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giovedì 7 luglio 2016

29 luglio 21.06.03

Caro Calogero, cose vere, cose false e cose meno vere.
Ricordo il Ruffini nel 1945/46. Magari qualcuno ad Agrigento aveva attentato
alla vita del principesco vescovo Peruzzo (addirittura un frate a Santa Stefano
Quisquina). Si pensava che primate di Sicilia dovesse essere proprio il
Peruzzo, invece il papa mandò Ruffini. Figurati se posso avere stima e fiducia
nei papi e in papa Pacelli in particolare. Ma era chiaro che l'America, la
mafia, Portella, Giuliano non ci entravano per nulla. Mie ricerche
nell'archivio vaticano segreto mi portano molto lontano. Quanto al connubio
Pacelli-America nulla di più falso di quello che leggo. Pacelli aveva un
religioso terrore dei comunisti. Iniziò la sua crociata con il microfono di Dio
(padre Lombardi) e la peregrinatio Mariae. Divertente la pagina di Sciascia nelle
Parrocchie in proposito. Eppure proprio la settimana scorsa sfogliando un
faldone del SIS seconda sezione all'ACS di Roma leggo tutto un carteggio su
questa storia qui. Gli americani volevano un gemellaggio America-Vaticano nella
lotta al Comunismo. Pacelli si oppose sdegnosamente. Peraltro non amava il
capitalismo massonico e sionista di Washington. Il sostituto Montini sospinse
il Della Torre dell'Osservatore Romano a scrivere una trentina di frasi
piuttosto ambigue quanto ad anticomunismo. Vi si palesava addirittura della
simpatia. Successe un finimondo. Etc. Quello che aggiungo io è questo: con
tanta dovizia di documenti e prove storiche perché continuare a crogiolarsi
nell'orgia dei luoghi comuni di quel tempo del primo dopoguerra degli anni '40.
Mi fa piacere che anche lo stesso prof. Casarrubea mi scriva che occorre un
salto di qualità nella ricostruzione storica del secolo scorso, specie alla
luce delle nuove possibilità di ricerca e dei nuovi strumenti anche
informatici, della ricostruzione del recente quadro storico (tutto ancora a
definire)..


1 agosto 18.24.05

IL QUESTORE MESSANA E I FATTI DI RIESI
 Il crucifige di
Ettore Mesana si consuma il 15 luglio del 1947. Il gran sacerdote che ne vuole
la fine è l’on. Li Causi: tre i capi d’accusa (politica). Desumiamoli dallo
stesso Li Causi, da un suo arrabbiatissimo discorso all’Assemblea Costituente,
pronunciato nella Seduta del 15 luglio del1947.


 Per il sanguigno
grande esponente del comunismo siciliano del dopoguerra, Messana andava
giubilato:

 A) Perché c’era da
domandarsi: «Scelba come può ignorare che Messana ha iniziato la sua carriera
facendo massacrare dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del 1919, infatti,
cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di cui tredici morti: trucidati a
freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un comizio. I vecchi di quest'Aula
ricorderanno come in quell'occasione il Ministero Nitti ordinò un'inchiesta
mandando sul posto il generale dei carabinieri Densa, mentre la Magistratura
iniziò un'inchiesta giudiziaria soprattutto per accertare le cause della morte
misteriosa di un tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di
far fuoco del Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e che il
giorno dopo fu assassinato …»

B) « Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una
nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa:
"Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!"…»




C) «Si ha, [ …] , questa precisa situazione, che il
banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore Messana: e
l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per compito quello
di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe quello di
ssconfiggere il banditismo comune e non già quello politico -- l'Ispettore di
pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il dirigente del
banditismo politico.»

Ecco qui i tre capi di accusa: Riesi del 1919; Lubiana del
1941 (maggio)-giugno 1942; banditismo siciliano dal maggio 1945 al giugno del
1947.




 Sono mesi che
scartabelliamo faldoni, giornali, documenti vari, pubblicazioni vecchie.
Ebbene: non ci possono essere dubbi. Nessuno può dimostrare che davvero in quel
terribile 9 ottobre del 1919 ci fosse addirittura un giovane agente di polizia
che prese la “mitraglia” in mano nel campanile della chiesa prospiciente piazza
Garibaldi e falcidiò sei, si disse in un primo momento, contadini rivoltosi;
poi si disse dieci, poi invece si salì a quindici (qui sopra) e, di recente,
dovendo sperperare soldi comunitari, sempre a Riesi, addirittura 20. Ci
dispiace per Li Causi: non si può condannare alla damnatio memoriae un glorioso
ispettore generale di Stato sulla base di quello che avrebbero dovuto ricordare
a distanza di quasi trent’anni ‘vecchi padri costituenti’. Vi poté pur essere
stata una inchiesta del generale dei carabinieri Densa ma questa ammesso che si
sia mai conclusa nessun addebito poté formulare e formulò contro il giovane
trentunenne commissario Messana, che, anzi, a fascismo consolidato e con
Calogero Vizzini confinato, spiccò salti da gigante nei gradi della polizia e
proprio perché senza macchia alcuna, lui figlio di un modesto e dissennato
redditiero racalmutese, sperperatore del proprio patrimonio, lo sfaccendato
Clemente Messama, diviene – giovanissimo - questore ed ebbe affidate questure
strategiche del Nord. Ad onore e vanto della sua patria natia, Racalmuto.


 Analogo discorso per
quell’inchiesta giudiziaria: noi abbiamo reperito una relazione del Prefetto di
Caltanissetta del successivo natale. Altri sono i colpevoli, i fatti avvennero
in termini ben diversi dal facile populismo cui si abbandona, comprensibilmente
, il Li Causi. MESSANA, il grande assente. NON COLPEVOLE.


 Nel 1934 dopo 15 anni
– troppi o pochi a seconda delle tesi che si vogliono formulare – un quasi
pastore valdese scrive una storia di Riesi. Quei truculenti fatti vengono
rievocati. Sì, è vero: nella memoria della gente è scolpito che una mitraglia
militare sparò e uccise tanta gente. Enfasi della memoria tanta. Si parla di un
“commissario di Pubblica Sicurezza”, si dice che insieme ad altri due un
ufficiale dell’esercito ed un semplice soldato, in tre, tutti insieme eccoli a
premere il grilletto del mitra. Fantasia. Improbabile. Ma a tutto concedere: il
nome del Messana non c’è. Davvero Li Causi nella foga ciceroniana finisce con
l’inventare e quindi diffamare e direi calunniare. Erano tempi incandescenti.
Portella della Ginestra fu più di una sventura nazionale e - se le carte della
N.A.R.A. già consultate dal prof. Casarrubea verranno tutte alla luce -sarà da
parlare di crimine americano. Finalmente. Altro che insana criminalità di un ex
giovane commissario di polizia in vena di scimmiottamenti dell’esecrando
generale Bava-Beccaris fatto dal Re senatore del Regno.

 Ma noi abbiamo
cercato notizie vere, coeve, indubitabili. Abbiamo consultato i microfilm del
giornale L’Ora di Palermo e il Giornale di Sicilia dell’epoca. Messana non ci
sta. I fatti son diversi da come amò trasfigurarli il Li Causi per sue
polemiche politiche di stampo rosso scarlatto. Da vecchio comunista, per il
quale la verità storica va piegata alla grande lotta di classe. Noi siamo per
la lotta di classe ma di quelli che reputano che la VERITA’ E’ SEMPRE
RIVOLUZIONARIA.

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