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martedì 22 marzo 2016


 

Ti racconto: per oggi avevo appuntamento alle ore 12,50 per quel ritorno alla casa coniugale che mi ha imposto mia moglie.

Ero al mio terzo appuntamento.  Due sono andati in fumo. Ne ho scritto facendo ridere mezzo mondo.

Voglio essere il più preciso possibile. Ero certo che la grassona del XII Municipio voleva al posto del documento la fotocopia. Scendo giù e visto che il mio armamentario tecnologico difetta, alla prima copisteria faccio fare la fotocopia del mio documento e di quello di mia moglie.

Metto tutto in cartellina cellofanata e prendo il 44 (no so guidare). Arrivo mezz'ora prima.  Aspetto che la diavoleria che hanno messo su pagandola non so quanto mi chiami con la parte alfabetica della mia carta sanitaria.

Stavolta al n° 12. Mi affretto e vedo che è la stessa stanza dove  c‘era anche la grassona, ma stavolta sono chiamato dalla signora del tavolo accanto. Non bruttissima ma ormai più che appassita. Mi seggo ; le dico: “le debbo dare il fogliettino della prenotazione”. Lo prende, si alza e mi dice: “aspetti un po' “ e se ne va.

 

Intanto avevo guardato la grassona che mi aveva riconosciuto con occhi ostili.

Sono paziente stamani. Aspetto devoto e compunto.  Arriva.  Prende le carte, le gira le rigira. “Ma lei è mai stato a Roma?”  .  – “Ci ho abitato per decenni”. – Allora è più semplice”,   mi dice sul serio .

 

Aspetto il verdetto. – “Ma lei non è preciso!. – “ Mi capita”.  Le dico. “Dice che è A e qui non mi risulta”. “Se non A sarà B”  rimbecco. “ E no! bisogna essere precisi!” – “Non lo so signora”,  ancora umile e remissivo. “Se non riporto la residenza a Roma, mia moglie non mi accoglie più in casa!” [Non è che sarebbe un grande male, ma insomma!]. “Va bene la fotocopia di sua moglie ma per lei ci vuole il documento originale”.  (l’altra volta era stato l'opposto). – “Non c'è problema “ dico. E mi metto a cercarlo. Sembra fatta a posta. Non lo trovo. Mi inalbero. “Non lo trovo, le dico, ma tanto ha la fotocopia”. – “Mi dispiace ma senza il documento originale, non posso”. – “ Come non può?” – “ Non posso , qui ci vuole il documento in originale”. “Signora l'ho perso venendo qui dopo aver fatto la fotocopia che volevate”. – “Mi dispiace” e fa per restituirmi le carte.

 

 Divento una bestia, gli strilli le invettive che non ti dico. “Si calmi, non alzi la voce!” mi fa. -“Alzo la voce e come. E’ la terza volta che mi fate venire qui. A me di prendere la residenza al XII municipio me ne fotte un cazzo, è mia moglie che me l'impone. E poi voi con me ci guadagnate tanti soldi per imposizione locale”. – “Abbassi la voce” e si alza per buttarmi fuori. Anche la grassona interviene (non le sembrava vero) per minacciarmi. “Accomodatevi”  dico io  “non abbasso la voce chiamate tutti  i vigili che volete e mi fate mettere dentro”

. Mi avvicino alla reception dove c'è il simpaticone dell'altra volta. Grido gli sintetizzo l’accaduto. se la ride. – “E se non ha il documento  non si può fare  nulla”-  Alzo ancora di più la voce. – “C’è un generale qui? – dico - Chi comanda qui? Solo le donne qui comandano?”. Quello ha un momento di smarrimento e quindi, “sì, vada al n. 2”.Vvado busso non mi risponde alzo la voce e mi viene ad aprire un bel fusto  gentile sorridente. (Non sono froscio, sia chiaro.)  Finge di non  sapere.. Mi fa accomodare. Mi chiede il codice fiscale. Ce l’ho. Lo annota , e sempre sorridente  mi dice “ può andare riceverà la comunicazione a casa”. “Ecco – dico - perché scrivo che non bisogna dare il potere alle femmine. Vede, lei subito ha chiuso il caso. sa io avevo fatto ridere mezzomondo. Ho scritto una lettera ... “l'ho letta  l'ho letta”, mi fa divertito. Mi porge la mano e me ne vado cantando:  Viva il potere ai maschi;  abbasso le femmine al potere!!!!!

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