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mercoledì 6 luglio 2016


Operazione Labirinto, Alessandro Alfano: dai sospetti sulla laurea alle Poste

Operazione Labirinto, Alessandro Alfano: dai sospetti sulla laurea alle Poste
La carriera tra luci e ombre del fratello del ministro dell'Interno: debuttò da consulente con Berlusconi. Poi vinse un concorso da segretario generale a Trapani, ma la magistratura indagò sui suoi titoli
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PALERMO - Nel suo curriculum c’era già tutto. Alessandro Alfano? "Uno che tende a bruciare le tappe", aveva scritto di sé il fratello del ministro Angelino. Fratello d’arte, si può dire. Cresciuto con quella ammirazione propria dei più piccoli che contiene pure un pizzico d’invidia. Specie se l’altro, Angelino, il maggiore, fa carriera, diventa onorevole, fa il segretario di Fi, poi ministro della Giustizia, poi quello dell'Interno, il vicepremier e il segretario dell'Ncd. Lui, invece, Alessandro, cresciuto con gli stessi valori trasmessi dal papà democristiano, maturato nella stessa scuola di Angelino (il liceo scientifico Leonardo da Vinci di Agrigento), ha fatto un percorso diverso. Ma non meno fulminante del congiunto “unto” da Berlusconi, nelle selve del sottogoverno della politica o delle Camere di Commercio, fino alle Poste. Sempre all’ombra del fratello, sempre costretto a convivere con l’immancabile etichetta di raccomandato di ferro. Alessandro ha accettato la nomea, Angelino ha sopportato l’imbarazzo che, con una certa frequenza, il familiare gli ha provocato lungo il suo viaggio. Perché il non edificante coinvolgimento nell’inchiesta sulla cricca delle nomine, quel battere cassa con il faccendiere Raffaele Pizza (".....non si accontentava di 160 mila euro, ne voleva 10 mila in più...") è solo l’ultimo incidente dell’avventura professionale di Alfano jr. Che fa tutto in fretta. Nel 2006, a trent’anni, è già stato consulente del ministero dell’Economia sotto il governo Berlusconi. Ed è segretario generale di Unioncamere Sicilia, ma non è ancora laureato. Quando nel 2009 prenderà l’alloro – una triennale in Economia – dovrà fare i conti con un’inchiesta della procura di Palermo sugli esami truccati: Alessandro Alfano e altri 30 studenti vengono accusati di aver acquistato degli esami a mille euro ciascuno da un paio di impiegati della facoltà. Alfano jr giura di averli fatti quegli esami, porta gli statini, dice che ricorda anche le domande alle quali aveva dovuto rispondere. E viene scagionato.
Ma sui suoi titoli la magistratura indaga poi anche a Trapani, dove Alessandro vince un concorso da segretario generale: un anonimo, prima della selezione, aveva indovinato l’esito. Il sospetto, contenuto anche in un’interrogazione del deputato di Sel, Erasmo Palazzotto, è che il giovane Alfano non abbia maturato i cinque anni di esperienza dirigenziale necessari per ricoprire l’incarico. Spacciando un’esperienza pregressa di direttore di Confcommercio ad Agrigento per un ruolo di direttore regionale. I pm vogliono vederci chiaro, sequestrano le carte, Alessandro va via prima ancora che anche questa inchiesta venga archiviata.
Per lui, d’altronde, c’era già disegnato un futuro romano: ecco a fine 2013 l’incarico “incriminato” a Postecom, una delle società del gruppo Poste. Proprio in questi giorni il rampollo agrigentino con la passione per le auto di lusso - dalla
Range Rover Evoque alla Porsche Boxter Cabriolet - aveva ottenuto il trasferimento a Palermo. La qualifica? Responsabile di Poste, per la Sicilia, del settore patrimoniale. Titolo prestigioso. Ma in linea con le ambizioni di uno che "tende a bruciare le tappe".

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