell’anima sua. L’aveva dotata con tre salme di frumento annue. Si trattava di un non cospicuo beneficio perpetuo che nelle carte del vescovo inquisitore risulta un paio di simplex beneficium (simplicia beneficia, nel gergo del Camaiani). Il diruto tempietto del “territorio Pesculi”, va ora abbandonato ed i benefici vanno trasferiti “in ecclesia S. Andree, parocchialem intus dictum castrum Pesculi”. Ma qui va eretto un altare dedicato ai predetti S. Massimo e San Pietro. Esiste ancora quest’ara?

Quanto alla demolizione della chiesetta, per il vescovo va eretta una “crux lapidea”, nella forma ora imposta dal Concilio di Trento. Esiste ancora questa croce in pietra? dove è (o era) collocata”? Non sono uzzoli archeologici, ma voglia di far emergere da tali brume le testimonianze di questa nostra simpatica (ed obliata, almeno storicamente) cittadina

Si affaccia così il rettore parroco, un francescano dai costumi non proprio esemplari: il visitatore lochiama con nome e cognome anche se francescano: d. Joannes Antonus Petronius. Fruisce dei citati benefici (edi quelli più congrui, come vedremo). Da ventidue anni gestisce questo lembo del Cicolano, di qua e di là del fiume. Lo ha legittimato con tanto di bolla autorizzatoria il vescovo di Rieti del tempo, il 7 novembre del 1548.



Pescorocchiano vien chiamato molto più semplicemente (e per noi più simpaticamente) PESCULUM. Per noi Pescorocchiano significa Rocca a Picco. Parafrasiamo Benedetto Croce:

Il nome Pescorocchiano sembra derivare da "Pesculum Roccae", cioè roccia sorgente a picco (dal tardo latino "pensulum"), o masso che serra, così come Benedetto Croce definiva la sua Pescasseroli "Pesculum ad Sorolum", cioè masso presso il piccolo Sangro (le sorgenti), fiume il cui nome richiama alla memoria antiche trasmigrazioni pelasgiche. La parte più antica dell'abitato sorge ai piedi dello sperone roccioso «pesco») su cui si trovano i resti di Castel Mancino. Nella leggenda marsicana il poeta pastore Cesidio Gentile fa derivare la fondazione di Pescasseroli dalla vicenda drammatica di un giovane cavaliere crociato, Serolo, figlio del Conte Maracino, signore del castello. Serolo, partecipando alla I° Crociata, incontra in Palestina la bella saracena Pesca, della quale si innamora e che sposa. In compagnia di un santo anacoreta, che aveva con se la statuina lignea della Madonna nera, Pesca viene mandata da Serolo al castello. Una volta al castello, il vecchio Conte si invaghisce di Pesca che, fuggendo, viene raggiunta ed uccisa in prossimità di una sorgente.

Con qualche ritocco e qualche innocente arbitrio quella favola della bella saracena PESCA la potremmo ritagliare per la nostra località: non per nulla tra le ville di Pescorocchiano si annovera GIRGENTi dall’ammiccante ma equivoco toponimo arabo.



L’abbiamo già visto: svetta una grande chiesa che è dedicata a S. Andrea. La nostra cittadina è un “castrum”: un castello dunque, che conferisce prestigio ed importanza a Pescorocchiano, essendo stato nel tempo punto nevralgico di difesa. Parroco è sempre il citato francescano don Giovanni Antonio Petronio. Sembra secolarizzato per quel fregio, per aver ripreso il suo cognome di famiglia e di non essere indicato con il modesto e francescano titolo di “frater”.

La chiesa viene visitata in pompa magna. È sotto la giurisdizione della illustrissima donna Virginia Sabelle (Savelli). Il vescovo ostentatamente elude il termine giurisdizione per parlare (qui ed altrove) di ditio, ditionis, che vuol dire tanto se h peso giuridico, se no, nulla. La famiglia Savelli (o Sabelli) è quella celebre nella storia medievale romana del Gregorovius per doverne qui parlare. Solo che nel 1574 era definitivamente decaduta. Questa Virginia chi è allora? Forse un rompicapo per gli st. Escludiamo che orici. Ci pare per il momento ignota: appare nelle carte del vescovo quale residuato feudale come magari erede per via femminile di un castello non più egemone. Gli epigoni della famiglia sono questi:

Di questa nobile casata faceva parte anche la principessa Carlotta Savelli (1608-1692), donna dall'animo pio, che regalò ad alcuni terremotati, fuggiti dalle loro terre, il feudo di Savelli, in Calabria, dove ora si erge l'omonimo comune. Il simbolo stesso del comune di Savelli è lo stemma della nobile famiglia romana.

La famiglia si estinse con Giulio Savelli, morto il 5 marzo 1712, con l'eccezione del ramo cadetto dei Giannuzzi Savelli (Baroni di Pietramala, Principi di Cerenzia, Patrizi di Cosenza), nel Regno di Napoli come condottieri dal 1421, discendenti da Giannuzzo di Antonio Savelli (Roma, XV secolo).



Possiamo pensare che la nostra Virginia rientri in una delle tante ramificazioni cadette, come dire una ramificazione cadette del sunnominato Giannuzzo Savelli che mise radici nel Napoletano e ricordiamoci che dopo tutto il Cicolano cade nell’area del Regno delle due Sicilie.



Sarà per rispetto ai Savelli, sarà perche la chiesa madre di Pescorocchiano non era proprio da disprezzare, Fatto sta che il signor vescovo visitatore stavolta si limita a dire che essa non è “improbanda”, purché però si proceda all’assestamento del tetto: “implanelletur aaut intabuletur”, occorre dunque rifare il soffitto oppure farne in tavole uno nuovo. Altri lavori da fare sono: intonacare con la calce alcune parti delle pareti ed imbiancarle; ammattonare in pietra il pavimento; costruire nuove tombe per la sepoltura dei cadaveri dei defunti. Per tutte le disposizioni viene fissato un termine. La prossima raccolta delle messi. Trascorso inutilmente tale termine, sia proibito inumare sotto il pavimento della chiesa sotto pena di scomunica.

Il vescovo resta inorridito da una statua in bella vista nella chiesa madre di Pescorocchiano: posta su un altare costruito con la calce gli appare “satis deforme ac vestuste”. Un orribile “monumentum” dunque deforme, mutilato, cadente “vetusto”: questo prelato cinquecentesco il latino lo domina, magari quello ecclesiastico della tarda latinità, e la lingua latina è per sua natura paratattica, essenziale, efficacissima. La statua va demolita quanto prima “quamprimum”, ma trattandosi sempre di una sacra effigie occorrono cautele per evitare impressioni sacrileghe presso il popolino di Pescorocchiano ( e non saremo certo qui lo sprezzante spirito aristocratico dell’alto clero del tempo) invero propenso a pratiche superstiziose atte a utilizzare i resti di una immagine sacra solennemente benedetta. Allora quella statua va demolita bruciandola e le ceneri vanno conservate nel “sacrarium”, sottratte dunque alle tentazioni degli incolti fedeli del luogo, pronti a abbandonarsi malefici riti.

Vi è un’altra statua che si ergeva su un piccolo altarino, abbisogna di una mano di pittura: che vi si provveda, statuisce il prelato visitatore , venuto da Ascoli. Come potessero fare i pescorocchianesi a trovare un decente pittore che riabbellisse la vecchia statua, non sappiamo e siamo in grado di ipotizzarlo.

La sacrosanta eucarestia va – impone sempre il vescovo – va custodito (asservatur) in un degno tabernacolo: evidentemente quello che c’era non era per i gusti del vescovo visitatore “condecente”.Si trovasse uno di codesti tabernacoli ben testimonierebbe in un antiquarium “condecens” questo passaggio epocale della chiesa pescorocchianese. E il nuovo tabernacolo all’interno doveva essere foderato in seta color purpureo. Il sacro fonte battesimale andava accomodato secondo le disposizioni che avrebbe impartito il commissario a ciò deputato cioè il canonico reatino d. Pietro Cappelletti. Questi è il numero nove della curia, è dottore in utroque, è ritenuto un lodevole canonico versato nella dottrina della Chiesa e di lui ampiamente si tratta in positivo nella “camparitione facta sub die 27 decembris 1573”: in una parola “laudandus”.

I rilievi ispettivi sono ora consueti, ripetitivi: il vasetto dell’olio santo per l’estrema unzione sia separato da quello dei catecumini (che a Pescorocchiano vi potessero essere dei catecumini, noi ne dubitiamo fortemente) e venga custodito in una nicchia chiusa con una fenestrella, anche se in comune; l’icona dell’altare maggiore venga restaurata e resa più lucida; gli altari sprovvisti di reliquie ne vengano dotati e si provveda a tutto quanto difetta erigendosi in particolare una croce nel mezzo dei due candelabri.

Quanto ai paramenti, ornamenti e alle altre suppellettili sacre nulla da raccomandare se non la disposizione a dotare la chiesa di una casula o pianeta violacea con stola e manipolo, se non di seta almeno di tessuto di Fiandra, nonché di un pallio bianco; il tutto entro il prossimo raccolto delle messi..

In conclusione: come si diceva il rettore è don Giovanni Antonio Petronio, nativo del luogo; insediato con nomina vescovile il 7 novembre del 1548; il suo reddito è di scuti venti annui, è il pastore di quaranta famiglie (quasi duecento abitanti) e sarà da imporre loro di corrispondere tale sussidio, quello generalizzato e quello particolare almeno in due rate. La pignoleria ecclesiastica nel tassare i fedeli dalla culla alla tomba fa qui capolino.

Vi sono poi due confraternite di Santa Maria e di Sant’Atanasio che non possiedono rendite certe; salvo gli apporti che i confratelli danno in frumento per il cibo dispensato ai poveri. Senonché il vescovo non approva questi atti caritatevoli e impone loro di astenersene per provvedere invece all’olio della lampada e comprare il baldacchino per accompagnare il sacerdote quando va a portare il sacramento dell’eucarestia agli inermi. Un divieto non scandaloso per quei tempi, ma a noi laici e moderni un certo effetto lo fa. Speriamo che almeno si rinvenga quel baldacchino per il nostro agognato Antiquarium, a ricordo di usi e costumi del passato con un tocco di rammarico: niente pane per i poveri ma olio per la lampada votiva e semmai un parasole di broccato per il prete dell’estrema unzione.

In Pescorocchiano vi erano ovviamente altre chiesuole. Vi era il beneficio semplice dotato a don Giovanni Antonio di San Nicola. La fabbrica poteva andare sempreché si rifaceva il soffitto oppure lo si intavolava; le pareti le si intonacava con la calce e si imbiancavano; il pavimento veniva lastricato; l’altare lo si restaurava con i debiti requisiti e nella parete di fondo vi si dipingevano i canonici tre quadri del crocifisso, della Vergine Maria e del santo titolare San Nicola. Il rettore fra’ Giovanni Antonio vantava la provvista vescovile sin dal 13 giugno del 1561, e per questa rettoria percepiva di reddito cinque giulii annui. Il termine monetario GIULIO usato nello stato pontificio nel 1574 ci disorienta alquanto. Di sicuro vi sarà chi saprà ben spiegare questo aspetto, non irrilevante per la storia della moneta.



L’altro beneficio semplice è dedicato a Santa Maria “Montis Falconis” sito sempre all’interno del CASTRUM di PESCULI. Qui la fabbrica appena restaurata non è “improbanda”. Bontà sua! Il pavimento tuttavia va lastricato e vnno costruite nuove tombe “pro sepeliendis cadaveribus”; nell’altare maggiore vada eretta unna croce e non altro dipinta e gli altri altari siano corredati di icone nonché di scabelli e siano rimossi certi vilissimi panni pendenti.

Per l’ulteriore beneficio di Santa Maria <de monumento>, un tempo esistente all’interno del paese ed ora diruto, si ricorda che andava instaurato nel termine di unno, sotto pena di quindici scudi da devolvere al seminario reatino. Il rettore è ancora don Desiderio di Colle Alto e vanta n reddito annuo di ei selmae di frumento. Permane l’onere di celebrare due messe ogni mese di domenica. Di don Desiderio di Collealto non sappiamo null’altro in questa sede.





Santa Lucia di Fiamignano

Lo stesso giorno 5 marzo 1574

Chiesa parrocchiale di Santa Lucia: rettore D, Cesareo Antonini

Fu visitata la chiesa parrocchiale di Santa Lucia del villaggio omonimo sotto la giurisdizione di D. Pompeo Colonna: la fabbrica della chiesa è disadorna e non finita (incomposita). E così parte del tetto mancava di tegole e per tanto vi piove dentro. Le pareti vanno intonacate a base di calce e quindi imbiancate e vanno aperte due finestre da ogni lato dell'altare ed un'altra a sinistra del tempio, tutte da aprire nel muro della fabbrica; il pavimento va lastricato in pietra e sotto vanno edificate delle tombe per la sepoltura dei cadaveri: quanto sopra va realizzato entro il prossimo raccolto delle messi, spirato negativamente tale termine, deve essere inibita la sepoltura, sotto pena di scomunica.



Non furono rinvenute custodie sacramentali eccetto un vasetto di olio santo per l'estrema unzione degli infermi per giunta di piombo: questo quanto prima va cambiato con uno di stagno e si deve provvedere alla costruzione di un tabernacolo con pisside in argento in forma <comune>. Si dovrà usare l'acqua santa battesimale del villaggio del Santo Pastore, non molto distante.

La chiesa manca di molti altri paramenti e sacre suppellettili. Tuttavia, per la grande povertà del villaggio, non fu ordinato nient'altro se non di confezionare una casula o pianeta di color bianco in tessuto di Fiandra o di fustagno come si dice e ciò entro il prossimo raccolto delle messi, sotto pena di quattro scudi come vorrà il locale vescovo: si dovrà provvedere altresì ad una stola con manipolo e pallio di cuoio dorato, a due corporali ed a quattro purificatori. Il calice che è rotto va riparato e frattanto non lo si può usare. L'altare maggiore va provvisto di tutti i requisiti, La statua della gloriosa Vergine unitamente alla tribuna deve essere ripitturata e ciò va fatto anche in altri due altari che sono disadorni; il resto deve essere demolito.

Il rettore è don Cesareo Antonini de villaggio di Sant'Agapito, autorizzato dall'Ordinario del luogo il 18 settembre del 1568 [giudicato dal Visitatore ineptus (jnidoneo) e ignarus (culturalmente insufficiente) ndt.]. Percepisce di rendita 15 scudi annuali. Le famiglie sono 28 [120 abitanti circa, ndt] a spese delle quali saranno da ripartire in due rate nel complesso e singolarmente quanto specificato, salvi fatti i diritti che i medesimi parrocchiani vantano con don Cesareo per l'obbligo e per l'accordo circa la restauranda chiesa. Gli stessi parrocchiani sono però tenuti a corrispondere 6 giulii annui per la pensione e l'abitazione di don Cesareo in attesa che venga fabbricata dai predetti parrocchiani la canonica che si ordina loro di costruire quanto prima, ma tenuto conto della loro povertà si accorda un termine di quattro anni, trascorsi i quali inutilmente dovrà essere loro interdetto l'accesso in chiesa.

E' presente la confraternita di S. Agata che non ha redditi fissi se non quanto in denaro viene versato dagli stessi confrati per le varie occorrenze: a loro fu ingiunto di astenersi in futuro etc. e di approntare i capitoli statutari e di fornirsi dei sai a sacco.

vecchio Nino


Caro Nino.

innanzitutto ti ringrazio per avermi citato nel tuo sapido affresco sul Settecento Siciliano. Quello che tu citi è un vecchio mio volumetto di tredici anni fa. Ne scrissi sull'argomento in QR (quaderni racalmutesi) nel 2001. E soprattutto nulla ho dato alle stampe in ordine alle mie ricerche sul groviglio feudale che coinvolse i Gaetani e la Buglio e loro successori nel Settecento. Sono faccende inestricabili. La crisi del sistema feudale nella Sicilia del Settecento rispecchia i risvegli civili del secolo dei lumi ed ebbe l'epilogo positivo con Caracciolo. Sciascia in Parrocchie di Regalpetra mi pare ha qualche stridula sorpresa nel non comprendere come le autorità avessero voglia a Racalmuto di dare addosso alle cuppuliddi dell'arrendatario il prete bello don Giuseppe Savatteri e Brutto, figura che mi sollazza in lunghi miei scritti. Del resto vi fu il padre Figliola in quel secolo che riuscì a Napoli a farsi dichiarare inesistente lo jus del mero e misto impero che i Del Carretto, nel farsi elevare a conti, avevano comprato a lassari aviri e che a Racalmuto ebbe sempre blande applicazioni. Il che mi rende scettico sulle storielle del Messana Serafino, quello dei romanzetti storici inventore serioso di Castori e Polluci racalmutesi. Quanto alla Baglio mi preme smentirti. Ebbe frequentazioni a Racalmuto. L'attuale saga della Madonna del Monte si deve in fin dei conti a lei. Il padre priore del convento di San Giuliano dedica a lei i suoi versi in dialetto (che a me piacciono) ove si delinea il mito della venuta della madonna nel nostro paese. E' un volumetto, evidentemente pubblicato a spese della Baglio, che trovai in una soffitta a suo tempo appartenuta al canonico Mantione. E' rarità pressoché unica di cui fornii fotocopia di solo qualche pagina a padre Mattina, che la passò non autorizzato ad un ingegnere del luogo. Pervennero ad un rampante giornalista alle prime anni che subito ne fece una apocrifa ed incompleta pubblicazione attribuendo possesso a chi non l'aveva. Deve ancora pubblicare la rettifica promessa. Bonum est sui diffusivum, ma con correttezza. Mi pare che tu la scortichi questa brava contessa di Racalmuto. I Gaetani questa contea arraffarono avvalendosi di un uomo (pardon, donna) di paglia per un recupero di un credito a dire il verro persino irrisorio. La Macaluso ha l'area di essere una loro fantesca. Ma povero don Luigi Gaetani trovò una finanza locale disastrosa. Vi era quello strano balzello medievale del terraggiolo. Don Luigi deve ancora recuperare quel suo jus proprietatis. I Racalmutesi non sono mai stati tanto gonzi da sobbarcarsi arrendevolmente a tasse inique allora come adesso. Non so se quelli di Grotte siano altrettanto arditi. La crisi della contea racalmutese era nata dal fatto che un credito liquido ed esigibile non era stato percetto. L'ultimo dei Del Carretto, Girolamo III, ha un figlio mezzo gonzo (Giuseppe I): lo dota anzitempo del titolo nobiliare, ma gli premuore. Alla morte di Girolamo III la contea si rende vacante. I Gaetani con quel sotterfugio si appropriano di una istituzione medievale nobile ed esclusiva diciamo per via legale che poi era illegittima in quanto basata su spregevoli questioni di denaro. Alla fine del Settecento, lontani eredi legittimi dei Del Carretto emersero, fecero causa, vinsero e la contea racalmutese venne tolta ai Gaeani e restituita agli eredi degli eredi carretteschi ed oggi è in mani neglette di certi Ajala napoletani. Qui vado a memoria e inesattezze ne compio. Ma decine e decine di pagine giacciono nel mio computer. Dopo folli spese per pubblicare quanto ho pubblicato non ho alcuna voglia di sprecare ancora il mio sudato e striminzito peculio. Il signor Volpe titolare non so di quale ufficio di beneficenza racalmutese convinse il commissario Petralia che nessun aiuto finanziario mi si deve perché "non ne ho bisogno". Ed è vero. Quando a quel missus panormitanus confermai alla presenza di Totò e Carmelo (che potrebbero essere buoni testimoni) che in effetti non ero "bisognoso", costui mi redarguì "e allora perché avanzò ben tre diverse istanze?". Al che risposi: "per vedere come va a finire". Lui si irrita e mi dice: "ma lei a chi si rivolge?". Rispondo: "ai muri, se mi è permesso, se non mi è permesso posso alzarmene e andarmene". "Se ne può anche andare", mi fa. Allora saluto"buona sera", mi alzo e me ne vado. Ancora mi rincorre Totò, chiamandomi " Lillo, Lillo". Non lo sentii (o meglio non volli sentirlo). Ancora Totò va dicendo che gli ho fatto fare una figura da cani.

Tant'è, ma se tu caro Nino hai voglia di elaborare e dipanare il senso di tante mie astruse fotocopie di atti feudali ralativi ai Gaetanj, ai Baglio ed anche agli Ajala te le metto di buon cuore a disposizione. Certo che le fanfaronate di don Serafino Messana (con i dovuti scongiuri) ti sarebbero ostiche.

albero genealogico dei DEL CARRETTO di Racalmuto




ARVOLO DI REGALMUTO










Joannes




Hercules



in actis Jacobi ... die 11augusti 1583 Joannes




Hieronimus vir Elisabeth Barresi in actis Joseph .. 7septembris 1590
Aleramus, Comes Salemi D. Joseph Joannes comes Ragalmuti vir d.ae Margaritae de Aragona anno 1594 Margarita, Aldonza; Beatrix uxor d. Andreae Aldoino; Anna uxor d. Cesaris.. pro paragio 7.11.1590; Maria uxor d. Joseph Valguarnera Hippolita; Joanna; Diana; Eumilia sposa Bonanno?


Hieronimus vir Beatricis XX e Branciforte



Joannes vir Mariae Branciforti

Beatrix uxor d. Francisci Branciforti ducis S.Lucis
Hieronimus vir Melchiorrae Lanza

Maria
Joseph




























Vincentius Hieronymus Russo vir Isabellae Larcan di Giovanni del Carretto
Isabella Diana Beatrix uxor d. Joannis Carretto ???














D. Giovanni marito di donna Letitia il di cui testamento in notar Andrea di Piazza a 26 ottobre 7^ ind. 1503
Imperatore contr. matr. in not. Nicolò Suffice a 16 ott. 3^ ind. 1499
D. Ercole primo loco marito con d. Marchetta Valguarnera e 2° luogo con d. Lauria di Bologna per contratto matrimoniale a 22 febbraio 7^ ind. 1502 in not. Dominico de Leo

D. Gloriante moglie di Giov. di S.Martino
D. Giovanne figlio del primo matrimonio

D. Fiderico marito di Lorenza Vaglio
D. Geronimo ottonne il titolo di conte nel 1572, morto 1582, marito di donna Elisabetta D. Beatrice moglie di D. Vincenzo L'Ercan per contr.in not. Gius. Pisani di Castronovo a 8.2 13^ ind. 1540
Lauria uxor d. Gerlando .. [figlia di D. Gederico u.s.]




D. Anna del Carretto moglie di d. Cesare Gaetano Barone di Sciortino per contr. matr. a 5 marzo 5^ ind. 1591 in not. Antonino Saieva D. Aleramo padre di Girolamo Carretto D. Giovanni marito di D. Beatrice Russo principessa di Cerami Giuseppe; D. Beatrice moglie di D. Andrea Aldoino, marchese di .. per contr. matr. not. Michele d'Avanzato a 11 agosto 11^ in. 1588, morta senza figli














D. Geronimo del Carretto marito di d. Beatrice figlia di d. Giovanne XXa marchese di Geraci ed Ercole Branciforti

D. Dorotea moglie di D. Francesco XXa Marchese di geraci di 3^ matrimonio
D. Giovanne marito di d. Maria Branciforti



D. Geronimo marito di d. Melchiorra Lanza universale di d. baronia

D. Maria marchesa di Mont'aperto
D. Giuseppe marito di D. Brigida Schittini















D. Dorotea moglie di D. Francesco XXa Marchese di geraci di 3^ matrimonio


d. Anna D. Beatrice moglie di d. Vinc.La Grua d. Geronimo d. Carlo D. Casimiro

Non stavo in Sicilia quindi memoria mia nebulosa. Ma forse Rosario si era fabbricato una partitello molto personale. E' questo il partitello subito in fuga? Poco male! Ricordo queruli scienziati ed evirati cantori fare subito crak! Ho conosciuto il fratelllilo di Crocetta, grande senatore della veridica sinistra anche fra fratelli la moneta cattiva deve cacciare quella buona?

Non stavo in Sicilia quindi memoria mia nebulosa. Ma forse Rosario si era fabbricato una partitello molto personale. E' questo il partitello subito in fuga? Poco male! Ricordo queruli scienziati ed evirati cantori fare subito crak! Ho conosciuto il fratelllilo di Crocetta, grande senatore della veridica sinistra anche fra fratelli la moneta cattiva deve cacciare quella buona?
 
 
 

E'cambiata la politica a Racalmuto?

 un quinquennio fa si diceva:

vedo bene che i miei amati concittadini hanno ritegno ad accodarsi alle mie eretiche sortite. Ne hanno tutto il diritto e godono della mia personale stima. Ma forse qui potrebbero fare una eccezione: leggere questa vecchia pagina dell'allora ribelle Regalpetra e formulare qualche pensiero, qualche rammarico, qualche auspicio. Racalmuto ieri ed oggi insomma. Mutato? Identico? Peggiorato? Abbiamo rinnovato la nostra classe politica locale? In meglio? in peggio? Ne valeva la pena? Come prima peggio di prima?

REGALPETRA LIBERA ((( blog Racalmuto)))


e-mail: regalpetralibera@libero.it ------- www.facebook.com/regalpetralibera ------- tel. 389-4874797












mercoledì 30 giugno 2010

Sergio Pagliaro: "Solo un miracolo ci può salvare"



Il forte impegno di Sergio Pagliaro contro gli sprechi al Comune di Racalmuto.
La denuncia di una seconda bolletta telefonica di ventimila euro. 13000 euro rete fissa e 7000 euro telefonia mobile. Ci voglio più fatti e meno telefonate.

Un milione di euro il costo della politica in tre anni a Racalmuto (chiu Pila pi Tutti e chiu Coca Cola pi tutti) - Comitato la Matina

Comitato la Matina
In mezzo a tanta confusione una cosa risulta lapalissiana, ossia che il Dott. Sardo è l'unico ad avere le idee molto chiare su tutto quello che succede a Racalmuto.
Sa quello che vuole; sa perfettamente come ottenerlo.
Qualcuno potrebbe dire che: .
Lui sostiene che è, solamente e innoccentemente, "real politic".
Poi ci sono quelli della sindrome di Tafazzi che, come ci ha spiegato il buon Totò, godono a percuotersi i coglioni;... Mostra tutto
E ci sono quelli che della pratica di rompere i coglioni degli altri ricavandone oltre alla goduria anche qualcosaltro, ne hanno fatto una ragione di vita.
Su una cosa il buon Totò ha ragione; bisogna fare proposte.
E noi una, che ci scaturisce da un ragionamento, la vogliamo fare.
Il Sindaco ha pubblicamente ammesso di aver fatto uso di coca.
La maggioranza che lo sostiene ha considerato questo fatto come un peccato veniale di scarsa rilevanza.
E' risaputo che tra gli assuntori figurano rersonaggi di primaria importanza.
Si dice che l'uso controllato, magari da un uomo della scienza medica, migliora le performans individuali, favorisce il lavoro di squadra e la socializzazione.
Si potrebbe contare, pure, su persone in grado di reperire il prodotto nei mercati all'ingrosso.
E allora, la proposta è questa:
Perchè non istituzionalizzare l'uso della coca.
Chissà che non sia questa la soluzione dei problemi del consiglio, della giunta del municipio in generale.
Magari se ne potrebbe programmare l'utilizzo anche per tutti i cittadini.
Da paese della ragione, Racalmuto, potrebbe diventere il paese della coca.
L'onorevole Cettola La Qualunque (Antonio Albanese) nei suoi esilaranti sketch di satira politica al primo punto del progamma elettorale ha messo "Lu Pilu". ( chiù pilu pi tutti!!!)
La compagine che governa il nostro paese con in testa il buon Totò, per il rilancio potrebbe mettere la "coca". ( chiù coca pi tutti!!!)
Il punto riguardante la "Pila", ad oggi è l'unico pienamente conseguito in maniera bi- partisan.
( 1.000.000 di € in tre anni come costo della politica )

*Nota bene, quando parliamo di "coca", intendiamo la coca-cola.

martedì 29 giugno 2010

Racalmuto estate: L'ordinanza di chiusura al traffico in via Garibaldi non va bene !!!

Ai commercianti del corso Garibaldi di Racalmuto l'ordinanza del sindaco non piace. Il sindaco ha emesso l'ordinanza di chiusara del transito dal 26 giugno 2010 al 30 settembre 2010 dalle 20:00 alle 23:00, istituendo l'isola pedonale in via Garibaldi dall'incrocio con la piazza Umbero I sino all'incrocio con la discesa del  cimitero.
In realtà l'ordinanza è stata modificata in itinere poichè ha creato sin da subito dei problemi al traffico veicolare, gli automobilisti costretti a percorrere la nuova piazza Umberto I che è stata sino a qualche giorno fa isola pedonale. In poche parole si apre un isola pedonale per chiuderne un'altra.  Una coda di auto che attraversava piazza Castello che ad oggi è priva di segnaletica e senza nessun tracciato di strada, eliminata dall'ultimo intervento di ripristino. Dal primo esperimento non riuscito, la chiusura al traffico si è spostato nell'incrocio all'altezza del negozio di alimentari Giuseppe Brucculeri indirizzando gli automobilisti verso la discesa Collegio.
Per i commercianti del tratto interessato ad isola pedonale quell'ordinanza va corretta poichè dal lunedì al venerdì non c'è l'esigenza perchè il corso è deserto " non ci sono persone e da oggi neanche le macchine" dichiara Giuseppe Brucculeri. I baristi, i rivenditori di tabacchi e i  negozianti  non condivono l'ordinanza e il metodo. Effettivamente non è possibile prendere delle decisioni senza coinvolgere le parti interessate. "Quell'ordinanza va benissimo il sabato e la domenica o quando ci sono delle manifestazioni - sostiene Peppino Agrò rivenditore di tabacchi - ma dal lunedì al venerdì crea soltando dei disagi agli automobilisti e ai commercianti che chiudendo la strada possono chiudere pure i negozi"   
Sergio Scimè


Regalpetra Libera Estate

"Racalmuto nei colori degli artisti" estemporanea di pittura dell'ARCI il 4 luglio ( Giusy Rinallo)


Ami dipingere ? Il circolo Arci Arcobaleno ti invita a partecipare alla prima estemporanea di pittura domenica 4 luglio 2010 , dalle ore 9 alle ore 18.30.I partecipanti possono iscriversi dal 21 al 25 giugno 2010 presso la sede del circolo arci arcobaleno, sita nella Casa del Popolo ,via Garibaldi n. 90 dalle ore 16 alle ore 19.30.L'esposizione delle opere avvera' alle ore 19.00 in PIazza Umberto I.
La cerimonia della premiazione si svolgera' alle ore 20.30. Successivamente la collettiva verra' esposta fino al 30-08.2010 nei locali dell'ex Macello Comunale in Piazza Fontana a Racalmuto.
Su facebook l'invito a partecipare all'iniziativa
Link facebook invito estemporanea di pittura Racalmuto
Giusy Rinallo

Racalmuto reagisce: forum acceso su facebook ... Scimè - Petrotto - Alaimo - Mattina

Sergio Scimè
... non è possibile sfiduciare le forze dell'ordine così come fa ogni giorno questa giunta ... il sindaco parla sempre a nome di una maggioranza oggi tutti quelli che sostengono questo andazzo sono corresponsabili ... ma come si fa a nascondere la verità ... tutti abbiamo letto le intercettazioni dell'ing. con il sindaco e con l'avv. si parla apertamente di droga e di crediti di 3000 euro avanzati per il consumo certamente non occasionale di cocaina ... i dieci consiglieri di maggioranza che sostengono questo ci devono dire se sono "pro" o "contro" la cocaina e le droghe in genere ... se a voi questo non fa schifo non vi farà schifo nessun'altra cosa .... i fatti successi in questi tre anni sono di una gravità inaudita ... caro dott. Sardo ritorni a ragionare non pensare sempre a misere logiche di botteghe ma pensa ai nostri ragazzi che stanno ricevendo da tutti voi un brutto esempio ... non sappiamo quali possono essere le ripercussioni le cose che si dicono con disinvoltura in piazza e dentro le famiglie ... vedi da insegnante quando un ragazzo si comporta male va richiamato si chiama la famiglia ... se un ragazzo fuma va fermato perchè gli fa male oltre ad essere vietato dalla legge ... ma se è il primo (?) non possiamo far finta di niente !!! ... la mia coerenza sta proprio in questo ero e sono contro la droga, contro la mafia, contro i privilegi, contro chi fa politica per affari, contro chi è incapace a rappresentare la collettività ... caro dott. Sardo se ancora oggi sei il nostro interlocutore preferito è perchè siamo convinti che sei la persona che ancora può avere un po' di buonsenso per ricominciare a parlare di un futuro diverso per Racalmuto, dove si parli di cultura promozione sociale e di sviluppo ... e dire stop all'attuale malgoverno cittadino !!! ... al Presidente del Consiglio dico che bisogna continuare a lottare per fermare l'illegalità che persevera nel palazzo di città ... al Maresciallo Costa tutta la mia solidarietà per il trattamento modo ignobile che sta subendo in questi giorni dai rappresentanti politici del mio paese: Racalmuto. Giuro che i Racalmutesi hanno rispetto per tutte le forze di polizia che ogni giorno si battono per la legalità e per l'affermazione della giustizia.
Salvatore Petrotto
E' sempre così, dire delle scomode verità provoca queste reazioni più o meno condivisibili.
Io dal mio punto di vista continuerò semplicemente a dire in tutte le sedi ciò che penso ed a dimostrare che le mostruosità contenute in un rapporto, di cui la magistratura non ne ha tenuto minimamente conto, sono semplicemente delle calunnie.
In ogni caso sono a vostra disposizione per chiarire questo ed altro, al di là delle lezioni morali di circostanza.
Sapete benissimo da che parte sta la verità e chi ha provocato non pochi problemi nel nostro paese.
Sarebbe meglio evitare ulteriori ciniche strumentalizzazioni, evitando di continuare a fingere anche con noi stessi!


Cristian Falcondragon Alaimo
Mi piace, semplicemente.
Mi piace specialmente il punto sulle indennità e sulla politica di voti familiari.
C'è un villaggio che...


Carmela Mattina
ha detto bene ...signor sindaco! le scomode verità provocano sempre reazioni più o meno condivisibili!ma sinceramente penso che le scomode verità come lei le chiama... passano idifferenti se è gente comune a dirle!questa è una delle tante vergogne che caratterizzano con mi oimmenso dispiacere e disgusto il nostro paese!


Carmela Mattina
da semplice cittadina.. ferita profondamente nell'animo... grido a suarciagola...bastaaaaaaaaaaaaa!nessuno fino ad ora è stato in grado di risollevare il paese! si fidi di me...siete troppo immersi in faccende che a noi gente comune poco interessano.. i vostri obbiettivi sono soldi e potere ed il dio denaro vi ha annebbiato la vista.. il paese è ... Mostra tuttoallo sfascio... la droga circola liberamente per le vie del paese, gli ubriachi cosi detti "scanazzati"circolano beatamente facendo testa coda per le strade del paese, ce delinquenza ovunque..in ogni famiglia si piangono figli uccisi dalla droga, dalla mafia, suicidi della disperazione..
tutto cio non è normale! e voi parlate di cosa??? di un maresciallo che vi riattacca il telefono! ma pubblicate piuttosto le vergogne e le umiliazioni che siamo costretti a subire ogni giorno in qualità di racalmutesi! vergogna! mai mi sarei aspettata tanta superficialità in questi ultimi anni. e si ricordi che essere sindaco è sinonimo di padre che deve tutelare la propria famiglia! e in questi anni ci siamo sentiti abbandonati, derisi e presi in giro. in molti ce rassegnazione...in me ce rabbia perche avete rubato dignità al paese e alla gente che ama il paese della ragione!non è questa una critica rivolta direttamente a lei caro signor sindaco...perche a me di chi amministra il paese ben poco mi importa! quello che conta sono i fatti! che ognuno faccia i conti con la propria coscienza è il mio augurio piu grande!del resto un in bocca al lupo!

lunedì 28 giugno 2010

Giovanni Salvo nelle colonne di Grandangolo scrive: PERCHE’ SCRIVI. MA CHI TE LO FA FARE…



Forse l’aeroporto ad Agrigento si farà, ma qualcuno ci vuole spiegare il significato di quel grande cartellone piazzato nel centro storico della città, a pochi metri dal palazzo sede della Prefettura e della Provincia Regionale di Agrigento?

Se sta li per pubblicità, e se quest’ultima è l’anima del commercio, la politica che ci azzecca?

Siamo in tanti oggi a chiederci a cosa possa servire quel cartellone impattante e principalmente cosa voglia significare la frase che riporta: “Aeroporto, insieme si vince”.
Sappiamo essere stato lo slogan piantato dal Presidente della Provincia, Eugenio D’Orsi, accanto alla tenda in cui trasferì l’ufficio di presidenza nei giorni della sua strana duplice protesta a favore della costruzione di un aeroporto in provincia di Agrigento e contro qualcuno che non abbiamo mai capito chi fosse.


Una vicenda questa in cui Pirandello e Kafka a braccetto non riuscirebbero da soli a dipanare.


Visti gli sforzi sovrumani della politica di darsi una visibilità, sono numerose le domande che i cittadini si pongono, nella speranza che non valga la teoria kafkiana, ossia che: "Le domande che non si rispondono da sé nel nascere non avranno mai risposta."

La politica di maggioranza che protesta contro se stessa, che richiama in raccolta i cittadini al grido “insieme si vince”, dopo avere ottenuto una ampia e piena fiducia alle urne?

Salvatore Miloto: Lettera aperta al consigliere del PD di Racalmuto

Caro consigliere Sardo, capisco la tua enorme difficoltà a comprendere la posizione di quei consiglieri che, per il bene del paese, vogliono rinunciare al proprio piccolo posto di potere, ridando voce alla città e cercando di chiudere questa deleteria pagina amministrativa. Del resto... non sei mai stato un esempio da imitare in questo!!!

Ricordo a me stesso una battaglia fatta insieme al PD qualche mese fa,quando chiedevamo scelte trasparenti, collegiali,utili al paese...Tutto a vuoto! E ora che fai? Richiedi le stesse cose! Magari arriviamo a fine legislatura facendo continue richieste, sempre uguali e mai risolte.Mi riferisco al Piano regolatore Generale, al riassetto dell'Ufficio Tecnico e a tanto altro.Nell'attesa assolutamente inutile, continuiamo a portare il paese al collasso! Noi NON CI STIAMO!

Dubito che tu stesso possa credere a quello che scrivi, dato che non perdi occasione,fuori dalle stanze comunali,per lamentarti dell'Amministrazione e della sua guida. In merito al prossimo giudizio del popolo racalmutese sul nostro operato...tu sicuramente ripartirai da una posizione di vantaggio: riotterrai i voti di famiglia, perchè, sono certo,che chi ha beneficiato delle tue prebende,ti sarà riconoscente!

In merito alle indennità,conosciamo tutti la tua ottima conoscenza dell'argomento. Ci meravigliamo,però, della tua mancanza di sensibilità in merito,quando da assessore o da vicesindaco avresti potuto rinunciare alla tua indennità e non lo hai fatto!Anzi, su questo argomento, faresti bene a tacere.

Il disastro amministrativo si tocca con mano tutti i giorni; l'ultimo esempio è la missiva contro il maresciallo dei carabinieri scritta dal sindaco e sicuramente sostenuta da tutta la maggioranza.

Se questo, assieme ad altri mille risaputi motivi,non ti portano a prendere le distanze da un andazzo indecoroso...CONTINUATE pure!!!

Salvatore Sardo: LA SINDROME DI TAFAZZI (seguono commenti di Mulè e di Cutaia)

LA SINDROME DI TAFAZZI
Parecchi consiglieri comunali, con in testa il presidente del consiglio, sembrano affetti dalla “Sindrome di Tafazzi”. Per chi non conoscesse il personaggio, proviamo ad informarlo subito:
Tafazzi, creato da Aldo, Giovanni e Giacomo ed impersonato da Giacomo, saltella prendendosi energicamente a bottigliate sui genitali, traendo, chiaramente, piacere da tale pratica.
Mi pare che il masochismo sia lo sport più praticato dai consiglieri dell’opposizione!
Da più parti si grida alle “DIMISSIONI SUBITO” dando “spago” a quanti, fuori dal consiglio comunale, anelano a quelle tribolate poltrone.
Ma, santo Iddio, invece di provare ad elaborare uno straccio di programma e a fare delle proposte utili al nostro paese, magari alternative a quelle del sindaco e della sua maggioranza, non si riesce a trovar di meglio che invocare ( a parole) le dimissioni di tutti, certificando la propria inutilità politica e gioendo alla Tafazzi dei colpi inferti ai propri genitali!
Egregio presidente del consiglio, ti ricordo che la “Lista socialisti – Udeur”, nella quale sei stato eletto, per due anni e mezzo ha amministrato con Petrotto il nostro paese e in atto continui a sedere sullo scranno più alto del consiglio, con relativo appannaggio, grazie al voto di quei consiglieri che giornalmente continui a biasimare.
Voi, della Lista Socialisti – Udeur, non pensiate di cavarvela, a buon mercato, dalle responsabilità politiche e amministrative se per mera tattica politica siete usciti dalla maggioranza, senza mollare la presidenza; ciò non vi esime dal dover fare l’autocritica e dare le dovute spiegazioni delle scelte fatte nel corso di questi anni.
La gente di Racalmuto non è così stupida da non capire che non si riacquista la verginità perduta unendosi al coro di quanti, per frustrazione politica, invocano le dimissioni.
Il fatto, poi, che saremmo agguerriti difensori del sindaco perché ci garantisce posti di potere è solo una favola per i gonzi: ti ricordo che con Petrotto, anche la tua lista ne faceva parte, abbiamo stipulato un’alleanza politico – amministrativa per governare il paese; ma, come tutte le alleanze politiche non sono rose e fiori, anche la nostra non fa eccezioni! I malumori, i disguidi, le controversie, le vedute divergenti ecc.. sono state e sono all’ordine del giorno, l’importante è trovare la sintesi e la composizione delle varie divergenze.
Mi rendo perfettamente conto che l’attuale situazione politica non è la migliore possibile, tuttavia bisogna considerare il contesto storico-sociale e culturale in cui si opera e adattarsi alla “realtà effettuale della cosa” come ci ha insegnato il nostro Nicolò Machiavelli. Sognare ad ogni aperti e fantasticare è indice di passività e mancanza di carattere. “Occorre invece violentemente attirare l’attenzione nel presente così com’è, se si vuole trasformarlo. Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà” (Antonio Gramsci).
Trovo naturali le critiche, meno gli insulti, che pervengono da chi sta fuori: Sergio Scimè, per esempio, è nervoso ed ha molta fretta di andare alle urne: avendo perso la partita di andata spera di rifarsi in quella di ritorno; un consiglio che mi sento di dover dargli è quello di non sbagliare, stavolta, capitano.
Certamente, anche se è molto gettonato, non andremo ad importunarlo per candidarlo nella nostra lista: abbiamo altri cui rivolgerci.
E per finire un’ultima considerazione sul ragioniere Carmelo Mulè.
Anche Mulè, intristito per le condizioni in cui versa il paese, sente la necessità, da politico di lungo corso, di darci dei consigli di “buon senso”.
Mulé, dopo avere tacciato il PD, erede del vecchio PCI, di doppiezza togliattiana, non esita anch’egli a darci il consiglio giusto: cari consiglieri del PD è ora di sbaraccare e far posto alla vecchia classe politica, ex democristiana, che certamente saprà come aggiustare le cose.
Caro ragionier Mulè, ti ringrazio del tuo disinteressato consiglio, ma non vorrei che a sostituirci venissero quelli della stagione di tangentopoli che hanno causato indelebili disastri ambientali come la Ferraro-Castelluccio e la Racalmuto – Milena sono ancora lì a ricordarcelo.
Grazie lo stesso per il consiglio.

Carmelo Mulè
Prego, non c'era bisogno di scomodarsi:

Angelo Cutaia
Che il primo lotto della strada intercomunale Racalmuto alla Grotte Milena sia un "indelebile disastro ambientale" è un parere del tutto personale del dott. Sardo. Non mi risulta che qualche cittadino se ne sia mai lamentato. Anzi, per la parte realizzata e collaudata funziona bene. Il vero "indelebile disastro ambientale" lo sta perpetrando questa... Mostra tutto maggioranza consiliare che non si è opposta, anzi di fatto ha favorito, il progetto del parco eolico nelle contrade Curma e Villanova. Inutile ribadire che il nostro paesaggio sarà sconvolto e molti ignari cittadini subiranno danni irreparabili alla vivibilità delle loro campagne. Che si deturpi il Castelluccio sembra non interessare nessuno. Come se non fosse un bene vincolato, per il quale tutte le istituzioni hanno il dovere della salvaguardia, compreso il Comune.
Per quanto riguarda l'Amministrazione comunale, a questo punto, si può solo parlare di complicità non di sostegno politico.

domenica 27 giugno 2010

Il comitato Fra' Diego La Matina replica al consigliere del PD Carmelo Brucculeri


Caro Carmelo, è vidente a tutti, la questione non verte ne nel ciuco o nel cammello.
Il vero problema è che siè è smarrita la traccia che delineava la retta via.
Quella traccia che questa compagine aveva indicato agli elettori.
Oggi, come abbiamo detto, non c'è più ne la traccia ne la compagine.
Tutto il ragionamento non può, semplicisticamente, essere ridotto a un " levatici tu ca mi ci mettu iu"....
Casomai ci verrebbe da dire che il vero problema, per molti, è quello di un attaccamento patologico alla poltrona e alle effimere e spesso immorali comodità che questa consente.
L'alternanza e il ricambio sono il sale della democrazia.
Guai a convincersi di essere insostituibili.
Prima di pensare a qualsiasi ulteriore tentativo di rilancio amministrativo
(che noi non consideriamo altro che un accanimento terapeutico)
caro Carmelo c'è un obbligo morale a cui dovete assolvere; ed è quello della chiarezza e della verità da ristabilire.
Se non avete voi il coraggio di farlo, vuol dire che, ancora una volta, lo farà il Comitato.

Giuseppe Guagliano
Comitato Fra' Diego La Matina

Carmelo Brucculeri: "Ritengo che ancora ci siano apprezzabili margini per rilanciare una incisiva azione di governo"

Mai come in questo particolare periodo il Partito Democratico di Racalmuto è stato al centro di tanta attenzione e feroci critiche.
Ciò genera sentimenti contrastanti. Da un lato, preoccupazione perchè probabilmente il partito assume una grande responsabilità e dall'altro un certo orgoglio che nasce dal fatto di essere considerati, sicuramente con delle valutazioni eccessive e sproporzionate, determinanti.
E' difficile andare contro la legge dei numeri. Infatti, non si comprende come il gruppo consiliare del PD (costituito da soli 2 consiglieri) possa incidere in maniera determinante sulle decisione dell'intero consiglio comunale formato, come è noto, da 20 consiglieri.
In ogni caso, per quanto mi riguarda, il vero cruccio è soltanto uno: evitare lo stesso percorso di Poirot.
Infatti, in questo periodo, sempre più spesso mi viene in mente la scena di un famoso film che ha come protagonista Hercule Poirot, personaggio nato dalla magica penna di Agata Christie.
Poirot, in Egitto per svelare un intricato mistero, decise di attraversare il deserto e visitare le Piramidi utilizzando un cammello dal trotto ondulante (e per questo alquanto faticoso).
Ad un tratto il nostro personaggio preferì terminare il viaggio su un ciuco ben più modesto e tranquillo (e per questo più riposante).
Quindi, preferirei riflettere e aspettare ancora un po' prima di adottare decisione che potrebbero rivelarsi inutili per il bene del paese.
Ritengo che ancora ci siano apprezzabili margini per rilanciare una incisiva azione di governo.
A questo punto, non nascondo un altro mio cruccio.
Lungo il tortuoso cammino ci si imbatte facilmente in moralisti, perbenisti, gente di buon senso e vergini riluttanti.
Per carità, tutta gente animata da buoni propositi ma preferirei che, nel concretizzare, nella vita di tutti i giorni, quei valori che anche io condivido, questa stessa gente possa ammantare di continuità le proprie azioni a prescindere dalle contingenze e dal periodo storico in cui opera.
La coerenza farà sicuramente bene alla collettività, che ci giudica, e al paese.

Carmelo Brucculeri
Consigliere Comunale
del Partito Democratico.

Pareri favorevoli sulla proposta di azzeramento delle indennità agli amministratori di Racalmuto

Nino Vassallo
Lodevole iniziativa! Peccato che giusto giusto manchi la firma di un altro consigliere per potere passare in consiglio. Speriamo che si trovi!

Sergio Scimè
... peccato che non avete pensato di abolire anche altro !!! ... speriamo che questa volta sia vero e non demagogia !!! ... sarebbe bello, a prescindere dalle votazioni collegiali, che i dieci rinuncino comunque ci vuole un pizzico di buona volontà ... riguardo alla valutazione complessiva è opinione pubblica che in tre anni si è fatto niente e quel niente è stato fatto male ... caro dottore Sardo questa maggioranza ha fallito: mi dispiace.

Angelo Cutaia
approvo, condivido, apprezzo. Finalmente un atto di buona volontà amministrativa e di disinteresse per le indennità.

Giovanni Salvo
Sarebbe meglio l'abolizione dell'intero consiglio comunale dove siedono giovani che di politico hanno poco e niente.
Incapaci di argomentare e di indignarsi su argomenti preoccupanti ....che riguardano l'ordine pubblico e la sicurezza del paese.

sabato 26 giugno 2010

Sergio Scimè: Chi si andrà a candidare nelle liste del Partito Democratico?

... Caro Carmelo dici benissimo " non ci sono più" la gente non si riconosce negli attuali amministratori, "non si fida più". E' chiara la sconfitta di questa esperienza amministrativa.
Chi si andrà a candidare nelle liste del Partito Democratico? ... dopo le tante BUGIE e DEMAGOGIE !!!________________ PD già perdente perchè assente dai bisogni dei cittadini che non affronta con trasparenza le tante problematiche sociali del paese di fronte al palese degrado ambientale e sociale... discute di fondi ANAS di Milioni di Euro, di spartizioni, di incarichi, di posti di potere, di raccomandati, di posticini ... in un comune dove ancora per 100 euro non si riesce a sistema un'altalena per i bambini nel corso principale del paese: viale Hamilton ... nessuno parla degli anziani malati che non riescono a coprire con la pensione tutte le spese di un mese ... nel prossimo bilancio comunale, se c'è spazio per la gente comune, mettere delle risorse per l'aiuto degli anziani e dei cittcdini con malattie di una certa gravità dando loro un contributo economico, senza il bisogno di raccomandarsi da questo o da quel politico, per questo chiedo a Salvatore Milioto di farsi portavoce in sede di approvazione di bilancio in consiglio comunale di questa esigenza (mettendo dei soldini nel capitolo) ... con gratitudine !!! ( seguite sempre il blog Regalpetra Libera Racalmuto mi raccomando http://regalpetraliberaracalmuto.blogspot.com/


Sergio Scimè a Marsiglia
Su facebook tutte le foto di Marsiglia  

Salvatore Milioto: i fondi ANAS potrete GESTIRLI e DISTRIBUIRLI ai PARENTI di turno

Il buonsenso oggi suggerirebbe soltanto una cosa: DIMISSIONI! Aldilà di questa mancanza,già grave di per sè,quello che lascia perplessi,attoniti,stupiti,è che il PD sia diventato il difensore più agguerrito di una causa già persa da tempo! Amano dire peste e corna di chi,tra mille difetti,ha l'unico pregio di tenergli in vita posti di potere e qualche misero,piccolo,squallido,interesse di bottega ( o di famiglia!!!)... Se pensano che domani,come al solito,diventeranno i primi oppositori del loro attuale condottiero,si sbagliano di grosso:oramai sono un'unica cosa!!! Chiudo tranquillizzando il già vicesindaco,assessore, capogruppo...state sereni...i fondi ANAS potrete GESTIRLI e DISTRIBUIRLI ai PARENTI di turno,senza inntromissione alcuna!
Salvatore Milioto

Angelo Cutaia: avendo terrore del giudizio popolare tirino a campare lucrando i residui privilegi

I tempi sono cambiati e la classe politica essendo la stessa non sa stare al passo con i tempi. Ci vogliono uomini nuovi, nuove idee, nuovi comportamenti. Voglio credere che il paese abbia queste energie che emergeranno prima o poi. Mi pare che certi politici di maggioranza ( e forse di opposizione), avendo terrore del giudizio popolare tirino a campare lucrando i residui privilegi. Non credo che questa classe politica, inefficiente e dedita all'interesse personale, possa redimersi strada facendo. Possiamo solo sperare che siano spazzati via dai cittadini alla prima occasione.
Angelo Cutaia

venerdì 25 giugno 2010

Agrigento notizie - Arrestato il super latitante Giuseppe Falsone Capo Mafia di Agrigento ... Grazie alle forze di polizia per il grande risultato

Cronache - Sicilia
Arrestato boss Falsone, capo della mafia di Agrigento


AGRIGENTO. Giuseppe Falsone, mafioso di Campobello di Licata (Ag), è considerato il capomafia di Agrigento, molto vicino a Bernardo Provenzano.
Appena tre mesi fa, nell'ambito dell'operazione antimafia 'Apocalisse', i carabinieri di Agrigento e di Palermo hanno sequestrato beni e società riconducibili al boss Falsone per circa 30 milioni di euro. Il padre del boss, Vincenzo
Falsone, è stato il reggente di Cosa nostra ad Agrigento per molti anni e fu ucciso durante la guerra di mafia con gli 'Stiddari' agrigentini il 24 giugno del '91 assieme al figlio Angelo, fratello maggiore di Giuseppe.
Secondo alcune inchieste sulla mafia agrigentina, Giuseppe Falsone avrebbe gestito dalla latitanza grossi interessi in diversi settori. Il pentito Giuseppe Sardino, lo scorso ottobre al processo Hiram celebrato nel carcere di Rebibbia, ha riferito in aula che Falsone voleva stabilire rapporti con la massoneria siciliana e romana, ritenendoli utili per Cosa nostra.
Falsone soprannominato il ''ragioniere", "gira rigorosamente armato, non si separa mai da palmare e pc portatile. E nella ventiquattrore porta la bibbia e testi di filosofia", ha anche raccontato Sardino che era stato braccio destro e vivandiere di Falsone.
Il boss Bernardo Provenzano aveva indicato nei pizzini Falsone col numero 28. (giornale di sicilia - gds.it)

Carmelo Mulè: "C'è una parola che si chiama BUONSENSO"

Invece di commentare la nota dei consiglieri del PD, Dott. Sardo ed Avv. Brucculeri, che riesce pure difficile tanta è la voglia di replica accesa e non volendo aggiungere confusione alla confusione, mi permetto di fare alcune considerazioni.
In quest'ultimo ventennio il partito del PD, che poi altro non è che il comunista di un tempo, cioè quello che faceva opposizione a tutto ed a tutti e che poi andava ad accordarsi in separata sede con le maggioranze di turno in campo locale, provinciale, regionale e nazionale; prendendo, di fatto, parte al governo del Paese solo nella buona sorte perchè nella cattiva, restava opposizione " partito dei lavoratori" che per i lavoratori e per il popolo faceva spreco della sua energia. Poi si imboscava nei sindacati, nelle strutture di partito e in quantaltro era ed è in uso, atto a produrre guadagno con minimo sforzo. In sede locale, cioè in quello che dovrebbe essere il nostro paese, da anni ormai, a mio avviso, cammina con la testa nel sacco e non prova a tirarla fuori per la semplice paura di potersi accorgere di ciò che c'è fuori dal sacco. Io me li ricordo i comizi infuocati dell'Onorevole Martorana e gli interventi nei consigli comunali; interminabili ore di disquisizione puntuale sugli argomenti trattati all'ordine del giorno; mi ricordo le infiammate filippiche contro le candidature sospette dei partiti avversari, mentre non si preoccupava di guardare quelle del suo partito, le furiose arringhe contro l'esecutivo in carica, il quale non poneva i giusti freni al nuovo fenomeno che andava emergendo e che si chiamava "DROGA"; le giuste chiamate alle forze dell'ordine per un controllo più serrato affinchè si scongiurasse che detto fenomeno prendesse piede, nel paese di Sciascia; in quel paese che pretendeva di volare alto e rischiava di essere sprofondato in basso da una strada perversa che si stagliava all'orizzonte. E potrei continuare facendo un lungo elenco di argomenti e di fatti che hanno attraversato tutti gli anni ottanta e novanta, anni in cui sono stato attivamente presente in quasi tutte le maggioranze, con documenti, comportamenti, scelte politiche discutibili, candidature ecc. ma mi persuado che sarebbe dispersivo e forse persino noioso anche se servirebbe a fare un pò di chiarezza. Oggi è il caso di dire e ribadire che il fallimento dell'intera classe politica che governa il paese non può non essere registrato e messo agli atti. Caro Dott. Sardo e Caro Avv. Brucculeri, c'è una parola magica che si chiama buonsenso, senza la quale non si va da nessuna parte, anzi solamente verso la parte sbagliata. Ci vuole buon senso e la capacità intellettuale di saper capire quando è il momento di battere in ritirata cercando di mantenere solo l'onore delle armi: A me pare che non siete in queste condizioni anzi, cercate giustificazioni. Mi capita di parlare con la gente comune come me; vi assicuro che non ci siete più, come non ci sono io, come non ci sono gli altri: non c'è più niente e nessuno, in sintesi questo paese non ha più un'anima; è vuoto e la vostra cecità e sordità lo sta condannando all'inedia. Non c'è il sindaco, con le sue arringhe, non c'è la giunta, non c'è il consiglio comunale e tutti vi considerate ostaggi della burocrazia, cercando, talvolta, di scaricare responsabilità che sono eslcusive della politica, del corpo elettivo insomma, una burocrazia che non ha le qualità per dare scacco alla politica,ma semplicemente asservita e prona che spesso nemmeno si persuade di essere oggetto e non soggetto. Buonsenso dunque e se ci riusciamo, a noi più anziani spetta il compito di indicare alcune soluzioni affinchè si possa generare una nuova classe dirigente consona alle aspettatvive di questa terra.
Carmelo Mulè

giovedì 24 giugno 2010

"A casa pure SErgio Scimè" video youtube - Frasi celebri del consigliere comunale di Racalmuto Eduardo Spalanca

Stralcio del Consiglio Comunale di Racalmuto
 con alcune frasi celebri del consigliere comunale Eduardo Spalanca.
 "meglio tardi che mai"
 "ne ho sentite di cotte e di crude"
"giochi di potere o giochi di prestigio, come li vogliamo chiamare"
 "l'amore per il paese non l'abbiamo visto da nessuno, mi ci metto pure io"
 "io inviterei di andarci tutti a casa ... adagio ... adagio chi ha parlato Sergio Scimè ...
 io dico che anche Sergio Scimè che scrive sul blo a casa pure...tutti a casa"
"il gioco della sedia: c'è un asedia libera e tutti seduti... vediamo chi si siede"
 "non ci dobbiamo nascondere dietro un dito"
 " levatici tu ca m'assiettu iu"




Regalpetra Libera il Blog di Racalmuto
Più di 7000 visitatori in un mese
Il blog visto in tutto il mondo

Giovanni Salvo: "a dieci consiglieri comunali la droga non fa nessun effetto"

Mi sarei aspettato al primo punto tra quelli elencati dal Dott. Sardo, nonchè mio cugino, LA QUESTIONE MORALE.
Siamo chiari a noi cittadini poco importano le vicende giudiziarie, che spettano ai Carabinieri e alla Magistratura.
La verità che in questo paese si sono creati due fronti nettamente contrapposti: uno contro l'uso "urbi et orbi" di sostanze proibite e l'altro "antiproibizionista".
Tra i sostenitori del NO, ossia dei favorevoli alla droga, almeno dieci consiglieri comunali con in testa gli uomini del PD, ai quali non fa nessun effetto che chi dovrebbe tutelare l'ordine pubblico possa aver fatto anche per una sola volta, per sua stessa ammisione, uso di "sostanze illegali".
Personalmente io posso fare a meno di tutte quelle opere elencate dal consigliere Sardo purchè senta questo paese più sicuro , avendo una figlia che frequenta la scuola a Racalmuto e passeggia a Racalmuto.
Una cosa è certa,Dio non voglia, noi genitori CONTRO sapremo eventualmente con chi fare i conti.
(Giovanni Salvo)

Giuseppe Bongiorno: BASTA CON IL FALSO MORALISMO DEL PARTITO DEMOCRATICO

Nel corso di questa consiliature mi sembra che questa sia la terza forte presa di posizione del PD. Ancora una volta si chiede di dare una sterzata alla gestione politico- ammnistrativa del paese, ma al contempo non si molla la poltrona.
BASTA CON IL FALSO MORALISMO ....................... SIAMO STANCHI DELLA VS PRESA IN GIRO................. NON ... Mostra tuttoSI PUO' CHIEDERE CONTINUAMENTE UN CAMBIAMENTO CHE NON ARRIVA MAI ED RIMANERE INVISCHIATI NELLA MAGGIORANZA................... ALMENO ABBIATE LA DECENZA ED IL BUON SENSO DI RESTARE ATTACATI ALLE VS. POLTRONE IN SILENZIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
(Giuseppe Bongiorno)

Luigi Scimè: "Di quello che dovevate fare e promettete di fare, caro PD, non ce ne importa nulla!!! "

Non credo ci siano Comuni amministrati da minorenni. L'unica differenza è che altrove,qualche volta, governanti consapevoli di amministrare un popolo non imbecille, di fronte a precise responsabilità politiche e morali, invece di nascondersi dietro la solita tiritera dell'impegno a fare cose inportanti, oramai buona per Zelig, da uomini adulti e responsabili, lasciano i posti che non meritano e se ne vanno a casa. Le scuse seguite dal nulla e i bei programmi proposti dopo tre anni di barbarie e di cecchini appostati dietro le finestre del comune, oltrechè grottesche e provocatorie, credo diano soltanto sfogo al disprezzo per il nostro paese che alcuni uomini politici incarnano, all'inettitudine politica del partito democratico che deve stare lì ad ogni costo.Noi abbiamo il dovere, dovendo stare dalla parte dei nostri giovani, dei nostri bambini e delle famiglie di Racalmuto, di invitare tutti insieme, quotidianamente, quanti ci amministrano di lasciare i posti, che ripeto non meritano, e di andarsene a casa!!! Di quello che dovevate fare e promettete di fare, caro PD, non ce ne importa nulla!!!
(Luigi Scimè)

mercoledì 23 giugno 2010

Su facebook uno stralcio del rapporto conclusivo delle indagini "Giochi di potere"

Le conclusioni a cui perviene il Comando Stazione dei Carabinieri di Racalmuto, a proposito delle indagini "Giochi di Potere"

Pubblicate nella bacheca facebook del Sindaco di Racalmuto. Su facebook le conclusioni delle indagini "Giochi di potere".
________________________________________
"Ritornando sugli argomenti principali di questa indagine, ossia le strutture alberghiere AMBRA, MEZZALUNA e REGALPETRA, si è ormai convinti che il finanziamento dei fondi pubblici per la ristrutturazione di strutture alberghiere già esistenti (che a Racalmuto non esistevano), pari al 30% dei finanziamenti erogati ambito regionale, non sia una coincidenza ma scaturito da segnalazioni e consigli di natura politica. Infatti ciò che accomuna sicuramente vari soggetti è la corrente poltica di appartenenza: CHIARELLI ha sostenuto la candidatura di PETROTTO; PETROTTO è sostenuto dal cugino MATTINA; LAURICELLA viene nominato Assessore all’Urbanistica ecc… dal Sindaco; CACCIATO ha sostenuto la candidatura di PETROTTO essendo di sinistra; CARLINO e MARTORELLI “ pur bastonati” con il sequestro dell’immobile AMBRA, fanno la mangiata insieme a PETROTTO, candidato alle Regionali, durante le elezioni Regionali e Nazionali ultime passate;

I dieci consiglieri di maggioranza propongono l'ABOLIZIONE GETTONI DI PRESENZA DEI CONSIGLIERI COMUNALI E DELLA INDENNITA' DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

PROPOSTA DI DELIBERAZIONE REDATTA AI SENSI DELL’ART. 53 DELLA L. 142/90 COME RECEPITA DALLA R.S. CON L.R. 48/91.

PROPONENTI: Sardo, Brucculeri, Mattina, Picone, Falco, Barravecchia, Morgante, Spalanca, Guagliano, Campanella.

Oggetto: Abolizione gettoni di presenza dei consiglieri comunali e indennità di funzione del presidente del consiglio.

PREMESSO

I consiglieri Sardo e Brucculeri del PD dicono : "NO, allo scioglimento del consiglio comunale"


La bufera giudiziaria che si è abbattuta sul nostro comune nonché l’ammissione pubblica da parte del sindaco di avere fatto uso di cocaina hanno inevitabilmente innescato una serie di polemiche sfociate nella richiesta, da parte delle opposizioni politiche, di dimissioni del sindaco e del consiglio comunale.
Ora, passata l’eccitazione del momento, è necessario soffermarsi un attimo per analizzare freddamente la situazione.
Che cosa è successo?
Innanzitutto dobbiamo dire che l’inchiesta giudiziaria denominata “Giochi di Potere” riguarda tre fattispecie diverse :

Ipotesi di truffa all’Unione Europea
1. Ipotesi di violazione di norme urbanistiche
2. Ipotesi di Abuso d’Ufficio

Inoltre questa inchiesta, condotta dalla locale caserma dei carabinieri su delega della Procura della Repubblica di Agrigento, coinvolge una platea eterogenea di soggetti: privati cittadini titolari di autorizzazioni edilizie, tecnici liberi professionisti, tecnici funzionari comunali, il sindaco, ex assessori comunali e perfino un legale molto vicino al sindaco , presidente del “Tre Sorgenti”, che non ha nessun incarico comunale.

Vedremo se da semplici “indagati” diventeranno “imputati” e se l’eventuale processo riuscirà a dimostrare le ipotesi della pubblica accusa.

martedì 22 giugno 2010

A proposito di "Altalena Piangente" - forum facebook (Racalmuto notizie)







Ivana
gli uffici del comune di racalmuto devono sistemare l'altalena in viale Hamilton e anche volendo il parchetto alla stazione ma voglio invitare i miei concittadini a rispettare la " RES PUBBLICA" sono anni che le altalene vengono cambiate e anni che 4 balordi nn rispettosi degli spazi comuni le distruggono.... occore soprattutto rispetto per se, per gli altri e per l'intera cittadinanza altrimenti non si cresce ma si va incontro alla regressione!
Sergio
... condivido ogni tua parola ... si va incontro alla REGRESSIONE !!! ... chi amministra deve essere da MONELLO scusa da MODELLO per la cittadinanza ... certamente ci vuole più senso civico da parte di tutti
Luigi
paese schifoso in tutti i sensi........
Giovanni
sergio ti informo che anche il parco giochi in via g. pedalino e ridotto male, pieno di erbacce e cestini svuotati l'ultima volta l' anno scorso nel giorno della venuta del presidente dello stato piu volte sollecitato per riprstinarlo pensaci tu fai una richiesta nel blog , puo darsi che qualcuno lo legga
Sergio
... il blog è dei Racalmutesi e non ed è sempre pronto a pubblicare qualsiasi segnalazione !!! ... il nostro è un impegno civico gratuito nessun costo per il bilancio comunale ... a differenza dei 20 + 7 che aspettano "lu vintisette pi la misata" ...
Eduardo
alla villa comunale la piscina mai funzionante!!!
....le pankine inesistenti!!!una VERGOGNA!!!!

Nessuno ha niente da dire? ... Chi ci lavora nel progetto ACUARINTO ?

Nessuno ha niente da dire?
Consiglieri comunali che non dicono e non fanno nulla.
Racalmuto è un paese che ha tanto bisogno ma assistiamo ad una classe politica incapace.
Ma chi sono questi politici? Chi li conosce?
Quante promesse in campagna elettorale !!!
Da tre anni si fanno i soli fatti personali e familiari.
Ricordate tutto il discorso sul progetto Acuarinto, progetto cofinanziato dal comune per 55 mila euro (più altre risorse) e la rimanente pare dal Ministero dell’Interno. Quel progetto è partito nei locali del Carmelo (ex ospedale), ci lavorano, si dice, (in attesa di smentita con i nomi degli operatori) parenti e amici di consiglieri comunali. Questo fanno, prendono i soldi dal comune per soddisfare i loro interessi e le loro clientele.
Ma dove è andato a finire il dott. Salvatore Sardo del PD quando anche lui parlava di selezione pubblica. Ha dimenticato la questione? Può dire almeno agli elettori del suo partito, il partito democratico, che scrivono su face book come sono stati scelti gli operatori del progetto? Chi sono gli operatori? Cosa fa il consigliere Salvatore Sardo per il rispetto della legalità e per la moralità politica a Racalmuto? La sua maggioranza i suoi assessori cosa stanno facendo per il paese oltre a tagliare gli alberi ? Lui che demagogicamente parla di togliere le indennità.
Cosa fa il comune oltre ad autorizzare la chiusura di strade prima ad uso pubblico?
Il consigliere comunale dott. Salvatore Sardo come mai non promuove un’iniziativa contro l’uso di stupefacenti fenomeno molto diffuso nel nostro paese, iniziativa non difficile per lui visto e considerato che l’assessore ai servizi sociali è espressione del suo partito.
Ma nessuno dice nulla. Tanti giovani sono alla ricerca di un lavoro. Tutte le società private e non fanno le selezioni pubbliche prima di assumere, ma in questo progetto si lavora per ...
E’ gravissimo. Contro legge.
Come si può essere disoccupati e sopportare queste ingiustizie.
Farsi prendere in giro da politici che sconoscono dove abita di casa la legalità e la moralità.
Questo paese va sempre più giù, non possiamo rassegnarci bisogna reagire.
Chi amministra il paese non è degno di rappresentare il paese.
Poi fate come volete.

lunedì 21 giugno 2010

Sabato 26 alle ore 18.00 presentazione del libro di Piero Carbone ad Agrigento

I primi tre consigli per i maturandi - Domani prima prova di Italiano - " In bocca al lupo ragazzi"



1
Non esauritevi a causa dello studio. So che sembra paradossale iniziare con questo consiglio, ma vi assicuro che non serve. Ho visto tanta gente, che solitamente andava molto bene, riuscire discretamente (o male) all’esame perchè si era esaurita sui libri. Tenete sempre a mente che è impossibile sapere tutto il programma alla perfezione. Studiate bene gli aspetti generali di ogni argomento e per il resto esercitatevi a parlare e a fare collegamenti intelligenti. Vi assicuro che qualunque professore con un minimo di testa apprezzerà di più una persona che dimostra dinamicità ed elasticità mentale piuttosto che un freddo dispensatore di nozioni.
2

Non preoccupatevi troppo dei commissari esterni: ottenete su di loro solo le informazioni veramente importanti (argomenti su cui si impuntano, modalità d’interrogazione, abilitazioni e preferenze varie) e non badate alle chiacchiere sul fatto che uno sia più o meno stronzo. Ricordatevi che spesso girano tanti ritratti di un professore quanti sono i suoi studenti.
3

LA PRIMA PROVA

Se avete un commissario esterno di italiano, informatevi bene su quale tipologia di prima prova prediligesse con i suoi alunni e, eventualmente, se ha qualche particolare avversione per un’altra. Ricordatevi inoltre che molti professori (spesso senza motivi fondati, ma purtroppo è così) vedono di cattivo occhio la tipologia D, ossia il tema di ordine generale, poichè lo ritengono l’ultima spiaggia per chi non ha proprio idea di cosa scrivere. Se potete, per quanto allettante possa essere il titolo, evitatelo. Consultate spesso il dizionario, rileggete più volte e prendetevi tutto il tempo che volete: vi assicuro che 6 ore bastano ed avanzano. Evitate di consegnare alle 10 un compito di 4 colonne striminzite: anche se aveste scritto pagine pregne di significato, sareste comunque visti con sospetto. E, cosa che vale per tutte le prove scritte, anche se fa un caldo da morire, non bevete come dei dannati! Potrete andare in bagno appena dopo 2 ore e vi assicuro che capita spesso di assistere a scene a dir poco esilaranti.

Nicolò Zarotti
http://nicolozarotti.com/10-consigli-ai-maturandi/

Tagli al CDA del "Tre sorgenti" - (fonte TRS 98)

Ridotta l’indennita’ di carica del consiglio di amministrazione dell’acquedotto consorziale promiscuo delle “Tre Sorgenti” di cui è Presidente l’avvocato Calogero Mattina. Lo ha deliberato la maggioranza dei sindaci consorziati, per l’occasione erano presenti Vincenzo Corbo, Angelo Graci, Rosario Bonfanti rispettivamente per i comuni di Canicatti’, Licata e Palma di Montechiaro e l’assessore Criminisi delegato dal primo cittadino di Grotte, nel corso dell’ultima assemblea di consiglio e direttivo che si è tenuta l’altero giorno nella sede dell’ente. I nuovi compensi, cosi come per altro prevede una normativa vigente, sono pari al 20% della popolazione complessiva dei comuni consorziati inserita in una fascia compresa tra 100 e 250 mila abitanti. D’ora in avanti quindi, il Pesidente Calogero Mattina percepira’ uno stipendio mensile lordo pari a 1000 euro contro i 2700/3000 che percepiva prima che gli venisse ridotta l’indennita’ mentre ai membri del consiglio di amministrazione, compreso il vicepresidente, una somma pari a 450 euro lordi. Conclusa questa prima fase, adesso si passera’ a quella successiva che prevede il tentativo di rilanciare il consorzio per evitare che lo stesso possa essere sciolto dal Presidente della Regione nonostante l’assemblea dei soci, oltre ad essere sovrana, puo’ contare sul 75 % dei consensi.
(fonte TRS 98)

domenica 20 giugno 2010

Rassegna d'Arte "Castello Chiaramontano" a Racalmuto






Si inaugura domenica sera 20 giugno a Racalmuto, la rassegna d’arte “Castello Chiaramontano” con la partecipazione di 45 artisti con oltre 90 opere in esposizione tra pittura, scultura e fotografia

sabato 19 giugno 2010

L'altalena piangente di viale Hamilton a Racalmuto

Una volta c'era un piccolo parco giochi per bambini nel viale Hamilton di Racalmuto. Ricordo che era molto frequentato dai bambini. Portavo spesso le mie bimbe in quel parco. Molto comodo perchè sicuro e si trovava in un posto di passeggio. Oggi di quel piccolo parco è rimasta
un'altalena piangente.
 Mi spiego meglio c'è la struttura ma mancano da quasi un anno le catene e le sedioline per dondolarsi.
Invito gli uffici del Comune di Racalmuto preposti alla manutenzione dei parchi giochi di sistemare per il periodo estivo l'altalena di viale Hamilton e mettere qualche giochino in più.


Grazie anticipatamente dai bambini e dai genitori.
(((((((sergio scimè)))))))




Il gioco è l'aspetto dominante della vita del bambino.
A noi il compito di tutelare i diritti dei bambini.


Regalpetra Libera in difesa dei bambini

venerdì 18 giugno 2010

Cordoglio alla famiglia Petrotto - Savatteri

All’alba di oggi è morta la Prof.ssa Giuseppina Petrotto Savatteri, nata nel 1937. Insegnante di lettere in pensione che ha operato alla scuola media “Pietro D’Asaro” di Racalmuto. Sposata con l’Ins. Calogero Savatteri, ex assessore del Comune di Racalmuto e mamma di Gaetano e Cristina Savatteri.

Il direttore, la redazione e gli amici del giornale “Malgrado tutto” di Racalmuto è vicina alla famiglia Petrotto-Savatteri, all’amico Gaetano, per la perdita della mamma, genitore esemplare e docente che ha lasciato un buon ricordo di sé ai numerosi alunni della scuola.
Esprimono condoglianze Egidio Terrana, Giancarlo Macaluso, Salvatore Picone, Gigi e Gaetano Restivo, Felice Cavallaro e Lillo Vitello.

Il Blog Regalpetra Libera si associa nell'esprime le proprie condoglianze alla famiglia Savatterti - Petrotto.

Racalmuto, 18.06.2010

INVITO SPECIALE - Oggi Azione Cattolica Racalmuto

Carissimi,
...Ricordare il passato è sempre bello,
Proiettarsi nel futuro è ancora meglio.
Ho il piacere di incontrarti assieme alla tua famiglia
Venerdì 18 Giugno, alle ore 19, presso la Chiesa Madre
per un momento di preghiera e successivamente presso il Salone Don Bosco,
per una riflessione proposta da Massimo Muratore, responsabile diocesano , sul tema:
"Azione Cattolica, associazione di laici al servizio della chiesa e del territorio"
Sicuro della tua presenza ti Benedico di cuore. Arc. Diego Martorana.

Questo è l'invito che l'Arc. Diego ci fa pervenire per questo incontro di Venerdì alle ore 19 che mi permetto di passare a voi tutti. ci rivedremo ancora una volta per scambiare
un abbraccio e l'affetto.... Carmelo Rizzo (nella foto)

Commenti al post: Quando c'è silenzio o silavora o si mangia o si dorme o ... POLITICA SE SI VUOLE

COMMENTI FACEBOOK




Luigi Iannello
ma con tutte ste correnti, può essere che si sono raffreddati.


Cristian Falcondragon Alaimo
ribadisco che ci sono anche altre strade percorribili, purtroppo le altre strade non sono fattibili ne per mancanza di 3 ne per altri fattori..l'unica cosa che manca è la coerenza e quelle cose chiamate....sfere

Maria Stella
Non capisco qual è il tuo scopo ! mi auguro che non sia : levati tu ca ma siettu iu .

Giovanni Salvo
In realtà i partiti oggi sono dei movimenti. Non hanno un esecutivo a cui rispondono. Se vogliamo prenderci in giro diciamo che esistono.

Cristian Falcondragon Alaimo
Partiti ma non arrivati

Ignazio Enrico Marchese
Se si vuole......si lavora ad un'alternativa
se si vuole......si parla dei problemi della gente e si sta in mezzo alla gente (tutta, non i soliti politichesi e satelliti)
se si vuole......non si parla esclusivamente di poltrone (poltrone da togliere, da ridurre, da dare in cambio, ecc)
se si vuole......si cerca di unire e non ci si preoccupa del ...
dividere (anche scordando volontariamente dei consiglieri col chiaro intento di offenderli ignorandoli)
SE SI VUOLE BISOGNA CAMBIARE IL MODO DI FARE POLITICA A LIVELLO LOCALE PRIMA DI PENSARE DI DELEGARE I REFERENTI REGIONALI E/O NAZIONALI AL FINE DI CALARE LE DECISIONI DALL'ALTO. Una comunità che non sà decidere da sola è una comunità destinata a morire.
Se si vuole, caro Sergio, si pensa al futuro, facendo anche tesoro degli errori commessi nel passato, se si vuole.

Cristian Falcondragon Alaimo

 Bravissimo ignazio, purtroppo c'è che senza un'intervento abbiamo visto tanti partiti trasformati in liste civiche con nomi blasonati (pdl, pd etc etc).
Volere è potere, è quello il problema.

giovedì 17 giugno 2010

Tu giovane o adulto racalmutese cosa pensi quando leggi nel muro dell'ACLI "Mi faccio le kanne ma non sono un drogato?"

I cittadini di Racalmuto, oggi,  hanno letto nel muro dell'ACLI in via Garibaldi, nel centro del paese, la frase
"Mi faccio le Kanne ma non son un drogato".
Per noi di Regalpetra Libera gli stupefacenti tutti fanno male sempre  e a qualunque età.  Non bisogna usarli. Dobbiamo noi tutti scoraggiare chi ne fa uso. Nella rete di internet abbiamo trovato questo forum molto interessante che vi proponiamo integralmente. A voi le conclusioni.




Domanda risolta
Secondo voi chi si fa le canne è da considerarsi un drogato.Non credete che l'alcool legale sia peggio?
Credo che aver messo al bando un semplice spinello sia veramente esagerato.Oltre tutto abbiamo legalizzato l'-alcool che provoca dei danni enormi.Cosa ne pensate


Miglior risposta
Assolutamente no. L'alcool non è peggiore della marijuana.
Innanzi tutto vorrei fare una correzione a quel che hai detto. Il singolo spinello non è messo al bando secondo la legge. Infatti possedere una quantità di marijuana pari ad una dose è permesso dalla legge.
Se proprio pensi che l'alcool sia peggio allora in tal caso non bisognerebbe legalizzare la maria, bensì far diventare illegale anche l'alcool.
L'alcool è legale per 3 motivi principalmente:
- se preso in basse quantità non crea danni
- se preso in basse quantità non rende "inabile" chi lo utilizza
- i danni che provoca sono meno gravi e sono riparabili.


Innanzi tutto tra una canna e un drink (per non dire birra o vino che sono a contenuto di alcool rispetto agli alcolici in generale), gli effetti sono molto diversi. Infatti una canna ti rende "inabile" non nel senso che ti stende, ma nel senso che fa venire meno i tuoi riflessi e la tua capacità di pensare razionalmente, mentre un solo bicchiede di un alcoolico non fa quest'effetto.


Per quanto riguarda i danni sono molto differenti le due cose.
La marijuana provoca danni (come dimostrato) al cervello e al sistema nervoso. L'alcool provoca danni al fegato.
Come spero tu sappia, il fegato è una parte trapiantabile, mentre il cervello no. Infatti molti alcolizzati hanno bisogno di trapianti di fegato (ovvero gli viene donata una parte di fegato data la sua capacità di rigenerarsi). In secondo luogo i danni provocati sono differenti non solo per la zona colpita. Infatti i danni provocati dalle droghe in generale, marijuana compresa (anche se in dose più bassa rispetto a molte altre droghe) al cervello non sono reversibili (ovvero non si "riparano").
I danni al fegato causati dall'alcool (finche non sono così gravi da necessitare un trapianto) sono reversibili con il tempo.


Ti sarà parso che io stia difendendo l'alcool e non le droge. Bhe non è mia intenzione. Io generalmente non sono una persona che beve alcolici solitamente, e non uso alcun tipo di droga.
Purtroppo molte persone, soprattutto giovani, non sanno divertirsi se non superano i limiti, ovvero se non usano droghe o non si ubriacano.


Cmq a parte le mio opinioni su come andrebbero trattate queste persone e cosa bisognerebbe fare per ovviare il problema, resta il fatto che l'alcool fa molti meno danni al corpo umano. I danni causati dall'alcool sopraggiungono nel momento in cui bere diventa un abitudine costante.


Valutazione dell'utente
Commento del richiedente: Hai ragione pienamente ...Anche se..Bere non si può bere,fumare non si può fumare, mangiare bisogna riguardarsi;ma insomma ci siamo di passaggio.Quindi nelle giuste misure...


Altre risposte
e nn solo! anche il fumo di sigaretta -_-" sono d'accordissimo


se ti bevi un bicchiere di limoncello non succede niente, nel senso che non ti ubriachi subito, se ti fumi uno spinello invece si, l'effetto è immediato, perciò ritengo che sia peggio uno spinello all'alcool.
Poi non so, sono punti di vista.


se ti bevi un bicchiere di limoncello non succede niente, nel senso che non ti ubriachi subito, se ti fumi uno spinello invece si, l'effetto è immediato, perciò ritengo che sia peggio uno spinello all'alcool.
Poi non so, sono punti di vista.


Se parliamo di erba no perché devi pensare che fanno addirittura meno male delle sigarette
Fonti:
Paese scemo legalizza il pericolo e abolisce l'ostacolo


tutto dipende da quante te ne fumi, ogni tanto non penso faccia poi così male ( almeno per me è cosi ! ) non sei drogato,


Tutti e due ti uccidono le cellule del fegato e del cervello.


Regalpetra Libera è contro tutte le droghe.

mercoledì 16 giugno 2010

Quando c’è silenzio o si lavora o si mangia o si dorme o ... o .... (sergio scimè)

Molti amici in questi giorni si chiedono come mai è ritornato il silenzio “politico” in paese.
Quando c’è silenzio o si lavora o si mangia o si dorme o ... o ....
Dopo il manifesto dei dieci consiglieri dove si chiedono le dimissioni del sindaco tutti si aspettano grandi cose. Tra i firmatari il PDL della corrente del ministro Alfano con Collura, della corrente Scalia con il consigliere Taibi, della corrente Cimino con Milioto e Sberna. Alla massiccia componente del PDL si aggiunge l’UDC di Pagliaro /Bongiorno e l’MPA di Bellomo/Agrò.
Partiti importanti a livello regionale e nazionale. Se questi partiti hanno ancora un peso nella politica locale e se il sindaco non si dimette, possono con i numeri giusti passare al voto di sfiducia. Per la sfiducia del sindaco ci vogliono tredici consiglieri. I numeri di certo non mancano.


Se si vuole!!!


Facciamo due calcoli. Una via facile è quella di convincere i tre consiglieri del PDL vicini all’on. Fontana (Alfredo Mattina, Lidia Picone, Falco Carmelo) attualmente in maggioranza, che sommati ai dieci del manifesto possono benissimo sfiduciare il sindaco e andare automaticamente alle elezioni.
Dieci più tre uguale tredici. (10+3=13)
Per fare questo ci vuole l’intervento della politica con la “P” maiuscola. Quelli che contano. Basta che il ministro Angelino Alfano parla a Vincenzo Fontana e la “sfiducia” diventa cosa fatta.


Se si vuole !!!


La difficoltà è della politica locale. L’eventuale sfiducia a Petrotto chi favorisce?
Certo che per convincere i tre della maggioranza a votare la sfiducia un prezzo “politico” bisogna pagarlo. I tre consiglieri lasciano due assessori per cosa? Per esempio il prezzo dell’accordo potrebbe essere quello di lasciare a loro la scelta della persona da candidare a sindaco. Sono convinto che oggi l’unica strada percorribile è assolutamente questa per arrivare alla sfiducia con tredici consiglieri.