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lunedì 17 ottobre 2016

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ALFREDO CARISSIMO – mio diletto figlio selettivo,
ricevo la tua lettera e godo nel vederti ilaee e giulivo. Le tue cineapprizioni ti stanno mettendo allegria e mi rallegro con te.
Preciso: le mie scorribande non son finite: dal cicolano alla sicilia, da villa Merycal al Casaletto a Roma e fra qualche settimana, dentista permettendo, chissà dove.
M parli del tuo libro: bene. Invero non mi aspetto granché dato che reciteria la solita sinfonia che a me non convince molto. L'ho scritto, lo ripeto, lo ribadisco: TU NON SEI UN ASSASSINO! Se tu uccidevi mio zio Alfonso, non sopravvivevi lo spazio di un mattino. E allora? andresti condannato per autcalunnia. Non so chi devi salvaguardare. Reputo la memoria di un morto.
Quanto all'altro ergastolo e mezzo, per quel mezzo non sono molto informato, ma le mie fonti d'informazione mi dicono che assassino tu non sei stato.
C'è l'ultimo ergastolo: là tu sei vittima. La pseudo cultura della tua “famiglia” ti ha imposto un volante in mano ma non un mitra.
Ci hai creato sopra una ua filosofia e la tua testardaggine si sa è figlia di quel “tenace concetto” nobilitato a sproposito da uno Sciascia male informato sulla morte di un inquisitore.
Cose lugubri, certo.
Ma da qui all'assassinio ce ne corre.
E Tanu? Sì gli ho fatto la pubblicità di questi suo bis della sublime morte a Venezia del principe Luchino Visconti. Ma a Tano manca e la corda pazza e l'ipersensibilità perversa per andare al di là di un piacevole non senso.
Ti abbraccio Lillo Taverna

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