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2 ottobre 2016
Scalfari con Renzi: “Ha vinto il confronto con Zagrebelsky”

Referendum
Eugenio Scalfari, ospite alla Repubblica delle Idee all'Auditorium Parco della Musica a Roma, 11 giugno 2016. ANSA/GIORGIO ONORATI
Per il fondatore di Repubblica il dibattito si è chiuso 2 a 0 a favore di Renzi


Nel suo consueto editoriale della domenica su Repubblica Eugenio Scalfari torna sul dibattito che venerdì sera ha visto contrapposti Matteo Renzi e Gustavo Zagrebelsky sul Referendum costituzionale. Ora il fondatore di Repubblica non è arruolabile tra i sostenitori della Riforma costituzionale, ma comunque vedendo il dibattito tra il Presidente del Consiglio e il costituzionalista, Scalfari non ha dubbi e assegna una netta vittoria a Renzi.
Il perché lo spiega molto bene nel suo editoriale, e lo individua esattamente nell’accusa principale di Zagrebelsky a Renzi è quella di voler trasformare l’Italia in una oligarchia, ma dice Scalfari: “Il primo errore riguarda proprio la contrapposizione tra oligarchia e democrazia: l’oligarchia è la sola forma di democrazia, altre non ce ne sono salvo la cosiddetta democrazia diretta, quella che si esprime attraverso il referendum. Pessimo sistema è la democrazia diretta. La voleva un tempo Marco Pannella, oggi la vorrebbero i 5 Stelle di Beppe Grillo. Non penso affatto che la voglia Zagrebelsky il quale però detesta l’oligarchia. Forse non sa bene che cosa significa e come si è manifestata nel passato prossimo e anche in quello remoto.
L’oligarchia è la classe dirigente, a tutti i livelli e in tutte le epoche. E se vogliamo cominciare dall’epoca più lontana il primo incontro lo facciamo con Platone che voleva al vertice della vita politica i filosofi. I filosofi vivevano addirittura separati dal resto della cittadinanza; discutevano tra loro con diversi pareri di quale fosse il modo per assicurare il benessere alla popolazione; i loro pareri erano naturalmente diversi e le discussioni duravano a lungo e ricominciavano quando nuovi eventi accadevano, ma ogni volta, trovato l’accordo, facevano applicare alla Repubblica i loro comandamenti“.
Nel suo articolo, dove non manca qualche critica al Presidente del Consiglio sulla politica fiscale, Scalfari elogia il Renzi europeista e scrive: “A me il Renzi europeista piace. Facendolo sul serio si è anche conquistato un ruolo che prima di lui e molto più di lui si erano conquistati De Gasperi, Ciampi, Prodi e Draghi che però il ruolo, che sorpassa tutti gli altri, non l’ha ottenuto in quanto italiano e in rappresentanza dell’Italia, ma come banchiere centrale eletto da tutta l’Europa perché primo tra i primi, nonostante il parere della Bundesbank.
Per criticare il Renzi europeista molti sostengono che quel ruolo lui l’ha usato per fare colpo sugli italiani per ottenere più facilmente il loro consenso elettorale. Sbagliato: il popolo che vota se ne infischia del ruolo del suo partito in Europa. Semmai può interessarlo il nazionalismo. E visto che siamo in argomento aggiungo che non mi stupisce affatto la richiesta di Renzi di esser votato anche dal centrodestra, essendo lui il capo d’un partito di centrosinistra. Ma chi chiede voti a destra deve essere realmente di sinistra. Se invece si è collocato al centro, come di fatto è da tempo avvenuto, sarà la destra a chiedere i suoi voti e non viceversa”.
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Commenti
Lillo Taverna Lillo Taverna

Lillo Taverna A dire il vero nel mio piccolo concordo con Scalfari. Renzi grande europeista come alla fine lo fu Berlusconi. Renzi grande oligarca perché sinceramente democratico. Appariranno agli incolti filosofemi ma pazienza. Non mi p
are che Renzi abbia colpe fiscali. Il problema fiscale italiano sconta ancora le assurdità moralistiche del Formica socialista quello delle "manette agli evasori" e l'assurda riforma di staccare dallo Stato i compiti tributari per affidarli a questi pipistrelli che sono le privatistiche agenzie delle entrate, del territorio con esclusione are delle entate della fiscalità locale afidata a chi sa chi.Come dire ai compiacenti sindaci o ai distratto gornatori regionali pur in regime di assurdo federaismo fiscale caro un tempo a Bossi- Calogero Taverna

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