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domenica 23 giugno 2013

La seconda parte della corrispondenza con Padre Puma

Trascrivo la seconda parte della mia corrispondenza con padre Puma. Vi sono documenti complessi ed impenetrabili per qualche sicofante della carta stampata e connessa storpiatura mediatica. Sono documenti che tanto dicono sui Del Carretto. Sono documenti che rendono comici quei sicofanti che mi vorrebbero fare apparire come uno scriteriato facitore di inesistenti Del Carretto " scavezzacolii".



Mi sembra che l’arciprete Romano si sia comunque mantenuto al di sopra delle parti.
L’arciprete Romano ritorna alla ribalta della storia locale dopo la sua morte. In Vaticano si conservano le lettere del vescovo spagnolo di Agrigento che reclama lo spoglio dell’eredità Romano contro le pretese del conte del Carretto.
Ecco un significativo stralcio di una lettera a Roma del 1599:
Il detto Conte di Raxhalmuto per respetto che s’ha voluto occupare la spoglia del arciprete morto di detta sua terra facendoci far certi testamenti et atti fittitij, falsi et litigiosi, per levar la detta spoglia toccante à detta Ecclesia, per la qual causa, trovandosi esso Conte debitore di detto condam Arciprete per diverse partite et parti delli vassalli di esso Conte, per occuparseli esso conte, come se l’have occupato, et per non pagare ne lassr quello che si deve per conto di detta spoglia, usao tal termino che per la gran Corte di detto Regno fece destinare un delegato seculare sotto nome di persone sue confidenti per far privare ad esso exponente della possessione di detta spoglia, come in effetto ni lo fece privare, con intento di far mettere in condentione la giurisditione ecclesiastica con lo regitor di detto Regno. Et l’exponente processe con tanta pacientia che la medesme giustitia seculare conoscio haver fatto errore et comandao fosse restituta ad esso exponente la detta spoglia. Ma con tutto questo, esso Conte non ha voluto pagare quello che si deve et si tene molti migliara di scudi et molti animali toccanti à detta spoglia, non ostanti l’excommuniche, censure et monitorij promulgati per esso exponente et che detta spoglia tocca al exponente appare per fede che fanno li giurati, per consuetudine provata, et per le misme lettere della giustitia secolare che ordinao fosse restituta al exponente.
Et più esso Conte ha voluto et vole conoscere et haver giurisditione sopra li clerici che habitano in detta sua terra di Raxhalmuto et vole che stiano à sua devotione privi della libertà ecclesiastica, con poterli carcerare et mal trattare come ha fatto à Cler: Jacopo Vella che l’ha tenuto con tanto vituperio et dispregio dell’Ecclesia in una oscura fossa “in umbra mortis”, con ceppi, ferri et muffuli per spatio di doi anni et fin hoggi non ha voluto ne vole remetterlo al foro ecclesiastico. Anzi, perchè il vicario generale d’esso exponente impedio a don Geronimo Russo, genniro d’esso Conte et gubernatore di detta sua terra, che non dasse, come volia dare, certi tratti di corda à detto clerico et essendo stato bisognoso per tal causa procedere à monitorij et excommunica, il detto Conte fece tanto strepito appresso lo regitore di detto Regno che fece congregare il Consiglio per farlo deliberare che chiamasse ad esso exponente et al detto Vicario Generale et lo reprendesse, che è, stata la prima volta che in detto Regno si mettesse in difficultà la potestà delli prelati per la potentia di detto Conte.
Con lo quale di più esso exponente have liti civili per causa di detti beni ecclesiastici, per causa di detto archipretato.
Et di più don Cesare parente di detto Conte, per il suo favore, fece scappare dalle carceri à doi prosecuti dalla corte episcopale di Girgente, et perchè ni fù prosecuto, diventano innimici delli prelati.

Altri accenni alla chiesa di Racalmuto sul finire del Cinquecento, si trovano nel lavoro a quattro mani (mie e del Nalbone) “Racalmuto in Microsoft”, che riguardando tra l’altro il successore dell’arciprete Romano non credo ozioso qui richiamare:
«Capoccio arciprete di Racalmuto.


Il Vescovo Horozco, come si vede, usa ed abusa dei benefici ecclesiastici di Racalmuto, anche per le sue velleità letterarie. Del resto, aveva nominato arciprete di Racalmuto il suo segretario particolare Alessandro Capoccio che non aveva neppure il tempo di prendere possesso di persona dell'arcipretura ed ebbe perciò a mandarvi due suoi rappresentanti, muniti di formalissimi atti notarili.
Tre anni prima, don Alexandro Capocho era stato inviato a Roma, al posto del Covarruvias, per prosternare la prima relazione 'ad limina' dei Vescovi di Agrigento al Papa .
Mons. Domenico de Gregorio parla del Capoccio nel lavoro prima citato (pag. 69) come uno dei due testimoni nel processo canonico del febbraio 1594 per la nomina dell'Horozco a Vescovo di Agrigento presso il nunzio pontificio in Spagna, Camillo Gaetano. In particolare, la testimonianza del Capoccio fu preziosa quando si trattò della situazione della Chiesa Agrigentina, dato che costui aveva «dimorato circa due anni nella .. città» di Agrigento. Peraltro, il Capoccio a quel tempo solo «da due mesi conosceva l'Horozco».
Si dà il caso che con tali testimonianze passò inosservata la mancanza della "limpieza de sangre" , avendo il designato sangue ebreo nelle vene, che era all'epoca d'ostacolo alle cariche ecclesiastiche. Il Capoccio venne poi compensato con la lauta arcipretura di Racalmuto.
Il De Gregorio è comprensibilmente circospetto e si limita ad annotare: «Il Covarruvias portò con sé alcuni ecclesiastici spagnoli che poi fornì di benefici come Ferdinando Rodriguez, nominato nel 1596 arciprete di Cammarata, il suo familiare Giovanni Aleyva cui nel 1602 diede il beneficio della Madonna dei Miracoli di Cammarata, il dr. Antonio Perez de Bobadilla nominato canonico, Alessandro Capoccio che fu arciprete di Racalmuto (1597) e Vicario generale».
Per quanto tempo il Capoccio sia stato arciprete di Racalmuto, s’ignora. Sappiamo che subentrò l'Argumento, nominato arciprete di Racalmuto nel marzo del 1600.
Di lui v'è cenno nel Sinodo del Vescovo Covarruvias del 1600-3. Tra gli altri viene nominato esaminatore sinodale Resta oscuro se la successione nell'arcipretura sia avvenuta per morte o per caduta in disgrazia del Capoccio .
Il nobile Girolamo Russo, marito della figlia spuria di Giovanni del Carretto.
Sul genero del conte Giovanni siamo in grado di fornire qualche cenno anagrafico, desunto dai registri della Matrice.
ATTI DI BATTESIMO (Battesimo di tre bambini del nobile Russo)
data di battesimo Cognome Nome Paternità Maternità

3 luglio 1596 RUSSO Francesco Maria Girolamo sig. Sabetta, donna
3 luglio 1598 RUSSO Margherita Gironimo don D.a Elisabetta
10 gennaio 1600 RUSSO Giuseppe Gerolamo, don Elisabetta
Padrini dei battesimi sono i coniugi Vincenzo e Caterina Piamontesi.»

La vicenda feudale dei del Carretto della seconda metà del Cinquecento ha alcuni momenti solenni negli estremi dei Processi che si celebravano a Palermo. Al fine di meglio inquadrare la vicenda di d. Gerlando d’Averna, possiamo qui segnare i seguenti stralci:
1560
Fino al gennaio del 1560 è barone di Racalmuto Giovanni del Carretto. Gli succede Girolamo del Carretto, come si evince dai tanti riferimenti di quel particolare processo feudale che trascriviamo in calce.

Importante è il testamento di Giovanni del Carretto per le implicazioni della storia delle chiese di Racalmuto. Lo riportiamo in Appendice n.° 1.

1584
Gli atti del processo interessano il passaggio, per successione, dal neo conte Girolamo al figlio Giovanni del Carretto. Riportiamo ampi stralci in APPENDICE SUB N:° 2 :
* * *

Mi accorgo di essermi dilungato e quindi taglio (anche se in effetti per la gran parte trattasi di spunti archivistici che possono venire omessi nella lettura).
Con tantissimo affetto.

Calogero Taverna

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