Mi torna fra le mani un pesantissimo tomo di un tal Salvatore Cucinotta sulla 'Sicilia e Siciliani - dalle riforme borboniche al rivolgimento' piemontese, soppressioni". La dice lunga quel chiamare rivolgimento le leggi 1866-1868 soppressive della manomorta ecclesiastica. Ma il tomo è opera di un prete e come si sa donne e preti non son mai storici né poeti.
A me il libro interessa molto perché in appendice vengono accatastati i furbetti racalmutesi che hanno fatto man bassa dei beni ecclesiastici. Cerco di spulciare con voi qualche ghiottoneria. Iniziamo dal convento di san Francesco d'Assisi. Si tratta di vigne, ortaggi, terraneo e terre con alberi da frutta. Le vigne si trovavano in contrada Larga ed erano estese per un ettaro. Lo Stato chiede 1.396 lire. Alfonso Farrauto se le accaparra per 2.500 lire. Dovette buscarsi la scomunica ispo facto ma non sappiamo come andò a finire. Gli ortaggi che stavano in contrada Sentinella, se li accaparrerà il notaio Michelangelo Alaimo per 1.834 lire. Insignificante il 'terraneo che si aggiudicò L. Falletti per un prezzo imprecisato. Si trovava in via S. Francesco. Le terre con alberi da frutta in contrada Motati (sic) se le affranca Teresa Tirone, che credo sia la sorella dell'arciprete Tirone; era prestanome e insomma la Curia non seppe come districarsi dovendo scomunicare addirittura l'arciprete,
I beni del Collegio di Maria, case e botteghe, sono appannaggio di Calogero Romano, Giuseppe Presti , Calogero Picone, Leonardo Alfano e Giovanni D'Alba e socio.
L'ospizio di 6 stanze della Cappellania di Girgenti in via Tulumello se lo prende per L. 658 Michelangelo Alaimo.
Vigne case, pagliere del Convento del Carmine vanno in mano di Giuseppe Presti, Nicolò Franco, Calogero Lauricella, sac. Giovanni Bartolotta, Teresa Tirone e Michelangelo Alaimo.
Le importanti case in via Matrice del Convento di Santa Maria di Gesù vengono appetite dal sac. Calogero Tornabene, Nicolò Franco, Teresa Tirone e Michelangelo Alaimo.
L. Grillo vince l'asta relativa alla proprietà del Monastero di S. Maria delle Scale e del Monastero di Santa Chiara; Gaetano Rosina opta per un ettaro di terra con casina e ortaggi del Convento di Santa Chiara. Sborsa la notevole cifra di 5.305 riuscendo a farsi abbassare il prezzo base di L. 5.728 lire. Angelo Roeri (credo Baeri) la spunta per un seminativo del Convento di Santa Maria di Gesù sito in contrada Canale di Luna- A Diego Scibetta un seminativo dello stesso convento in contrada Ferraro. A S. Sferrazza un altro seminativo del Convento posto al Vallone e le vigne site in c. Mandra a Michelangelo Alaimo. S. Borsellino ha la meglio nell'asta di un seminativo a Rocca Rossa che era del convento di S. Francesco d'Assisi.
Il Monastero di S. Chiara ha 9 ettari di terre scapole a Gargilata. Triplicando il prezzo base le prende certo Giacomo INDI (forse Vinci). Con forte riduzione invece Giuseppe Picataggi si prende un vasto seminativo in contrada Granci.
Terre scapole conventuali finiscono a Diego Scibetta. Case terranee al Carmine vanno a Carmelo Rosina. Orti e chiuse vengono assegnate ma non sono precisati gli acquirenti.
La lotteria dei beni della chiesa vede assegnatari come Giuseppe Ricottone, Giovanni Bartolotta, Giovanni Gueli, F. Arcel(?), V Giglia
A me il libro interessa molto perché in appendice vengono accatastati i furbetti racalmutesi che hanno fatto man bassa dei beni ecclesiastici. Cerco di spulciare con voi qualche ghiottoneria. Iniziamo dal convento di san Francesco d'Assisi. Si tratta di vigne, ortaggi, terraneo e terre con alberi da frutta. Le vigne si trovavano in contrada Larga ed erano estese per un ettaro. Lo Stato chiede 1.396 lire. Alfonso Farrauto se le accaparra per 2.500 lire. Dovette buscarsi la scomunica ispo facto ma non sappiamo come andò a finire. Gli ortaggi che stavano in contrada Sentinella, se li accaparrerà il notaio Michelangelo Alaimo per 1.834 lire. Insignificante il 'terraneo che si aggiudicò L. Falletti per un prezzo imprecisato. Si trovava in via S. Francesco. Le terre con alberi da frutta in contrada Motati (sic) se le affranca Teresa Tirone, che credo sia la sorella dell'arciprete Tirone; era prestanome e insomma la Curia non seppe come districarsi dovendo scomunicare addirittura l'arciprete,
I beni del Collegio di Maria, case e botteghe, sono appannaggio di Calogero Romano, Giuseppe Presti , Calogero Picone, Leonardo Alfano e Giovanni D'Alba e socio.
L'ospizio di 6 stanze della Cappellania di Girgenti in via Tulumello se lo prende per L. 658 Michelangelo Alaimo.
Vigne case, pagliere del Convento del Carmine vanno in mano di Giuseppe Presti, Nicolò Franco, Calogero Lauricella, sac. Giovanni Bartolotta, Teresa Tirone e Michelangelo Alaimo.
Le importanti case in via Matrice del Convento di Santa Maria di Gesù vengono appetite dal sac. Calogero Tornabene, Nicolò Franco, Teresa Tirone e Michelangelo Alaimo.
L. Grillo vince l'asta relativa alla proprietà del Monastero di S. Maria delle Scale e del Monastero di Santa Chiara; Gaetano Rosina opta per un ettaro di terra con casina e ortaggi del Convento di Santa Chiara. Sborsa la notevole cifra di 5.305 riuscendo a farsi abbassare il prezzo base di L. 5.728 lire. Angelo Roeri (credo Baeri) la spunta per un seminativo del Convento di Santa Maria di Gesù sito in contrada Canale di Luna- A Diego Scibetta un seminativo dello stesso convento in contrada Ferraro. A S. Sferrazza un altro seminativo del Convento posto al Vallone e le vigne site in c. Mandra a Michelangelo Alaimo. S. Borsellino ha la meglio nell'asta di un seminativo a Rocca Rossa che era del convento di S. Francesco d'Assisi.
Il Monastero di S. Chiara ha 9 ettari di terre scapole a Gargilata. Triplicando il prezzo base le prende certo Giacomo INDI (forse Vinci). Con forte riduzione invece Giuseppe Picataggi si prende un vasto seminativo in contrada Granci.
Terre scapole conventuali finiscono a Diego Scibetta. Case terranee al Carmine vanno a Carmelo Rosina. Orti e chiuse vengono assegnate ma non sono precisati gli acquirenti.
La lotteria dei beni della chiesa vede assegnatari come Giuseppe Ricottone, Giovanni Bartolotta, Giovanni Gueli, F. Arcel(?), V Giglia