Profilo

martedì 10 settembre 2013

  • Avevo cercato di fare approvare un parco letterario di estrema utilità per la cittadina racalmutese che tanto ha dato a Leonardo Sciascia. Racalmuto poteva trarne vantaggi incommensurabili come si potrà vedere dando uno sguardo ad un mio progetto sabotato, non solo, da certi maggiorenti locali, ma addirittura fatto eclissare a vantaggio di quelle che allora chiamai le bagasce di Caltanissetta. Il mio progetto non fu manco preso in considerazione. Tentai tutte le vie per avere almeno una qualche segnalazione, produttiva di vantaggi per la comunità racalmutese. Niente. Tutto sepolto. Doveva trionfare il progetto concorrente. Quello tronfò, ma a distanza di dieci anni i signori Commissari ci vogliono almeno ragguagliarci sulla destinazione dei cospicui fondi europei ottenuti. Noi vediamo solo due incomprensibili labari in quella sorda, dispersiva, non funzionale aula al Castello Chiaramontano. Già qualcuno ha apprezzato il mio vecchio progetto. Lo sottopongo ulteriormente alla valutazione dei miei buoni amici FB.
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    PARCO LETTERARIO:

LEONARDO SCIASCIA


 
 
 
 
 
 
 
TITOLO DEL PARCO LETTERARIO:

LEONARDO SCIASCIA OLTRE LA CORDA PAZZA


 

 

 


SINTESI:

Una riverberazione laica delle proprie ataviche piaghe Racalmuto la inflisse al suo più grande figlio: Leonardo Sciascia.

Oltre alle tre corde di letteraria ascendenza, in particolare quella erasminiana - da pizzicare con accoramento ancestrale, dolorosamente - scaturigini  ed echi di un DNA che sprofonda nella notte dei tempi, nelle ammonitrici e neglette testimonianze sicane, sono il dono avvelenato dell’altipiano racalmutese cui Sciascia è dannato per una gioia creativa, per una miracolosa transustanziazione: Racalmuto sta indissolubilmente a Sciascia per sentenza inappellabile del moderno inferno della comunicazione multimediale. Quasi quotidianamente, radio, televisione, carta stampata, Internet proclamano Racalmuto “il paese di Sciascia”.

E, per converso, Sciascia sta avvinghiato a Racalmuto in una simbiosi inviolabile. Se parco letterario si vuole sotto l’egida del grande scrittore, esso va tutto legato a questo amaro lembo di terra visceralmente vulnerato dal sale e dallo zolfo: il sale della sapienza; lo zolfo della lupara. Ibridismi, devianze territoriali, accoppiamenti sarebbero contro natura, fallaci, truffaldini.

Già, il sale nella piaga Sciascia voleva intitolare il suo primo libro, il suo capolavoro, quelle “Parrocchie di Regalpetra”, quel sale non su un’unica piaga ma sulle tante piaghe di Racalmuto.

Ed il parco che s’intende porre in atto quelle piaghe vuole ricercare “in corpore vivo”, sul luogo con tanti laboratori (molti sperimentali), da quello a sfondo psicanalitico, a quello turistico, da quello linguistico, a quello rievocativo delle ormai appannate tradizioni, da quello musicale a quello del recupero archeologico (sinora obnubilato, pur in presenza di una testimonianza sicana, greca, romana, bizantina, araba, normanna, angioina, aragonese, spagnola, borbonica, savoiarda, garibaldina, crispina, giolittiana, protofascista, fascista, democristiana, berlusconiana) ed archivistico (vedansi gli archivi della parrocchia della Matrice di Racalmuto risalenti al 1550, quelli del Comune, i vari fondi Palagonia, quelli notarili dell’archivio di Stato di Agrigento, le carte di Simancas, Barcellona, Vienna relative a Racalmuto di cui si ha pallida notizia).

Uno stelo - la flebile voce della grafia sciasciana - su cui innestare a margherita i tanti laboratori possibili (degli itinerari turistici da percorrere su carretti siciliani istoriati dall’artigianato locale; delle campagne di scavi archeologici alla scoperta delle ancestrali ispirazioni sciasciane; delle scuole di paleologia locale sulla peculiarissima diplomatica della comunità ecclesiale racalmutese; dei sofà della musa di Sciascia (lingua e linguaggio, dialetto e scrittura colta nello scrittore racalmutese); del letto psicanalitico su cui adagiare i tanti personaggi palesemente autoctoni dell’opera del Racalmutese; dell’organizzazione del museo itinerante delle botteghe artigiane, dei cortili fridericiani, delle criptae cum torculare delle vetuste corporazioni racalmutesi; dell’ideazione dei microparchi faunistici e naturalistici che gli sprofondi apocalittici delle desuete saline hanno inferto (vedasi Sacchitello) alla mirabile facies racalmutese.

 

Il parco parte dall’opera letteraria di Sciascia per dipanarsi in tante iniziative sperimentali - i suddetti laboratori - per scandagliare il passato, poggiare sulle disponibilità intellettuali e culturali del momento delle tante associazioni giovanili, per fornire un background alle tante già esistenti iniziative turistiche, per conseguire approdi scientifici inusitati (si pensi a centri sperimentali di ricerca per  la cura e prevenzione della labilità psichica degli anziani), per veicolare con le moderne tecniche multimediali (navigazione in CD-ROM o su appositi siti in Internet) i risultati conseguiti in spazi planetari.

Racalmuto viene dichiarato dagli studiosi di Sciascia “fantasmatico”: tale paradigma può (deve) trovare senso, immagine e rappresentazione in un “parco letterario”.

  

  

In Occhio di Capra Sciascia ammonì:

Isola nell’isola, ...la mia terra, la mia Sicilia, è Racalmuto.. E si può fare un lungo discorso su questa specie di sistema di isole nell’isola: l’isola-vallo  .. dentro l’isola Sicilia, l’isola-provincia dentro l’isola-vallo, l’isola paese, dentro l’isola-provincia, l’isola-famiglia dentro l’isola-paese, l’isola-individuo dentro l’isola-famiglia ...”.

Un lungo discorso che Sciascia additò e non fece, il parco letterario che il nostro Centro ha voglia di fare per una navigazione multimediale in questo dedalo di isole fantasmagoriche, ma con centro carnale in Racalmuto, luogo ben concreto sia pure con il suo fardello di memorie dementi. Racalmuto, terra antica, in cui Sciascia vide e descrisse con occhi compassionevoli e con cuore trepido una millenaria vicenda sgorgante da una  'vita pur sempre tenace e rigogliosa che si abbarbicava al dolore ed alla fame come erba alle rocce'.

 


SEZIONE I


 

Profilo dell’Autore

 

Sembra persino irriguardoso volere qui tracciare un profilo di Leonardo Sciascia, scrittore e moralista sommo dell’ultimo quarto di questo secolo. Vorremmo solo limitarci a quello che in copertina di uno dei tanti suoi libri di notorietà planetaria può leggersi: “Leonardo Sciascia, nato a Racalmuto (Agrigento) nel 1921, è morto a Palermo nel 1989. Tra i più grandi scrittori italiani del ‘900, è stato anche una delle più vigilanti coscienze critiche del nostro tempo.” E trattasi poi del retro di una ennesima edizione de “Le parrocchie di Regalpetra” e cioè di quel sublime “tentativo” di Sciascia di dare senso ad un negletto e compresso paese di Sicilia. Già! Scrive Sciascia: “Ho tentato di raccontare qualcosa della vita di un paese che amo, e spero di avere dato il senso di quanto lontana sia questa vita dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione”.

Quelli che ora vogliono Racalmuto, il paese della ragione, sono dunque ben pagati.

Ma si dice che in una pretestuosa graduatoria Sciascia verrebbe al quarto posto per una sollecitazione di un parco letterario: dopo Verga, Tommasi di Lampedusa, Pirandello... tutti scrittori sommi, certo, ma non classificabili secondo un criterio neppur degno .... di un campionato di calcio.

Se un parco letterario ha senso, se un connubio tra terra natale di un grande scrittore e la fonte ispiratrice è di palmare evidenza, se si vogliono evitare storpiature e forzature (il verismo verghiano compresso in talune località marine, il cerebralismo pirandelliano rappreso nelle odiate ed abbandonate solfare agrigentine, il nobiliare struggersi lampedusiano nel rammarico di un mondo perduto, effimero ma non riducibile alle cadenti mura del castello avito di una irriconoscibile Palma di Montechiaro), se si vuole davvero privilegiare un verace parco letterario, quello articolabile nelle plaghe racalmutesi al nome di Leonardo Sciascia si staglia imperiosamente, imparagonabilmente.

 


 

Opere

 

Tre volumi editi da Bompiani non sono esaustivi dell’opera omnia di Leonardo Sciascia: omissioni gravi quali “Fuoco all’Anima” (la vedova ha voluto censurarlo); manie agiografiche; querule superfetazioni; rarefazioni (imperdonabili) della prosa (solo quantitativamente minore) sono appunti critici facilmente oppugnabili.

Non si può, in questa sede, dispiegare un qualche dato segnaletico della produzione letteraria di Leonardo Sciascia: all’occorrenza sono esibibili lavori scientifici di alto pregio e taluni di già vasta diffusione.

Una pagina minore, tuttavia, la vogliamo qui allegare in fotocopia, ad ulteriore dimostrazione del vincolo indissolubile tra Sciascia e Racalmuto.

 

 

Luoghi d’ispirazione   

 

“E’ stato detto - polemizza Sciascia in una prefazione alle sue “Parrocchie” - che nelle Parrocchie di Regalpetra sono contenuti i temi che ho poi, in altri libri, variamente svolto. E l’ho detto anch’io.” Ebbene, “Parrocchie” è libro fin troppo scopertamente raffigurativo di Racalmuto (alias Regalpetra), di uomini racalmutesi (Lascuda, Gaspare MartineZ, don Ferdinando Trupia e - se si vuole - gli “umanissimi” capi mafia di “Giorno della Civetta”, tutti noi racalmutesi sappiamo benissimo chi furono, cosa veramente pensavano, quanto effettivamente valevano), di ben precise località (non soltanto la Noce, ma Canalotto, Serrone, Pantanelle, Castello, Castelluccio, Matrice, S. Francesco, Monte, S. Giuliano, S. Maria di Giesu sic!, il Corso etc.), di eretici (invero alquanto stracci e paesani quali fra Diego La Matina), di ritrovi e di taverne (il circolo della Concordia ove uomini vani si consideravano il sale della terra in affabulazioni vacue, derelitte, oscene, è  ancora operante; da rievocare con  un apposito laboratorio di cui diremo dopo).

Sarebbe persino paradigmatico rinvenire in Racalmuto il cosmo ispiratore dell’opera di Sciascia: i “laboratori” che proponiamo hanno appunto questo ambizioso intento.

 


Bibliografia

 

Sconfinata è la letteratura - specie straniera, specie francese - che riguarda Sciascia. E’ cognizione comune. A che serve citare l’opera dell’Amboise o i mirabili schizzi del suo primo estimatore Pasolini? Davvero dobbiamo accennare all’orgia encomiastica di un Matteo Collura? Val la pena di citare con tutte le riserve del caso le pagine denigratorie di un Santi Correnti? Si devono citare le pubblicazioni parlamentari? Non si mancherà in un apposito “laboratorio” di far rivivere le devastanti polemiche sul presunto “antistatalismo” sciasciano dei tempi delle “Brigate rosse” o sull’avversione di Sciascia nei confronti del carrierismo di taluni  magistrati - poi canonizzati per sopravvenuta morte violenta - per preteso eroismo nella lotta contro la mafia. Scalfari, Bocca, Arlacchi, Della Chiesa, Camilla Cederna scrissero pagine astiose e dure, tutte comunque riesumibili in ricerche d’archivio che l’eventuale “Parco” dovrebbe sollecitare e concretare.

Il letterato, il poeta, il maestro, il polemista, il microstorico, il critico d’arte, il politico, il deputato, l’anarchico, l’amico di Pannella e di “Lotta continua” e via di seguito, solo un  parco letterario al suo nome, in Racalmuto, potrà far rivivere per un impulso rievocativo, per una riaccensione dei valori cari a Sciascia, per la rivisitazione in loco, per lo sviluppo di un turismo che non è detto che debba essere di massa, ma può e deve essere colto, avveduto, magari elitario ma vivificante. A che serve una pagina del TCI - certamente meritevolissima ed accattivante -   su Racalmuto, se dovesse tardare un “parco letterario” idoneo a rettificare le tante, troppe, sviste, topiche, inverosimiglianze storiche che attualmente la storpiano?

 

 

Rapporto con il territorio

 

Da quello che abbiamo già detto  emerge a chiare lettere il rapporto intenso, vivificante, indissolubile tra Sciascia e  Racalmuto. Regalpetra è Sciascia; Racalmuto è Regalpetra. Dilungarsi è ozioso.

 

Livello di notorietà, in Italia e all’estero.

 

Ci dichiariamo davvero incapaci di ragguagliare sull’immensa notorietà di Sciascia, oltre a quella scontatissima in Italia, in tutte le parti del mondo, da quello occidentale allo sterminato pianeta cinese (i postini racalmutesi impazzivano nel cercare di decriptare l’indirizzo del fiume di lettere che perveniva dalla Cina per essere recapitate, in estate, a Sciascia tutto preso con la creazione dei suoi capolavori nella rustica casetta della contrada Noce).

Pur nella sua esageratissima modestia, Sciascia ha destinato alla Fondazione al suo nome (chissà se e quando sarà operativa)  l’immensa mole di “edizioni e traduzioni dei miei libri, di tutte le lettere da me ricevute in circa mezzo secolo di attività letteraria”.

Ci pare comunque significativo che persino nella sperduta università di Buffalo (USA) si approntino tesi di laurea ove Sciascia la fa da maestro (Vedansi le accluse fotocopie di una tesi di laurea di Marie Saccomando Coppola su “Toward a missing link in the identity of Italian American women: oral histories of Sicilian and Sicilian American women”).

 

SOGGETTO PROPONENTE

 

Soggetto proponente:

“Centro Socio-culturale Conte Del Carretto”

associazione senza scopo di lucro

 

Trattasi di associazione con sede in Racalmuto, contrada Caliato n.° 26. Lo statuto, che si allega, è sufficientemente esplicito sulle finalità dell’associazione; in particolare - a parte l’attività didattica e formativa - è preminente lo scopo di “adottare le iniziative culturali per la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico” racalmutese.

L’associazione che ormai vanta un’affermazione di tutto risalto nel mondo professionale, culturale, imprenditoriale racalmutese, opera di concerto con la realtà giovanile e in piena collaborazione con le contigue associazioni giovanili locali. Con queste concerterà cooperazioni ed applicazioni nel caso nel caso fosse officiata del parco letterario in discorso.

In tal caso si adopererà quale centro di coordinamento operativo, riservandosi comunque la regia e la responsabilità amministrativa.


Responsabile della realizzazione degli interventi

 

L’associazione ha affidato la responsabilità degli interventi e la direzione degli stessi al

dott. Calogero Taverna, via Lorenzo Rocci, 68 - 00151 Roma (tel. 06/65742876).

 

Il dott. Calogero Taverna, racalmutese di nascita e con attaccamento alla sua terra natale, è un ex ispettore di Vigilanza della Banca d’Italia ed è stato superispettore del Secit negli anni ottanta.

Dedito ormai alla ricerca storica su Racalmuto, è assiduo frequentatore degli Archivi Segreti Vaticani e di quelli statali, vescovili e parrocchiali in cui ha scovato materiale di prima mano sulla microstoria di Racalmuto. In quiescenza, ha ancora l’occorrente vitalità per direzioni quali quelle in discorso ove potrà avvalersi della non comune esperienza acquisita in campo bancario, fiscale, finanziario ed amministrativo. Opererebbe gratuitamente, con spirito di servizio. La sua non comune conoscenza dell’opera sciasciana sarebbe molto proficua ai fini della buona riuscita del progettato parco letterario.

 

Descrizione del territorio

Il territorio di Racalmuto ben si presta ad un ordito di transfigurazioni letterarie sulla scia delle varie, ineguagliabili visioni creative sciasciane. La Noce, ad esempio, si trasfigura in un paesaggio tizianesco, con visionarietà erotiche, con senili “alumbriamenti”. La Chiesa del Carmine entra d’impeto nelle Parrocchie di Regalpetra “con un massiccio sarcofago di granito, due pantere rincagnate che lo sostengono”. Il Castello Chiaramontano è ancora altissimo ed imponente e là “il conte stava affacciato al balcone alto tra le due torri guardando le povere case ammucchiate ai piedi del castello”; allora (nel ‘600) come adesso. “Di zolfare e saline si dice nei privilegi reali relativi a Regalpetra”. Qualche svista storica qui Sciascia la commette; ma zolfare e saline costellano tuttora il territorio racalmutese, per una rivisitazione creativa alla Sciascia, per una rievocazione delle amare vicende sindacali come antichi contratti (si acclude una fotocopia del frontespizio).

Le pagine (23, 24, 25 e 26) - che qui in fotocopia richiamiamo - sono ancora tutte godibili in una localizzazione del parco. Come ai tempi cui Sciascia si riferisce e ciò in una sovrapponibilità di sicuro richiamo turistico.

Località, fatti, figure, apologhi delle Parrocchie, di Morte dell’Inquisitore, degli Zii di Sicilia, di Occhio di Capra, del Mare colore del vino, di Kermesse, della vasta produzione minore, saranno puntualmente ricollocati negli anfratti in cui Sciascia li aveva allogati pur nella trasfigurazione della propria letteraria creatività. Il parco - se prescelto - saprà bene individuare una cosiffatta topografia. Racalmuto resta tutto sommato intatto. Certo, devastazioni, incurie, inculture danni ne hanno prodotti. Un motivo in più perché si dia vita ad un “parco” chiamiamolo pure “letterario”.

 

Descrizione degli interventi previsti.

 

Non si ha un animo di acquisire stabili o terreni di sorta (anche se sarebbe opportuno per stroncare l’attuale vandalismo culturale): oltre tutto la natura giuridica dell’associazione proponente lo impedirebbe.

 

 Ma operare con gli strumenti giuridici degli affitti pluriennali o con la sollecitazione verso gli enti pubblici (territoriali e non) è pur possibile. Case vetuste potranno venire restaurate e ricondotte alle loro antiche attitudini ad ospitare i contadini descritti da Sciascia o gli zolfatai delle varie pagine del grande scrittore o dei salinai cui il grande Racalmutese dedica note forse le sole commosse del suo scrivere con “blasfema ironia”, come ebbe a confessare.

 

Gli interventi veri e propri comunque saranno quelli di cui dopo diremo quando specificatamente descriveremo latitudini e peculiarità dei nostri “laboratori” che presumiamo decisamente originali ed irrepetibili.

 

 Descrizione delle attività promozionali e culturali previste

 

Nucleo del “parco” sarà l’articolazione dei seguenti laboratori:

          ) organizzazione di itinerari turistici ispirati all’opera di Sciascia con modalità e percorsi inconsueti;

          ) istituzione di musei (religiosi, etnografici, storici) che pur rifacendosi alle notazioni sciasciane sappiano valorizzare la sconfinata - ma per il momento solo parzialmente conosciuta - storia di Racalmuto e dei dintorni (Grotte, Naro, Montedoro, Bompensiere, Milena);

          ) scuole di alta specializzazione nei settori della diplomatica, paleografia, archeologia, microstoria, settori di specifico riferimento a Racalmuto ed al suo inestimabile patrimonio archivistico, archeologico e storico;

          ) sofà psicanalitico per una inusitata indagine sui testi di Sciascia e per una concreta fruizione dei risultati a fini terapeutici, specie nel settore della labilità mentale senile;

          ) concertazione di iniziative volte al recupero del dialetto racalmutese, della tradizione musicale locale, del canto gregoriano quale nei secoli scorsi clero, sodalizi monacali e le peculiari confraternite racalmutesi salmodiavano come i tanti “libri cantorum” custoditi nelle chiese di Racalmuto comprovano ed in certo senso tramandano;

          ) coordinamento con i centri culturali di Grotte per il recupero della tradizionale teatralità di questa periferia agrigentina;

          ) collegamento con il locale circolo Unione per un’ardita riesumazione dello sciasciano “circolo della concordia” con i suoi veridici personaggi, le sue atmosfere sociali, il suo scenario, le sue vetuste sale: un micromuseo in un normale e funzionante circolo quale continua ad essere;

          ) compartecipazione maggioritaria in una società mista con il Comune cui demandare iniziative imprenditoriali nel campo del turismo locale;

          ) costituzione di una società di capitali per rilanciare il vecchio progetto di una traslazione cinematografica delle “Parrocchie di Regalpetra” che il regista racalmutese Beppe Cino - discepolo di Rossellini - da tempo agogna di girare;

          ) attività traslativa dei disparati risultati conseguiti in CD-ROM o in siti Internet a disposizione del mondo dei navigatori informatici.  

Di ognuno di codesti “laboratori” forniremo nella sezione 2 ogni opportuno ragguaglio.

 

Analisi di marketing e ipotesi di flussi migratori

 

Discettare di marketing a sfondo turistico oggi per Racalmuto sarebbe idiozia: Racalmuto è depresso; è in fase di declino demografico; l’esodo è persino biblico; agricoltura, miniere, salgemma sono flatus vocis. Un tempo, no: rappresentavano realtà di turbolenza economica. A fine Ottocento si parlava di Eldorado a motivo dello zolfo racalmutese; nel XV secolo i genovesi, i grandi usurai, i nobili di Racalmuto intessevano contratti a termine sul grano che sembrano moderne operazioni speculative (i termini odierni sarebbero: spot, forward, swap). Ed allora si deve lasciar morire un centro così glorioso? Non c’è un motivo in più per piantarvi un parco letterario che è obiettivamente idoneo ad una sorta di resurrezione di Lazzaro (economicamente parlando s’intende)? Oggi un circolo vizioso sembra attanagliare Racalmuto: si nega un “parco letterario” perché flebile  è il marketing ed evanescente il flusso turistico; non c’è marketing e flusso turistico perché latitano iniziative intelligenti del tipo “parco letterario”. Non val la pena spezzare un siffatto circolo vizioso ed inventarne uno “virtuoso”?  Non è persino doveroso ideare un parco letterario al nome di Sciascia per avere marketing e flusso turistico?

V’è una via privilegiata che si può (forse si deve) percorrere: studiare, ricercare, sperimentare, e, quindi, digitalizzare, produrre CD-ROM, trasferire su Internet. Lettori inconsueti, curiosi delle più lontane plaghe del mondo, ricercatori, studiosi sicuramente avranno voglia di venire in loco nella sperduta Racalmuto, per curiosare, appurare, constatare, criticare, suggerire. Un flusso turistico colto, cui subentrerà di certo quello di massa.

Che cosa è oggi Racalmuto sotto il profilo economico?

Anche in aree a sviluppo industriale tradizionalmente compresso, quali la Sicilia o in particolare l’Agrigentino o l’interna plaga racalmutese, si avvertono - alle soglie del 2000 - sommovimenti, fremiti, premonizioni, affioramenti di potenzialità produttive che non vanno sottovalutati o peggio repressi. L’approccio all’insorgente realtà economica e sociale di un siffatto territorio va prontamente depurato dagli usuali preconcetti: persino gli atavici inceppi quali gli ostacoli malavitosi stanno venendo aggrediti da una magistratura che, al di là delle critiche, appare efficace ed efficiente nella lotta alla mafia.

Se poi - senza pregiudizi - si dà uno sguardo alla caotica ricchezza finanziaria, sia pure di derivazione criminale, si vanno evidenziando i segni di una mutata e riformata realtà, propizia ad investimenti localizzati, atti a remunerare capitali privati al presente allo sbando tra i depositi bancari, assolutamente non più remunerativi, tra i titoli di Stato in avvilente depressione reddituale, nonché tra i disavvertiti approcci alla Borsa. Sintomatico il fatto che nella sola Racalmuto si raggrumano negoziazioni - spesso incaute, quasi sempre dilettantescamente ispirate - per oltre il miliardo di lire giornaliero.

Le vocazioni industriali quindi sbocciano con intensità crescente e con affinamento vieppiù pregevole.

Quello che di certo può preventivarsi è un consolidarsi di attività informatiche in un siffatto contesto economico. Non si è lontani dal vero se si prevedono iniziative atte a vivificare ciò che ormai si indica come “mercato consumer”.

E nel “mercato consumer” l’avvento della rivoluzione digitale ha determinato una svolta tecnologica molto settoriale e di portata fortemente specialistica, giusta le analisi della pubblicistica specializzata.

Nelle aree di relativo sottosviluppo l’impatto tra l’arretratezza dei comparti tradizionali e i fermenti del mondo informatico ha peculiarità non perspicuamente indagate ma non per questo meno precorritrici di flussi e di apporti capitalistici, secondo una prospettiva davvero allattante.

Si pensi che in territorio di Racalmuto - sacca di sicuro industrialmente retriva - la Telecom ha installato per la sua rete di telefonia digitale un’antenna d’avanguardia, non avendo remore a corrispondere per il solo affitto del suolo d’installazione canoni annui esorbitanti (si parla di una ventina di milioni l’anno per un terreno agricolo il cui valore commerciale d’acquisto non supera  i sei milioni di lire per ettaro). Se una multinazionale avveduta investe così massicciamente in una zona come Racalmuto, ciò significa che in loco è prevedibile uno sviluppo di iniziative legate alla telematica, a prescindere dal vezzo del cellulare e cioè dalle aberrazioni che il nuovo “status symbol” comporta.

In particolare vanno condivise le opinioni di chi afferma: “Di questo quadro generale [ ... ] l’elemento più interessante è sicuramente il fatto che il mercato comunque cresce, modifica la sua struttura, amplia la sua larghezza di banda. Un mercato nel quale i punti di emissione, i centri del broadcasting si moltiplicano. Cresce, parallelamente, la domanda di comunicatori digitali, di professionisti capaci di comunicare ma, soprattutto, padroni (culturalmente e tecnicamente) del digitale e delle nuove possibilità di organizzare e veicolare i contenuti ...”

In generale importano soprattutto queste annotazioni della pubblicistica ormai pacificamente accolte: “gli stop-and-go che caratterizzano i livelli alti del business del multimedia dimostrano anche un’altra cosa. La  piccola taglia, la piccola dimensione d’impresa (dove bassi costi fissi si associano ad un alto grado di cultura,  di creatività, motivazione in una struttura non elefantiaca e deburocratizzata, qualità che la grande scala aziendale difficilmente può vantare)  possono essere armi vincenti [corsivo del r.] ”

Conclusivamente resta assodato che: “la piccola impresa, la sua capacità di sfruttare creativamente gli strumenti della comunicazione multimediale, la sua mentalità in piena sintonia con il timing e il flusso degli eventi digitali, l’assenza di zavorra analogica possono giocare un ruolo vincente anche in mercati dove incrociano transatlantici e corazzate. [ ...] Se nell’editoria pura .. i più piccoli non hanno la forza finanziaria per attendere che il mercato maturi ... , una buona mossa può essere la produzione magari al servizio o in alleanza con la grande impresa.”

In tale humus potrebbe radicarsi il nostro parco che dovrà ramificare in coincidenza con gli sviluppi industriali di plaghe quali Racalmuto e fruttificare nel preventivabile boom dell’informatica e della telematica. Tende, esso parco, a profittare delle risorse culturali, paesaggistiche, archeologiche, professionali che la patria di Sciascia ha doviziosamente in serbo, anche se sinora neglette.

Per il momento Racalmuto abbonda solo di impiegati comunali: l’azienda “Comune” - ripostiglio di indolenza sociale, politicamente appetibile solo per i risvolti del clientelismo elettorale - consente sopravvivenza ad un pletorico personale.

Ben 121 dipendenti figuravano più o meno miseramente sovvenzionati nel decorso anno. Una massa di stipendi e di oneri riflessi pari a 5 miliardi e mezzo di lire si aggrumò nel 1997 sulle spalle dei contribuenti ( a dire il vero la Ragione Siciliana profuse un miliardo e mezzo di lire). Un contorno di personale - di impalpabile qualificazione professionale - riscuote salari a titolo di L.S.U. (lavoro socialmente utile): 100 milioni a carico del Comune; 1,5 miliardi a carico dello Stato o della Regione.

Il quadro sinottico tracciabile si dispiega lungo queste cifre:

Scuole dell’obbligo
 
 
maschi
femmine
totale
50
3
53
Licenza media superiore
 
 
maschi
femmine
totale
43
18
61
Laurea
 
 
maschi
femmine
totale
3
4
7


Totale generale
 
 
maschi
femmine
totale
96
25
121


Emblema dell’irrazionalità del quadro economico è il seguente prospetto delle licenze commerciali:

1.    Commercio fisso: n.° 162;

2.    Commerci su aree pubbliche: n.° 143;

3.    Produttori agricoli: n.° 51;

4.    Pubblici esercizi: n.° 27.

 

Un terziario così pletorico sarebbe esiziale se non fosse inattendibile. Un velo ipocrita, o peggio, copre dunque una realtà economica ben più viva ed operosa che sfugge alle statistiche ufficiali. Diversamente non si spiegherebbe la massa di mezzi fiduciari in parcheggio presso le banche; diversamente sarebbe dissennatezza la frotta di laureati (nelle più disparate discipline) che Racalmuto annualmente sforna. Oggi, con connotati di disoccupazione totale o di sottoccupazione, questo piccolo centro dell’Agrigentino annovera tecnici laureati o diplomati (ingegneri, architetti, geometri) nel settore scientifico per una settantina di elementi; tecnici dell’area contabile (laureati in economia e commercio e ragionieri) per circa una ventina di soggetti ed altrettanti nell’area giuridica (avvocati o meri laureati in giurisprudenza).

Si guardi l’illuminante foglio di un periodico locale (Vedi fotocopia).

 

 

Quantificazione di massima del valore degli investimenti proposti e delle fonti finanziarie


 

In relazione ai suaccennati “laboratori” può prefigurarsi questo budget di investimenti approntabili dall’Associazione Conte del Carretto:

 

1 ) organizzazione di itinerari turistici ispirati all’opera di Sciascia con modalità e percorsi inconsueti;
Acquisto di n.° 10 carretti siciliani istoriati
a L. 10.000.000 cadauno
L. 100.000.000
 
 
Acquisto di n. 10 giumente
a L. 5.000.000 cadauna
L. 50.000.000
 
 
Bardature diverse
L. 20.000.000
L. 20.000.000
L. 170.000.000
 
Studi e ricerche  per la definizione degli itinerari turistici
L. 20.000.000
L. 20.000.000
 
 
Retribuzione e compensi ad accompagnatrici/accompagnatori
Anticipo per il primo anno in misura forfettaria di L. 12.000.000 per ciascun componente: sono previsti n. 10 collaboratori, uno per ogni carro. Dopo il primo anno, i proventi della specifica attività dovranno essere sufficiente alla copertura finanziaria
L. 120.000.000
L. 120.000.000
 
 
 
 
 
 
Spese varie
Imposte, tasse, cancelleria, assicurazioni, telefono, fitti, compensi straordinari
L. 60.000.000
L. 60.000.000
 
Totale laboratorio sub 1°
 
 
 
L. 370.000.000
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
2 ) istituzione di musei (religiosi, etnografici, storici) che pur rifacendosi alle notazioni sciasciane sappiano valorizzare la sconfinata storia di Racalmuto e dei dintorni (Grotte, Naro, Montedoro, Bompensiere, Milena).
 
 
 
 
 
Fitto dell'ex ospedale di San Giovanni di Dio
Il fitto è relativo al primo anno: dopo i proventi dovranno essere bastevoli per la copertura finanziaria
L. 36.000.000
 
 
Adattammento dei suddetti locali
sistemi d'allarme; strutture musive, e varie
L. 300.000.000
 
 
Recupero del materiale ecclesiastico
Piviali, pianete, statue, quadri ed altro
L. 500.000.000
 
 
Allestimento presso un atelier del luogo delle suppellettili antiche di cui ai disponibili inventari
L. 300.000.000
 
 
Spese per il personale
limitatamente al primo anno
L. 100.000.000
 
 
Spese varie
Cancelleria, tasse ed altro
L. 80.000.000
L. 1.316.000.000
 
Fitto di case sparse per il museo etnografico
Precedibile un minimo di 10 case caratteristiche di varia dimensione il cui fitto medio non supererebbe le L. 12.000.000 annue. Fitto previsto per il primo anno
L. 120.000.000
 
 
Reperimento di arredi popolari antichi
 
L. 50.000.000
 
 
spese per il personale
 
L. 120.000.000
 
 
spese varie
 
L. 20.000.000
L. 310.000.000
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Utilizzo di locali comunali per sistemazione dell'archivio storico racalmutese
Si è certo che i locali si avrebbero in comodato: le spese si limiterebbero dunque alle opere di adattamento
L. 10.000.000
 
 
Mobilio ed arredi vari
 
L. 100.000.000
 
 
Spese per il personale
 
L. 50.000.000
 
 
Spese per computer, abbonamenti Internet, telefonia
L. 100.000.000
 
 
Spese varie
 
L. 30.000.000
L. 290.000.000
 
 
 
totale
L. 1.916.000.000
 
Il preventivo verrebbe coperto dall'eventuale contributo per il parco per non più del 40%; il resto verrebbe reperito con apporti contributivo del Comune, Provincia e Regione; al limite si ridimensionerebbero siffatte iniziative
L. 766.400.000
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
3 ) scuole di alta specializzazione nei settori della diplomatica, paleografia, archeologia, microstoria, settori di specifico riferimento a Racalmuto ed al suo inestimabile patrimonio archivistico, archeologico e storico;
 
 
 
 
 
Nei predetti musei ed archivi si dovranno aprire scuole specialistiche di paleologia, archeologia, storia locale. Limitata la spesa per i locali
L. 10.000.000
 
 
Compensi a docenti (specie di livello universitario)
L. 100.000.000
 
 
Spese per il personale molto limitate (sarà utilizzato soprattutto quello disponibile per le altre iniziative)
L. 40.000.000
 
 
Spese varie
L. 50.000.000
L. 200.000.000
L. 200.000.000
 
 
 
4 ) sofà psicanalitico per una inusitata indagine sui testi di Sciascia e per una concreta fruizione dei risultati a fini terapeutici, specie nel settore della labilità mentale senile;
Si conta sulla circostanza che i locali del vecchio ospedale racalmutese (dovuto a lasciti di apprezzati benefattori locali) - oggi in totale abbandono vengano dati in comodato all'Associazione proponente.
Le spese sono dunque quelle occorrenti per la sistemazione
L. 200.000.000
 
 
Attrezzatura scientifica
 
L. 500.000.000
 
 
Personale specializzato
 
L. 200.000.000
 
 
Contributi scientifici universitari
 
L. 50.000.000
 
 
Spese varie
 
L. 30.000.000
 
 
 
 
totale
L. 980.000.000
 
Anche qui prevedibili contributi degli enti locali. A carico del Parco non più del 40%. In caso di insufficienza di fondi, il progetto verrebbe adeguatamente ridimensionato
L. 392.000.000
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
5 ) concertazione di iniziative volte al recupero del dialetto racalmutese, della tradizione musicale locale, del canto gregoriano quale nei secoli scorsi clero, sodalizi monacali e le peculiari confraternite racalmutesi salmodiavano.
 
 
 
 
 
È  codesta iniziativa che potrà svolgersi nei locali disponibili per altri laboratori. Si conterà soprattutto sul volontariato, davvero generoso in codesti comparti a Racalmuto.
Le spese sono dunque limitatissime. Si possono pure prefigurare in alcune spese varie non eccedenti
L. 5.000.000
L. 5.000.000
L. 5.000.000
 
 
 
 
 

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