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mercoledì 18 ottobre 2017

Lascerei da canto Pirandello con i suoi vecchi e magari con le sue personali ruggini bancarie e tornerei a Renzi.
Premetto che debbo essere tutto per l'immarciscibilità di Vincenzo Visco essendo ancora costui il mio ufficiale pagatore anche se in misura sempre più stitica.
Non è certo il momento questo per scornarsi su chi dovrebbe andare a sedere nel gran salone del San Sebastianino in via Nazionale 91 da un secolo sede del Capitale, quello di Karl Mark, ma incombono sul Parlamento macigni ostici esondanti dalla Banca d'Italia e dal suo Governatore.
Il Parlamento dovrà pur chiarire se dopo il suo articolo 19 volto alla statizzazione della BI è tollerabile questa discesa privatistica di una realtà apricale monetaria e crediizia, oggi bifronte; residualmente pubblica quando si tratta ad esempio di liquidare i debiti connessi al suo essere stato istituirto di emissione e poi dichiararsi ultraprivata nell'annacquare il suo capitale sociale onde distribure rigonfiati utili monetari in euro anziché al tesoro a dei privati leziosaente chiamati 'partecipanti'.
E toccherà al Parlamento precisare se davvero si può lasciare a degli anglofili ragazzotti inesperti stabilire ciò che è 'sofferenza' e ciò che è 'vigilanza prudenziale'.
Come il Parlamento mi dovrà dire se può durare lo Sbarco in Sicilia di Geronzi-Ciampi che ha orbato la nostra Isola dell'intero sistema bancario (v. BS, SICILCASSA, IRFIS ed altro).
Come al Parlamento deve esere data occasione di pronunciarsi se davvero con uno stravolgimento della vetusta legge bancaria (anche con il suoi peccato originale fascista) si poteva cassare l' "interresse pubblico" nella intermediazione creditizia bancaria e si poteva mandare al macero la intera disciplina delle banche popolari a struttura cooperativa.
Calogero Taverna

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