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domenica 5 febbraio 2017

Va da sé che resto incantato dinanzi ad un siffatto accorato ammonimento di raffinatissima cultura e di illibata scrittura. Ma ribatto: se non c'era FB quando e dove potevo abbeverarmi ad una simile fonte di cristallina acqua di superiore civiltà? Ed io con il mio rozzo dire e con le mille esperienze bancarie e finanziarie a chi andavo a raccontare le mie rabbie, le mie ire, i miei saperi, le mie dissociazioni senza i miei pazienti 720 "amici virtuali"? Forse c'è del buono in Danimarca.
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MANGIAFUOCO
Frequentando Fb, con i suoi dolci vizi e le sue follie,
le sue illusioni paradossali e le sue ambizioni occulte,
sempre più spesso ci si ritrova smarriti, sotto il peso
di un’amara considerazione: forse Fb, "Mangiafuoco" ...
accattivante e moderno, ci trasforma in asinelli, incapaci
di solide convinzioni, nonostante il largo sfoggio di parole
e il gran commercio di opinioni. Il pensiero, cioè, nella
sua forma libera, temeraria e assurda, il pensiero come
ricerca e patimento, come esercizio speculativo e come
azzardo critico, si disperde ormai tra cento post e mille
tweet al giorno, trasformandosi in banale battuta o in
macabra ironia, in aforisma ripetuto o in sciocca invettiva.
Il pensiero, allora, insieme al linguaggio delle parole,
sembra affogare nell’ingorgo mediatico e nelle tristi
finzioni comunicative, rischiando di evaporare nel cosmo
della realtà virtuale, nei miraggi della post-verità e negli
equivoci della comunicazione-spettacolo, dove la realtà
e le immagini, la narrazione e l’apparire si con-fondono
in un ultra-immaginario che lentamente soppianta il senso
delle parole, rendendole superflue e vane. Per assurdo, lo
spazio dove ragionare si è ristretto, mentre il discorso
pubblico si è atrofizzato, ponendoci di fronte alla questione
finale dell’assenza di profonde riflessioni capaci di mettere
in discussione il presente e il nostro sterile conversare.
Il Web, intanto, si mangia lo spazio sociale, aprendo le
porte alle presunzioni individuali, e nessuno che immagina,
che suppone, o che sospetti l’essenziale: ovvero che tutti noi
siamo probabilmente un’interpolazione del caso nell’ordine
ferreo del mondo tecnologico dato. In tale contesto, dilagano
i mediocri e gli imbecilli, le pseudo verità e le menzogne,
i falsi storici e le congetture fantascientifiche. Si afferma,
cioè, il pensiero medio, la livella, il consumo di contenuti
preconfezionati, alimentando il circuito dei cittadini-clienti,
compratori e consumatori di idee e di concetti già elaborati
dai funzionari del mondo virtuale. Il pacchetto è completo.
Pronto per il consumo dall’inizio alla fine. A che pro, allora,
la farsa dei nostri interrogativi, delle nostre ansietà e delle
nostre inquietudini, quando alle nostre tristezze individuali,
già troppo gravose, si aggiungono cazzate e tristezze in serie,
al posto di relazioni originali e profonde, al posto di sogni e
di segreti, al posto di intimità e di complicità?
Hank
(Comunque sia, buona domenica a tutte le instancabili
sognatrici e a tutti gli irriducibili utopisti, e un vaffanculo
sincero a tutti gli stupidi e a tutti gli imbecilli del Web)

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Gianfranca Santunione quello che scrivi puo' (anche) essere condiviso ma la domanda è eravamo davvero migliori prima senza Web oppure si tratta dei bei tempi andati (di solito riferito all'anagr; e basta) questo è quello che chiamiamo progresso , non si blocca,. vedremo (forse) cosa ne faranno quelli a venire
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Lillo Taverna Va da sé che resto incantato dinanzi ad un siffatto accorato ammonimento di raffinatissima cultura e di illibata scrittura. Ma ribatto: se non c'era FB quando e dove potevo abbeverarmi ad una simile fonte di cristallina acqua di superiore civiltà? Ed io con il mio rozzo dire e con le mille esperienze bancarie e finanziarie a chi andavo a raccontare le mie rabbie, le mie ire, i miei saperi, le mie dissociazioni senza i miei pazienti 720 "amici virtuali"? Forse c'è del buono in Danimarca

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