POGGIO
POPONESCO VARIE
A QUELLI DEL CICOLANO
Signori miei, è inutile che ci giriamo attorno. Di fronte ad una pagina come questa del Lugini, l'ottocentesco medico Domenico Lugini c'è da rimanere esterrefatti. C'è forse una lapide commemorativa a Santa Lucia di Fiamignano? No! Perché? per campanilismo. Prima non era di Petrella e a Romanin non interessava; ora non è del Corvaro e non dico a chi non interessa, ma il nome ce l'ho sulla punta della lingua.
Una epigrafe di sconvolgente sapienza storica, dove sta? nel museo dell'Aquila? Ci sta ancora dopo il terremoto?
E' quella sotto? corrisponde al vero che trattasi di "un frammento di epigrafe in lingua OSCA che trovasi nel pavimento della vasca della fontana della villetta di Collemaggiore. Ricorda un 'Meddixtuticus' di NERSE"
Sempre colpa degli altri? Non è colpa anche nostra? Anche mia, che frequentando da quarant'anni Baccarecce e Santa Lucia di Fiamignano non ho attivato i canali cui potevo accedere per il debito recupero?
Questa estate ho parlato con il signor sindaco di Pescorocchiano: una grandissima e degnissima persona, credo che abbia detto: "ma questo è un maziano, cosa viene mai a rompere gli zebedei a me".
Perché gli ho rotto gli zebedei?
a) perché deve recuperare la tassa sull'occupazione del suolo pubblico da parte di codesti imprendibili privati arraffatisi il fascista ma giuspubblicistico LAGO DEL SALTO;
b) perché Nerse non è PROPRIETA' della CURIA VESCOVILE ed io che sono comunista me ne frego dei vescovi tanto amici dei democristiani tanto potenti anche bancariamente a Pescorocchiano. E perché la Curia non è proprietaria? Andate a guardare il catasto. Già, ed allora salta tutta la proprietà immobiliare del Cicolano vittima del geometra CAVALLARI. Ed a me che me ne frega! E tu PUBBLICO UFFICIALE sei condannato ad agire altrimenti incappi in omissioni di atti d'ufficio, in omissione di rapporto SENZA INDIGIO. Già e così non mi eleggono più! Già: e non ti eleggono più. E chi se ne frega.
c) Guardi che dice qui: che si tratta di lingua OSCA. Sa che significa che qui in questo paradisiaco lembo di terra ma in capo al mondo fioriva una civiltà, OSCA, ancor prima che i romani riuscissero ad imparare ad usare l'aratro a chiodo per quella nota storia di Romolo e Remo. E allora? Allora occorre che questo che è un PATRIMONIO DELL'UMANITA' diventi tutto u museo per la salvaguardia di beni irripetibili. Dunque sfrattiamo, per inziare, la Curia per possesso abusivo di ciò che è inalienabile, imprescrittibile, inusucapibile. Sì e così non mi eleggono più ancor più che pria!!!d) Ma basta? no. Bisogna indagare sull'origine del legittimo acquisto di quello che è il museo personale dei MORELLI.
Dove? a Nesce.
Etc. Etc. Calogero Taverna
E’ il 5 marzo 1574. A Poggio Poponesco arriva il terribile visitatore Pietro Camaiano, noto anche nei testi di storia nazionale e della chiesa di quella scombussolante metà secolo del risorgente umanesimo. La sua visita in tutta l’intera diocesi reatina è bene inquadrata, trascritta ed annotata dal prof. Vincenzo di Flavio - una miniera che andrebbe socializzata nell’intera provincia, comune per comune, mettendo mani anche al portafoglio degli enti autarchici coinvolti.
Da lì sono scaturiti appunti già resi noti ad illustrazione del collegato centro abitativo di S. Elpidio, quello della sopra spiegata lapide. Non è tanto una digressione quanto un completamento dell'indilazionabile richiamo alla doverosità di interventi pubblici razionali e coordinati per una impellente salvaguardia del patrimonio archeologoco, storico e di risalto ben oltre i lmiti di un quasivoglia e comunque giudicabile angolo visuale localistico. Qui è in gioco un patrimonio dell’umanità negletto e reso sempre più fatiscente. Ogni rihiamo è dunque oltre che doveroso improcrastinabile.
Pietro Camaiano salito sul l'altura del Castrum fa annoatre ai suoi amanuesi che sotto vi era un mportante oratorio "oratorium S.Tomae. Rector D. Marius Antonii" Chi era questo don Mario Antoni?
Pievano ancora non affermato, ma appartenente ad una famiglia di preti molto rdicati nella ripartizione delle parrocchie e delle rettorie del Cicolamo, per il momento detiene solo codesta rettoria ai piedi del Castrum di Poggio Poponesco. Ampia, potente e ramificata è la schiera degli ecclesiastici di quella famiglia di Antoni, che per vari indizi ci pare quella che poi diede la spinta alla conquista del feudo della Baronia, gli Antonini appunto. Da qui già emerge l'opportunità che con i debiti doverosi finanziamenti prubblici si redigano i quadri propopografici del Cicolano, secondo ormai la già consolidata scuola proosopografica.
A Corvaro, infatti, dominava il canonico don Angelo Antoni; don Cesareo Antoni è rettre ben remunerato; come beneficiario risulta Domenico Antoni ; emerge pure Francesco Antoni; Giacomo Antoni è canonico; tante prebende per don Giovanni Antoni; spiccano pure don Giovanni e don GiovanniFrancesco; semplice chierico è invece Giovanni Paolo di Cabbia; ragguardevoli canonici sono Luca e Marco Antonti; impotante frate conventuale è Marco Antoni da Roccarandisi; spicca don Mario Antoni come rettore di Poggio Poponesco, come si è detto; e in ultimo abbiamo il canonico Sante Antonini.
Il Camaiano fa annotare burocraticamente: "l'oratorio di San Tommaso sorge entro il Castrum Podii Poponischi" su cui si estende la giurisdizione dell'illustrissimo don Popmeo Colonna: La fabbrica è discreta ma fanno rifatte le coperture di alcune parti del tetto. Come di consueto, aggiunge che l'intonaco va riparato e quindi imbiancato. Si mettano vetrate nelle finestredel lato destro, qeel particolare tipo di finestre volgarmente chiamate "impannate". Sia dotata la porta di una buona chiave e che resti chiusa nei tempi morti. Certo per eseguità delle rendite l'altare è malconcio e pertanto si eviti di celebrarvi messa. Si provveda comunque a dotare la chiesa di portantina, pallio, e di un calice sacro, delle suppellettili insomma necessarie al sacrificio della santa messa. Necessita anche una croce con due buoni candelabri e in fondo all'altare si faccia dipingere una sacra immagine. Al rettore, don Mario Antoni, vanno appena 5 Giulii annuali. Ad ogni modo deve esibire le lettere della sua officiatura.
E subito il Camaiano scende giù nel molto più importante centro abitato, Fiamignano.
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Non è inopportuno riportare certi
stralci della stampa che si è occupata della questione.
Santa Lucia di Fiamignano ha una gloria perenne: la
coltissima ed molto erudita penna del medico Domenico Lugini. Da quel vetusto
testo si può dissentire, ma non se ne può prescindere; lo si può (e lo si deve)
migliorare, integrare e correggere come ha fatto il vostro espertissimo Marco
Buonocore nei vostri pregevolissimi quaderni; eppure costui specifica: “Lugini
…. [riconsidera] la raccolta epigrafica berlinese portando a conoscenza quei
documenti iscritti che solo la sua conoscenza capillare di quella zona era in
grado di compiere”. Io, l'altra sera, Lugini non l'ho sentito citare neppure
per sbaglio, Che vi sia preclusione campanilistica?
Fulcro del vostro interesse, gira e rigira, è la
Grotta c.d. del Cavaliere. Meritevolissimo e apprezzabile interesse. Solo però
che se diventa mania monotematica, perde di pregio. E Lugini e Grotta c.d. del
Cavaliere alla fine sono inscindibili. Apprendo da Lugini (pag. 43) “ gli
avanzi delle mura pelasgiche …. fra Alzano e Monte Maggiore [sarebbero] gli
avanzi del tempio di Marte ricordato da Dionisio”. Tra codesto tempio e la
Grotta c.d. del Cavaliere vi sono attinenze, contiguità, collegamenti?
La grotta del Cavaliere – mi pare– ha tre date
importanti: 1830, data della sua scoperta (?) da parte di codesto archeologo
inglese per nascita ma romano di adozione, collegato col sommo Vespignani,
marito tranquillo di una splendida romanina di trent'anni più giovane ; 1981,
sua riscoperta e specie dopo il rinvenimento di una malcerta epigrafe votiva,
suo magnificato accreditamento a ipogeo cultuale; quest'ultimo ventennio,
oggetto di accuratissimi studi e ricerche da parte del dottore Cesare Silvi.
Mi permetto di osservare: il nome è equivoco e mi
sembra congettura simpatica quella di associare il toponimo Cavaliere
all'archeologo inglese, appunto perché inglese; se ipogeo dedito al culto dei
morti, occorre scientifica investigazione per saperne di più su tale presenza
religiosa ad Alzano, trattandosi in definitiva di ipostatizzazione di una delle
tante discese agli inferi, vuoi come quelle omeriche vuoi come quella sfumata
virgiliana (meglio collegabile con tale manufatto d'epoca romana). Potrebbe
anche trattarsi di devianze esoteriche non rare in epoca tardo impero. Sia
chiaro una semplice pietra votiva non ci dice molto. Ma allora perché non fare
scavi stratigrafici e appuramenti archeologici non dilettantistici? Non sono
per il momento fattibili? La progettazione e lo studio propedeutico è sempre
possibile.
Resta l'arcano del collegamento tra il tempio di Marte
del Lugini e questa grotta dall'equivoco nome. La scienza progredisce per
espansioni, non certo per preclusioni campanilistiche.
Nella letteratura – e non parlo solo di Lugini–queste
misteriose mura del Cicolano si sono sempre chiamate Pelasgiche o Ciclopiche,
termine forse improprio ma sempre inequivocabile. Se oggi giapponesi
(estremamente curiosi, si sa) e cinesi (i turisti dell'avvenire, secondo me)
vengono da 'ste parti abbacinati da letture sull'arcano delle mura pelasgiche o
ciclopiche e si avventurano tra questi affascinanti Monti Cicolani, chissà
quale loro delusione vedendole volatizzare per dar posto a incolori,
inespressive, insignificanti MURA POLIGONALI. Perché si sono cambiati nomi e
toponimi consolidati? Per pignoleria scientifica? Per far dispetto al vicino ma
non amato Lugini? Solo se unite le diverse scuole di pensiero, solo se fra loro
si accende un rispettoso dialogo, si fanno salti di qualità. Diversamente si
cade in un mercantilismo che fa presto ad esaurirsi, specie se incombono
epocali crisi involutive in campo economico.
Si vuol portare alla Grotta c.d. del Cavaliere lo
sbocco di un'importante arteria stradale d'epoca romana? Se si fanno
congetture, perché no? Ma congettura per congettura, resto legato all'ipotesi
del Lugini (cfr. pag. 58). Ho sbirciato il lavoro della Migliario pubblicato
sempre nei vostri pregevoli quaderni. Mi riservo di approfondirne lo studio. Spero
che il Geometra Mario Balduzzi ripercorra le investigazioni del nonno–anche lui
ha conoscenza unica del territorio - e magari filmando dimostri quanta ragione
aveva il Lugini. Forse Virzì se ne dispiacerà, ma, via!, ha da ricavarne spunti
anche lui, più avvincenti di quelli a dire il vero molto avvincenti che ci ha
illustrato l'altra sera.
Occorre dialogo. Ho sentito che la struttura
ecclesiale del Cicolano è poco nota. Falso: specie dopo la pubblicazione
dell'immane lavoro di Vincenzo di Flavio (anno 2010); ce n'è materia per
puntualizzazioni. Ad esempio tanto vi ho appreso sulla chiesa di Santa Lucia
tanto cara al vostro socio Antonio Marrucci, che tanta, troppa materia ha su
questa fabbrica cultuale, a presidio di un'antica statio romana, nonché di un crocevia di diversa ma continua
importanza nell'evolversi delle realtà storiche. Mi chiedo perché, in occasione
delle prossime celebrazioni di Santa Lucia, don Maceroni, il dott. Di Flavio,
il dottor Cesare Silvi, il dottor Antonio Marrucci, il prof. Buonventre,
l'architetto Filippo Balduzzi e la sua collega che hanno studiato quella
chiesa, e, se è permesso, un forestiero quale io sono (che pure qualche
fruttuosa ricerca anche negli archivi segreti vaticani li ha fatti, forse
demolendo taluni idola teatri), tutti
costoro o taluni o anche tal'altri non vengono adunati nelle scuole di Santa
Lucia da codesta meritevole rivista per una tavola rotonda coordinata da don
Maceroni o magari da Lei stesso su questo capisaldo della locale storia (romana
a mio avviso), forse bizantina, credo non longobarda, borbonica, con grave
dispetto del vescovo reatino, e delle stranezze dell'Acotral di un tempo o
della Cotral d'oggidì? Che paradigma dell'intera storia del Cicolano e quindi
di Petrella, Pescorocchiano, Borgorose e Fiamignano, così tanto per mia
spocchia geografica!
Ai piedi del vecchio diruto Poggio Poponesco sorge un convento antico ma non antichssimo; ai tempi in cui scriveva il Lugini era ancora in piedi ma adattato a carcere mandamntale. Quel che incuriosisce noi è quale ruolo, quale servizio sociale, quale necesstà misionarie potè avere un cenobio in zona comunque inospitale, staccato da un catrum con tante esigenze ma anche compiti difensivi. legato più ad un decadente centro urbano che non al piuttosto lontano nuovo centro abitativo (Fiaminano).
Studi, ricerche, convegni ve ne sono stati, ma non pare atti a dipanare almeno uno dei tanti dilemmi dei quali ne abbiammo abbozzati solo alcuni. Nel nuovo millennio, al Cicolano vanno destinati fondi pubblici, attenzioni scientifiche e persino misure riparatrici. Se n'è già scritto e con toni anche ripiccati.
Resta singolare che un convento francescano - in sospeso tra il fortilizio medievale e il nuovo sempre più egemone centro abitativo che tanti esuli, ovviamente scontenti, dal vetusto Poggio Poponesco, in crescente fase di fatiscenza, hanno avviato e ravvivato con cipisglio consono ad una insorgente piccola borghesia in terre feudali di grandi signori disrtti a Roma - possa ivi sorgere e consolidarsi..
Quel convento ad ogni modo, se non dei primordi della irrefrenabile diffusione francescana, la segue da presso. Nelle approfondite e professionali ricerche di Luigi Pellegrini (in Chiesa e Società dal secolo IV ai giorni nostri - Italia Sacra n. 30) questo convento ai piedi di Poggio Poponesco non è citato. Insomma nel celebre "Provinciale Ordinis Fratrum Minorum" di fra Paolino da Venezia non è presente, mentre lo è quello di Radicaro (il n, 8 sub tituolo S. Jacobi de Radicaro, in Custodia Reatina). E qui possiamo risalire al 1230. "segnalati da Fra Paolino da Venezia appaiono già fondati e operanti [conventi francescani] nel 1230., ibidem).
Una cosa comunque resta evidente che tra il 1230 e i primi del Novecento, quel convento l ospita i nuovi soldati del Poverello d'Asssii che con sai lisi, con cingoli, questuando poveri tra poversi, e Poggio Poponesco a monte e Fiamignano nei dirupi di sotto, venivano catechizzati, edotti nelle cose di Dio, educati ad una religione sobria e caritatevole, ed in un certo qual senso addottorati. Pecore, capre ,bovini, terre aspre. ed orti in piccoli fazzoletti di terra servivano ad uomini che accudivan loro ma secondo fede in Dio nella evangelica predicazion di un francescanesimo sobrio e con miserie umane come tutti e come sempre ma temperate, mortificate. Ne è nato un costume di vita che ci pare di cogliere ancora quando, estranei, villeggiamo nelle calde estati, fuggitivi da Roma in calore tra foschie deprimenti.
La
chiesa di Sant'Elpidio è ben descritta (nella sua decrepitezza del 7 marzo del
1574) dal vescovo visitatore Camaiani. S. Elpidio era allora dominio di
Giovanni Giorgio Cesarini mentre il territorio contiguo apparteneva al
celeberrimo Pompeo Colonna. La chiesa era "inornata et incomposita";
aveva tetto fatiscente solcato da "rimis" (al mio paese si chiamano
'gutteri'; voi non so) " “ et pluvia tutum reddendum" ( come dire che
bisognava adoperarsi per non continuare a farvi diluviare dentro). Cento i
nuclei familiari, quasi 500 abitanti che per allora e per paesi di montagna
erano davvero tanti. Là non si parla di reperti archeologici, ma mio cognato
Antonio Marruci mi assicura che dopo vi fu un vescovo reatino diligentissimo in
queste cose. Sia come sia, per me varrebbe di più il recupero di quel tempietto
romano di cui parla il Lugini ove rimaneva ancora affissa la lapide ora elevata
a improbabile decorazione di una parete interna di una chiesa cristiana
sicuramente a suo tempo eretta per sommergere ogni residuo di un meraviglioso
culto pagano. (Mi permetterà di avere in cose di religione, gusti opposti).
Poggio
Poponesco - un sito archeologico da salvare -un unicum per l'archeologia
medievale.
In
un vecchio atlante geografico del '700 POGGIO POPONESCO appare, vivo, vitale,
distinto ed autonomo. Ai suoi piedi, sotto la sua egemonia si distende tra
dirupi sino al vecchio fiume Fiamignano, ma apparechiaro che è altra cosa.
E'
la vetusta delle origini innanzi tutt a distungue il vecchio insediamento
abitativo POGGIO POPONESC appunto dal languido defluire di csali modesti
accanto alle pretenzione dimore dei nuovi ricchi del tempo FIAMGNANO.
E
sopra Poggoìio Ponensco, come si vertice egemone il Csatrum, medievale sez
adubbio, ma antico sino ai tempi del dominio dei frati farfensi ce sinora solo
il grande Lugini ha cercato disbirciare. Nel mezzo di una teoria di castelli
mediaveli, Il Lugini ne conta una rentina. Nessuna ricerca storica, nessuna
salvaguardiacorale, nessuna spesa "produttiva". Solo l'assurdo di
quelche ottuso campanilism che di un qualcuno di codestimanieri ve ha fatto il
topos di una dell più inverosimili tregende cinuecentesco. Buona coa se in
contiguita ad una esaustiva; pessima, se sbricciolante un bel quadro d'assieme
Ed
in relazioni a tanti castelli, ma a noi qui interessa per necesità di tesi solo
il Castrum di Poggio Poponesco., sempre il dodevlossimo Lugini gettauna luce
non ancora adeguatamente scandagliata tra castello e rete viaria nel reatino
antica e collegabile all'anno 1151 e alle notule farfenses degi ann 1148 e
1149. Si finanziino pure tracciati incredibii che dall'estremo Nord arrivano
sino a Pachino, ma si dia premineza agli studi e alla salvaguardia dei lughi
nell'aleo erio e scientifico impostoc dal Lugini (pag. 132)..
Quindiil
castrum sopra Poggio Poponesco è faccenda farfense eperanto dislocabile nella
prima metà del XII secolo? Il Castrum, molto probabile-occorrono scavo mirati,
srati stratigrafii. sondaggi addirittura da laboratori atomici (come
sperimentato positivamente a Catania, con la cività sicata il cui epicentro
sarenbbe Racalmuto ma per giochi di poteri trslatoa milena). Quanti soldi
occorrono? Tanti, tantisssi, ma frattanto perché non si inzia con meno, molto
meno, con ricorso a fonti più disceret ma più accessibili? Posso lamentare
incurie ancestrali (qundo rinasxe il medico Lugini?)? posso ravvisare incurie,
inidoneità, abulie, campanilisi gretti edostativi. acciie, indolenze,
dispersioni colpevoli?
Ma
basta non perseverare. A chi serve il processo alpassato, anzi ad un rosario di
occasioni perdute.
Ma
il centro abitativo, no! E' di molto antecedente. Ci soccorre sempre il lugini
con questedue epigrafi: la dodicesima e la tredicesima: Molto più complessa,
rica e di importanza storica, politica e giuspubblicistica sconfinata. A noi è
bastato esibire la foto della lapide murata improvvidamente esenza alcuna
raffinatezza culturle in alto all'interno di unciesa cattolica a S. Elpidio -
adirittura con la compiacenza di un rappresentante delle autorità di settore ui
incombeva qualche dovere di rapporto - al ua specialista francesse che subito
mi inabissò on una marea di dari scientifici, storici ed istituzinali degni di
un gran trttato di diritto roano, spunti che abbaiamo passato a QUELLI DEL
COCOLANO che senza inducia e con molta ortesia hanno reso di pubblica ragione,
nel territorio.
Figurarsi
de dovessi sottoporre il quesito circa il significato di vasche, fistlae e
sigilla ahenea in una lapide romana. E questa lapide dove è stata rinvenuta:
nell'ex "convento dei cappuccini di Fiamignano, come dire ai pidi di
Poggio Poponesco. Quindi Poggio poponesco risale per lo meno al primo secolo
dell'era cristiana.
Non
tutto merito del Lugini, ma Grutero (1020, 4, 5), Doni (11, 17) Martelli (tom.
II, p. 160), Garrucci (pg. 163 del Bullettino. E come se non bastasse
addirittura il Mommsen (I.N. 57 13) al tempo del Lugini edora nei ponderosi
epigrafi del CIL.
Ma
tanto ben di dio è stato preso in considerazioe in ltre un secolo? Se non
andiamo errati, solo la lodevole ma impari inziativa di un volenteroso
dilettante locale. Che hanno fatto le autorità di setore? Quale ancor piccolo
investimento le dispendiose e dispersive fonti pubblche? Non è arrivato iltempo
di riparare.
Alorabastano
due milleni di vita per Poggio Poponesco? No! ancora più indietro. Accanto
alcastrum squadre di archeologi professionististranieri hanno rinvenuto,
studiato, salvaguardato (almeno pro tempore) un insediamento umano preistorico.
Vi sono pubblicazioni; non ho avuto modo di studiarle e valutarle. Comunque
cose pregevolissime, egne dello stadio scientifico raggiunto nel settore. Cose
che in ogni caso non possono venire lasciate - come credo che
avvenga-all'incuria ed alla omessa vigilanza,ad un pascolo in mano a
sonnecchiosi e talora infoiati albanesi (certi fatti di cronanca sono quelli
che sono e pur un filntropo non razzista come me ne resta turbato. Un
intensificarsi della viglanza campestre non sarebbe aupicabile, sia per le
nostre donne, sia per il buon nome della quasi totalità degli extracomunitari
costretti ad inselvatichirsi cone pecore, porci e bovini quanto in egole con le
esose pretese del fisco e ell'Inps non so.) Aggiungas che quei ritrovmenti sul
crinale di un'altissima montagna non patrimono dell'umanità ome il castrum,
come l'abitato residuo (m di questo dpo). Non vi sono costi cospicui che possano
assolvere da inadiempienze e da cerenze di investimenti necessari,
improcrastinabili, ineludibili, impellenti.
E
quanto all'epigrafia romana dell'intero Cicolano e specificatamente a queste
due ladipi di Pogio poponesco non vi sono parole pr sottolilearne l'importanza.
A mo' di esempio, facciamo qui un richiamo d qantosi è di recente polemizzatoin
ordine ad una lapide egrafale ogi mal posta in una chiesa di S. Elpidio.
Rieniamo di voner qui riportare i termini essenziali del corelato dibattito:
Modifica
Didattito sull'epigrafia del Cicolano - La
lapide di S. Elpidio
da
Calogero Taverna
(Note) Lunedì
13 maggio 2013 alle ore 16.32
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Calogero Taverna
Toto
corde plaudo al ritorno sulle mura della chiesa di Sant'Elpidio della epigrafe
lapidea risalente ad un arco di un paio di secoli dal I a.C . al I d. C. a dire
dei tecnici. Certo mi sarebbe piaciuto che con gli strumenti scientifici
d'oggidì e con le cognizioni altamente sofisticate dei nostri migliori
archeologi, quell'arco si restringesse di molto, anche per meglio precisare i
dati storici del Cicolano. A questo riguardo non so proprio se affiggere una
lastra con incisi caratteri latini in alto su una parete esterna di una chiesa
sia stata scelta oculata. Iniziare a conservare e ad esporre acconciamente in un
antiquarium i tanti preziosissimi reperti archeologici del Cicolano molto
gioverebbe alla ricerca storica.
Già
quel L. CARCURIN[us?] molto probabilmente edile, per gli specialisti
prosopografici potrebbe dir molto specie ai fini della datazione. Noi non sappiamo
quel Q e quel TARONIA cui segue TERT ...se siano suscettibili di corrette e
illuminanti letture archeologiche. In alto poi non so come si possano misurare
le lettere incise (ammesso che non sia stato fatto) che consentono agli
specialisti specifiche di importanza non trascurabile.Il Lugini - una volta
tanto recuperato - ci avverte che quell lapide, già allora monca, non stava sui
meri della chiesa, sibbene "in quel tempietto che sottostà alla stessa
dove serve di capitello ad una delle colonne che ne sostengono la volta".
Credo che il terremoto abbia fatto tabula rasa ed oggi nulla abbiamo. Magari
per un eccesso di pignoleria, segnalo che la epigrafe pubblicata dal Lugini sta
a pag. 91 della recente edizione e non a pag. 93 come scrive Mario Buonocore (a
meno che non si riferisca ad altra edizione) nella pregevole rivista QUADERNO
VALLE DEL SALTO del 1° dicembre 2007; rivista che va propagandata e
adeguatamente supportata per il turismo dell’intero Cicolano.
solo
una piccola precisazione: la lapide è stata messa sì, su di una parete, ma
interna alla chiesa! =)
Calogero
Taverna Grazie per la precisazione; del resto (com metto troppo tra parentesi:
orribili zeppe; ma spiego in CONTRA OMNIA RACALMUTO perché scrivo così) cerco
di pararmi i colpi non essendo sul luogo né del luogo.
Calogero
Taverna Non per polemica, solo per una discussione che possa dare qualche
frutto. La lapide messa in chiesa a S. Elpidio non so cosa possa avere di
sacro, almeno per la religione cattolica. Suppongo ce il tempietto di cui parla
il Lugini possa essere stato un residuo di un tempio romano esistente tra il
primo secolo a.C. e i primissimi secoli d. C. Un alto funzionario dell'impero
romano poteva benissimo mettervi una epigrafe lapidea a futura memoria.
Dobbiamo al Buonocore se sappiamo che ne parla nei CIL il Mommsen al n. 4126.
Dovrei andare in biblioteca a consultare tale pagina d l CIL, non credo che ne
avrò tempo. Dovrei anche consultare grossissimi volumi prosopografici per
vedere se trovo qualcosa su un Carcurinus edile. I testi di Mommsen sulla
storia romana dovrebbero contenere qualcosa. Mi domando: cosa ci sta a fare
materiale simile dentro una chiesa cattolica sia pure di un paesino con nome
greco, alla stregua di Sant'Anatolia, Sant'Agapito, S. Ippolito ... Che ci
stanno a fare tanti toponomastici greci in una limitata enclave? Non pensa che
questi ed altri quesiti potrebbero avere allettante risposta in cartigli
attorno a tanti bei reperti archeologici. Avete tanti immobili pubblici ormai
in disuso e quanta attrattiva per turismo colto avrebbero antiquarii del
genere? Ricordo che tempo fa al Museo Pigorini di Roma attraeva molto la tomba
ricostruita di un guerriero longobardo che era stata ritrovata in Val di Varri.
Ora non c'è pù nulla nelle sale d'esposizione. el Cicolano quella tomba non
sarebbe più confacene? Avete tanta ricchezza archeologica, storica, culturale:
valorizzatela. So bene che siete ora in pochi ed è già molto che taluni bei
paesini resistono ancora. Ma io per imposizione politica debbo essere ottimista.
posso
dire che molto probab ilmente la lapide, con nessuna rilevanza dal punto di
vista cattolico è stata "rimessa" in chiesa per due motivi: 1) è
stata da lì prelevata in seguito al terremoto del 1915 che ha devastato la
Marsica ed anche la quasi totalità del nostro paese, ivi compresa la chiesa
(poi perchè fino al 1915 fosse lì io non lo so)
2)
la chiesa credo che sia l'unico luogo che permette di poterla visionare a TUTTI
i cittadini di S.Elpidio senza andare a ricercarla nei varii musei (ad esempio
molti dei resti, oggetti reperti del nostro paese sono nel museo di Borgo
S.Pietro o a Rieti, ed io che ho 32 anni, non sono mai andata a cederli,
figuriamoci i nostri bei vecchietti).
per
quel che riguarda la toponomastica posso dire che il nostro paese porta il nome
del Vescovo S.Elpidio poichè leggenda dice che tale Vescovo si era recato a
Roma dalla Francia, paese dove attuava il suo operato, e sulla strada del
ritorno morì propr...Altro
Calogero
Taverna Ho molto apprezzato le sue cognizioni e soprattutto il suo interesse
alle cose della storia locale. La mircostoria - che peraltro non dà gloria e
per di più fa perdere quattrini -è la mia mania; mi sento il più grande
microstorico di Racalmuto che per di più vanta un libro come Le Parrocchie di
Regalpetra di Sciascia. In tale contesto -più che plaudente nei suoi
confronti-mi permetta di contrapporre alcuni miei dissensi. Non parlo di MUSEI
(ho attaccato il Pigurini, figurarsi!) - ma di ANTIQUARIUM. Per quel che
conosco io, perché lasciare ai drogati il piano terra del mostro cementizio di
Santa Lucia? Ben altro vi sarà a Sant'Elpidio. Quelle delle monache di S.
Pietro sono riparazioni dell'allagamento fascista della valle del Salto: buono
per l'elettricità, mica tanto per voi cicolanesi: non vi pagano neanche le
imposte per occupazione del suolo comunale. e correte il rischio di finire ora
sotto Viterbo (pensi ai vecchietti come me!).
Calogero
Taverna Aggiungo: correre nei musei è vizio forse solo di certi "bei
vecchietti", ma andare a visitare sale adeguatamente illustrative nelle
località cui si riferiscono i reperti antichi non ha ostacoli legati all'età,
sibbene agli interessi culturali che non ...Altro
La
chiesa di Sant'Elpidio è ben descritta (nella sua decrepitezza del 7 marzo del
1574) dal vescovo visitatore Camaiani. S. Elpidio era allora dominio di
Giovanni Giorgio Cesarini mentre il territorio contiguo apparteneva al
celeberrimo Pompeo Colonna. La chiesa era "inornata et incomposita";
aveva tetto fatiscente solcato da "rimis" (al mio paese si chiamano
'gutteri'; voi non so) " “ et pluvia tutum reddendum" ( come dire che
bisognava adoperarsi per non continuare a farvi diluviare dentro). Cento i
nuclei familiari, quasi 500 abitanti che per allora e per paesi di montagna
erano davvero tanti. Là non si parla di reperti archeologici, ma mio cognato
Antonio Marruci mi assicura che dopo vi fu un vescovo reatino diligentissimo in
queste cose. Sia come sia, per me varrebbe di più il recupero di quel tempietto
romano di cui parla il Lugini ove rimaneva ancora affissa la lapide ora elevata
a improbabile decorazione di una parete interna di una chiesa cristiana
sicuramente a suo tempo eretta per sommergere ogni residuo di un meraviglioso
culto pagano. (Mi permetterà di avere in cose di religione, gusti opposti).
eheh...
mi dispiace contraddirla, ma attualmente qui da noi non ci sono luoghi
utilizzabili per poter esporre alcunchè... fino a qualche giorno fa si poteva
pensare alla sala parrocchiale, ma ora è chiusa per la rimozione dell'amianto,
e chissà quanto tornerà usufruibile, per tutto il resto non ho risposte, devo
ammettere di essere mooolto ignorante in materia, sono ben altre le cose di cui
mi occupo, per questo ritengo che la chiesa possa risultare uno dei luoghi più
idonei per l'esposizione della lapide, forse sbaglio, m
Giovedì
alle 11.28 · Mi piace
o
forse
sbaglio, ma conoscendo paese e paesani, credo che in altro luogo non si sarebbe
potuta mettere
Calogero
Taverna Capisco. Ogni estate questa splendida terra del Cicolano mi ospita
liberandomi dai plumebi calori romani. Ne sono innamorato. Apprezzo tante
grandissime persone e la civiltà raffinatissima che alberga da voi. Ma un
piccolo difetto lo riscontro. Siete m...Altro
ha
colto in pieno lo spirito paesano!!!!! complimenti! =)
Si
sarà resa conto che io amo il Cicolano senza se e senza ma. Ma tutto il
Cicolano e sono convinto che tanto si dorvà ancora fare. Certo molto è stato
fatto e per merito esclusivo dei Cicolani, chiamiamoli anche Equi. Il
frazionismo però qualche guaio l'ha prodotto. Vi sono quattro capoluoghi
(Petrella, Pescorocchiano, Fiamignano e Borgorose, certo Corvaro scalpita) ma
vi sono pure due o tre frazioncine (manco il 15% dell popolazione) che fanno
comune a sé e determinano maggioranze in importanti istituzioni ove v'è il
sistema capitario: quei sindaci là hanno determinato maggioranze rivolte più a
favorirli che a far crescere il circondario. Mettiamo i fondi che vanno
ripartiti per comuni a prescindere dalle dimensioni e dalle attese
amministrative. Abbiamo posti remunerati che finiscono a piccolissimi comuni e
vengono esclusi altri con maggiori titoli e competenze che hanno la disgrazia
di appartenere a realtà comunali più consistenti. Il lago fu opera sì fascista
ma come opera statale, perché allora tutto nello Stato niente fuori dello
Stato. Poi quello Stato si chiamò Enel e con la mania delle privatizzazioni ora
pare (così mi dicono) che l'opera non solo è privata o privatizzata che dir si
voglia ma è passata di mano a realtà estere. I comuni dovrebbero incassare fior
di quattrini. Pare vi sia una piccola consorteria locale che percepisce e
ripartisce. Mi dicono che a Pescorocchiano arrivano sì e no 4-5000 euro
all'anno. L'Ente delegato paga bene i suoi amministratori. Non so se mi spiego.
In compenso, tutti - me compreso-paghiamo l'IMU più alta d'Italia. Proventi ben
ripartiti ed adeguati al suolo pubblico comunale occupato sarebbero sufficienti
non dico a non dover pagare nulla ma almeno aliquote contenute (sempre giuste
comunque). Ho agitato la questione in un post qui gentilmente ospitato. Sollevo
anche altre più spinose questioni. Vox clamantis in deserto. Pare che quello
che interessa il Cicolano è non mettere in un antiquarium di Santa Lucia le
tante epigrafi disperse e male affisse nei muri delle chiese o delle fontane o
in muriccioli alti un metro a portata degli scarichi abrasivi delle auto.
Oppure pagare fior d'avvocati per far tornare da Fiamignano una crosta di Santa
Lucia nel vicinissimo borgo omonimo. Sarebbe come dire che qui a Roma dovremmo
portare su al Casaletto il Colosseo perché forse la pietra fu portata là da
questo periferico colle. Il Cicolano sia una sola entità amministrativa: non
sono più di otto mila abitanti. Non si frazionino con campanilismi da secchia
rapita, pena un irrefrenabile decadimento abitativo ed economico.
credo
che ormai l'esito sia inevitabile... ciò che è fatto è fatto! siamo cresciuti
con tali convinzioni: a noi di S.Elpidio non nominare Pescorocchiano, per
l'amor di Dio (ed io sono tra questi ahimè o per fortuna?) e lo stesso vale
dall'altra parte.....Altro
Giovedì
alle 21.45 · Mi piace
o
Calogero
Taverna Le informazioni su di lui sono frammentarie confuse. Pietro da
Natalibus lo identifica con un eremita originario della Cappadocia e venuto in
Italia dove sarebbe morto. Lo scrittore Palladio lo ricorda come un eremita,
vissuto presso Gerico per molti a...Altro
=)
sono contenta che si sia appassionato così tanto alla nostra terra, e poi
sapere che noi siamo bizantini e a Pesco longobardi mi rincuora, nella mia
testa i bizantini sono più signorili (col significato odierno, naturalmente)
dei Longobardi... ahaha
Giovedì
alle 22.32 · Mi piace
o
Calogero
Taverna I bizantini sono i continuatori (talora in meglio, talora in peggio)
della grande civiltà romana; i longobardi? Beh! Gli antenati di Bossi. Mi sa
che sant'Elpidio ci guadagna. Augurissimi a lei ed a tutti gli abitanti di
S.Elpidio
grazie
infinite!!! tantissimi auguri anche a lei! =)
Quelli
del Cicolano Una grande soddisfazione leggere su questa bacheca cultura storica
e letteraria,specie del periodo di cui sono appassionato.Grande ammirazione per
Calogero Taverna per l'accuratezza e la estrema conoscenza dei dettagli.Per non
parlare della nostra Carola,che rappresenta la categoria di giovani di cui si è
orgogliosi di averli nati e abitanti di questa nostra Valle.FB può essere anche
luogo virtuale di aggregazione e scambio di idee e di cultura.
o
Calogero
Taverna Una aggiunta: mia moglie nasce a Pescorocchiano ma la sua famiglia si
trasferisce in un bel maniero a Baccarecce. Lì mia moglie abita per oltre 22
anni. Io trovo alloggio estivo in una casetta di ex monache in Santa Lucia di
Fiamignano (ma non riesco a fare guerra a quelli di Fiamignano per il
trafugamento di una icona di Santa Lucia). Se mia moglie origina dai
longobardi, quelli che guerreggiavano in Val di Varri (vedasi Museo Pigorini),
io dovrei rifarmi ai bizantini visto che al mio paese è stato nel 1940
ritrovato un tesoretto del V-VI secolo d.C. risalenti ad un paio di imperatori
bizantini. L'attaccamento alle proprie radici è sublime, il campanilismo solo
simpaticissimo diversivo
Ma
l'importanza ell'epigrafia èattetata dagi interessi che robustistudiosi
tedeschivi hanno dedicato. Certo si sono avvalsi delle relazioniscjientifiche
nel CIS di uncolosso come il Mommsen. Ma sia come sia,eccoche già nel1804
unosudioso palare dell'Edille (ilquinto)che risisideva a S. Elpidio, il
magistrato Carcovinus.
Val
la penafarne qui una sufficiente sintesi.
Il
personaggio di S.Elpidio viene citato in un testo tedesco moto importante- Si
tratta di Carcurin
magistrato
romano citato due volte nel testo:
3) i. Tüinius Pansa Sctccus tr.
mil. 400 v. Chr.
PHIL0L06ISGHHIST0BISGHE KLASSE.
NEUE FOLGE. BAND V, 2.
BERLIN.
WEIDMANNSCHE BUCHHANDLUNG.
1904.
INHALT.
Wilhelm Schulze, Zar G-eschichte
lateinischer Eigennamen.
------------------------------------------------------
4)
Tappo: Tappurius = Mose fnasu: Masurius oben S. 190 Muso musu: Musurrius S. 196
carcu: Carcurin- S. 171 sq. vgl. mit
S. G9. Tappilor(um) CIL V 5753 (Mailand). P. VilHus Tap-
pulus COS. 199 V. Chr. Also wie
Letito: LentuluSj vielleicht auch wie Cato: Catulus. Plinius bringt
Catus und Corculus zusammen n. h. 7,
118. Man hat aber gewiss für das richtige Verständnis
von Corculus auch das etruskische
Oentilicium xurcles x^^x^es Fabretti 2070 sq. zu bedenken.
3) Cafo: Cafumius Bapo: Bapumius SS. 137. 219 carcu:
Carcurin- 172 Anm. 3 latuni:
Latumius
176. 178 sacu: Sagurus 223 manttial: Manturanum 274 Causo: Cauaorius 262
Caepio:
Ceporiua
351. Llaturnius 149.
Ci
risparmiamo qui doglianze sulle colpevoli assenze delle nostre autorità di
settore ed anche della cltura specializzata piùo o meno accademica.
Prospettiamo quindi una istanza a correre almeno adesso ai ripari. Problema
risolvibilae e quindi da risolvere immediatamente.
E’
il 5 marzo 1574. A Poggio Poponesco arriva il terribile visitatore Pietro
Camaiano, noto anche nei testi di storia nazionale e della chiesa di quella
scombussolante meta del secolo del risorgente umanesimo. La sua visita in tutta
l’intera diocesi reatina è bene inquadrata, trascritta ed annotata dal prof.
Vincenzo di Flavio - una miniera che andrebbe socializzata nell’intera
provincia, comune per comune, mettendo mani anche al portafoglio degli enti
autarchici coinvolti.
Da
lì sono scaturiti appunti già resi noti ad illustrazione del collegato centro
abitativo di S. Elpidio, quello della sopra spiegata lapide. Non è tanto una
digressione quanto un completamento delindilazionabile richiamo alla doverosità
di interventi pubblici razionali e coordinati per un impellente salvaguardia
del patrimonio archeologoco, storico e di risalto ben ltre i lmiti di un
qualsivoglia e comunque giudicabile angolo visuale localistico.Qui è qui un
patrimonio dell’umanità negletto e reso sempre più fatiscente. Ogni richiamo è
dunque oltre che doveroso improcrastinabile.
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