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giovedì 16 giugno 2016

Lillo Taverna
2 h ·
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Prof.ssa Liparoti, se Lei mi sposta l'accento dal "che" al "dà" si abbatterebbero le barriere frizionali che ci dividono e potremmo colloquiare senza reciproca altezzosità.
Non è che io ci tenga tanto alle ubicazioni accentuali, le faccende della Crusca mi sembrano escrementi della farina del diavolo. Ma è per rispettare il giudizio del conte Poli sul mio licealistico eruditismo.
Quanto alla signora Ciccarelli, mi dispiace: vado a ritroso vieppiù nel cammino di quella che lei ritiene la "via salvifica". A peggiorare vado, irrimediabilmente. Perciò non necessita che lei mi qualifichi calimeresco vecchietto dalla "mazza" flaccida, lo so da me: la vecchiaia appunto è immonda ma ha qualche barlume gioioso, quello dell'assoluta libertà. Non devo più conquistar nulla e non mi necessitano baciamano di sorta. Ho gia baciato. Forse ho tradotto persino il "De Senectute" di Cicerone, ma non ci giurerei.

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