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lunedì 7 marzo 2016

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        Il lugubre fardello di "paese di morti" o "morto" si deve al 

        profluvio storico dell'avvocato girgentano, Giuseppe PICONE, che 
        per tutta la seconda met … dell'Ottocento impervers • nella riesu-


        mazione della microstoria locale (anche se non senza meriti, 

        come oggigiorno gli viene sempre pi £ riconosciuto). 

        Avvunteratosi il PICONE, tardivamente e da autodidatta, nello 

        studio della lingua araba, egli ritenne suo diritto storpiare il 

        toponimo "RACALMUTO" in RAHAL-MAUT (l*@443l*@4H 3 Cfr. 

        Giuseppe PICONE: MEMORIE STORICHE AGRIGENTINE , Agrigento, 1982, 

        riedizione anastatica della pubbli-cazione in Girgenti del 1866 

        presso Salvatore Montes, pag. 413 e ib. nota n. 2 con il termine 

        MAUT in carat-teri arabi.

        4pDl*@) e, quindi, quell'arbitrario MAUT , privo di ogni 

        legittimazione epigrafica, (l*@4pD 3l*@4H 3 Come dopo 

        meglio preciseremo, il pi £ antico toponimo di Racalmuto con cui 
        ci siamo imbattuti Š RACHALCHA MUT ed appare nei registri della 



        Corte Angioina di Napoli del 1271 (Reg. 1271 A, f.246 del DE 

        LELLIS). In vari Diplomi del XIII secolo abbiamo: RAHALMUT (Cfr. 

        DOCUMENTI DA SERVIRE ALLA STORIA DI SICILIA - PRIMA SERIE - 

        DIPLOMATICA a cura di Raffaele STARABBA - PALERMO 1882, pag. 12, 

        [data di riferimento 10 settembre 1282, XI Ind.]) e RAKALMUTO 

        (Cfr. ibidem p. 364: anno di rif. 1283). Nei Registri avignonesi 

        del XIV ø secolo - da noi direttamente consultati presso 


        l'Archivio segreto del Vaticano - abbiamo: Rachalmoto, 

        Rachalmutu e Rachalmuto. Nel XVI ø secolo, il monaco saccense 

        FAZELLO indica sbrigativamente il nostro paese con il nome 

        "RAJALMUTO. Il PIRRO - ben conosciuto dal PICONE e che scrive 

        nel XVII ø secolo - scrive: RAHYALMUTUM. Nel DIZIONARIO 

        TOPOGRAFICO DELLA SICILIA di Vito AMICO e Gioacchino di MARZO, 

        tenuto costantemente sott'occhio dal PICONE, il toponimo viene 

        riportato in 13 variazioni, a seconda degli autori citati, ma 

        giammai in qualcosa che potesse in qualche modo giustificare la 

        storpiatura RACALMAUT necessaria al funambolismo arabi-co 

        dell'avv. Picone. Nelle tardive, ma non troppo, trascrizioni 

        degli amanuensi parrocchiali della Matrice di Racalmuto, le pi £ 

        antiche delle quali risalgono agli anni sessanta del 1500, da 

        noi seguite piuttosto attentamente, il nome di Racalmuto viene 

        spesso storpiato, ma mai in RACALMAUTO o voce simile. RAYALMOTO 

        (10 gennaio 1583), RAULMUTO (7 gennaio 1585), RECALMUTO (28 

        ottobre 1585), RAYALMOTO (6 febbraio 1594) sono voci presenti 
        negli atti di matrimonio di quel tempo. Sia, per • , ben chiaro, 

        quando l'atto Š solenne, l'ortogra fia pu • essere discutibile, ma 

        il toponimo Š preciso: RACALMUTO (cfr. annotazioni del 16 luglio 



        1598, quando "pigliau la possessioni don Vito Bellosguardo e don 

        Antonio d'Amato procuratori di don Lixandro CAPOZZA per 

        l'arcipretato di Racalmuto come appare per atto plubico"; o del 

        14 agosto 1599; oppure del 7 marzo 1600 allorch ‚ "di la majori 

        ecclesia di Racalmuto pigliau possissioni don Andria Argumento a 

        li 7 di marzo XIII ind. 1600").

         4pDl*@) tradusse in arabo per trarne @t(3 @0

.PA

         appunto un inesistente Villaggio della morte .

        

        

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        Sventuratamente, a corrergli dietro Š stato il nostro stori co 

        locale, l'ottocentesco Nicol • TINEBRA-MARTORANA: cos  RACAL-

        MUTO Š divenuto da quel d  sinonimo di "villaggio morto , 



        distrut-to, diroccato" (cfr. pag. 24 dell'edizione racalmutese 

        delle MEMORIE del 1982). Del resto il TINEBRA era storicamente 

        succubo dell'avvocato girgentano, come il querulo richiamo a 

        quella autorit … storica, ricorrente nelle pagine delle "MEMORIE" 

        del Nostro, sta ad attestare. Il povero TINEBRA, invero, tent 


        di fugare la iellatoria etimologia del PICONE e di suo aggiunse, 

        ma timidamente, quel pudico " distrutto ". Dalla sua aveva uno 

        studio-so del calibro di Vito AMICO,($3l*@4H 3 AMICO Vito 

        Maria: fu un monaco benedettino, valente storico e geografo, 

        nato a Catania nel 1697 e ivi morto nel 1762. Priore di vari 

        conventi, ebbe la cattedra di storia civile presso l'universit … 

        di Catania (1743). Dal 1751 fu storiografo regio Carlo III di 

        Spagna. Le sue opere: CATANIA ILLUSTRATA (4 voll. - 1740- 43); 

        LEXICON TOPOGRAPHICUM SICULUM (1757-600. Quest'ultima opera 

        rappresenta il primo dizionario storico della Sicilia e viene 

        tuttora utilmente consultata nella traduzione di G. Di MARZO 

        (Dizionario topografico della Sicilia, 2 voll. 1855) - [da 

        "LESSICO UNIVERSALE TRECCANI].

        $) secondo il quale "fra gli arabi vale RAHALMUT casale decaduto 

        o diruto". Poteva omettere la lugubre etimologia del PICONE. Non 

        lo fece, pur conoscendo il 'Lessico topografico siculo' 

        dell'AMICO (cfr. nota 12 di pag. 24). Solleticava la vanit … 

        giovanile il potere scrivere a vent'anni in arabo, sia pure 

        copiando meccanicisticamente due termini presi in prestito dal 

        PICONE: " Rahal " e " Maut ".

        

        Si d … il caso che Leonardo SCIASCIA assegni al libro del Tinebra 

        l'insorgere presso i racalmutesi ® di un rapporto pi £ intrinseco 

        e profondo col luogo in cui sono nati, nel riverbero del 

        passato sulle cose presenti ¯ (v. PREFAZIONE, pag. 9). Alle 

        scuole elemen-tari, la maestra MARTORANA e il 'professore' 

        CAVALLARO mi inse-gnarono mezzo secolo fa che Racalmuto significa 

        'paese di morti'. Mia madre, mi ripete ancora il passo del 

        Tinebra che la sua insegnante elementare, la maestra MACALUSO, 

        le fece 'imparare a menoria'. Ma con tutto il rispetto che debbo 

        a SCIASCIA e al suo culto per l' ® aura romantica ¯ che ® trascorre ¯ 

        nel libretto del TINEBRA, debbo dire che quella funerea 
        etimologia Š stramba, infondata e storicamente insensa. p 3P0

        Se una congettura Š ammessa, allora pi £ attendibile appare 


        l'ipo-tesi che vorrebbe l'etimo "RACALMUTO" quale "CASTELLO DI 

        CHAMU-TO".

        

        CHAMUTH fu l'ultimo emiro della dominazione araba del territorio 

        tra Agrigento ed Enna. Egli venne vinto, ma non umiliato, dal 

        conte Ruggiero il normanno nel 1087. Tutto fa pensare che a 

        Racalmuto vi fosse una fortezza, se non due, vuoi al Castelluc-

        cio, vuoi 'a lu Cannuni'. E 'RAHAL' vuol anche dire in arabo 

        fortezza, castello, stazione. Quella fortezza era sotto il domi-

        nio di CHAMUTH. In quel tempo, o dopo nella memoria degli arabi 

        umiliati, essa non poteva che venire indicata che come la Rocca 

        di CHAMUT, donde - almeno per noi - RACALMUTO.

        

        Conosciamo le gesta di CHAMUTH perch ‚ un benedettino normanno, 

        che fu al seguito del conterraneo RUGGIERI, ce ne ha tramandato 

        la memoria. Trattasi della cronaca del secolo XI del monaco 

        Gaufredo MALATERRA. Michele AMARI non lo ebbe in grande stima, 

        ma nel raccontare quegli eventi nella sua Storia dei Musulmani 

        di Sicilia fa solo l'eco al monaco benedettino. A nostra volta, 

        noi trascriviamo quel passo di sapido stile ottocentesco. E' una 

        pagina di storia che, in ogni caso, investe la nostra terra di 

        Racalmuto nel frangente della sconfitta araba ad opera dei 

        predo-ni normanni.

        

         ® Il cauto normanno [il conte Ruggieri] avea occupata Girgenti, - 

        narra appunto Michele AMARI - mentre i marinai italiani si appa-
        recchiavano tuttavolta all'impresa di al-Mahd – yah. Sbrigatosi di 


        Benavert nel 1086, radunava a d ¡ primo aprile del 1087 le 

        milizie feudali, volenterose e liete per la speranza di 

        acquisto; e s ¡ conduceale all'assedio di Girgenti. Ubbidiva 

        allora Girgenti con Castrogiovanni e con tutto il paese di 

        mezzo, a un rampollo della sacra schiatta di Al  , del ramo degli 

        Idrisiti che avevano regna-to un tempo nell'Affrica occidentale, 

        e della casa de' Bam  Hammud, la quale tenne per poco il 

        califato di Cordova (1015- 1027) indi i principati di Malaga e 
        di Algeziras (1035-1057), ma cacciata dalla Spagna, and 


        cercando fortuna qua e l … . Par che un uomo di codesta famiglia, 

        passato in Sicilia, non sappiamo appun-to in qual anno, abbia 

        preso lo stato in quelle province, tra le guerre civili che si 
        travagliarono coi figli di Tam Œ m; portato in alto non da propria 

        virt £ , ma dal nome illustre e dalle pazze vicende dell'anarchia. 


        Chamut il suo nome, qual si legge nel Malaterra e ben risponde 
        alla voce che a nostro modo si trascrive Hamm – d.



        

         ® Il quale si rannicchi • tra sue rupi inaccesse di 


        Castrogiovanni, mentre la moglie e i figlioli soggiornavano in 

        Girgenti, e i Normanni circondavano la citt … , batteano le mura 

        con lor macchi-ne; tanto che occuparonla a d  venticinque luglio 

        del medesimo anno. Ruggiero v'acconci ¢ fortissimo un castello, 

        munito di torri, bastioni e fosso; lasciovvi buon presidio, e 

        battendo la provincia, in breve ne ridusse undici castella: 

        Platani, Muxaro, P53 Guastarella, Sutera,Rahl,(l*@4pDn'3l*@4H 3 Su tale 

        toponimo RAHL abbiamo appuntato tutta la nostra attenzione 

        ritenendo che potesse essere quello del nostro paese. AMARI 

        riduce in RAHL un RACEL che trovavasi nel manoscritto 

        malaterrano che fu trafugato dall'Italia dallo spagnolo ZURRITA 
        e pubblicato a Saragozza nel 1578. Quel manoscritto Š andato 



        perduto. La pubblicazione che resta ancora l'edizione principe 

        fu recepita nella colossale opera di Ludovico Antonio MURATORI 

        RERUM ITALICARUM SCRIPTORES nel vol. V con il sintetico titolo 

        HISTORIA SICULA, Gaufredi MALATER-RAE. Il Muratori d … la lezione 

        RACEL e in calce annota RASEL-BISAR ad indicazione di altre 

        lezioni da lui tenute presenti. L'Amari non si produce in 

        ulteriori ricerche paleografiche: distingue RACEL da BIFAR; per 

        lui arabista, RACEL equivale a RAHL [casale]; si confessa 

        incapace di individuare un RAHL nelle pertinenze agrigentine, 

        che ne sono piene. Il PICONE segue la pista dell'AMARI e nelle 

        sue MEMORIE (cfr. pag. 401) reputa incompleto il toponimo e 

        segna RAHAL..., distinguendolo comunque da BIFAR, una localit … 

        piuttosto nota tra Campobello di Licata e Licata. Si sa che la 

        raccolta di 'scriptores rerum italicarum' Š stata, a cavallo di 

        secolo, oggetto di pregevolissime riedizioni con interventi di 

        personalit … della cultura del calibro del CARDUCCI. Il testo del 

        monaco benedettino dell'XI secolo ha avuto nel 1927 una 

        diligentissima riedizione con una illuminante introduzione da 

        parte di Ernesto PONTIERI. Questi venne in Sicilia; trov • altri 


        codici (A=Cod. X. A 16 della Biblioteca Nazionale di Palermo; 

        B=Cod.II.F 12 della Societ … Siciliana per la storia patria; 

        C=Cod. 97 della Biblioteca universitaria di Catania e D=Cod. QqE 

        165 della Biblioteca comunale di Palermo) che, comunque, mutili 

        e scorretti e pur sempre derivanti dalla fonte dell'edizione 

        principe del 1578, non gli furono di molto aiuto. Il PONTIERI 
        adott • la lezione RASELFIFAR, legando insieme Racel e Bifar, e 


        in nota forn  la versione della Biblioteca universitaria di 

        Catania (C): RACEL GIFAR. Nel 1937, Carlo Alfonso NALLINO, nel 

        integrare le note della STORIA DEI MUSULMANI DI SICILIA di M. 

        AMARI contro-batteva al PONTIERI e reinterpretava il passo 

        malaterrano con questa dissertazione [aggiunta a nota n. 1 di 

        pag. 177 op. cit.]: ® In realt … i castelli sono 10 e non 11. 

        L'ed. princeps del Malaterra (Saragozza 1578), e le prime cinque 

        che la seguirono pedissequamente, hanno 'Ravel, Bifara', come se 

        si trattasse di due luoghi diversi; ci ¢ ingann ¢ V.D'Amico, Diz. 
        topogr. trad. Dimarzo (Palermo 1855-56, l'ed. latina Š del 



        1757-1760), che nel vol. I, pag. 143-144 tratta di Bifara e nel 

        II, p. 398 di RACEL (dal solo Malaterra), e quindi l'Amari. 

        Nessuno dei due pose mente all'attenzione del Diz. stesso, I, p. 

        143, che Bifara 'dicesi anche RAGAL BIFARA' (evidentemente 

        nell'uso locale siciliano). Il traduttore Dimarzo, I p. 144, n. 

        1, osserva che Bifara ' Š un sottocomune aggregato a Campobello 

        di Licata ..., in provincia di Girgenti (Agrigento) ..., 

        circondario di Ravanusa'. Campobello dista 50 Km. da Girgenti 

        (Agrigento) e 9 da Ravanusa. E. Pontieri, ultimo editore del 

        Malaterra (1928), trov • nei mss. anche le varianti Raselbifar e 


        Raselgifar e scelse a torto la prima nel testo (p. 88) e 
        nell'indice (p. 153), mentre Š certo che il primo componente e 

        rahl (racel, racal, ragal), come ben vide l'A. ¯ [cfr. pag. 178 


        op. cit.] Quel che sorprende in entrambi quest'ultimi due 
        studiosi Š il fatto che con la loro lezione i casali conquistati 



        da Ruggiero il Normanno diventano dieci in aperto contrasto con 

        la premessa del MALATERRA che parla di ben undici castelli 

        agrigen-tini presi all'arabo CHAMUTH: una contraddizione che 

        andava per lo meno giustificata. Come si vede un gran pasticcio 

        e ci scusiamo se l'averlo qui accennato pu • essere apparso 

        pedante e tedioso. Ma Š l'unico proba bile appiglio ad una fonte 



        storica delle origini del toponimo RACALMUTO. Alla fine della 

        fatica, vien per • da domandarsi se Š proprio importante trovare 



        un antico toponimo da assegnare alla storia della nostra terra. 

        

        n4pDl*@), Bifara, Micolufa, Naro, Caltanis-setta, Licata, 

        Ravenusa;(l*@4pDM3l*@4H 3 A completamento del discorso sui 

        toponimi svolto nella precedente nota, riportiamo il commento 

        dell'AMARI nella sua STORIA (pag. 177, n. 1): ® I nomi delle 


        castella prese nella provincia di Girgenti, sono tolti dal 

        Malaterra, correggendo alcun evidente errore del testo. Rimane 

        dubbio il suo Racel, che ho trascritto sicu-ramente in Rahl 

        (stazione), ma vi manca il nome che dee seguire per determinare 

        quella appellazione generi-ca, il qual nome io non saprei 

        indovinare tra i moltissimi Rahl di quella provincia. Credo 

        avere bene letto Ravanusa il Remise (variante Remunisse) del 

        testo, poich ‚ MICOLUFA sorgea presso Ravanusa. Del resto Simone 
        da Lentini, autore del XIV secolo, il quale copi • Malaterra nel 


        suo libro 'La conquista di Sicilia' recente-mente uscito alla 

        luce (Collezione d'opere inedite e rare, Bologna 1865, in -8), 

        d … otto soli nomi degli undici, dicendo non avere ritrovato gli 

        altri ne' testi; ed un ms. della stessa opera, appartenente alla 
        Biblioth Š que de l'Arsenal in Parigi (Ital. N. 68) ne d … sette 



        soltanto: Platani, Musan, Guastanella, Catala-nixetta, Bosolbi, 

        Mocofe, Ciaxo 'e li altri, aggiunge, non so chi si fusseru e non 

        si canuxirianu, ect.). Intorno i nomi non si trovano nella lista 

        odierna de' Comuni di Sicilia, vi vegga il Dizionario 

        Topografico dell'Amico e l'Indice che io ho messo in fine della 

        'Carte compar ‚ e de la Sicile, [1859], Notice'. ¯


        M talch ‚ occupava tutto il paese dalla foce del fiume Platani a 

        ~3@0@P quella del Salso ed a Caltanissetta, di che ei compose 

        non guari dopo, con qualche aggiunta la Diocesi di Girgenti, ed 

        or vi risponde tutt'intera la provincia di questo nome e parte 

        della finitima di Caltanissetta. La moglie e i figlioli 
        dell'Hamm – dita caduti in suo potere, tenne Ruggiero in sicura e 

        onorata custodia: pensando, cos  nota il Malaterra, che pi 


        agevolmente avrebbe tirato quel principe agli accordi, con 

        servare la sua famiglia illesa da tutt'oltraggio. ¯ 

        (l*@l*@Q 3l*@4H 3 Cfr. Michele AMARI - STORIA DEI 

        MUSULMANI DI SICILIA, Catania 1937, Vol. III, parte prima, pagg. 

        174, ss. Nel trascrivere il CHAMUTH del MALATERRA in HAMMUD, 

        l'AMARI annota [nota 1 di pag. 175]: ® la h, sesta lette-ra 

        dell'alfabeto arabico, fu resa per lo pi £ , sino ad uno o due 

        secoli addietro, con le lettere latine ch; e il d, ottava 

        lettera, pi £ spesso con una t che con una d. L'anonimo ha HAMUS 
        [cio Š ANONIMO, presso Caruso, Bibl. Sic. pag. 855]. Sapendosi 



        dalla storia che Chamuth, fatto cristiano con tutta la famiglia, 

        rimase sotto il dominio del conquistatore, possiamo ben 

        identificare il casato con quello di Ruggiero HAMUTUS, gi … 

        proprietario di certi beni che Federico II concedea nel 1216 

        alla chiesa di Palermo (Diploma presso Pirro, Sicilia Sacra, p. 

        142) e dell'Ibn Hammud, ricchissimo signore che Ibn GUBAYR vide 

        in Sicilia nel 1185. Questo nobil uomo poteva essere nipote o 

        bisnipote del regolo di Castrogiovanni. Sapendosi ch'ei portasse 

        il soprannome d'Ab – al Q ƒ sim, sembra anco il Bucassimus, celebre 



        per brighe alla corte di Palermo, ne' primordi del regno di 

        Guglielmo il Buono.... ¯ . Ancor oggi, alcune nobili famiglie 

        siciliane vantano discendenze da quel ceppo Hamm – dita. Trattasi 


        dei nobili NICASIO di BURGIO. Impietoso l'Amari contro il 

        libello di Nicasio Burgio, conte palatino XXIII intitolato ® La 

        discendenza di Achmet ultimo potente ammira fra i Saraceni 

        dominanti in Sicilia, rappresentato in questo medesimo luogo 

        dalla chiarissima famiglia Burgio ¯ , pubblicato a Trapani nel 

        1786. Indulgente il NALLINO che nella stessa nota si dilunga 

        accogliendo le precisazione di una nobildonna di quella 

        famiglia. Costei segnala che i primogeniti della casata Burgio 

        continuano a chia-marsi ACHMET, ( ad. es. ACHMET RUGIERO NICASIO 

        BURGIO, principe di Aragona e di Villafiorita, di Palermo). Per 

        quel che ci riguarda, un'ipotesi potrebbe avere qualche 

        fondamento. Tra i beni del citato Ruggiero HAMUTUS poteva 

        esserci qualche signoria sul diruto castello di Racalmuto, un 

        tempo appartenuto al nonno, o bisnonno, CHAMUTO. Ma trattasi di 

        congettura che lascia il tempo che trova.

        

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        Q4pDl*@)

        

        

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        Il racconto del MALATERRA (l*@4pD?3l*@4H 3 Trascriviamo 

        qui per eventuali cultori delle fonti l'intero passo latino 

        della cronaca del Malaterra: ® Comes ergo Rogerius, omnes 

        potentiores Siciliae a se debellatos gaudens, et nemine, excepto 

        CHAMUTO, seper-stite, ad hoc assidua deliberatione intendit, ut 

        ipso circumveniendo debellato, omnem sibi de caetero Sici-liam 

        subdat. Unde, exercitu admoto, ipso apud Castrum-Joannis 

        immorante, uxorem eius ac liberos apud Agri-gentinam urbem 

        obsessum vadit, anno Dominicae Incarnationis millesimo 

        octogesimo sexto [l'AMARI corregge in 1087], prima die Aprilis, 

        quam undique exercitu vallans, diutina oppressione lacessivit; 

        studioque machina-mentis ad urbem capiendam apparatis, tandem 

        vicesimaquinta die Julii viribus exahusta, imminentibus hosti-

        bus, patuit: uxor Chamuthi, cum liberis, Comitis inventa est 

        captione. Comes itaque, pro libitu suo positus, uxorem Chamuti, 

        omni dehonestatione prohibita, suis custodiendam deliberata, 

        sciens Chamutum sibi facilius reconciliari, si eam absque 

        dehonestatione cognoverit tractari. - Urbem itaque pro velle suo 

        ordinans, castello firmissimo munit, vallo girat, turribus et 

        propugnaculis ad defensionem aptat, finitima castra 

        incursionibus lacessens ad deditionem cogit. Unde et usque ad 

        undecim aevo brevi subjugata sibi alligat, quorum ista sunt 

        nomina: Platonum, Missar, Guastaliella, Sutera, Rasel, Bifar, 

        Muclofe, Naru, Calatenixet, quod, nostra lingua interpretatum, 

        resolvitur Castrum foeminarum, Licata, Remunisce. ¯ [Le lezioni 

        dei nomi sono molte e spesso fortemente differenziate. Chi 

        volesse averne completa conoscenza, deve consultare l'edizione 

        del PONTIERI, varie volte citata, pag. 88 e ss. A parte RASEL, 

        che ovviamente abbiamo seguito con puntigliosa attenzione, per 

        il resto abbiamo scelto alquanto liberamente, intendendo 

        privilegiare le lezioni che maggiormente si avvicinassero ai 

        toponimi di Platani, Muxaro, Guastanella, Sutera, Racalmuto, 

        Bifara, Milocca (?!), Naro, Caltanissetta, Licata e Ravanusa.]

        

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        Unde

        

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        ?4pDl*@)fornisce altri dettagli sulla sorte 3P(p della 

        famiglia di CHAMUTO che credo non abbiano nulla a che spartire 

        con le vicende del nostro paese. Caduto in un tranello 

        dell'astuto Ruggeri, per salvare moglie e figli, si arrende e si 

        fa cristiano. ® Chamut - precisa Malaterra - enim cum uxore et 

        liberis christianus efficitur, hoc solo conventioni inperposito, 

        quod uxor sua, quae sibi quadam consanguinitatis linea conjunge-

        batur, in posterum sibi non interdicetur ¯ . In altri termini, 

        CHAMUTO si fa cristiano con moglie e figli alla sola condizione 

        che non gli fosse tolta la moglie, alla quale peraltro era 

        legato da vincoli di parentela. Poi non gli resta che far 

        fagotto per MILETO in Calabria. Un indice di come quei rudi 

        normanni, guer-rieri e bigotti, imponessero gi … la conversione 

        agli arabi vinti. E qui siano in presenza di quelli nobili. 

        Quelli ignobili e contadini - come dovettero essere i paesani 

        dei castelli agrigen-tini conquistati, poterono forse 

        risparmiarsi l'onta di una abiura religiosa. Ma restando 
        musulmani furono ridotti ad una sorta di schiavit — , tartassata 


        ed angariata. E tale sorte pianse-ro per secoli gli antenati 

        nostri di Racalmuto. ® DIMMA, GESIA [o GIZIA], AGOSTALE, ALIAMA, 

        ALGOZIRIO, JOCULARIA, ANGARIA, CABELLA, SECRETO, BAJULO, 

        CATAPANO, CENSO, TERRAGGIO, TERRAGGIOLO etc. ¯ , sono termini che 

        sanno di tasse, soprusi, discriminazioni, anghe-rie, iattanze, 

        arroganza del potere. Sono la lingua degli uomini del potere 

        che parlano forestiero ma si servono di disponibili figuri 

        locali, ammessi nella loro congrega. E si fanno da padrini nei 

        battesimi, da compari nei matrimoni, in certa familiarit … a 

        danno e scorno degli altri, degli esclusi, del popolino basso e 

        villano. Sono i nomi dell'impotenza, della rabbia e dello sfrut-

        tamento perduranti sino ai giorni nostri. E l'impareggiabile 

        Sciascia ne coglie gli umori e i malumori quali si aggrumavano 

        al CIRCOLO della CONCORDIA [rectius, UNIONE] negli anni 

        cinquanta. Chi non ha letto 'Le Parrocchie di Regalpetra'? (v. 

        p. 60 e 61 e per quel che riguarda l'argomento, la pag. 17).

        

        

        Il tremendo passaggio dalla libert … araba allo stato servile 

        alle dipendenze di vescovi esattori, santi per i fatti loro 

        eppure vessatori per il bene delle varie 'mense' della chiesa e 
        del canonicato agrigentino, lo si intuisce, lo si pu 

        ricostruire ma non Š documentabile se non con le poche righe del 



        MALATERRA (l*@4pD-3l*@4H 3 Sul MALATERRA poche e scarne sono 

        le notizie. Goffredo MALATERRA fu dunque un cronista normanno 

        del esca. XI. Monaco benedettino a Sanie-Evreul-Ouche, pass 


        nell'Italia meridionale e si stabil  in Sicilia. Qui fu 

        incaricato dal gran conte RUGGIERO a scrivere la cronaca delle 

        gesta del Normanno. Il racconto si estende per quattro libri. La 
        sua opera Š variamente intitolata. La riedizione del Pontieri 

        (Bologna 1927), sopra ricordata, titola: ® De rebus gestis 


        Rogerii ..... et Roberti Guiscardi ¯ . [V. Enciclopedia 

        Treccani, o, per puntuali riferimenti, la prefazione dello 

        stesso E. PONTIERI].

        

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        -

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        4pDl*@),

        prima citate.

        

        

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        A corto di notizie, TINEBRA MARTORANA ricorre alle imposture 

        dell'Abate VELLA - e SCIASCIA vi indulge con un benevolo sorriso 

        p+30 - e alle frottole di un signorotto della fine del secolo 

        scorso, Serafino MESSANA.[v.pag. 40 n.18] Son dunque fandonie 

        quelle di un governatore di RAHAL-ALMUT a nome AABD-ALUHAR, 

        servo dell'emi-ro Elihir, diligente nel censimento del nostro 

        fantomatico Racal-muto nell'anno 998; di una popolazione di 2095 

        anime [si pensi che nella seconda met … del XIV il solerte 

        arcivescovo Du Mazel contava per la curia papale di Avignone non 
        pi — di seicento anime nel nostro paese, abitanti in gran parte 


        in case di paglia 'pale-arum']; e tutte quelle altre amenit … del 

        capitolo III e dintorni. Non sapremo mai dove don Serafino 

        MESSANA abbia preso l'aire per le bubbole dei due giovani 

        saraceni messisi a strenua difesa di Racalmuto nell'aggressione 

        del gran conte Ruggeri, e del seguito che li vuole, dopo avere 

        inflitto gravi danni al nemico, notturni fuggitivi alla volta di 
        Licata. Ma invano, perch Š furono l  rag giunti ed uccisi dallo 



        stesso gran conte, nel frattempo imposses-satosi e divenuto 

        signore di Rahal-Maut [v. p. 40]. Nulla di storico in quelle 

        pagine del Tinebra-Martorana, salvo le spigola-ture sulle tasse e 

        sulla 'dsimmi' prese dal lavoro dell'avvocato agrigentino 

        Picone.(l*@4pD

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         3

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        l*@4H 3 Evidente il supino recepimento di 

        quanto PICONE scrive a pag. 405 e ss. sulla 'dsimma' e sulla 

        'gezia'.

        

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        4pDl*@)

        

        

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        I gravami, le violenze, le soggezioni, la morte, il pianto, la 

        paura, l'ignominia dell'invasione di Racalmuto nell'XI secolo vi 

        furono, ma solo l'immaginazione pu • ricostruire quelle scene di 


        panico e distruzione. I cronisti del tempo o ebbero il compito 

        di osannare il potente, come il Malaterra nei riguardi di 

        Ruggiero il Normanno, o erano poeti arabi di altri luoghi che 

        non ebbero occasione di tramandare echi, rimpianti o cenni sulla 

        devastata Racalmuto. Non abbiamo neppure il ricordo di quel nome 

        antico. Solo il RACEL del Malaterra, incerto e controverso.

        

        Eppure, furono giorni funesti: i normanni - cavalieri nordici, 

        possenti e biondi - erano famelici di vergini e di prede. La 
        Racalmuto contadina poco bottino pot Š farsi levare; ma le 



        vergini o le giovani mogli furono di certo ghermite da quei 

        predatori dagli occhi cerulei e dai capelli chiari. Ed il misto 

        di razze, di figli nerissimi e saraceni e di figli longilinei e 

        di vezzoso colore, ebbe da allora inizio per durare fino ai 

        nostri giorni, inevitabilmente.

        

        Michele AMARI non ebbe in simpatia il nostro CHAMUTH - quello a 

        cui ci sembra debba ascriversi il toponimo di Racalmuto - e lo 

        descrive come fellone, vile e rinnegato. Prende spunto dal Mala-

        terra, ma ne stravolge senso e giudizi:

        

        l*@4pD ® E veramente - scrive l'A. a pag. 178 della sua Storia dei 


        Mussulmani - Ibn Hammud si vedea chiuso d'ogni banda in 

        Castrogiovanni; occupata da' Cristiani tutta l'Isola, fuorch ‚ 

        Noto e Butera; potersi differire, non evitar la caduta; n ‚ egli 

        ambiva il martirio, n ‚ i pericoli della guerra, n ‚ pure i disagi 

        della gloriosa povert … . Ruggiero fattosi un giorno con cento 

        lance presso la r " cca, lo invitava ad abboccamento; egli scendea 

        volentieri ed ascoltava senza raccapriccio i giri di parole che 

        conducevano a due proposte: rendere Castrogiovanni e farsi 
        cristiano. Dubbi • solo intorno il modo di compiere il tradimento 


        e l'apostasia, senza rischio di lasciarci la pelle: alfine, 

        trovato rimedio a questo, accomiatossi dal Conte, il quale se ne 
        p33pP tornava tutto lieto a Girgenti. N ‚ and • guari che il 


        Normanno con fortissimo stuolo chetamente si avviava alla volta 

        di Castrogiovanni; nascondeasi in luogo appostato gi … con 

        musulmano; e questi fatti montar in sella i suoi cavalieri, 
        traendosi dietro su per i muli quanta altra gente pot Š , quasi a 

        tentar impresa di gran momento, usc  di Castrogiovanni, li men 


        diritto all'agguato. E que' fur tutti presi; egli accolto a 

        braccia aperte. Allor muovono i Cristiani alla volta della 
        citt … ; la quale priva dei difensori pi — forti, si arrende a 


        parte, e Ruggiero vi pone a suo modo castello e presidio. Ibn 
        HAMMUD poi si battezz • , impetrato da' teologi del Conte di 


        ritenere la moglie ch'era sua parente, n ‚ gradi permessi dal 

        Corano, vietati dalla disciplina cattolica. Ma non tenendosi 

        sicuro de' Mussulmani in Sicilia, n ‚ volendo che Ruggiero pur 

        sospet-tasse di lui in caso di cospirazioni e tumulti, il cauto e 

        vile 'Alida chiese di soggiornare in terra ferma; ebbe da 

        Ruggiero certi poderi presso Mileto e quivi lungamente visse 

        vita irreprensibile, dice lo storiogra-fo normanno. ¯ 4pDl*@

        

        

        Di quei cento lancieri al seguito di Ruggiero per la consunzione 

        di una resa proditoria e vile, quanti erano stati prima a Racal-

        muto (la RACEL del Malaterra) a seminare terrore, violenza e 

        morte? A RACEL vi era certo un castello (o entrambi i due 

        castel-li: il Castelluccio e quello di piazza Castello); vi era 

        una guarnigione di arabi sognatori e disattenti; non erano 

        eroici guerrieri e comunque erano pochi. Piombarono i cento 

        lancieri di Ruggiero da Girgenti, li soppressero e si sparsero 

        per il casale e per le campagne a razziare e violentare. I 

        lancieri erano soprattutto predoni.

        
        L'Amari Š aspro nei giudizi contro il capo degli arabi, CHAMUTH. 



        Ma costui aveva gi … moglie e figli in mano dei Cristiani a Gir 

        genti. Il Malaterra, monaco benedettino, intorbidisce ancor pi 


        la sua non chiara prosa per mettere un velo pudico alle insane 

        voglie dei predatori suoi compaesani. Costa fatica al Conte Rug-

        gieri non far violare la sua eccellente prigioniera. E noi qual-

        che dubbio l'abbiamo sull'effettivo successo dell'iniziativa del 

        Normanno. I suoi sudditi erano irrefrenabili. Anche lui del 

        resto si era gi … macchiato di molte ignominie, specie in 
        giuvent — . Il suo biografo ufficiale che pure Š chiamato 



        all'osanna del suo committente, ne sente tante a corte da 

        inorridire, fors'anche per la sua mentalit … claustrale. Ed 

        allora la sua settaria cronaca si lascia andare a pesanti 

        giudizi morali contro i suoi.

        

        Quando, per • , si tratta di cose militari, il candido monaco 


        crede alle esagerazioni dei vecchi soldati del Conte. Le forze 

        del nemico - naturalmente sconfitte - si accrescono a dismisura; 

        quelle amiche e vittoriose si assottigliano contro ogni logica 

        ed attendibilit … . L'AMARI, tutto preso dalla simpatia per i 

        musulma-ni, sbotta e sentenzia che nelle cronache del monaco 

        Malaterra, le cifre sulle forze musulmane vanno divise per otto 

        ed, invece, vanno moltiplicate per otto le cifre che riguardano 

        le forze normanne, quando vincono.

        

        Eppure il Malaterra resta sempre cronista piuttosto attendibile, 

        come dimostra il PONTIERI nell'opera citata. I tanti episodi 

        cruciali della conquista della Sicilia da parte delle orde nor-

        manne, tra i quali quelli relativi all'assalto della fortezza di 
        Racalmuto (o Racel), hanno una sola fonte storica che Š la 



        crona-ca del Malaterra. Questo monaco non sempre Š stato 

        testimone oculare. Ormai avanti negli anni, Š onorato ospite 

        della corte di p73 Ruggiero il quale ormai si ammanta dei fregi 

        regali, anche se non dismette il suo nomadismo ereditato dagli 

        avi vichinghi. Ascolta le fanfaronate dei decrepiti Veterani del 

        Conte. Vantano ora i galloni di generali, si fanno chiamare 

        baroni, si sono arricchi-ti, hanno possedimenti in Sicilia, ma 

        restano i rudi vandali, incolti ed immorali della loro 

        avventuriera giovinezza.

        

        Il Malaterra ode nefandezze che gli mettono il disagio morale. 

        E' fervente cristiano, di buona cultura ecclesiastica. Scrive, 

        esalta il Conte; indulge, per • , al suo moralismo ed ama moraleg-


        giare chiosando gli eventi con citazioni bibliche e religiose.

        

        Abbiamo visto l'AMARI irridere a CHAMUTH. Lo ha fatto alla luce 

        degli incisi moraleggianti del Malaterra. Il giudizio sul padre 

        del toponimo - almeno secondo noi - di Racalmuto va corretto 
        leggendo pi — spassionatamente la cronaca del benedettino.



        

        Questi dice che il Conte Ruggiero aveva gi … debellato tutti i 


        potenti di Sicilia, eccetto Chamuto. La voglia di annientarlo 
        era tanta ma l'impresa non era agevole e ci • costituiva un 


        cruccio per il Normanno. Ruggiero ne fa un suo pensiero fisso; 
        sa per • che non Š sul campo che pu • avere ragione del musulmano. 


        Pensa, quindi, a batterlo con l'astuzia e l'inganno. L'ablativo 
        assoluto adoperato dal Malaterra Š efficace: ® ipso 

        circumveniendo debella-to ¯ . Lo si pu • debellare solo circuendolo. 

        Chamuth allora non Š l'imbelle che ama descrivere M. Amari. Per 



        vincere il Saraceno, il conte Ruggiero assalta l'impreparata 

        Girgenti ove sa che dimorano moglie e figli di Chamuth. Prende 

        la citt … , la fortifi ca. Principalmente si preoccupa della sorte 

        della moglie di Chamuth. Questa viene sottratta da ogni 

         ® dehonestatione ¯ e viene messa sotto diretta tutela del conte 

        normanno, il quale Š consa pevole che in tal modo il Saraceno pu 


        venire ricattato ed essere facile preda del nemico. Il conte 
        Ruggiero Š proprio ® sciens Chamutum sibi facilius reconciliari ¯ , 

        afferma il Malaterra; ci • equivale a dire che cos  sarebbe stato 

        pi — facilmente soggiogabi-le.



        

        Per fare terra bruciata attorno al nostro Chamuto, tocca ad 11 


        castelli l'ignominia delle scorribande dei lancieri di Ruggieri. 
        Alla nostra Racalmuto Š dato assaggiare le moleste attenzioni 



        dei normanni, come ai citati e sicuri Platani, Naro, 

        Guastanella, Sutera, Bifara, Caltanissetta e Licata o agli 

        incerti Missar, Muclofe e Remise.

        

        Se poi il Chamuto si arrese, non ci sembra proprio che tutto sia 

        da imputare al suo essere un flaccido uomo d'armi. E se anche 

        fosse stato, questo non ci pare un grande demerito.

        

        Lo stesso Amari nella nota di pag. 179 della sua Storia dei 13 

        Musulmani in Sicilia integra, e corregge, le sue impressioni 

        (33l*@4H 3 L'Amari cita prima le fonti: ® Malaterra, lib. 


        IV, cap. 6; Anomimo, presso Caruso, Biblioteca Siciliana, p. 

        855. ¯ e quindi aggiunge: ® Secondo fra Corrado, op. cit., pag. 

        48, Castrogiovanni e Girgenti furono occu-pate nello stesso anno. 
        Ma ci • non Š detto precisamente dal Malaterra; n ‚ citato l'anno 



        dell'avvenimento, il quale, secondo la serie dei fatti narrati 

        dallo stesso cronista, tornerebbe al 1087, ovvero ai primi mesi 

        del 1088. Gli ARABI pongono la resa di Castrogiovanni nel 484, 

        tre anni dopo quella di Girgenti (1088-89) e le fecero cedere 

        entrambe agli orrori della fame: Ibn al-ATIR, Ab – al-FIDA, 

        an-NUWAYRI e Ibn Ab Œ DINAR, nella 'Biblioteca Araba-Sicula', 

        pag. 278, 414, 448, 534 [trad. I, 499, e II, 99, 145, 287]. ¯


        

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        3).

        

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        Per gli storici arabi, le citt … di Chamuth sono costrette ad 

        arrendersi per fame. E l'accenno arabo al crollo di Girgenti e 
        Castrogiovanni ci convince molto di pi — delle ingenuit … 


        narrati-ve del Malaterra o delle note prevenute dell'Amari. Del 

        resto, se i cristiani avevano prima portato desolazioni nelle 

        terre, tra cui Racalmuto, intercorrenti tra Agrigento ed Enna, 

        avevano tagliato i viveri a Chamuth e la sua resa fu 

        inevitabile.

        

        Il Chamuth venne in seguito rammentato con qualche tono di esal-
        tazione. A Sciacca per secoli si pens • di possedere il fonte 


        battesimale in cui era battezzato l'ultimo potente arabo di 
        Girgenti, e si era fieri di ci • . Un certo Vincenzo VENUTI aveva 

        scritto una memoria in tal senso. A stroncar tutto Š il solito 



        Michele Amari che la reputa una mera credenza volta ad onorare 

        un immeritevole CHAMUTH , dal canto suo, ® degenere nipote di 


        'Ali ¯ . Per il resto, il libro del Venuti sarebbe stato corredato 

        da ® diplomi che puzzano di falso, negli opuscoli di autori 

        Siciliani [V. Venuti, t. VII, p. 16 - Palermo, 1762] ¯ .

        

        Sui due presunti discendenti di Chamuth, Ruggiero HAMUTUS e Ibn 
        HAMMUD, abbiamo dato qualche ragguaglio. Dello stesso ceppo pot Š 



        essere il geografo IDRISI: lo sostiene Amari; pare smentirlo il 

        commentatore dei testi dell'A., NALLINO. Ai fini della nostra 

        storia, ulteriori dettagli ci appaiono ininfluenti.

        

        

        

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        Ma chi erano questi normanni?.

        

        

        

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        Il giudizio storico moderno resta ancora contraddittorio e, 

        spesso, prevenuto. A seconda delle ascendenze razziali e delle 

        convinzioni religiose, questi uomini del Nord - provenienti 

        dalla Scandinavia e dalla Danimarca ed attestatisi per quasi un 

        secolo nelle terre di Normandia in Francia - vengono ora 

        dileggiati per il loro essere degli avventurieri e dei 

        saccheggiatori, ora esaltati per il loro maschio rinvigorimento 

        delle popolazioni latine cadute in mani bizantine o peggio 

        saracene. Va da s ‚ che i normanni avventuratisi in Sicilia per 

        liberarla dal giogo infede-le hanno avuto il possente encomio 

        della pubblicistica vaticana. A dire il vero, in tempi molto 

        postumi. In vita, il conte Ruggie-ri ebbe con i papi 

        atteggiamenti di distacco con punte di indif-ferenza, 

        patteggiando e pretendendo benefici e concessioni come, ad 

        esempio, i poteri di 'legato apostolico'. Sorge la famosa 

        "legazia" che qualche guaio religioso pur procur • nella Sicilia 


        p-3P dei tempi successivi. In proposito Benedetto CROCE non 
        manc • di avere espressioni pungenti. ® La Legazia apostolica - 


        ebbe a dire - dava alla persona del re di Sicilia diritti 

        ecclesiastici paragonabili solo a quelli dello Czar in Russia 

        sulla Chiesa ortodossa. ¯ ({3l*@4H 3 Benedetto CROCE, Storia 

        d'Italia dal 1871 al 1915, Bari 1947, 9^ ed. pag. 71.

        

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        )

        

        

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        L'AMARI, si Š visto, parteggia per gli arabi ed avversa i 



        norman-ni, almeno quelli della prima ora. Poi, sar … per la 

        poderosa personalit … di Ruggiero II. Il Pontieri, nella 

        elegante premessa alla revisione del testo del Malaterra di cui 

        in precedenza, esprime giudizi equanimi. Denis Mack Smith nella 

        sua Storia della Sicilia Mediovale e Moderna non Š molto tenero 

        con i Normanni: li chiama ® avventurieri provenienti dalla 


        Normandia francese che si guadagnavano da vivere con profitto 

        come soldati di mestiere nell'Italia del sud. Alcuni di questi 

        erano semplici mercenari; altri preferivano la vita di capo 

        brigante e depredavano i mer-canti, rubavano il bestiame e 

        infliggevano terribili devastazioni come combattenti salariati, 

        cambiando parte a volont … , o persino combattendo per entrambe le 

        parti contemporaneamente. Bisanzio ne assunse alcuni per la 

        spedizione di Maniace in Sicilia; talvolta, con 

        l'incoraggiamento del papa, attaccavano i cristiani greci 
        dell'Italia meridionale; e talvolta, trovavano pi — vantaggioso 


        fare incursioni negli Stati Pontifici ¯ . Di Ruggiero, lo Smith 

        dice cose elogiative ma con qualche tono di scherno inglese. 

        Geniale ® sia nei combattimenti, sia nell'amministrazione ¯ , viene 

        giudicato il conte normanno. Ma la velenosa aggiunta tende a 
        descrivercelo come colui che ® con spietati saccheggi [accumul • ] 


        quelle ricchezze su cui sarebbe stata edificata una famosa dina-

        stia ¯ . (L

.PA

        3l*@4H 3 Denis Mack SMITH, Storia della Sicilia medievale 

        e moderna, Laterza Bari 1973, vol. I pag. 21. Questo libro e il 

        suo autore furono cari a Leonardo SCIASCIA. La gelosia degli 

        storici siciliani fu persino pateti-ca. Ecco, ad esempio, casa 

        pubblica Santi CORRENTI a pag. 29 della sua Storia di Sicilia 

        come storia del popolo siciliano, Longanesi Milano 1982 ® ...a 

        lodare il Mack Smith per il suo 'stile provocatorio' rimase il 
        solo Leonardo Sciascia, che per • si rifece clamorosamente, 


        facendo decretare al suo amico inglese gli onori del trionfo, in 

        una speciale manifestazione organizzata a Palermo il 6 aprile 

        1970, niente meno che al palazzo dei Normanni: onore mai 

        concesso a nessuno storico, e assolutamente sproporzionato al 

        merito dell'o-pera (e il primo a stupirsene fu lo stesso Mack 

        Smith). ¯ Secondo il Correnti, anche Francesco Brancato, Giuseppe 

        Giarrizzo, Gaetano Falzone, Francesco Giunta, ed altri, 

        avrebbero storto la bocca di fronte alla storia siciliana 
        dell'inglese Smith. La quale, invece, Š oggi universalemte 



        cosiderata un classico, come tante altre opere dello storico 

        inglese. La piccineria dei nostri storici conterranei ci 

        disgusta alquanto. Come siciliani, il provincialismo di casta 

        dovremmo sempre evitarlo. Non ci si addice.

        

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        Il CORRENTI, citato in nota, mostra di stravedere per i 

        normanni. Ce li presenta come valenti ® guerrieri e navigatori 


        vichinghi, che dalla originaria Scandinavia, con una diaspora 

        impressionan-te, nel nono secolo avevano assediato Costantinopoli 

        e attaccato Parigi, nel decimo secolo erano arrivati certamente 

        in Groenlan-dia, e molto probabilmente nell'America del Nord, 

        nell'undicesimo secolo avevano costituito i regni di Nevgorod e 

        di Kiev nell'Eu-ropa orientale e si erano stabiliti in 

        Inghilterra, con la glo- p&30

.PA

        @ riosa battaglia di Hastings del 14 ottobre 1066. ¯ (O3l*@4H 3 Cfr. C. 

        Correnti, op. cit. pag. 85.

        

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        Ruggiero il normanno riscuote il plauso incondizionato del Cor-
        renti. Agli occhi di questi, l'Altavilla Š il fondatore del 



        primo Regno moderno. Facendo eco a Gioacchino Volpe, che non ci 

        sembra proprio di spiccato spirito democratico, lo storico di 

        Riposto conferisce al Normanno la paternit … dei meriti di tutta 

        la futura dinastia. Nessuno accenno all'aspetto gaglioffo 

        dell'avventura normanna che neppure il conterraneo Malaterra 

        occulta.

        

        Francesco De Stefano, storico siciliano di grande valore, salta 

        nella sua Storia della Sicilia dall'XI al XIX secolo , la 

        vicenda della conquista normanna. La sua ricostruzione parte 

        dalle vicen-de immediatamente successive per dimostrare la sua 

        tesi che vuole la storia della Sicilia come storia del popolo 
        siciliano. Il giudizio sulla monarchia normanna Š appassionato. 

         ® La monarchia normanna, - scrive appunto il De Stefano a pag. 7 

        - la quale nel prossimo continente modific • il corso spontaneo e 


        naturale della storia, troncati i fili ideali e spirituali che 

        congiungevano l'isola con Bisanzio e con l'Africa, e 
        riallacciati quelli con l'Italia, rispett • , pur dandogli la sua 

        forte impronta, il mondo esistente. ¯ Alla base v' Š una tesi che 

        pu • anche non essere condivisa ma ha la sua suggestione e la sua 


        sicilitudine ® In Sicilia - soggiunge il De Stefano - non erano 

        forze contrastanti di principati, non citt … autonome, n ‚ grande 

        feudalit … , ma so-ciet … musulmana in sfacelo, elementi cristiani 
        deboli, citt … bisognose di aiuto. Pur, fra tutto ci • , molto era 


        vivo, tradizio-ni perpetuantisi, energie di civilt … , che i geni 

        fondatori dello stato chiamarono a collaborare e seppero 

        armonizzare fra loro e con i nuovi elementi; la civilt … 

        romano-bizantina, la musulmana, la latina infusero animo allo 

        stato; il diritto romano e bizanti-no e le tradizioni giuridiche 

        locali compenetrarono la legisla-zione; i diritti della 

        popolazione furono rispettati fin dove non contrastassero con le 

        leggi dello stato; gli elementi normanni e germanici si 

        composero con quelli che preesistevano: sorse, cos  , la 

        'monarchia normanna-sicula' ¯ . Tesi elegante ma elitaria: vi 

        echeggia l'insidiosa teoria della violenza quale levatrice 

        della storia. Purtroppo non corrisponde alla realt … storica la 

        soprav-vivenza della civilt … musulmana. Questa fu forse tollerata 

        all'i-nizio, ma non tanto. Soggiacque e alla lunga spar  ed era 

        la vera civilt … che allignava nella nostra Racalmuto araba.

        

        

        Illuminato PERI ha fatto un diligente studio su ® uomini, citt … e 

        campagne in Sicilia dall'XI al XII secolo ¯ . L'avvento dei 

        norman-ni viene trattato di straforo, ma il giudizio ci sembra 

        pondera-to. ® ... le distruzioni non mancarono - scrive a pag. 9 

        (

.PA

        3l*@4H 3 Illuminato PERI, UOMINI, CITTA' E CAMPAGNE IN 

        SICILIA DALL'XI AL XIII SECOLO, Bari 1978, pag. 9

.PA

        ) - durante la guerra di conquista dei normanni, che fu 
        logorante, e p13`@ fu anzi proprio di logoramento, e dur • 31 


        anni; e tattica abitua-le fu una sorta di 'rassia', con rapide 

        puntate aggressive, la distruzione di colti, il 

        taglieggiamento, la cattura di prigio-nieri e la adduzione di 
        essi in schiavit — , e solo eccezionalmente e risolutivamente 


        l'attacco frontale e l'assedio ¯ .

        
        Pi — in generale, l'attuale storiografia sta facendo un ponderato 


        ripensamento sulle trasmigrazioni nordiche tra il basso e l'alto 
        medioevo. Il retaggio del passato Š infido e contraddittorio. La 



        precorsa storiografia ha infatti riguardato gli scandinavi 

        dell'alto medioevo in termini del tutto contrastanti: ® Essi 


        sono stati - scrive ad esempio Aldo A. SETTIA (e3l*@4H 3 Aldo A. 

        SETTIA, L'ESPANSIONE NORMANNA, in "La Storia" diretta da N. 

        Tranfaglia e M. Firpo - IL MEDIOEVO, vol. II - Popoli e 

        Strutture politiche, TORINO 1982, cap. IX, pag. 263 e s.

        e) - di volta in volta considerati come incarnazione diabolica e 

        flagelli di Dio, come rigeneratori di un occidente infiacchito o 
        come superuomini liberi e geniali; soltanto da poco si pu • dire 


        che gli "uomini del nord" cominciano ad essere visti nella loro 

        giusta luce. ¯ Tratterebbesi dunque non di un ® vichingo brutale e 

        sanguinario ¯ ma di un ® portatore di una civilt … progredita, in 

        grado di elabo-rare non solo proprie tecniche artigianali, ma 
        anche elementi artistici molto ricchi; [questi Š dotato di] ® una 


        meravigliosa capacit … di adattamento, molto equilibrato ed 

        attivo, intrapren-dente industrioso, n ‚ diabolico, n ‚ divino, che 

        non merita quindi n ‚ disprezzo n ‚ eccessi di gloria. ¯ (>

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        3l*@4H 3 Per una 

        moderna e puntuale visione di quegli eventi cfr. Salvatore 

        TRAMONTANA, LA MONARCHIA NORMANNA E SVEVA, in IL MEZZOGIORNO DAI 

        BIZANTINI A FEDERICO II, Torino 1983, pag. 437 e ss. Spigolando, 

        ci sembrano rimarchevoli i seguenti passi: ® Sulla prima comparsa 

        nel Mezzogiorno italiano di avventurieri provenienti dal ducato 

        di Normandia - dove, nel 911, erano riusciti ad insediarsi come 

        vassalli del re di Francia nuclei vichinghi di origine 

        scandinava - siamo poco e male informati. E in effetti lo stato 
        delle fonti non Š tale da illuminare in modo esauriente la prima 



        apparizione normanna nel Sud. Il che spiega, d'altra parte, le 

        diverse ipotesi che, in connessione alla esperienza e mentalit … 

        dei tempi, sono state via via formulate. Chalandon [ F. 

        CHALANDON, Histoire de la dominatione normande en Italie et en 

        Sicile, Paris 1907, I], per esempio sulla base di considerazioni 

        che ancor oggi sembrano convincenti, pensava che la prima 

        comparsa normanna in Italia meridionale doveva essere ricondotta 

        [....] a un esplicito invito organizzato dal princi-pe di Salerno 

        nel quadro di una lotta a fondo contro i bizantini. ¯ [pagg. 


        461-462]. ® Figlio maggiore del secondo matrimonio di Tancredi 

        d'Altavilla, ROBERTO era, come riferisce Anna Commena, [...] 

        'grande di corporatura, s  da superare gli altri; rubicondo, 

        biondo, spalle larghe, occhi cerulei, agile nei movimenti, bello 

        dal capo ai piedi" [Alexiade, ‚ d. B. Leib Paris 1937-45, I, 

        10-4]. Giunto in Italia con soli cinque cavalli e trenta pedoni, 

        e in una data che non si riesce a precisare, ma da collocare tra 

        il 1046 e il 1047, quando i suoi fratelli e gli altri conti 

        normanni si erano gi … sistemati e non dimostravano certo 

        simpatia per il nuovo arrivato, era costretto, a causa della 
        povert … , a vivere da ladrone. ¯ Ruggiero era il pi — piccolo degli 


        Altavilla ed aveva aiutato il fratello Roberto nelle prime 

        sortite in Sicilia.

         ® Con l'occupazione di Reggio e l'eliminazione della Calabria di 

        tutte le guarnigioni bizantine s'imponeva per il Guiscardo, in 
        conformit … al giuramento prestato al papa Niccol • , la necessit … 


        dello sbarco in Sici-lia. La cui conquista avrebbe rappresentato 

        non solo la logica conclusione di quella grande ondata migrato-

        ria che spingeva ora, come dice il Malaterra, Roberto il 

        Guiscardo e Ruggero a 'guadagnare meriti spirituali e temporali 

        acquisiti' [De rebus cit. l. II, c. I, p. 29, il quale precisa 

        che Ruggero 'semper dominationi-bus avidus erat'], ma, nel quadro 

        del declino bizantino e di quello musulmano, il controllo di 

        un'isola la cui posizione geografica aveva sempre avuto notevole 

        rilievo nei rapporti di forza nel Mediterraneo. ¯ [pag. 320] 

         ® Senza volere comunque esagerare il significato di certe 
        insofferenze e tenendo conto solo di ci • che si sa dei sistemi 


        normanni di occupazione che anche in Sicilia saranno stati tali 
        da disilludere ogni aspet-tativa, se pure ce ne era stata, Š da 



        sottolineare che si trattava di ragioni che contribuivano a 

        rappresen-tare situazioni e stati d'animo molto vicini alla 

        realt … . E a ben considerare quanto scrive Malaterra a proposito 

        del malessere, della esasperazione e della ribellione aperta 

        degli abitanti di Troina nei riguardi di questi invasori che non 

        avevano esitato a saccheggiare le loro terre e le loro case e a 

        insolentire e oltraggiare le loro donne, si Š portati a 

        immaginare anche per la Sicilia una situazione analoga a quella 

        che si era venuta a creare nei vari centri del Mezzogiorno 

        peninsulare subito dopo la comparsa dei primi contingenti 

        normanni. ¯


        > ) py3@!@ Le osservazioni del TRAMONTANA che abbiamo riportato 

        nella prece-dente nota e gli accenni del Malaterra alle 

        vessazioni normanne contro Troina si attagliano alla svolta 

        storica della nostra Racalmuto. Quel che era Racalmuto prima dei 
        normanni e quella che fu subito dopo pu • ricostruirsi 


        richiamando quanto pianse e rimpianse il poeta arabo siciliano 

        dell'epoca, Ibn HAMDIS. Fu questi un poeta celebre ai suoi 

        tempi. Nacque a Siracusa verso il 1053 e mor  in Africa nel 

        1133. Ci ha lasciato molti versi in lingua araba. Abbondano i 

        fatti storici o biografici. E' uno spaccato dei sentimenti di 

        allora, quali albergavano nei cuori dei musulmani siciliani 

        asserviti dai normanni. La sua opera - che con l'AMARI 

        indichiamo, snellendo ed amputando abbondantemen-te, "DIW  N" 

        (3l*@4H 3 Cfr. BIBLIOTECA ARABO-SICULA - raccolta da 

        Michele AMARI, (Edizione di Torino 1880-1881 ristampata da FORNI 

        Editore Bologna) Cap. LIX, pag. 312 e ss. Per notizie su Ibn 

        Hamdis e sulla sua opera v. pag. LXIII.

        ) - ci consente di cogliere echi degli animi di nostri antenati 

        arabi. Esule, quel poeta, canta:

        

        

.OJ OFF

         l*@4pD ® Torna a mente la Sicilia, ohi!, ricordanza che suscita 

        dolore nell'animo! ¯

        

.OJ ON

         ® Ripenso al paese che fu campo dei miei folleggiamenti giovanili. 

        Che fior di valenti uomini vi soggiorna-va. ¯

        

.OJ OFF

         ® Poich ‚ fui cacciato da tale Paradiso, almeno voglio rievocarne 

        le delizie. ¯

        

.OJ ON

         ® Se ne beveva di vecchio vino. Oh! concedi che io ricordi da 
        quanti anni era in serbo; ch ‚ a contarli non bastano pi — le 


        dita.

         ® Liquore di tal forza che quando esso ti penetra in corpo, ti 

        senti ora stare a galla, ora sprofondare in basso.

        

.OJ OFF

         ® Le notti! Non ne passava una che noi non si stesse a infilzare 

        perle di poesia, per farne monili agli anni che passano ratti.

        

.OJ ON

         Che Iddio rinfreschi di dolci lagrime l'occhio di chi piange i 

        paesi dove il corpo ha un animo imprigionato dall'amore.

        

.OJ OFF

         ® Paesi che salutano lieti le stelle maggiori, quando si levano su 

        l'orizzonte a destarli dal sonno.

         ® Terra s  ridente che spegne le ambasce dell'animo tuo, s  lieta 

        che cancella lo strascico delle calamit … .

         ® Quanti schietti amici io v'ho, liberali, gelosi dell'onor loro, 

        spregianti la vile mercede. ¯ 4pDl*@

        

        

.OJ ON

        

         Capita anche a noi - moderni esuli dalla nostra Racalmuto - di 

        rivivere i giorni della nostra giovinezza. Allora, era d'obbligo 

        il vino, da bere nelle 'put  e', anche tra studenti. V'era quello 

        che sapeva verseggiare, in dialetto. Ed erano versi irridenti e 

        talora sconci, ma scaturivano da una voglia di vita tutta sici-

        liana, tutta racalmutese. Rabbia, sogno, intelligente disprezzo, 

        salacit … che il tanto sale locale imponeva, e in fondo 

        schiettez-za d'animo erano in quelle bande giovanili e 

        studentesche. Oggi - avvocati affermati o esuli intristiti, 

        falliti o criminali manca- p(3` 0 ti, vecchi canuti o uomini 

        di successo - quel tempo ricordiamo, in Sicilia o fuori, e, in 

        fin dei conti, il tempo della nostra giovinezza molto somiglia 

        al rimpianto del profugo arabo di Siracusa Ibn Hamdis. I nostri 

        normanni sono stati quei tre ameri-cani che conquistarono 

        Racalmuto nel luglio del 1943, alla stre-gua dei lancieri di 

        Ruggiero d'Altavilla che la asservirono nell'estate del 1087, 

        all'incirca nove cento anni prima.

        Il poeta ha in mente amici sospettati di tradimento e rimprovera 

        ma con pudore, sommessamente:

        

        

.OJ OFF

         l*@4pD ® Mi credi tu immemore? Eppure io ricordai sovente le 

        magagne del mio secolo e la perfidia del mio compagno.

         ® Crebbe costui dall'infanzia nella mia schiatta, ma ebbe costumi 

        contrari ai miei.

        

.OJ ON

         ® Quanti fratelli d'amore l  , in quella terra, mi serbano 

        l'affetto: eppure non hanno in uggia gli uggiosi nemici loro.

         ® Amici d'adolescenza, che si passava insieme il tempo tra vino e 

        lascivie: felici loro, perch ‚ le mani del tempo non li hanno 

        svaligiati! ¯ 4pDl*@

        

        Nel suo esilio africano, Ibn Hamdis si strazia per la sua 
        Sicilia in mano dei barbari, dei R – m - i cristiani -, e sembra 


        il nostro Leopardi 'ante litteram'. Ma anche se un po' retorico 

        non dispia-ce:

        

        l*@4pD ® E la patria? Oh!, senza fallo, se fosse libera, mi 

        dedicherei tutto a lei, con animo da osare tutto per lei!

        

.OJ OFF

         ® Ma la patria, e come posso io riscattarla dalle rapaci mani dei 

        barbari che la tengono prigioniera?

        

.OJ ON

         ® Lo potrei quando i suoi figli si sterminano a vicenda, 
        trascinati dalla guerra civile, nel cui fuoco non v' Š 



        taglialegna che non getti il suo fascio?

        

.OJ OFF

         ® I congiunti non sentono carit … di parentela: bagnano le spade 


        nel sangue dei congiunti.

         ® Onde, tutti insieme, non hanno maggior forza che una mano le 

        cui dita si piegano al primo sforzo.

         ® Eppure sono uomini che se li vedi nel bollore dell'ira, 

        preferiresti affrontare i leoni quando assaltano la preda.

         ® Trottano su snelli corsieri, il cui nitrito suscita nella terra 

        dei nemici lunghi pianti di prefiche.

         ® Mancava alla mia terra il fermo proposito di tornar padrona di 

        s ‚ : onde inorridii e disperai.

        

        

.OJ ON

        
         4pDl*@Che cosa ne Š stata della Sicilia musulmana? di Racalmuto 



        sarace-na? Gli storici, specie quelli siciliani, che abbiamo 

        prima citato, indulgono troppo alla grandezza della Sicilia 

        normanna e non si curano abbastanza delle sofferenze e della 

        prostrazione dei popoli indigeni, dei nostri antenati in 

        definitiva. Sembrano non avere letto i versi che ci accingiamo a 

        riportare o di non averli recepiti. Per la piccola storia di 

        Racalmuto vale per • la pena di ponderarli:



        

        

.OJ OFF

         l*@4pD ® Ho riacquietato il mio animo quando ho visto la mia 


        patria assuefarsi alla malattia mortale, fastidiosa.

         ® Che? Non l'hanno macchiata d'ignominia? Non hanno, mani 

        cristiane, mutate le sue moschee in chiese,

         ® dove i frati picchiano a loro voglia, e fanno chiacchierare le 

        campane mattina e sera?

         ® O Sicilia, o nobili citt … , vi ha tradite la sorte, voi che 

        foste propugnacolo contro popoli possenti. ¯

        

         ® Quanti occhi tra voi vegliano paventando, i quali un d  , sicuri 

        dai Cristiani, traevano dolci sonni?
         ® Vedo la mia patria vilipesa dai R — m [cristiani]; essa che in 


        mano dei miei fu s  gloriosa e fiera.

         ® Aprirono con le loro spade i serrami di quel paese: splendeva 

        esso di luce, e vi lasciarono le tenebre.

        

.OJ ON

         ® Passeggiano nei paesi i cui cittadini giacciono sotterra: oh no, 
        non hanno pi — paura di incontrarvi quei pugnaci leoni. ¯ 4pDl*@


        

        La tragedia di quella conquista normanna ai danni dei saraceni 

        p73 (quali erano gli abitanti della Racalmuto di allora) non ha 

        avuto rogatori e fonti storiche. Supplisce il poeta. Ibn HAMDIS 

        ha pianto anche per noi racalmutesi che vantiamo sangue arabo.

        

.OJ OFF

        

        

        

        

         HH!

        

        

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