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mercoledì 30 marzo 2016

Quanto mi piacerebbe portare la Masi a Racalmuto e nel salone della mia Meryclanl potercela godere, vestita da Elena cerulea, mentre ci fa risentire le Olimpiche akrakantine di Pindaro. Non ce le potrebbe recitare in greco (che delizia sarebbe); ma anche nel volgare eloquio cantalenate da una attrice coltissima e sensibilissima come la Masi, gusteremmo lo stesso sentire: "Giunse, inseguendola, fino al paese/ di là dei soffi del freddo/ Boreàs; stette. e stupiva degli alberi./ D'essi un desiderio dolce lo prese:/ piantarli alla meta de' dodici giri/ per la corsa dei cavalli. Ed ora a questa/ festa viene benigno insieme ai gemelli/ pari a dei, figli di Leda slanciata." Basta con le banalità di Montalbano almeno nelle apriche colline di Sciascia.
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Lillo Taverna
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Lillo Taverna ha pubblicato 2 aggiornamenti.
Bolero Patrizia Masi a Lillo Taverna
per Calogero Taverna
Lillo caro, lascia che ti ringrazi pubblicamente per la tua bellissima recensione. Mi hai sorpreso e commosso. Era da tempo che non leggevo... una critica così acuta, sensibile e intelligente. Tanta attenzione per il nostro spettacolo, per noi, per me ... mi confonde, non ne ero più abituata. La critica teatrale brilla per la grande assenza. Di rado si accende qualche spot, a volte compare una recensione francobollo. Quali sono i criteri che determinano l’interesse a recensire uno spettacolo piuttosto che un altro, perché alcuni sì e la maggior parte, no, rimane un mistero. Vanno di moda le interviste o le presentazioni, ma quelle belle critiche di una volta, quelle stroncature magistrali che erano come pedate ben assestate nel sedere, quelle kermesse fulgide di cultura tra il critico e l'autore, quei niet che ti obbligavano a camminare rasente i muri per la vergogna, quelle che conservavi gelosamente nel cassetto con un fiocco e la rosa del debutto, quelle son diventate obsolete o, per dirla con un pizzico di poesia, ricordi d'antan.
grazie, Lillo, per aver dato senso al nostro meraviglioso mestiere e alla nostra memoria!
con profonda gratitudine e stima, Patrizia Masi

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    Lillo Taverna Quanto mi piacerebbe portare la Masi a Racalmuto e nel salone della mia Meryclanl potercela godere, vestita da Elena cerulea, mentre ci fa risentire le Olimpiche akrakantine di Pindaro. Non ce le potrebbe recitare in greco (che delizia sarebbe); ma anche nel volgare eloquio cantalenate da una attrice coltissima e sensibilissima come la Masi, gusteremmo lo stesso sentire: "Giunse, inseguendola, fino al paese/ di là dei soffi del freddo/ Boreàs; stette. e stupiva degli alberi./ D'essi un desiderio dolce lo prese:/ piantarli alla meta de' dodici giri/ per la corsa dei cavalli. Ed ora a questa/ festa viene benigno insieme ai gemelli/ pari a dei, figli di Leda slanciata." Basta con le banalità di Montalbano almeno nelle apriche colline di Sciascia.

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