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Inizio conversazione in chat
Stasera di fronte ad un presidente smarrito stizzito frenetico appena iniziavo a scoccare una mia freccia polemica molto acuminata, ho potuto celebrare come volevo un grande scrittore-poeta racalmutese, Calogero Restivo, secondo quando maturato in uno scambio di post lungo un paio di anni.
Sono a chiederle una cortesia, se può. Mi piacerebbe leggere i suoi libbri di storia su Racalmuto ed il castello Chiaramontano. Siccome non ho modo di trovarli le chiedo la cortesia di farmeli spedire ovviamente rispondendo io di tutte le spese. Se vuole e se può, le invierò il mio indirizzo appena avuta una sua risposta. La ringrazia cordialmente e le invio un caro saluto Calogero Restivo(di Racalmuto)
Le famiglie RESTIVO o RISTIVO in una Numerazione delle anime ni882 RESTIVO PANTALONE 1820 43 726 RICOTTONE 1820 35 214 RINI 1820 10 237 RINI 1820 11 11 RISTIVO 1820 2 12 RISTIVO 1820 2 36 RISTIVO 1820 4 163 RISTIVO 1820 9 383 RISTIVO 1820 18 403 RISTIVO 1820 19 485 RISTIVO 1820 23 1017 RISTIVO 1820 50 1024 RISTIVO 1820 50 1079 RISTIVO 1820 53 1159 RISTIVO 1820 57 1327 RISTIVO 1820 66 1375 RISTIVO 1820 68 1391 RISTIVO 1820 69 1411 RISTIVO 1820 70 1428 RISTIVO 1820 71 1522 RISTIVO 1820 77 209 RISTIVO CAPUNCELLO 1820 10 1389 RISTIVO CAPUNCIELLO 1820 69 1064 RISTIVO DI SUTERA 1820 52 815 RISTIVO PANTALONE 1820 39 816 RISTIVO PANTALONE 1820 39 832 RISTIVO PANTALONE 1820 40 me i Mtrice:
Grazie per la cortesia che usi nei miei confronti. Ho ricevuto la numerazione da cui capisco che i Restivo a Racalmuto erano tanti, forse oggi sono di meno in quanto anche i Restivo, come tanti altri cognomi hanno lasciato il Paese e sono spearsi per il mondo. ho aperto un gruppo Restivo nel mondo perchè mi ero posto il problema di quanti eravamo e di quanto siamo sparsi nel mondo: ve ne sono in Cile, parecchi in Argentina, molti in Brasile e Venezuela, per non parlare di quanti sono negli Stati Uniti. Ancora si tratta di un gruppo dii circa 200 aderenti, tantissimi sono sparsi nelle varie regioni Italiane. Grazie am.
No, non sono certo che i Restivo che hanno aderito al gruppo siano tutti di Racalmuto, potrei fare una ricerca sperando in risultati validi. Sai che ho il vizio di scrivere poesie,se ti fa piacere e se mi fai avere il tuo indizzo posso inciarti qualche volume. Non so se e quando sarò a Racalmuto, ho una situazione familiare complicata e d'altra parte a Racalmuto non ho più nessuno, tranne per quelli che sono al cimitero. Spero che la nostra amicizia duri a lungo e si rinforzi nonostante i limiti e le distanze. Un cordialissimo saluto
Provvederò al più presto a spedirti qualche volume di mie poesie. Purtroppo quello di scrivere era ed è un vizio giovanile che ho dovuto interrompere per parecchio tempo dato che per lavoro mi occupavo di cose che non avevano niente a che fare con la poesia. Purtroppo quello che è perso è perso, se me me fossi occupato in maniera continuativa forse avrei potuto fare qualche cosa di più, ho ripreso a scrivere dopo la pensione e dopo che un mio nipote mia ha dato i primi rudimenti nell'uso del computer.. Un cordialissimo saluto
Ho il piacere di comunicarti che ho ricevuto i tuoi libri e poichè la busta era aperta, ti prego di confermarmi che i volumi spediti erano quattro e quattro pervenuti., nel contempo ti comunico che oggi ho provveduto a spedirti in miei libri.. Grato se vorrai darmi conferma della ricezione. Un cordiale saluto
E' dovuto alla mia non padronanza del mezzo il fatto che mi sia sfuggita la tua recensione della mia poesia, ti sono grato . Le parole, belle, inattese forse anche immeritate mi hanno quasi commosso. So che anche l'amicizia aiuta a dettare le parole, ma fanno piacere lo stesso, ripagano di tanti sacrifici, di tante attese, di tanto studio. Non credo a quelli che dicono che scrivono per se stessi, ognuno di noi scrive per essere letto e gode se apprezzato. Grazie, anche in questo, nelle recensioni eccelle la tua penna e spero che in futuro possa dedicare qualche cenno a l complessivo della mia opera. Grazie,ed un cordialissimo saluto.
Fin da adesso ti dico lo puoi fare anche se io non ci doessi essere. Grazie, mi fa piacere lo stesso anche voglio ricordarti che"nemo propheta In patria". Ho spedito tutti i volumi pubblicati ad oggi alla loca biblioteca e non ho avuto più notizie. Non è stato facile regalare i volumi senza nulla chiedere. Un caro saluto
Credo che la mia stima e l'apprezzamento per la tua vasta cultura ti siano ben note e ti assicuro sentite e cordiali, per questo, se non ti crea alcun problema , mi piacerebbe conoscere il tuo pensiero circa le domande che mi facevo e che mi faccio nella poesia " Lettera a Dio" che sono certo hai letto con tanta attenzione.. Un cordialissimo saluto ed un grazie.
Nota la mia trimurti: cattolico clericale assolutamente non credente Il problema di Dio non me lo pongo neppure: è troppo grosso per me_ Impregnato di cultura economicistica odio pormi problemi che per me non hanno soluzione. Odio sprecare costi insomma. Non credo che commenterò mai la tua poesia: quello tuo è un mondo tuo personalissimo con tanti divieti di accesso.
Grazie della tua cortese risposta. Mi dispiace rendermi conto che la mia domanda era ed è inopportuna, la sola scusante che si tratta di domande senza risposta che datano dagli anni giovanili e non hanno trovato, e, forse mai troveranno risposte. Non mi resta che scusarmi ed assicurarti della mia stima, rispetto ed attenzione per le tue ricerche, cordialissima amicizia.
Sono stato fuori a Santa Lucia di Fiamignano. Di ritorno ieri ho trovato le tue poesie de L'Erba Maligna. Le sto leggendo o meglio ponderando. Superbe. Ma mi occorre tempo per mettere nero su bianco. Mi aggrediscono già folgoranti quelli che mi paiono guizzi dell'assurdo. Tipo: i tramonti di cielo stellato; nella notte di silenzio di vetro/fragile; ci riparava dalla pioggia di sole; il fiume che ruggisce ... Certo mi piacerebbe sapere la data di ogni componimento poetico. Molte poesie si abbarbicano ad una ormai sepolta civiltà contadina di cui ora manca persino un piccolo barlume rievocativo. Grazie per il gradito omaggio.
Ho in casa una situazione complicata: assisto mia moglie che sta male e ha bisogno di assistenza in più non mi fido più a guidare per un tratto così lungo. Ti assicuro comunque il piacere dell'incontro ed è per questo che ti dico sentiamoci più in la e vedrò di trovare una qualche soluzione. Sono stato a Racalmuto il giorno 2 di novembre grazie alla cortesia di uno dei miei generi. Rinnovo un cordiale saluto
Caro Lillo, non è bello scoprirti vecchio anche perchè fino ad ieri eri eri convinto di esserein grado di prendere decisioni e d agire di conseguenza. E non è così. Quando hai bisogno scopri che figli e generi hanno la loro età, le loro incombenze, le loro attività che impegnano ed impediscono. Per farla breve: non sono in grado di guidare per un così lungo percorso andata e ritorno da Racalmuto e nessuno è disposto ad accompagnarmi. Questo mi dispiace doppiamente, speriamo in un momento migliore o più propizio. Non so quando parti per Roma e con quali mezzi, se dovessi andare in aereo ci potremmo incontrare in aeroporto e...Un cordialissio abbraccio
Ci spero anch'io in una prossima occasione d'incontro mentre mi dolgo delle difficoltà del presente. Spero che ciò non incida sulla nostra amicizia e vicinanza anche letteraria, spero anche che non mi farai mancare le tue impressioni sulle mie modeste cose, anzi spero che vorrai farmi avere un tuo pensiero ponderato. Ammiro la tua cultura per me inarrivabile, seguo attentamente quello che scrivi ma quando entro nei meandri dei tuoi pensieri profondi mi piace immergermi e mi perdo. Un cordialissimo abbraccio...
Può darsi che ti arrivi prima o al tuo rientro, se vuoi, potrai farmi pervenire le tue impressioni. La poesia Arriverò, che tu hai notato anche se inserita in un gruppo guidata dalla Dottoressa Tavormina che nonostante abiti a Varese è ugualmente di te e me Siciliana di Palermo. Un cordialissimo saluto.
ed io di vero cuore quegli auguri te li ricambio.Con stima sconfinata e con viva simpatia ti auspico feste belle e gioiose e soprattutto una lunga esistenza prospera e piena di soddisfazioni, anche in campo letterario ove davvero svetti onorando questo nostro paese che vorrei immutabile nel nome e sempre in migliormento in tutto e per tutto. Vivissime cordilità
Carissimo Calogero, li ho già trovati. Voglio il mio tempo per assaporarli ben bene. Intanto se mi autorizzi li vorrei pubblicare nel mio blog contra omnia Racalmuto che ha una diffusione semi mondiale. Alexa mi mette tra i primi 500 mila blog e siti del mondo, prima di Malgrado Tutto e di testate prestigiose agrigentine. Ovvio che ne farei una degna anche se eccentrica (come nel mio costume) cornice. Pensaci e dammi un'oculata risposta. Penso che sia una discreta idea da non negligere.
Ed ecco il quarto racconto di Calogero Restivo, di questo immalinconito signore, aduso ormai al nulla, a quel che non c'è, a quello da fare, a quello da non fare. Nella notte, nel silenzio, nel caldo: in agosto. Prepararsi per un viaggio, con paratattica meticolosità, ormai prono alla estranea società dei consumi anche se non molto opulenta. Lezioni antiche ma rivisitazione tutta nuova , toccante, coinvolgente. Chi quelle notti di solitudine le ha trascorse capisce, si commuove, partecipe. Tutto pronto per partire domani. Ma domani non arriverà mai. Noia, languore, accidia, ormai disincantato esistere impongono un giaciglio, sul letto, per il salutare salvifico ritorno nel nulla. Calogero Taverna La partenza Calogero Restivo Era il caldo eccessivo che creava quel silenzio quasi innaturale o il caldo e il silenzio erano due cose distinte e separate? Forse si erano trovati assieme come due che non si conoscono ma viaggiano sullo stesso treno. Si incontrano per caso andando verso il vagone ristorante o ritornando. Buongiorno Caio, piacere Sempronio! Stava divagando un po’ troppo. Forse era effetto del silenzio che gli rintronava dentro come un martello pneumatico. Lo sentiva nelle orecchie o era il cuore che pulsava e il battito gli creava quello strano rimbombo nelle orecchie? Si alzò dal letto, dove stava disteso semplicemente a guardare il soffitto. Nient’altro che guardare, intensamente, senza pensieri, come se temesse che quel tetto gli potesse cadere addosso da un momento all’altro. Si diresse verso la porta-finestra che introduceva in un cortile interno per fare un po’ di luce e per fare entrare un poco d’aria. Si fermò come se fosse stato colpito da qualche cosa, capì che aprire la finestra non serviva a niente. Bisognava fare qualche cosa di più concreto, di più decisivo. Ma cosa? Che fai in una giornata di caldo asfissiante già di prima mattina… quattordici di agosto dell’anno mille e novecento e … ore quindici e trenta di uno di quei pomeriggi in cui il caldo esaurisce anche la capacità di volere, la capacità di pensare. Se lo ripeté dentro un paio di volte, come se fosse una cosa importante che bisognava memorizzare non avendo niente a portata di mano per annotarlo. Si riscosse. Come un brivido percorse la sua schiena: che faceva in mezzo alla stanza, mezzo nudo? Si chiese. Stava rimbecillendo o che? Fu a questo punto che, come risvegliandosi da un sonno profondo, prese la decisione. Alle quindici e trenta dell’anno eccetera eccetera, aveva deciso di partire, non poteva continuare così… Ancora non sapeva per dove ma sapeva che doveva partire. Per prima cosa bisognava preparare la valigia. Ancora una decisione da prendere ma non era tutto. Bisognava decidere: tanti vestiti o pochi, camicie leggere o quelle a quadri di flanella. Ce n’era una in particolare che gli piaceva, l’aveva usata come pigiama, qualche volta quando arrivava a casa molto stanco e non gli andava di andare in giro per la casa a cercare un pigiama, accordare i colori della parte inferiore con quella superiore. Che c’era di male, mica doveva fare una sfilata notturna. Gli serviva solo per andare a letto. Ancora una divagazione. Ritorniamo al punto di partenza. Sì, partire, va bene. Ma bisogna stabilire per dove si parte. Altrimenti non serve a niente, la decisione. Non ha significato. E’ come la corsa che fanno fare ai soldati in addestramento. “Avanti, marsh, correre sul posto.” Che vuol dire: fai finta di correre ma sta fermo. Un gioco di bambini che fatto dai grandi è ridicolo, si disse. Ancora fermo in mezzo alla stanza, a riflettere. Bisognava prendere una decisione chiara, precisa in modo che poi non era necessario tornare indietro e cambiarla e magari pentirsi ed entrare in uno di quei vortici di domande risposte e confusione da cui non è facile uscire. Con questo caldo era meglio evitare. Se sei brillo e aggiungi un bel bicchiere di vino, diventi ubriaco, meglio non aggiungere altri pensieri. Si rallegrò con se stesso di aver trovato quel bell’esempio per non decidere… A Roma, no, non era il caso, troppo caldo e poi quel caldo era come un fiume, impetuoso, anche se in superficie sembrava calmo, specie se si doveva oltrepassare quel fiume… immaginario si capisce, con una macchina chiusa. Magari avesse avuto il tetto apribile ma no, con il tetto apribile era peggio. Il sole, quel sole ti cuoceva la testa come un uovo. No, era stata giusta la decisione, niente tetto apribile, ma almeno l’aria condizionata… Questo, sì, questo era stato un errore; ma errore, si fa per dire, errore, bisognava aspettare almeno altri quindici giorni per avere il modello giusto e in quindici giorni, quanti pensieri e quanti ripensamenti e poi finisce che non compri più la macchina nuova e sei costretto ad andare in giro con quel catorcio che è un miracolo se ancora cammina. Cammina, bisogna precisare, non corre. E ancora potresti scoprire che quel modello sta andando fuori produzione e quindi dover ricominciare ad andare in giro per agenzie e concessionari. Meglio una decisione chiara e definitiva. Come piaceva a lui, d’altronde. Tu guardi la vita, ti piace, ne fai un quadro così che te lo puoi guardare di notte e di giorno senza dover cambiare. Un punto fermo, lì, sempre uguale, sempre lo stesso senza doverti costringere a guardare di nuovo, controllare e magari cambiare posizione o quadro che poi devi accordare con gli altri, con i colori della parete, con gli spazi a disposizione, che se non sono studiati a puntino, gli spazi, diventa una Babele… la parete. Divagazioni! Ti rendi conto che questo è un modo strano di pensare, si direbbe da uomo nato stanco o da siciliano incallito? Ma che vuoi… con questo caldo e questi chiari di luna che puoi aspettarti! No, aveva fatto bene, quel modello era quello giusto. Sta fermo in mezzo alla stanza in balia del caldo che non dà requie. Sì, partire era la decisione giusta ed era giusto anche preparare la valigia. Abiti eleganti o sportivi. Dipende, dipende dalla meta, dai luoghi, dalle intenzioni e dalla volontà di andare in cerca di avventure o quanto meno andare incontro alle avventure. Con questo caldo, si sorprese a pensare, non era il caso di mettersi a fare giochetti come era solito fare con quelli del circolo. Circolo di cultura, si chiamava, ma era meglio chiamarlo circolo delle bocce perché i discorsi che vi si facevano non si discostavano tanto da “ il punto era mio, bisognava prendere la misura giusta e non spostare le bocce, così non era più il caso di continuare la partita”. Allora è deciso, si parte. La valigia, bisogna preparare la valigia, ma al buio non si può. Accendere la luce con questo caldo, meglio aprire la finestra. Se non fosse per l’umidità questo caldo forse non sarebbe diverso da quello dell’anno scorso. I vecchi dicono che il tempo una volta era diverso, poi le cose sono cambiate, per colpa dei pali del telefono, per colpa delle ferrovie e dei treni che guastano l’aria con il fumo di carbone bruciato. Non sarà colpa delle pale eoliche? Ecco, le pale eoliche a che servono? E se si combinassero al punto da fare un po’ di fresco così come l’aspirapolvere che se ci metti la mano davanti aspira, lo senti che è come se volesse inghiottirti la mano. Ma se la mano la metti dall’altra parte senti un’ondata di aria fresca, forse con un po’ di polvere ma fresca. Ancora fermo in mezzo alla stanza a far che? Di là, nello sgabuzzino a prendere la valigia di pelle, quella rossa, la grande così ci si può mettere dentro il vestito pesante e quello leggero, le camicie e quant’altro per un … quanti giorni? Facciamo cinque… beh forse è meglio una settimana. Vediamo: due paia di pantaloni leggeri, uno di quelli pesanti basta, un vestito intero e uno blu a doppio petto… Nero no, che scherziamo… non siamo mica a lutto oppure bisogna andare a un grande ricevimento a cui si partecipa con l’abito oscuro… In montagna, poi… Allora è deciso, si va in montagna? Aggiungere due pantaloncini corti e il costume… non si sa mai. Se per strada uno sente entrare dal finestrino della macchina aria fresca e odore di salsedine e gli viene la voglia di un bel tuffo… sì, bisogna aggiungere anche il costume e bisogna ricordarsi di portare gli occhiali da sole, quelli di marca… Oh, non ricordo che marca. Comunque quelle con i vetri a specchio che sono più riposanti. Antiriflesso, ha detto l’ottico. Cioè non ti puoi guardare allo specchio? Si mise a ridere, a ridere fino a quando si disse che non c’era niente da ridere, non si ride delle cretinate, anche se non dette, solo pensate… La situazione non cambia, bisogna… A un tratto si accorse di essere stanco, di non avere più voglia di fare niente. Alla fin fine, mica te lo ha ordinato il medico di partire. Si diresse verso il letto al buio, piano piano a tentoni fin quando andò a sbattere le ginocchia contro i piedi di ferro che sporgevano un po’ troppo, lo sapeva, bisognava fare qualche cosa ma se lo ricordava solo quando ci andava a sbattere, specie di notte. Stese la mano fino a toccare il morbido del materasso, ultimo grido, morbido di quelli che ti ci corichi e resta come una stampa nel materasso, ma morbido. Girandosi piano piano si sedette in punta, quasi sospeso,poi si aggiustò e infine si distese sul letto con un sospiro di sollievo. Non c’era bisogno di andarsi a chiudere nello stanzino con quel caldo, cercare la valigia, prepararla. Che fretta c’è? Si può rimandare a domani… domani… domani… come in una culla si sentiva leggero… quasi volava. Chiuse gli occhi e si rivide bambino e una mano lo spingeva, lo cullava. Era sua madre ? No, era solo una mano che piano piano piano… e non senti altro, non pensò altro… Dormiva.
Noto con enorme piacere che anche questa volta il mio racconto ti è piaciuto, ti ha appassionato. Spero che la stessa accoglienza vorrai accordare al resto, sono in tutto venticinque. Sono ancora in fase di revisione e limatura, tentando di riportare su carta, sensazioni, spazi nostri, abbiamo più o meno la stessa età e lo stesso amore per quel cumulo di case che chiamiamo paese. Sono certo che saresti la persona più preparata, più indicata per scrivere una prefazione, che aggiunga anima e pensieri la dove io non sono stato capace o non ho saputo fare di meglio. Sarei felice ed orgoglioso se tu volessi accettare. Con grande stima sempre, un cordialissimo saluto.
Ma senza dubbio. Non farei una prefazione ma ub discorso con un amico e collega e per giunta paesano. Con tanta stima eprofondo affetto Calogero Taverna
Stasera sto solo a Santa Lucia di Fiamignano e i miei mezzi di comunicazione sono traballanti come vedi.
Quanto tempo ti trattieni a Racalmuto ? Vuoi che ti spedisca via email il tutto e poi discutere e concordare di presenza o preferisci avere il cartaceo? Comunque non c'è fretta, l'importante è la tua disponibilità che mi fa un enorme piacere. Lo scritto richiede ancora un poco di limatura prima di essere pronto. Con tanta stima e profondo affetto, un cordialissimo saluto.
Sono ben lungi dal paragonarmi a Sciasiai dico soltanto che finalmente, dopo una vita travagliata e corsa su sponde lontane dalla poesia e dalla letteratura , finalmente posso dedicarmi a qualche cosa che avevo rimandato. I risultati...?"ai posteri l'ardua sentenza.. Fra qualche giorno ti invierò il tutto via email, in seguito, ritengo il tempo di una prima lettura, possiamo concordare l'incontro. Con rinnovato affetto.
So di averti richiesto un sacrificio ed un dispendio di energia portandoti un pò fuori del tuo seminato, mi riferisco alla prefazione del libro( Titolo provvisorio Racconti minimi). So che alla amicizia e alla stima si può chiedere, ma se ritieni di aver bisogno di qualche spiegazione o altro sono qua a rispondere a qualsiasi tua domanda o spiegazione. Un cordialissimo abbraccio e buone vacanze. Spero che da quelle parti sia meno caldo e meno difficile la vita.
Non ho bisogno di farti alcuna domanda o di chiederti qualche spiegazione,. Sono in un posto disagiato. Ho solo una pennetta che mi fa impazzire e mi manca qui la tua raccolta narrativa. Verso il venti agosto ti invierò quello che vado rimuginando su di te e i tuoi racconti. Se hai bisogno di una presentazione prima di quella data non ti prometto il meglio di me (che poi è molto poco) ma cercherei di fare del mio meglio. Se puoi aspettare sino al venti di questo mese sono sicuro che farei un po' meglio. Ti abbraccio con tanta stima ed affetto,
leggevo l'altro giorno il Momigliano alle prese con il rapporto di Libero Bigiaretti con i suoi personggi. Personaggi di genere femminile di cui il maschio Libero scarnificava l'intima essenza gunaichea. (Naturalmemnte linguaggio mio. Momogliano è molto alato e spiritualissimo)- Tu quale rapporto credi di avere con i tuoi personaggi cesellati con prosa paratattica nei tuoi RACCONTI MINIMI?
Il mio rapporto è semplice : li guardo recitare, come se fossero attori o senza sapere che sono attori e a volte sono casi. Sono personaggi semplici ma non stupidi, come i contadini " scarpe grosse e cervelli fini" Degli esempi? Serafino Bandiera è antifascista e non sa di esserlo, l'impiegato del dazio è una personalità forte, non scende a compromessi ma non lo sa, fa un gesto semplice di rinuncia pur di non cedere,, il vigile Agnello è un eroe, un eroe di paese ma non lo sa. Ci vuole coraggio a sfidare un intero paese sposando una prostituta e portarsele al braccio, in piazza, non dalla via traversa, ma dalla strada principale, alla messa di mezzogiorno. Forse ho detto troppo, non mi piace parlare di quello che scrivo aspetto e spero che sia gli altri a giudicare serenamente e liberamente. Un abbraccio cordiale, PS sono piccoli eroi e piccoli personaggi di paese che mai assurgeranno alle cronache importanti e intanto esistono anche se sulla carta.
Dovrebbe, vorrebbe essere quella della umana simpatia. Quando dicevo che non mi piace parlare di me non era rivolto a te e se così è sembrato, mi scuso. Mi riferivo che in vari incontri letterari, presentazione o quant'altro l'autore si mette li a discutere, a spiegare ecc, ecc. Era a questo che mi riferivo. Pertanto puoi fare tutte le domande che credi, mi fa piacere spiegare a te quello che non sapevo di sapere. Grazie per l'amicizia, grazie per la stima che credo reciproca e grazie per il superlavoro a cui ti sto costringendo con questo caldo che a tutto fa pensare tranne alle cose di vecchi. Un cordialissimo abbraccio.
Lo sono tutti e nessuno. I personaggi non hanno vita propria sono, in quanto chi scrive gli da da un corpo e a volte anche una anima. Questa sera, nonostante tutto, sono felice: ho ricevuto la prefazione al libro di prossima uscita da Piero Carbone, ha scavato tanto che alla fine dubitavo che si parlasse di me. Comunque un gran grazie a lui, veramente grande amico. Un cordiale abbraccio
Buon lavoro, te lo auguro di cuore. Come procede il lavoro? Il numero di pagine è stato raggiunto e superato per cui sarà necessario alla fine fare delle scelte, cioè elimaninado i racconti in qualche maniera già pubblicati. Comunque, si spera che possa andare in stampa, il libro, entro settembre. Ritieni che sia un tempo sufficiente per finire la tua elaborazione. Di cuore tanti auguri,e di cuore un abbraccio.
Chi è Calogero Restivo? Un poeta e un gran poeta possiamo dire subito. Ora perà accomuna alla soavità del suo immaginismo poetico di vago sapore ermetico, un amare raccntare, rievocare, restituire una palpabilità persino realistica al fascino della memoria della sua memoria che è poi il rimembrare la sua infanzia e prima giovenizza in quel di Racalmuto, terra aspra crudele patetica dimessa impietosa. La Racalmuto contadina dunque, insomma la Racalmuto paradigmatica, senza Sciascia, oltre Sciascia. soggiuniamo noi, a nostro rischio e pericolo - he Racalmuto non è solo Sciascia, anzi c'è di meglio, e il meglio ha nome e cognome: Calogero Restivo poeta narratore e scrittore di Racalmuto. (Lo dimostra una sua gogoliana pagina. In una novella capolavoeo che qui si pubblica ecco un inno alla semplicità, al paratattico ordire di un racconto lieve toccante -E Dio sa quanto è complessa la semplicità! Una tragedia, tragedia per un piccolo uomo senza la camicia nera in temi di cupo vestire eternamente in lutto, che inopinatamente perde il lavoro per avere inconsapevolmente disubbidito alla estemporanea bizzarria del Potere di una ben specifica Era. E ciò in un piccolo per noi noto ed amato paese: Racalmuto. Applaudita la bella grafia del Restivo, ammirato il sommesso musicalissimo tono del racconto, noi pensiamo a quei tempi, a quel nostro paesino digradante tra i calanchi dell'altipiano Sicano, ai gerarchetti tronfi e panciuti che di nostro rammentiamo, al giummo aborrito da Leonardo Sciascia, alla Racalmuto fascistissima sino al midollo, come allora si soleva dire. E date le nostre manie scorriamo nelle fluenti musicali pagine del Restivo mirabili pagine di storia, di veridica microstoria locale, della nostra Racalmuto insomma, anche qui paradigmatica senza Sciascia, oltre Sciascia. Ci riferiamo al racconto di Calogero Restivo L a camicia nera Calogero Restivo Diciamo che; Calogero Restivo, maestro del saper narrare Lumache al sugo da far fortuna finché forse troppo grasse forse quindi cimiteriali, prima creano fortuna, dopo determinano la rovina. Tutto in un piccolo centro, negli albori della novella democrazia, nel nostro fragile borgo natio, a Racalmuto, quello senza fronzoli letterari, senza sublimazioni parrocchiali. Ci piace tanto questa Racalmuto fragile, nevrotica, dimessa; maniaca, suggestiva, normale che pennella un grande della penna castigata colta limata scorrevole narrante di questo grande racalmutese di questo maestro del saper narrare Calogero Restivo. Calogero Restivo è un uomo di scuola EMIGRATO a 14 anni sia pure nel nisseno o nel catanese e comunque non inquinato da quella falsa cultura, arrogante. saccente, ripetitiva, insulsa, racalmerese che oggi tanto ci angustia, ci indispettisce, ci annoia, ci frastorna. Una cultura - quella - epigonale secreta dalla figliolina selvatica del melanconico nichilista albero nocino. Vi si contrappone questo autentico figlio della trepida civiltà contadina racalmutese che è il professore Calogero Restivo, docente emerito nelle terre del Verga, sicilianissimo dunque, senza germaniche intrusioni pirandelliane o toscanismi rondisti, lasciando da parte gli ipotattici inquinamenti dei locali della terra della ragione che svolazzano nel nulla credendosi persino poeti sommi o narratori d'avanguardia. Adamantino, melamconico, virilmente romantico Calogero Restivo ha stile, musicalità, ispirazione, tattilità da sapido narratore, da ammaliante rievocatore di tempi modi uomini miserie e gioie di un piccolo non dimenticato mondo antico. Ci avvince senza violentarci, ci trasporta live, melodicamente nei nostri ancestrali meandri della memoria, forse quella preistorica, non ancora inquinata da questo nuovo mondo millenario che rigurgita corrotti valori del millennio scorso rifiutati dall'incipiente novello millennio brancolante nel nulla creativo, sulle macerie del tutto antico, rinnegato. Calogero Restivo è forse un conservatore, non rinnega quanto del passato donnette cerebrali dichiarano magari retrogrado. Vi è la vivifica malinconia del ricordo che trasla l'antico nel nuovo con continuità che sa di miracolo. La Racalmuto di oggi, turbolenta, occidua, dall'avvenire isterilito, dall'orizzonte fugato, dalle miniere chiuse, dalle guerre neglette, dalle case collabenti, dalle dicerie frastornanti, dalla letteratura instristita, dal premio a Grassonelli, dalla cinematografia esausta, ha una sua voce narrante solo in questo esule dal nome e cognome priscamente indigeno: Calogero Restivo. Apprezziamolo, riscopriamolo, plaudiamolo, ringraziamolo. Il fascino della memoria (ricordo di Leonardo Sciascia) Calogero Restivo Festeggiavo i miei nove anni e finivo di frequentare la terza elementare. Sono tanti, nove anni, per un ragazzo che è troppo alto per la sua età, non è ripetente ma in ritardo con gli obblighi scolastici. L’ultimo banco, per gli spilungoni come me, è vissuto come una punizione. Lontana la cattedra, vista dall’ultimo banco, lontana la lavagna. Il maestro, nella sua passeggiata tra i banchi, si ferma sempre tra il terzo e quarto posto della fila, dà un’occhiata circolare, un colpo di bacchetta (leggero) sul banco per tramettere autorità e poi torna in cattedra. Negli ultimi banchi, si sonnecchia, si possono leggere le avventure di Tom Mix, il giornaletto nascosto in mezzo al libro, ma si può essere scoperti se questo accade durante la lettura in classe e ti si chiede di continuare a leggere dal punto in cui si è fermato il compagno. In questo caso il maestro ti chiama presso di se per farti la ramanzina e poi ti mette in castigo, dietro la lavagna. Così andavano le cose ai miei tempi. Tutte queste cose mi si presentarono alla mente una sera di fine giugno che avevo finito l’ennesimo ripasso delle ultime avventure di Tex Willer e non avevo altro da leggere. Quella sera sono andato ad incontrare mio padre, che rientrava dal lavoro, al ponte Canale, appena fuori dal paese. Si preoccupò, vedendomi, temendo una brutta notizia. Gli dissi semplicemente e velocemente: “L’anno prossimo voglio andare in quinta”. A sera sentivo che ne parlava con mia madre. Passarono alcuni giorni, io facendo lo sciopero del silenzio e quasi della fame che, essendo mingherlino, per mia madre era una cosa grave.La mattina della domenica seguente mio padre mi chiamò “Andiamo dalla maestra Taibi” mi disse. Era, la maestra, una vecchia zitella senza età di cui tutti i ragazzi nutrivano un certo timore reverenziale. Nelle giornate di vento forte, noi ragazzi, vedendola passare, aspettavamo con un certo cinismo che la parrucca le volasse via, ma lei, conscia del pericolo, con una mano teneva la borsa e l’ombrello e con l’altra la parrucca. Mio padre le espose il caso ed era visibilmente impacciato e nervoso. Era un lavoratore, rigoroso nel rispetto dell’autorità che chiamava “legge”; aveva poche certezze ma certe: dopo la notte viene il giorno e dopo il quattro viene il cinque e così di seguito. Non capiva la mia richiesta ma l’assecondava. La maestra ci pensò su qualche minuto ed alla fine sentenziò: “Si può fare”. Stabilirono che avrei studiato durante l’estate e lei stessa mi avrebbe aiutato a preparare gli esami di settembre.Così iniziò un’ estate fatta di andata e ritorno dal Serrone, dove la maestra aveva una casa in campagna, e la sera a studiare e fare i compiti. Finalmente il giorno degli esami: tre maestri dietro il tavolo a fare domande ed io di fronte, come un accusato, a rispondere. Uno di quei maestri si chiamava Leonardo Sciascia. Ero preoccupato e spaventato ma l’interrogazione è andata bene e sono stato promosso. Dopo qualche giorno iniziava il nuovo anno scolastico. Il plesso scolastico detto “La Palma” consta di due edifici perfettamente uguali; in quello di sinistra vi sono (vi erano) le aule maschili ed in quello di destra quelle femminili, tranne due: una, quella d’angolo, era quella del maestro (allora si diceva professore) Sciascia , l’altra di un maestro di cui non ricordo il cognome. I miei compagni non capivano perchè andavo verso l’edificio di destra quando l’aula della quarta era a sinistra; mi chiamavano, mi prendevano un po’ in giro ma andai a destra, nell’aula del maestro Sciascia che faceva la quinta. Per tutto il periodo della scuola media non vi furono molte occasioni di lunghe conversazioni, un saluto se ci incontravamo. Una sera, ero ospite presso un amico a Ribera, mi dissero che il professore Sciascia avrebbe tenuto una conferenza su Pirandello. Mi presentai circa un’ora prima dell’inizio della conferenza. Fummo reciprocamente contenti dell’incontro, mi fece tante domande e alla fine della conferenza l’ultimo autobus per Agrigento era partito. Il prossimo, il giorno dopo. Cercammo una macchina a noleggio, io fui ben contento di accompagnarlo e durante il viaggio parlammo di tante cose, dei miei interessi,di come andavo a scuola ecc. Ci incontrammo di nuovo solo alla vigilia degli esami di abilitazione magistrale, i miei esami di Stato. Gli manifestai i miei comuni, credo, timori sulla “riuscita” degli esami e ci lasciammo perchè , mi disse, aveva un giro di conferenze. Una sera, ed era all’incirca la metà di luglio, stavo passeggiando con degli amici, (Lui stava conversando al circolo dei “nobili”) mi fece cenno di sedermi accanto a se e mi disse: “Accomodati, collega”. Ero felice, lo ringraziai caldamente perchè significava che avevo superato gli esami e me lo stava comunicando. Dopo di allora ci siamo visti spesso ma erano solo incontri occasionali. Parlavamo di poesia, mi dava consigli, mi suggeriva delle letture, mi prestava dei libri che riteneva adatti. Parlavamo anche di (gialli) e di Pasolini, mi consigliava di leggere le sue opere,ne esaltava lo stile e la sobrietà. Gli diedi da leggere delle mie poesie che allora mi sembravano dei capolavori ed erano delle semplici esercitazioni. Alcune in seguito ebbero la sua approvazione, mi disse che potevano essere pubblicate nella rivista che allora dirigeva, ma non se ne fece niente perché sono partito per fare il militare e ci perdemmo di vista. Nel frattempo era diventata di dominio pubblico la sua grandezza, era uscito “Il Giorno della Civetta” ed io dovevo occuparmi di risolvere i problemi della vita di tutti i giorni e le soluzioni mi portavano ben lontano dalla poesia. Da allora, più nessuno incontro, mi limitavo a leggere i libri che scriveva, le interviste che rilasciava, le notizie che riportavano i giornali. Era un modo di ritrovarsi. Era un dialogo fra amici in cui le parole non servono.
Ricevo, o debbo scusarmi perchè prima mi è sfuggita, la prefazione ai racconti che anche e grazie alle tue parole, spero che diventi un libro. Non so come tu vuoi procedere, per me, in crescendo di elogi che spero di potermi meritare, presentano in maniera egregia questi racconti legati alla memoria di una Racalmuto che era e sono certo, meglio che adesso non c'è. Mi scuso per prima, per me, se tu seti d'accordo, è una prefazione finita, da stampare e forse in qualche punto collegare. Sei d'accordo? mi piace sentire il tuo pensiero e da parte mia, piena e totale soddisfazione, un abbraccio
Il poeta del meriggio. Questo pomeriggio di ritorno da Santa Lucia ho la gradita sorpresa di trovare nella cassetta della posta due splendide raccolte di poesie del mio amico compaesano e artista Calogero Restivo- Con un’accattivante copertina il DAL MARE CHE NON C’E. Pensoso e semiesotico il “mas alla del horizonte”. Prefazionato dal sagace e raffinato prof. Carbone il primo volumetto ( e ciò mi esime da ogni ulteriore chiosa data la valentia del commentatore poeta e letterato d Racalmuto)- Del secondo credo di avere già scritto qualcosa. Intanto mi soffermo su questa agile, onirica, misteriosa allusiva piéce su gli ‘UCCELLI ESOTICI’- A mo’ dimostrativo, leggiamo insieme il componimento- ESOTICI UCCELLI In fondo ai viali di tigli/ v'è un grande castagno/ ed una grande voliera/ con uccelli/venuti da terre lontane. Avevano canti melodiosi/ ricordavano altri mondi/ il fruscio di foreste intricate/ e l'odore di natura selvaggia/ nel giardino d casa. Non cantano più di giorno/ e di notte/ non consumano amori. Hanno le ali tarpate. Non sapevano che la luce/ non è libertà che filtra/tra gli alberi della foresta/ e tentando liberi voli/ si ferivano a sangue. [da Oltre l'orizzonte di Calogero Restivo] Il reale e l’onirico, il sogno e il imbolo, l’incanto e il disperato annuire in immagini prelibate e scorrevoli. Lindore in una intelaiatura di sublimità espressiva. La ‘Simplicitas’ dote usuale restiviana qui è complessa visione che si deterge si assottiglia si stempera e diviene appunto poesia creatività racconto. Premiato di recente Calogero Restivo si conferma poeta idillico chiaro melodico eppure ermetico. Il soggettivismo che si fa malia celestiale, gli amori che si consumavano ed ora non più. La catarsi delle ali tarpate- La fine dell’incanto. L’immaginifico è diventato tragedia. Ecco una greca dissoluzione. Oltre c’è il nulla. La Fine. Calogero Taverna
"ACADEMIA" platonica al Circolo sciasciano della CONCORDIA di RACALMUTO Istanza pubblica al Presidente Marchese, con la presente La prego di iniziare questo primo anno accademico al Circolo Unione con una serie d'incontri di taglio culturale, non letterario ma storico e didattico; a mo’ di sintetico programma suggerirei: - un convegno tra gli appassionati di storia locale per una rivisitazione della figura, invero controversa, del comm. di san Lazzaro e San Patrizio Ettore Messana Racalmutese, che ha contraddistinto tre momenti storici d’Italia: quella nittiana, quella mussoliniana e quella degasperiana.; - la celebrazione di una sorta di Primavera Racalmutese con l'inaugurazione di una fototeca con cartigli illustrativi della flora racalmutese di origine sicana; - lectio magistralis del prof. Salvo Messana indagatrice dell’evoluzione della lingua latina da Virgilio all’uso medioevale e brachigrafico di cui all'investigando archivio parrocchiale della Matrice di Racalmuto; - lectio magisralis della dott.ssa Elide Ferraro sull'adattamento dell'inglese scespiriano alle esigenze della Banca d'Italia per rapporti come quello del Cantarella sul Monte dei Paschi di Siena cui far seguire un dibattito su momento complesso e drammatico della presente crisi bancaria che ci sta travolgendo tutti, anche noi di Racalmuto; - retablo pittorico illustrativo nel moderno linguaggio astratto persino pollokiano dell’obliato sacrificio dei 32 "dispersi in guerra" di nostri umili figli del popolo racalmutese nella guerra del 1915-1918: convegno e commemorazione musicale del maestro Beppe Bruno; - parallelo tra historia Ecclesiae Deliae et historia ecclesiae Racalmuti nella rievocazione di Padre Giuseppe Adamo di Delia e di Calogero Taverna di Racalmuto - Gemellaggio tra la onlus di patronato comunale “Ecclesia” e il glorioso circolo Sciasciano “Concordia”, il nostro Circolo Unione, inaugurante la diffusione on on line dell'intero archivio parrocchiale della Matrice. Accademia di Atene Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Vai a: navigazione, ricerca bussola Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Accademia di Atene (disambigua). Coordinate: 37°59′33″N 23°42′29″E / 37.9925°N 23.708056°E37.9925; 23.708056 (Mappa) La scuola di Atene, dipinto di Raffaello Sanzio Accademia (in greco: Ἀκαδήμεια) fu il nome con il quale fu conosciuta la scuola fondata da Platone ad Atene. L'Accademia, fondata nel 387 a.C., esistette, seppur attraverso varie fasi, fino a dopo la morte di Filone di Larissa. Anche se vari filosofi continuarono ad insegnare la filosofia platonica ad Atene in epoca romana, fu solo all'inizio del V secolo che una nuova scuola venne fondata come centro del neoplatonismo, per essere chiusa definitivamente dall'imperatore Giustiniano nel 529. L'Accademia rappresentò per tutta l'età antica il simbolo della filosofia platonica e ancora Plutarco, in piena età imperiale, definiva se stesso e i pensatori che come lui si rifacevano a Platone come "accademici" (akademikoi). Indice [nascondi] •1 Sito •2 Origini dell'Accademia •3 Sviluppo dell'Accademia ellenistica •4 La Scuola neoplatonica •5 Accademia platonica di Firenze •6 Note •7 Bibliografia •8 Altri progetti Sito[modifica | modifica wikitesto] Mappa dell'antica Atene. L'Accademia è a nord della città. Prima che l'Accademia fosse una scuola e prima che Cimone la perimetrasse con un muro[1], essa racchiudeva un boschetto sacro di alberi di ulivo dedicato ad Atena, la dea della saggezza, fuori dalle mura cittadine dell'antica Atene[2]. In passato il luogo era noto come Hekademia (in greco: Ἑκαδήμεια), poi mutatosi, in epoca classica, in Accademia, dal nome dell'eroe ateniese Academo. Origini dell'Accademia[modifica | modifica wikitesto] Il nome deriva da quello di un bosco situato a nord ovest di Atene dedicato all'eroe Academo (Akademos), dove sorgeva un ginnasio circondato dalle mura di Ippia e ornato dagli alberi di Cimone. Platone discorre con i suoi discepoli nell'Accademia Nelle sue vicinanze, secondo la tradizione, nel 387 a.C. Platone acquistò un fondo dopo il suo primo viaggio in Sicilia (dove era stato ridotto in schiavitù), e con il denaro raccolto per il suo riscatto vi stabilì la sede delle riunioni dei suoi discepoli dando così inizio alla celebre scuola filosofica. Tale scuola era caratterizzata da una vita in comune tra maestro e discepoli. Sul piano giuridico essa era un'associazione religiosa, dedita al culto di Apollo e delle Muse. Platone fu scolarca dell'Accademia dalla sua fondazione. All'interno della scuola egli insegnò alcune dottrine che, a quanto ne riferisce Aristotele, differivano da quelle contenute nei suoi dialoghi, ed erano più profondamente influenzate dal pitagorismo. L'accademia fu uno dei centri di formazione dei giovani di buona famiglia ateniesi e stranieri. Per questo essa fu in diretta concorrenza sia con l'insegnamento dei sofisti sia con altri istituti come la scuola fondata dal retore Isocrate e più tardi il Liceo fondato da Aristotele. Sviluppo dell'Accademia ellenistica[modifica | modifica wikitesto] Tradizionalmente, si distingue in diverse fasi lo sviluppo della scuola. Tra gli antichi, Diogene Laerzio parla di cinque diverse "Accademie", a partire dallo scolarcato di Platone fino ad arrivare a Filone, al termine dell'Ellenismo; Cicerone invece distingue semplicemente un'accademia antica dalla "nuova accademia" di Carneade e Filone. Mentre a quanto sembra gli immediati successori di Platone, Speusippo e Senocrate, proseguirono l'insegnamento del fondatore senza apportare innovazioni di rilievo, una vera svolta si ebbe con lo scolarcato di Arcesilao. Arcesilao inaugurò il nuovo corso del platonismo ellenistico: a partire da lui, fino al primo secolo, il platonismo venne guardato innanzitutto come una filosofia scettica. La svolta scettica fu probabilmente influenzata dalla polemica che Arcesilao inaugurò contro il dogmatismo della dottrina stoica, che veniva allora insegnata ad Atene da Zenone di Cizio. Anche i successori di Arcesilao - in particolare Carneade - proseguirono sia lo sviluppo scettico del platonismo sia la polemica con lo stoicismo, fino al I secolo d.C. Filone di Larissa, in quest'epoca, iniziò una revisione delle posizioni dei suoi predecessori, puntando verso un approccio più sincretico con le altre scuole di pensiero ellenistiche, in reazione agli orientamenti scettici; il più famoso allievo di Filone, Antioco di Ascalona, ruppe del tutto con l'insegnamento dei predecessori, e con l'Accademia di Atene, fondando una nuova scuola in Egitto, e dando del platonismo una interpretazione che tendeva a trasformarlo in un sistema dogmatico con molti punti di contatto più che di polemica con lo stoicismo. La Scuola neoplatonica[modifica | modifica wikitesto] Alla fine del IV secolo d.C. Plutarco di Atene fondò nella sua città una nuova scuola, basata sulle dottrine neoplatoniche elaborate da Plotino, Porfirio e Giamblico, ove esercitarono il loro magistero filosofi come Siriano, e Proclo. La scuola venne ben presto osteggiata dai cristiani[senza fonte] che la vedevano come un pericolo rispetto alla supremazia morale e politica della loro religione[senza fonte] visto che i suoi insegnanti ed i suoi studenti erano in larghissima maggioranza ancora pagani[senza fonte]. Ciò causò la chiusura[senza fonte] decretata nel 529 dall'Imperatore bizantino Giustiniano. A causa delle persecuzioni dei cristiani[senza fonte] un gruppo di sette filosofi, che comprendeva l'ultimo scolarca, Damascio, dovette fuggire esule in Persia, presso il re Cosroe I, e cercò di rifondare in oriente una nuova scuola platonica, ma senza successo.
Seppellendo i contrasti precedenti, specie ora che il grande giornalista Casarrubea è morto invito la validissima giornalista la signora CERNIGOI a partecipare a Racalmuto presso il glorioso circolo unione (il circolo della concordia di Leonardo Sciascia nelle Parrocchie di Regalpetra) per una rivisitazione della figura complessa e inquietante del questore Ettore Messana di Racalmuto. L’incontra tra studiosi, microstorici avvocati e figure accademiche si terrà il giorno 16 gennaio 2016 presso il CIRCOLO UNIONE del Presidente ing. Francesco Marchese , in via Rapisardi, 1 92020 RACALMUTO. Moderatore: dottore Luciano Carruba; speaker: dottore Salvatore Picone; accusa: avvocato Gigi Restivo; difesa: ispettore dottore Calogero Taverna: giudice: il sindaco avvocato di cassazione Emilio Messana. Assisterà il sindaco di Riesi in relazione all’eccidio antisindacale dell’Ottobre 1919;0 si invita il sindaco di Lubiana per le vicende del 1941-42. Non mancheranno gli storici dell’Università di Palermo specie per le vicende del bandito Giuliano, del bandito fra Diavolo di Trapani e dell’eccidio di Portella delle Ginestre. Al momento si è in attesa di qualificanti partecipazioni per un dibattito sereno ma serrato, avalutativo secondo i canoni weberiani. Calogero Taverna
Il libro , con il titolo Sotto il cielo di Cataripò è quasi pronto, gli ultimo dettagli e potrà andare in stampa fra qualche giorno. Tu in questo periodo dove sei? Dove vuoi che ti spedisca il libro? Tanti complimenti per la tua attività senza sosta che seguo, con attenzione . Un cordialissimo abbraccio Lillo Restivo. N.B Il libro contiene una sorpresa che spero ti piacerà.
La spedizione dei linri è molto lenta. Credo che si potrebbe aspettare. Del resto in Aprile sarò a Racalmuto. Spero di organizzare la presentaione del tuo libro al Circolo Unione. Forse ti ci potresti anche scrivere come socio con dimora precaria. Inoltre vorrò conattare Gaspare Agnello per vedeere se si possa inserire nelprimio letterario Racalmari Leonardo Sciascia ammesso che esista ancora).
Intanto rispedisco un'altra copia domani così che quando ci incontriamo avrai letto tutti i racconti e a parte questo ritengo che ci sia il piacere di vederlo in mano il libro che in qualche maniera si è contribuito a scrivere. Per il resto per me va tutto bene, solo fammi sapere. Un abbraccio cordiale.
Non ti sento da quando mi avevi comunicato che saresti stato a Racalmuto e che avevi in mente un incontro con l'autore che da parte mia era gradito. Se stai male mi dispiace e spero che al più presto ne possa uscire fuori. Da parte mia io credo nell'amicizia, ne ho pochi, forse per mia carene ma a quelle che ho credo e sono pronto a dare l'anima. Se qualche mia gesto o altro può aver turbato il rapporto mi dispiace e chiedo scusa, se altro non credo di esserne a conoscenza e quindi responsabile. Un cordialissimo abbraccio e i sensi della mia stima.
L'incontro di cui sopra l'avevo pensato e voluto io e come era stato pensato era soddisfacente per tutti: per me un ritrovarsi fra amici del passato e gli amici che avevano ed fanno creduto nel mio lavoro a fare da ponte. Riducendo tempi e quant'altro comprese le persone forse per fare posto d alti interventi l'incontro come era stato pensato e preparato non era più quello e ho preferito farne a meno. Questo è tutto, nessun nome, nessuna accusa, solo un'incontro che non avviene. Intatta amicizia, stima e cordialità Lillo Restivo
Dopo di avere effettuato tutti i chiarimenti ed aver ricevuto da parte del presidente che tutto avverrà come previsto, ti comunico che viene confermato l'incontro per io 10 di settembre . Ti chiedo scusa e faccio appello alla nostra amicizia affinchè questa brutta parentesi venga cancellata. Ci vediamo a Racalmuto
Appena ricevuta la email con la locandina mi sono premurato a metterla sul tutto diario. Penso che l'hai letta e che tutto precede secondo quanto stabilito.Spero che in quella sera e in quella occasione si possa parlare di poesia e prosa e di nient'altro dando un taglio netto alle incomprensioni, un piacevole modo di ritrovarci libero il pensiero ed il giudizio sul mio lavoro. accettabili eventuali critiche che son il vero pane per chi si pone come scrittore o poeta. Riceviti un cordialissimo abbraccio.
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