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giovedì 15 novembre 2012

Quelle livide vampe di colore che legano Guttuso a Picasso


  Articolo di Carmelo SCIASCIA

Domenica 25 novembre alle 16 al Cine Fox di Caorso verrà inaugurata la mostra di Carmelo Sciascia, conosciuto come “il Piacentino di Sicilia” ,da “Guttuso a Caorso:da pittore a pittore”. Ecco una riflessione ,pubblicata sulla pagina culturale dal giornale "Libertà" , dello stesso  Sciascia sul maestro Guttuso
Il pretesto di scrivere e parlare di Guttuso mi è stato dato da una mostra che si tiene a
Roma dal 12 ottobre al 10 febbraio, nel complesso del Vittoriano - “Guttuso 1912-2012”-, cento opere per celebrare il centenario della nascita. Cento opere per celebrare e rappresentare la vita del pittore. Ma è veramente il centenario dell’artista?


Il centenario dovrebbe in realtà essere già passato. Nel silenzio. Perché le date anagrafiche non coincidono con quelle delle ricorrenze.
Infatti Guttuso, ad essere precisi, nasce a Bagheria il 26 dicembre 1911, figlio di Gioacchino di professione agrimensore e di Giuseppina D’Amico, ma la nascita viene dichiarata dal padre a Palermo il 2 gennaio 1912; per contrasti con l’amministrazione comunale di Bagheria a causa delle idee liberali della famiglia: il nonno di Renato aveva combattuto con Garibaldi.
Quindi nasce anagraficamente “nella splendida e misera Palermo di quegli anni, di sempre (splendida e misera Palermo lo è sempre stata. E lo è!).
Ma la ripicca di Gioacchino Guttuso è rimasta un fatto puramente anagrafico; quando si parla di Guttuso, della sua pittura, si parla di Bagheria. Il paesaggio, la gente. L’intraprendenza e l’acutezza dei bagheresi, i fasti e nefasti dell’amor proprio. La vampa dei colori, la morte. Bagheria con le sue ville settecentesche, estremo delirio dell’anarchia baronale; coi suoi giardini di limoni, in cui delira l’anarchia mafiosa. I mostri di Palagonia. Il mare dell’Aspra.
Sarà la data di nascita un primo indizio per cui Leonardo Sciascia ha creato una formula che riassume la condizione di Guttuso: il pittore “roso dalla certezza” (in contrapposizione a “roso dal dubbio”). E non era lo scrittore stesso ad affermare di contraddire contraddicendosi? E non è ancora l’epico Brecht ad affermare che “nelle contraddizioni risiedono le nostre speranze”?
Tutto questo per introdurre il discorso sull’arte di Guttuso.
Un’arte accusata di essere in contraddizione con se stessa, di essere cioè molto realista e nello stesso tempo di avanguardia, di essere espressionista e nello stesso tempo cubista. Quando Ricasso compiva novant’anni, Guttuso sessantenne così lo descrive nelle pagine di un vecchio Almanacco del PCI: “Picasso è stato svillaneggiato, periodicamente è stato deciso che non aveva più niente da dire. Qualcuno ha detto: Picasso è finito con Guernica (un’opera dove si condensano e si fondono in un ruolo di unità e di potere espressivo la ragione poetica e la ragione civile). Anche il fatto di essere uomo del suo tempo, uomo che partecipa e sceglie, di essere partigiano della Pace e un comunista, non gli viene perdonato”.
Ciò che Guttuso scrive per Picasso qualcun altro avrebbe potuto scriverlo per Guttuso o, Guttuso medesimo per se stesso. Perché Guttuso oltre che dipingere ha anche scritto molto (interventi sull’arte, la politica, di costume e di varia umanità). Si disse, molti in Italia lo scrissero anche, che Guttuso era finito con la Crocifissione. L’equazione Picasso era finito con Guernica come Guttuso era finito con La crocifissione, doveva rivelarsi un falso ideologico di portata storica. Guttuso comincia a firmare i suoi lavori a dodici anni e dipinge fino alla sua morte avvenuta a Roma il 18 gennaio 1987 all’età di 75 anni. Muore per un tumore ai polmoni. Stava lavorando alla sua ultima opera, Nella stanza le donne vanno e vengono, un quadro simbolo della sua vita d’artista e d’uomo. Ciò che si può dire rappresenti Guernica per Picasso lo si può dire della Crocifissione per Guttuso. Guernica nasce dal dolore di Ricasso per i bombardamenti tedeschi sulla cittadina spagnola, Crocifissione nasce dalla reazione di Guttuso alla guerra, al dolore provocato dalla guerra.
Quest’opera vinse il premio Bergamo nel 1942, anche se l’opera era stata eseguita a cavallo degli anni 40/41. il Premio Bergamo nasceva in contrapposizione al premio Cremona. Il premio Cremona aveva visto vincitore l’opera “In ascolto” di Luciano Ricchetti, di cui ce ne rimane un frammento alla Ricci Oddi. E potete osservare quanta distanza, estetica oltre che ideologica, esiste tra le due opere. Classicheggiante e di propaganda la prima, cubo- espressionista d’avanguardia la seconda.
Il premio di pittura a Cremona venne ideato nel 1938 da Roberto Farinacci. Il gerarca intendeva affermare con questo premio la necessità di un’arte figurativa di immediata comprensione che potesse portare ad una corrente artistica legata al fascismo.
Il Premio Bergamo era stato promosso nel 1940 dall’allora ministro dell’Istruzione Giuseppe Bottai, in risposta e forse anche in contrapposizione a quello di Cremona voluto da Farinacci.
Una parentesi. Tra i vincitori del premio Bergamo ricordiamo un altro piacentino, Bruno Cassinari, vincitore nel 1941, con il ritratto di Rosa Birolli, conosciuto come Ritratto di Rosetta.
Tornando a noi, anzi a Guttuso che così annota sull’opera:
“avevo impiegato molti anni a pensarla, e mi era venuta in mente guardando Guernica di Picasso. Quello che mi interessava raccontare era il supplizio dell’uomo, e la drammaticità dell’atmosfera in cui il supplizio si svolgeva. …Le facce atterrite di Guernica. I ghigni infernali di Bacon. Avevo dipinto la Crocifissione con animo realmente religioso”.
Il tema della Crocifissione apre la tematica dei cosiddetti “massacri”.
Guttuso è l’avanguardia in Italia, guarda a Picasso, al Cubismo ma soprattutto ad un’opera di Picasso: Guernica.
Quest’opera, come da molti è stato sottolineato, non è altro infatti che il moderno sviluppo in chiave moderna di un’opera siciliana del 400 che Guttuso ha avuto sempre modo di ammirare ed interiorizzare: “ Il trionfo della morte” un affresco di Palazzo Sclafani a Palermo. Un’opera oscura e misteriosa come la vita! “Io (credo) in un’arte in cui sia possibile rendere conto delle passioni e dei sentimenti quali essi sono nel cuore umano; in sé e nella loro realtà essi sono infinitamente misteriosi e difficili da investigare così come l’immagine del mondo quale è, è anch’essa difficile, profonda, oscura. “






Mi sono accorto solo ora che l'articolo non figurando firmato sembra che l'abbia scritto il blogger che poi sarei io. Anche se talora ho scritto qualcosa su questo grande esponente del PCI e se nella rissa GUTTUSO-SCIASCIA è stato sempre chiaro che sto dal perte di Guttuso, su tanto grande maestro non posso vantare critiche mie personali. Quello che qui sopra leggete è tutta farina del sacco di Carmelo Sciascia, intelletuale di vaglia, colto esteta e valido critico di opere d'arte. Onore al merito.

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