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sabato 8 giugno 2013

Bruno Agato secondo Maro ABIS


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Affrontare, spiegare.

Fare il proprio lavoro oggi è estremamente difficile.

Strano ed umano tutto questo

E’ questa sempre una ricerca di se stessi attraverso stilemi o anche simboli del nostro tempo; quasi fossero sempre ideogrammi posti in proposito di essere emblemi che ognuno crea per sua immagine, a sua similitudine. Questo, forse per capirsi o, per farsi capire di più, anche se in fondo questo è UN SUO “ gergo “ inteso per essere, esplicazione di ciò che si ha dentro. E’ quello che si vuole esporre per proporre in maniera di rendere proprio ad ognuno il suo pensiero.

Pensiero e forma come conseguenza di qualche cosa di personale che stia al di la di concetti che, diciamo un po’ bene fra noi, sono ormai consunti, triti, tristi. Questo modo di essere che muove entro concettuazioni attuali fatte da oscuri letterati angolati su impossibili ricerche non litoranee e, in fondo in fondo, inavvicinabili per i loro “concettiformi” pensieri elucubrati in momenti tristi odi sole acceso perpendicolare – pur di essere fuori da consuetudini, ma entro a norme ormai ben precise di onanismo in biaanco iride, acceso da cupidigia di pensiero per il possesso di “ beni “ che fuggono.

Il rincorrersi in fondo è un modo ela pittura ne è in conseguenza la eterna palestra in cui le vittime, da sempre, sono gli autori, inconsapevoli, essi si affannano entro lì astratto giro dei non impegnati, nel vuoto di parole che è sempre il non senso del “vuoto ombra”  o del –sole rosa- spazio e azione  in un contesto assurdo e quanto mai sporadico fatto di individui che partecipano solidali solo con se stessi entro uno spazio imbecille carico di sofismi (ohimé) non più letterali ne polemici, ma solo rinunciatari.

Ne consegue che chi con il suo lavoro non sa inserirsi in tutto ciò, occiamente, si pone fuori dal suo tempo. Però, dai tanti esclusi contro i pochi eletti, cercheremo di ricavarne quel tanto, che in parte ci appartiene non fosse altro che per la fiducia riposta su un serio lavoro di chi, seguendo nel suo essere logico, il tempo e le mode che ne conseguono si propone in soluzioni più ovvie e fa parte di esse. In questa linea di vita nel suo modo di percorrerla facendo pittura, BRUNO AGATO ci propone le sue ultime cose. E’ pittura che non muove da empirismi critici o letterari, ma invita alla contemplazione, indicando al pensiero di chi guarda remote forme che per forza di colore si identificano in oggetti; essi formani il quadro in quella sola calma atmosfera  di chi persegue in un linguaggio comune agli  altri, l’unica linea chiara per una ampia comprensione.

Anche uscendo da un linguaggio comune, farsi capire dai più come oltre a che far pittura  fosse un messaggio interiore per un suo preciso scopo: queste sue ultime cose denunciano chiaramente questa sua volontà e i suoi non pochi punti raggiunti

Venezia, settembre 1976

                                                                                                                                              Mario ABIS

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