Dal succedersi dei precedenti pregevoli interventi mi pare
però che non sia ancora molto chiaro questo disastro tassaiolo per l’INDEBITO
recupero di un’imposta che impropriamente si chiama TARSU. Quando il Comune trasla
– perché sotto minaccia di commissariamento – il SERVIZIO ad un’azionaria cui potrà partecipare magari come socio con
prospettive di incarichi remunerati, esce dalle strette regole dell’ordinamento
tributario della finanza locale per potere operare con le ampie libertà di una normale
società di capitale di natura PRIVATISTICA. Quando l’avvenente signora
concedeva un’intervista ad un valido giornalista locale poteva far scattare il
suo cache a tanti zeri, per le godurie
accordate nel 2002 dalla riforma del diritto societario regalataci dal duo
Berlusconi- Castelli; già, era bello potere avere scranni nel CdA con le
modifiche del 2389 c.c. e dato un calcio al culo ad un comma del 2630 c.c. Se
ero io ad intervistarla, quell’avvenente signora, le avrei chiesto a quanto
ascendeva il suo EMOLUMENTO e perché mai dovevo sostenerlo io che avevo magari
ereditato un bagliu a li Pantaeddi e a richiesta (potrei provarlo) di
chiarimenti con l’ufficio tributi di Racalmuto – ammesso che riuscivo a farmi
ricevere in alto loco – mi si rassicurava che case di campagna e piani terra non erano soggetti a tassa sulla
monnezza (per ovvie ragioni oltre che per pronunciamenti unanimi dei nostri
baldi amministratori comunali) così come le ubertose terre della Menta o della
Noce erano esenti da imposte per avere carpito una certa estensione di un
provvedimento voluto da un tale Bonomi della Coldiretti a solo vantaggio delle terre montane.
Io tranquillo me ne tornavo a Roma. Povero me! Oggi vengo
dichiarato EVASORE dal Dirigente dell’Ufficio Tributi di Racalmuto; non avrei
diritto alle decurtazioni pur previste dal regolamento del 1995 (che soggiungo
non c’entra più un cavolo) e attesa la mia malafede debbo sopportare anche le
penalità di legge (quale legge, bohh!: ma, intanto paga). Per giunta sarei un
evasore dal 1995 secondo questo loro dire, ma l’ufficio dormiva; si sveglia il
31 dicembre del 2012 e non avendo più tempo non fa alcun contraddittorio di
legge, semplicemente afferma di avere operato un ACCERTAMENTO (quando, come con
chi? Omissione di atti di ufficio? Abuso
di potere? Boh!) e scarica sull’ufficio postale per farsi timbrare in fretta e
furia sotto la data del 31 dicembre del
2012 pare tremila cartelle esattoriali. Ora quell’ufficio ha un anno di tempo
per ripetere l’operazione per il 2007, due per il 2008, tre per il 2009,
quattro per il 2010, cinque per il 2011 e sei per il 2012.
Qui non si tratta di cercare un avvocato – in questo campo
non li trovi manco se li cerchi con il lanternino. Parola di Calogero Taverna,
già super ispettore del SECIT di Franco Reviglio, quello buono!
Qui si tratta di fare una valida ed efficace DIFESA CIVICA. I
partiti? buoni quelli!: in questo momento tremano per paura che i loro eletti
al Comune possano subire le mannaie della Corte dei Conti; noi poveri blogger
non abbiamo né competenza, né autorevolezza; quelli del Web debbono tenersi
buone le fonti governative: diversamente non avrebbero più interviste
autorevoli in esclusiva. Allora? Di proposte ne faccio in un mio blog. Potremmo
una volta tanto stare uniti, senza baruffe chiazzotte?
Calogero Taverna
Il commento è stato pubblicato. Grazie.(regalpetra libera blog)
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