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sabato 17 settembre 2016

Ettore Messana

 

Ma chi era poi codesto Ricciardelli che riempì di sapido sogghigno annuente la Cernigoi allorché poté (o credette di potere) fornire al famelico denigratore Cassarrubea la prova provata della 'pravità' del Messana?

 

Un povero guitto. infame tenutario della 'politica' presso la questura fascista della Trieste mussoliniana. 

 

La stampa cattolica dell'Irpinia sotto l'egida del duo DC De Mita-Mancino, quello dell'attuale processo antimafia di Palermo, a proposito di tal De Luca, lo santifica.

Uomo Giusto, Vir iustus lo proclamano in Irpinia sua terra natia. E perché? perché sarebbe finito a Dakau ".

"Feliciano Ricciardelli fu capo dell’Ufficio Politico della Questura di Trieste mentre Palatucci era capo dell’Ufficio Stranieri della Questura di Fiume. Collaborò con quest’ultimo per mettere in salvo centinaia di perseguitati dal regime. Fu arrestato e deportato nel campo di concentramento di Dachau da cui riuscì a salvarsi. La manifestazione trae spunto dal libro “Capuozzo accontenta questo ragazzo. La vita di Giovanni Palatucci” di Angelo Picariello che considera Ricciardelli «...un eroe più anziano ed esperto, mosso dalle stesse motivazioni umanitarie e cristiane. Con lui più volte si confronta sul come muoversi per il bene di questi perseguitati, aggirando le leggi e i controlli dei superiori più intransigenti…». Attraverso l’esempio del Montemaranese Ricciardelli si celebreranno i 150 anni dell’unità d’Italia evidenziando il ruolo di chi, con la propria opera, ha reso grande la nazione. I partecipanti rifletteranno anche su cosa significhi, oggi, servire la Patria nei suoi vari aspetti." 

Chiaro, lampante: lui a Dachau ci finì non certo per avere aiutato gli ebrei, ma per avere raggirato gli ebrei. Contenta infatti la Gestapu lo liberò subito e lo restituì alla Questura di Trieste per tornare a fare lo spione a pro' del truce regime fasci-nazista prima e repubblichino dopo. Dal giugno del '42 all'Ottobre del '43, finisce sotto l'imperio dell'Ispettore Generale di P.S. gr. uff. dottore Ettore Messana che - assodato -  non ha l' ANIMO DEL FASCISTA.

Feliciano Ricciardelli non  sa nulla dell'anno di fuoco che Ettore Messana dovette passare a Lubiana. Conosce solo qualche diceria da caserma. Che ne sa del perché Ettore Messana viene trasferito da Lubiana a Trieste. Intuisce che si tratta di punizione. Ma perché punito non lo sa. Crede per marachelle come quelle che lui combinava. Magari per avere ecceduto nello spillare soldi e beni agli ebrei. Ed invece sappiamo che fu per ben altro, perché non avendo l'animo del fascista non fu solerte nelle indagini volute dai tedeschi contro Tom Tomsic, perché subito in contrasto con il federale fascista Grazioli che prima lo volle per la sua alta moralità (era stato bruciato come questore di Palermo il Messana perché eccessivamente onesto e ostico alla mafia fascista sedente a Sutera), perché non accettava i metodi feroci dell' esercito fascista e per le altre tante gravi ragioni che abbiamo riscontrato studiando carte e ponderate ricerche come quelle di Teodoro Sala o come quelle pubblicate dallo Stato Maggiore Repubblicano. Indubitabili. 

 

Ma perché mai il 'giusto' Feliciano Ricciardelli ordisce quell'infame libello calunniatore avverso il Messana?

La ragione ce la dispiega tutta Senise. 

Messana incolpevole, la Cernigoi calunniatrice
 
 
In questo libro di memorie del Senise, di recente ristampato da Mursia. alle pagine 142- 143, che qui stralciamo, vi è la prova lampante che nel fascicolo personale di Ettore Messana, sinora non ostenso dal Ministero degli Interni, non vi è nulla che possa avvalorare le malevolenze e le calunnie dei detrattori professionisti del Grande Racalmutese Ettore Messana. 
 
Senise aveva sotto mano quotidianamente il fascicolo Messana. Lo conosceva a menadito. Il malevolo Ricciardelli vorrebbe far credere che Senise avesse pessima opinione di Messana; Senise invece ricorda un integerrimo dirigente della polizia, lo definisce 'bravo questore di Trieste' e per nostra fortuna aggiunge che "proprio non aveva l'animo del fascista". Sorprende come il COCO che vorrebbe passare per storico serio distorca il limpido senso del giudizio del Senise in quello che faziosamente scrive per o su Malgrado Tutto.  Il Senise poi  descrive il ruolo del Messana nel preparare l'elenco di tutta la pletora di gerarchi e gerarchetti triestini da arrestare appena si sarebbe attuata la caduta del regime fascista: vi finiscono "tutti i gerarchi a cominciare dal suo [di Trieste] prefetto Tamburini e senza  omettere nessuno dei capoccia che deliziavano la provincia" e noi ci giureremmo che vi finì quell'uomo 'giusto' a nome Feliciano Ricciardelli  e da qui l'odio per Messana che sfociò in quel laido pamphlet che naturalmente fu presto bloccato nella stessa Trieste e mai giunse a Roma.
 
Ed ecco a quale fonte 'storica' si attacca la Cernigoi per perpetrare quello post tanto calunniatore e dileggiante del Messana che continua a chiamare sino nei giorni scorsi "impresentabile", mentre è lei ad essere impresentabile.
 
Se poi si volesse infamare il Messana come agente dell'Ovra, amico di Gueli, ed altro interviene il Defrancesco che candidamente, non accorgendosi che così le sue rabbiose tesi colpevoliste contro il Messana andavano in fumo, trascrive a pie' pari questo passo elogiativo e discolpante che riguarda il Messana.
 
Lo stralcio da un documento autorevole che il Defrancesco, meritevolmente, ebbe a rintracciare negli archivi di Stato limitandosi però  a dire che si tratta di "lettera anonima indirizzata a Mussolini":
' ... quando il Mormino [il noto senatore fascista di Sutera n.d.r.] fu chiamato da voi come capo di gabinetto il questore di Palermo era già stato nominato nella persona di Giuseppe Messana [e qui forse il Defrancesco ha creduto che si trattasse non del nostro Ettore  ma di altri, senonché le mie ricerche anagrafiche chiariscono che Giuseppe fu il secondo nome di Ettore e penso che al questore quell'Ettore che richiamava alla memoria un triste suicidio di famiglia non gli andasse a genio, n.d.r. FUNZIONARIO DI VALORE sacrificato dal Mormino  per dar posto al Lauricella suo fiduciario e milionario che è a tuttora e rimarrà Questore di Palermo e esponente della cricca Mormino, separatista ed accaparratrice".
 
Dunque il Messana non era nulla di tutto questo e intanto non stava  in Sicilia in contiguità con la novella mafia post-Mori ma come ci informa il pur ostile parente Eugenio Napoleone Messana se ne stava come vice questore a Bolzano, proteggendo e facendo a suo rischio emigrare l'anarchico socialista racalmutese Picone Chiodo.
 
Il Senise poi ha tanta stima di questo suo subalterno da indurlo ad inconsuete atti di generosità: "Quando al bravo [ripete] Messana,  siccome dopo tutto quello che era avvenuto non era prudente lasciarlo a Trieste, lo trasferii a Bologna, residenza assai ambita  e di suo gradimento, non senza aver prima sottoposto il provvedimento alla preventiva approvazione del capo del governo."
Ecco perché il dispaccio telegrafico di trasferimento è tanto asettico e sbrigativo; le malignità del Ricciardelli che hanno mandato in  brodo di giuggiole e la Cernigoi e il suo Pigmalione Casarrubea sono semplicemente delle fandonie calunniatrici.
 
Calogero Taverna
 
 
 

   

sabato 21 marzo 2015


Il Ricciardelli e il Questore Messana

PERCHE' SI SAPPIA: il Ricciardelli fu un questurino della Politica di Trieste durante il fascismo. Il dottor Messana, inviso a fascisti,  tedeschi e militari a Lubiana nel 1942 (giugno) deve abbandonare la direzione di quella Questura. Promosso Ispettottore Generale di PS viene parcheggiato in subordine a Trieste. Destinazione Bologna: ma lì non lo vogliono perché considerato molto morbido (altro che criminale di guerra). Si costituisce la RSI e Messana lascia la questura di Trieste, ci rimette lo stipendio, e si nasconde a Roma, oltre Tevere, sino all'entrata degli Alleati (aprile 1944). Subito viene acquisito all'alto Ufficio ed ad altissimi incarichi fiduciari, naturalmente d'accordo con gli alleati che poi a sentire Cernigoi, con l'avallo di Casarrubea l'avrebbero ricercato come sospetto criminale di guerra peraltro latitante (scemenze!). Trieste diviene territorio libero. Il Ricciardelli passa al servizio di questo strano organismo, scisso per ora dall'Italia. Arriva a Trieste quella che oggi si direbbe una Rogatoria. Chi era Messana? Al Ricciardelli che ovviamente era stato snobbato dal Messana non sembra vero di abbandonarsi alle insinuazioni, cattiverie, maldicenze contro quello che era stato un suo odiato superiore. Dopo, Trieste si congiunge con l'Italia. Ricciardelli avrà dovuto camuffarsi ben bene per non farsi scoprire da Messana, ormai onnoìipotente collaboratore di De Gasperi. Pare che ci sia riuscito. Solo dopo che tutti sono morti la Cernigoi, goriziana, diviene fiduciaria di ex funzionari triestini che le passano un rapporto mai giunto a Roma, almeno alla SIS, e comunque mai degnato di una qualche attenzione. Se ora Cernigoi e Casarrubea ne fanno il loro vangelo per le accuse a Messana, gatta ci cova. Malgrado Tutto in questa bagarre che c'entra? Che interesse ha ad inquinarsi pur esso, oltretutto per una gratuita denigrazione di un rispettato personaggio racalmutese?
18 giugno 17.40.45

Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo meschinello detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato suo superiore e che certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si fu di di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Riportiamo giù locandine manifesti e e dicerie elogiative ma non c'era molto da addurre a lode omaggiante. Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto singolare per uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto del  reparto politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti di sospetti e dispetti a base di "corre voce", "si dice", "non poteva non sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana. E quando le scrive queste cose? quando ancora modesto funzionarietto di questura, relegato ad una insignificante periferia, nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di sìStato, nientemeno l'on. Alcide De Gasperi. E quell'insignificante rapportino finisce obliato e trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è tanto vero che Roma repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca.
 
lunedì 12 settembre 2011 Ricciardelli, l'amico e collega di Palatucci che finì a Dachau https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghS7wgIJ8SelmWpQ1JeFZnYBiyMXsvlml9dCaBsTvrJ1gIaAoBzk8Q7CtH8aswFe7U2D5sbfra7tmnpy7joMDd0g6PBimRKIVv-kTD4C_6dxxY5fuUUJuisEsIH2DdxSn7Xy8fuqeQgElA/s1600/ricciardelli.jpg L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal titolo: “Servire la Patria. L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo Giusto: dott. Feliciano Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre alle ore 18:00 presso l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano. Collega, amico e confidente di Giovanni Palatucci, Feliciano Ricciardelli fu capo dell’Ufficio Politico della Questura di Trieste mentre Palatucci era capo dell’Ufficio Stranieri della Questura di Fiume. Collaborò con quest’ultimo per mettere in salvo centinaia di perseguitati dal regime. Fu arrestato e deportato nel campo di concentramento di Dachau da cui riuscì a salvarsi. La manifestazione trae spunto dal libro “Capuozzo accontenta questo ragazzo. La vita di Giovanni Palatucci” di Angelo Picariello che considera Ricciardelli «...un eroe più anziano ed esperto, mosso dalle stesse motivazioni umanitarie e cristiane. Con lui più volte si confronta sul come muoversi per il bene di questi perseguitati, aggirando le leggi e i controlli dei superiori più intransigenti…». Attraverso l’esempio del Montemaranese Ricciardelli si celebreranno i 150 anni dell’unità d’Italia evidenziando il ruolo di chi, con la propria opera, ha reso grande la nazione. I partecipanti rifletteranno anche su cosa significhi, oggi, servire la Patria nei suoi vari aspetti. Al dibattito interverranno, oltre al Presidente di Amo Montemarano, Beniamino Palmieri, l’autore del libro, nonchè giornalista di Avvenire, Angelo Picariello, Raffaele Ricciardelli, figlio del dott. Ricciardelli, il Questore di Avellino Sergio Bracco. Gli interventi verranno conclusi dal senatore Nicola Mancino, già Vice Presidente del CSM, Presidente del Senato e Ministro dell’Interno. Pubblicato da Mario Avagliano a 15:02 http://img1.blogblog.com/img/icon18_email.gifhttp://img2.blogblog.com/img/icon18_edit_allbkg.gif Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su Pinterest ------------------- Ma ecco cosa scriveva ancora il Ricciardelli: “Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che promettevaloro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui aveva ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad affettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo. Ma anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici, responsabili di attività antifascista molto limitata. In proposito, si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la sua malvagità d’animo: In una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente, per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista, con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione della città ai primi di maggio u. s.) Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente la locale commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in modo particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve entità per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini, presidente della commissione stessa.[3] gli italiani uccidono 15 uomini e donne a Brdo presso Lubiana. Le vittimesi trovano al cimitero di Vic Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce. Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato dimissionario d’ufficio”. [4] * Di tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO. Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo documento che per di più potrebbe risultare persino apocrifo si macchia a mio avviso di diffamazione calunniatrice. Certamente non fa storia.


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Postato da Blogger su Contra Omnia Racalmuto il 9/17/2016 01:34:00 AM

Senise discolpa Messana. Anche Defrancesco finisce con comprovare l'integrità etica e sociale di Messana

 

Ma chi era poi codesto Ricciardelli che riempì di sapido sogghigno annuente la Cernigoi allorché poté (o credette di potere) fornire al famelico denigratore Cassarrubea la prova provata della 'pravità' del Messana?

 

Un povero guitto. infame tenutario della 'politica' presso la questura fascista della Trieste mussoliniana. 

 

La stampa cattolica dell'Irpinia sotto l'egida del duo DC De Mita-Mancino, quello dell'attuale processo antimafia di Palermo, a proposito di tal De Luca, lo santifica.

Uomo Giusto, Vir iustus lo proclamano in Irpinia sua terra natia. E perché? perché sarebbe finito a Dakau ".

"Feliciano Ricciardelli fu capo dell’Ufficio Politico della Questura di Trieste mentre Palatucci era capo dell’Ufficio Stranieri della Questura di Fiume. Collaborò con quest’ultimo per mettere in salvo centinaia di perseguitati dal regime. Fu arrestato e deportato nel campo di concentramento di Dachau da cui riuscì a salvarsi. La manifestazione trae spunto dal libro “Capuozzo accontenta questo ragazzo. La vita di Giovanni Palatucci” di Angelo Picariello che considera Ricciardelli «...un eroe più anziano ed esperto, mosso dalle stesse motivazioni umanitarie e cristiane. Con lui più volte si confronta sul come muoversi per il bene di questi perseguitati, aggirando le leggi e i controlli dei superiori più intransigenti…». Attraverso l’esempio del Montemaranese Ricciardelli si celebreranno i 150 anni dell’unità d’Italia evidenziando il ruolo di chi, con la propria opera, ha reso grande la nazione. I partecipanti rifletteranno anche su cosa significhi, oggi, servire la Patria nei suoi vari aspetti." 

Chiaro, lampante: lui a Dachau ci finì non certo per avere aiutato gli ebrei, ma per avere raggirato gli ebrei. Contenta infatti la Gestapu lo liberò subito e lo restituì alla Questura di Trieste per tornare a fare lo spione a pro' del truce regime fasci-nazista prima e repubblichino dopo. Dal giugno del '42 all'Ottobre del '43, finisce sotto l'imperio dell'Ispettore Generale di P.S. gr. uff. dottore Ettore Messana che - assodato -  non ha l' ANIMO DEL FASCISTA.

Feliciano Ricciardelli non  sa nulla dell'anno di fuoco che Ettore Messana dovette passare a Lubiana. Conosce solo qualche diceria da caserma. Che ne sa del perché Ettore Messana viene trasferito da Lubiana a Trieste. Intuisce che si tratta di punizione. Ma perché punito non lo sa. Crede per marachelle come quelle che lui combinava. Magari per avere ecceduto nello spillare soldi e beni agli ebrei. Ed invece sappiamo che fu per ben altro, perché non avendo l'animo del fascista non fu solerte nelle indagini volute dai tedeschi contro Tom Tomsic, perché subito in contrasto con il federale fascista Grazioli che prima lo volle per la sua alta moralità (era stato bruciato come questore di Palermo il Messana perché eccessivamente onesto e ostico alla mafia fascista sedente a Sutera), perché non accettava i metodi feroci dell' esercito fascista e per le altre tante gravi ragioni che abbiamo riscontrato studiando carte e ponderate ricerche come quelle di Teodoro Sala o come quelle pubblicate dallo Stato Maggiore Repubblicano. Indubitabili. 

 

Ma perché mai il 'giusto' Feliciano Ricciardelli ordisce quell'infame libello calunniatore avverso il Messana?

La ragione ce la dispiega tutta Senise. 

Messana incolpevole, la Cernigoi calunniatrice
 
 
In questo libro di memorie del Senise, di recente ristampato da Mursia. alle pagine 142- 143, che qui stralciamo, vi è la prova lampante che nel fascicolo personale di Ettore Messana, sinora non ostenso dal Ministero degli Interni, non vi è nulla che possa avvalorare le malevolenze e le calunnie dei detrattori professionisti del Grande Racalmutese Ettore Messana. 
 
Senise aveva sotto mano quotidianamente il fascicolo Messana. Lo conosceva a menadito. Il malevolo Ricciardelli vorrebbe far credere che Senise avesse pessima opinione di Messana; Senise invece ricorda un integerrimo dirigente della polizia, lo definisce 'bravo questore di Trieste' e per nostra fortuna aggiunge che "proprio non aveva l'animo del fascista". Sorprende come il COCO che vorrebbe passare per storico serio distorca il limpido senso del giudizio del Senise in quello che faziosamente scrive per o su Malgrado Tutto.  Il Senise poi  descrive il ruolo del Messana nel preparare l'elenco di tutta la pletora di gerarchi e gerarchetti triestini da arrestare appena si sarebbe attuata la caduta del regime fascista: vi finiscono "tutti i gerarchi a cominciare dal suo [di Trieste] prefetto Tamburini e senza  omettere nessuno dei capoccia che deliziavano la provincia" e noi ci giureremmo che vi finì quell'uomo 'giusto' a nome Feliciano Ricciardelli  e da qui l'odio per Messana che sfociò in quel laido pamphlet che naturalmente fu presto bloccato nella stessa Trieste e mai giunse a Roma.
 
Ed ecco a quale fonte 'storica' si attacca la Cernigoi per perpetrare quello spot tanto calunniatore e dileggiante del Messana che continua a chiamare sino nei giorni scorsi "impresentabile", mentre è lei ad essere impresentabile.
 
Se poi si volesse infamare il Messana come agente dell'Ovra, amico di Gueli, ed altro interviene il Defrancesco che candidamente, non accorgendosi che così le sue rabbiose tesi colpevoliste contro il Messana andavano in fumo, trascrive a pie' pari questo passo elogiativo e discolpante che riguarda il Messana.
 
Lo stralcio da un documento autorevole che il Defrancesco, meritevolmente, ebbe a rintracciare negli archivi di Stato limitandosi però  a dire che si tratta di "lettera anonima indirizzata a Mussolini":
' ... quando il Mormino [il noto senatore fascista di Sutera n.d.r.] fu chiamato da voi come capo di gabinetto il questore di Palermo era già stato nominato nella persona di Giuseppe Messana [e qui forse il Defrancesco ha creduto che si trattasse non del nostro Ettore  ma di altri, senonché le mie ricerche anagrafiche chiariscono che Giuseppe fu il secondo nome di Ettore e penso che al questore quell'Ettore che richiamava alla memoria un triste suicidio di famiglia non gli andasse a genio, n.d.r.] , FUNZIONARIO DI VALORE sacrificato dal Mormino  per dar posto al Lauricella suo fiduciario e milionario che è a tuttora e rimarrà Questore di Palermo e esponente della cricca Mormino, separatista ed accaparratrice".
 
Dunque il Messana non era nulla di tutto questo e intanto non stava  in Sicilia in contiguità con la novella mafia post-Mori ma come ci informa il pur ostile parente Eugenio Napoleone Messana se ne stava come vice questore a Bolzano, proteggendo e facendo a suo rischio emigrare l'anarchico socialista racalmutese Picone Chiodo.
 
Il Senise poi ha tanta stima di questo suo subalterno da indurlo ad inconsuete atti di generosità: "Quando al bravo [ripete] Messana,  siccome dopo tutto quello che era avvenuto non era prudente lasciarlo a Trieste, lo trasferii a Bologna, residenza assai ambita  e di suo gradimento, non senza aver prima sottoposto il provvedimento alla preventiva approvazione del capo del governo."
Ecco perché il dispaccio telegrafico di trasferimento è tanto asettico e sbrigativo; le malignità del Ricciardelli che hanno mandato in  brodo di giuggiole e la Cernigoi e il suo Pigmalione Casarrubea sono semplicemente delle fandonie calunniatrici.
 
Calogero Taverna
 
 
 

   

sabato 21 marzo 2015


Il Ricciardelli e il Questore Messana

PERCHE' SI SAPPIA: il Ricciardelli fu un questurino della Politica di Trieste durante il fascismo. Il dottor Messana, inviso a fascisti,  tedeschi e militari a Lubiana nel 1942 (giugno) deve abbandonare la direzione di quella Questura. Promosso Ispettottore Generale di PS viene parcheggiato in subordine a Trieste. Destinazione Bologna: ma lì non lo vogliono perché considerato molto morbido (altro che criminale di guerra). Si costituisce la RSI e Messana lascia la questura di Trieste, ci rimette lo stipendio, e si nasconde a Roma, oltre Tevere, sino all'entrata degli Alleati (aprile 1944). Subito viene acquisito all'alto Ufficio ed ad altissimi incarichi fiduciari, naturalmente d'accordo con gli alleati che poi a sentire Cernigoi, con l'avallo di Casarrubea l'avrebbero ricercato come sospetto criminale di guerra peraltro latitante (scemenze!). Trieste diviene territorio libero. Il Ricciardelli passa al servizio di questo strano organismo, scisso per ora dall'Italia. Arriva a Trieste quella che oggi si direbbe una Rogatoria. Chi era Messana? Al Ricciardelli che ovviamente era stato snobbato dal Messana non sembra vero di abbandonarsi alle insinuazioni, cattiverie, maldicenze contro quello che era stato un suo odiato superiore. Dopo, Trieste si congiunge con l'Italia. Ricciardelli avrà dovuto camuffarsi ben bene per non farsi scoprire da Messana, ormai onnoìipotente collaboratore di De Gasperi. Pare che ci sia riuscito. Solo dopo che tutti sono morti la Cernigoi, goriziana, diviene fiduciaria di ex funzionari triestini che le passano un rapporto mai giunto a Roma, almeno alla SIS, e comunque mai degnato di una qualche attenzione. Se ora Cernigoi e Casarrubea ne fanno il loro vangelo per le accuse a Messana, gatta ci cova. Malgrado Tutto in questa bagarre che c'entra? Che interesse ha ad inquinarsi pur esso, oltretutto per una gratuita denigrazione di un rispettato personaggio racalmutese?
18 giugno 17.40.45

Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo meschinello detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato suo superiore e che certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si fu di di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Riportiamo giù locandine manifesti e e dicerie elogiative ma non c'era molto da addurre a lode omaggiante. Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto singolare per uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto del  reparto politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti di sospetti e dispetti a base di "corre voce", "si dice", "non poteva non sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana. E quando le scrive queste cose? quando ancora modesto funzionarietto di questura, relegato ad una insignificante periferia, nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di sìStato, nientemeno l'on. Alcide De Gasperi. E quell'insignificante rapportino finisce obliato e trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è tanto vero che Roma repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca.
 
lunedì 12 settembre 2011 Ricciardelli, l'amico e collega di Palatucci che finì a Dachau https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghS7wgIJ8SelmWpQ1JeFZnYBiyMXsvlml9dCaBsTvrJ1gIaAoBzk8Q7CtH8aswFe7U2D5sbfra7tmnpy7joMDd0g6PBimRKIVv-kTD4C_6dxxY5fuUUJuisEsIH2DdxSn7Xy8fuqeQgElA/s1600/ricciardelli.jpg L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal titolo: “Servire la Patria. L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo Giusto: dott. Feliciano Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre alle ore 18:00 presso l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano. Collega, amico e confidente di Giovanni Palatucci, Feliciano Ricciardelli fu capo dell’Ufficio Politico della Questura di Trieste mentre Palatucci era capo dell’Ufficio Stranieri della Questura di Fiume. Collaborò con quest’ultimo per mettere in salvo centinaia di perseguitati dal regime. Fu arrestato e deportato nel campo di concentramento di Dachau da cui riuscì a salvarsi. La manifestazione trae spunto dal libro “Capuozzo accontenta questo ragazzo. La vita di Giovanni Palatucci” di Angelo Picariello che considera Ricciardelli «...un eroe più anziano ed esperto, mosso dalle stesse motivazioni umanitarie e cristiane. Con lui più volte si confronta sul come muoversi per il bene di questi perseguitati, aggirando le leggi e i controlli dei superiori più intransigenti…». Attraverso l’esempio del Montemaranese Ricciardelli si celebreranno i 150 anni dell’unità d’Italia evidenziando il ruolo di chi, con la propria opera, ha reso grande la nazione. I partecipanti rifletteranno anche su cosa significhi, oggi, servire la Patria nei suoi vari aspetti. Al dibattito interverranno, oltre al Presidente di Amo Montemarano, Beniamino Palmieri, l’autore del libro, nonchè giornalista di Avvenire, Angelo Picariello, Raffaele Ricciardelli, figlio del dott. Ricciardelli, il Questore di Avellino Sergio Bracco. Gli interventi verranno conclusi dal senatore Nicola Mancino, già Vice Presidente del CSM, Presidente del Senato e Ministro dell’Interno. Pubblicato da Mario Avagliano a 15:02 http://img1.blogblog.com/img/icon18_email.gifhttp://img2.blogblog.com/img/icon18_edit_allbkg.gif Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su Pinterest ------------------- Ma ecco cosa scriveva ancora il Ricciardelli: “Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che promettevaloro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui aveva ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad affettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo. Ma anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici, responsabili di attività antifascista molto limitata. In proposito, si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la sua malvagità d’animo: In una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente, per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista, con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione della città ai primi di maggio u. s.) Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente la locale commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in modo particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve entità per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini, presidente della commissione stessa.[3] gli italiani uccidono 15 uomini e donne a Brdo presso Lubiana. Le vittimesi trovano al cimitero di Vic Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce. Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato dimissionario d’ufficio”. [4] * Di tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO. Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo documento che per di più potrebbe risultare persino apocrifo si macchia a mio avviso di diffamazione calunniatrice. Certamente non fa storia.


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Postato da Blogger su Contra Omnia Racalmuto il 9/17/2016 01:34:00 AM

Messana incolpevole, la Cernigoi calunniatrice

Messana incolpevole, la Cernigoi calunniatrice
 
 
In questo libro di memorie del Senise, di recente ristampato da Mursia. alle pagine 142- 143, che qui stralciamo, vi è la prova lampante che nel fascicolo personale di Ettore Messana, sinora non ostenso dal Ministero degli Interni, non vi è nulla che possa avvalorare le malevolenze e le calunnie dei detrattori professionisti del Grande Racalmutese Ettore Messana. 
 
Senise aveva sotto mano quotidianamente il fascicolo Messana. Lo conosceva a menadito. Il malevolo Ricciardelli vorrebbe far credere che Senise avesse pessima opinione di Messana; Senise invece ricorda un integerrimo dirigente della polizia, lo definisce 'bravo questore di Trieste' e per nostra fortuna aggiunge che "proprio non aveva l'animo del fascista". Sorprende come il COCO che vorrebbe passare per storico serio distorca il limpido senso del giudizio del Senise in quello che faziosamente scrive per o su Malgrado Tutto.  Il Senise poi  descrive il ruolo del Messana nel preparare l'elenco di tutta la pletora di gerarchi e gerarchetti triestini da arrestare appena si sarebbe attuata la caduta del regime fascista: vi finiscono "tutti i gerarchi a cominciare dal suo [di Trieste] prefetto Tamburini e senza  omettere nessuno dei capoccia che deliziavano la provincia" e noi ci giureremmo che vi finì quell'uomo 'giusto' a nome Feliciano Ricciardelli  e da qui l'odio per Messana che sfociò in quel laido pamphlet che naturalmente fu presto bloccato nella stessa Trieste e mai giunse a Roma.
 
Ed ecco a quale fonte 'storica' si attacca la Cernigoi per perpetrare quello spot tanto calunniatore e dilegginte del Messana che continua a chiamare sino nei giorni scorsi "impresentabile", mentre è lei ad essere impresentabile.
 
Se poi si volesse infamare il Messana come agente dell'Ovra, amico di Gueli, ed altro interviene il Defrancesco che candidamente, non accorgendosi che così le sue rabbiose tesi colpevoliste contro il Messana andavano in fumo, trascrive a pie' pari questo passo elogiativo e discolpante che riguarda il Messana.
 
Lo stralcio da un documento autorevole che il Defrancesco, meritevolmente, ebbe a rintracciare negli archivi di Stato limitandosi però  a dire che si tratta di "lettera anonima indirizzata a Mussolini":
' ... quando il Mormino [il noto senatore fascista di Sutera n.d.r.] fu chiamato da voi come capo di gabinetto il questore di Palermo era già stato nominato nella persona di Giuseppe Messana [e qui forse il Defrancesco ha creduto che si trattasse non del nostro Ettore  ma di altri, senonché le mie ricerche anagrafiche chiariscono che Giuseppe fu il secondo nome di Ettore e penso che al questore quell'Ettore che richiamava alla memoria un triste suicidio di famiglia non gli andasse a genio, n.d.r.] , FUNZIONARIO DI VALORE sacrificato dal Mormino  per dar posto al Lauricella suo fiduciario e milionario che è a tuttora e rimarrà Questore di Palermo e esponente della cricca Mormino, separatista ed accaparratrice".
 
Dunque il Mssana non era nulla di tutto questo e intanto non stava  in Sicilia in contiguità con la novella mafia post-Mori ma come ci informa il pur ostile parente Eugenio Napoleone Messana se ne stava come vice questore a Pordenone, proteggendo e facendo a suo rischio emigrare l'anarchico socialista racalmutese Picone Chiodo.
 
Il Senise poi ha tanta stima di questo suo subalterno da indurlo ad inconsuete atti di generosità: "Quando al bravo [ripete] Messana,  siccome dopo tutto quello che era avvenuto non era prudente lasciarlo a Trieste, lo trasferii a Bologna, residenza assai ambita  e di suo gradimento, non senza aver prima sottoposto il provvedimento alla preventiva approvazione del capo del governo."
Ecco perché il dispaccio telegrafico di trasferimento è tanto asettico e sbrigativo; le malignità del Ricciardelli che hanno mandato in  brodo di giuggiole e la Cernigoi e il suo Pigmalione Casarrubea sono semplicemente delle fandonie calunniatrici.
 
Calogero Taverna
 
 
 

Veritas

A far luce a favore del Messana ci pensa, suo malgrado Malgrado Tutto, ospitando una sedicente ricerca storica del Coco. Lasciamo stare le chiacchiere di questo giovante professore di storia e i suoi malevoli infondati giudizi. Invero reperendo un lontano testo di Carmine Senise del 1946 non può che mettere in dubbio la incollabile convinzione che il Messana fosse un fascista della prima ora. Il Senise testimonia qui che invece il Messana era considerato "come un funzionario «che proprio non aveva l’animo del fascista». "- Ma soprattutto emerge qui il feroce contrasto con il prefetto fascista e fanatico della RSI Tamburini che sta tanto a cuore a Ricciardelli il calunniatore del Messana e che fa andare in brodo di giuggiole l'ingenua Cernigoi.

A far luce a favore del Messana ci pensa,  suo malgrado Malgrado Tutto, ospitando una sedicente ricerca storica  del Coco. Lasciamo stare le chiacchiere di questo giovante professore di storia e i suoi malevoli infondati giudizi. Invero reperendo un lontano testo di Carmine Senise del 1946 non può che mettere in dubbio la incollabile convinzione che il Messana fosse un fascista della prima ora. Il Senise testimonia qui che invece il Messana era considerato "come un funzionario «che proprio non aveva l’animo del fascista». "- Ma soprattutto emerge qui il feroce contrasto con il prefetto fascista e fanatico della RSI Tamburini  che sta tanto a cuore a Ricciardelli il calunniatore del Messana e che fa andare in brodo di giuggiole l'ingenua Cernigoi.

 Curioso poi il fatto che a fregare il Messana a Lubiana è proprio il Gueli. Altro che amico suo!

 

I dubbi sul questore Ettore Messana. Fascista o antifascista?

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STORIA. Resta aperto il dibattito sul questore Ettore Messana, protagonista delle stagioni più tormentate dell’Italia e della Sicilia. Un saggio di Vittorio Coco sul numero 56/57 della rivista Storica, sul ruolo dei funzionari di polizia in Sicilia tra regime fascista e Repubblica,  dedica alcune pagine alla figura di questo poliziotto originario di Racalmuto. Su concessione dell’autore e della rivista, pubblichiamo alcuni stralci dello studio

A LUBIANA, DURANTE LA GUERRA

Ettore Messana
Ettore Messana
[…] Un periodo per noi molto interessante è quello successivo all’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale. In quel momento, infatti, esplosero definitivamente alcuni problemi che questi territori avevano posto al fascismo, insieme con le contraddizioni che i tentativi di risolverli avevano comportato. Tutto ciò determinò l’esasperazione di alcuni dei caratteri dell’apparato di repressione del regime, che possiamo ritrovare nelle vicende dei funzionari che abbiamo seguito finora.
Dopo l’attacco vittorioso dell’Asse ai danni della Jugoslavia nell’aprile del 1941, all’Italia furono attribuite la Slovenia meridionale, quasi tutta la costa dalmata, il Montenegro e il Kosovo. In particolare, la creazione della provincia di Lubiana, inglobando nel confine italiano alcuni dei principali centri del movimento di resistenza sloveno, determinava dei contraccolpi notevoli nella Venezia Giulia, esponendola all’azione delle bande partigiane slovene.
Fu per far fronte a questa situazione che il capo della Polizia, Carmine Senise, nell’aprile 1942 mandò in missione nella zona [Giuseppe] Gueli, che ormai era considerato un’autorità nel coordinamento delle forze di polizia nelle periferie.
Ciò che risulta con maggiore evidenza dalla relazione dell’ispettore e dalla sua corrispondenza successiva – poiché a partire da quel momento egli fu posto a capo di un Ispettorato generale di pubblica sicurezza per la Venezia Giulia – era una gestione caotica degli apparati che, in una continua sovrapposizione di competenze, entravano costantemente in conflitto, provocando un’incapacità di reazione a quello che veniva definito «brigantaggio politico».
Era necessaria un’immediata razionalizzazione, perché altrimenti «il prossimo avvenire, se il male non verrà convenientemente fronteggiato, ci riserva sorprese dolorose specialmente per il buon nome e per il prestigio del nostro Paese». (1)
Invece, notava Gueli a più di un anno di distanza dalla costituzione dell’Ispettorato, «una vera gara – determinata in parte da sentimento di gelosia, in parte da spirito di emulazione – si è venuta a stabilire tra i vari Corpi di Polizia e tra questi ed i molti presidi dell’Esercito». (2)
Un primo ordine di problemi era costituito infatti dalla mancanza di accordo tra le autorità civili e militari. […]
Secondo Gueli uno dei casi in cui il dissidio tra autorità civile e militare aveva prodotto i maggiori problemi era quello della provincia di Lubiana, di cui nel 1941 divenne questore Ettore Messana. Nel 1942, il generale del IX Corpo d’armata, Mario Robotti, scriveva che Messana «anziché affiancare la propria opera a quella dell’autorità militare ha assunto sempre più un atteggiamento nettamente in contrasto con qualsiasi forma di collaborazione». (3)
Il fascicolo su Ettore Messana conservato all'Archivio di Stato
Il fascicolo su Ettore Messana conservato all’Archivio di Stato
E concludeva: «Ho acquistato ormai la convinzione che si tratta di persona che per il suo speciale apprezzamento della situazione, basato su una non adatta comprensione del movimento attuale in Slovenia, non è adatto ad una carica che si deve svolgere in condizioni particolari di ambiente nel quale debbono essere bandite tutte le forme di personalismo e tutte le ingiustificate gelosie. La sua presenza – fermo restando il mio atteggiamento – incide non solo sull’armonia fra le varie autorità, ma compromette l’esito della lotta intrapresa contro il comunismo e rende il lavoro degli organi competenti difficile e pesante». (4)
Fu probabilmente anche a causa di questa durissima presa di posizione che Messana – contro il quale peraltro si stava conducendo un’inchiesta per maltrattamenti sulla popolazione slava – fu sollevato dal suo incarico a metà del 1942, passando alla questura di Trieste.

NELLA SICILIA DEL DOPOGUERRA

[…] Siamo così giunti all’altro estremo cronologico che possiamo prendere in considerazione nel nostro discorso, quello che dalla caduta del regime arriva ai primi anni della Repubblica.
[…] Nell’ottobre 1945 l’organismo tornò poi ad assumere la stessa denominazione che aveva con Gueli, Ispettorato generale di pubblica sicurezza per la Sicilia, e fu posto alle dipendenze di Ettore Messana. La scelta di un simile funzionario derivava da più motivi: indubbiamente non fu trascurata l’esperienza di inizio carriera in Sicilia, anche se a giocare il ruolo decisivo fu forse l’assimilazione del cosiddetto «brigantaggio politico» slavo, con cui Messana aveva avuto a che fare da questore di Lubiana e Trieste, con la situazione siciliana, in cui la recrudescenza del banditismo si saldava con l’emergenza separatista.
Ettore Messana
Ettore Messana
Del resto anche nell’isola si era iniziato a parlare di un «banditismo politico» – esemplare il caso di Salvatore Giuliano –, in un momento in cui, però, stavano ormai tramontando le fortune separatiste ed esso si configurava piuttosto come strumento nelle mani dei gruppi conservatori per acquistare peso all’interno dei nuovi equilibri di cui era al centro la Democrazia cristiana. Messana arrivava a quest’incarico dopo il recentissimo proscioglimento da parte della commissione di I grado per l’epurazione della pubblica amministrazione dall’accusa di «faziosità fascista». (5)
In particolare deponevano a suo favore i contrasti che, da questore di Trieste, aveva avuto con la Federazione fascista e con il prefetto Tamburini, per cui fu sospeso dal suo incarico dalle autorità della Repubblica di Salò e costretto a darsi poi alla latitanza per alcuni mesi. La vicenda ci viene anche raccontata da Senise nelle sue memorie, con il solito tono assolutorio nei confronti della pubblica sicurezza rispetto al fascismo. (6)
L’allora capo della Polizia, infatti, in una situazione che stava ormai precipitando, aveva inviato a tutti i questori una circolare nella quale li invitava a compilare degli elenchi dei gerarchi delle varie province, in cui dietro all’espressione «per poterli tutelare in caso di disordini» si sarebbe dovuto intendere «arrestare».
Messana, avendo inteso l’interpretazione autentica del telegramma, aveva allora compilato una lista completa di tutti i fascisti triestini (Tamburini compreso), rimettendoci poi il posto a causa di una delazione anonima. Più che a un contesto di antifascismo, però, a me sembra che il caso del questore rimandi a quella situazione di caos e conflitto tra diversi poteri che, in una situazione ormai di collasso del regime, si era fatta evidentissima. Tanto più che, nel suo fascicolo personale, si possono leggere numerosi giudizi nei quali Messana è ben lontano dall’essere dipinto, come vorrebbe invece Senise, (7)
Ettore Messana (in primo piano) con Alcide De Gasperi
Ettore Messana (in primo piano) con Alcide De Gasperi
Messana, così come i suoi successori alla guida dell’Ispettorato (tra i quali Ciro Verdiani), continuò a usare i metodi che avevano caratterizzato la polizia nel regime fascista, come la durissima repressione militare e il tentativo di sfaldare i gruppi criminali dall’interno attraverso la ricerca di informatori, tra cui il famigerato Salvatore Ferreri, noto pure con il nome di Frà Diavolo.
Come negli anni Trenta da parte dell’Ispettorato di Gueli, tale ricerca appare sistematica e non un mezzo occasionale. Dunque, le parole di Aristide Spanò, figlio di un altro funzionario che diresse l’organismo, secondo cui in fondo «tutte le polizie del mondo si servono di confidenti», sembrano posizionarsi su una linea giustificazionistica dell’azione della Pubblica Sicurezza in Sicilia. Tale prassi, del resto, non poteva che attirare le critiche del dirigente comunista Girolamo Li Causi il quale, dopo gli attacchi in provincia di Palermo ad alcune sezioni comuniste e socialiste e ad alcune sedi della Camera del Lavoro del giugno 1947, accusò l’ispettore Messana di essere «il dirigente del banditismo politico». […]

NOTE AL TESTO

(1) L’ispettore generale di P.S. al Capo della Polizia, Roma, 23 aprile 1942, p. 7, in ACS, MI, DGPS, cat. A5G (seconda guerra mondiale), p 2.
(2) Ivi, l’ispettore generale di P.S. al Capo della Polizia, Trieste, 10 luglio 1943, p. 1.
(3) Ivi, l’ispettore generale di P.S. al Capo della Polizia, Trieste, 22 agosto 1942, p. 1
(4) Ivi, il Generale Comandante il IX Corpo d’Armata al Comando della II armata, 28 febbraio 1942, p. 1 e p. 5.
(5) Delibera della Commissione di I grado per l’epurazione del personale di pubblica sicurezza, Roma, 3 maggio 1945, in ACS, MI, DGPS, Divisione del personale, Personale fuori servizio, versamento 1973, b. 126 bis.
(6) Senise, Quando ero Capo della Polizia, Ruffolo, Roma, 1946, pp. 146-8 e 180.
(7) Ivi, p. 147. Ad esempio, il prefetto di Bolzano Marziali scriveva al ministero dell’Interno: «Attaccato al Regime ed alle organizzazioni da esso create, gode la più alta simpatia del locale Fascio, mentre numerosi sono gli attestati ed i ringraziamenti che gli pervengono da Gerarchi di organizzazioni giovanili […]»: il prefetto al ministero dell’Interno, Bolzano, 7 agosto 1930, in ACS, MI, DGPS, Divisione del personale, Personale fuori servizio, versamento 1973, b. 126 bis.

Ma chi era questo Tamburini che fa stravedere il calunniatore Ricciardelli dell' intemerato Messana e che induce in tentazione la ingenua (per non dire altro) Cernigoi?

giovedì 13 novembre 2014


Rintuzziamo le accuse di Ricciardelli a Messana che pervicacemente la CERNIGOI manine in FB del 20 giugno 2014 di LA NUONA ALABARDA. continuando a dileggiarmi

Rintuzziamo le accuse di Ricciardelli a Messana che pervicacemente la CERNIGOI manine in FB del 20 giugno 2014 di LA NUONA ALABARDA. continuando a dileggiarmi



Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato suo superiore e che certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese  irpino si fu di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Abbiamo un tempo riportato locandine  manifesti e dicerie elogiative ma non c'era molto da addurre a lode omaggiante.

 

Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto singolare per uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto di un reparto politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti  di sospetti e dispetti a base di "corre voce", "si dice", "non poteva non sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e niente  più. Ma proprio niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana.

 

E quando le scrive queste cose? Quando ancora modesto funzionarietto di questura, relegato ad una insignificante periferia. Nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di Stato, nientemeno l'on. Alcide De Gasperi.

 

E quel insignificante rapportino finisce obliato e trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è tanto vero che Roma repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca.

 

 lunedì 12 settembre 2011

 

 

 

L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal titolo: “Servire la Patria. L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo Giusto: dott. Feliciano Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre alle ore 18:00 presso l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano.

 

Ma ecco cosa scriveva ancora il Ricciardelli:

 

“Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro.”

 

 

 

 Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui aveva ricavato lauti profitti.”

 

 

 

Qui siamo nell’esilarante: il Mesana arriva in esordio a metà del 1941 a Lubiana. Incontra subito difficoltà inaudite. Come scrive in una lettera riportata dal grande studioso Sala, viene subito esautorato di fatto dall’esercito. Mussolini voleva una “guerra parallela” ma solo per dimostrare ai tedeschi come può esserci una “occupazione umanitaria”. Del resto a Lubiana vi esano molti coloni italiani e questi Mussolini voleva anche proteggere dalle barbarie teutoniche che erano ben note. In un primo momento, dicono gli storici seri, si cercò a Lubiana di impiantare industrie e attività economiche secondo le concezioni coloniali fasciste. Forse qualche apporto vi fu da parte del Messana. Ma è da escludere. Ove si eccettui forse l’avere comprato del legnami per farsi fare una “camera” per la quale nella famiglia Messana si vagheggia ancora, di quello che insinua il Ricciardelli non resta altro che il sospetto di una malevolenza di bassa cucina burocratica. E la Cernigoi vi corre dietro:

 

“Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo.”

 

 

 

Insomma qui la colpa del Messana è solo quella di essere “amico” del commendatore Gueli ma il Messana “non riuscì ad effettuare operazioni di polizia degne di particolre rielievo”. Onore al merito ma no!? Ecco invece come pasticcia il Ricciardelli, se l’anomalo rapporto è suo:

 

“Ma anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici, responsabili di attività antifascista molto limitata. In proposito”

 

Quali elementi ha il Ricciardelli per stabilire “la mancanza  assoluta di ogni senso di umanità ” del Messana’?  Nessuno.  Un poliziotto che misura la latitudine del “senso di umanità” è singolare. Siamo dunque a quelle infanganti veline che riempiono i dossier  degli archivi di Uffici di polizia, più o meno segreti.

 

Mi si dirà: vuoi dei fatti? Eccoteli!

 

“Si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la sua malvagità d’animo una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente, per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista, con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione della città ai primi di maggio u. s.)

 

Che possiamo obiettare? Come fa il Ricciardelli  ad affermare che “non c’era addebito specifico” e che tutto avvenne all’insaputa  dello stesso ufficio politico della Questura (ove pare che militasse proprio il Ricciardelli e quell’ufficio fascista, deleterio e terrificante,  era appunto ”politico”).  Lui stesso aggiunge che per “più dettagliati particolari e per i precedenti” occorreva esaminare gli atti del Ministero. Quindi lui non ce l’ha. Noi ancora al ministero non abbiamo trovato nulla, ovviamente tra le carte riversate all’ACS.  E furbacchione soggiunge che “gli atti dell’Ufficio Politico della Questura furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione ,, ai primi di maggio u.s. Peccato! chissà quanti malefizi della politica ove dimorava il Ricciardelli avremmo trovato. E tutto ci fa pensare che fosse alquanto pressato da quelle “truppe jugoslave” per scrivere sotto ricatto quelle amenità da bassa cucina poliziesca di forte olezzo fascista.

 

Ma il fatto si riduce ad un denegato internamento di ebrei. Il ministero non avrebbe sicuramente avuto tanta indulgenza in epoca di forte persecuzione razziale se il Messana nel rappresentare la faccenda non si fosse sapientemente, come sapeva fare, adoperato per propiziare il provvedimento assolutorio.

 

Ma giratela come volete, li Ricciardelli nulla prova di censurabile  contro il Messana e tutto sa di meschineria diffamatoria, la classica ripicca del subordinato. Da qui a fare del Messana un Criminale di guerra dedito ai crimini contro l’umanità ce ne corre. Nessun tribunale straniero o italico osò tanto. 

 

 

 

Procediamo nelle accuse del Ricciardelli.

 

“Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente la locale commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in modo particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve entità per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini, presidente della commissione stessa.[3]”

 

 

 

Il Messana era certo un duro, ma ciò costituisce  colpa? Colpa grave? Vogliamo metterci allora ad osannare il Prefetto fascista Tullio Tamburini?

 

E per chiusura il denigratore subalterno, a forza di volere diffamare, finisce con testimoniare a favore proprio del Messana.

 

“Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce. Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato dimissionario d’ufficio”. [4]

 

Che un forsennato poliziotto s’induca a tale sortita che lo copre di  ridicolo, si può tollerate ma che la Cernigoi vi si accodi  è faccenda incomprensibile. Dunque, quanto sopra che vuol dire? Il Messana, dopo l’8 settembre, si guarda bene dall’aderire alla RSI, si rende irreperibile a Trieste, ci rimette anche lo stipendio, e certi suoi colleghi e subordinati quali il Ricciardelli si affrettano a dichiararlo “dimissionario di ufficio” incappando in un abuso in atti pubblici che a guerra finita doveva essere perseguito. Ed è certo che per Trieste il periodo repubblichino fu il più tragico: in quel biennio Messana non c’era alla questura di Trieste,  Ricciardelli, invece, sì. E addirittura  nel criminale ufficio fascista della “politica”. E’ l’accusatore che a questo punto è oggetto di censura non il Messana che se ne torna a Roma pur di non collaborare con fascisti repubblichini e tedeschi dalla doppia esse. Ammirevole!

 

 

 

Ecco perché tempo fa avevamo scritto: 

 

 Di tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO. Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo documento che per di più potrebbe risultare persino apocrifo si macchia a mio avviso di diffamazione calunniatrice. Certamente non fa storia.






Ma chi era questo Tamburini che fa stravedere il calunniatore Ricciardelli dell' intemerato Messana e che induce in tentazione la ingenua (per non dire altro) Cernigoi?



Corpo di Polizia Repubblicana

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Corpo di Polizia Repubblicana
Descrizione generale
Attiva1943-1945
NazioneRepubblica Sociale Italiana Repubblica Sociale Italiana
AlleanzaAsse
ServizioPolizia
RuoloPolizia giudiziaria, pubblica sicurezza, Ordine pubblico, antiguerriglia e perlustrazione del territorio periferico (quest'ultimo svolto principalmente dalle unità mobili)
Dimensione32.229 uomini (ottobre 1944)
Guarnigione/QGSalò
Reparti dipendenti
11 Ispettorati Regionali, 66 Questure, reparti speciali
Comandanti
Comandanti degni di notaGuido Leto, Tullio Tamburini, Eugenio Cerruti, Renzo Montagna
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Il Corpo di Polizia Repubblicana è stato un corpo di polizia della Repubblica Sociale Italiana.


Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il Corpo di Polizia Repubblicana venne istituito il 20 novembre 1943, come parte delle Forze Armate, nel territorio della Repubblica Sociale Italiana (RSI). Qui i compiti di pubblica sicurezza furono assicurati appunto dal Corpo di Polizia Repubblicana e dalla Guardia Nazionale Repubblicana (GNR), costituita dai disciolti Reali Carabinieri, dalla Polizia dell'Africa Italiana (PAI) (che svolse servizio unicamente a Roma per tutto il periodo dell'occupazione tedesca) e dalla disciolta Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN). Il Corpo di Polizia Repubblicana, invece, assorbì i funzionari civili del dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno e gli appartenenti al disciolto (nel territorio della RSI) Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza.[1]
L'organizzazione della polizia repubblicana anticipò in parte la Polizia di Stato fondata nel 1981, in quanto essa divenne un organo mono-componente ed unificato, a differenza dell'ordinamento vigente nel Regno del Sud, dove la polizia continuò ad essere composta dai funzionari civili del Ministero dell'Interno e dal Regio Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza.
Alla fine della guerra venne riassorbito dal Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza.

Struttura e organizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Il Corpo di Polizia Repubblicana contava circa 20.000 uomini, dislocati prevalentemente nelle città capoluogo di provincia, organizzati su 10 ispettorati regionali e 66 questure, due scuole di specializzazione - una per agenti e una per ufficiali, entrambe a Padova -, nuclei di scorta distaccati presso i vari ministeri, inclusa la squadra presidenziale addetta alla sicurezza del Capo del Governo più reparti operativi mobili per assolvere alle funzioni antiguerriglia e di controllo del territorio.
I reparti antiguerriglia, raggruppati nelle forze di polizia, sempre dipendenti dal Ministero dell'Interno, consistevano in:
Le questure disponevano ognuna di un'unità strutturata militarmente corrispondente ad una compagnia con compiti di ordine pubblico, allo stesso modo ognuno dei dieci ispettorati disponeva di un'analoga unità.

Reparti autonomi speciali[modifica | modifica wikitesto]

Exquisite-kfind.pngLo stesso argomento in dettaglio: Bande di repressione.
Formazioni autonome speciali aventi compiti investigativi, informativi e repressivi furono costituite sotto la RSI. Fra queste sono da annoverarsi ad esempio: il Reparto Speciale di Polizia Repubblicana, altrimenti noto come "Banda Koch", al comando del tenente Pietro Koch e il Reparto Servizi Speciali, detto "Banda Carità", guidato dal maggiore Mario Carità. Queste unità, in stretta relazione con le Forze Armate germaniche (Wehrmacht o Waffen-SS) erano solo nominalmente inquadrate nel Corpo, e godevano di ampia indipendenza operativa.[2]

Attività[modifica | modifica wikitesto]

L'attività di Pubblica Sicurezza nella R.S.I. non ebbe uno svolgimento ed una omogenea applicazione sotto il profilo istituzionale e d'azione. Molto influirono a creare questa situazione le interferenze tedesche con i relativi abusi di potere di autorità politiche (particolarmente i comandi SS). A livello generale, l'attività di Polizia ebbe un andamento tiepido e cauto, pur non raggiungendo l'ostruzionismo generalizzato della Guardia di Finanza, oppure la complicità con la resistenza dei Carabinieri.[3]

Capi del Corpo di Polizia Repubblicana[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dal 1925 al 1944.
  2. ^ S. Cucut, Le forze armate della RSI 1943-1945. Forze di terra, Trento, 2005.
  3. ^ 22 - Polizia Repubblicana.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]